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Buongiorno e buon anno nuovo, scribacchiosi!
Ho visto che Livio vi ha già spiegato la situescion, quindi niente, mi limito a postare i miei commenti con classifiche. Reveche, tema: lo straniero, genere: fantascienza Il nuovo compagno di banco. Ciao Reveche, il nome non mi è nuovo, ma non riesco a ricordarmi se ci siamo già incrociati o se solo ti ho visto bazzicare sul forum… boh… vabbè, tanto siam qui per i racconti, quindi che Comincio subito col dire che di base siamo stati chiamati a valutare l’originalità del brano. Quindi parto da lì. Il tuo mi duole constatare che a mio avviso non ne dimostra molta. Non che sia una cosa trita e ritrita, ci sono anche delle trovate tutto sommato interessanti, che però si perdono quasi totalmente nelle mancanze narrative della storia. Mi spiego meglio: l’aspetto più interessante del tuo brano (sempre a parer mio) è il fatto che gli alieni prendono i terresti e gliene fan passare di ogni con le finalità che poi esplichi. Questo l’ho apprezzato a livello di idea. Ma un’idea, per uscire bene in una narrazione, deve essere supportata in primis da una buona forma della narrazione stessa e poi da una buona costruzione delle dinamiche, delle scene e dei conflitti. Su questi aspetti ti ho trovato molto carente. Pur essendo presenti diversi elementi necessari alla storia (per esempio il conflitto, che però non so, non è che abbia poi 'ste grandi ripercussioni sull’evoluzione del personaggio, non influenza in modo apprezzabile le sue “scelte”, soprattutto quella finale, che è abbastanza obbligata, una non-scelta per certi versi, etc), non hanno lo spessore necessario al ruolo che dovrebbero avere nella narrazione. Prova a pensare alle storie come delle montagne, su cui tu devi tracciare un percorso per la vetta. Il corpo della montagna rappresenta tutto quello che potresti voler mai dire dell’argomento che scegli; la vetta rappresenta il colpo di scena, il twist, il finale o insomma, quello a cui il tuo brano tende. In questo scenario tu hai la “responsabilità” di tracciare un percorso che, di tappa in tappa (di scena in scena) aiuti lo scalatore (il lettore) a mettersi nello zaino tutto ciò che gli servirà per godersi al 110% lo spettacolo della vetta. E questo tu non l’hai fatto. Si arriva alla fine e ok, bene, apprendo quello che mi dici, ma non partecipo per nulla al dramma del personaggio, e questo è perché non hai preparato a dovere le cose prima. Oltre a questo, che rientra nella costruzione della storia, ho trovato delle lacune gravi dal punto di vista della tecnica di scrittura. Niente che non si possa sistemare, chiaro, ma il mio consiglio è un po’quello di cambiare radicalmente approccio. Nel tuo brano hai raccontato tutto. Nel senso “succede questo, poi succede quest’altro, poi quest’altro, e tizio fa questo e caio fa quello”. Cosa che, scusa, mi ha reso davvero difficile leggere. Più che un racconto, per lunghi tratti sembrava un riassunto, un soggetto. Senza per forza arrivare a essere dei fanatici dello “show don’t tell”, credo che trarresti grande beneficio dall'autoimporti un periodo di disciplina ferrea in cui ti imponi di usare il tell meno possibile, sempre meno, fino a quando non hai più bisogno di usarlo mai. A quel punto poi decidi tu cosa vuoi fare, e per me puoi anche usare solo e sempre il tell, ma che sia per una scelta stilistica consapevole (cosa che, magari sbaglio, in questo brano non mi è sembrata). Oltre a questo, un altro esercizio che ti consiglio di fare è quello di scegliere un’unica caratteristica da inserire nelle descrizioni. Questo non perché sia giusto dirne una sola, ma perché ti allena la mente a focalizzarti sull’invenzione o sulla sottolineatura della caratteristica più iconica e identificativa di quello che vuoi far passare al lettore (sia a livello di caratterizzazione del soggetto da descrivere, sia della voce narrante). Per dire, una vecchia può avere un vestito a fiori, i capelli bianchi e le macchie sulla pelle… ma tu puoi dire solo che puzza come un frigorifero spento da settimane… in questo modo fai sorridere il lettore (o lo schifi, va bene uguale, intanto empatizza, che è tutto ciò che ti serve), caratterizzi la vecchia, perché il lettore si immagina subito che dev’essere trasandata, magari sola, magari se la immagina già anche con un vestito a fiori logoro e sporco; e al contempo caratterizzi anche il personaggio che la descrive in quel modo (perché ci si fa sempre un'idea di che tipo sia chi parla da come parla o dalla scelta di parole e di figure retoriche che usa). Una volta che sarai bravo con queste cose, vedrai che di rado ti capiterà di aver bisogno di più di uno, massimo due tratti per identificare immediatamente una situazione (quello del personaggio di prima era solo un esempio, la stessa cosa si adatta anche a situazioni e ambienti), la scorrevolezza ne guadagnerà tantissimo, così come la forza dei personaggi e la godibilità della tua scrittura. Parti dal presupposto che non ti conosco e non ho mai letto (credo) niente di tuo, quindi il "giudizio" è spot e si limita al solo brano, di sicuro non è un giudizio su di te o sulla voglia e la passione che ci metti. Alla fine dei conti ricordati che lo skannatoio è un luogo di apprendimento e confronto e le uniche cose che contano sono la passione che ci metti e che uscito di qui tu sia una penna migliore rispetto a quando sei entrato. Quindi non prendere male le mie parole, come ex moderatore sono sempre stato un grande sostenitore dell’impegno che porta ai risultati, e del fatto che TUTTI, a prescindere dal livello di partenza, dal talento, dalle aspirazioni, possono diventare delle bravissime penne con l’esercizio, la dedizione e la capacità di incassare qualche schiaffo (anche pesante quando ce n’è bisogno). Quindi non prendere il commento come un disincentivo a scrivere, ANZI, è tutto il contrario. Continua a versare sangue e inchiostro sulle pagine e vedrai che a forza di botte troverai il modo di far uscire efficacemente la tua voce nelle tue storie! Spero che i miei consigli ti saranno utili, spesso si impara di più da una bocciatura che da una promozione. Incantatore Incompleto, tema: zombie, genere: ucronia Amore a morsi Allora, incantatore, innanzitutto ciao! Tutto bene? Ti sono mancato? Esauriti i convenevoli passiamo al brano. Devo dire che da diversi punti di vista hai fatto dei sinceri, onesti e gradevolissimi passi avanti in questi mesi che non ti ho malmenato! Mi chiedo dove saresti se avessi continuato a infierire XD Hahaha, scemate a parte, davvero, ho notato un netto miglioramento di molti aspetti della tua scrittura. Ovviamente non andare ancora a stappare le bottiglie, che se è vero che molto sei migliorato, è altrettanto vero che molto c’è ancora da fare. Non te la caverai a buon mercato. Venendo al brano... Molto buona la gestione dell’empatia con la storia! Le scelte dei personaggi sono ben motivate, ben giustificate e sono stato molto soddisfatto quando il protagonista ha fatto certe cose. Ora, visto che da questo punto di vista sei andato abbastanza bene, ti metto davanti alla sfida successiva, che ti può portare a un altro livello. Il "giochino" più efficace con cui stuprare emotivamente il lettore (in senso buono eh) è il seguente: crea una situazione X per cui il lettore in primis e il tuo protagonista poi vogliano intraprendere l’azione Y. Una volta qui, hai due possibilità: 1) far fare al tuo protagonista l’azione Y, e allora poi, dopo un iniziale soddisfazione (sia tua, che sua, che del lettore), le conseguenze di quella scelta devono essere una pioggia di Per esempio, nel tuo brano il tuo protagonista lascia contagiare lo sbirro, ammazza la moglie e poi alla fine la fa franca, nel senso, si è vendicato, felicità, e bon… e se invece quell’azione avesse avuto delle conseguenze “inaspettate” che avessero poi ribaltato la prospettiva? Tipo che il protagonista fuori dalla porta della stanza sente un rumore come di mani che strofinano sui muri, dei gemiti di dolore, etc… poi apre la porta, fa fuori la moglie, entra nella stanza e trova scritto sul muro col sangue un messaggio di lei che ribalta del tutto la prospettiva sul suo “tradimento”? E che fa passare il protagonista dalla parte del torto magari? Così tiri un bel cazzotto in faccia al lettore, che era il primo ad aver voluto Y, però ora vede le conseguenze della sua meschinità e ci deve convivere, assieme al protagonista! EMPATIA LIVELLO 1000, Incantatore vince a mani basse! 2) Far sì che, per una questione morale o altro, il protagonista NON faccia Y, anche se magari vorrebbe, e fare in modo che inizialmente non aver fatto Y lo metta nei guai (e il lettore “heh, lo dicevo io che doveva fare Y"), ma poi, in un secondo momento, proprio non aver fatto Y diventa causa della risoluzione del conflitto e della maturazione del personaggio, oppure anche solo diventa il contraltare che spinga molto di più sul cambiamento interiore del personaggio quando, in un'altra situazione di decisione analoga a quella iniziale ma DOPO l'esperienza di non aver fatto Y, alla fine farà Y, mostrando la divergenza con la scelta che aveva preso in precedenza (e ricordati sempre che il tuo obiettivo è la coerenza del personaggio, sì, ma anche prendere a cazzotti in faccia il tuo lettore! Deve restare nella storia e avere l’ansia, le sue emozioni devono tenerlo appiccicato al personaggio, fino alla fine). Queste due possibilità non sono per forza alternative, certo non puoi farle coesistere nello stesso momento per come te le ho presentate (ma cambiando un pochino le carte in tavola, chissà, a te il tentativo se vorrai ), però possono assolutamente coesistere all'interno di una storia strutturata su spazi un po' più ampi. Passando ad altri argomenti: la prima persona presente. La prima persona non è sbagliata, chiaro, ma si porta appresso una serie di problematiche intrinseche da cui è difficile liberarsi, e per quanto possa sembrare più facile delle altre, in realtà è un casino. Ok, sempre meglio presente che passata (che si porta dietro altri pasticci), ma vabbè. Quando narri in prima presente, è come se narrassi “in presa diretta”, come se il tuo protagonista “dicesse” (a chi poi? primo grande problema) tutto quello che succede mentre succede. Il rischio “raccontato” è davvero molto alto, e alla lunga viene sempre da chiedersi “ma a chi è che il protagonista sta raccontando tutto ciò? A se stesso (infodump?)? A me lettore? È metanarrativa?”. La stoccata è che anche quando fai le cose per bene e non ricadi in errorini ed errorucci, la prima persona lascia sempre un po'di quel senso delle cose dette poco fa. A livello narratologico la terza persona separa narratore e protagonisti e il narratore diventa il mezzo attraverso cui il lettore riesce ad entrare dentro i personaggi e dentro la storia. Implicitamente hai un individuo (narratore) che si pone tra te lettore e le vicende per darti il filtro per viverle. Con la prima persona no. Narratore e protagonista vengono a coincidere, e manca quel passaggio logico intermedio tra lettore e storia che giustifica il perché una storia venga raccontata, da chi a chi e si parla di cosa. Con la prima persona hai un tizio al centro di una storia che racconta i fatti suoi, i suoi pensieri, etc, a qualcuno che nel suo universo non esiste, né in modo diretto né in modo mediato. N.B. mi rendo perfettamente conto che sono un po'seghe mentali e che in prima persona si è sempre narrato e probabilmente si narrerà sempre, però la prima persona si porta dietro certi problemi strutturali ce è giusto conoscere per poterla usare al meglio cercando di mitigarli. A tal proposito: con la prima persona, per evitare almeno un po’ questo effetto, devi spingere il più possibile sui dialoghi e sulle reazioni/pensieri non mediati dalla voce del narratore (che ne tuo caso a volte si intromette nella narrazione) ma presi proprio lineari e genuini da dentro il cervello del protagonista. Serve un po’ avere una prospettiva diversa a livello concettuale. La prima persona deve essere il non plus ultra di quello che viene definito "scrittura trasparente" e non solo. Non ci sei tu, non c'è narratore, non c'è la tua voce. Ci sono i personaggi e c'è la storia, punto. Poi, la questione “sogno”... attento, ché è sempre una granata a frammentazione che ti giri tra le mani. Se non è esplicito che era un sogno, con particolari evidenti dentro la narrazione, il lettore lo dice sempre un “vaffa” quando si scopre che era un sogno. Davvero. Stai attento. Poi studiati bene cosa fanno le armi. Perché gli fai fare cose strane… ok che era un sogno, ma non sono sicuro che sapessi di cosa stavi parlando… bastano delle agili ricerche online, anche solo su wiki, per ottenere qualche informazione ed evitare di dire cose tipo una doppietta che a 50 metri decapita una persona Poi una cosa che ho notato è che all’inizio lo stile narrativo tende al pessimo, ma man mano che si avanza si scioglie e diventa molto più fluido. Segno che forse all’inizio pensi troppo, mentre poi quando la storia va avanti ti ci cali un po’ anche tu e viene tutto molto meglio. Oppure forse è il contrario, che all’inizio vai d’istinto e fai disastri, poi pian piano il cervello si accende e cominci a metter giù meglio le cose. Non lo posso sapere io, lo puoi sapere solo tu, ma cerca di fare come hai fatto nel prosieguo e non come hai fatto all’inizio! Per questa volta mi fermo qui. Carne al fuoco te ne ho messa a sufficienza per questa tornata. Complimenti per i passi avanti, ora non ti fermare, che se la prossima volta avrò delle aspettative ancora più alte! Valter carignano, tema: fuorilegge disperati, genere: steampunk Un futuro radioso Ciao Valter, non mi ricordavo cosa avessi già letto di tuo prima di cominciare a leggere, ma dopo le prime 5 righe mi ero ricordato perfettamente. Da una parte questa è cosa buona, vuol dire che la tua “voce” da autore è ben riconoscibile, cosa che può far storcere un po’ il naso agli integralisti della scrittura trasparente, ma dal punto di vista commerciale e del rapporto con i tuoi lettori è cosa ottima. Dall’altra parte mi sono ricordato subito i difetti che avevo ravvisato nell’altro tuo brano che avevo letto, e, purtroppo, sono esattamente gli stessi che ho ritrovato anche qui, indice del fatto che forse non ci hai lavorato su (o magari hai deliberatamente deciso di non seguirli, chissà non mi offenderei ) Sai scrivere, in alcuni passaggi si nota. Lo stile è abbastanza affinato e raffinato, e anche abbastanza funzionale a certi tipi di narrazione. Tuttavia, come già ti dissi l’altra volta, devi cercare di essere più chiaro e rimanere con la testa sulla scena, altrimenti combini guai. Quando hai più di due personaggi in campo, soprattutto se tutti parlano e fanno cose, DEVI essere più esplicito e chiaro nel far capire al lettore chi sta facendo cosa a/con chi e chi sta dicendo cosa a chi. Il lettore non ha l’obbligo di capire, di restare concentrato su tutto mentre legge, etc. Al contrario, tua è la responsabilità di fare in modo che il tutto sia a lui comprensibile. Io riconosco che di base non mi ricordo i nomi delle persone (sia di quelle della vita reale che, a maggior ragione, dei personaggi di finzione), quindi su di me questo effetto è sicuramente amplificato e tienine conto, però anche tu ce ne hai messo del tuo eh Questo è abbastanza invalidante all’interno della gestione del tuo brano. Soprattutto all’inizio, ma in alcuni punti anche nel prosieguo. Poi, le parti concitate amplificano questo “difetto” della tua scrittura. Già te lo dissi, e il consiglio rimane lo stesso: esercitati su quello. Perché è inutile migliorare ancora su una cosa che bene o male sai già gestire e lasciare indietro questo aspetto. Soprattutto dal momento che scrivi bene, quando lo stile cala si nota immediatamente e dà anche un po’ fastidio, ed è un peccato. Ultima cosa che ti segnalo, è che noto che ami le ambientazioni storiche, e va benissimo, solo non dare per scontato che chi legge abbia nella sua testa tutte le informazioni che ci sono nella tua. Fai in modo che il brano sia fruibile e comprensibile e godibile SOLO con le informazioni che tu stesso inserisci/mostri nel narrato, se poi qualcuno conosce i personaggi o le situazioni e/o ha voglia di approfondire e informarsi, tanto meglio, capirà sicuramente di più. In questo brano non è che sia proprio così, ma te lo dico perché l’altra volta lo era molto, e anche questa volta un pochino c’è questo aspetto. Scusa, ultima quella di adesso: sempre rimanendo in argomento "dare informazioni al lettore", hai piazzato a un certo punto uno spiegone su chi fosse il tizio… mi hai fatto imprecare. Voglio dire, c’erano mille modi di far uscire quell’informazione e tutte le informazioni corollarie, perché gli spieghini? La lettera è un modo anche abbastanza becero di mascherarli, comodo, ma becero. Una scena che combinasse ideologia, rapporti interpersonali con altri personaggi della storia, magari un flashback. Non so, c’erano modi migliori. A parte questi aspetti che un po’inficiano la bontà del brano, comunque il testo si legge, è carino, e se fosse pienamente comprensibile sarebbe già così un buon brano. Certo è che migliorando quelle 2-3 cosette… David, tema: ingegneria genetica, genere: giallo/thriller/noir W Ciao David, quanto tempo che non ci sentiamo, come stai? Tutto bene a Barcellona? Sempre tutto siesta e gozzoviglio? Venendo al racconto, sarà un commento breve, perché in buona sostanza ho solo due cose da dirti: 1) Ormai sei diventato un ometto, lo stile è buono e sapresti scrivere non male anche la lista della spesa 2) Che cavoli, con tutto il tempo libero che hai prenditele un paio d’ore in più per strutturare bene le storie! Nello specifico, di sicuro la parte migliore del brano è il ritmo, che abbinato a qualche trovata molto interessante (i denti, “non hai tempo di pensare, scappa” VAI AL XX, la frase del pestare la gente) rende il tutto molto godibile. Io forse sono anche un po’di parte perché di libri game ne ho letti a iosa e mi piacciono molto, quindi sono di base bendisposto nei confronti del tipo di struttura. Le cose che in assoluto non funzionano sono: 1) Manca la parte “game” della tipologia di brano. Il bello dei libri-game è sempre stato che le tue azioni cambiavano a tutti gli effetti il corso delle vicende. Ok, non in toto magari, c’erano sempre dei punti fissi da cui si doveva passare eccetera, ma fare una cosa o non farne un’altra ti dava la netta percezione che cambiasse tutto, quasi come in gdr. In un libro-game, inoltre, il lettore è difficile (a meno che fosse un sociopatico *come me*) che provi tutte le alternative possibili, quindi spesso non saprà mai cosa “sarebbe successo se”, perché banalmente controllare è uno sbattimento non da poco, quindi puoi anche ladrare un po’ di più come autore in certi punti. In un racconto in cui ogni singola linea di trama si legge in 5 minuti, uno invece ha un grosso incentivo a controllare cosa sarebbe successo se, quindi lo fa. E nel tuo racconto i nodi vengono al pettine, nel senso che se a una prima lettura la percezione dell’importanza delle proprie scelte era già al 50%, leggendo le altre trame scende al 5… è un bell’handicap… 2) la trama non torna molto. Il finale ha poco senso, non nel senso che non ne ha potenzialmente, ma nel senso che non dici niente. Entri nella vasca, ti senti a casa e? Perché ti senti a casa? Cosa sei? Chi sei? Che fai? Non sappiamo niente, e non ci dici niente, nessun riferimento da cogliere (e se c’era non me ne sono accorto). Se invece prendi l’altra linea ricominci dalla doccia, e ancora lì c’è un punto di forte discontinuità e in cui la sospensione dell’incredulità va un po’a farsi benedire. Se il brano tutto fosse iniziato in una doccia, allora ancora ancora ok, ma la doccia è a metà, ricominciare da metà non mi pare abbia molto senso. Nell'economia generale del brano trarresti beneficio dal cominciare dalla doccia e poi far suonare il campanello e c’è la consegna del pacco, magari con il fattorino che scappa via (mistero), così quando riprendi capisci che magari anche la prima volta che ti sei svegliato potevi essere in un loop, è un trucchetto abusato ma carino. Poi non dici nulla nemmeno riguardo il corpo nella scatola, dai qualche elemento qui e là ma non sono affatto sufficienti a che quadri abbastanza tutto. Il corpo è il primo grosso elemento di curiosità, che piazzi lì ma poi "te ne dimentichi" e non lo usi praticamente per nulla se non un riferimento durante la battuta della tipa pre-blatta. Oltre che essere un po' deludente è proprio un errore di gestione. Potrei dilungarmi ancora ma tanto le cose da dire erano queste, per il resto va bene dai, carine le trovate, alcune un po’telefonate (come quella del barista), altre molto divertenti. Letto con piacere e goduto! ORA, visto che avevo inizialmente commentato e basta, poi invece mi sono ricordato che dovevo dire qualcosa di specifico sull'originalità, ho scritto due righe ciascuno su quella nello specifico. ORIGINALITÀ (david) Non so, sarà che ho giocato parecchio a cyberpunk, però non ho trovato particolare originalità nel brano. A livello di struttura tuttavia qualche trovata originale l’hai avuta, soprattutto nel dare un ritmo folle ad alcune parti, anche sfruttando in modo creativo e, appunto, originale la struttura del racconto-game e dei capitoletti. Quindi diciamo che un po’di originalità qui c’è. ORIGINALITÀ (incantatore) Sotto le scarpe… ambientazione, espedienti, dinamiche… tutto già molto molto visto. Non che sia obbligatorio essere originali per scrivere una bella storia, però qui l’unica cosa un po’meno solita del solito è che la ragazza è quella che spara come Rambo. Ma non è che nemmeno questa cosa sia originalissima. Quindi a livello di originalità ti boccio senza appello. ORIGINALITÀ (reveche) Non ho trovato le idee presenti in questo brano particolarmente originali, qualche dettaglio che non avevo mai visto sì, come appunto la trovata della motivazione per tutto ciò che accade al protagonista, ma niente di così invasivo da farmi dire in toto “che storia originale” o “che struttura originale” o “che altra cosa originale”. Comunque qualche spunto c’è. ORIGINALITÀ (valter) Anche a te spetta un po’una bacchettata sulle mani. Non sono un accanito lettore di steampunk, pero in tutto quello che ho letto la dinamica uomo-macchina era più o meno presente. Non so se abbia beccato io gli unici scritti così, ma tant’è Anche la dinamica del “buono” con principi morali che fa una cosa da “cattivo” (rapimento) ma senza cedere al “lato oscuro” l’ho vista svariate volte, come anche gli antagonisti che dovrebbero comportarsi bene che poi in realtà sono senza scrupoli. È una cosa abbastanza moderna ma nel moderno è comunque molto usata. Anche a te dico che non è necessario essere originali per scrivere un buon brano, tuttavia stavolta sono stato chiamato a giudicare questo e quindi questo faccio CLASSIFICA GENERALE (fatta tenendo conto di tutto) SPOILER (clicca per visualizzare) 1) Gargaros, 9 punti 2) David, 8 punti 3) Bloodfairy, 7 punti 4) Shanda, 6 punti 5) CMT, 5 punti 6) Valter, 4 punti 7) Incantatore, 3 punti 8) Rosemary's child, 2 punti 9) Reveche, 1 punto @Shanda: non ti ho commentata, ma ci tenevo a dirti che hai fatto dei miglioramenti stilistici strabilianti! Sono davvero molto molto contento! Brava! Tu e incantatore siete stati quelli che mi hanno reso più felice di aver letto questo giro di racconti! |