| QUALCOSA CHE HAI DENTRO Di Alexandra Fischer
Ironcut spalancò gli occhi, incredulo davanti alle parole del produttore discografico della Clarion. - Ho ascoltato il suo demo e mi è piaciuto molto. Si metta al lavoro con la band, perché avrete sicuramente successo. Al musicista non sembrò vero. Sorrise di circostanza. - Per quando lo vuole? - Entro un mese. Sa, lo speed-metal è sempre di moda. Lo dimostra l’uscita di Death Magnetic dei Metallica. - La ringrazio, dottor Repetti. Il produttore si alzò e gli strinse la mano. - Che dice? Sono io a esserle grato, non capita spesso di ascoltare musicisti del suo talento. Una volta rimasto solo nell’ufficio della casa discografica, Repetti guardò fuori. La mole e i palazzi che la circondavano gli davano il voltastomaco. Nel suo intimo rimpiangeva la quiete di Nizza Monferrato, la cittadina dei suoi inizi. L’arrivo di Ironcut, però, lo aveva riconciliato con se stesso. Maledetto. Mi hai chiamato strimpellatore da strada, ma te la farò pagare.
Saverio Repetti guardò il calendario. Febbraio 2012.
Dicono che quest’anno finirà il mondo, tutte fandonie. Sarà la tua carriera a farlo. Il produttore compose il numero interno della segretaria. - Mi faccia avere tutte le notizie possibili su questo Ironcut. Saverio Repetti chiuse la comunicazione sentendosi sicuro di sé. Il suo rivale di un tempo non lo aveva riconosciuto, certo avendo ancora nella mente un diciottenne dai lunghi capelli biondi. La sua trasformazione era stata notevole, da quando aveva incominciato a ingrigirsi a venticinque anni, si era tinto i capelli di nero proprio come la barba. Il peggioramento della sua vista lo aveva obbligato a scegliere occhiali speciali, dalle lenti fotocromatiche. Ironcut non lo aveva riconosciuto anche per via del fisico appesantito. Pur essendo suo coetaneo, Saverio Repetti dimostrava qualcosa di più di trentotto anni. Mentre aspettava i risultati della ricerca della segretaria, Saverio Repetti aprì un cassetto della scrivania e cercò un nome sull’agenda degli indirizzi. Con un sorriso trionfante, compose di nuovo il numero interno. - Ancora una cosa. Già che c’è, prepari una mail per mister Ulrich. Gli scriva che abbiamo appena trovato la band che aprirà il prossimo concerto del suo gruppo al De Alpi di Torino e alleghi pure il demo.
In un alloggio di via delle Chiuse a Torino, Ironcut stava bevendo una birra insieme al bassista del suo gruppo per festeggiare il successo. - Alla nostra occasione, Red Demon. Il suo amico di sempre sorseggiò la sua birra con un’espressione cogitabonda. Aveva ascoltato con molta attenzione il racconto dell’incontro fra Ironcut e Repetti trovandolo piuttosto ambiguo. Non voleva ridimensionare l’entusiasmo dell’amico, il quale era passato indenne attraverso molte promesse mancate tipiche dell’ambiente musicale. Prima di parlare, lo guardò. Era più anziano di lui di qualche anno, ma aveva mantenuto il fisico palestrato dei vent’anni e i suoi lunghi capelli castani non mostravano fili grigi. Neppure la voce aveva risentito dello stress tipico dei cantanti metal, costretti a gridare per farsi sentire al di sopra del potente muro di suono degli strumenti. Era stato abbastanza accorto da risparmiarla esercitandosi ogni giorno e scriveva i testi tenendo conto anche delle sfumature necessarie per fare risaltare la qualità tenorile del suo timbro. Lui lo aiutava spesso nelle canzoni, facendogli da seconda voce e insieme si trovavano bene. - Stai attento a Repetti – lo avvertì. - Lo conosci? - Non direttamente. L’ho visto fra il pubblico alla trasmissione di Fazio quando ci sono stati ospiti i Metallica. - Ah, sì. Hanno sperimentato il blues insieme a quel musicista. Jason Newstead si è preso la sua bella rivincita, dopo l’insuccesso del gruppo della collaborazione con Navarro. Vedi, mai dire mai. Ulrich e gli altri lo hanno richiamato in tutta fretta. - Questo dovrebbe farti pensare al comportamento da tenere con la Clarion. Molti produttori hanno la tendenza a cambiare gli elementi delle band per fare più successo. Ironcut, ricordando gli inizi nei pub di Nizza Monferrato e di Alessandria, per poi passare a quelli di Torino, scosse la testa. - Siamo sempre stati fra noi. Avrei voluto che fossero con noi anche Crow e Snake. - Ho voluto io che fosse così. Sai, dobbiamo essere prudenti. Ironcut annuì, anche loro erano dovuti scendere a compromessi pur di muovere i primi passi nell’ambiente, ricorrendo alle autoproduzioni e usando You Tube come piattaforma per mostrare al pubblico le loro esibizioni. - Sento che ora potremo essere prodotti come altre band. Il mondo discografico si sta accorgendo anche del metal italiano. Pensa ai Lacuna Coil. Il suo amico gli sorrise. - Forse hai ragione tu. - Vorrei che Phantom Lord potesse vedermi ora. Mi aveva chiamato strimpellatore da strada. - Perché ti è venuto in mente? Quel provino ti brucia ancora? Ironcut bevve un lungo sorso di birra e posò la bottiglia con un gesto di collera. - L’esibizione del suo gruppo è stata un fiasco, e le ha provate tutte pur di toglierci l’apertura del concerto dei Death SS, accusandomi addirittura di avergli rubato i testi. - Sono le tipiche invidie del nostro ambiente e noi abbiamo continuato a suonare, lui è sparito dalla scena con l’intero gruppo. - Hai ragione. Non appena riceverò notizie dalla Clarion, fai pure venire su gli altri. - Contaci. Alla Clarion, Repetti sorrise soddisfatto nell’apprendere dalla segretaria che Lars Ulrich era rimasto entusiasta del gruppo. Naturalmente, prima di sceglierlo per aprire il concerto, avrebbe gradito vederlo esibirsi dal vivo. Anche Hetfield, Newstead e Hammer erano rimasti colpiti dalla qualità delle canzoni, che avevano rielaborato lo speed metal dandogli una nota di freschezza. Anche i testi li avevano colpiti, perché Ironcut e i suoi avevano dato loro un’impronta del tutto europea mettendo in musica il lato oscuro del mondo che conoscevano, anziché ricalcare quello americano. Un paio di telefonate gli permise di dare l’affondo finale a Ironcut. Dicendo alla segretaria di non conoscerlo, le aveva mentito. In realtà, nel suo alloggio di Corso Unione Sovietica, aveva ricavato una stanza nella quale aveva conservato tutti gli articoli e i dati della carriera di Ironcut. Pur non essendo arrivato ai vertici internazionali, il musicista aveva ottenuto dei riconoscimenti significativi nel sottobosco musicale. Il colpo della sua vita glielo aveva sottratto a forza di controllare tutti i suoi movimenti: c’era stato un produttore della Mescal interessatissimo al demo, ma lui, durante un aperitivo, gli aveva fatto capire di essere arrivato prima di lui e il bluff gli era riuscito. Aveva una nicchia di pubblico che gli era affezionata, composta da giovanissimi appassionati di metal. Repetti ricordò l’ultimo gruppo scartato perché imitava troppo i Metallica. Telefonò al leader. - Sai, ci abbiamo ripensato. Il vostro sound può andare bene per un cantante che abbiamo scelto per un nuovo progetto. Spero che siate liberi. Sì, dovrete adattarvi alla sua musica, ma da qualche parte si deve pur cominciare. Sono sicuro che vi aiuterà a migliorare le vostre canzoni. Vi ha ascoltati trovandovi adatti a lui. No, la sua identità sarà una sorpresa. Esercitatevi. Il giovane ne fu molto colpito e non gli fece troppe domande. Era il classico studente ingenuotto che suonava con gli amici nei pub a tempo perso e nel suo demo si era sentito, ma lui credeva di essere il prossimo Ozzy Osbourne. In un certo senso, gli aveva ricordato Ironcut a inizio carriera, schiavo della sete di successo. Repetti, soddisfatto, canticchiò il verso di The Master of Puppets, canzone sui rischi delle dipendenze: By crawling faster, obey your master. E il successo era un burattinaio infido, ma nessuno dei musicisti si rendeva conto di stargli obbedendo strisciando sempre più in fretta. La chiamavano passione, loro.
Quando arrivò marzo e il giorno dell’esibizione di prova davanti ai Metallica, Ironcut si trovò circondato sul palco da sconosciuti. Era tardi per protestare. Repetti, seduto in prima fila accanto ai Metallica e alla loro interprete, lo guardò cominciare impacciato la canzone, disorientato da seconda voce che non conosceva. La musica fu altrettanto problematica e James Hetfield mormorò all’orecchio di Lars Ulrich, il quale scosse la testa. Repetti finse stupore, che si trasformò in realtà quando vide arrivare altre quattro figure sul palco. Red Demon tolse il microfono a Ironcut e disse alla band dei giovani: - Tornatevene all’asilo. Con il metal non si gioca, è qualcosa che hai dentro. Gli altri componenti della band presero possesso degli strumenti. Repetti intervenne: - Tutto questo è anti professionale. Dove credete di essere? Andatevene. Lars Ulrich fece segno all’interprete. - Mister Ulrich ha apprezzato molto lo scherzo, ma ora vuole ascoltare del vero metal. Red Demon strizzò l’occhio a Ironcut e la canzone ricominciò. I Metallica furono piacevolmente sbalorditi dall’esecuzione. Dopo, l’interprete disse a Ironcut e al gruppo: - Lars Ulrich in particolare ha deciso che sarete voi ad aprire il concerto dei Metallica qui allo Stadio delle Alpi, ma vi sconsiglia di ripetere lo scherzo. Ironcut replicò :- Certo, ci scusi ancora con lui e il resto della band. I Metallica invitarono Ironcut e Repetti al ristorante Caval ed Bròns di Torino per festeggiare l’accordo. Repetti dovette dare qualche spiegazione e scaricò la colpa sul gruppo dei giovani. - Cosa volete, meno hanno talento, più sono infingardi – disse rivolto a Ironcut e alla band. Ironcut alzò un sopracciglio. - Cose che capitano. Spero che non ci saranno incidenti come questo anche per l’album. - Oh, no – disse Repetti chinando la testa sul piatto del vitello tonnato – la registrazione è già ultimata. Ed era vero, perché ci era stato costretto per convincere Ironcut della sua buona fede e anche per nascondergli la verità. Lo aveva scippato alla Mescal in tutta fretta, assicurando la casa discografica che c’era stato un malinteso con i demo e quel gruppo era sotto contratto con lui.
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