Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Posts written by Erich Zann

view post Posted: 25/12/2020, 17:42 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
:p082: :p082: :p082:
Buon Natale White Pretorian!
Anch'io sarei interessato alla scrittura immersiva. Ancora grazie!
Ancora Buone Feste!
view post Posted: 18/12/2020, 19:29 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
Buon Natale e Buon Anno a tutti con la certezza che la pandemia finirà e con l'auspicio che finirà presto! :1392239813.gif:
view post Posted: 18/12/2020, 14:30 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
:p082:
Ringrazio la giuria per il suo lavoro certosino e per le sue osservazioni sulle quali non sempre concordo(insindacabile è il giudizio finale della giuria e non le sue osservazioni!) ma che mi hanno costretto a rileggere tutto il testo. Importante è comunque un autorevole e soprattutto diverso punto di vista che mostra quanto a volte quello che l'autore dia per scontato e chiaro, non lo sia!
Il termine biglietto era indubbiamente sbagliato e l'ho sostituito con il termine lettera, ritrovata in un libro e non in un libretto. Ho aggiunto molti punti a capo.
L'infodump è un mio difetto nel quale molte volte cado.
Il difetto della storia sta nell'assurda sequenza di casualità ingiustificate, non spiegate. Prendo atto ma sommessamente dico che in un racconto dell'orrore alcune parti devono essere plausibili e altre no.
Ho fatto tesoro di tutte le osservazioni e sono felice perché, pur scannato, sono ancora vivo!
A rileggerci tutti quanti!
view post Posted: 9/12/2020, 07:49 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
CITAZIONE (MentisKarakorum @ 8/12/2020, 20:59) 
CITAZIONE (Erich Zann @ 8/12/2020, 19:38) 
Tu scendi dalle stelle di MentisKarakorum

Anche qui l'ambientazione richiesta è centratissima. anzi secondo me era il miglior racconto lovecraftiano con un vero mostro, anzi con molti mostri. Peccato che l'uso eccessivo del presente vada a discapito della suspense. Mi sembra che qualche commentatore abbia eccepito riguardo a uno stile troppo algido e distaccato. Non concordo perché proprio la tecnica che dovrebbe essere rassicurante si contrappone alla realtà orrorifica. Nonostante questo, però, troppi sono i riferimenti informatici che avrebbero avuto necessità di essere spiegati. Ciò però avrebbe appesantito la narrazione. Concordo con chi suggeriva della note a margine. I bonus sono presenti secondo me. Non concordo sull'alternanza di "Fabris" prima e "Alfonso"poi.

Grazie del commento, Roberto.
Qualche precisazione: per scrivere il racconto mi sono documentato sulla vita nelle basi antartiche. In queste basi internet c'è ma può essere usato solo per scaricare email e comunque solo in casi estremi (la connessione satellitale è lenta e costosa). Ho quindi deciso di non metterla proprio, la mia idea è che la Compagnia ha istituito una specie di base "al risparmio" con equipaggio sacrificabile (un po' come in Alien).
Posso chiederti se hai sentito coinvolgimento per i personaggi o ti sono stati indifferenti? Poi, dalla posizione in classifica direi che qualcosa non ti è proprio piaciuto, sono forse i dettagli informatici cui hai alluso? Ero nel dubbio se spingermi in tali tecnicismi, e se hanno pesato nel gradimento totale ne devo tenere conto. Oppure è stato lo stile troppo scarno? Grazie mille.

Ho scoperto quindi cose nuove sulle basi artiche e Internet. Il coinvolgimento dei personaggi c'è stato ma sono stati i dettagli tecnici che mi hanno appesantito la lettura e qualche volta portato all'incomprensione. Limite mio. Invece ribadisco che lo stile scarno è assolutamente funzionale alla location e alle professionalità dei due protagonisti!
view post Posted: 8/12/2020, 19:38 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
E ora i miei commenti che, a confronto di quelli di gargaros, saranno laconici

Il prete di Gargaros

Ambientazione natalizia e lovecraftiana centratissimi. Mi aspettavo che uscissero i tentacoli dall'abito talare ma ciò dimostra l'aderenza a Lovecraft che tutti noi evidentemente amiamo. Le descrizioni accurate sono molto apprezzabili. Se il racconto è lovecraftiano allora non serve nemmeno simulare che il parroco sia una brava persona: si sa già che non lo sarà. Ottimo è il "mostrato attraverso i dialoghi dei due giovani. Non ho trovato i bonus. Mi è anche piaciuto molto il finale con il mostro innominabile ma anche letteralmente indescrivibile e perciò più inquietante.
Alcune note.

CITAZIONE
Non ebbero fatto che cinque passi, quando la voce di don Paskics «Voi due» si accese alle loro spalle, facendoli trasalire. Il prete, evidentemente, li aveva attesi nascosto dietro l'anta semiaperta

Ho perplessità sulla metafora della voce che si accende. Dopo "attesi" metterei una virgola.

CITAZIONE
aveva saturando di bestemmia quel sacro luogo

o aveva saturato o saturando.


Viaggio nell'ignoto di Marcor77
Il tentativo di far diventare proprio Babbo Natale un mostro lovecraftiano ( molto lontano dal Sua "Ricorrenza"!) mi sembra la cifra veramente originale che si discosta dagli altri racconti ( se si esclude parzialmente quello di shada06). Mi sembra anche ragguardevole l'ambiguità della figura che non si sa quanto sia malvagia in sé o percepita così dal protagonista preistorico cacciatore. I viaggi nel tempo sono sicuramente una spiegazione ma nulla potrebbe essere come sembra se veramente la figura di Babbo Natale è un mito eterno e non una costruzione ottocentesca. Suggerisco all'autore di leggersi un aureo libretto intitolato: "Babbo Natale giustiziato" dell'etnologo C. Levi-Strauss per ulteriori spunti.
Qualche descrizione incongruente. non trovo i bonus. Tutto sommato un buon lavoro.


Tu scendi dalle stelle di MentisKarakorum

Anche qui l'ambientazione richiesta è centratissima. anzi secondo me era il miglior racconto lovecraftiano con un vero mostro, anzi con molti mostri. Peccato che l'uso eccessivo del presente vada a discapito della suspense. Mi sembra che qualche commentatore abbia eccepito riguardo a uno stile troppo algido e distaccato. Non concordo perché proprio la tecnica che dovrebbe essere rassicurante si contrappone alla realtà orrorifica. Nonostante questo, però, troppi sono i riferimenti informatici che avrebbero avuto necessità di essere spiegati. Ciò però avrebbe appesantito la narrazione. Concordo con chi suggeriva della note a margine. I bonus sono presenti secondo me. Non concordo sull'alternanza di "Fabris" prima e "Alfonso"poi.

Note.
CITAZIONE
Scatto e risalgo nel mezzo.

Io direi sul mezzo.
CITAZIONE
Me la strappa di mano e l’apre. Le sue sopracciglia si increspano. Appallottola il foglio e lo butta via.
Alzo le sopracciglia. «Brutte notizie?»

La parola sopracciglia troppo ravvicinata.
CITAZIONE
«Questa è la sala Google.»

Qui non c'è alcun errore. Solo non riesco a capacitarmi come in questa base supertecnologica non ci sia Internet e la biblioteca invece vi faccia riferimento! Un nome ironico?

Neve di carta di shanda06

L'incapacità del lettore a comprendere un testo può essere un problema solo del lettore. Non mi sembra questo il caso. Io comunque ho letto e riletto prima d'individuare il patto scellerato del protagonista con Babbo Natale e Pietro il Negro del sacrificio della propria famiglia perché tornasse in vita Ileana la quale a sua volta sacrifica la sua carriera per far resuscitare la famiglia del protagonista. anche se in qualche commento ho riletto questa trama io, personalmente, non sono nemmeno sicuro che fosse quello che volevi dire. Il mistero va bene ma il mistero misterioso no.
Probabilmente una riscrittura avrebbe consegnato il racconto al primo posto perché la figura bonaria del Nostro Babbo Natale, diventa un figura malefica. Credo poi che i dettagli siano così immaginifici e densi probabilmente di significati da risultare fuorvianti.


E ora la mia soffertissima quanto opinabilissima classifica

1) Il prete di Gargaros
2) Viaggio nell'ignoto di Marcor77
3) Tu scendi dalle stelle di MentisKarakorum
4) Neve di carta di Shanda06
view post Posted: 8/12/2020, 18:00 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
Rispondo a gargaros
Innanzi tutto ringrazio per la puntigliosa lettura e per gli innumerevoli (ahimè!) errori di punteggiatura e non, che mi sono sfuggiti. la scusa della fretta non funziona perché l'avevamo tutti!

CITAZIONE
Una “rippata” di La maschera di Innsmouth, solo con ambientazione moderna, locazioni orientali e un pizzico di metanarrativa (con un Lovecraft autore di biografie). Abbastanza gradevole, ma mi è parso frettoloso e abbastanza confuso in vari momenti (come quando il vecchio sul treno racconta la storia del passato, in cui ho dovuto rileggere varie volte per capire quale personaggio faccia cosa... e ancora mi resta il dubbio su chi sia stato, se il padre o il figlio, a fargli visita!). Ci sono inoltre un paio di forzature a livello di trama che mi sembrano inaccettabili: il ritrovamento del biglietto nel libro (perché è finito lì?) e soprattutto l'incontro sul treno... Il narratore non mi sembra manifesti una sorpresa adeguata a coincidenze così assurde da risultare artificiose. Tutto sommato lettura gradevole, ma andrebbe rivisto e arricchito di dinamiche, diciamo.

Rispondo che il Caso regna sovrano. Sul racconto del vecchio devo dire che sia il padre che il figlio lo vanno a trovare: uno perché è scappato da Shunti-mon e l'altro perché ci vuole andare. Rileggendo l''intero racconto forse avrei dovuto scrivere "Anche lui" anziché semplicemente "Lui" e così sarebbe stato più chiaro che c'erano due interlocutori in successione con Zaal.


CITAZIONE
Qui mi hai spiazzato. Forse perché cominci con un narratore che parla a “noi”, e l'ho sentito “vicino”... per cui vedersi accusato di essere una spia dell'occidente mi ha mandato in corto: cioè una spia dell'occidente che spia l'occidente?

E invece è detenuto in Corea del Nord.

Non spia nessun Occidente ma ne è al servizio!

CITAZIONE
CITAZIONE
Non mi dà molte speranze e mi spinge a confessare i miei delitti ma io non ho commesso alcun omicidio nel senso che non ho ammazzato alcun essere umano.

Non è più una regola separare le avversative, peccato che a volte crei degli errori sintattici. Non è questo il caso (forse), ma più avanti si presenteranno esempi migliori. Che però preferisco non segnalarti (tutte le avversative non sono separate, quindi ti sarà facile trovarle).

Metterei una virgola anche dopo “omicidio”...

OK!

CITAZIONE
CITAZIONE
Mai come in quel tardo pomeriggio il soprannome di ville lumiere mi sembrava azzeccato

Se è un soprannome andrebbe con le iniziali maiuscole.

Chiedo venia!

CITAZIONE
CITAZIONE
mi ritrovai in un piccolo ambiente pieno di libri di ogni genere: rosa, avventura, giallo, thriller e horror.

E la fantascienza? :

Una tragica omissione!

CITAZIONE
ITAZIONE
«Tu non pensi più a me. Tu sei uno stronzo!» mi aveva redarguito Melissa con le sue espressioni pacate e raffinate. E aveva continuato «Solo una merda come te può lasciarmi sola alla vigilia di Natale.

Metti i canonici due punti per introdurre il discorso diretto (anche se continua da prima, non fa nulla).

OK!
CITAZIONE
CITAZIONE
«Vorrebbe dire che esiste veramente una città con questo nome, qui, in Corea. Lei non può immaginare ma di questa fantomatica città ne ho parlato proprio alcune settimane fa con il mio amico Cho Jun-yong

Non è una domanda?

CITAZIONE
Se ho capito bene voi, vorreste visitarlo.

La virgola va sposta avanti:

OK!


CITAZIONE
CITAZIONE
Il vecchio si alzò e mi pregò di non seguirlo ma io gli dissi semplicemente:
«An Young-Mu!»

A partire da questo pezzo comincia un paragrafo ben “strano”, in cui i personaggi mostrano una fermezza decisionale alquanto nebulosa. Il vecchio sconsiglia dal seguirlo, e invece no: lui lo segue. Ci si aspetta che il vecchio cerchi di tenerlo lontano: e invece lo invita a casa sua (non prima però di avergli raccontato ogni cosa sui misteri del posto!). Il protagonista rifiuta e strarifiuta l'invito, ma eccolo l'attimo dopo a seguire il vecchio alla sua stamberga. E sì, va bene che scopre che non ci sono alberghi, ma la spiegazione è così superficiale e frettolosa che non so... Non poni nessun appunto sul fastidio di vedersi costretto ad accettare l'invito. Anzi, a rendere il brano “strano” è proprio che nessun personaggio si infastidisca per qualcosa.

Il protagonista è dilaniato dalla curiosità ma anche dalla paura. Ciò rende altalenante l'intera situazione.

CITAZIONE
CITAZIONE
Kim Tu-bong, il padrone della fabbrica stava per chiuderla

Virgola per chiudere l'inciso.

CITAZIONE
Non so quali stranì riti si compissero in quella chiesa

Togliere l'accento.

CITAZIONE
Mi disse che aveva preso questa decisione, dopo aver raccolto la confessione di un ragazzo morente dagli occhi sporgenti

Mi sembra una virgola da togliere.

Ok!

CITAZIONE
CITAZIONE
Trent’anni fa venne a visitarmi An Chin, il padre di An Young-Mu, che era scappato da Shunti-mon. Mi disse che aveva preso questa decisione, dopo aver raccolto la confessione di un ragazzo morente dagli occhi sporgenti che officiava strani riti nella grotta ai margini del paese. Il ragazzo che si chiamava Han Moon-bae mi disse che Kim Do-yun li aveva convinti che i demoni al servizio di Hluc Hut

gli

OK!

CITAZIONE
CITAZIONE
Mi svegliai verso le due: sentivo suoni gorgoglianti provenire da portone.

dal

OK!

CITAZIONE
CITAZIONE
E infatti cominciarono a premere tutti insieme il portone e poi cominciarono a tempestarlo di colpi

Togli il secondo: basta il primo ed eviti la ripetizione.

CITAZIONE
C’era un rospo alato con tentacoli al posto del volto, un colossale verme tentacolato, un gigantesco granchio, dotato di proboscide e infine un pesce-rana con piedi palmati le cui fattezze erano simili a quelle dei nostri aguzzini.

Serve la virgola per chiudere l'inciso (dotato di proboscide).

Ok!
view post Posted: 8/12/2020, 17:33 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
Rispondo ora a Marcor77

CITAZIONE
Il punto debole di questo racconto secondo me è la trama. Come detto facciamo finta che non è una riproposizione e vediamolo come racconto originale, scritto e pensato tutto nel 2020: quando tutto è gestito dal caso, qualcosa non va. Per caso Cesare trova un biglietto scritto in coreano, per caso ha un amico antropologo proprio coreano che per caso gli manda una mail di qualcosa che senza saperlo è collegato al biglietto, dicendogli di non aprirla e che probabilmente è una fesseria (e che gliel'ha mandata a fare?). Per caso, il treno in cui sale il protagonista fa tappa proprio nel paese che nessuno riusciva a trovare e sempre per caso, nello stesso treno c'è qualcuno collegato al biglietto che aveva trovato un anno prima. Se fosse stato un complotto architettato per farlo andare in quel luogo esattamente quel giorno sarebbe stato interessante, originale. Così invece la casualità ha un ruolo troppo determinante, bisogna architettare espedienti un po' più credibili.

Vorrei rispondere citando il filosofo Wittgenstein che affermava: "Fuori dalla logica, tutto è caso!".



CITAZIONE
Oltre alle osservazioni fatte sopra, ma perché il coreano gli manda questo file? È correlato in qualche modo al biglietto? Gliel'ha tradotto e in caso, che c'era scritto?

A me pare evidente che il professore amico abbia tradotto il biglietto.

CITAZIONE
Devo ancora dirvi che”

Refuso?

No: la lettera s'interrompe così


CITAZIONE
«Il vostro amico si è sbagliato: la prossima fermata è proprio Shunti-mon, che non è una grande città: è solo un paesino.

Questo è uno dei punti più deboli a livello narrativo, secondo me, dopo i “per caso”. Come è possibile che l'amico sudcoreano non ha trovato questo paese, esiste pure una stazione ferroviaria!

Quante volte abbiamo cercato un paesino sull'orario ferroviario e non lo abbiamo trovato subito perché la stazione era condivisa con altri paesi? Quindi plausibile. In Corea del Nord, poi...

CITAZIONE
Seduti su una panchina della stazione, che Zaal mi disse essere molto distante dal paese, gli raccontai la storia del biglietto.
Il vecchio mi ascoltò con gli occhi chiusi e poi disse:
«Barolo, voi, stando con me, correte un grande rischio perché io devo salvare il mio amico e avrò contro l’intero paese!»
«Che cosa è successo al vostro amico?»
«Non lo so esattamente ma vi devo parlare di Shunti-mon, anche se voi non crederete una sola parola di quello che vi dirò!»
Lo spronai a parlare, rassicurandolo che lo avrei ritenuto un testimone attendibile.

Il vecchio ha paura, sa che rischia di morire e che fa? Racconta tutto a uno sconosciuto straniero incontrato sul treno.

Se tu fossi un pendolare scopriresti quanti segreti le persone sono disposte a rivelare proprio a sconosciuti

CITAZIONE
Nessuno di noi due si prostrò

Perché? Stanno per essere uccisi e non sanno quali saranno le conseguenze, non sarebbe più logico assecondare la richiesta per poi provare a scappare appena possibile?

Il tuo suggerimento è valido ma io ho preferito pensare che fossero paralizzati all'inizio dall'orrore!

CITAZIONE
E allora il gigante sollevò il mantello per dare il segnale ai suoi accoliti. Sollevò il mantello e apparvero due enormi tentacoli con le ventose pulsanti.

Refuso, hai scritto due volte che sollevò il mantello

Non è un refuso. Ho utilizzato un'iterazione per allontanare la rivelazione. È evidente che il mio espediente non è servito!

Grazie per l'attenta lettura e per i suggerimenti alcuni dei quali puntuali e da utilizzare per le correzioni (tutti gli altri tuoi commenti a cui non ho replicato per la loro validità!)
view post Posted: 8/12/2020, 17:06 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
Prima dei miei commenti rispondo a quegli degli altri scrittori.
Incomincio da MentisKarakorum

CITAZIONE
Punti di Miglioramento. Credo che avresti potuto creare un minimo di suspence in più se non avessi rivelato fin dal principio che il protagonista si trova già in un campo di prigionia. Il film Train de Vie usa l’espediente di rivelare solo alla fine che il narratore si trova in prigione. La risoluzione finale anche non mi piace, il protagonista ruba la pistola di uno dei cattivoni (un po’ come farebbe James Bond o qualche altro superfigo) e spara a tutti. Deboluccio, non credi? Sia i mostri fanno la figura dei rinco, sia il protagonista quello del super agente segreto (spia occidentale magari, come dici all’inizio).
Sullo stile poco da dire, hai voluto per forza far raccontare tutto dal protagonista a posteriori, perciò va bene usare lo stile del raccontato. C’è una nota stonata nel racconto interminabile del vecchio, che occupa secondo me troppo spazio e uccide l’attenzione. La costruzione delle frasi in genere va bene, ma in alcune occasioni (anche nelle prime righe) inframmezzi tante subordinate da altrettante virgole, e tale costruzione è difficile da seguire.

Come hanno compreso tutti, poiché sono amanti di Lovecraft, il mio racconto non voleva essere una scopiazzatura ma un omaggio al Solitario di Providence.
Se è un racconto che s'ispira a Lovecraft la suspense sta nello scoprire cosa ha portato il protagonista in quella tragica situazione e non raccontare alla fine perché è stato arrestato. Il lungo (?) racconto di Zaal è funzionale al succedersi degli eventi e ricalca il racconto lovecraftiano, naturalmente. Il finale può non essere bellissimo, né originale ma, secondo me, plausibile (per quanto lo può essere un racconto horror!) anche se forse troppo cinematografico. E proprio la falsa accusa di essere un agente segreto mi ha, in realtà, ispirato il finale.
Terrò comunque conto del tuo riferimento a Train de vie. Ti ringrazio per l'attenta lettura.

i

E ora è la volta di shanda06

CITAZIONE
E di verosimiglianza: Zaan non abita nella città dal 1970 ma ha la chiave di casa. Ecco un dettaglio che dovresti legare al resto, magari mostrando uno stupito Barolo: “Ma lei ha ancora la chiave di casa”, allora la frase di Zaan potrebbe essere: “Sì, devo salvare An Youn-Mon”.

Attento:
Ville Lumière

Ti ringrazio dei preziosi suggerimenti. Non sempre la verosimiglianza alligna nei racconti horror, ma in questo caso il riferimento ala chiave era proprio necessario. Chiedo scusa ai Parigini!

Edited by Erich Zann - 8/12/2020, 17:37
view post Posted: 3/12/2020, 08:41 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
Siete tutti molto veloci nei commenti. Vi chiedo, secondo regolamento, qual è il termine ultimo per postare commenti e classifica. Grazie!
view post Posted: 30/11/2020, 08:33 Presentazione - Le Presentazioni dei Nuovi Arrivati nel Forum
:1392239991.gif: Amando la letteratura horror (ma anche quella gialla) prima o poi dovevo capitare in questo forum.
Sono uno scrittore vecchio e non un vecchio scrittore nel senso che pur avendo 66 anni ho cominciato a scrivere da quattro con alterni successi nei concorsi per racconti di genere.
A me piace soprattutto leggere (horror, noir, gialli, filosofia, religione)
Sono un impiegato statale aspirante pensionato ( ma devo aspettare ancora otto maledetti mesi!).
Avrò il sommo piacere di leggervi.
Ad maiora!

Edited by Erich Zann - 1/12/2020, 11:32
view post Posted: 28/11/2020, 18:13 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
:1392239554.gif:
A Shanda06

Ci conosciamo sotto altre mentite spoglie in M.C. Piacere di rileggerti!
view post Posted: 28/11/2020, 11:40 Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020 - Lo Skannatoio
:p082:

Specifiche:
Ambientazione natalizia

Temi tipici
Degradazione di una stirpe
Orrori ignoti
Culti malvagi
Bonus
Show don't tell (forse!)

Maledetto Shakespeare!
di Roberto Masini

Prologo. Mi chiamo Cesare Barolo. Secondo voi, con un nome così, che cosa potevo fare? Anticipo la vostra ovvia risposta: sì, mi occupo di vini, export, soprattutto nei paesi asiatici, o, meglio, mi occupavo. Mio padre ha voluto che mi laureassi in Lingue Orientali e fino a ieri giravo l’est del mondo, proponendo ogni tipo di vino di qualunque colore della mia regione, il Piemonte. Prima di cominciare a raccontarvi questa incredibile storia voglio però rassicurarvi che non sono un alcolizzato. Lo dico perché è questa è una delle accuse che mi ha rivolto la polizia quando ho raccontato la mia storia. Le altre: che sono un pluriomicida e una spia al servizio dell’Occidente. Sono detenuto nella colonia penale lavorativa di Yodok, in Corea del Nord. Vedo tutti i giorni l’ambasciatore svedese che funge da tramite con lo Stato italiano perché l’Italia non ha l‘ambasciata a Pyongyang. Non mi dà molte speranze e mi spinge a confessare i miei delitti ma io non ho commesso alcun omicidio nel senso che non ho ammazzato alcun essere umano.

Uno strano segnalibro. Esattamente un anno fa, era la vigilia di Natale e mi trovavo a Parigi. Mai come in quel tardo pomeriggio il soprannome di ville lumiere mi sembrava azzeccato; stavo bighellonando sulla rive gauche cercando l’ispirazione per il regalo da fare a Melissa, la mia ragazza, quando, intirizzito dal freddo e privo di un ombrello, decisi di ripararmi da un’improvvisa nevicata. Mi rifugiai nel primo negozio che vidi davanti a me e solo dopo essere entrato mi accorsi che mi trovavo nella famosa Shakespeare and Company, una storica libreria situata nel V arrondissement di Parigi. La mia storia incomincia proprio qui. Mi addentrai per quei corridoi che emanavano austera vetustà; risalii antiche scale e mi ritrovai in un piccolo ambiente pieno di libri di ogni genere: rosa, avventura, giallo, thriller e horror. Fui attratto da un libretto giallo che riportava, in lettere gotiche e strane miniature, questo titolo: Biografia di uno scrittore da quattro soldi di H.P. Lovecraft. Proprio il giorno prima, il mio amico Alfred, grande amante dell’horror, mi aveva parlato per un’ora di questo autore, il suo preferito, che lui chiamava il solitario di Providence. Mi aveva molto annoiato perché io detesto l’horror: preferisco i gialli. Su di me quindi agì la seduzione del colore della copertina: l’afferrai, l’aprii e cadde un biglietto. Era scritto in coreano, lingua che conosco poco: maneggio meglio il cinese e il giapponese. Riposi nuovamente il biglietto nel libretto, non prima di averne fatto una foto. Mi ripromettevo di farlo tradurre da qualcuno. E invece me ne dimenticai completamente.
Me ne ricordai di nuovo quando, dopo quasi un anno, ritornai a Parigi per affari. Di lì a poco dovevo ripartire e quindi inviai al mio amico Cho Jun-yong, sudcoreano, naturalizzato francese, docente alla Sorbona di antropologia culturale una mail con il messaggio allegato per ottenere un’esauriente traduzione.
* * *
Dalla finestra del decimo piano dell’hotel Shangri-la di Singapore contemplavo l’enorme piscina sottostante. Salutai con la mano la ragazza texana che avevo conosciuto la sera prima e che mi accingevo a conoscere più nel profondo a fine serata, quando dal mio portatile acceso giunse la notifica di una mail. Era il mio amico Cho che mi avvertiva, prima di leggere l’allegato, che secondo lui si trattava di una bufala. Non ci badai e aprii il file:
“Vostra Grazia Sin Min-ho vogliate prestarmi orecchio! Mi chiamo An Young-Mu vivo a Shunti-mon, un piccolo porto nell’estremo Nord della Corea. Io vengo da Orang e sono laureato in storia delle religioni. Sentii dire di pesche eccezionali e di uomini strani e decisi di andare là per indagare. Il giorno in cui partii il mio amico Zaal Dok-len cercò di dissuadermi. Mi disse che il luogo aveva una cattiva fama; diceva che gli abitanti erano persone schive, che non sopportavano gli stranieri e che quindi non valeva la pena di sprecare là il mio tempo.
Voglio dire in queste righe che li ho visti! Forse morirò per questo. Avevano la pelle rugosa e verdastra, un’andatura saltellante e gli occhi grandi, sporgenti, inespressivi e non sicuramente a mandorla come tutti noi. Ho saputo (anche se risulta assurdo credervi!) che alcuni di loro praticano un rito misterioso in una caverna ai margini del paese, verso l’interno. Ho cercato di partecipare a una loro cerimonia ma sono stato scoperto. Perciò, anche se ancora non mi è successo nulla, so di essere in pericolo. Di notte qualcuno raspa alla porta e si sente un orrendo fetore di pesce.
Anche se diffidate, prego Vostra Grazia Sin Min-ho, quale ambasciatore sudcoreano a Parigi, di voler convincere le Autorità a mandare osservatori ONU a Shunti-mon, prima che sia troppo tardi!
Devo ancora dirvi che”
A me sembrava una storia molto interessante e ne scrissi a Cho che mi rispose che non era più il caso di occuparsene in quanto quel biglietto era puro esercizio letterario: non esiste né la città di Shunti-mon né tantomeno a Parigi l’ambasciatore sudcoreano Sin Min-ho.

Shunti-mon. La perentoria risposta del mio amico professore aveva completamente spento le mie aspirazioni di detective, anche se ogni tanto pensavo che sarebbe stato avvincente indagare sul nome di quella città, poiché di lì a poco sarei andato a Pyongyang per trattare una partita di cento bottiglie di barbaresco.
Purtroppo il lavoro mi aveva costretto ad accettare di andare nella Corea del Nord proprio durante le feste natalizie. Lo comunicai con estrema riluttanza alla mia ragazza.
«Tu non pensi più a me. Tu sei uno stronzo!» mi aveva redarguito Melissa con le sue espressioni pacate e raffinate. E aveva continuato «Solo una merda come te può lasciarmi sola alla vigilia di Natale. Tu e i tuoi sporchi affari! E chi mi dice che non festeggerai là il Natale con le tue puttane coreane?»
Mentre ancora urlava, strattonandomi, risposi:
«Per me è un’occasione unica di fare affari in Corea. Sarei il primo italiano che esporta lì vini piemontesi. Non posso rinunciarvi. Ti ho già chiesto scusa. Al mio ritorno faremo un bel viaggio alle Maldive. come volevi tu!»
«In culo te, la Corea e le Maldive!»
«Cara, guarda che io non andrò a divertirmi. Te l’ho già spiegato. In tutto il mondo il 24 dicembre è la vigilia di Natale. Tranne in Corea del Nord. Per nascondere l’evento della nascita di Gesù Cristo il regime comunista ha riempito di ricorrenze, tutte a sfondo nazionalistico, le date che precedono e seguono il fatidico 25 dicembre. Quando arriverò, resterò in albergo ad aspettare il mio cliente, mentre i coreani celebrano la nascita di Kim Jong-suk, nonna dell’attuale dittatore Kim Jong-un, il “Grande successore”, e madre del “Caro leader” Kim Jong-il, andando in pellegrinaggio nella città di Hoeryong, dove la donna è nata. Non lasciamoci così. Abbracciami!»
Per tutta risposta ricevetti un pugno nello stomaco e la promessa che non l’avrei più rivista al mio ritorno. Ero sicuro mentisse.
Scusate la divagazione sulle mie beghe familiari ma serve a farvi comprendere con che spirito partii.
Giunto nella capitale nordcoreana, dopo aver concluso l’affare con Kan Dung, un grasso commerciante in prodotti ittici, avevo accettato d’incontrarlo, dopo qualche giorno, a cena, nella sua villa sul mare di Unggi, al confine con la Russia. Mi aveva messo a disposizione un’Audi R8 ma io avevo rifiutato: volevo visitare da solo un po’ della Corea, prima d’incontrarlo, e così decisi, proprio il giorno di Natale, di prendere uno scassatissimo treno che risaliva tutta la costa nord orientale, toccando città favolose quali Hamheung, Sinch’ang, Tanch’on e Ch’ongjin. Un vento gelido sferzava la carrozza ma la giornata era soleggiata e si potevano ammirare pittoreschi paesaggi lontani.
Fu proprio quasi alla fine del viaggio, dopo aver visitato Tanch’on, uno dei maggiori porti della costa est della penisola coreana che, risalendo sul treno, incontrai uno strano individuo. Sembrava un anziano monaco con lunghi capelli bianchi annodati dietro in una treccia e con baffi lunghissimi e bianchi. Fino a quel giorno avevo incontrato pochi monaci buddisti completamente rasati.
Mi sedetti vicino a lui e rimasi in silenzio perché il vecchio stava dormendo; quando riaprì gli occhi, mi guardò fisso e mi domandò, parlando in cinese:
«Straniero, dove state andando?»
«A Unggi.» risposi. «E lei?»
«A Shunti-mon.»
«Prego? Dove sta andando?»
«A Shunti-mon!» ripeté il vecchio con un’espressione stupefatta.
«Vorrebbe dire che esiste veramente una città con questo nome, qui, in Corea. Lei non può immaginare ma di questa fantomatica città ne ho parlato proprio alcune settimane fa con il mio amico Cho Jun-yong che mi ha assicurato che non esiste!»
«Il vostro amico si è sbagliato: la prossima fermata è proprio Shunti-mon, che non è una grande città: è solo un paesino. Se ho capito bene voi, vorreste visitarlo. Ve lo sconsiglio: non c’è nulla d’interessante a Shunti-mon e gli stranieri sono malvisti!»
«Lei perché ci va, allora?» chiesi, incuriosito ancor di più per i tentativi del canuto coreano di tenermi lontano.
«Perché io lì sono nato!»
«E… dove abita, se posso chiederlo?»
«Non abito più lì dal 1970!»
«Ah… Scusi, non mi sono presentato: mi chiamo Cesare Barolo, commerciante di vino.»
Il vecchio s’inchinò e, congiungendo le mani, rispose, proiettandomi di colpo in quella libreria francese:
«Il mio nome è Zaal Dok-len.»
Il treno stava rallentando ed io non potevo lasciarmi scappare l’occasione di risolvere il mistero del messaggio. Il vecchio si alzò e mi pregò di non seguirlo ma io gli dissi semplicemente:
«An Young-Mu!»
Lo aiutai a scendere.
Seduti su una panchina della stazione, che Zaal mi disse essere molto distante dal paese, gli raccontai la storia del biglietto.
Il vecchio mi ascoltò con gli occhi chiusi e poi disse:
«Barolo, voi, stando con me, correte un grande rischio perché io devo salvare il mio amico e avrò contro l’intero paese!»
«Che cosa è successo al vostro amico?»
«Non lo so esattamente ma vi devo parlare di Shunti-mon, anche se voi non crederete una sola parola di quello che vi dirò!»
Lo spronai a parlare, rassicurandolo che lo avrei ritenuto un testimone attendibile.
«Bene. Dovete sapere che una volta, tanti anni fa, Shunti-mon era un porto importante di questa parte di costa. Il commercio dei crostacei ne aveva fatto una città fiorente. Nel paese era sorta una fabbrica di produzione e vendita di calamari. Nel giugno del 1950, con l’inizio della guerra, il mio paese rimase sempre più isolato e colpito da una crisi economica senza precedenti che danneggiò ogni tipo d‘industria a cui si aggiunse una strana moria di pesci che ridusse il pescato.
Kim Tu-bong, il padrone della fabbrica stava per chiuderla, quando il figlio Kim Do-yun, che aveva studiato antropologia e mitologia orientale in America, all’Università di Miskatonic, lo convinse ad aprire una strana chiesa all’interno di una vecchia caverna ai margini del paese, in onore di Hluc Hut, un dio dell’acqua che gli avrebbe procurato nuovamente il pesce. Noi siamo una nazione atea ma qui le autorità da tempo non controllano più nulla perché il paese si è spopolato e non aveva alcuna importanza strategica. Non so quali stranì riti si compissero in quella chiesa; sta di fatto che pesci e molluschi tornarono a frotte nel tratto antistante al vecchio porto di Shunti-mon. Questo avvenimento convinse buona parte degli abitanti a partecipare ai riti in onore di Hluc Hut. Poi cominciarono le stranezze. Nacquero bambini un po’ diversi dalla maggior parte della popolazione; avevano gli occhi grandi non a mandorla e quando raggiungevano l’età di vent’anni, la loro pelle diventava rugosa e verdastra. Camminavano con andatura strascicata come se avessero problemi alle articolazioni. Nessun medico li visitò mai.
Trent’anni fa venne a visitarmi An Chin, il padre di An Young-Mu, che era scappato da Shunti-mon. Mi disse che aveva preso questa decisione, dopo aver raccolto la confessione di un ragazzo morente dagli occhi sporgenti che officiava strani riti nella grotta ai margini del paese. Il ragazzo che si chiamava Han Moon-bae mi disse che Kim Do-yun li aveva convinti che i demoni al servizio di Hluc Hut non si accontentavano più dei sacrifici umani e che volevano accoppiarsi con le donne del nostro villaggio; ne sarebbero nati dei figli con un aspetto umano che via via si sarebbe trasformato come il corpo dei demoni, ma sarebbero diventati immortali. Chi si oppose a questi voleri fu sacrificato! An Young-Mu si era laureato in storia delle religioni all’Università di Pechino e un giorno suo padre si lasciò sfuggire una parte della storia. Lui venne da me perché mi considerava la memoria storica di quei tempi passati ma io non volevo avere più niente a che fare con quei degenerati e non gli rivelai quasi nulla. Nonostante gli scarsi indizi e il mio tentativo di distoglierlo da un’indagine pericolosa, minimizzando la terribile storia che riguardava Shunti-mon, egli decise ugualmente di svolgere ricerche mitologiche proprio là. E là deve aver scoperto quanto vi ho rivelato e chissà quali altri orrori ancora! Deve aver trovato qualcuno a cui affidare quel biglietto ma le mani erano sbagliate e nessuno ha saputo più niente di lui. Io l’avevo scongiurato che, se avesse deciso di raggiungere Shunti-mon, almeno avrebbe dovuto avvisarmi circa le sue eventuali scoperte mitologiche. Cosa che non è avvenuta e per questo, nonostante la mia età, per la fraterna amicizia che mi legava a suo padre, avevo deciso di andarlo a cercare, nutrendo però poche speranze di trovarlo vivo!»
Sopraggiunse un altro treno, sferragliando, che proseguì la sua corsa senza fermarsi. Quel rumore interruppe la conversazione e mi fece capire che avevo davanti un vecchio rimbambito che, anziché parlarmi di anomalie genetiche, tirava in ballo demoni e mostri. Avevo fatto male a trastullarmi con l’idea che avrei scoperto chissà che da quel messaggio e ora mi trovavo in un posto sconosciuto a dover gestire un pazzo. Non c’erano treni che proseguivano per Unggi fino al giorno seguente e così decisi che avrei cercato un albergo per trascorrere la notte. Natale era ormai trascorso ma nulla intorno me lo faceva ricordare, se non il datario del mio orologio! Il vecchio Zaal mi pregò inutilmente di andare a dormire nella sua catapecchia dove più nessuno aveva messo piede da quando se n’era andato. Fui irremovibile e, dopo aver appreso che non esistevano taxi, lo trascinai a piedi fino al centro del paese che distava alcuni chilometri.
Tutto quello che aveva detto il vecchio non era vero: incontrai in verità poche persone ma tutte avevano gli occhi a mandorla. Solo un giovane, che avvicinai per un’informazione, nonostante il disappunto di Zaal, aveva gli occhi straordinariamente grandi e acquosi. Rispose in un cinese stentato pieno di strani gorgoglii che non c’erano alberghi a Shunti-mon. Se ne andò con un’andatura strascicata; la cosa non mi preoccupò: maggiori preoccupazioni destava in me l’eventualità di trascorrere la notte nella casa di Zaal.
* * *
La catapecchia fatiscente ci accolse alla periferia del paese; l’unica cosa in buono stato sembrava proprio il robusto portone di pino che si apriva su un cortile che in un lontano passato aveva visto cachi, ciliegi, albicocchi, cornioli, orchidee, crisantemi, fiori di loto e bambù. Zaal si guardò intorno con aria circospetta, mentre infilava la chiave nella toppa. Ma nessuno degli abitanti di Shunti-mon ci aveva in realtà degnato di uno sguardo.
Mi propose dei turni di guardia che io finsi di accettare per calmare la sua crescente inquietudine che gli stava procurando un tremore incontrollabile alle mani. Dopo mezzanotte si addormentò e subito dopo anch’io caddi in un sonno profondo.
Mi svegliai verso le due: sentivo suoni gorgoglianti provenire da portone. Mi alzai; la pancia di Zaal si sollevava e abbassava ritmicamente e dalla bocca spalancata usciva una specie di rantolo. Uscii in cortile; una luna piena rischiarava ogni cosa. Mi avvicinai al portone; udivo sciabordii e suoni gorgoglianti come se dall’altra parte ci fosse una barca che remava nell’acqua e ci fossero rane gracidanti. Un fetore di pesce mi costrinse a premere un fazzoletto sul naso. Da una piccola fessura nel legno riuscii a guardare fuori. Vicino al portone, in una zona non rischiarata dalla luna, si erano radunate non creature mostruose ma persone; mi sembrava di scorgerne le facce, le braccia e le gambe ma c’era qualcosa di sbagliato che non riuscivo a capire. Forse era il modo ciondolante con cui si muovevano, forse era il loro strano linguaggio che non assomigliava nemmeno lontanamente al coreano. In mezzo a tante perplessità si palesò una certezza: avevano cattive intenzioni. E infatti cominciarono a premere tutti insieme il portone e poi cominciarono a tempestarlo di colpi con una specie di bastone ricurvo di cui ognuno era munito.
Tornai sui miei passi.
«Zaal, Zaal, si svegli!» sussurrai. «Mi sembra che qualcuno voglia penetrare in casa. C’è la possibilità di uscire di qui senza passare dal portone?»
«Mi credete, ora?» domandò e poi aggiunse, «Seguitemi!»
Mi condusse in un’altra stanza che sembrava una cucina, e poi un’altra quasi sgombra di mobili. Lì aprì la finestra e la scavalcò. Eravamo al piano terra; non dovetti nemmeno saltare. Scoprimmo che l’orda di figure ciondolanti stava per circondare l’edificio, per cui ci lanciammo dall’unica parte che ancora non avevano raggiunto. Percorremmo una strada parzialmente lastricata e poi udimmo un grido, terrificante, abietto, che ci raggelò le vene.
«Hanno scoperto che siamo scappati!» mormorò Zaal.
Dopo poco li scorgemmo e incominciammo a correre e capimmo in un lampo che con quelle andature non ci avrebbero mai raggiunto. Le case si stavano diradando; eravamo ormai alla periferia del paese. Imboccammo un sentiero e continuammo a correre sotto la splendente luce della luna. Non vedevamo più gli inseguitori ma decidemmo di continuare. Arrivammo in prossimità di una grotta che sembrava buia e deserta. Ricordammo tutt’e due le parole di An Young-Mu sulla cerimonia segreta. Zaal Dok-len m’intimò il silenzio con l’indice sulla bocca: aveva percepito un rumore. Non fece in tempo a dirmi di tornare indietro che, dal nulla, comparve una decina di uomini armati di pistole che ci catturarono. Avevano gli occhi globulari e la pelle sembrava verdastra al chiarore della luna.
Ci condussero all’interno della grotta, tutta disseminata di statue di fattezze orripilanti. C’era un rospo alato con tentacoli al posto del volto, un colossale verme tentacolato, un gigantesco granchio, dotato di proboscide e infine un pesce-rana con piedi palmati le cui fattezze erano simili a quelle dei nostri aguzzini.
In fondo alla grotta, illuminato da una luce verdastra, stava in piedi un uomo di statura superiore ai due metri. Indossava un ampio mantello giallo che lo ricopriva interamente, lasciando scoperta solo la testa.
«Kim Do-yun!» esclamò Zaal Do-tek.
«Mi riconosci dunque!» rispose l’uomo con una voce assurda, liquida e singhiozzante. «Ti avevo detto che non saresti dovuto tornare. Il tuo odio nei confronti di Hlut Huc è grande e quindi il dio ti manda a dire attraverso me che il tempo per te è finito, come è finito il tempo del tuo accompagnatore!»
L’uomo si scostò e comparve, alle sue spalle, una statua ancor più abominevole delle altre: su un corpo umanoide spiccava una testa orribile di calamaro con antenne e tentacoli; s’intravedevano ali membranose sulla schiena.
«Prostratevi davanti a Hluc Hut ed egli aprirà per voi i cancelli delle delizie e dei desideri più sfrenati!»
Nessuno di noi due si prostrò; fummo colpiti alla nuca.

Epilogo. Quando ci svegliammo, eravamo in riva al mare. Nevicava. Onde altissime colpivano la spiaggia. Il vecchio Zaal Do-tek venne preso e gettato in mare, per sacrificarlo a Hluc Hut. Ora toccava a me.
Kim Do-yun mi chiese se volessi abbracciare il culto del dio. Rifiutai.
E allora il gigante sollevò il mantello per dare il segnale ai suoi accoliti. Sollevò il mantello e apparvero due enormi tentacoli con le ventose pulsanti. Inorridito ma deciso a lottare, prima di morire, afferrai la pistola della creatura vicino a me e cominciai a sparare e correre, correre e sparare.
* * *
Mi si accusa di aver ucciso molti uomini nel porto di Shunti-mon, tra cui il famoso commerciante di calamari Kim Do-yun. I corpi non sono stati ritrovati, dicono gli inquirenti, ma c’era sangue dappertutto sul molo.
Io continuo a negare di aver ammazzato un solo essere umano: ho invece eliminato dei mostri.
Ma forse non li ho eliminati tutti. Varrebbe la pena che qualcuno andasse a controllare!
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