Polissena – L’inconsistenzaMi sembra ci siano diversi problemi in diversi ambiti. Vediamo:
Trama: Se ho capito bene le cose dovrebbero stare così: lo sdoppiamento tramite lo specchio, che poi sembra essere una premonizione, in realtà si scopre essere una costruzione della mente di Napo. Una specie di flash mentale che ha però delle conseguenze reali (lui viene morso dal serpente).
Anche la situazione al piano di sotto si scopre molto lontana da quella violenta immaginata dal protagonista, che suppongo sia innamorato o comunque vorrebbe Manila, che però ha un altro e quindi lui lo demonizza e fantastica di andare giù ad ammazzarlo e divorarlo.
Ho dovuto rileggere con calma per riuscire a cogliere per bene gli sviluppi della trama.
Credo che la confusione sia dovuta alla volontà di dire/non dire e di mantenere la narrazione “sul filo”, tra il piano del riflesso e quello reale. Spesso nel passare da un piano all’altro, si genera confusione:
“Il pavimento sembrava trasudare sangue [...]
Si avvicinò ancora di un passo mentre il suo volto ossuto imitava l’elfico ghigno contorto della propria immagine.”
In questo passaggio per esempio io mi son perso; magari una riga vuota di stacco avrebbe giovato, e anche precisare il soggetto (“Come malevole lucertoline, brividi freddi corsero veloci su e giù per la sua schiena” per la schiena di Napo).
Poi credo che la mancanza di chiarezza sia dovuta anche allo stile ricercato che affatica e non permette di godere dello sviluppo degli eventi.
In generale usando le spaziature avresti comunque potuto guidare meglio il lettore fra gli eventi, dando più peso a certi punti, rendendo chiari i passaggi fra un piano e l’altro...
Personaggi: il protagonista si riesce a inquadrare, ma avrebbe giovato qualche altro dettaglio. “Aveva tentato di rilassarsi, aveva acceso l’incenso meditativo, aveva preso le sue pillole, aveva caricato l’I-Pod con una selezione di brani classici ma non era servito.”
Perché medita? Che pillole prende?
Già dandoci qualche indizio qui avresti potuto caratterizzare meglio il personaggio e di conseguenza (forse) reso anche più chiaro lo sviluppo degli eventi. Soprattutto lavorando sul perché prende le pillole avresti potuto rendere Napo più tridimensionale. Tipo: ha dei problemi cerebrali dovuti a qualche sindrome (o che ne so), o le prende poiché instabile a livello psicologico a causa di eventi traumatici avvenuti in passato?
Stile: ricercato, risulta pesante. Si potrebbero eliminare parecchi aggettivi.
In generale le scelte lessicali lasciano straniti.
Tirare dritti sparati verso un linguaggio più comune aiuterebbe, andando a cercare i termini giusti in quel registro linguistico. Diciamo che questo e lo sviluppo poco chiaro degli eventi sono i problemi principali.
Tra l’altro, a livello puramente formale è evidente una certa cura, e nello stile a tratti si vedono guizzi niente male: “un giglio, cresciuto spontaneo su una scarpata ferroviaria”, “un lieve formicolio alle dita e la piacevole, antica sensazione di tuffare le mani in un cesto di legumi secchi”…
Ambientazione: è un racconto tutto al chiuso, ma giusto un accenno non avrebbe guastato, tipo, in che città ci troviamo? Magari l’accenno lo si poteva collegare a un paio di particolari sparsi nel testo (oggetti, frasi).
Struttura: ha una sua circolarità, il problema come dicevo prima è che nel flusso degli eventi ci si perde, andrebbero scandite meglio le pause fra una scena e l’altra, tra un piano e l’altro.
Segnalazioni:
Niente punto dopo il titolo.
D eufoniche da eliminare.
“L’unico dente ricurvo della bestia ancestrale ghermì la carne flaccida della sua vittima,” un esempio per dire che secondo me certe volte resti troppo sul vago. Ghermì la carne flaccida non si sa mica dove ghermisce, non si riesce a vedere la scena. Meglio andare sullo specifico, tipo su una guancia, oppure su una coscia…
(in più si nota bene qui quell’aggettivo, “ancestrale”. Spicca proprio, al lettore viene voglia di tirare fuori un bazooka per buttarlo giù
)
Voto: 1
Black Dahlia – VoodooTrama: una storia di voodoo, tenuta su dall'idea centrale del saccheggio di corpi dopo il terremoto. Nel complesso buona, con un inizio e una fine.
Quello che mi lascia perplesso (secondo me il problema principale) è che lo svolgimento nel mezzo è offuscato dal troppo spiegare.
Apri e chiudi con delle belle scene (anche se quella finale te la sbrighi troppo alla svelta, e perdi una buona occasione: potevi farci vagare/strisciare di nuovo in mezzo allo sfacelo della bidonville, prima di darci il benservito!). Nel mezzo invece diventi didascalica: ci fai sapere che la bambina diventa importante, ci fai sapere chi è il cattivo e perché, ti soffermi su dei tecnicismi su cui bastava solo qualche accenno…
Secondo me dovresti puntare molto più sullo show nella parte centrale: ridurre le info in eccesso senza pietà, e inscenare tutto. Facci vedere Kalfu mentre fa qualcosa, così da farci arrivare le informazioni mentre lo osserviamo…
Personaggi: buona la protagonista, e alla fine anche la sacerdotessa e la sorella. Per il discorso dell’infodump invece male Kalfu: cioè, va pure bene in teoria, il problema è che non lo si vede proprio. Ci spieghi chi è. Nel finale lo vediamo schiattare. L’avessimo visto in azione in una scena nel mezzo credo che avrebbe fatto meglio la sua parte; così resta poco più di un nome.
Ambientazione e documentazione: punto di forza. L’ambientazione è resa decisamente bene (ottima la parte descrittiva iniziale!). Anche la documentazione dietro il lavoro mi pare ottima.
Stile: Buono, si nota in apertura e in chiusura.
Non che nel mezzo sia scritto male o ci siano problemi di sintassi o che so io, ma il modo in cui hai portato avanti la storia è decisamente troppo tell, come ho già detto.
Struttura: la suddivisione ieri/oggi/domani non mi ha convinto molto. Avrei visto meglio una semplice suddivisione con i numeri dei capitoli e gli asterischi all’interno dei capitoli.
Tanto la buona cornice formata dall’apertura e dalla chiusura resterebbe comunque buona
In conclusione c’è da lavorarci sopra, ma sembra un pezzo con delle belle potenzialità!
Qualche segnalazione:
“Nomi piantati nell’aria” non mi convince molto.
“?!” lo usi più di una volta. È piuttosto indigesto, per me andrebbe ridotto al minimo.
“I due assistenti della Mambo diedero inizio alla cerimonia […] Vennero eseguiti i saluti agli spiriti con le bandiere cerimoniali e la spada sacra. A questo punto la Mambo afferrò un sacco di farina bucato in un angolo e con quella iniziò a tracciare un disegno rituale per terra. Facevano tutto in modo meccanico, senza riflettere.”
Sto pezzo non mi è piaciuto. Sempre per la storia del troppo tell: è una scena intrigante, io descriverei con calma. Per esempio, al posto di dire saluti agli spiriti con bandiere e spada, avresti potuto farci vedere i movimenti (sbatterono le bandierine, puntarono la spada verso il cielo, che so, tanto per dire; idem per il disegno rituale. Com’è fatto?).
Voto 4
Riubbe – Paranoie
Trama: Piuttosto semplice. Uno scambio di persona. Poco da dire al riguardo, se non che il finale non lascia particolarmente soddisfatti.
Lo svolgersi degli eventi è chiaro nella prima metà. Dopo forse restano troppe domande in sospeso. Tipo: Vince è solo paranoico, quindi? Lo scorpione non doveva non-uccidere Ben? E quindi Ben non sarebbe morto se Vince non gli avesse sparato?
Lo scorpione non mi pare poi un metodo tanto furbo di far cantare un tizio…
In realtà questi interrogativi per me rimasti un po’ in sospeso non rovinano il piacere della lettura: il ritmo è rapido e il racconto si legge e a tratti è divertente.
Personaggi: Nel complesso non male; ma migliorabili. Ben mi è piaciuto, sarà l’aria un po’ scanzonata, le battute. Forse avresti dovuto farci sapere qualcosa di più su di lui, in modo che si imprimesse meglio in mente e la sua morte facesse “più rumore”.
Vince e Mike. Non male i loro scambi di battute. Più definito Vince, anche se mi pare mancare qualcosa. Forse per via del finale: quell’ultima frase non mi convince molto; magari ci sarebbe stato meglio un pensiero o un’ultima battuta di Vince anziché una intrusione del narratore.
Mike è un po’ anonimo. Nei dialoghi si fa valere, ma in sostanza è solo il “sicario vecchio”.
Stile: pulito, rapido. Il corso degli eventi nell’ultima parte precipita un po’ e la lettura si fa più difficile per via della repentina sequenza di azioni; però in sostanza buono, così come i dialoghi.
Forse la cosa che non mi convince è come hai gestito le focalizzazioni. Esempio: siamo focalizzati su Ben, poi a un certo punto ci ritroviamo a sentirci descrivere le cose dal punto di vista (più o meno) dello scorpione. “Con passetti veloci si avvicinò all'umano succulento.” “Lo scorpione calò il pungiglione contro il ginocchio dell'umano, che urlò di nuovo.”
Questo lascia sfasati. Qui per esempio si potrebbe restare su Ben eliminando la prima frase citata, e trasformando la seconda in qualcosa tipo: “Lo scorpione calò il pungiglione contro il suo ginocchio, e Ben urlò di nuovo.”
Struttura: il monoblocco da “Bello svegliati” fino alla fine è pesante; avresti potuto spezzare qui e lì, dopo qualche grosso accadimento.
Ambientazione: anche qui, storia al chiuso. L’ambientazione è del tutto indefinita; visti i nomi, si direbbe Stati Uniti. Un accenno a dove ci troviamo non avrebbe guastato, magari lo si può pure evitare, però una certa accortezza nei dettagli quella ci stava: avrebbe reso la storia più vivida. Per fare un esempio: si parla solo di “macchina”. Ma poteva essere un Hammer o una Bentley… Insomma dettagli che avrebbero reso l’ambientazione più verosimile.
In generale, pezzo che si legge velocemente; lascia in sospeso alcune cose e diventa un filo confuso nell’ultima parte. Può quindi essere migliorato sotto certi aspetti, ma resta una lettura gradevole.
Segnalazioni:
Occhio in particolare agli accenti, ci sono parecchi errori: se – sé, quà – qua, quì – qui, sé stesso – se stesso, Sbattè – Sbatté, Ripetè – Ripeté, ecc.
Punteggiatura nei dialoghi: c’è un errore ripetuto, il punto prima delle caporali quando il periodo non si chiude (dovrebbe essere virgola o niente). “«Tu sei pazzo.» ribadì Mike.” «Tu sei pazzo,» ribadì Mike. Oppure «Tu sei pazzo» ribadì Mike.
“NO!” Meglio il corsivo per enfatizzare.
“Impugnava una spranga,” Questa spranga mi è parsa spuntare fuori dal nulla. Ben non avrebbe dovuto notarla prima?
Voto 3
Alessanto – CoincidenzeTrama: una vendetta compiuta da un vietnamita ai danni di un Americano. Niente di stratosferico, però c’è l’ambientazione piuttosto realistica e l’approfondimento del protagonista a dare sostanza al tutto.
Passando allo svolgersi degli eventi, ti dico subito qual è secondo me il grosso problema: la scelta di cambiare i tempi verbali fra una sezione e l’altra mi ha davvero confuso.
Questo perché oltre a i tempi verbali mi sembra tu abbia scelto una struttura a incastro parecchio complessa, per cui il primo pezzo in corsivo è in realtà posizionabile dopo il penultimo, e le sezioni in corsivo e quelle in tondo sono in pratica vicine temporalmente, ma sempre leggermente sfasate le une dalle altre. Questa mi pare già una scelta tosta, che richiede parecchio impegno al lettore; con i tempi verbali cambiati la cosa è ancora più pesante e io personalmente non mi sono raccapezzato per più di metà racconto.
Peraltro, la sezione che apre la storia resta molto sul vago riguardo all’ambientazione. Me l’ero immaginato come un negozietto gestito da un orientale, non un ristorante. Quindi a maggior ragione ho faticato a collegare quella scena con la sezione successiva.
Per il resto mi sembra tu abbia scelto bene come sviluppare gli eventi e anche come chiudere: molto belle le ultime righe.
Rileggendo il testo ho pensato che magari hai voluto sperimentare: la mia opinione personale è che te la sei rischiata parecchio, perché a immaginare il tutto più semplice (stessi tempi verbali, struttura meno complessa) il racconto mi pare che sarebbe filato mooolto più liscio.
Personaggi: mi è piaciuto il protagonista. Quando si arriva alla fine e si tirano le somme appare roso da questa specie di vendetta fredda per quello che ha perso, un vuoto rimasto dentro di lui, e gli eventi confermano solo quello che alla fine sembra sapere fin dall’inizio: che niente avrebbe potuto colmare il vuoto.
Gli altri personaggi invece non hanno funzionato al meglio. Secondo me sono parecchi per la lunghezza del racconto: avrebbe potuto esserci almeno un figlio/figlia in meno. Così avremmo avuto più tempo per conoscere la moglie e l’unico figlio/figlia.
Secondo me avresti potuto tagliare un po’ in giro (vedi la sezione dove si parla solo del pesce palla o il fatto che insisti parecchio sulla storia delle coincidenze) per dare più spazio a questi personaggi, che così restano solo “una famigliola”, di cui non conosciamo davvero i componenti.
Resa più vivida la famiglia, il pathos del racconto in generale sarebbe stato maggiore.
Ambientazione: a parte la confusione che ho avuto all’inizio, mi sembra buona. Il ristorante è reso bene. C’è quell’incongruenza del pesce palla che in realtà lo cucinano nei ristoranti giapponesi, ma è una cosa che non ci vuole niente a sistemare, come dicevi tu ci sono parecchi ristoranti che fanno più di un tipo di cucina contemporaneamente (a Roma non molto tempo fa sono stato in uno che faceva giapponese-cinese-thailandese…)
Stile: c’è qualche alto e basso. Tipo la prima sezione che non mi ha convinto (ci sono passaggi macchinosi, ad es: “Immersi nelle bollicine, che in treni incessanti corrono tra le rocce e le alghe viscide, spiano il nostro universo alieno fatto d'aria ed esseri giganteschi.”), e la seconda che invece va benissimo.
C'è qualche refuso in giro.
Poi un paio di similitudini che non mi hanno convinto molto: “raffiche di Kalashnikov e M16 che, come enormi cerniere lampo, colpivano il villaggio”; e qualche frase che mi sembrava come fuori posto: “Magari uno – qualora il suo cervello grande come un'unghia glielo permettesse – starà pensando “tanto meglio, più cibo per noi!””
Insomma lo stile è buono però la forma imprecisa e ogni tanto qualche passaggio non riuscitissimo.
Struttura: come dicevo su, secondo me l’alternanza dei piani è complessa, chiede troppo al lettore.
Qualche segnalazione:
“da'” dà
“E’” È
“le donne attonita” attonite
“tempo si gonfiarsi.” Di
“sé stesso.” Se stesso
Voto: 2
Qui c’è il riassunto dei voti. Sono stato molto indeciso fra quello di Alessanto e quello di Riubbe. Mi sembra che il racconto di Alessanto abbia un buon potenziale ma al momento non sia al meglio della forma; quindi alla fine propendo per dare un punto in più a quello di Riubbe che è una lettura più leggera, ma rapida e gradevole.
Voodoo - 4 punti
Paranoie – 3 punti
Coincidenze – 2 punti
L’inconsistenza – 1 punto