Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio, edizione II

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view post Posted on 16/10/2010, 19:52
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Magister Abaci

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CITAZIONE (margaca @ 16/10/2010, 20:07)
Mercoledì mi opererò al naso, radiofrequenza per tornare a respirare bene, se sparisco per qualche giorno non allarmatevi! :B):

In bocca al lupo e riguardati.
 
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view post Posted on 16/10/2010, 23:25
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Il Terrore delle Pizzerie
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Ok, è aperta la Seconda Edizione dello Skannatoio 5 e mezzo. :lol:

Partecipano i cinque loschi figuri che si sono prenotati nei post precedenti.

I dettagli:

Possono partecipare: racconti di qualsiasi genere con la presenza significativa di elementi legati a Facebook, agli Smart Phone e agli autogrill.

Lunghezza: 20.000 caratteri max, 7.000 caratteri min, spazi compresi. Tolleranza zero.

Tempistiche:
Deadline consegna racconti lunedì 25 ottobre, ore 6.00. Tolleranza zero.
I racconti non possono essere modificati dopo la consegna per alcuna ragione.

E' possibile commentare e valutare i racconti dal momento in cui viene consegnato l'ultimo o a partire dalle ore 6.00 di lunedì 25
Deadline voti e commenti venerdì 29, ore 6.00. Tolleranza zero.

E' possibile assegnare i voti ai commenti dal momento in cui viene consegnato l'ultimo o a partire dalle ore 6.00 di giovedì 29
Deadline voti ai commenti martedì 2 novembre, ore 6.00. Tolleranza zero.

Premi in palio: buono da 5€ per l'acquisto di un libro edito da Edizioni XII (di costo pari o superiore ai 12€) e una copia del romanzo La casa del demone di Mauro Saracino (Asengard Edizioni, 2007)

Edited by alecvalschi - 25/10/2010, 16:02
 
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Llyr
view post Posted on 17/10/2010, 10:41




CITAZIONE (alecvalschi @ 17/10/2010, 00:25)
Possono partecipare: racconti di qualsiasi genere con la presenza significativa di elementi legati a Facebook, agli Smart Phone e agli autogrill.

Domanda sciocca: ma 'qualsiasi genere' vuol dire proprio qualsiasi genere? Voglio dire, potrei presentare anche un racconto rosa? Non che lo voglia fare, è solo a titolo ipotetico...

Per il resto, mi preoccupa il fatto che prima di leggerlo sulla Wikipedia cinque minuti fa non avevo mai avuto ben chiaro cosa fosse uno Smartphone :D
 
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view post Posted on 17/10/2010, 10:44
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Il Terrore delle Pizzerie
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CITAZIONE (Llyr @ 17/10/2010, 11:41)
CITAZIONE (alecvalschi @ 17/10/2010, 00:25)
Possono partecipare: racconti di qualsiasi genere con la presenza significativa di elementi legati a Facebook, agli Smart Phone e agli autogrill.

Domanda sciocca: ma 'qualsiasi genere' vuol dire proprio qualsiasi genere? Voglio dire, potrei presentare anche un racconto rosa? Non che lo voglia fare, è solo a titolo ipotetico...

Per il resto, mi preoccupa il fatto che prima di leggerlo sulla Wikipedia cinque minuti fa non avevo mai avuto ben chiaro cosa fosse uno Smartphone :D

Sì, intendo proprio qualsiasi genere.

Anche l'erotico, per dire. :rolleyes:
 
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Fini Tocchi Alati
view post Posted on 17/10/2010, 14:23




Gli elementi della traccia devono essere comprensenti? O è sufficiente focalizzare l'attenzione su uno di loro soltanto?
 
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view post Posted on 17/10/2010, 16:38
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CITAZIONE (Fini Tocchi Alati @ 17/10/2010, 15:23)
Gli elementi della traccia devono essere comprensenti? O è sufficiente focalizzare l'attenzione su uno di loro soltanto?

Devono essere presenti tutti e tre, due anche in secondo piano magari, ma su uno bisogna focalizzarsi...
 
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black cat walking
view post Posted on 17/10/2010, 21:37




CITAZIONE (TETRACTYS @ 16/10/2010, 18:56)
CITAZIONE (margaca @ 16/10/2010, 18:13)
Oddio, siamo in cinque! Adesso ci skannano a tutti!!

Quindi, ricapitolando: tra poco parte lo Skannatoio II, è iniziata la prova speciale del Grand Prix d'Australia, è in corso il Grand Prix d'Australia, due settimane per l'USAM di ottobre, sicuramente un bel Minuti Contati tra capo e collo, e ho di certo dimenticato qualcosa... beh, da queste parti non c'è proprio il tempo per annoiarsi :lol:

Ma... dormire, mai? :ph34r:
 
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view post Posted on 17/10/2010, 22:49
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Magister Abaci

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CITAZIONE (black cat walking @ 17/10/2010, 22:37)
Ma... dormire, mai? :ph34r:

Mai! Per citare Neil Sedaka... la notte è fatta per amare! :D
 
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margaca
view post Posted on 18/10/2010, 05:14




o per scrivere!
 
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margaca
view post Posted on 22/10/2010, 12:32




Ragazzi, ma i racconti dove bisogna postarli?

Come non detto, ho trovato la risposta nella prima edizione dello Skannatoio!
 
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view post Posted on 23/10/2010, 21:15
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Magister Abaci

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Giallo, 14052 caratteri, versione 1.1


A COSA STAI PENSANDO?
di
Leonardo Boselli



     Il cadavere era disteso nel parcheggio dell’autogrill di Serravalle Pistoiese, direzione Firenze. Giaceva supino in mezzo ai rifiuti caduti da un cestino stracolmo, circondato da mozziconi e macchie d’olio assorbite dall’asfalto. Il suo vestito elegante strideva accanto a quella spazzatura.
     Quell’uomo, stempiato e sovrappeso, doveva avere cinquant’anni, ma ne dimostrava di più. Dava l’impressione di essere benestante, forse un libero professionista, o almeno lo era stato, visto che adesso era morto. Accanto a sé aveva una pistola, una semiautomatica calibro 22, e più indietro aveva lasciato a terra due bossoli.
     L’ispettore Luca Finzi, un quarantenne alto e magro, si trovava a pochi metri dal corpo, e osservava il lavoro degli agenti che stavano terminando le misurazioni. Poco lontano, una piccola folla di curiosi si assiepava lungo il nastro collocato intorno alla scena del crimine, mentre, lungo l’autostrada A11, camion e automobili sfrecciavano indifferenti in entrambe le direzioni, ignari della tragedia che si era consumata.
     «Una strana storia» disse uno degli agenti all’ispettore. «Chissà perché ha sparato. Il conducente dell’auto bersagliata giura di non conoscerlo.»
     Poco lontano, un giovane bruno un po' più che ventenne, vestito alla moda, era piantonato da un altro agente, in attesa di essere nuovamente interrogato. Ripeteva di non aver mai visto la vittima in vita sua, eppure quell’uomo sembrava aver sparato proprio a lui. Continuava a dire di aver avuto fortuna, perché l’auto non aveva riportato neppure un graffio. La sua vettura, una Mercedes CLS grigio metallizzato nuova fiammante, si trovava a un paio di metri dal cadavere con lo sportello del conducente aperto, mentre dietro si notavano chiaramente i segni di una brusca frenata.
     L’ispettore Finzi non rispose al commento dell’agente. Era distratto e non riusciva a concentrarsi. Era tornato dalle ferie la sera prima e già si trovava alle prese con quella vicenda assurda. Ripensava al Mar Rosso, alle immersioni, a Debora con e senza bikini, alla brezza del giorno e, soprattutto, alle calde notti.
     Mentre riviveva quei bei momenti, si accorse che il commissario Ghersi, suo superiore, e il medico legale Mancuso stavano tornando dal bar dell’Autogrill, dov’erano andati a bere un cappuccino.
     «Fate sgomberare questa gente» ordinò il commissario agli agenti, mentre si faceva largo tra la folla. Usava sempre quel tono autoritario quando operava sul campo; sembrava burbero, però aveva un animo molto sensibile. Aiutato dalla sua corporatura robusta e dalla barba folta, era temuto dai suoi sottoposti che obbedivano senza battere ciglio, ma chi lo conosceva bene sapeva che era solo un atteggiamento di facciata.
     In quel momento, però, Ghersi era davvero arrabbiato, perché poco prima era sceso dall’autogrill a ponte dal lato sbagliato, e si era ritrovato dall’altra parte dell’autostrada; quando era giunto sul piazzale, non aveva più trovato la squadra al lavoro e, disorientato, ci aveva messo parecchio a raccapezzarsi. Il medico legale, un tipo gioviale a cui piaceva molto scherzare, lo aveva seguito senza dire nulla, aveva assistito divertito alla scena e, nelle settimane successive, non avrebbe perso occasione per prenderlo in giro.
     Finzi aprì il suo taccuino per esporre gli elementi che aveva raccolto fino a quel momento, ma il commissario Ghersi lo oltrepassò e si fermò a osservare il cadavere. Lo stesso fece il medico legale Mancuso, che si chinò sul corpo e cominciò a esaminarlo con attenzione.
     Ghersi, distogliendo lo sguardo, si rivolse all’ispettore: «E così ieri è tornato dalle ferie. Si è divertito?»
     Finzi si stupì di quella domanda, infatti il commissario parlava sempre e soltanto di lavoro con i colleghi, anche quando gli capitava di frequentarli fuori servizio.
     «Sì, grazie, è stato un bel viaggio» rispose.
     «Purtroppo per lei, già ricomincia la routine» aggiunse Ghersi. «Il nostro lavoro non ci concede un attimo di tregua. Quest’uomo, invece, ha finito di soffrire. Di lui non so nulla, mi è indifferente: un cadavere come ne ho visti tanti; ma tra poco lei mi dirà come si chiamava, mi racconterà chi era, che mestiere faceva, e così mi ricorderò di lui per molto, troppo tempo.»
     L’ispettore rimase senza parole perché il commissario non si lasciava andare spesso a quelle confidenze, soprattutto con lui. Ghersi lo sollecitò: «Allora? Chi era e cosa ci fa qui a terra morto?»
     Finzi si scosse e cominciò a sfogliare i suoi appunti. «Si chiamava Roberto Maritali, aveva 53 anni e l’obbligo di guidare con le lenti. Addosso, oltre alla patente, gli abbiamo trovato solo un mazzo di chiavi e un cellulare.»
     In quel momento il medico ricoprì il corpo con un lenzuolo e si alzò. Sembrava perplesso e, rivolto ai due poliziotti, disse: «Dopo quest’ulteriore esame superficiale, mi sento di confermare un infarto. I segni sono evidenti, ma naturalmente solo con l’autopsia potrò affermarlo con certezza.»
     Ghersi replicò stupito: «Il Maritali ha sparato due colpi in aria ed è morto per un infarto?»
     «Così sembrerebbe. D’altra parte non è abbastanza anziano per essere morto di vecchiaia,» disse con una vena d’ironia, «non è stato investito dall’automobile e non ci sono fori di proiettili, né altre ferite o contusioni evidenti. Comunque, ora lo prendo in carico e nel pomeriggio ti faccio avere il referto completo.»
     Il commissario, sempre più perplesso, chiese a Finzi di esporgli la dinamica dell’accaduto.
     L’ispettore cercò sul taccuino, poi disse: «Nessun testimone ha assistito alla scena dall’inizio. Solo un camionista ha dichiarato di aver visto la vittima, appena uscita dall’autogrill, correre in direzione del parcheggio; se ne ricorda perché è stato spinto di lato con forza. Tutti concordano sul fatto di aver udito due colpi di pistola in rapida successione, e molti, richiamati dagli spari, hanno visto la vittima accasciarsi al suolo, mentre sopraggiungeva la Mercedes del Bresso che, per evitare l’investimento, ha frenato bruscamente.»
     «Il Bresso?»
     «Sì, l’uomo che guidava l’auto. Aspetta laggiù. Dice di non avere idea di chi fosse il Maritali e del motivo per cui ce la poteva avere con lui.»
     Si voltarono dove indicava Finzi e videro il giovane elegante che fumava una sigaretta dopo l’altra; stava chiedendo per l’ennesima volta all’agente che lo piantonava quando se ne sarebbe potuto andare.
     Mancuso, divertito, disse al commissario: «Ecco un bel mistero su cui arrovellarti. Hai una vittima che ha sparato ed è morta d’infarto, ma c’è anche un presunto colpevole in stato di choc, che dice di non conoscere il suo aggressore e di essere lui la vittima.»
     «Senza contare che gli ha salvato la vita, almeno per qualche momento,» aggiunse Finzi, «visto che ha fatto di tutto per evitare d’investirlo.»
     Il medico commentò sardonico: «Non credo l’abbia fatto per altruismo. Penso che non volesse ammaccare l’auto nuova.»
     Ghersi allora ebbe un’idea e, interrompendo lo scambio di battute, domandò: «Siamo sicuri che l’auto sia del Bresso? Quel giovane potrebbe aver rubato l’auto, ma il proprietario se n’è accorto in tempo e ha tentato di fermarlo.»
     «Ho controllato,» disse Finzi, confutando subito quell’ipotesi, «il libretto di circolazione della Mercedes è intestato al Bresso.»
     Il commissario, deluso, si mise a cercare qualche altra spiegazione. Intanto l’ispettore si chinò sul corpo senza vita per recuperare il cellulare della vittima; dopo averlo preso, lo rigirò tra le mani, e disse: «Volevo dare un’occhiata al telefonino per recuperare qualche informazione in più, ma non riesco neppure ad accenderlo.»
     Anche il commissario provò ad armeggiare col cellulare, ma senza ottenere alcun risultato; allora intervenne Mancuso e disse: «Lascia fare a me. Cosa vuoi capirci tu che hai ancora un Nokia con display in bianco e nero. Per queste cose ci vogliono uomini di scienza.»
     Ghersi si arrese. Nonostante i corsi di aggiornamento, era allergico agli ultimi ritrovati della tecnologia. Passò il telefonino al dottore, mentre si domandava perché si era esposto a quell’ulteriore motivo di scherno.
     Mancuso inforcò gli occhiali e impugnò il cellulare con decisione. Con due rapidi tocchi il display si illuminò e il medico iniziò a spiegare: «È un bel terminale, un Samsung Galaxy. È un modello che ormai ha ben più di un anno, ma fa ancora il suo lavoro. C’è installato un Android non aggiornato e si dice che la batteria non abbia una gran durata, ma quale smart phone non mette a dura prova la batteria?»
     «Smart cosa?» chiese Ghersi confuso, mentre Finzi si godeva la scena.
     «Non hai mai visto la pubblicità con Totti? Smart phone! Lo sa dire pure lui» disse Mancuso ridendo.
     Il commissario bofonchiò di tifare per la Lazio, invitò il dottore a tagliar corto e a tirar fuori qualche informazione utile.
     Il medico continuò: «Siamo fortunati: non ha impostato il segno di sblocco e abbiamo libero accesso.»
     Poi dopo aver passato il pollice su ogni porzione del touch screen, disse: «La fortuna non ci abbandona. Il browser ha le password memorizzate. Posso aprire l’agenda, i contatti, collegarmi a internet. Con un tap su questa icona accedo perfino al suo profilo su Facebook.»
     «Non ho capito una parola, ma continua.»
     I due poliziotti seguivano da vicino le evoluzioni del pollice del dottore. Sullo schermo comparivano icone e finestre, sembrava che tutta la vita di quell’uomo steso sull’asfalto fosse accessibile senza alcuna protezione: potevano vedere appuntamenti vecchi di mesi e consultare quelli delle prossime settimane, leggere la rubrica e l’elenco delle ultime chiamate, i testi dei messaggi SMS e i siti internet visitati di recente. Ma il meglio arrivò quando il dottore visualizzò il profilo su Facebook e la vita di quell’uomo non ebbe davvero più segreti. Amicizie, messaggi, post in bacheca, fotografie delle vacanze e della famiglia, hobby, gusti musicali, orientamenti religiosi e politici: tutto era allo scoperto, vulnerabile, inerme come la polpa di un dente esposta alla punta di un trapano.
     Dopo quella dimostrazione, Finzi pensò che doveva assolutamente impostare il codice d’accesso del suo cellulare; Mancuso concluse che Android era molto meglio di Windows Mobile; Ghersi non ci capì nulla, se non che gli smart phone non facevano per lui.
     L’indagine diede subito i suoi frutti. Si scoprì che Roberto Maritali era un rappresentante di gioielli, possedeva anche lui una Mercedes CLS grigio metallizzato acquistata da poco, a cui aveva dedicato un intero album di foto su Facebook, e quella mattina aveva appuntamento con un facoltoso cliente, al quale stava portando il suo campionario.
     «Questo spiegherebbe tante cose» disse il commissario. «Abbiamo stabilito che quest’auto non è della vittima. Forse dall’alto dell’autogrill ha visto il giovane, il Bresso, aggirarsi intorno all’automobile che credeva sua e, quando ha visto che c’è salito sopra, avrà pensato che gliela stesse rubando. Il modello è simile. Deve essere sceso di corsa, ha cercato di fermarlo sparando in aria, ma il suo cuore non ha retto allo stress. A causa della dinamica dell’incidente, la natura del malore non è stata diagnosticata prontamente e il rappresentante è morto.»
     Finzi sembrava convinto da quell’ipotesi: «Una bella sfortuna. Quante probabilità c’erano di incontrare un’auto identica alla propria?»
     Ma il dottor Mancuso obiettò: «Non sono molte, un evento del genere non è impossibile, anche se è altamente improbabile. Però mi sembra strano che sia caduto in un simile equivoco: se nell’auto custodiva il suo campionario e ci teneva così tanto, dopo averla parcheggiata, avrà cercato di tenerla d’occhio. Si sarebbe accorto della presenza di due vetture identiche.»
     «Anch’io ho questo dubbio,» disse il commissario, «ma se l’ipotesi fosse vera, c’è anche un altro mistero: dov’è la Mercedes del Maritali? Per ora l’ho vista solo nelle foto su Facebook!»
     Nei parcheggi intorno, tra i curiosi che ancora si soffermavano a guardare, e gli automobilisti che andavano e venivano dal bar e dai servizi igienici, quel modello non si vedeva, eppure era decisamente vistoso.
     Nel frattempo, il medico, che aveva continuato a curiosare nelle pagine di Facebook del defunto, disse: «È triste pensare che nessuno potrà più aggiornare questo profilo. Vado spesso a verificare se qualcuno a cui ho fatto l’autopsia ha lasciato qualche traccia su internet, è una mia mania, ma è la prima volta che riesco a vedere davvero tutto. Ho anche dato un’occhiata a Google Maps; c’è perfino impostato un tragitto da Firenze a Lucca, un viaggio che ora non potrà più portare a termine.»
     «Stava andando a Lucca?»
     «Sì, nei messaggi si parla di un appuntamento con un cliente di Lucca per questa mattina.»
     «Ma allora cosa ci fa a Serravalle Sud, nel parcheggio in direzione Firenze?»
     I tre si voltarono e guardarono oltre l’autostrada. La Mercedes CLS grigio metallizzato nuova fiammante di proprietà del Maritali doveva essere dall’altra parte, nel parcheggio di Serravalle Nord, in direzione Pisa.
     Mancuso ebbe la conferma che per ogni mistero c'era sempre una spiegazione logica, e commentò ironico: «Basta un attimo di disattenzione ed è facile confondere i parcheggi, vero Ghersi?»

     Il corpo venne rimosso; i pochi curiosi rimasti continuarono il loro viaggio e la vita dell’autogrill riprese come sempre.
     Il dottor Mancuso pensò che, di quell’assurda vicenda, non avrebbe parlato nessun TG, forse qualche giornalista avrebbe pubblicato un trafiletto sui quotidiani locali, e per poco tempo sarebbero rimasti i segni dei rilievi della scientifica sull’asfalto, tra vecchie macchie d’olio, a pochi passi da una brusca frenata.
     Quel pensiero lo fece riflettere. Prima di restituire il cellulare ai poliziotti, scrisse un messaggio su Facebook nello spazio marcato con “A cosa stai pensando?” e subito, sulla bacheca di Roberto Maritali, morto da un paio d’ore, comparve il messaggio: “La vita è un'ombra che cammina, un povero attore che si agita e pavoneggia la sua ora sul palco e poi non se ne sa più niente. È un racconto narrato da un idiota, pieno di suoni e furore, significante niente (Shakespeare)”.

F  I  N  E

 
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margaca
view post Posted on 24/10/2010, 14:20




Il rapimento
di Marcello Gagliani Caputo
10580 caratteri

Freddy Krueger vuole stringere amicizia con te.
Fabio guardò la sua pagina di Facebook e sorrise. Il demone di Nightmare era sempre stato il suo preferito, aveva visto tutti i film della serie, ognuno almeno tre volte ed era riuscito anche a farsi una foto con Robert Englund durante la presentazione di un filmaccio horror di serie B. L’aveva incorniciata e appesa nel suo studio, fiero di mostrarla ogni volta se ne presentasse l’occasione. Allungò il braccio e cliccò su conferma e pochi secondi dopo Facebook gli comunicò che il nuovo amico gli aveva scritto un messaggio. Fabio poggiò il libro che stava leggendo e si mise seduto alla scrivania, andò su Messaggi e lo aprì. Quando lo lesse sentì il sangue raggelarsi nelle vene: Se vuoi rivedere tua moglie fatti trovare a mezzanotte all’autogrill Selva Candida. Lì saprai cosa voglio in cambio.
Fabio rimase immobile, con lo sguardo fisso su quel messaggio, poi afferrò il suo nuovo smart phone e compose il numero della moglie. A quell’ora doveva essere già sulla via del ritorno… uno squillo, due squilli, tre squilli… al settimo partì la segreteria telefonica. Fabio richiuse il cellulare e si passò una mano sul volto. Rilesse il messaggio e poi cliccò su rispondi: Chi sei? Come faccio a sapere che hai davvero rapito mia moglie? poi premette su invia. Dopo meno di un minuto arrivò un altro messaggio: Controlla fra poco nella tua posta elettronica.
Fabio aprì Outlook e aspettò che scaricasse i messaggi. Tra uno di Fastweb e uno di un portale commerciale, ne vide un altro con mittente Freddy Krueger, aveva un allegato. Lo aprì e apparve in primo piano la carta d’identità dalla moglie. Si lasciò andare sullo schienale della sedia.
«Potrebbe benissimo avergli rubato la borsa», pensò sentendo la speranza riaccendersi, «magari è uno scippatore da strapazzo che sta provando il colpo grosso».
Riprese il suo smart phone e richiamò, ma anche stavolta non rispose nessuno.
Tornò sulla posta elettronica e rispose al messaggio: Voglio vedere una foto di mia moglie, poi cliccò su invia. Dopo nemmeno due minuti arrivò un’altra e-mail con un allegato. Fabio lo aprì e rimase senza fiato. Vide sua moglie legata e imbavagliata su una sedia.
«Oh, mio Dio», mormorò coprendosi il volto con le mani. Rimase fermo per alcuni secondi, sentendo la testa girargli, poi riprese il cellulare e provò nuovamente a chiamare, come se non riuscisse ad arrendersi alla realtà. Quando ancora una volta squillò a vuoto lo lanciò sul divano e si alzò. Andò in camera da letto e aprì l’armadio. Afferrò una camicia e dei pantaloni e si vestì uscendo di casa.
In ascensore si collegò a Facebook con lo smart phone e scrisse un messaggio al rapitore: Sto arrivando, ti prego non farle del male.
Scese direttamente nel garage e saltò in macchina, sgommando verso il raccordo anulare.
In nemmeno venti minuti raggiunse l’autogrill, parcheggiò e andò dritto verso il bar-ristorante. Entrò e si guardò attorno, nella speranza di vedere qualcuno o qualcosa che potesse riportarlo da sua moglie, ma vide soltanto persone che cenavano e un paio di camerieri che giravano tra i tavoli. Si avvicinò alla zona self-service e squadrò uno per uno i clienti, nessuno di loro sembrò dargli importanza. Poi sentì squillare lo smart phone, era arrivato un messaggio. Lo tirò fuori dalla tasca e si appartò in un angolo del locale. Scorse il menu e vide di avere un mms, cliccò su apri e partì un video di pochi secondi in cui si vedeva sua moglie legata alla sedia. Si muoveva e girava gli occhi attorno, cercando disperatamente di chiedere aiuto.
Fabio si coprì la bocca con una mano, poi sentì lo smart phone squillare. Per poco non gli cadde di mano, ma alla fine riuscì a rispondere.
«Ti è piaciuto il regalino?» Gli chiese una voce metallica dall’altro lato.
«Chi sei?» Ribatté lui. «Sono all’autogrill, adesso dimmi cosa vuoi per lasciare andare mia moglie.»
«Lo so, tranquillo, ti ho visto.» Si sentì una risatina. «Vedi il bancone del self service davanti a te?»
Fabio guardò e vide un paio di persone che si stavano servendo. Dietro c’era un ragazzo che stava trafficando con qualcosa che non riusciva a vedere. Che fosse lui il rapitore? Fabio fece un passo, ma la voce al telefono lo bloccò.
«Non sono io quello, testa di cazzo.» Gli disse. «Mi consideri così stupido?»
«No, no, certo.»Si scusò lui temendo per l’incolumità della moglie.
«Allora, vai al self service e chiedi a quel ragazzo dei cappelletti in brodo.»
Fabio non capì.
«Che cosa?»
Dall’altro capo del telefono si sentì un sospiro.
«Sei sordo? Ti ho detto di chiedere al ragazzo dietro al bancone dei cappelletti in brodo.»
Lui lanciò un’occhiata davanti a sé e poi annuì.
«Ok, vado subito.»
«Bravo, e non farti venire strane idee. Se vedo solo una macchina della polizia tua moglie è fottuta.»
«Non ho chiamato nessuno», si affrettò a rispondere Fabio, «sono solo.» La comunicazione si interruppe.
Rimise lo smart phone in tasca e si avviò verso il bancone. Arrivato, il ragazzo alzò la testa e gli sorrise.
Fabio si guardò attorno, poi ricambiò il sorriso.
«Vorrei dei cappelletti in brodo.» Disse.
Il ragazzo lo guardò e smise di fare quello che stava facendo.
«Dei cappelletti in brodo, signore?» Gli chiese. «Ne è sicuro?»
Fabio annuì.
«Bene, allora si può accomodare a quel tavolo, glieli porto subito.» Sorrise ancora e sparì nelle cucine.
Fabio rimase qualche secondo fermo, poi andò verso il tavolo e si mise seduto. Si guardò attorno: i due uomini che aveva visto prima stavano mangiando e guardavano la tv appesa al muro.
Dopo circa cinque minuti, riapparve il ragazzo con un piatto colmo di cappelletti in brodo. Lo poggiò sul tavolo e prima che Fabio potesse dire qualcosa era sparito.
Fabio guardò il piatto davanti a sé e prese il cucchiaio, lo immerse nel brodo e dopo un attimo si accorse di aver toccato qualcosa sul fondo. Scostò la pasta e vide un oggetto di metallo. Lo tirò fuori e capì che era una sorta di portadocumenti. Lo aprì e si trovò in mano una foto di sua moglie. Era sempre legata alla sedia, ma questa volta aveva una pistola puntata alla testa. Fabio trasalì e voltò la foto per controllare se ci fosse scritto qualcosa e così in effetti era: Vai in bagno, lì troverai una chiave, prendila ed esci dal ristorante. Vai al parcheggio, troverai una porta con sopra disegnato un grosso teschio, aprila e scendi le scale, arrivato in fondo fermati e aspetta.
Fabio si guardò attorno e rilesse il messaggio altre due volte. Poi si alzò e andò verso il bagno. Aprì la porta, non c’era nessuno. Cercò con lo sguardo la chiave, ma non vide niente. Rovistò sotto i lavandini e dentro il cestino della spazzatura, poi aprì uno a uno i bagni e finalmente la vide sopra la cassetta dello scarico di uno di questi. La prese e corse fuori. Nello spiazzale cercò con lo sguardo il parcheggio dove aveva lasciato la macchina e lo raggiunse a passo svelto. Girò su se stesso alla ricerca della porta indicata nel messaggio e la vide proprio dietro la sua auto. La raggiunse e fece girare la chiave. Si ritrovò davanti a una rampa di scale illuminata da una fioca luce al neon. Si guardò alle spalle e poi cominciò a scendere i gradini, arrivato in fondo si rese conto di essere in un parcheggio sotterraneo.
Controllò attorno e vide poco lontano un furgoncino posteggiato, non sembravano esserci altre auto. Che sua moglie fosse prigioniera lì dentro? Fece due passi, ma poi si bloccò ricordando cosa c’era scritto sul messaggio: arrivato in fondo fermati e aspetta.
Attese qualche segnale e dopo pochi minuti i fari del furgoncino si accesero e questo partì a razzo verso di lui. Fabio rimase immobile, indeciso se scappare o rimanere lì, quando fu vicino provò a vedere chi ci fosse alla guida, ma il vetro era oscurato. Il guidatore sterzò e lanciò qualcosa dal finestrino. Una busta gialla, di quelle imbottite che si usano per le spedizioni, cadde ai piedi di Fabio e il furgoncino sparì nel parcheggio.
Fabio si chinò a prenderla e la aprì con foga strappandole i lembi laterali. Dentro c’era un’altra foto della moglie. La girò e lesse un altro messaggio: Guarda nel sottoscala, troverai un’altra chiave, prendila e vai verso una delle uscite, quella segnalata con la lettera L, sali le scale e ti ritroverai dietro all’autogrill. Lì vedrai i cassonetti della spazzatura, raggiungili e aspetta.
Fabio infilò la foto nella tasca e controllò il sottoscala. Sopra una cassetta di frutta messa al contrario c’era una chiave. La prese e cercò con lo sguardo l’uscita indicata nel messaggio, la vide poco lontano. Si avviò e si ritrovò di nuovo all’aria aperta. Voltò la testa alla sua sinistra e vide i cassonetti della spazzatura. Controllò se ci fosse qualcuno nelle vicinanze e si incamminò. Quel continuo girare a vuoto lo stava stancando, sentiva le gambe dolergli e il fiato farsi sempre più affannato. Una volta arrivato si guardò attorno e vide sbucare da sotto uno dei sacchetti un topolino. L’animale sembrò guardarlo e dopo aver annusato l’aria attraversò la strada sparendo nella campagna circostante.
Fabio si mise le mani sui fianchi e dopo pochi secondi squillò il cellulare. Lo tirò fuori dalla tasca della giacca e vide che era una videochiamata da un numero sconosciuto. Si affrettò a rispondere. Quando l’immagine comparve sul display dello smart phone vide un uomo con un passamontagna.
«Fino a ora sei stato molto bravo», gli disse il rapitore, «adesso ci siamo quasi.»
«Dov’è mia moglie? Voglio vederla!»
L’uomo dall’altro capo del telefono spostò lo schermo e inquadrò la donna legata alla sedia.
«Stai bene?» Gridò Fabio. «Ti hanno fatto del male?»
La moglie scosse la testa.
«Che volete? Che devo fare ancora?»
Lo schermo del cellulare si spostò e tornò a inquadrare l’uomo incappucciato.
«Hai la chiave?»
Fabio gliela mostrò.
«Bene, allora sali la scala d’emergenza e fermati al secondo piano, entra e ti troverai in un corridoio, percorrilo quasi tutto e fermati davanti alla penultima porta. Quella chiave la aprirà.» La comunicazione si interruppe.
Fabio cercò con lo sguardo la scala e salì i gradini a due a due. Aprì la porta al secondo piano e si trovò nel corridoio come gli aveva detto il rapitore. Si guardò attorno ancora una volta per controllare se ci fosse qualcuno e poi camminò fino alla porta indicatagli. Infilò la chiave nella serratura e aprì…
«Sorpresa!» Le luci si accesero e dei coriandoli esplosero nell’aria coprendogli per qualche secondo la visuale.
Fabio si guardò attorno confuso, poi vide la moglie alzarsi dalla sedia e togliersi il bavaglio dalla bocca.
«Buon compleanno, amore!» Gli andò incontro e gli stampò un bacio sulla bocca. «Piaciuto lo scherzo?»
 
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view post Posted on 24/10/2010, 19:35
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Il Terrore delle Pizzerie
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Uh-uh, qui qualcuno rischia di non consegnare...
 
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margaca
view post Posted on 24/10/2010, 19:55




Abbiamo consegnato solo in due, che succede se qualcuno salta?
 
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view post Posted on 24/10/2010, 23:02
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CITAZIONE (margaca @ 24/10/2010, 20:55)
Abbiamo consegnato solo in due, che succede se qualcuno salta?

Abbiate fede! Ci sono ancora sei ore... e come insegna il tizio del caffè Hag, c'è un momento quando arriva la sera, in cui scrivere diventa un piacere :P
 
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72 replies since 14/10/2010, 11:57   1338 views
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