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Skannatoio, edizione II

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Cloridoro
view post Posted on 24/10/2010, 23:45




:D
Nicolò Cerutti
10500 battute c.a.

SOLIPSISMO
Eccolo lì, un uomo seduto a gambe accavallate. Massimo. Mento squadrato e occhio fine, sicuramente compiaciuto della sua mediocrità. Non che sia un difetto, per carità. Tutto sommato sembra un bel tipo, e azzarderei un non ha cattivo gusto nella scelta delle cravatte. A dir la verità non riesco bene a distinguere il colore . Forse un...Azz è la luce opaca dello schermo che...attenti! Si è girato verso di noi! Avete visto?! Come se potesse riconoscersi..
Dicevo: la luce opaca...la luce blu del cellulare..ah sì! Sta messaggiando. Digita sullo schermo con i pollici. “Sono pronto” si legge in corsivo. Lui butta uno sguardo giù in strada e poi al di là della vetrata del suo ufficio vuoto. Scioglie le gambe e ci poggia i gomiti per avvicinarsi di più al monitor dove adesso si vede un' altra pagina: “Sito a cura di Lady Ghagha la sacerdotessa. Il segreto : le prove e solo le prove.”. Il titolo è orlato di oro su sfondo nero e rosso. Nella I di “Il” una donnina virtuale balla la lap dance e nella O un frate sorride porgendo i palmi.
Con un tocco leggero l' uomo accantona la schermata e apre Facebook:
Poke,poke.
-G io: Hola
-G ga! Com' è!? Sei pronto per l' incontro? Io sono prontissima. Mi sento come non mi sono sentita mai. Chiamiamola provvidenza, chiamiamolo karmha, ora ho qualcosa da proteggere, la mia integrità, qualcosa per cui combattere. Sempre più numerosi accorrono al cospetto di Lady Ghagha. Manca poco ga! Fra poco nessuno più sarà indifferente...
Massimo scosta disinvolto gli occhiali per sfregarsi le stanche palpebre, poi ,imperturbabile, apre il collegamento: Gagha: loggia G. Scirocco. Ora gli sfugge un sorrisetto a mezza bocca e poi un sussurro: “Mille e venticinque utenti. Ventisei...”. Incuriosito s' infila tra le piaghe sgualcite di quelle rughe, le rughe della foto, la foto di un anziano nuovo utente, agricoltore forse.
-G ga: Salve camerata! :) Il distintivo?-
Aspetta qualche secondo poi:
-G lè: ...Il vento raso invento, camerata, è un onore far parte della sezione Scirocco. Ma bando ai convenevoli. A quando il grande giorno?-
E Massimo, giusto il tempo di elaborare:
G ga: Domenica caro mio. Siamo tutti in F I B R I L L A Z I O N E. Ma occhio, proprio in questi giorni il tempo si fa più cupo. A causa dei soliti rompiscatole.
-G lè: ...ho sentito.
-G ga: Chiaramente con il crescere della popolarità sempre più gente chiede l' “amicizia”. Come se bastasse un click. Ne va della nostra reputazione. C' è sempre più bisogno di emisferi-lavoro, ma che siano autentici, passionali e capaci di pensare prontamente.
-G lè: Parole sante camerata! Non so perchè ma con voi mi sento libero di essere me stesso, il mio vero me. Sono solo un povero allevatore, ma sento che non sono io. Ormai con gli altri partecipanti del mio paese ci troviamo la sera su questo stesso sito a ridere, discutere, e bere in simpatia.
-G ga: Come bere?
-G lè: Beh, ci mettiamo d' accordo sulla parola mistero. Quella che se viene nominata si beve.
-G ga: …
-G lè: Ognuno beve da sé.
-G ga: Ti capisco. Ci capiamo, per questo siamo qui. Affinità elettive...
Per tutta la durata della conversazione Massimo è rimasto fermo, senza lasciare trasparire sentimento, in riflessione. Ma è proprio quando legge il messaggio di Sabrina che il suo viso splende di una viva luce, più lucente della luce del monitor: -G io: Voglio incontrarti...
Forse stupito o forse bianco d' orgoglio: - G ga: e mia moglie?-, G io: ...che si fotta quella donna-, -G ga: non la conosci- G io: ma conosco te e so quanto sei profondamente legato a me, al mio vero ego. Chi conosce l' anima di una persona, conosce tutto. Tanto mi basta. Ma sai anche l' occhio vuole la sua parte...
-G ga: Va bene incontriamoci sabato prima del grande giorno. Così non c' è bisogno che mi dici di dove sei. All' hotel Gran Palace a Roma a mezzogiorno.
-G io: Ci sarò...

Il mattino seguente un' auto sportiva nera parcheggia in doppia fila. Ne esce solare Massimo e con fare deciso s' intrufola giacca in spalla, sorriso stampato e cravatta marron nell' alimentari accanto, finendo inevitabilmente sommerso dal profumo banana. “Salve signore. Il solito? Pompelmo pagnotta e giornale?” facendoglisi subito incontro il piccolo gestore paffuto. Avanzando ancora di più col sorriso nel territorio delle guance, ma senza sforzo: “Tutto 'bbene Luiggi?” e prendendo in mano il sacchetto di carta riparte rombando finestrini srotolando verso lavoro.
Il gestore si rivolge sotto voce alla moglie grassottella: “Dì, ma guello non era il signore che di solito sctà siempre a contatto col cellulare?”. La donna accovacciata dietro la cassa guarda da sopra gli occhiali, oltre la Settimana Enigmatica e scrolla le spalle.

Il resto della giornata Massimo è gioviale con tutti, non che non lo fosse di suo, ma oggi in particolar modo: saluta con freschezza e simpatizza con i colleghi. Molti però non notano il suo colorato atteggiamento e lo trattano come si usa con un collega in quell' azienda, né bene né male.
La sera però, come al solito nella stanza semibuia dopo l' orario di lavoro, il suo migliore amico lo coglie in fallo:
-C fra: Ho visto i video che hai caricato. Molto belli.
-G ga: :)
-C fra: Ti è successo qualcosa di piacevole, non è vero? Sarà mica per domenica.
-G ga: Anche...ma anche perchè incontrerò G io.
-C fra: Sabri...
-G ga: mh uh.
-C fra: Ggrande ga! Felicitazioni! Finalmente scoprirai cosa vuol dire non essere più uno scapoletto eh!? =)
-G ga: E già. Ma domenica è riunione nazionale? Ci saranno i capi Loggia? Mi mettono a disagio...
-C fra: Nulla di cui preoccuparsi, non solo ci saranno, ma, Udite! Udite! Sua maestà Lady Ghagha arriverà direttamente dalla Svezia e presiederà alla riunione A. Nei dintorni di Roma.
-G ga: Il nostro ritrovo è l' autogrill all' uscita Piazano ovest.
-C fra: Ed è questa la novità fratello...finalmente si passa all azione. E' riunione generale! :o
Riflette un attimo passivo davanti allo schermo ed ecco che gli sfugge un respiro trattenuto troppo, interronpendo così il filare silenzioso e solitario dei minuti.
-G ga: Sono commosso. Ti voglio bene Bro. - C fra: Anch' io te ne voglio. A presto...
Dopo un' intera giornata di serenità e spensieratezza si trovava ora catapultato nel calmo e dolce mondo della felice attesa. Per la prima volta in cinque anni si chiedeva se fosse stato all' altezza del compito spettatogli, se sarebbe piaciuto nella sua totalità a Sabrina. Si chiedeva, sgattaiolando furtivamente in casa sua, se avrebbe avuto l' onore di conoscere sua Maestà e si chiedeva, soprattutto, quanto tutto questo fosse giusto, quanto la loro azione avrebbe scosso l' opinione publica. Tutto questo e tante altre cose si chiedeva, mentre saliva sul treno.

All' arrivo scorge tra la folla quel sorriso fotografico che tanto lo aveva ossessionato nelle notti insonni. “Una sorpresa.” sospira deluso, “come avrà fatto?”. Povero ingenuo: se l' era immaginato con vapore, fischi e sferragliare toni seppia. Lei lo guarda dal basso stretta nella sua borsetta. Un' abbraccio e proseguono verso l' uscita della stazione. Lei gli propone un piccolo baruccio nelle vicinanze. Lui dice che deve lasciare prima le valige in albergo.
Così passa un po' di tempo prima che i due possano aprirsi l' un l' altro. Come i loro pensieri scorrono veloci da un emisfero all' altro senza concedersi alle mani tese della coscienza, così i loro corpi si perdono per la città sfuggendo ai tentacolari peli della lussuria. Si sono persi e il tempo passa. Così Massimo, ormai stanco dei mille passi spesi e dell' inefficace concentrazione, si siede in un angolo in fondo al bar e sfodera la spada.
-G ga: ...i numeri...che sciocchi...

Poke! Poke! -G io: …;)...meglio così mi sentivo in imbarazzo...
-G ga: ti ho sentita fredda
-G io: …
-G io: ...hai ragione...ma non è come ti immaginavo
-G ga: non ci siamo quasi parlati...ma devo ammettere che neanch' io ho provato quello strano fremito che mi percorre ora tutta la schiena e che mi destabilizza ogni volta che ci sentiamo su facebook...
-G io: sei romantico... :) Io mi sto toccando...
-G ga: ti sento. Anch' io :P

Trascorre il pomeriggio sotto la pioggia, la sorella notte lo ringrazierà per averle regalato una luna così opaca.
L' indomani è l' Autogrill di Piazano Nord ad accogliere i primi onori della nuova Alba. Ci sono già molte macchine parcheggiate nere, rosse e blu, come al solito. Da una bianca parcheggiata fresca sul cordolo esce un giovane dagli occhi azzurri e mentre si fruga le mani in tasca camminando in cerca di un accendino, una sedia si scaraventa al suolo frantumando la vetrata dalla quale era uscita.
Un gran fracasso da quella breccia lascia il giovane interdetto. Un valletto si avvicina e dice: “Il suo nick Sir...” , e il ragazzo: “C fra” restando a bocca aperta e lo sguardo fisso. Gli viene porto un cartellino plasticato su cui c' è scritto C fra. “I suoi compagni la stanno aspettando”.
Cosi si fa coraggio ed entra dalla porta: un forte vociare si leva dall' enorme mucchio di persone strette tutte in un lato del locale; dall' altra parte una rissa sedata da quattro giganti e due uomini immobilizzati che si urlano a vicenda; in mezzo una gran quantità di merendine e patatine.
Un clacson. Nella macchine fuori C fra riconosce il volto di Massimo e gli va incontro pensando di presentarsi: “Piacere Sergio.” Dopo un attimo di smarrimento: “C fra. Il cavaliere dall' armatura blu, nell' immagine.”, “Ah!” risponde Massimo sorridendo “Ti immaginavo molto più, mmm, diciamo, maturo.” e notando una certa disapprovazione sul viso di Sergio :”Ehm, ho sbagliato termine. Vediamo. Ti immaginavo meno giovane. Cioè non che sia un difetto, anzi. Sai a volte cosa non giocano gli scherzi dell' immaginazione. Eheh.” Dopo un attimo d' esitazione il sorriso si spegne ad entrambi. “L' ho notato ieri con Sabrina: è tutto un enorme malinteso. Io ero venuto qui per le maledette prove del segreto e...”, “Come? Cosa?” lo interrompe Sergio irritato “noi dobbiamo distruggere le prove!”. “Sì, è proprio questo il problema. Pare che ognuno abbia capito una cosa diversa. Sabrina pensava ad una rivoluzione. Ho sentito che le logge dalla pi alla erre avevano qualcosa a che fare con la diffusione del golf tra gli strati medio bassi della società. Sono venuto di fretta per avvertirti.
Così tra schiamazzi ed urla i due si separano incompresi ed incomprensibili. Li possiamo vedere sfrecciare in direzioni opposte, ognuno con i propri pensieri, ognuno singolo e singolare.
Sappiate vincere le tirannie dell' ego miei intrepidi ribelli della nuova Alba.

 
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Llyr
view post Posted on 24/10/2010, 23:55




MESSAGGI
di Daniele Zecchinato
15.435 caratteri





Piiiii piiiii!
La rumorosa suoneria del cellulare riscosse Ada dal torpore in cui si trovava. Si alzò dalla poltrona e si diresse al tavolino del salotto su cui aveva abbandonato quel macchinario che ancora le risultava tanto alieno. 1 messaggio ricevuto, diceva la schermata, mittente sconosciuto. Com’era possibile che un sms potesse arrivare da un utente sconosciuto? Elena aveva detto che in ogni caso il numero del mittente sarebbe apparso al di sotto dell’avviso, le pareva di ricordare. Ma da qualche anno la sua memoria aveva iniziato a mostrare segni di cedimento che lei stessa riconosceva. Bah, ma vai a sapere, pensò. Premette il tasto con la dicitura ‘OK’, e uno strano testo apparve sulla schermata: “arrivo pr#_+st! °_çjaManchi m§lt
Non se ne diede pensiero. Avrebbe chiesto ad Elena quando sarebbe passata a trovarla. Sua nipote viveva con quell’aggeggio in mano per tutto il giorno: avrebbe saputo senz’altro cosa ci fosse di sbagliato. Lei, dal canto suo, credeva che non avrebbe mai imparato del tutto come adoperarlo senza andare a controllare nelle istruzioni che aveva scritto di suo pugno mentre Elena dettava. A settantadue anni suonati a che poteva servirle imparare ad usare un cellulare? Ma era stato un regalo di Elena, che si era dimostrata tanto entusiasta nel presentarlo ai nonni come dono per le loro nozze d’oro, e almeno un po’ contava di sforzarsi.
Tornò a sprofondare nella poltrona, mettendosi a guardare un po’ di tv. Dopo qualche minuto di zapping iniziò di già ad annoiarsi: da quando Cesare era morto non aveva nessuno con cui commentare quello che trasmettevano. Sentì il peso della solitudine premerle sul cuore. Se n’era andato da due settimane, e il suo senso di vuoto, di inutilità nel rimanere al mondo in questo modo, senza più alcuno scopo, non si era ancora affievolito. Cinquant’anni assieme, nel bene e nel male, finiti in pochi secondi. Quasi cinquant’anni, se quel maledetto sbronzo non avesse falcidiato Cesare all’uscita dell’autogrill il giorno prima. Ma cosa poteva farci? Settant’anni sulle spalle insegnano che nella vita non si può mai sapere.
Andò a letto, il posto in cui passava ormai la maggior parte delle sue ore. Si addormentò guardando il cuscino vuoto accanto al suo, posando su di esso una lieve carezza prima di chiudere gli occhi.

Venne svegliata dal suono del campanello. Gettò uno sguardo alla radiosveglia sul comodino, e trasalì nello scoprire che aveva dormito più di tredici ore. Erano le 11.44 di domenica mattina, e a venirla a trovare era Elena, come faceva sempre più spesso da quando il nonno era morto.
“Ciao nonna”, disse schioccandole un bacio sulla guancia. “Ma ti sei appena alzata? Hai due occhi!”
“Sì tesoro, stanotte non riuscivo a prendere sonno e ho fatto tardi davanti alla tv”, mentì Ada.
“Mmm”, mugugnò la ragazza, indecisa se credere o meno. “Be’ non importa. Dai vieni, ho portato delle taglioline da parte della mamma. Ci facciamo un bel sughetto!”
Una volta in cucina, Elena si piazzò sul tavolo con il pc portatile che aveva sempre con sé, mentre Ada prendeva dal frigorifero le verdure per il sugo e iniziava a tritarle.
“Mascalzona, dammi una mano invece di incollarti lì”, disse Ada col sorriso, sapendo che Elena l’avrebbe fatto comunque.
“Siiiì, siiiì nonna, lo sai che ti aiuto. Aspetta un secondo che – “ Si interruppe, fissando lo schermo con un’aria pensierosa. “Nonna, cos’è questa roba?”
Ada abbandonò il porro che stava affettando, avvicinandosi allo schermo. Elena era entrata in Feisbuc – Facebook, si corresse mentalmente notando la scritta in alto a sinistra – nella pagina che aveva creato apposta per lei. “Ce l’hanno tutti!”, le aveva detto la nipote quando l’aveva spinta a creare il suo profilo. “Dai, fallo, poi ti faccio aggiungere dai miei amici!”
Nella bacheca era apparso un commento che le portò subito alla mente l’sms della sera precedente. “VieNi, voglio vedertfff. vieni la’ tornnnna nel posto]*89yy
“Ma chi lo manda?”, chiese Ada stranita.
“Non lo so, non è nemmeno comparso il nome di chi l’ha scritto.” Elena era turbata più di lei. Venendo da una ragazza che viveva di internet, una frase del genere voleva dire che era un bel mistero.
“Vieni, guarda un attimo. Ieri sera mi è arrivato un messaggio simile.”
Le mostrò il messaggio misterioso, ottenendo il risultato di confondere ancora di più la nipote. “Non ci capisco niente”, sbottò Elena, ma la conversazione si spostò presto su altri argomenti. Quando il pranzo fu pronto, lo gustarono senza nemmeno pensarci.

Quella notte Ada venne svegliata per ben tre volte da quel cellulare infernale.
Bzzzz-fssss-bzzzz-“ Fu questo tutto ciò che sentì al rispondere alle prime due chiamate, ognuna delle quali giunse da un numero anonimo. Stizzita, alla seconda spense il telefono e si rimise a letto, chiedendosi a chi mai avrebbe potuto venire in mente di tirarle degli scherzi telefonici alle 3 di notte passate. Ma alle 4.30 esatte il telefono squillò di nuovo. Adesso lo getto nel water!, pensò intontita dal sonno, prima di rendersi conto che il cellulare avrebbe dovuto essere spento.
“Pronto?”, rispose con la voce impastata. All’altro capo c’era solo il ronzio di poco prima.
“Ma insomma, chi parla?”
Bzzzz-da, sei tu? Ada-fssssbzz-ada, sei tu? Ada? Bzzz-
Una doccia gelata le si riversò addosso. Sentì i capelli sulla nuca rizzarsi, e solo lo shock del sentire il sonno scivolare via in un baleno le impedì di far cadere a terra il cellulare.
Si sforzò di sciogliere il nodo che le serrava la gola, riuscendo a pronunciare il nome che le fremeva sulle labbra. “Cesare?”
Ada-ada- sei tu? Pronto-bzzzz-sei tu?
Le lacrime le salirono agli occhi. Non c’era alcun dubbio. Non poteva confondere la voce che ogni mattina, per cinquant’anni, aveva sentito al suo risveglio, l’accento toscano che tanto l’aveva divertita il giorno in cui si erano conosciuti alla fiera.
“Cesare? Cesare! Oddio! Dove sei? Come stai? Parlami, sono io!” Non si rese conto dell’assurdità di quelle domande. Continuò a tempestare il ricevitore con foga, interrotta solo dal ronzio e dalle parole ripetitive del marito, che apparentemente non si rendeva conto di stare parlando con lei.
Dopo pochi secondi, la conversazione cadde. Ada rimase a fissare instupidita lo schermo come se si trattasse di uno strano animale sulla cui innocuità o meno era indecisa. Quando l’illuminazione del display si spense si gettò tra le coperte con il telefono stretto al petto, singhiozzando finché il dolore non la sfinì tanto da farla cadere addormentata.

Il mattino dopo si svegliò stranamente riposata. Ricordava l’evento della notte precedente come fosse un sogno, e si chiese se effettivamente non fosse stato così. Ma poco dopo l’una, all’orario in cui Elena usciva da scuola, la ragazza la chiamò. Sussultò non appena udì lo squillo, ma si tranquillizzò non appena vide il nome della nipote apparire.
“Pronto?”
“Ciao nonna! Come stai?”
“Bene, bene tesoro”, rispose cercando di mantenere salda la voce. “Sto bene, non ti preoccupare. E tu?”
“Bah, ho fatto schifo nel compito di latino, sono un po’ giù. Ma ti ho chiamato per un’altra cosa. Senti, ho visto una foto tua e del nonno nel tuo profilo di Facebook. È davvero bella! Ma come hai fatto a postarla? Hai imparato da sola?”
“Postarla?”, chiese Ada confusa. “Ma quale foto?”
“Postarla vuol dire inserirla”, disse Elena divertita dalla carenza lessicale tecnica della nonna. “È una foto vecchia, eravate ancora giovani.”
“Ma, Elena, io non ho inserito nessuna foto.”
“Davvero?” La ragazza esitò. “Non ci capisco più niente. Prima quel messaggio, e adesso… Nonna, vai a vedere, per favore.”
“Ma non so come fare. Il computer ce l’hai tu!”
“Puoi entrarci col cellulare! Ora ti spiego.”
E dopo svariati tentativi falliti, cercando di capire cosa fosse un browser e dove dovesse inserire l’indirizzo di Facebook, la pagina del suo profilo si aprì. La foto era lì in bella mostra, una foto che ricordava bene. L’aveva scattata un amico di Cesare proprio il giorno in cui si erano conosciuti, con quelle enormi macchine fotografiche che usavano allora. Lei era raggiante, e un Cesare dall’aria tronfia le cingeva le spalle con un braccio. Dietro di loro si potevano intravedere le bancarelle e le giostre della fiera, in quel posto in cui ora sorgeva l’autogrill dove suo marito era morto.
Che sta succedendo?, si chiese, ma a risponderle fu nuovamente lo squillare del cellulare.
Lo afferrò con una mano tremante. 1 messaggio ricevuto. Un’altra foto: un’immagine dell’autogrill, dalla corsia d’immissione. Si riusciva a leggere persino il nome, in primo piano sul cartello che indicava anche i chilometri dell’A1: Area di servizio Roncobilaccio – 242. Sotto, il testo del messaggio era costituito da un semplice cuore: ♥.
Nel suo, di cuore, Ada non aveva ormai dubbio che Cesare stesse cercando di mettersi in contatto con lei. Era cresciuta in campagna, in un tempo in cui non era difficile credere a spiriti e fatture. Anche se i tempi erano cambiati, ancora ci credeva. Non c’entrava alcuna fattura in questo caso, ma il fatto che fosse proprio lo spirito di suo marito a dimostrarsi inquieto non la faceva sentire a suo agio. Le mancava? Desiderava che lo raggiungesse? A giudicare dai messaggi sconnessi che aveva ricevuto pareva proprio di sì.
Nei giorni successivi ne ricevette altri, e di tanto in tanto vinceva la sua avversione verso Facebook per scoprire che anche lì la sua bacheca veniva punteggiata di interventi dal solito utente misterioso. Non aveva paura, ma era in pena per il pensiero che Cesare, in qualunque posto si trovasse, non riuscisse a trovare la pace che gli sarebbe spettata.
Continuava a ricevere foto dell’autogrill, o dei momenti felici che avevano passato assieme negli anni della loro gioventù. L’ansia che provava nell’immaginarlo solo, sperduto, in cerca di lei, la affliggeva tanto che un giorno si trovò a contemplare il vuoto al di sotto del suo piccolo terrazzino, ipnotizzata dalla promessa di rincontrarlo che il cemento cinque piani più giù offriva.
Ma qualcosa non le tornava. Aveva la sensazione che, dopotutto, la sua vita non fosse diventata completamente inutile, e che qualcosa da fare ancora c’era. Solo che non riusciva a capire cosa, e le continue foto dell’autogrill la confondevano. Significava che doveva tornare lì? Ma per quale motivo? Era il luogo in cui si erano conosciuti, ma era passato tanto tempo, e tutto era cambiato. I casolari dei contadini erano stati tutti abbattuti, e al posto della vecchia fiera trovavano posto il ferro e l’asfalto.
I suoi dubbi vennero però sciolti dall’ennesimo messaggio, un’ulteriore foto dell’autogrill. Ritraeva questa volta l’entrata stessa, e il testo, nonostante i soliti refusi, era piuttosto esplicito: “çç|vieni-vieni-vnni-vieni\짔.
Il giorno dopo, di buon mattino, Ada salì sulla sua vecchia Punto, prese la tangenziale e si immise nell’A1 diretta verso Firenze.

Poco dopo essere uscita da Bologna il cellulare iniziò ad emettere scariche di elettricità statica con una frequenza sempre più incalzante. Qualche ora più tardi, in una galleria nel cuore dell’Appennino, impazzì iniziando a vibrare senza motivo ed emettendo un piiii piiii continuo senza che nessuna chiamata o nessun messaggio stessero entrando.
Il sole si avvicinava alla posizione del mezzogiorno quando Ada arrivò all’autogrill. Non appena entrò nel parcheggio la suoneria partì: non senza motivo questa volta, ma perché era in corso una richiesta di videochiamata da un numero impossibile. Era la prima volta che Ada utilizzava quella funzione. Pigiò l’OK senza sapere cosa aspettarsi, e le mancò il respiro quando vide che lo schermo stava riprendendo un luogo che le era familiare. Era quello stesso posto, ma in un altro tempo. Vedeva le bancarelle in un bianco e nero sporco attraversato da linee distorte, ma la gente, gli animali, i dolciumi e la musica erano quelle che ancora ricordava da quel giorno.
Ada? Ada? Sei tu? Ada? Sei tu? Ada?
Scoppiò a piangere nel sentire la voce disturbata del marito ripetere la stessa litania.
“Cesare? Sono io!”, disse tra i singhiozzi, “Mi senti?”
Ada? Ada? Ada?
“Cesare, sono qui, non so cosa fare! Aiutami… Mi manchi tanto! Dimmi qualcosa, ti prego!”
Si asciugò le guancie rugose facendo cadere qualche lacrima sul display. Aspettò distrutta dal dolore che il marito le dicesse qualcosa, che desse segno di essere cosciente di stare parlando con lei, ma la chiamata terminò.
“Nooo! Perché?”, gridò frustrata. Avvicinò il telefono al cuore, quasi per dare un po’ di calore all’unico mezzo che la teneva legata a Cesare.
Ricevette un messaggio e, con il cuore in preda a nuove palpitazioni, lo lesse. Era un’altra foto, del lato sud dell’autogrill. “vieni-vnnni-vieni-vieeeni-
Scese dall’auto e si incamminò verso il punto mostrato dall'immagine, incurante dei passanti che le osservavano il viso segnato dagli occhi gonfi e dalle lacrime. Una volta lì, un altro messaggio arrivò, contenente un'ennesima foto ritraente un punto poco più avanti. Ne seguì un altro, e un altro ancora, finché non arrivò alla grande siepe di oleandro che delimitava il confine dell’area di servizio, in un angolo sul retro nascosto alla vista dei più.
E adesso?, si chiese sconsolata.
Le rispose un altro messaggio, la cui foto mostrava il terreno al di sotto della siepe. Chinandosi e ignorando i dolori alle anche, Ada spostò il fogliame e vide che lo stesso cuore rosso di plastica che era immortalato nell’immagine stava lì per terra davanti a lei. Lo prese tra le mani e scoprì che ad esso era collegata una cordicella che affondava tra le radici degli oleandri. La tirò: con un minimo sforzo una scatolina venne alla luce, un piccolo contenitore di legno privo di decorazioni.
Una volta aperta la serratura a scatto, il suo cuore saltò un colpo, tanto che si chiese quanto ancora avrebbe potuto reggere tante emozioni così travolgenti alla sua età. Il contenuto della scatola era la collana d’oro e di perle che aveva indossato al suo matrimonio. L’aveva persa molti anni prima senza mai capire come, sentendosi una sciocca per avere lasciato sparire un oggetto tanto caro per lei. Sul fondo della scatola c’era un foglio, una lettera ingobbita per l’umidità ma ancora perfettamente leggibile.
Al mio amore eterno”, diceva la calligrafia inconfondibile di Cesare, “dono di nuovo il simbolo della nostra unione. La credevi persa, eh? E invece eccola qui. L’ho ritrovata anni fa, e ho pensato di conservarla per un giorno speciale. Mezzo secolo assieme, chi l’avrebbe mai detto? Voglio che torni a te, qui nel posto in cui la nostra storia è iniziata. Anche se tutto è diverso, il mio amore rimane lo stesso, e lo rimarrà anche per i prossimi cinquant’anni. Sempre tuo, Cesare.
Calde lacrime caddero sulla carta mentre Ada sfogava i singhiozzi che la scuotevano. Non era un pianto di dolore, ma di liberazione. Sapeva di aver fatto ciò che doveva. Prese la collana, la baciò e la mise al collo, sentendo in cuor suo che tutti i messaggi e le chiamate sarebbero cessati. Cesare era sereno, ne era certa. Voleva solo dimostrarle il suo amore un’ultima volta.
Tornò all’auto sentendosi leggera come non si sentiva da settimane e prese la strada di casa. Sorrise alla vista del cellulare, inerte sul cruscotto. L’avrebbe ridato ad Elena, che non ne avrebbe rifiutato uno in più: era un suo regalo, sì, ma non ne aveva più bisogno. Sua nipote avrebbe capito.
Di nuovo in viaggio, Ada assaporò il pensiero di casa sua – casa loro – che l’attendeva. Non era sola. Non lo sarebbe mai stata davvero.

Edited by Llyr - 25/10/2010, 02:33
 
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Fini Tocchi Alati
view post Posted on 25/10/2010, 00:59




Rimozione di fiducia.

jason2

Edited by Fini Tocchi Alati - 18/10/2011, 17:18
 
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margaca
view post Posted on 25/10/2010, 06:25




Ci siamo tutti!!
 
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view post Posted on 25/10/2010, 06:27
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Skannatevi! ;)
 
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view post Posted on 25/10/2010, 14:16
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Magister Abaci

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CITAZIONE (alecvalschi @ 17/10/2010, 00:25)
Deadline voti e commenti giovedì 29, ore 6.00. Tolleranza zero.

Stavo controllando le scadenze.
Immagino che sia VENERDI' 29 alle 6.00, giusto?
 
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margaca
view post Posted on 25/10/2010, 14:27




Eh sì, il 29 è venerdì, se non altro perchè sabato è 30, il mio compleanno! Mattina intensa, letti i primi due racconti e preparate le schede coi commenti! Per oggi basta, domani conto di leggere gli altri due!!
 
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view post Posted on 25/10/2010, 15:03
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Il Terrore delle Pizzerie
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CITAZIONE (TETRACTYS @ 25/10/2010, 15:16)
CITAZIONE (alecvalschi @ 17/10/2010, 00:25)
Deadline voti e commenti giovedì 29, ore 6.00. Tolleranza zero.

Stavo controllando le scadenze.
Immagino che sia VENERDI' 29 alle 6.00, giusto?

Giusto.

Ho corretto nel testo a monte.
 
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view post Posted on 25/10/2010, 17:04
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CITAZIONE (margaca @ 25/10/2010, 15:27)
sabato è 30, il mio compleanno!

Auguri in anticipo! Sabato potrei scordarmi ;)
 
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Llyr
view post Posted on 25/10/2010, 17:31




Pare che sarò io a partire coi commenti :D Vi prego di perdonarmi se posso sembrare duro, ma vi chiederei di fare lo stesso per me!
(E spero di non sbagliare col metodo di votazione... non vorrei aver letto male il regolamento!)


A COSA STAI PENSANDO? / Tetractys

Trama - Molto lineare. Semplice, in fondo, anche se confesso di essere dovuto tornare indietro diverse volte per cercare di capire di cosa stessero parlando i personaggi. L'espediente dello sbaglio di parcheggio non è banale, ma devo dire che da un racconto che tu stesso hai classificato come 'giallo' mi aspettavo qualcosa di più eclatante: tutto viene risolto nel giro di pochi minuti, senza eventi degni di nota.

Personaggi/dialoghi - Accettabili. I dialoghi sono buoni, ma nessuno spicca. E' difficile attribuire un viso ai personaggi: anche in questo caso ogni tanto sono dovuto tornare indietro per capire chi stesse parlando.

Forma - Decisamente godibile. Niente di eccelso, ma il racconto scorre via leggero senza intoppi. L'unica (piccola) nota dolente è qualche virgola in più che in due o tre volte mi ha frenato la lettura. Per fare un esempio: "Poco lontano, una piccola folla di curiosi si assiepava lungo il nastro collocato intorno alla scena del crimine, mentre, lungo l’autostrada A11, camion e automobili sfrecciavano indifferenti in entrambe le direzioni, ignari della tragedia che si era consumata." Quel mentre usato come inciso è indigeribile. Anche la virgola dopo A11 si potrebbe tranquillamente eliminare.

In definitiva, un racconto senza infamia e senza lode: si legge con piacere, ma resta un certo senso di insoddisfazione.
Voto: 3


IL RAPIMENTO / Margaca

Trama - Debole. Si riduce il tutto ad una specie di inseguimento al contrario che però non provoca un minimo di pathos. Dirò la verità... mi sono annoiato.
E' un peccato, perché appena ho letto quel Freddy Krueger all'inizio mi sono detto: 'Bello! Che trovata originale!", solo per poi scoprire che il tutto sarebbe andato in una direzione molto meno interessante.
Ma la parte dolente non è questa, bensì il finale. Ora, non posso parlare da nessun pulpito perché non sono nessuno, ma trovo che un finale del genere sia estremamente disonesto nei confronti del lettore: un espediente becero per risolvere un intreccio che non va da nessuna parte. E' come far annusare una caramella ad un bambino e poi togliergliela dalle mani.

Personaggi/dialoghi - Fabio è una figurina al servizio della storia. Non mi ha detto nulla, non ho palpitato con lui, non mi ha trasmesso il senso di ansia che avrei dovuto provare. Nemmeno il finto rapitore si salva, ma rimane una vocina anonima dall'altra parte del telefono.

Forma - Così così. Le frasi ogni tanto tentennano, quasi avessi scritto tutto in fretta senza pensare a costruire dei periodi regolari. Esempio: "Si avvicinò alla zona self-service e squadrò uno per uno i clienti, nessuno di loro sembrò dargli importanza. Poi sentì squillare lo smart phone, era arrivato un messaggio." Hai usato male la punteggiatura e le congiunzioni. Sarebbe molto meglio qualcosa del genere: "Si avvicinò alla zona self-service e squadrò uno per uno i clienti, ma nessuno di loro sembrò dagli importanza. Un nuovo squillo dello smart phone lo fece trasalire: era arrivato un messaggio."
I dialoghi sono molto generalmente forzati, e in un paio di casi certi scambi di battute andrebbero eliminati del tutto. ("«Dei cappelletti in brodo, signore?» Gli chiese. «Ne è sicuro?» Fabio annuì." -> E' del tutto inutile all'economia della situazione)
Altro piccolo appunto per rendere più scorrevole la lettura: fossi stato in te avrei citato tra virgolette o reso in corsivo i testi dei messaggi che Fabio riceve.

Giudizio finale: non mi ha soddisfatto. E, ribadisco, il finale è ridicolo e disonesto: se tu fossi un romanziere affermato e piazzassi una conclusione del genere ad un tuo libro mi sentirei un po' preso in giro.
Voto: 2


SOLIPSISMO / Cloridoro

Trama - Ecco, come dire... non ci ho capito una mazza :blink: Sul serio, non ho capito il titolo in relazione al racconto, non ho capito di cosa parlassero i personaggi, non ho capito dove tu volessi andare a parare. Sono l'unico ottuso? :blink:

Personaggi/dialoghi - Anche qui rimane tutto un enorme punto interrogativo. Non posso nemmeno dare un giudizio obiettivo perché non saprei nemmeno cosa giudicare. Anche le chattate mi sembrano tutte un enorme delirio, e non si capisce chi stia scrivendo e quale sia il senso dei nick...

Forma - L'unico punto su cui posso esprimermi razionalmente. La cosa che salta subito all'occhio è che la punteggiatura è sbagliata: troppi puntini di sospensione, troppi '?!', spazi tra la fine di una frase e il punto di chiusura che non ci dovrebbero essere, così come lo spazio tra l'apostrofo e la parola successiva. Lo stile in sé non è nemmeno malvagio, ma in un racconto come questo perde ogni valore.

Un racconto che mi ha lasciato perplesso. Lo voto 1 perché lo trovo ingiudicabile, nel senso che proprio non saprei cosa dire a riguardo visto che non ci ho capito nulla.
Voto: 1


INDOVINA CHI SONO? / Fini Tocchi Alati

Trama - Lineare e semplice, ma a differenza del primo racconto mi ha davvero preso. Hai saputo dosare benissimo i tempi della suspence e non hai allentato mai la presa, dimostrando un gran controllo sulle fila della storia. Un plauso!

Personaggi/dialoghi - Ben delineati. Marina mi è piaciuta: frustrata al punto giusto, me l'hai fatta apprezzare tanto che ho sperato fino all'ultimo che le cose andassero diversamente per lei nel finale. Credo sia un segno di buona di riuscita di un personaggio quando ci si preoccupa per lui ^_^
Molto buono anche lo stalker, bello inquietante!

Forma - Anche qui poco da ridire: l'unica nota a tuo sfavore, a mio avviso, è il testo della canzone di Ligabue che spalmato nella prima parte mi sembra non aggiunga nulla risultando un po' ridondante.

Il migliore senza dubbio!
Voto: 4

Edited by Llyr - 26/10/2010, 01:39
 
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margaca
view post Posted on 25/10/2010, 17:49




Grazie del commento, ciò che posso dirti riguardo il finale della mia storia è chiederti soltanto se hai mai visto "The Game - Nessuna Regola" di David Fincher. Tutto viene da lì, da un gioco con il lettere/spettatore che speravo desse risultati diversi dalla tua delusione. Mi sembrava più scontato finire con uno incontro-scontro tra il rapitore e Fabio, quello se lo sarebbero aspettati tutti. Non lo considero nè disonesto nè un espediente per chiudere la storia, era voluto, poi se non è piaciuto è un altro discorso.

Edited by margaca - 25/10/2010, 19:08
 
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Llyr
view post Posted on 25/10/2010, 19:30




Non l'ho visto ma ne ho sentito parlare molto bene, e conoscendo Fincher non dubito che sia un gran bel film.
Il fatto è che bisogna stare attenti decidendo deliberatamente di usare finali simili. I risultati possono essere buoni quando ci sono delle motivazioni che si ricollegano ai personaggi stessi o quant'altro, ma in ogni caso credo ci voglia molta, molta bravura per non farli apparire gratuiti e fini a se stessi.
Forse un racconto di questa brevità non si prestava a giocare bene con le aspettative del lettore, o forse è solo questione di gusti... Non so, mi piacerebbe sentire anche i pareri degli altri :)
 
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view post Posted on 25/10/2010, 19:30
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Il Terrore delle Pizzerie
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CITAZIONE (Llyr @ 25/10/2010, 18:31)
Vi prego di perdonarmi se posso sembrare duro, ma vi chiederei di fare lo stesso per me!

Non si è mai troppo duri se c'è l'intento di aiutare a crescere un collega scrittore... :B):
 
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view post Posted on 26/10/2010, 00:11
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Magister Abaci

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CITAZIONE (Llyr @ 25/10/2010, 18:31)
Pare che sarò io a partire coi commenti :D Vi prego di perdonarmi se posso sembrare duro, ma vi chiederei di fare lo stesso per me!

Che skannatoio sarebbe altrimenti? ;) Grazie per il commento. Sia al tuo che a quelli degli altri risponderò con un post finale collettivo, con il voto per i commenti che preferisco.
Per il momento ti dico che sei stato troppo buono nei miei confronti e ti ringrazio per la segnalazione delle virgole che appesantiscono.
Per i dialoghi, finché si svolgono tra due personaggi, più o meno li riesco a gestire. Ora sto provando a farne parlare tre alla volta, ma ci devo lavorare ancora molto e capisco la tua difficoltà nel seguire lo scambio di battute.

Entro giovedì mando i miei commenti. Da quello che ho letto velocemente finora, ho l'impressione che ci sia già un favorito, ma non dico nulla: non vorrei bruciarlo :p094:
 
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margaca
view post Posted on 26/10/2010, 08:28




Eccomi a voi con i miei commenti e voti:

A cosa stai pensando? di Leonardo Boselli
Voto 2

Trama: Il racconto mi ha dato l’impressione di essere stato estratto da qualcosa di più lungo. L’inizio mi ha subito preso e coinvolto, si prospettava un’indagine interessante e piena di sorprese, ma non c’è una fine. Viene tutto troncato prima dell’ultimo paragrafo, lasciando abbastanza delusi. Il finale è interessante, con una punta di dolcezza, ma non c’entra davvero niente con il resto del racconto. Troppo brusco il passaggio tra l’ultima battuta di Mancuso e la conclusione della storia.

Personaggi: Descritti e tratteggiati abbastanza bene, soprattutto l’ispettore Finzi e il medico legale Mancuso, mentre ho trovato sgradevole e fastidioso il commissario, troppo oggetto della derisione degli colleghi. Uno con un ruolo così non penso possa essere descritto come un imbranato di prima categoria (sbaglia l’uscita, non sa cosa sia uno smart phone), insomma ci sei andato troppo pesante.

Stile: L’inizio in particolare è scritto molto bene, fai entrare immediatamente il lettore nell’ambientazione, però poi ci sono diversi zoppicamenti. Alcune parti descrittive in cui parli dei personaggi non vanno bene, ad esempio:
sembrava burbero, però aveva un animo molto sensibile (non si può leggere!!)
Aiutato dalla sua corporatura robusta e dalla barba folta, era temuto dai suoi sottoposti che obbedivano senza battere ciglio, ma chi lo conosceva bene sapeva che era solo un atteggiamento di facciata. (è troppo scontato, poco originale, piatto)
Riguardo i dialoghi, vai abbastanza bene, ma a volte sei poco credibile. In questo caso soprattutto quando parla il commissario che sinceramente sembra un cretino. E poi cadi in contraddizione: prima dici che tratta i suoi sottoposti in maniera brusca e poi si fa prendere per il culo dal medico legale.
Sotto qualche osservazione:
Poco lontano, una piccola folla di curiosi si assiepava lungo il nastro collocato intorno alla scena del crimine, mentre, lungo l’autostrada A11, camion e automobili sfrecciavano indifferenti in entrambe le direzioni, ignari della tragedia che si era consumata. (Ripetizione troppo ravvicinata)
perché poco prima era sceso dall’autogrill al ponte dal lato sbagliato. (mancava la “l”)

Suggerimenti:
Mi permetto di darti qualche consiglio: essendo comunque un giallo, devi dare una soluzione al caso (forse c’è ma non l’ho capita io?); e devi rivedere il personaggio del commissario rendendolo più credibile, ma anche quello dell’ispettore, tutti e due vanno in secondo piano rispetto alla simpatia di Mancuso che gli toglie il palcoscenico.


Solipsismo di Niccolò Cerutti
Voto 1

Trama: Credo sia la storia più sconclusionata che abbia mai letto nella mia vita. Scusa la franchezza, ma non ci siamo proprio, ti do 1 perché non posso darti zero. Non c’è né capo né coda, non si capisce quale sia il nocciolo della trama, non si arriva a nulla.

Personaggi: Ci sono dei personaggi? Un protagonista? Io ho trovato solo qualche nome e poi solo confusione, nei ruoli, nelle descrizioni, nelle azioni. La scelta poi di riportare i dialoghi come chat ha affossato anche di più tutto. Chi è Massimo? Che lavoro fa? Perché passa tutto quel tempo a chattare su facebook? Troppi interrogativi e nessun lavoro sui personaggi per renderli simpatici e far provare empatia al lettore

Stile: Questa è la vera nota dolente: è scritto malissimo e neppure riletto perché ci sono decine e decina di refusi, perché? Ci sono discordanze nei verbi, parti in prima persona, poi passi alla terza, in un caos in cui anche la punteggiatura salta e sparisce.

Suggerimenti: Riscrivilo dopo che sarai sicuro di cosa vuoi scrivere, della storia, dei personaggi, dell’eventuale messaggio che vuoi trasmettere. Così è davvero illeggibile.


Messaggi di Daniele Zecchinato
Voto 3

Trama: Una bella storia, commovente, mi ha preso al cuore, soprattutto nel finale. Nonostante si fosse intuito fin dall’inizio come sarebbe andata a finire, è stato bello leggere il percorso di comprensione e scoperta della donna.

Personaggi: Ce ne sono due e diametralmente opposti: da un lato la nonna, vecchia, annoiata, allergica alla tecnologia e ai cambiamenti che vede susseguirsi attorno a lei e dall’altro la nipote iper-tecnologica, la tipica teenager di oggi. Ben tratteggiati tutti e due, meglio la nonna, alla ragazzina avrei fatto fare qualcosa in più. Ad esempio, quando lavora al pc mentre la nonna cucina, le avrei fatto fare movimenti e gesti diversi: clicca, scrolla, smanetta ecc., insomma utilizzando tutti termini che avrebbero solcato ancora più profondamente la differenza con la nonna. Mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa del genere (l’ho preso dal racconto di Tetractys, uno dei brani migliori): Poi dopo aver passato il pollice su ogni porzione del touch screen, disse: «La fortuna non ci abbandona. Il browser ha le password memorizzate. Posso aprire l’agenda, i contatti, collegarmi a internet. Con un tap su questa icona accedo perfino al suo profilo su Facebook.»

Stile: Questo è forse l’unico punto debole del racconto, il tuo modo di scrivere sembra ancora un po’ acerbo: se i dialoghi funzionano abbastanza grazie soprattutto alla profonda diversità tra nonna e nipote, la parte iniziale di riflessioni e descrizione della vita della nonna lascia qualche dubbio. E’ un po’ meccanico, scorre poco e a volte poco originale. Una frase così, ad esempio: Una doccia gelata le si riversò addosso. Sentì i capelli sulla nuca rizzarsi, e solo lo shock del sentire il sonno scivolare via in un baleno le impedì di far cadere a terra il cellulare. poteva forse essere risolta in maniera più secca e concisa con “un brivido la scosse rischiando di farle cadere il cellulare di mano”, a volte esageri nelle descrizioni, dovresti essere più sintetico e andare meglio al cuore della questione.

Suggerimenti: Visto che comunque la storia c’è ed è ben delineata, rileggilo e dagli un colpo di forbice, cerca di essere più concreto e come detto sopra marca di più la differenza tra i due personaggi. Di seguito alcune segnalazioni:
La rumorosa suoneria del cellulare riscosse Ada dal torpore (sarebbe meglio scosse)
iniziò di già (lo toglierei) ad annoiarsi
se quel maledetto sbronzo non avesse falcidiato (non mi piace, meglio usare ubriaco)
ho portato delle taglioline da parte della mamma (io conosco i tagliolini, un tipo di pasta…)
Quando l’illuminazione del display si spense si gettò tra le coperte con il telefono stretto al petto, singhiozzando finché il dolore non la sfinì tanto da farla cadere addormentata. Il mattino dopo si svegliò stranamente riposata (troppi “si” ravvicinati)
il suo cuore saltò un colpo (che significa?)



Indovina chi sono? di Fini Tocchi Alati
Voto 4

Trama: Senza ombra di dubbio è il migliore racconto dei 5 postati. La storia è pressoché perfetta come svolgimento, tranne forse durante l’incontro della protagonista col poliziotto all’autogrill. Come mai non fa leggere i messaggi al poliziotto? Sarebbe normale che una donna in quella situazione si affida completamente a qualcuno che possa assicurarle protezione. Detto questo, il racconto scorre via velocissimo e molto intenso.

Personaggi: Ce n’è uno, ma tratteggiato in modo egregio. Fin dalle poche descrizioni fisiche (giusto i capelli ricci) si ha l’impressione comunque di vederla, di immaginarla subito, un ottimo lavoro secondo me scaturito dal farle fare tante cose e farla pensare poco. Prendo ad esempio il racconto Messaggi di Daniele: lì ci sono tante, troppe riflessioni e poche azioni, mentre qui i pensieri e le paure della protagonista vengono descritte tramite ciò che fa e non attraverso ciò che pensa.

Stile: Lo stile è quello di sempre, tanto di cappello: pulito, essenziale, scorrevole, tutto sembra al proprio posto tranne la frase finale:
Si apre la foto dell'avatar.
Urla di orrore quando riconosce, nella foto, la camera da letto dove si trova.
Il messaggio recita semplicemente: “Indovina dove sono ora?”

Io avrei lasciato così:
Si apre la foto della sua camera da letto.
“Indovina dove sono ora?”


Suggerimenti: Poco o niente, soltanto quanto ho scritto sopra riguardo la frase finale e sull’incontro col poliziotto
 
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72 replies since 14/10/2010, 11:57   1338 views
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