PETTINI E COZZE AL CURRY
– Questa pastasciutta fa schifo!
– Huè Miche’ – risponde Domenico con rabbia al figlio, – ma tu hai astutichito proprie! Ma ti pare? Urlare ‘ste cose in cucina con tutti i clienti in sala?
– Clienti? Ma se la sala è vuota.
– E quel cristianone con la barba vicino all’acquario?
Michele si affaccia in sala e quando rientra conferma: – Hai ragione pa’. Scusa.
– Tu mi vuoi rovinare.
– Io? Ma se sono settimane che non viene più nessuno.
– E che ci posso fare se tre mesi fa quello strunze è venuto a morire proprio qui? Tutti dicono che è stato a causa della mia cucina, ma quello l’infarto se l’è meritato! Stava come nu puerche. Pesava centottanta chili. Otto paramedici ci sono voluti per sollevarlo!
– E due ambulanze per portarlo via.
– Sì, sfotti. Ma qui, quella sera, c’erano davvero due ambulanze. E anche due auto dei carabinieri, tre della polizia…
– E quattro dei pompieri.
– Ehi Miche’, ma tu vuoi farmi incazzare? Se ti dico che era un casino era nu ca–si–ne! E per forza che stanno tutti a dire che da Mimino il tarantino si mangia male!
– È vero, – ammette Michele, – siamo stati sfortunati. Ma qui, ammettiamolo, non si è mai mangiato davvero bene. Ma adesso… è pure peggio.
– Ehi, sciacquate ‘a vocche! Come ti permetti a dire cose del genere?
– Va beh, allora non te lo dico che quel sugo fa schifo. Assaggialo. È salatissimo!
Domenico non si muove, ma quando il figlio gli mette davanti una forchettata di pastasciutta, accetta remissivo. Due secondi e sputa tutto nel tritarifiuti.
– Allora?
– Nu schife! – Quindi, urlando al cuoco, aggiunge: – Aziz! Ma come cazzo lo cucini il sugo di cozze al paese tuo?
– Non ci sono cozze a Marrakech. – Risponde il cuoco Marocchino in un italiano impeccabile.
In quel momento, il campanello montato sulla porta annuncia l’arrivo di altra gente.
– Sei fortunato. Ci stanno i clienti. – Dice Domenico uscendo.
– Scusa Aziz. – Dice Michele.
– Non preoccuparti. Sono abituato alle sfuriate di Mimino.
– Sì, sarai pure abituato alle sue sfuriate, ma quel sugo fa davvero schifo.
– E che ci posso fare? Mimino mette sale in tutte le pentole senza nemmeno assaggiare?
– E tu diglielo che ce l’hai messo.
– E glielo dico sì, ma poi, quando è in buona, mi dice di star zitto che io so fare solo il Kebab! Ehi! Ma Ridi?
– Scusa, ma la battuta è bella. C’è del vero.
– Vero? Ma se il kebab è turco!
– Dai, non fare così. Neanche fossi un grande chef.
– Ora mi arrabbio. Lo sai che sono diplomato alla scuola di cucina di Gordon Ramsey…
– Sì, lo ripeti di continuo, ma figurati se uno che ha studiato con quello là finiva a lavorare in una bettola come questa.
– Quante volte devo ripeterlo che ho avuto i ladri in casa e mi hanno preso il diploma?
– Ma sono tre mesi che lavori qui, da dopo la morte del grassone. Com’è possibile che ancora non te l’abbiano ridato?
– E che ne so? – Risponde il cuoco mentre fa saltare una padella sul fuoco. – Telefono tutti i giorni, ma la risposta è sempre la stessa: se Ramsey non ripassa da Siena, niente da fare. Deve firmarlo in originale…
– E ‘na cazzo di copia nel frattempo no? Un attestato piccolo piccolo, un foglio a quadretti con su scippata ‘na firma. Cazzo Aziz come faccio a crederti. Siamo nell’era delle e.mail…
– Guarda che Gordon ha degli standard altissimi, non manda i suoi attestati esclusivi da chef per e.mail.
– Bha, lasciamo stare. Ora lo chiami pure Gordon. Fra un po’ mi dirai che sei il suo testimone di nozze. Finiscila con ‘sta storia e mettiti al lavoro. Sarai anche un allievo di Ramsey, ma il sugo di cozze faceva schifo.
Michele va dal padre e si sorprende di quanta gente ci sia in sala.
– Hei Miche’ vatt’a mettere nu sunale che m’hai d’aiuta’!
– Che cos’è che devo andare a mettermi?
– Nu sunalicchie! Un grembiule! Ma che razza di tarantino sei?
– Ueh papi, mi sun de Milan! Altro che tarantino. Nato e cresciuto all’ombra della Madunina!
– E c’hai ragione. Ancora mi chiedo come ho fatto a finire qui cinquantasei anni fa! Comunque preparati. Questa sera è tosta. Nemmeno so se c’è cibo per tutti.
– Non ti preoccupare, – dice Michele indossando un grembiule, – tu vai in sala a prendere gli ordini, io do il ritmo alla cucina e porto fuori i piatti.
– Scusi. Ci porta il menù?
– Il menù?
– Sì, il menù.
– Vede, qui non usiamo presentare i piatti su carta. Preferiamo dirli a voce.
– Beh, allora… ci dica. Cosa ci consiglia?
– Fagioli.
– Fagioli? Fagioli come?
– Allora… Fagioli a zuppa. Zuppa di fagioli. Pasta e fagioli. Fagioli con la pasta. Zuppa di pasta e fagioli.
– Ma? Sa che è davvero un fenomeno? – Dice il signore mentre tutti quelli al tavolo scoppiano a ridere.
– Grazie. È che mi piace scherzare. Vede… per mettere a proprio agio i clienti. Facciamo così, se vi fidate, una serie di antipasti e un bel piatto di linguine all’astice di primo. Poi, se avete ancora fame, vi preparo anche un bel secondo.
– D’accordo. Mi fido di lei.
– Intanto vi porto da bere.
– Mannagghia Miche’! – Esclama Domenico rientrando in cucina. – Non ho mai avuto così tanta gente. Pensa, uno voleva pure il menù! E io che non so nemmeno che c’è nel frigo.
– Beh, ho visto che te la sei cavata bene.
– Sì, ho declinato la parola fagioli in tutte le sue forme e salse. Un disastro!
– E se facessimo lo stesso menù per tutti? – Dice Aziz.
– Ehi, grande chef, – risponde Domenico imbronciato, – non è che questa è opera tua? Magari hai chiamato quel tuo amico cuoco, che a me pare pure un tantino ricchione, e adesso mi ritrovo una videocamera nel forno per vedere s’è sporco?
– Gordon non è gay! – Risponde il cuoco piccato. – E comunque, io non ho chiamato nessuno!
– Però è vero, – s’intromette Michele, – da qualche sera su Sky trasmettono un programma dove dei collaboratori di Ramsey vanno a provare i ristoranti con le videocamere nascoste.
– Ecco! – Esclama Domenico battendo le mani e stringendosele al petto. – U sapev’ie! Lo sapevo! Adesso corro ad accendere la TV in sala per controllare, ma ti giuro Aziz che se solo vedo una telecamera, io te spacc’ ‘a facce. E non ti salvi nemmeno se crolla San Cataldo!
– San Cataldo?
– Ignorante. – Dice Domenico schifato.
– È il duomo di Taranto. – Spiega Michele.
– Tutto qui? – Chiede in tono ironico Aziz.
– Continua a scherzare che solo con il crollo del duomo di Milano ti salvi! Ora basta fesserie. Qui ci vuole un menù!
– Tu hai le idee confuse su che cosa sia un menù.
– Ehi non litigate. – Interviene spazientito Michele. – Dobbiamo darci da fare.
– Io un’idea ce l’ho. – Dice serio Aziz. – Però ho bisogno di qualcuno che mi dia una mano.
– Ok. – Concorda Michele. – Vado a prendere la mamma e mia sorella. Cinque minuti e vedrai, con loro in cucina non avrai problemi. Intanto pa’, torna in sala a portare da bere.
– D’accordo. Ma prima accendo la televisione.
– Allora siete pronti a fare uscire qualche piatto?
– Mimino aspett’ ca simme arrivate mo’ mo’!
– È vero Domenico, – S’intromette Aziz, – sono appena arrivate. Giusto il tempo di mettersi il sunale…
– Ehi Aziz, adesso parli pure tarantino? Giuro che a fine sera ti uccido!
– Scusate, – dice l’uomo che sedeva vicino all’acquario, affacciandosi in cucina, – dov’è il bagno.
– Ehi, non si può entrare qui. – Dice brusco Domenico. – E poi, dove vuole che sia? In fondo a destra.
– Papà sei contento? – Grida in quel momento la figlia saltandogli al collo.
– E perché Grazia? Non hai visto quanta gente c’è in sala?
– Certo! Sono stata io!
– Cosa?
– Sì. Ho fatto stampare un po’ di volantini e sono andata a distribuirli in giro!
– Ma… che cazzo! E me lo potevi pure dire!
– Ma la mamma ha detto che doveva essere una sorpresa.
Domenico si sottrae all’abbraccio della figlia e con rabbia affronta la moglie. – Rosa! Ma hai astutichito pure tu?
– Ueh Mimine. No face u maschele de case cu mme!
– Il maschio di casa? Ehi Rosa, non ho voglia d’incazzarmi di più! Incomincia a pulire i piatti che se no dopo gli antipasti dobbiamo far mangiare i clienti sui tavoli.
– Io non lavo piatti! Falli lavare ad Alì Babà!
– Io mi chiamo Aziz e non sono uno sguattero. Sono uno chef.
– Ehi bello. – Dice Rosa con le mani sui fianchi. – Se stai qui a spignattare è perché io mi sono messa in pensione dopo quarant’anni di cucina. E se sono venuta, è per dare una mano ai fornelli, no di certo per lavare i piatti.
– Non litigate. – Interviene Grazia lanciando uno sguardo alla madre e un sorriso ad Aziz. – Li lavo io.
– Allora. Che cosa prepariamo?
– Signora. Oggi è arrivato un sacco di pesce fresco. Possiamo sbizzarrirci. Suo marito non l’ha ancora congelato!
– Stai cominciando con il piede sbagliato. Poche chiacchiere. Che cosa prepariamo?
– Per antipasto farei un po’ di gamberi e pesce spada crudi marinati in olio e limone. Pettini e cozze gratinati, gamberoni in salsa aurora, salame di tonno e polipo in cassetta.
– E chi li ha mai sentiti ‘sti piatti? E poi, ce la facciamo a farli in venti minuti?
– Bhè, il polipo in cassetta me l’ero preparato per me oggi pomeriggio. Ma visto l’andazzo, rinuncio volentieri. Pettini e cozze sono già aperti in due, visto che Domenico me li fa congelare così! Basta solo guarnirli e metterli in forno. Il salame di tonno è solo da affettare…
– E i gamberi in salsa aurora?
– Beh, ho già fatto anche quelli.
– Ma tu che ne sapevi che stasera sarebbero arrivati tutti ‘sti cristiani?
– Ma come! – Esclama il cuoco. – Lei e sua figlia fate stampare i volantini e adesso è colpa mia se il locale è pieno di gente?
– Bah, lasciamo stare. Allora, i gamberi?
– Domenico, quando arriva il carico al martedì, me li fa pulire e sbollentare prima di metterli in freezer. Ho finito meno di un’ora fa. Basta tirarli fuori e buttarli in acqua bollente per cinque minuti. Per la salsa aurora… Beh, che Gordon mi perdoni, useremo quella confezionata.
– Mmm… Hai le idee chiare ragazzo. Mi piaci.
– Grazie. – Dice Aziz sorridendo a Grazia.
– Levami una curiosità. – Dice Rosa dopo un’occhiata alla figlia. – Ma ce sso le pett’ne?
– Cosa?
– Che cosa sono i pettini? – Traduce Grazia scandendo le parole.
– Aah… le capesante.
– Come procede? – Chiede Domenico tornando in cucina.
– Siamo pronti con gli antipasti. – Dice Michele. – Ma tu dov’eri finito?
– Ma che ti credi, che sia uno scherzo dare pane, vino e acqua a cinquanta cristiani?
– Caspita Mimino, sei meglio di Gesù!
– Guai a te Aziz! Spera che cada la Madonnina altrimenti questa sera ti uccido! Come se non bastasse quel rompipalle vicino all’acquario!
– Che ha fatto? – Chiede Michele incuriosito.
– Ha voluto cambiare posto. Adesso sta qui dietro la cucina, seduto a quel tavolino stretto di servizio.
– E perché?
– Dice che dove stava prima era pieno di spifferi.
– Ma non è che quello ci sta tenendo d’occhio?
– Tu dici? – Risponde Domenico in un sussurro per non farsi sentire.
– Ma che fai Aziz? – Urla Rosa. – Metti il curry sulle cozze gratinate?
– Rosa! – Sussurra perentorio Domenico. – Ma vuoi proprio che ci scoprano?
– E chi ci deve scoprire? E a fare cosa, poi?
Domenico fa’ dei gesti con la testa riferendosi all’uomo con la barba seduto vicino alla porta.
– Ma finiscila. E portagli da mangiare questo. Poi torna subito qui che dobbiamo servire gli altri.
– Caspita Aziz. – Dice Grazia dopo un giro veloce in sala. – Sono tutti contenti. I tuoi antipasti sono andati alla grande e adesso si stanno rimpinzando di tagliolini all’astice.
– Davvero! – Conferma Michele. – C’è chi mi chiede la ricetta.
– Grazie. Ma per i tagliolini dovete fare i complimenti a vostra Madre. Mi ha confidato alcuni segreti che nemmeno Ramsey…
– Dannate! – Sbotta Michele entrando in cucina e sbattendo un foglio sul tavolo. – Voi volete la mia testa!
– Che cos’è?
– Varde Miche’ che si sono inventate ‘ste pazze. Me l’hanno dato i primi che si sono alzati a pagare.
VENITE TUTTI DA MIMINO IL TARANTINO
PESCE FRESCO A VOLONTÀ
– No. Più in basso. La scritta rossa sulla destra.
50% DI SCONTO A CHI ESIBIRÀ QUESTO VOLANTINO
– Matte! Matte! Voi volete la mia rovina! Ma che credete che io sto qui ogni sera per gioco?
– Bhè… Forse il cinquanta è un po’ troppo, però…
– Però che cosa Aziz?
– È una bella pubblicità. Con i prossimi clienti inizieranno i guadagni.
– Stai attento a quel che dici Alì babà. Ho visto come guardi mia figlia, ma non ti lascerò fare i tuoi loschi affari. Te lo ripeto: spera che crolli il duomo oppure…
– Scusate, – dice l’uomo con la barba affacciandosi in cucina. – purtroppo ho un po’ di fretta se mi dite quant’è.
– Arrivo. – Dice Domenico trattenendo a stento l’ira. – Aziz, ti sei salvato di nuovo. Ma è questione di minuti.
– Anche gli ultimi se ne sono andati. – Annuncia Michele entrando in cucina.
– Bene. – Dice Domenico puntando gli occhi su Aziz. – Adesso possiamo fare i conti.
– Ma? Mimino, io pensavo scherzassi.
– O sì, sei libero di pensarla come vuoi. Io intanto mi preparo.
– Ma che fai? – Interviene Michele vedendo suo padre staccare la mannaia dal muro.
– Levati! Ho detto che l’uccidevo e mo’… l’agghie a ffa’!
– Ma non dire stuticarie! –Interviene Rosa.
Intanto Aziz prova a spostarsi verso la porta, ma Domenico si sposta impedendogli il passaggio.
In quel momento entra Grazia con il telefono cordless. – Aziz c’è un certo Gordon che chiede di te.
Aziz non se lo fa dire due volte ed esce dalla cucina di corsa.
– Ma allora? – Balbetta Domenico.
– Eh sì, è tutto vero. – Continua Michele.
Domenico appoggia la mannaia sul tavolo e pensieroso si lascia abbracciare da Rosa.
– E dai, Mimino, calmati.
– Ma allora… Vuoi vedere che…
– Che cosa Miche’?
– Quel rompipalle con la barba.
– E che c’entra mo’ quello scassacazzi?
– Come pa’, quello doveva essere uno di Sky! Altrimenti perché si è affacciato addirittura due volte in cucina?
– Mannagghia Miche’, e c’hai ragione! E io che l’ho pure trattato male. É stato l’unico che ho fatto pagare per intero.
– Ma come?
– Era senza volantino!
Seguono alcuni secondi di assoluto silenzio. Poi, Domenico torna a impugnare la mannaia e con urlo belluino corre in sala. – Adesso ti uccido. Ti uccido. Com’è vere cc’a me chiame Mimine!
– Cosa? – Chiede perplesso Aziz che non ha afferrato la situazione.
– Te lo fai tradurre da qualcuno quando arrivi di là. – Grida Domenico afferrando Aziz al colletto mentre alza la mannaia sopra la sua testa.
È in quel momento che parte la sigla del telegiornale: –
Edizione straordinaria! Edizione straordinaria. Siamo in diretta da Milano, piazza del duomo, per darvi testimonianza di un disastro inaudito: l’abside del duomo ha ceduto e si teme per il crollo di quanto rimasto in piedi. La Madonnina giace a terra tra tonnellate di marmo frantumato. Fortunatamente alle 23 e 42 , ora del crollo, la cattedrale era vuota. Non sono però da escludersi vittime tra gli eventuali passanti.
Autorizzo la pubblicazione su Skan Magazine
Edited by Rovignon - 15/9/2012, 22:40