Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio, gennaio 2013, speciale XIV, Ventiquattr'ore sul filo del rasoio
* Campionato aut-inv 2012, 10 di 12

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anark2000
view post Posted on 15/1/2013, 16:02




QUOTE (Jackie de Ripper @ 15/1/2013, 07:53) 
Sono mortificata! Per problemi (di salute) indipendenti dalla mia volontà, ovviamente,
non ho potuto pubblicare le specifiche per tempo. Mi scuso con tutti quelli che avevano
intenzione di partecipare e hanno fatto notte fonda nell'attesa. Entro le 12 pubblicherò
le specifiche e i concorrenti avranno tempo fino alle 23.59 del 16 gennaio per consegnare.
Grazie per l'attenzione e scusate ancora: spero proprio che non mi capiti più.

Nessun problema ^_^
 
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view post Posted on 15/1/2013, 17:23
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Matrice di Matrici

di Alessandro Renna



– Nelly, vuoi uscire dalla matrice o no? Lo sai che prima di andare alle superiori, devi prendere coscienza della tua unità biologica.
– Mamma, non m’interessa.
– Ma come? Non vuoi più studiare? Guarda che io e tuo padre non siamo disposti a mantenerti se…
– Non ho detto che non voglio studiare, ho detto che non voglio vedere il mio corpo biologico.
– Ma come?! Viviamo in una realtà virtuale: bisogna esserne consapevoli.
– E Perché?
– Bisogna farlo per legge. E poi, perché tutto quest’astio? È solo conoscendo il proprio corpo biologico e i suoi limiti che si apprezza il mondo in cui viviamo e il nostro io virtuale.
– E che c’è da apprezzare in un mondo e in un corpo finto?
– Beh… allora dovresti apprezzare la possibilità di uscire dalla matrice per conoscere il mondo reale.
– Per scoprire che è freddo e grigio?
– Sei insopportabile quando fai così! Guarda il tutto da un altro punto di vista: pensa al vantaggio che ci dà vivere in una matrice riprogrammabile! Possiamo ovviare ai problemi cambiando alcune stringhe di programma nel sistema centrale.
– Quali problemi? La tinta dei capelli? Lo smalto sulle unghie?
– Ci vuole rispetto quando parli a tua madre – sentenziò il padre rimasto fino allora in silenzio – non si può modificare il sistema per ogni problema che s’incontra, perderemmo interesse per la vita. Altrimenti, avrei già inserito le istruzioni per insegnarti un po’ d’educazione e rispetto!
– Proprio così – riprese la madre – Sei un’ingrata! Verso chi ti ha cresciuto e verso chi, con sacrificio, ci liberò dal giogo delle macchine intelligenti.
– Parole sante! I nostri antenati decisero liberamente di rifugiarsi nella matrice per non dover vivere in un mondo devastato dalla guerra.
– Sì caro, un mondo freddo, coperto da nubi nere create per impedire la ricarica delle batterie solari nemiche.
– Dimmi Nelly, non è meglio un mondo pieno di sole?
– Certo che sì – intervenne la madre impedendo alla figlia di rispondere – un mondo ordinato, dove tutto, però, deve essere ottenuto col sudore, altrimenti ogni cosa perderebbe di significato.
– Ragazza non sbuffare mentre tua madre ti parla. E smettila di guardare l’orologio, tanto oggi non esci.
– Ma smettetela!
– Ehi, signorina, come ti permetti?
Nelly, come se i due nemmeno esistessero, sbuffò guardando il telefono.
– Ora esageri – disse il padre dandole un ceffone.
– Come osi? – Ribatté Nelly con un calcio negli stinchi.
– Dannata! – Sbraitò l’uomo inseguendola fino alla cameretta per fermarsi contro la porta sbattuta con forza. – Esci, o com’è vero che mi chiamo Morfeo spacco tutto!
In quel momento squillò il telefono.
– Cazzo, Neo, perché c’hai messo tanto? Portami via.

«Libera la tua mente.»

– Maledizione, ci mancavano solo gli slogan di propaganda – disse Nelly uscendo dal baccello con il corpo coperto di gel per la deprivazione sensoriale.
– Asciugati e non lamentarti – disse il ragazzo senza staccare gli occhi dal computer.

«La lotta per il Futuro è iniziata.»

– Davvero, Neo, spegni la radio.
– Nelly, non dire scemate. È il canale della Democrazia Virtuale, il meglio che si possa ascoltare per non insospettire nessuno fuori da questa stanza d’albergo dove abbiamo nascosto un’interfaccia clandestina d’accesso alla matrice.

«Credi all'incredibile.»

– Dannazione, come vuoi! Questa, però, era l’ultima prova. A me va benissimo la prima famiglia in cui mi hai proiettato, gli altri tentativi sono stati disastrosi. L’ultimo, poi, è stato uno schifo.
– Hai ragione. Quel Morfeo è uno stronzo, ma ha delle conoscenze ad alti livelli. Potrebbe consentirti d’inserire dei cavalli di troia nel cuore della Democrazia Virtuale.

«La realtà è una cosa del passato.»

– Senti Neo, so che cosa c’è oltre la matrice, e so che le macchine intelligenti hanno solo finto di essere state sconfitte nascondendosi dentro emulatori posti tra mondo vero e virtuale. Ma se devo fare l’infiltrata per la resistenza, almeno mettimi nelle condizioni di poterlo sopportare: rimandami dalla prima famiglia, oppure, riprogramma quei due.

Autorizzo la pubblicazione su Skan Magazine
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 15/1/2013, 17:42




Questa volta, a sorpresa, ho scritto anche io. Lo riguardo un attimo e poi posto.
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 15/1/2013, 19:37




MONSIEUR LES TROMPETTES



Non dimenticherò mai la prima volta che vidi Monsieur Les Trompettes.
I pazienti parlavano da giorni del suo arrivo, sussurrando nelle camerate, a tarda ora, quando i medici si erano ormai ritirati da tempo e gli infermieri, nascosti altrove, cercavano rifugio dalla tristezza e dal dolore.
Ero giovane all'epoca, credevo nel mondo e alle illusioni degli uomini.
Mia madre dormiva.
Da bambino mi svegliavo sentendola tornare dal lavoro; tenevo gli occhi chiusi e lei si sdraiava accanto a me, cullandomi col suo respiro.
Pensai a quel canto perduto, sostituito dall'ansimare ritmico delle macchine.
Uscii e percorsi in fretta il corridoio; le piccole luci nelle stanze parevano fuochi fatui al mio passaggio.
Sulla terrazza il freddo mi accolse, asciugando le lacrime.
Non so quanto rimasi là fuori ma, al mio rientro, qualcosa era cambiato.
Il silenzio sembrava urlare.
- C'è qualcuno? - sussurrai alle ombre.
Dentro di me ridevo della mia angoscia, mentre ripetevo la domanda, alzando il tono.
Accanto alla statua delle Vergine un vaso conteneva rose appassite.
Un petalo solitario era caduto a terra; di fronte all'orrore la mente si rifugia nei dettagli.
Allora lo vidi.
In piedi accanto al letto di madame Jonquet, le teneva la mano.
Pensai a un visitatore tardivo, un parente venuto da lontano; cercai amore in quella stretta che appariva così fredda.
Poi, come al rallentatore, lui estrasse di tasca il rasoio e cominciò a colpirla.
Urlai, gettandomi contro di lui, mescolando le mie grida a quelle della donna.
Mi aggrappai al suo braccio, inutilmente, mentre la lama continuava a scendere. Era come lottare contro il vento, o il destino.
Poi sparì.
Abbassai lo sguardo sulla donna, incontrando occhi pieni di orrore. Le sue labbra si mossero un istante, sillabando qualcosa che non compresi, prima di fermarsi.
Corsi fuori, senza pensare.
I miei passi rimbombavano, unico suono a rompere il silenzio.
Il terrore mi impedì di guardare nelle altre stanze e di questo ringrazio Dio.
Quando giunsi in quella di mia madre lui era già lì.
Chino su di lei, le parlava all'orecchio.
Qualcosa mi fermò dall'entrare, più forte della paura o della disperazione.
Mia madre sorrideva.
Rimasi lì, incapace di muovermi, osservando lacrime di gioia bagnarle il viso scavato dal male.
Con dolcezza lui le baciò la fronte e questa volta uscì, passandomi accanto, senza dire una parola.

I dottori mi guardarono con compassione quando raccontai loro ogni cosa.
Non conoscevano nessuna madame Jonquet, né gli altri pazienti di cui feci il nome.
Non chiesi mai nulla a mia madre, temendo di strapparle il sorriso.
Due giorni dopo mi lasciò, serenamente.

È tutta la vita che lo aspetto.
Si avvicina al letto e mi prende per mano.
- Eccomi, puoi chiedermi ciò che vuoi.
Lo guardo, il suo volto scompare oltre le lacrime.
- Cosa accadde quella notte?
- Tutto qui?
Annuisco.
- Feci ciò che mi chiesero, li guarii dal loro male.
I singhiozzi spezzano le parole.
- E mia madre?
Rimane alcuni istanti in silenzio prima di rispondere.
- Tua madre mi chiese semplicemente cosa avrebbe trovato dall'altra parte.

[Lunghezza: 3042 caratteri]

[autorizzo Jackie De Ripper all'eventuale pubblicazione su Skan Magazine]

Edited by Sol Weintraub - 16/1/2013, 16:39
 
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view post Posted on 15/1/2013, 21:13

Alto Sacerdote di Grumbar

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@rovi: stai diventando un professionista dei titoli... mi vien sempre voglia di leggere i tuoi racconti quando li vedo...:P
 
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Jackie de Ripper
view post Posted on 15/1/2013, 21:18




Già tre racconti e ci sono ancora più di 24 ore
per scrivere. Chi sarà il prossimo?
Polly ne dovrebbe postare tre!
 
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view post Posted on 15/1/2013, 21:39
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@master
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Ehehhe... Grazie! È un po' che latiti... Anche se ti capisco... L'impegno non è tanto scrivere il racconto, quanto leggere e commentare gli altri per non "tradire" le regole del gioco! ;)
 
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anark2000
view post Posted on 15/1/2013, 21:39




Caccolino

Caccolino

Siamo sul pianeta Marte, molto tempo prima che la vita apparisse sulla Terra.

Caccolino è un tenero e indifeso ciccione di due metri d'altezza e uno di larghezza; ha la testa pelata e sudaticcia: gira sempre con la lametta da barba nel taschino della camicia per passarla come un pettine di tanto in tanto.
La sua voce e fine e acuta, come quella di un tipico killer psicopatico.
Caccolino è il solito incompreso.
Un giorno si recò in banca per depositare cinquecento lire: il giovane addetto allo sportello rimase subito sconvolto dalle sue dimensioni e dalla lametta, ma se ne fregò altamente incassando contento i soldi; purtroppo arrivò un brutto momento: al gigante fu richiesto di firmare una ricevuta, quindi lui chiese molto gentilmente una penna, ma l'addetto non riusciva a capire molto bene a causa della voce minuta.
Ad un tratto, Caccolino indicò la biro sulla scrivania in prossimità del banchiere con il suo grandissimo indice: casualmente, nella stessa direzione della penna, si trovava anche la mega cassaforte della banca! Il ragazzo rimase di stucco poiché quel gigante gli sembrava un onesto e raccomandabile cittadino modello, non un ladro.
Caccolino continuava a puntare il grosso dito contro la penna, quindi anche contro la cassaforte, così il giovane fu costretto a dare l'allarme alle guardie di sicurezza: come queste arrivarono pensarono subito a un malinteso, dato l'aspetto rassicurante che egli emanava come un aura di assoluto splendore, mentre lui non capiva nulla di ciò che stava accadendo.
- E un ladro! Fermatelo! - gridò il banchiere, ma le guardie gli risposero all'unisono – Tu sei pazzo! Dovresti essere internato al manicomio! - Detto questo si apprestarono a prenderlo in consegna: il giovane oppose subito resistenza, i due difensori della legge si arrabbiarono e gli spararono mortalmente; infine, diedero tutto il contenuto della cassaforte a Caccolino scusandosi per il malinteso.
Il nostro eroe si allontanò sussurrando con la sua finissima voce – Ma io volevo solo una penna. Beh, grazie!-

Ecco un'altra esperienza analoga: un bel giorno di sole raggiante andò dall'edicolante per comprare il suo fumetto preferito, ma quando giunse in prossimità del gabbiotto le sue dimensioni ricoprirono il sole creando così una mega eclissi locale! Il giornalaio, per vedere, fu costretto ad accendere un fiammifero: quando incrociò il volto minaccioso di quel bravo ragazzo di Caccolino e, soprattutto, quando si accorse della lametta che spuntava con aria sinistra dal taschino della camicia afferrò, da sotto il bancone, il suo fucile a canna mozza e colto dal terrore si sparò in bocca.
Caccolino prese il suo fumetto lasciando, insieme a una lauta mancia di cinquanta lire, gli spiccioli sul piattello e andò via disorientato per l'improvviso gesto eroico dell'edicolante, terminato in tragedia; poi, dopo soli tre mesi, capì, con l'aiuto di un amico, che quell'uomo aveva semplicemente deciso di farla finita con il sogno della vita usando la sua amica sveglia nascosta sotto il bancone del gabbiotto.

[3049 caratteri, racconto weird]

Autorizzo Jackie de Ripper a pubblicare questo mio racconto su 'Skan Magazine'.

Edited by anark2000 - 16/1/2013, 16:25
 
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view post Posted on 15/1/2013, 21:47

Alto Sacerdote di Grumbar

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Ora ho un paio d'ore libere, vedo se riesco a scrivere qualcosa, l'idea ce l'ho ed è di quelle cattive... :D
Ora ci lavoro, giusto per vedere se sono ancora capace di fare narrativa...:P
(Ammesso e non concesso che io sia mai stato capace...XD )

ma comunque, anche se finissi, posterei fuori concorso.
 
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White Pretorian
view post Posted on 16/1/2013, 09:57




CITAZIONE (Jackie de Ripper @ 15/1/2013, 07:53) 
Sono mortificata! Per problemi (di salute) indipendenti dalla mia volontà, ovviamente,
non ho potuto pubblicare le specifiche per tempo. Mi scuso con tutti quelli che avevano
intenzione di partecipare e hanno fatto notte fonda nell'attesa. Entro le 12 pubblicherò
le specifiche e i concorrenti avranno tempo fino alle 23.59 del 16 gennaio per consegnare.
Grazie per l'attenzione e scusate ancora: spero proprio che non mi capiti più.

A costo di sembrare cinico ti dico che questo ritardo mi ha salvato: ieri ho dato un esame e non sarei mai riuscito a scrivere nulla, mentre ora ho tutto un pomeriggio per preparare un racconto e ho già un'ideuzza che mi frulla nella testa...

P.S. In ogni caso guarisci presto Jackie ^_^ ^_^
 
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view post Posted on 16/1/2013, 10:56
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Arrotolatrice di boa

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Mi sbrigo,la neva mitoglierà la connessione a breve...

Lama primitiva

Il discorso dell'Eccellentissimo gracchiò per qualche minuto nella sua testa e le luci si accesero nella cabina dell'incursore Lucas Delgado. Con un gesto svogliato spostó il droide sessuale dal proprio pene e si sollevò sui gomiti. Impiegò qualche istante ad abituare gli occhi al chiarore giallastro, per posarli subito dopo sulla testa bionda di Marylin Monroe, inginocchiata ai piedi del letto.
Il caffè riempì la tazza nella nicchia alimentare. Lucas allungò la mano e dopo un paio di tentativi falliti riuscì a prenderla. «Puttana, vieni qui.»
Il droide scivolò sulle ginocchia bianche e con un sorriso avvolse, di nuovo, il sesso del soldato tra morbide labbra al silicone.

Nella sala Maggiore i trentamila fanti non avevano ancora tolto lo sguardo dal pavimento tirato a lucido. Un ginocchio a terra e il pensiero ovunque, fuorché in quella stazione orbitante. Lontano dalle parole biascicate dall'ottuagenario che disponeva delle loro vite. La grande cupola riempita in toto dalla figura avvizzita del Reggente Massimo.

Nei venticinque minuti della discesa su Terra Uno l'esoscheletro aveva lentamente avvolto il torace e gli arti dei soldati. Lucas avvertì un lieve formicolio alle mani quando gli induttori di movimento si interfacciarono ai suoi nervi, dagli spinotti epidermici.
I nove quintali della sua armatura si mossero, quasi leggeri, nell'erba alta, mentre schermate viola si susseguivano sulmsuo impianto oculare alla ricerca dei ribelli. L'aria fresca e naturale gli pizzicò il viso e la gola, per un istante pensò anche di disfarsi del respiratore, poi rammentò le raccomandazioni del suo capitano su quanto il loro corpo non fosse abituato all'aria primordiale del pianeta d'origine.
Era talmente sbagliato che un mondo tanto florido fosse in mano ai neo-primitivi, superstiti dei disgeli. Mentre loro erano costipati da secoli in stazioni orbitanti superaffollate. Questo almeno, era il pensiero indotto, che gli ronzava in testa ogni mattina.

La ragazzina aveva gli occhi della fame e le ginocchia della strada. Lo guardava accovacciata, in quello che la vegetazione aveva risparmiato di un pavimento di cemento.
"ribelle femmina, ore dodici"
Dagli avambracci metallici sibilarono due fucili al plasma. La ragazzina roteò davanti a se un coltello, strappando un sorriso divertito al soldato.
Lucas sollevò il puntatore mentre la ragazzina rotolò alla sue spalle.
Un sibilo lo costrinse a voltarsi. Non ci riuscì.
Il fischio continuo dell'aria che usciva troppo velocemente, confermato dalla sua vista appannata.
Girò la testa, mentre il liquido nero degli ingranaggi sgorgava a fiotti dai tubi recisi dell'esoscheletro.
La ragazzina cambiò impugnatura mentre Lucas cercava di sganciarsi da quella che era diventata una trappola. Il tubo del suo ossigeno sventolava, tagliato di netto.
La ragazzina tirò su col naso e si lanciò verso la gola di Lucas, affondandoci il coltello.

Mentre la bocca del soldato si riempiva di sangue e domande la piccola infilò il coltello nella propria cintura e si allontanò.



La speranza dell'agente Smith

Colle Oppio era deserto, barboni stretti nel cartone e negli stracci di una vita e due ragazzi appartati dietro una quercia.
Le auto più in basso erano solo una scia di luci rosse, avvolta attorno al Colosseo.
La ragazza aveva vent'anni e un viso troppo serio per quell'età, «sicuro che dobbiamo aspettarlo qui?»
Lui la abbracciò affondando le dita nei ricci scuri, «ha detto che ci saremmo visti qui alle nove, mancano sei minuti. Rilassati.» Con un gesto deciso le spostò la testa sul proprio petto.
«Ho paura. Ci sono posti più sicuri in Matrix.»
Un gatto rosso si leccò una delle zampe, ruotò le orecchie all'indietro e saltò giù dalla panchina.
Il ragazzo sospirò, osservando le volute lattiginose levarsi dalla sua bocca, «l'oracolo vive qui vicino, sarebbe stato peggio entrare e uscire due volte.»
Lei fissò la cabina telefonica dietro l'unica panchina del parco.
«Le nove e un minuto, andiamo via.»
Si guardarono intorno, istintivamente le mani di lei cercarono la Skorpion legata in vita.
Un gatto rosso si leccò una delle zampe, ruotò le orecchie all'indietro e saltò giù dalla panchina.
«Sta cambiando!» La ragazza lo spinse, lanciandosi sul prato, l'arma stretta in pugno.
Uno dei barboni si alzò. Il suo viso parve collassare: i lineamenti si compressero fino a scomparire, facendo posto a un viso comune.
Le vesti logore si accartocciarono come plastica sul fuoco, scoprendo un'abito formale. Corse verso di loro.
Lei aveva appena toccato l'erba che venne strattonata e sbattuta contro la quercia.
«Sky corri!» Gridò, ma l'uomo in nero le era già addosso.
«Non mi faccia arrabbiare signorina Bird.» Le strinse la destra al collo sollevandola dal terreno. Lei prese a scalciare, emettendo una serie di sconnessi rantolii.
Sky esplose tre colpi.
L'uomo in nero era fermo, ai loro occhi, ma le tre pallottole si persero come se le avesse schivate. Con la sinistra estrasse una pistola e torse il braccio indietro, sparò senza nemmeno guardare.
«No!»
Bird riuscì a scandire solo quella sillaba, mentre sentiva la vita scorrere via.
Ancora un paio di scossoni, la Scorpion le scivolò dalle dita, cadde sul prato solo un secondo prima del corpo di Sky.
«Cerchiamo di essere intelligenti signorina Bird.» L'uomo allentò la presa.
«Sono l'agente Rossi, ma lei lo sa già.»
La lasciò cadere.
Bird atterrò con un tonfo, le mani strette al collo dolorante e un affanno impossibile da contenere, «Sky...» riuscì a piagnucolare.
L'agente Rossi sfilò l'auricolare dal proprio orecchio, «di lui non avevamo bisogno.»
Le gambe della ragazza continuavano a tremare e lunghe scie nere erano quello che rimaneva del suo trucco inondato di lacrime, «di me avete bisogno?»
«Io, solo io, signorina Bird.» Si accovacciò accanto a lei, con due dita sollevò la gamba di Sky e lo trascinò tra di loro. Girò quel viso ormai privo di espressione verso di lei, «lo guardi bene, questo è un perdente, un inutile umano inadatto a fornire energia. Ma lei! Una mente fantastica, una fine conoscitrice dei sistemi.»
Non era riuscita a smettere di piangere e quel volto deformato dalle mani dell'agente Rossi non faceva che aumentarne i singhiozzi, «L'oracolo...»
«Ho mandato io i messaggi, l'oracolo non sa nemmeno che esistete. Avevo bisogno di vederla da solo.»
Bird balbettò qualcosa di incomprensibile ma il suo squittio fu interrotto dall'indice dell'agente, «Non c'é tempo. Io devo andarmene. Non da qui, io devo andarmene da Matrix, odio questo posto, odio voi!» Tolse la mano dal mento del cadavere e se le portò al naso, «non sopporto il vostro fetore.»
«Che posso fare io?»
«Sei una programmatrice, io ti do accesso ai miei codici e tu craccki il sistema, mi destini a un incarico lontano da voi e io non ti eviscero.»
Bird si inumidì le labbra, prese fiato e spalancò gli occhi. Subito dopo cadde, il viso nella terra.
Rossi si guardò intorno, un barbone stava riprendendo le proprie sembianze.
Infilò l'auricolare, «si, certo. Grazie per l'intervento dell'agente Bianchi. Cercavo notizie di Neo. Rientro.»



L'ultima tentazione dell'eletto

«Non puoi negarci il tuo aiuto.»
«Non posso?» Che seducente idea di sé ha questa umana. Profumo, occhi, curve. Tutto perfetto.
«Il Merovingio ha detto che ci avresti aiutato.»
La voce. Troppo stridula, tono supplichevole, dovrebbe stare zitta. Basta pensarlo, sono solo stringhe in fondo, e la sua bella bocca carnosa scompare.
«Mio fratello manda qui la gente, quando vuole togliersela di torno. Ora diafana creatura, annuisci se devi.» Troppa paura e il suo scuotere la testa le rovina l'acconciatura. «E va bene, parla.»
«Dicono che tu conosca l'eletto. Che tu sappia dove trovarlo.»
Potrei risponderle ma non credo capirebbe. Quella sua bella testolina dovrebbe pensare ad altro, «non é il momento di trovarlo, né di cercarlo. Non più.»
Sono in vena di stupire e materializzo due calici colmi di vino francese, un Borgogna, e abbasso le luci, guardandole.
«Perché dici che non é il momento?»
«Potrebbe essere tardi, potrebbe aver appreso che conoscere il codice ha molte peculiarità oltre alla missione, che deformare Matrix a proprio piacimento é più stimolante che distruggerlo.»
Sussulta, ancora non capisce.
Questo vestito nero ne copre le grazie, il rosso. Questo ci vorrebbe. Rosso fuoco, come la passione, scollato. Provocante.
Sobbalza quando un brivido le fa notare le proprie cosce, finalmente scoperte. I suoi seni non più stretti nel neoprene paiono esplodere. Mi guarda e capisce. Chi sono e chi avrei dovuto essere.




Scusate la fretta e le, sicure, sviste, ma nella mia casetta in campagna non c'è connessione con la piggia figuriamoci con la neve! Quini ho dovuto postare al volo.

Edited by Polly Russell - 16/1/2013, 21:38
 
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view post Posted on 16/1/2013, 12:10
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@Polly

grande! tre racconti in un colpo solo!!! ;)
 
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Jackie de Ripper
view post Posted on 16/1/2013, 12:51




CITAZIONE (Rovignon @ 16/1/2013, 12:10) 
@Polly
grande! tre racconti in un colpo solo!!! ;)

Grandeee!

Per chi fosse nuovo: solo pochi privilegiati possono postare
più di un racconto per motivi che ora è lungo spiegare. In
ogni caso, i due racconti aggiuntivi non devono soddisfare
le specifiche di questo mese
, ma quelle del mese scorso.
In sintesi: il racconto deve essere "liberamente ispirato"
alla trilogia di Matrix
. Sarà difficile collocare in una sola
classifica racconti così eterogenei, ma il bello del gioco
è anche questo. Se poi siete perplessi perché alcuni
autori riceveranno, perciò, tanti punti, non dove-
te preoccuparvi. In questa gara gareggiano i
singoli racconti. La somma dei punti conse-
guiti serve solo nell'ottica del Campionato,
ed è giusto che chi ha scritto lo scorso
mese, nel quale la gara è stata an-
nullata, riceva i suoi meritati punti.
 
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Aser
view post Posted on 16/1/2013, 21:57




Be, visto che son latitante da parecchio, per cause di forza maggiore, almeno a questo giro mi butto nella mischia :D , mi manca quel po' di sana competizione e di skannate che solo qui dentro si trovano ;)
Buona lettura

L'istinto che è in me

Fisso la lama scorrere sulla linea della vita nella mia mano, una linea che ormai non esiste più, come la mia vita, dedita, come queste mani, a servire qualcuno che le mani non poteva sporcarle, perchè doveva stringerne altre falsamente pulite.
Forse un inconscio e disperato tentativo di ricostruire qualcosa che ho corroso negli anni.
Ad ogni movimento la lama risplende, sotto l'intensa e singhiozzante luce al neon di uno squallido bagno.
Squallido come lo specchio che ho di fronte, logorato dal tempo, e riflesso delle penose vite che vi hanno posato lo sguardo. La mia è soltanto un altra faccia che compie quel gesto, nascosta dietro una fitta barba nera che muta per l'ennesima volta un'identità che ho smarrito, e che ormai non ha più senso cercare.
Continuo a far scorrere la lama, calcando sempre di più, sino a che il suo percorso non viene segnato da un filo di sangue che scivola via dalla lama stessa.
Rifiuta il mio sangue, lei, mia fedele compagna, inseparabile ferro del mestiere. Non mi tradisce, non mi abbandona nemmeno nei momenti più bui. Nel suo essere fredda e letale, ha più amore delle persone che sapevano dimostrarmi quanto tenessero a me solo con le parole.
Riporto lo sguardo allo specchio. Mi fisso, continuando a cercare la persona che non sono mai stato e che mai sarò.
Avvicino la lama alla pupilla e solo in quel momento vedo un po' di vita nella mia espressione, e sorrido, riscoprendo ciò per cui sono nato e per cui morirò. Chiudo il rasoio e spengo la luce.
Apro la porta del bagno, facendola scorrere piano per sentire il lamento dei cigoli. L'inno del mio ingresso in campo.
Adoro questo momento, l'attimo dell'attesa, quando l'aria si riempie dell'aroma della paura.
La luce della luna filtra dalla finestra spalancata, illuminando il suo corpo immobilizzato sul letto. Il sudore si mischia all'umidità delle sue vesti e impregna le pareti già marce della stanza.
Un grido soffocato rompe l'attimo idilliaco. Forse chiede pietà, a me, che l'unica pietà che conosco è quella scolpita in un blocco di marmo e non si trova certamente in questa stanza.
Passo dopo passo mi avvicino. La sua testa si muove freneticamente, cercando di sfuggire al mio sguardo, i suoi arti scattano come in preda a violente convulsioni.
Mi sento come un serpente che avvolge la sua preda in un abbraccio mortale.
Quella vista mi provoca un erezione e mi ricorda ciò per cui sono nato, mi ricorda perché la linea del destino nelle mie mani è così profonda, mi ricorda che le crisi depressive si possono superare come sempre ci hanno insegnato all'accademia.
Sento il rasoio fondersi col sangue della mano e farsi un tutt'uno, come fosse un naturale prolungamento del mio corpo. Abbiamo fame e come ogni animale che si rispetti non posso coprire questo naturale istinto.
Sono sopra di lui e mentre tengo aperte le sue pupille vedo lacrime scorrere e coprire il suo bulbo oculare.
- Direttore – dico – cosa si prova a morire per mano di ciò che si è creato?
Sulla lama splende il riflesso di una splendida luna piena.


Autorizzo per un eventuale pubblicazione sullo skanMag

sono 3022 parole
 
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kaipirissima
view post Posted on 16/1/2013, 22:14




Ehmm ho fatto un po' casino con lo skannatoio di gennaio in cui si poteva scegliere la traccia del mese precedente.
Insomma per farla breve, non ho scritto un racconto sulla lama ma su Matrix e la lunghezza è superiore essendo nello speciale di dicembre Max 4000.

Immagino di non poter postare il racconto in questo contest, nonostante ci siano racconti con lo stesso mio argomento.
Però io chiedo lo stesso. Non si sa mai....





E nel caso nessuno mi rispondesse lo posterò lo stesso lasciando a Jackie l'ingrato compito di cestinarlo. :)
 
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145 replies since 11/1/2013, 19:03   2264 views
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