Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio, Settembre 2013, speciale XXII, Ventiquattr'ore nella giungla di cemento
* Campionato aut-inv 2013, 2 di 12

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anark2000
view post Posted on 13/9/2013, 15:31




TEMA


• 1 Giungla metropolitana (Insonnya)

• 2 Il Paese delle Meraviglie (anark2000)

• 3 L'illusione (Callagan)

• 4 La scuola (kaipirissima)

• 5 Il tradimento (shanda06)

• 6 Cogito ergo sum (mother95A)


ELEMENTO

• 1 Nel racconto dovrà essere presente un quartiere che appare e scompare (shanda06)

• 2 Uno o più personaggi devono avere una qualsiasi dipendenza (mother95A)

• 3 Nel racconto dovrà comparire del filo spinato (anark2000)

• 4 Un personaggio dovrà subire un'ingiustizia (kaipirissima)

• 5 Nel racconto dovra apparire una rissa (Insonnya)

• 6 Il racconto dovrà essere ambientato in un mondo fantastico (Callagan)
 
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view post Posted on 13/9/2013, 15:50

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Ecco la mia classifica.
Temi:
1 Il Paese delle Meraviglie (Anark 2000)
2 Giungla Metropolitana (Insonnya)
3 L’illusione (Callagan)
4 La scuola (Kaipirissima)
5 Cogito Ergo Sum (Morther95A)
6 Il tradimento (Shanda 06)
Elementi:
1 Uno o più personaggi devono avere una qualsiasi dipendenza (Mother95A)
2 Nel racconto dovrà comparire del filo spinato (Anark2000)
3 Un personaggio dovrà subire un’ingiustizia (Kaipirissima)
4 Il racconto dovrà essere ambientato in un mondo fantastico (Callagan)
5 Nel racconto dovrà apparire una rissa (Insonnya)
6 Nel racconto dovrà essere presente un quartiere che appare e scompare (Shanda 06)
 
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Insonnya
view post Posted on 13/9/2013, 17:54




Presente!!! gif

I miei temi:
- Giungla metropolitana (io peace2)
- Il tradimento (shanda)
- L'illusione (callagan)
- Il paese delle meraviglie (anark2000)
- Cogito ergo sum (mother)
- La scuola (kaipirissima
I miei elementi:
- Dipendenza (mother)
- Filo spinato (anark)
- Rissa (io)
- Ingiustizia (kaipirissima)
- Mondo fantastico (callagan)
- Quartiere matto (shanda)
 
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Slash1588
view post Posted on 13/9/2013, 21:43




Dopo aver mancato di poco l'ultimo scannatoio non vedevo l'ora che arrivasse questo speciale per buttarmi finalmente nella mischia. Presente!

Temi

1)L'illusione (Callagan)
2)Giungla metropolitana (Insonnya)
3)Il tradimento (shanda06)
4)Il Paese delle Meraviglie (anark2000)
5)Cogito ergo sum (mother95A)
6)La scuola (kaipirissima)



Elementi
1)Uno o più personaggi devono avere una qualsiasi dipendenza (mother95A)
2)Nel racconto dovrà apparire una rissa (Insonnya)
3)Nel racconto dovrà essere presente un quartiere che appare e scompare (shanda06)
4)Nel racconto dovrà comparire del filo spinato (anark2000)
5)Un personaggio dovrà subire un'ingiustizia (kaipirissima)
6)Il racconto dovrà essere ambientato in un mondo fantastico (Callagan)
 
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Albertine
view post Posted on 14/9/2013, 07:53




ci sono anch'io :wub:

TEMI:
1 giungla metropolitana
2 la scuola
3 cogito ergo sum
4 il paese delle meraviglie
5 il tradimento
6 l'illusione

ELEMENTI:
1 il mondo fantastico
2 un quartiere che scompare e appare
3 un'ingiustizia
4 dipendenza
5 filo spinato
6 la rissa

speriamo ora di riuscire a scrivere per tempo :huh:
 
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kaipirissima
view post Posted on 14/9/2013, 10:27




Sono in trepida attesa, ma troppo pigra per fare i calcoli e mettermi avanti con il mio ingegno... Non so perchè ma quando c'è lo speciale mi sembra sia Natale! :D
 
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anark2000
view post Posted on 14/9/2013, 11:06




Spetta che Sol torni dal lavoro... sta spaccando il mondo :D
 
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kaipirissima
view post Posted on 14/9/2013, 11:39




Noi qui a trastullarci e lui... Brrrr
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 14/9/2013, 11:56




Ecco i conteggi:
TEMI:
Giungla metropolitana (Insonnya) 37 Punti
Il paese delle meraviglie (anak2000) 34 Punti
L'illusione (Callagan) 33 Punti
Cogito ergo sum (mother95A) 24 Punti
La scuola (kaipirissima) 21 Punti
Il tradimento (shanda06) 19 Punti

ELEMENTI:
Uno o più personaggi devono avere una qualsiasi dipendenza (mothr95A) 42 Punti
Il racconto dovrà essere ambientato in un mondo fantastico (Callagan) 30 Punti
Nel racconto dovra apparire una rissa (Insonnya) 26 Punti
Un personaggio dovrà subire un'ingiustizia (kaipirissima) 25 Punti
Nel racconto dovrà essere presente un quartiere che appare e scompare 24 Punti
Nel racconto dovrà comparire del filo spinato <i> 203 Punti


Skannatoio, speciale XXII
Ventiquattr'ore nella Giungla di Cemento



  1. Gli autori dovranno scrivere un racconto tra i 3.500 e i 35.000 caratteri (spazi inclusi, estremi inclusi, tolleranza ZERO) di genere horror, giallo, fantastico (fantasy, fantascienza e tutti i relativi sottogeneri)

  2. Il tema è: "La giungla metropolitana". (specifica di Insonnya) Libera interpretazione da parte degli autori.

  3. Uno o più personaggi devono avere una qualsiasi dipendenza. (specifica di mother95A)

  4. I racconti dovranno essere pubblicati entro le 23.59 di Domenica 15 Settmbre 2013 come post in questo thread, specificando il titolo e l’autore (questi elementi non entrano a far parte del conteggio dei caratteri).

  5. Se un autore sforerà per eccesso o per difetto il numero di caratteri, non sarà considerato nella classifica finale della gara.

  6. La stessa penalizzazione è prevista se un autore modificherà il proprio racconto dopo le 23.59 del 15 Settembre. In tal caso si procederà anche alla squalifica per una edizione speciale dello Skannatoio.

  7. Nel caso di un totale superiore a 15 opere, occorre attendere che il supervisore separi i racconti in gironi, prima di procedere con i passi successivi.

  8. Una volta che i racconti saranno stati pubblicati, gli autori dovranno stilare, sempre in questo thread, la loro classifica di merito. Al racconto valutato come ultimo dovrà essere assegnato 1 punto, al penultimo 2, al terz’ultimo 3 e così via fino al primo, che otterrà così il massimo punteggio. Un autore non deve inserire in classifica il proprio racconto.

  9. Oltre alla classifica, ogni autore dovrà scrivere un commento, anche di poche righe, purché sufficientemente chiaro per rendere esplicita la propria opinione su ciascun racconto. Se non lo dovesse fare, il punteggio conseguito nella gara sarà dimezzato.

  10. Classifica e commento dovranno essere pubblicati con un post in questo thread entro le 23:59 di Domenica 22 Settembre 2013.

  11. Se un autore, dopo aver pubblicato il racconto, non dovesse stilare la sua classifica, sarà escluso dalla classifica finale e squalificato per una edizione speciale dello Skannatoio.

  12. Al termine, il moderatore (Sol Weintraub) provvederà a redigere la classifica di merito generale e proclamerà il vincitore.

  13. Gli autori che, in caso di selezione, desiderano vedere il proprio racconto pubblicato sulla rivista si ricordino di aggiungere, in calce al testo, la liberatoria: Autorizzo Jackie de Ripper all'eventuale pubblicazione su Skan Magazine.


BUONA SCRITTURA!

[/color]

Edited by Sol Weintraub - 14/9/2013, 19:47
 
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kaipirissima
view post Posted on 14/9/2013, 13:25




OK!
Direi che si sposano benissimo!
Forza cervellino!
 
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view post Posted on 15/9/2013, 10:58

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SOTTO LE FRECCE DEL SAGITTARIO
Di Alexandra
Il Quartiere del Lago del Sagittario me lo ricordo ancora oggi.
Come farvi capire quanto fosse incancrenito dall’ultima volta che ci siete stati con le vostre famiglie?
Non lo so.
Capisco che il governo della Decade dei Segni di Fuoco voleva farci diventare tutti uguali a voi, la nazione vincente, ma non è stato così.
Se vedeste l’intera Città Zodiaco vi rendereste conto che l’intero progetto è fallito.
Si parte dalla stazione, con le vecchie locomotive e i monumenti alle Dodici Case, con relativi miti: sì, insomma, li conoscete anche voi, Orione per lo Scorpione, Castore e Polluce per i Gemelli, Proserpina per la Vergine, tanto per dirvene alcuni.
Il resto non me lo ricordo più bene.
Sapete che ci sono stati anche i resoconti di Voyager 1 e hanno rimescolato un po’ le cose: dicono ad esempio che il Capricorno sarà il simbolo della Pace nella Via Lattea, visto che la parte caprina simboleggia la laboriosità di Zyrkelia 2, il pianeta degli allevatori e la parte a coda di pesce l’inventiva artistica di Sedna 04.
Il fatto che sia poi un segno che si trova bene nelle tenebre e nel gelo, tanto da muoversi lentamente in essi, lo fa il leader ideale.
Scusate, mi sto confondendo, a questo punto non so cosa c’è da fare, a parte spiegarvi cosa sta succedendo nel campo mitologico ma è colpa della dipendenza da Glubolio.
Non venitemi a dire che siete d’accordo in merito al proibizionismo del 2021, perché io lo trovo assurdo.
Ho cominciato a parlarvi della stazione, con i suoi simboli zodiacali, che la rendono intricata come la prima parte della giungla cittadina che segue a pochi metri, ma non vi ho detto subito tutta la verità.
Subito prima del segno che precede tutti gli altri, l’Ariete con il collare verdognolo delle Stille di Erebus 51, c’è un distributore di Glubolio.
E’ così comodo, quando il Solito Spacciatore non risponde al telefono.
Inserisci la tua moneta e saltano fuori queste palline colorate, odorose di vaniglia, che tu apri comodamente a casa sua a metà con il seghetto apposito.
E dentro ci trovi un po’ di Classica Vita Normale.
Non so come sia per gli altri, ma io, dopo aver masticato il cubetto color amarena, vedo sempre scorrere davanti a me gite nei prati e giornate in pasticceria.
Mi sembra di stare al cinema.
Infatti, quando comincia l’Allegra Visione, io mi accomodo sulla poltrona di casa, rosso sbiadito e sono nella penombra del salotto polveroso di rappresentanza, quello che mia madre puliva sempre ma non apriva mai.
E le immagini della Vita Normale scorrono sulla parete di fronte, ancora bianca di intonaco e io le vedo luminose come non mai, perché è così che si vive nella Città dello Zodiaco.
Sì, avete capito bene.
Scorrere, come se si trattasse di una pellicola.
Funziona così con il cubetto colloso che non si appiccica ai denti, ma ti caria il sistema nervoso.
Del resto, se fossimo tutti lucidi, guai a noi.
Io ci ho provato, a stare senza il mio oblio settimanale, ma oltre a sudare e a ritrovarmi a togliermi di dosso aghi di pino che riuscivo a vedere solo io, potevo vedere cos’era tutta la città, nel tragitto casa lavoro.
Passavo attraverso interi quartieri con condomini e aziende che assomigliavano a grosse scatole di zucchero a quadretti.
Sì, i muri sembravano di cartone e le finestre assurdi quadrati zuccherini sul punto di sciogliersi.
A volte li vedevo mezzi rosicchiati dalle formiche che pullulavano in quelle stanze.
E queste sono le mie prese di coscienza da astinente.
Posso dirvi che questa città è un dannato disastro.
Voleva essere il luogo di raccolta dei migliori ingegni degli Anni Ruggenti del Ventunesimo Secolo, ma con la scusa di voler mettere a proprio agio tutti quanti, non si è riuscito a far stare comodo nessuno.
Oggi non ho rosicchiato il mio cubetto, sebbene la settimana sia finita.
Mi sto difendendo abbastanza bene dalla crisi di astinenza.
Per adesso, non vedo aghi di pino sulla mia giacca di feltro color limatura di ferro ed è per questo che colgo l’occasione per mostrarvi i dintorni di casa mia.
Sì, avete capito benissimo, non fate quelle facce.
Vorreste che vi nascondessi la verità, ma non lo farò.
Ogni quartiere contiene il tormento per i suoi abitanti.
Il mio è quello delle frecce del Sagittario.
Se vivremo insieme, sarà anche il vostro.
Tanto vale che ve lo spieghi, dunque.
Bene, si tratta di questo: visto che nelle missioni su Sedna 04 la gente come me è rimasta immersa nelle immagini per anni, le autorità della Città dello Zodiaco hanno pensato bene di rimuoverle da tutto il quartiere e renderle fuorilegge.
Se vogliamo ricordarci di com’erano i quadri e i film, c’è il caro cubetto color amarena.
A casa mia non ci sono specchi e le finestre e le vetrine sono state modificate in modo da non riflettere le sembianze di nessuno.
Quanto alle pubblicità, sono tutte sonore.
Vi ha fatto paura sentire le canzoncine e le voci degli attori uscire dagli alberi dei viali e dei controviali, vero?
Succede a tutti, all’inizio.
Sono il male minore, in fondo.
Almeno uno sa che non deve avvicinarsi troppo alle piante, perché inducono troppe associazioni mentali con il passato.
Un’epoca orribile, con tutte le immagini distorte che facevano impazzire la gente.
Questo è il parere delle nostre autorità cittadine, le quali hanno pensato bene di privarci prima del nostro riflesso negli specchi casa e nelle vetrine dei negozi.
All’inizio, faceva molto Notte dei Vampiri e ci abbiamo riso tutti, almeno finché il Glubolio non ci ha privati della capacità di ridere.
Oltre che di quella di vedere i colori caldi.
Lo spacciatore di quartiere, l’ultima volta mi ha detto che il cubetto di amarena è rosso, quindi privo di venature nere.
E’ puro oblio, che non mi trascinerà dall’Altra Parte a fare la conoscenza del Tribunale di Osiride, il ben noto mito della Bilancia insieme a quello del Governatore Artista privo di quattro dita della mano destra, ma in grado di mescolare i colori sulla bilancia usando le dita della sinistra e dipingendo affreschi le cui figure, certe notti si staccano dai muri e trascinano i cattivi nella fossa.
Mi fido.
Dovrete farlo anche voi.
Non guardatemi così.
Se verrete a vivere in questo quartiere, capirete ben presto che il vostro unico amico sarà il Glubolio.
Come?
Credevate di poter vivere in un posto dove è riconosciuto l’eroismo di chi ha viaggiato nello spazio per tanti anni e si è adattato a vivere nelle stazioni planetarie senza contatti con la Terra?
Vi sbagliate.
Io mi sono adattato a riciclare vecchi eroi dello spazio e ho fatto loro da parente acquisito, perché non impazzissero.
Sono stato fra i primi ad assaggiare il Glubolio.
Lo vendevano sotto forma di gomma da masticare già allora, sapete.
Il demone della dipendenza ti avvolgeva già allora nelle spirali di zucchero.
A lungo andare, ti imbrigliava in una camicia da forza invisibile fatta di merletto al profumo di vaniglia, ma questo, l’ho già detto.
Credo.
Ora scusate.
Devo andare laggiù.
Sì, lo so che c’è il cartello con il Divieto d’Accesso, ma a me non interessa.
Ho deciso di prendermi l’ultimo svago.
Basta, ho deciso di riprendermi la mia personalità staccandomi da questo livellamento generale: chi l’ha detto che il tema natale faccia il destino della persona?
Ognuno si progetta la sua vita come meglio ritiene, ho sempre pensato.
Le autorità mi hanno riso in faccia.
E lo faccio lo stesso con loro.
Mi avete imposto un destino regolato chimicamente dal Globulio?
E io mi scelgo la morte che voglio.
Lo bene cosa dice la mia carta natale.
C’è questo aspetto astrale che denota una lunga vita.
Ah dovrei rimanere in questa scatola di zollette di zucchero ancora un paio di decadi?
Un accidente.
Scusate.
Come vi ho detto prima, vado al cinema.

Testimonianza di uno dei futuri abitanti del quartiere del Sagittario

- In effetti, provammo a fermarlo, credeteci, ma era diventato più forte di noi quattro. Aveste visto come si dibatteva. Voleva il suo ultimo pomeriggio al cinema e nessuno glielo avrebbe tolto. Così scavalcò la recinzione di filo spinato elettrificato. Nessuno di noi seppe come ci riuscì ma si fiondò nel cinema e non vi uscì più. Fu la vostra polizia, avvisata dallo spacciatore preoccupato di non averlo visto ritirare il suo cubetto a trovarlo. Sì, mi sono chinato su di lui, quando lo portarono fuori di là. Respirava ancora. No, non mi disse nulla. Come avrebbe potuto, con quei labbroni color melanzana?
Il testimone dell’ultima pazzia di Benno Raubal se la cavò così.
Io, da dove mi trovo ora, non posso che essere contento che gli sia andata bene.
Lo sto aspettando, perché è stato gentile con me.
Mi ha tenuto la mano e io gli ho detto:- Ho visto di nuovo il colore dei lamponi e quello del fuoco quando arde e sai, non sento più l’astinenza, ora. Chi lo avrebbe detto, che il Globulio può irrobustire chi non uccide? Io sono diventato abbastanza forte da aver salvato il mio spirito nella pellicola Sabato al Lago e questo film parte appunto alla fine di ogni settimana, per l’istruzione dei topastri che affollano la sala del cinema. Ti aspetto, il più tardi possibile. Se vuoi, porta anche qualche amico. Ci divertiremo, sullo schermo.

Autorizzo Jackie de Ripper a pubblicare il mio racconto su Skan Magazine

Salve a tutti. Ho trovato molto belle le specifiche e così mi è venuto facile scrivere un racconto davvero sentito (e mi ha fatto da valvola di sfogo in un periodo di grande nervosismo). Il quartiere deve qualcosa a posti che ho visto nella realtà e la dipendenza anche (ma non dipendiamo tutti da tutto? Io ho scoperto che esiste anche la dipendenza da brano musicale o da marca di biscotti. Insomma, per dirla con i linguisti, esistono memi che si annidano nella mente sotto forma di brani che ti riecheggiano come sottofondo dei pensieri e secondo me, esistono anche i memi del palato. Quanti gusti di dolci e pietanze che non si assaggiano da anni tornano all'improvviso sulla lingua).
 
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anark2000
view post Posted on 15/9/2013, 14:32




Brava shanda, riesci sempre a stupire :lol:
 
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cristiano r.
view post Posted on 15/9/2013, 16:35




Questo racconto è dedicato agli Sneaker Pimps, ai Little Dragon e ai Placebo :wub: le cui musiche mi hanno aiutato a riesumare e riadattare questo racconto postato Sotto la Lente 19 mesi fa.
All'epoca il brano ricevette la bellezza di...1 commento! :(
Speriamo questa volta vada meglio, anche perchè le specifiche dello speciale mi sembravano calzare a pennello e allora, anche se non volevo partecipare, alla fine mi sono detto why not!?
Buona assuefazione.
:alienff:


IL CACCIATORE
(Una storia infernale)




“Scrivere è terapeutico! ti aiuterà vedrai, sarà come esorcizzare i demoni che sono dentro di te”
Così mi disse la troia angelica, la prima volta in cui ci sedemmo sotto al pergolato di una casa sperduta nella campagna.

Quel giorno faceva molto caldo e anche molto freddo, quasi nello stesso momento; stavo infatti rientrando in comunità, la terza volta negli ultimi quattro anni.
I vizi sono duri a morire, i tossici pure.
Il mio sangue infetto, tra l'altro, era ormai mutato in un composto chimico non meglio identificato:
Valium, Tavor, Serenase, Diazepan, Prozac e Kataprezan,
Metadone,
Brown Sugar e Cocaina.
Queste ultime due, a volte, sciolte insieme nel solito cucchiaio e poi sparate in vena con la medesima siringa.
Senza contare le paranoie prodotte dal mio cervello lique-fatto.
Tutto questo scorreva dentro di me.
Fluido alchemico malefico, ammaliante, velenoso.

Comunque lo sapevo: scrivere non sarebbe stata una buona idea.
Più che esorcizzarli, i demoni, li ho evocati. A dire il vero non ne avevo neppure bisogno.
Io, la morte, ce l'avevo già stampata in faccia.
Forse perchè mio padre era un uomo dal grilletto facile e da bambino sono cresciuto tra i cadaveri, tra le armi:
fagiani e doppiette,
cervi e coltelli,
daini e pallottole,
lepri e...cani.
Quando rientrava dal consueto massacro domenicale, aveva sempre lo sguardo soddisfatto, compiaciuto, elettrizzato, neanche fosse tornato da un immaginario Vietnam, con tanto di medaglia al valore.
“Non c'è niente di meglio di una bella battuta di caccia!” E scaricava il suo bottino di animali impallinati sul tavolo della cucina.
Non c'è niente di meglio che fare la guerra! E scaricava un sacco di teste mozzate sul tavolo della cucina.
Ecco cosa percepivano le orecchie e gli occhi di un ragazzino.
In qualche modo però, avrei dovuto abituarmi a quell'orrore.
Ardito, di nome e di fatto, mi portava spesso con il suo plotone.
Una volta fu davvero terribile: un cinghiale ferito, braccato dalle prime ore dell'alba, in un ultimo disperato tentativo per non finire l'esistenza nelle pappardelle di mia madre, squarciò un fianco del povero Fido.
“Girati Lucio!” Urlò l'omone.
Non ne ebbi il tempo.
Uno sparo, un guaito.
“Il cane è solo una bestia creata dal Signore per servire l'uomo”
Mi disse proprio così, guardandomi dritto negli occhi, mentre mi pisciavo addosso dalla paura.
Una figura inquietante, una sagoma avvolta nel fumo del colpo appena esploso: ho vissuto per trent'anni con questo ricordo, con quest'immagine impressa nella testa.
Ho vissuto per conoscere la sofferenza, sotto tutte le forme, abbastanza per convincermi di una cosa: non esiste nessun Dio morto ai bordi delle strade.
Tutt'al più, ai bordi delle strade, ci sono solo altri cadaveri, a volte ancora vivi, di barboni puzzolenti, di alcolizzati congelati dal freddo e di transessuali brasiliani da cinquanta euro a botta.
Io lo posso dire, perchè ho dormito con loro sulle panchine dei parchi, ho bevuto dalla solita bottiglia e mi sono prostituito nelle stesse vie, masturbando vecchie checche bavose per racimolare qualche soldo.
Con gli occhi socchiusi, lo sguardo lineare offuscato dalla morfina, ho atteso una dose tagliata con il veleno per topi, ma l'unico Dio che rispondeva sempre alle mie chiamate si chiamava Haziz, era tunisino e tirava fuori ovuletti di cellophan ripieni di ottima eroina dal buco del culo, dietro la stazione centrale.
Mi sono fatto in ogni punto del corpo e della città:
nelle braccia, segnate dal marchio dei reietti, nascosto dietro ai piloni dei cavalcavia di periferia;
nei piedi, tra i lividi provocati dai fuori vena e dai capillari scoppiati, accovacciato tra le macerie dei magazzini dismessi;
sul collo, mentre guardavo il riflesso ingiallito di un fantasma negli specchi dei cessi pubblici, in via dell'Indipendenza.

“Vedrai che ti farà bene” Ripeteva faccia d'angelo, ancheggiando dentro ai blu jeans attillati, con la camicetta bianca un po' troppo sbottonata che sventolava corsara, pronta ad affondare lo sgangherato rellitto umano seduto davanti a lei.
Le piaceva fare la parte della crocerossina salva anime dannate.
Maledetta rizza cazzi!
“Ti avrà pur detto qualcosa di buono. Magari ti ha dato dei consigli, o raccontato una storia... tu scrivi qualsiasi cosa ti torni a mente”
Consigli? Figuriamoci! so tutto sulla polvere da sparo, su dove piazzare le trappole, su come mimetizzarsi. Conosco anche ogni singolo richiamo degli uccelli...un po' come te! avrei voluto risponderle.
Una storia? Mille storie! Saghe, oserei chiamarle.
Anche la sera a cena, quando guardavo la tv, persino i Puffi rievocavano la mattazza:...ed era tutto pieno di sangue... l'abbiamo spellato a casa dello zio...io ooodio quando si inceppa il fucile!
Qualcosa è andato storto nella mia infanzia.

Ultimamente però mi sento meglio, non sono stato neppure più rinchiuso nel reparto psichiatria, forse proprio perchè ho iniziato a scrivere, come diceva lei.
All'inizio erano solo scarabocchi, disegni, ma poi ho scritto veramente, soprattutto indirizzi: quante cazzo di volte ha cambiato domicilio...la puttana!
E allora cosa ho fatto?
Ho messo in pratica i consigli di mio padre.
Ho battuto la pista, fino a quando ho annusato il profumo della preda impaurita.

E alla fine ti ho scovata, Lucilla.
Adesso sei tu che dovresti scrivere, per esorcizzare le tue paure.

Devo ammettere che non è stato facile ritrovarti: darti la caccia la fuori, nella giungla metropolitana, si è rivelata un'impresa assai ardua, quasi quanto muoversi nella boscaglia.
Il tuo odore di troia misto Chanel n.5 però, per tua sfortuna, mi si era già infilato nelle narici spalancate, sotto la pelle, dentro le vene tagliate e ricucite.
Sono stato davvero bravo, nelle notti di luna piena, a nascondermi dietro ai lampioni fuori uso. Quando poi scendevi nella metro, balzavo come un felino affamato nel vagone adiacente al tuo.
Di giorno invece, ero un fetido rifiuto urbano che ribolliva sotto al sole.
Aspettavo il calar della sera accanto ai cassonetti dell'immondizia, nella speranza vederti uscire dalla tana, solamente per poi guardarti fare la Vip nei locali alla moda della città. Farti fotografare dai cellulari delle tue amichette ti faceva sentire importante... the beautyful people.
Un tardo pomeriggio ci siamo pure sfiorati, eri una dea, un'apparizione divina!
Te ne stavi statuaria di fronte la vetrina di un bar, intenta ad ammirare il riflesso delle tue curve, dei capelli riccioluti e dei passanti in adorazione di quel culo perfetto firmato Dolce & Gabbana, non mi hai neppure notato.
Ho cercato di toccarti con una mano, di chiamarti, di farmi vedere, un po' come il giovedì, in comunità, quando conducevi la terapia di gruppo.
Se solo ti fossi accorta di me, prima di svanire tra la folla, forse, adesso, non ti farei tutto questo.
Forse, adesso, non mi farei tutto questo.
Sai una cosa, da quando ti ho conosciuta ho scritto molto, ma non credo di essere diventato bravo.
Alla fine è stato inchiostro sprecato, tipo il sangue schizzato a caso sul muretto dei giardini, dopo il buco della buona notte.
Tu però non puoi capire, le fantasie che mi stuprano il cervello sono così complicate e contorte, così cariche di violenza; faccio davvero fatica a liberarmene... se solo potessi ascoltare i miei pensieri per un istante, allora sì, capiresti.
Di un fatto però sono certo: oggi, grazie a te, sono diventato un buon cacciatore.
Mio padre ne sarebbe orgoglioso.
Un vero peccato comunque, il nostro poteva essere una grande amore, invece è andata a finire decisamente male.
Lucio e Lucilla, una storia infernale.

Edited by cristiano r. - 27/9/2013, 13:56
 
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anark2000
view post Posted on 15/9/2013, 17:21




Nella notte

RIMOSSO DALL'AUTORE

Edited by Jackie de Ripper - 20/1/2014, 15:55
 
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Albertine
view post Posted on 15/9/2013, 21:55




Ho scritto una schifezzina veloce veloce, ma mi spiaceva troppo non partecipare con voi. :wub:

IL GATTO BIANCO E IL GATTO NERO di Arianna K.

Il parco era immerso nel silenzio.
Se qualcuno fosse passato da quelle parti, turbando la quiete dei vialetti vuoti, non avrebbe notato nulla di insolito. L'erba, appena chinata, si godeva la fresca carezza della rugiada notturna; i fiori, stretti nei petali, erano persi in sogni dei quali agli uomini non è dato parlare; anche la fontana taceva, come fa sempre quando nessuno può udirla.
Era l'ora che precede la prima luce, quando la porta dei sogni è socchiusa, ma non ancora serrata del tutto.
Ma se quel qualcuno fosse stato un buon osservatore, allora avrebbe potuto notare qualcosa, a fianco della siepe di rododendro. Un piccolo movimento, là dove un raggio di luna lambiva le ombre.
Una zampa che, leggera e sicura, sfiorava la ghiaia bianca, emergendo dalla luce argentea.
«Nre'fa-o, fratello» sussurrò una voce dal buio.
Se a questo punto, il temerario passante, avesse aguzzato la vista, avrebbe potuto notare una figura sinuosa, nera sul nero della notte.
Il gatto nero avanzò cauto, staccandosi dalle tenebre. Il suo corpo era esile, ma forte, come una speranza nel dolore.
Il gatto bianco si voltò appena a guardare il fratello, continuando a lisciarsi distrattamente il pelo.
Rimasero così per alcuni istanti poi, rispondendo a un silenzioso richiamo, si mossero all'unisono.
«Andiamo, è ora.»

Le strade erano deserte, anche la luce dei lampioni appariva fioca.
Le zampe correvano, veloci e silenziose, sull'asfalto. Le vibrisse fendevano l'aria, tese nel brivido della caccia.
Un tempo avevano calcato il terreno umido delle foreste, odorose di muschio, o la sabbia gelida dei deserti notturni. Ma ora tutto era scomparso, ricoperto da una coltre di cemento e frastuono.
Eppure non si erano fermati, spinti dall'istinto, da un bisogno più forte di quel mondo caduto.
I loro occhi vedevano oltre il velo di illusione, oltre le apparenze degli uomini: ovunque grandi ragnatele si stendevano tra i palazzi, racchiudendoli in bozzoli filamentosi.
Sacche gonfie pendevano dai cornicioni, grondando umori appiccicosi, gravide di occhi che, ancora ciechi, brillavano fiochi oltre gli involucri traslucidi.
Il loro terreno di caccia era ormai diventato una giungla di vetro e acciaio dove la Tessitrice incubava i suoi figli, divoratori di sogni.

Giunti al fondo della via si fermarono a fissarsi l'un l'altro poi, senza una parola, ognuno proseguì per la sua strada.

Il gatto nero camminava, teso.
Un tempo sarebbe balzato indomito di ramo in ramo, avrebbe danzato ardito tra le rocce e sull'orlo dei crepacci. Nessuno avrebbe osato sfidarlo, né sua figlia, la tigre dal divampante fulgore, né la serpe, astuta e vile. La notte stessa si sarebbe inchinata al suo passaggio.
Ma ora, in quella nuova giungla, era lui la preda.
Eppure il bisogno era più forte della paura.
Passando a fianco di una casa gli parve di sentire qualcosa, un fremito nell'aria che, attraverso i baffi, gli solleticava il cuore.
Saltò su un davanzale, osservando cauto dal vetro, tra le tende socchiuse.
Una giovane donna dormiva, avvolta appena in lenzuola leggere.

Dritta davanti allo specchio Rebecca osservava disgustata il suo profilo. Il sedere piatto e i piccoli seni la disgustavano.
Poteva capire perché Leo l'aveva lasciata, abituato com'era alle modelle con le quali lavorava.
Se solo avesse potuto permettersi un chirurgo.
«Ti odio!» urlò allo specchio, battendo i pugni contro la superficie liscia. «Mi fai schifo!»


Un grosso ragno nero serrava il petto della giovane, i cheliceri affondati nei suoi occhi.
Il gatto nero si allontanò, sconfitto.

Dall'altra parte della città, intanto, il gatto bianco balzava di tetto in tetto.
Sebbene all'apparenza più spensierato del fratello, era ben conscio del pericolo di quella caccia.
Avevano spesso discusso di smettere, anche se questo, forse, avrebbe significato morire. Avevano provato.
Ma c'era qualcosa di irresistibile nel richiamo che, notte dopo notte, li riportava a calcare quei sentieri.
Una pulsione ancestrale.
A ogni salto cercava di evitare i filamenti pallidi che, come tentacoli, si avviluppavano a ogni cosa. Il solo contatto lo disgustava, facendogli rizzare il pelo candido.
Il cielo, in lontananza, stava già schiarendo.
Giunto nel cortile di una villetta si fermò, attratto da qualcosa: un odore dolce, pungente, come marmellata di lamponi.
La porta era dipinta di un rosso acceso. Senza pensarci balzò nel mondo di là, attraversandola.
Tutto taceva. Salì le scale, seguendo la traccia.
La camera era un tripudio di colori. Bambole e pupazzi invadevano il pavimento in un caos festante.
Il gatto bianco si avvicinò al lettino, dove una bimba dormiva, il piedino nudo penzoloni.

Letizia correva. Dietro di lei il coniglietto Poldo ansimava, tenendosi il pancione rosa.
- Principessa, aspettatemi vi prego - soffiò, appoggiandosi a uno dei cannoli che, dal terreno, svettavano verso il cielo color crema.
«Muoviti ciccione» rise lei, tornando indietro per abbracciarlo. «Le fate del miele non ci aspetteranno e questa volta non voglio fare tardi al Ballo della Pesca.»


Il gatto bianco si accoccolò tra le coperte. Il respiro della piccola profumava di caramelle e more.
Avvicinò il muso al suo viso, iniziando a leccarle le palpebre e lei sorrise, senza svegliarsi.

Letizia ora volava, stretta al pelo di quel gatto profumato di panna.
Dietro, aggrappato alla coda, Poldo sembrava un palloncino.
Sotto di lei Castel del Favo era già in festa.


Quando il gatto bianco tornò alla siepe trovò il fratello già lì. Si dissero tutto con uno sguardo.
«Presto non rimarrà più niente» disse il gatto nero «li divoreranno tutti. Cosa succederà allora, moriremo?»
«Forse» rispose l'altro. La sua espressione era serena. «O forse ci sarà sempre qualcuno disposto a sognare veri sogni, e ad accoglierci.»
Avvicinò il muso a quello del compagno, lisciandogli il pelo.
«Profumi di lampone» disse quello, sorridendo.
«Andiamo, è ora.»
L'aurora iniziava a dipingere il cielo.


autorizzo jackie a pubblicare il racconto sulla rivista

 
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