| Ogni riccio un capriccio di Valter Carignano
– Ma lei lo sa cosa vuol dire che tutti gli uomini s’innamorano di me? Va avanti da… da sempre! La donna sbuffa e incrocia le braccia. Il maresciallo Filippo Santantonio le sorride con cortesia. – Vede… beh, intanto la ringrazio di essere venuta subito. Cerchiamo qualche notizia in più per aiutare il signor Saracino, dell’oreficeria di fronte a casa sua. Lui è all’ospedale, insiste a dire che è lei che l’ha infettato. La donna non lo ascolta: – E guardi come devo andare in giro conciata. ‘Sta specie di turbante, occhialoni, vestiti che manco una barbona… e pure così, guai se al mattino me ne dimentico. Appena mi affaccio alla finestra, paf, la frittata è fatta. Il primo che mi vede è cotto. Santantonio prende tempo, si appoggia allo schienale della sedia e sfoglia le carte che arrivano dal’ospedale. Assapora l’aria fresca che entra dalla finestra, piena di mare e fiori. Pensa. E anche oggi siamo arrivati a sera. Beh, poteva essere una giornata peggiore. Un furtarello a un turista, un incidente d’auto, un po’ di scartoffie… e poi questo tipo che si vuole buttare di sotto perché dice che la donna che ama gli ha passato una qualche malattia. Il bello è che una specie di malattia ce l’ha davvero, ma i medici non sanno che pesci pigliare e me l'hanno rifilato a me. – Cotto, lei dice… capisco. Ma mi spieghi meglio. Lei è fidanzata con Saracino? – Ma che fidanzata? Non siamo mai nemmeno usciti insieme. – Ah. Quindi non è vero che lui la ama. – Come? Ma certo che è vero. Mi ha vista una volta, e questo è bastato. Solo che poi gli è venuta la pelle grigia e si è spaventato. – Sssì… non ho capito tanto bene. Mi vuole spiegare meglio? Così facciamo arrivare la fine del turno e lasciamo i pazzi agli psicologi o alle cartomanti. – Spiegare meglio… – La donna sembra fissarlo attraverso gli occhiali neri. – E’ un po’ lungo. Lei cosa ne sa di mitologia greca? Santantonio tossicchia: – Non molto, o meglio quello che sanno un po’ tutti: gli dei, Giove, Venere… – Sì, quello. Bravo. Vede, mio padre me lo diceva sempre: sei sfortunata, non è bene che una donna sia troppo bella o troppo intelligente, nel nostro ambiente gira tanta invidia. Eh, lui era saggio, altro che un mostro, come dicevano alcuni… invidia, appunto. Ma lui se ne fregava, cosa crede? Stava tranquillo nella sua isola con la mamma e i loro sudditi, e naturalmente io e le mie due sorelle, che crescevamo felici e contente. Ma non durò molto. Con tutte le navi che andavano e venivano, la voce cominciò a girare, e anche se badavo bene a non uscire mai senza camuffarmi un poco ero bellissima lo stesso. E una sera, una civetta viene a posarsi sul davanzale della mia finestra. Sanantonio allunga la mano per chiamare il brigadiere Camusso all’interfono. Schiaccia il tasto, ma poi ci ripensa. Massì, lasciamola parlare. Che fastidio mi dà? Magari a lei invece fa bene. La donna beve un sorso d’acqua, riprende: – Io la riconobbi subito, e forse fu anche questo che le diede fastidio, oltre al resto. – La civetta? – Sì, è quello che ho detto, no? Comunque, quella presuntuosa entra senza essere invitata e mi si siede di fronte. Mi hanno riferito che sei molto bella e intelligente. Bella, lo vedo, ma intelligente… vuoi fare una gara con me? Mi chiede. Lì per lì, avrei voluto dirle che era una maleducata a entrare in casa d'altri così, ma coi parenti, sa, non è mai bello litigare. Noi eravamo quasi cugine… cioè, non proprio, mio padre era una specie di prozio del suo… ma è un po’ complicato, lasciamo stare. – Una civetta, ha detto. Parente di suo padre. E la civetta si siede davanti a lei. – Sì. No. Stia attento, per favore: sul davanzale era una civetta. Adesso era sotto forma di donna. Quella baldracca era venuta con il mantello e tutta l’armatura, sapeva che faceva un certo effetto, alta e ben tornita com’era. In ogni modo, comincia a farmi domande, rompicapo, indovinelli… che ridere! Non faceva in tempo a finirli che già le rispondevo, e vedevo che la cosa la faceva parecchio arrabbiare. Intanto si era fatta l’alba e mi fa: Andiamo a fare un giro al porto, vuoi? E ci andiamo. E allora lei si accorge che i marinai la guardano - e ci mancherebbe! - ma che guardano molto di più me, che nella fretta ero uscita senza trucco pesante e tutto. Insomma, non ci ha visto più. Come ti permetti di rivaleggiare con Atena? mi dice, passando alla terza persona come se questo avesse dovuto intimorirmi. Ma che rivaleggiare? rispondo io, e intanto cominciava a venirmi un diavolo per capello. Sei tu che sei venuta qui da me a rompermi le scatole. E magari io sono più bella di te perché sono nata come tutti, e non dalla testa di mio padre come una specie di forfora. Non l’avessi mai detto! Comincia a maledirmi e se ne vola via sbraitando che non sarebbe finita lì, che non sapevo contro chi mi ero messa e via di seguito. Pensi lei che figura. La figlia di Zeus… patetica. Santantonio è ammutolito. Atena, Zeus… quindi questa donna si ritiene parente di un dio della mitologia greca. Anzi, più bella di un dio. Stiamo messi bene. Come si chiamava, quella dottoressa dei servizi sociali? Fruga dentro un cassetto. Dove avrò messo quel biglietto… vabbè poi lo chiedo a Camusso, lui si ricorda sempre tutto. La donna continua: – E allora succede che dopo qualche mese me ne stavo sola sulla spiaggia a passeggiare e ad aspettare l’alba quando sento una voce. ‘Voltati e preparati a morire, tu che hai disonorato la mia dea’. Mi giro e vedo un guerriero girato di spalle, con un’ascia nella mano destra e uno specchio nella sinistra. ‘Mica male’ penso, vedendo il suo viso nello specchio. Anche lui mi vede, sempre attraverso lo specchio, no?, e a quel punto s’immobilizza, si volta e s’inginocchia. ‘Tu… tu sei bellissima’ mi dice, con un filo di voce e l’espressione ebete. ‘Alè, un altro. ’ penso io ‘Chi immaginava che a quest’ora ci sarebbe stato qualcuno in giro?’. Però era davvero carino, quel ragazzotto, e fu così che io e Perseo ci mettemmo insieme. – Scusi un momento, signora, abbia pazienza. – Schiaccia il tasto dell’interfono: – Camusso, sei occupato? Ah, una deposizione… beh, quando finisci passa da me, per favore. – Riattacca, sorride alla donna: – Scusi, eh, ma mi è venuta in mente una cosa da fare dopo e allora… Perseo, mi diceva. – Sì, fu una bella storia. Era molto meno stupido di tanti altri, era bello… insomma, poteva anche durare. Ma la baldracca ci si mise in mezzo. – La baldracca. – Ma sì, Atena, sempre lei. Era gelosa come una scimmia, non ne voleva proprio sapere che io fossi più bella di lei. Prima aveva messo in giro in giro un mucchio di stupidaggini sul fatto che ero un mostro con serpenti al posto dei capelli e che vedermi impietriva, poi per gelosia richiama Perseo per compiere qualche stupida impresa e alla fine grazie all’aiuto di Hermes e Ate – che sono suo fratello e sorella, lo sa, no? – mi maledice, questa volta per davvero. Ma io non sono mica una cretina, cosa crede?, e insieme alle mie, di sorelle, facciamo un contro incantesimo. Insomma, molto meno danno di quanto la baldracca sperasse, ma da quel momento i miei capelli ricci sono diventati im–pet–ti–na–bi–li. Uff. La donna incrocia di nuovo le braccia, l’espressione imbronciata. Santantonio esita, si schiarisce la voce. – Ma scusi, signora. Forse non ho capito bene io. Che c’entra tutto questo con il signor… aspetti… ah, ecco qua: il signor Saracino, che che dice che la ama e che lei l'ha infettato? Una malattia sconosciuta, oltretutto, a quanto dicono i medici. – Ma come, cosa c’entra? Gliel’ho appena spiegato: dopo quella maledizione qualunque uomo che mi veda senza l’incantesimo che dissimula la mia bellezza deve per forza amarmi, è così da sempre. Ma per voi le maledizioni non hanno senso, siete un po' indietro, me lo lasci dire, e le chiamate malattie. Comunque, chi mi vede, se non è un genio, si trasforma in un pupazzo che fan qualunque cosa io gli chieda. Se capitasse a lei la stessa cosa con tutte le donne si annoierebbe, no? – Ehm, certo… come no. – Appunto, vedo che mi capisce. L’altra mattina presto mi sono affacciata alla finestra senza incantesimo sul volto e lui, dalla strada, mi ha visto. Da allora mi perseguita, io non gli ho dato nessuna speranza ma non si rassegna. La pelle grigia e spessa non passa, se non si rassegnano, e già va bene così, perché secondo la maledizione della baldracca sarebbe dovuta diventare di pietra proprio, altro che grigia. Comunque, ogni tanto finisce pure che si uccidono, cosa devo fare? – Ssì… quindi è già successo? – Due o tre volte. Vediamo… a Roma qualche tempo prima che uccidessero Cesare, a Londra quando c’era quello scrittore, Shakespeare… Ma in genere io mi trasferisco, dopo un po’ se ne fanno una ragione, vivono con la mia immagine in testa per sempre ma tornano normali. Beh, almeno una dea l’hanno vista, non sono poi così sfortunati. Solo che qui mi trovavo bene e pensavo di fermarmi un po’ di più. – Signora, lei mi sta dicendo che ha duemila anni? – Ma che duemila, almeno il triplo. Sono quella che i vostri libri di mitologia chiamano Medusa, no? Figlia di Forco e Ceto e bla bla bla. Come devo spiegarglielo? Avessi saputo che lei era così tonto non dicevo niente. Non venivo proprio, anzi. Per una volta che uno vuole aiutare… – Beh, vede, signora… come dire… deve ammettere che la sua storia è strana. Comunque, lei non è imputata di nulla e può tranquillamente andarsene… – Ah, no! Adesso lei mi prende per pazza. Ora glielo dimostro. – Che cosa, signora? – Che sono quella che dico. Ecco… Santantonio comincia a essere un po’ stanco. Diomio, come faccio a liberarmi di questa matta? Assecondiamola e facciamola finita. La donna pronuncia una parola in una lingua strana, poi si toglie lentamente gli occhiali e il turbante. Santantonio vede i riccioli scarmigliati uscire leggeri, vaporosi, morbidi, quasi come dotati di vita propria. Il suo sguardo si sposta sul volto, il più bello che abbia mai visto. Gli occhi sono pozze meravigliose di saggezza e intelligenza e amore, le labbra schiuse promesse di piaceri infiniti, il corpo ora non più infagottato assolutamente perfetto. – Convinto? – chiede Medusa. Sanantonio emette un monosillabo, lo sguardo perso ed ebete. Uffa, mi tocca trasferirmi un’altra volta, pensa Medusa.
Edited by Valter Carignano - 8/1/2017, 22:24
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