Ecco quì.
Alla fine, non ho nemmeno sfruttato l'idea dell'equilibrio tra due personaggi. Stava uscendo fori una cosa troppo tamarra.
La conservo per un'altra occasione.
Indovina cosa avviene a cena…
- Per cominciare abbiamo antipasto di cacciagione con olive denocciolate. Poi c’è il bollito di manzo con salsa di zucca, accompagnato da carciofi ripieni di mollica e capperi. Il dessert è una sorpresa.
Daimar elenca le portate che ha appena servito, facendo indugiare la mano sull’unico piatto ancora coperto, poi arretra e fa un leggero inchino. Di rimando, il Ministro applaude.
- Che piatti stupendi, Barone! Una vera delizia per gli occhi. Niente a che vedere con quello che preparano a Jinrai.
- Il nostro capo cuoco era uno degli chef più rinomati di tutti la colonia, prima che mio marito lo assumesse per il nostro servizi personale – risponde mia moglie. – Assaggi pure: le assicuro che il sapore non ha niente da invidiare all’aspetto.
Senza farselo dire due volte, il nostro ospite parte subito all’assalto dell’antipasto. La voracità e l’espressione deliziata sul volto lasciano intuire che nelle cucine hanno lavorato bene.
Mentre mia moglie si unisce alla cena, io faccio segno al cameriere di riempire i bicchieri.
- Eccellenza, se non le dispiace proporrei un brindisi.
Il Ministro alza la faccia dal piatto, con un’espressione che sembra tradire la seccatura per l’interruzione, poi prende il suo bicchiere.
- A cosa vuole brindare, Barone?
- Al futuro di Yatama. A questo giorno destinato a cambiarne per sempre il destino…
- …e alla concordia – interviene mia moglie. – Alla guida illuminata che ha finalmente posto fine ad anni di conflitto e di disordini sociali. La sua guida, Eccellenza.
Il Ministro ride, poi butta giù d’un fiato il vino, facendo segno al cameriere di versargliene dell’altro.
- “Guida illuminata”. Lei mi lusinga troppo, Baronessa – dice l’uomo, interrompendosi per bere ancora. – Ho fatto solo quello che andava fatto. Nella mia posizione, sarebbe stato un crimine non impegnarsi per mettere fine alla crisi.
Posato il bicchiere, riprende a mangiare con rinnovato vigore. Io lo imito, ma con più eleganza e meno appetito.
Quando sono sicuro che non mi veda, lo osservo mentre porta i bocconi alla bocca e spio i sussulti del suo pomo d’Adamo. Li conto uno dopo l’altro.
- Ad ogni modo, ho davvero apprezzato il suo brindisi, Baronessa – fa il Ministro. – Tra l’altro è straordinario il modo in cui le sue parole si siano ricollegate a quelle di suo marito. Sembrava quasi che fossero state preparate apposta.
- È una cosa che ci dicono spesso, Eccellenza. Io e mio marito abbiamo sempre avuto un legame speciale e tutti questi anni di matrimonio lo hanno solo reso più forte. Intuiamo i pensieri e le azioni l’uno dell’altra come se fossimo una persona sola.
Mia mia moglie mi stringe la mano e io le rispondo con altrettanto calore. Il Ministro annuisce con aria compiaciuta, ma nello sguardo che io e lei ci scambiamo c’è più di quello che lui non intuisca.
- Sa, Ministro, questa qualità ha un sacco di aspetti positivi inaspettati. Non ha idea di quanti discorsi che ho recitato davanti all’Assemblea siano quasi interamente opera di mia moglie. Lei sa sempre come esprimere i miei pensieri in parole.
Il Ministro ride di nuovo.
- Si dice che dietro un grande uomo, ci sia sempre una grande donna. Nel suo caso, Barone, direi che il grande uomo e la grande donna corrono affiancati.
- Purtroppo, non riesco a tollerare la noia del confronto politico – risponde mia moglie. – Accompagno spesso mio marito all’Assemblea, ma non riuscirei mai a sopportare l’idea di dover tenere un discorso davanti a tutti, soprattutto se fossi costretta a rispondere all’interrogazione fatta dal membro di qualche altra corrente. Per fortuna, ci pensa mio marito a portare avanti le nostre battaglie comuni.
Il Ministro ride forte, battendo la mano sul tavolo. Il suo piatto è già vuoto: senza nemmeno che ci sia bisogno di un cenno, Daimar gli avvicina la portata di bollito e carciofi.
- Questo vuol dire che devo ringraziare anche lei per il nostro successo, Baronessa: il discorso di suo marito all’Assemblea ha convinto anche i Tradizionalisti più ostinati e ha spianato la strada all’approvazione della riforma agraria, anche nelle sue parti più controverse. Se non fosse stato per lui, a quest’ora staremmo ancora discutendo di percentuali e confini.
- Effettivamente, mia moglie ha preparato gran parte del mio intervento – ammetto, mentre Daimar serve anche a me la portata successiva. – Ma non sono state le mie parole a convincere i miei compagni: godo dell’appoggio di molti nella fazione tradizionalista e non è stato difficile convincere gli altri capicorrente che la proposta di riforma che lei stava presentando fosse la più moderata possibile. Davanti alla prospettiva di scelte più radicali, hanno tutti accettato di approvarla.
Il Ministro annuisce, poi indica il bollito con aria estasiata.
- Se l’antipasto era eccezionale, questo… questo… ah, non trovo nemmeno le parole per descriverlo! Penso che questa sia la cena migliore di tutta la mia vita!
- Non ne ho alcun dubbio, Eccellenza. Abbiamo preparato tutto affinché non potesse essere altrimenti – dice mia moglie, prendendo il bicchiere in mano. – Posso proporre un altro brindisi?
Stavolta il Ministro non sembra, seccato. Si limita ad annuire e a prendere il bicchiere con ancora la bocca mezza piena.
- Un brindisi a chi ha avuto la forza di impegnarsi per cambiare le cose, la pazienza di sopportare le cose che non potevano essere cambiate…
- …e la saggezza di distinguere le prime dalle seconde – concludo io, facendo segno di auguri con il bicchiere.
Il ministro beve il vino, poi ricomincia a mangiare. Dopo il bollito, si appresta a finire anche i carciofi.
- Se continuiamo a farci così tanti complimenti da soli, a qualcuno potrebbe venire il sospetto che stiamo mentendo – fa il Ministro. – Però avete ragione: con l’appoggio suo e la benevolenza neutrale di gran parte delle correnti della Seconda Fondazione, il mio governo è riuscito a riportare l’ordine pubblico a un livello accettabile e ha portato a compimento riforme che sarebbero sembrate impensabili solo un anno fa. E pensare che molti mi avevano detto che lei sarebbe stato il mio principale ostacolo.
A quelle parole, io mi limito ad alzare le spalle. Mia moglie tradisce giusto una leggera smorfia di disappunto.
- Ammetto che all’inizio nemmeno io ero favorevole a un “governo della cultura”. L’ambiente accademico è sempre rimasto fuori dal contrasto tra Tradizionalisti e Seconda Fondazione, quindi costituiva un’incognita. Quando, poi, è stato fatto il suo nome, ho avuto ancora più dubbi. Anche se è cittadino di Yatama, lei non è nato qui, e la sua materia di ricerca mi lascia ancora oggi perplesso…
- La verità, è che non riesce nemmeno a pronunciarne correttamente il nome. Lui avrebbe preferito che a guidare il governo fosse il Professor Rigan, il genetista, oppure quel famoso esperto di robotica, come si chiamava? – la Baronessa si sforza per una manciata di secondi di ricordarlo, poi alza le spalle. – Ad ogni modo, gli ho fatto presente che la vostra proposta era un’occasione, non una minaccia e l’ho convinto che, con il giusto tempismo, avremmo potuto salvare la nostra colonia dal declino. Io ho convinto lui, lui ha convinto il resto della fazione.
- Eccellente, Baronessa, davvero eccellente. Ed è una fortuna che lo abbia fatto, altrimenti adesso non solo non sarei al governo, ma non sarei nemmeno potuto venire ad assaggiare questi ottimi piatti – Lo sguardo del Ministro si sposta sulla portata coperta da coperchio. – Quindi… vogliamo svelare il mistero di questo dessert?
Daimar aspetta un mio cenno, poi avvicina uno dei piatti all’ospite e alza il coperchio.
- Halvas con pistacchi, accompagnato da una mousse al cioccolato con fragole.
I suoi occhi si illuminano.
- Halvas? Ma è uno dei miei dolci preferiti! Come… come facevate a saperlo?
Io e mia moglie sorridiamo all’unisono, senza aggiungere altro. Lui alza le spalle e comincia subito ad assaggiarlo. Poche cucchiaiate ed è già alla fine
Io e mia moglie ci scambiamo un’ultima occhiata, poi faccio riempire ancora i bicchieri da Daimar.
- Se permette, Eccellenza, vorrei proporre un brindisi. Le prometto che sarà l’ultimo della serata.
L’uomo ingoia l’ultimo boccone di Halvas e prende a sua volta il vino.
- Alle tradizioni che hanno reso grande Yatama. All’equilibrio che esse hanno garantito nei secoli a generazioni più illuminate…
- …e che garantiranno ancora per i millenni a venire – interviene mia moglie, con tono serio. – Perché nessuno, né un rivoluzionario, né un “sapiente”, può infrangere un equilibrio fondato su basi così solide.
Il Ministro ci guarda con aria interrogativa, come se faticasse a comprendere il senso delle nostre parole. Il bicchiere gli scivola di mano.
- Oh, scusatemi – dice, mentre si china per raccoglierlo. – Io non volevo… io… - perde l’equilibrio e cade a terra. Geme debolmente, mentre cerca di rialzarsi senza riuscirci.
- Chi le ha detto che io sarei stato il suo principale nemico aveva ragione, Eccellenza – dico, alzandomi in piedi e prendendo per mano la Baronessa. – Ma non l’aveva messa in guardia da mia moglie. Se da solo sono pericoloso, insieme siamo il potere più grande che questa colonia abbia mai conosiuto.
L’uomo a terra rotola in una pozza di vino. Un patetico moribondo con a malapena la forza di parlare.
- Cosa… cosa mi…
- Cosa le abbiamo fatto? L’abbiamo avvelenata, mi sembra ovvio. C’era del veleno in ognuna delle tre portate che le sono state servite, giusto per essere sicuri di non sbagliare.
Mi avvicino alla figura rantolante, godendomi i suoi ultimi minuti. Se il primo ad agire è stato il siero di mustellaria, a quest’ora il suo sistema nervoso periferico si sta disintegrando nervo per nervo.
- Come pensava che sarebbe andata a finire, Eccellenza? Credeva davvero che le e gli altri “sapienti” avreste potuto fare e disfare senza subirne le conseguenze? – rispondo, raccogliendo il bicchiere caduto, rigirandomelo, poi, tra le mani per assicurarmi che non sia scheggiato. - Se anche non l’avessi uccisa io, ci avrebbe pensato qualche frangia integralista della Seconda Fondazione, magari con una bomba o con una raffica di mitraglia a massa in mezzo alla strada. Qualcosa di più adatto a dei bifolchi come loro.
Mi alzo in piedi, appoggio il bicchiere sul tavolo e controllo l’orologio della sala da pranzo.
- A quest’ora, le Comete Scarlatte avranno già preso posizione attorno all’Assemblea. Quando tutto questo sarà finito, li raggiungerò e terrò un discorso con cui dichiarerò sciolto il “governo della cultura” e ordinerò l’arresto dei suoi esponenti, dei rappresentanti della Seconda Fondazione e dei Tradizionalisti dissidenti – osservo l’uomo che ancora si ostina ad ansimare a terra e non riesco a nascondere una smorfia di disappunto. – per l’amor del cielo, si sbrighi a tirare le cuoia: non ho preparato niente di scritto e non voglio dimenticare nemmeno una parola del mio annuncio alla Colonia.
- Sta tranquillo, amore mio: siamo comunque in anticipo sulla tabella di marcia – interviene mia moglie, porgendomi il bastone da passeggio. – Ad ogni modo, se proprio ci tieni a concludere rapidamente le sue sofferenze…
Sorrido ed estraggo la lama nascosta nel bastone animato.
- Vede, Eccellenza? Io e mia moglie siamo così complementari che lei aveva la soluzione del mio problema anche prima che io ne facessi parola!
Appoggio la lama al collo dell’uomo.
- Senza rancore, Eccellenza: si tratta solo di politica…
- …e l’omicidio non è altro che politica condotto con altri mezzi. – Conclude la Baronessa, mentre io affondo la lama nella carne. Il sangue ne zampilla e il Ministro smette di respirare in pochi secondi.
- Molto bene: è meglio che andiamo a cambiarci prima di partire – dico, pulendo la lama col fazzoletto da taschino. – Daimar, per favore, di a Mave di tenere pronta la macchina, poi fa sparire questo cadavere nell’inceneritore e fa dare una pulita alla stanza. Tutto chiaro?
Il domestico non si muove.
- Sei sordo, Daimar? Ti ho appena dato un ordine.
- È vero, Barone, lei mi ha dato un ordine. Ma io sono tenuto ad obbedire solo al mio padrone.
- Daimar, smettila con questa pagliacciata – esclama mia moglie. – Siamo noi i tuoi padroni, o vuoi fingere di essertene dimenticato?
- No, voi non siete i miei padroni – risponde il domestico, estraendo una pistola dalla giacca. – E, da questo momento, non devo più nemmeno fingere di obbedirvi.
Alla vista dell’arma, alzo le mani, facendo segno a mia moglie di stare calma. Sono troppo lontano per poter usare la lama contro il ribelle, ma forse, se riuscissi a farlo distrarre in qualche modo… mentre penso a queste cose, sento uno strano scricchiolio alla mia destra e mi volto, in tempo per vedere una macchia di sangue allargarsi rapidamente sul petto del Ministro. Prima ancora che possa avere il tempo di stupirmi, il corpo sussulta violentemente, mentre un rigonfiamento comincia a premere sulla camicia all’altezza del torace.
Poi il tessuto si strappa e dal corpo del defunto emerge una chela insanguinata…
***
Accendo la pipa e mi sistemo sulla poltroncina accanto al tavolo operatorio. Nonostante l’operazione, la consapevolezza di sé dei miei ospiti dovrebbe essere rimasta più o meno inalterata. La presenza di massicce quantità di nanoinibitori nel loro organismo, però, è una variabile nuova, così preferisco sincerarmene pungendo il braccio sinistro con un bisturi. Un leggero sussulto mi assicura che i miei ospiti sono svegli.
- “Tecnosofia”. Questo è il nome che lei non riusciva nemmeno a ricordare, Barone – dico, sbuffando via una nuvoletta di fumo. – se avesse prestato più attenzione, magari avrebbe potuto conoscere alcune delle sue applicazioni più interessanti. Come quella di creare un clone-ospite da impiegare in caso di emergenza. Un gingillo che può sempre tornare utile, non trova?
Sorrido, poi mi alzo e controllo dal display del mainframe lo stato dei valori dei miei ospiti.
- A differenza vostra, io non ho mai fatto l’errore di sottovalutarvi e non ho dubitato nemmeno per un secondo che l’appoggio che mi stavate dando in Assemblea fosse un bacio avvelenato. Quando ho visto l’invito in casa vostra e i miei informatori mi hanno fatto sapere che un paio di compagnie delle Comete Scarlatte erano sbarcate a Yatama, ho fatto due più due ed ho capito che era il momento di prendere provvedimenti.
Il mainframe riporta che i valori sono nella posizione idonea per la riscrittura, così impartisco alla macchina l’ordine di preparare la proceduta. Prima di cominciare, però, ritorno al tavolo operatorio. Le pupille dei miei ospiti seguono i movimenti, in quella che forse è una muta richiesta di misericordia, ma non vi bado. Con le mani, accarezzo la pelle nuda per cercare i segni quasi invisibili delle scarificazioni rituali e delle formule runiche incise nella carne. La prima parte del rituale ha funzionato, quindi la sintassi e la posizione dei periodi sapienziali era corretta, ma basterebbe un errore anche minimo perché la fase di riscrittura si riveli fallimentare.
- Grazie al vostro tentato golpe, ora godo di tutto il seguito che mi serve per isolare i Tradizionalisti e liquidarli una volta per tutti. A tempo debito, farò la stessa cosa anche con le correnti della Seconda Fondazione, tanto sono sicuro che non sapranno trattenersi dal provare a fare i vostri stessi errori – sospiro. – Forse dovrei esservi riconoscente per quello che mi permetterete di fare. Ma un tradimento è un tradimento e non sopporto la gente che prova a pugnalarmi alla schiena. O ad avvelenarmi con dell’ottimo halvas ai pistacchi.
Premo alcuni comandi sul lato del tavolo, che comincia ad inclinarsi lentamente.
- Potrete anche non crederci, ma fino all’altro giorno non avevo davvero idea di come farvela pagare: ho poca fantasia per queste cose. Poi mi è venuta in mente quella frase fatta che avete pronunciato mentre mi stavate assassinando. E allora ho capito… - mi avvicino all’orecchio del Barone e sussurro. – alla fine, tutto ruota attorno all’equilibrio tra gli opposti: Luce e Buio. Vita e Morte. Ricchi e Poveri. Uomo e Donna…
Il tavolo smette di inclinarsi. Nello specchio appeso alla parete i miei ospiti possono vedere il riflesso di ciò che loro… no, di ciò che LUI è diventato. E il luccichio di puro orrore nei suoi occhi mi fa capire che ho fatto la scelta giusta.
- In fondo, vi vantavate già di condividere i pensieri come se foste una sola persona… non cogliete, pardon, non cogli il lato comico della vicenda?
Seguo con la mano la linea che salda le due metà del corpo in una. Perfetta, invisibile, come se le due parti fossero sempre state una cosa sola. Non so se essere più soddisfatto del risultato del mio lavoro o dell’orrore che colgo negli occhi della mia nuova creatura. Il corpo sussulta leggermente, il massimo consentito dai nanoinibitori, mentre la mano passa dal pettorale ben tornito del Barone al seno sodo e rotondo della Baronessa.
- Tre piccioni con una sola fava… ho punito due traditori; ho messo in pratica su una cavia fresca i risultati delle mie ultime ricerche e ho persino guadagnato un nuovo assistente per il mio laboratorio personale – La mano scende fino al ventre (muscoloso da un lato, perfettamente piatto dall’altro) e si ferma sull’inguine. – Uno splendido assistente, devo dire. Non avrei mai potuto desiderare delle cavie così anatomicamente ben tenute. Una volta che il processo di riscrittura sarà completo, avrai tutte le capacità necessarie per aiutarmi nelle mie ricerche. Senza il rischio di trovarmi un bastone animato nel collo.
Torno al mainframe e impartisco il comando di avvio della procedura. Ci vorranno dalle cinque alle sei ore. Mentre i fu Barone e Baronessa chiudono gli occhi e le loro coscienze vengono lentamente resettate, mi siedo nuovamente e ricomincio a fumare.
Ora devo solo trovargli un nome. Qualcosa che simboleggi che il Barone Ashun e la Baronessa Rania non esistono più e che, al loro posto, è nato qualcosa che riunisce il meglio di entrambi…
Sbuffo una nuvola di fumo e chiudo gli occhi. È solo questione di tempo.
Il nome giusto arriverà.