| A UN SOFFIO DALL’INFERNO DELLA CROCE LUMINOSA di Alexandra Fischer
Il retro della torre si stagliava bianco e ornato con motivi di esagoni alle spalle di Heldar, il quale stava camminando davanti a sé con la mente immersa nel combattimento imminente. Prima di conoscere Lyvem il bibliotecario, non aveva mai dato una grossa importanza ai demoni delle macerie, considerandoli alla stregua di predatori dai quali tenersi alla larga. La vista della piuma del Cuore di Niveo, tuttavia, gli stava facendo cambiare idea: se nella Niveo appena costruita c’era l’uccello sacro, allora si sarebbe dovuto guardare dai demoni. Rimpianse l’assenza di Lyvem, perché avrebbe avuto molto da spiegargli e decise di tornare indietro per raggiungerlo. Svoltando l’angolo della strada, urtò con il piede un coperchio di metallo; il tintinnio lo riscosse dalla frenesia solo per pochi istanti e la vista dell’oggetto esagonale non gli fece alcun effetto. La vista di quel motivo decorativo praticamente ovunque si voltasse lo aveva stancato al punto da fargli assestare di proposito un calcio all’oggetto, ormai ammaccato. Dopo averlo fatto, proseguì guardingo, aspettandosi di vedere spuntare i demoni di terra e rami dai portoni in ombra delle case vicine. Il coperchio caduto a terra venne raccolto da un individuo rimasto acquattato per tutto il tempo nell’atrio del palazzo di fronte alla torre. Le sue dita sottili come rami di alberi morti raccolsero il coperchio e l’essere sorrise maligno, ricordando dove l’aveva visto l’ultima volta: nella sacca rovesciata di Bayrmo, la capo bibliotecaria di Lyvem, entrambi suoi vecchi conoscenti. Prima di esserne allontanato dai demoni ne era rimasto affascinato al punto da rischiare la vita per portare in salvo il rotolo con impresse le istruzioni per trasformare l’uccello sacro in un’arma contro i demoni. Poi, l’arrivo dell’uomo con lo zaino lo aveva destabilizzato: vederlo entrare nella biblioteca e apprendere dalla mente dell’uccello sacro che gli era stato concesso di leggere uno dei libri contenenti la storia del portafortuna della Niveo creata dalla mente di Bayrmo era stato troppo per lui. Aveva creduto di essere stato rimpiazzato nella missione da quell’individuo, ma era stato lui a fornirle l’energia necessaria per costruire una nuova civiltà dalle macerie e non quel combattente di montagna: Heldar delle case di pietra. Già il rievocarne il nome lo faceva soffrire, perché i demoni di fango e rami gli avevano trasmesso nella mente le ferite sofferte per colpa di lui prima di costringerlo a fuggire nella torre, dalla quale era uscito vedendo arrivare Lyvem ed Heldar. Acquattandosi nell’androne del caseggiato aveva avuto a malapena il tempo di avvertire mentalmente il Cuore di Niveo di allontanarsi recuperando la piuma data a Bayrmo, affinché il suo potere non cadesse nelle grinfie dei demoni. Si era poi preparato a subirne le torture, ma lo avevano lasciato stare, seguendo Heldar con il proposito di ucciderlo e non soltanto per via dei loro simili trucidati: quel che più bruciava ai demoni superstiti, era che li avesse trattati da animali selvatici, quando invece la loro magia si era estesa fino a ridurre in macerie l’antica Niveo, biblioteca compresa, e non senza averne prima assimilato i libri. Nel ripensarci, l’ex-capo bibliotecario Skondall tremò, perché lui ne era stato a capo e Bayrmo gli doveva i poteri che le permettevano di rimanere in bilico sull’abisso controllando gli spiriti dei demoni. Lui sapeva dei loro drappelli sparsi lungo la Niveo creata da Bayrmo: erano arrivati ad annidarsi anche nelle case dalle porte merlettate ornate di esagoni e lo stavano tenendo d’occhio affinché si avventasse su Heldar e lo aiutasse a ucciderli. Skondall giunse le mani immergendosi in una profonda meditazione e l’arma datagli dai demoni si materializzò sotto forma di cilindro. Fu allora che notò la mancanza del coperchio e ne fu lieto, perché la lunga prigionia fra le macerie lo aveva allontanato dalla magia. Sondando la mente di Heldar, tuttavia, venne colto dagli scrupoli, perché sentiva in lui l’influsso di Bayrmo e Lyvem. Le ombre intorno a lui, tuttavia, lo obbligarono a completare il rituale: scosse il cilindro facendone sprizzare piccoli globi luminosi che si aggregarono in forma di croce, in attesa dei suoi ordini. Skondall, stremato dal dolore, venne soccorso dall’uccello sacro, il quale planò dall’alto disperdendo i piccoli globi, che ricomparvero al cospetto di Bayrmo, la quale mandò a Lyvem un messaggio telepatico che lo fece tornare in biblioteca alla ricerca del rotolo più antico di tutti i libri presenti: quello usato da lei l’indomani della distruzione della Niveo arcaica. Quando Lyvem si rese conto che il rotolo non c’era più: sondò con la mente i ricordi dell’uccello sacro e si vide costretto a tornare nelle vicinanze della torre, incredulo di dover rivedere Skondall, l’uomo che aveva prolungato le vite di tutti loro servendosi dei poteri del Cuore di Niveo. Non appena arrivò nei pressi della torre, Skondall gli mandò un messaggio: dopo essersi rifugiato all’interno dell’edificio, aveva appreso dal Cuore di Niveo che Heldar era tallonato dai demoni venuti dalle macerie, decisi a usare tutte le loro forze per ucciderlo, infuriati per aver perso il controllo degli spiriti. Lyvem vide Skondall rannicchiato al fondo dei gradini che portavano alla torre con il Cuore di Niveo apollaiato sulla balaustra e ne provò un grande strazio. «Ho io il rotolo» sussurrò l’ex-bibliotecario all’uomo chinatosi su di lui per soccorrerlo «prendilo». Lyvem gli obbedì accorgendosi della mancanza del coperchio che ne chiudeva il fondo: «Chi lo ha danneggiato? I demoni?» «No, io. L’ho fatto per l’uomo venuto ad affrontare i demoni. Così avrà un appiglio di salvezza.» «Davvero, Skondall? Ma lui non possiede poteri come i tuoi» «Tu sì, invece, e ora andrai da lui con il rotolo» gli ordinò Skondall. Il nuovo capo bibliotecario perse tutta la propria autorità davanti al predecessore, rimpiangendo Bayrmo, soprattutto quando udì le parole dure di Skondall: «Non perdere tempo a desiderare l’impossibile. Lei ti ha già lasciato i suoi insegnamenti e io posso solo dirti di usare il rotolo appena sarai uscito dal quartiere.» Lyvem gli obbedì angosciato al punto da vedere appena le case dalle facciate ornate di esagoni multicolori. Entrando nel quartiere indicatogli da Skondall, notò gli edifici ornati da nicchie nelle quali erano alloggiate sculture raffiguranti il Cuore di Niveo, identiche a quelle dell’antica città ridotta in macerie dai demoni e la disperazione lo sopraffece fino a quando udì l’urlo di Heldar. Il nuovo capo bibliotecario accelerò il passo, incespicando subito dopo: il terreno davanti a lui era cosparso di membra e teste demoniache e di sangue, tanto al punto da imbrattargli il cappotto. Al raccapricciato Lyvem accadde qualcos’altro: un oggetto lo colpì sulla testa e lui lo raccolse ripulendolo dal sangue. Uno stridio gli fece alzare la testa e vide uno degli uccelli scolpiti planare verso di lui, con il petto illuminato da una croce. Gli arrivò il comando mentale di Bayrmo di affrettarsi a portare il coperchio a Heldar insieme al rotolo. Quando arrivò, vide l’uomo con lo zaino coperto di sangue mulinare due lame a mezzaluna in direzione del penultimo avversario. La sua forza si indebolì quando gli si avvicinò l’ultimo demone: la sagoma gibbosa di fango e rami protese gli arti verso di lui scuotendolo e sussurrandogli qualcosa. Fu allora che Lyvem gli lanciò il coperchio e subito dopo il rotolo, che si aprì ai piedi dei due contendenti. Il Cuore di Niveo si abbassò poco al di sopra delle lame a mezzaluna, dalle quali scaturì una scintilla magenta che incenerì l’ultimo demone passando poi a fare lo stesso con i morti che si trovavano nelle vicinanze. Il bagliore magenta venne inghiottito dal rotolo e non restò alcuna traccia di sangue demoniaco sul terreno. L’uccello sacro schizzò nel cielo, e Lyvem riarrotolò il documento illustrato con l’immagine del combattimento usando per chiuderlo il coperchio. Heldar, ancora insanguinato, gli disse ansante mentre riponeva le armi nello zaino: «Meno male che siete venuti tu e il Cuore di Niveo. L’ultimo demone stava per mandarmi nell’Inferno della Croce Luminosa e io…ci ho creduto. Non mi era mai successo prima» «Invece c’è finito lui.» osservò il nuovo capo bibliotecario stupito dall’abilità di Heldar di maneggiare le sue armi di sempre arricchite dalla magia. Guardando il coperchio del rotolo, Heldar commentò:«Sai, quello l’ho già visto» Lyvem gli domandò, interessantissimo: «Ah, sì. E dove?» «Accanto alla torre, gli ho persino dato un calcio.» «Credo proprio che ti farò parlare con Skondall.» «Chi è?» «Un sapiente arrivato alla torre subito dopo che te ne sei andato tu.» Heldar ripose le armi nello zaino e si sedette a terra: «Subito?» Il nuovo capo bibliotecario ebbe pietà della stanchezza di lui: «No, prima passeremo in una Casa del Ristoro. Ne ho vista una che fa al caso nostro poco prima della torre.» L’uomo con lo zaino annuì sollevato e seguì Lyvem a passi strascicati. Arrivato con lui alla Casa del Ristoro vide gli avventori e il locandiere rialzarsi da terra circondati da bozzoli luminosi che si dissolsero subito dopo e sussurrò al capo bibliotecario: «Anch’io mi sono trovato così combattendo contro l’ultimo demone. «Stavo per finire nell’Inferno della Croce Luminosa e anche loro?» Lyvem gli rispose a bassa voce: «Sì, e c’è mancato poco, ma ti è andata bene e anche a tutti noi. Datti una ripulita e riposati. Farò lo stesso anch’io.»
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