| Che bello: sono in ritardissimo, casco dal sonno e il racconto non è nemmeno revisionato. Però che bello essere tornati a scrivere!
Il terzo passo
“Megalopoli di Bernard. Modulo commerciale sessantasei. Ascensore lato ovest” Pauline ricontrollò altre due volte la nota sul mainframe, per essere sicura di non essersi sbagliata. Quando si rese conto di aver letto bene, tornò a guardare l’edificio davanti a lei e si chiese se non fosse stato un errore fidarsi dei consigli di Zoria. Quando la bibliotecaria del modulo trentanove le aveva consigliato di rivolgersi al Cittadino Sabotur, lei le aveva detto che era risposta a fare qualsiasi cosa pur di superare la procedura d’avanzamento, ma adesso non ne era più tanto sicura. Il modulo commerciale sessantasei era imponente, ma apparentemente disabitato, di quelli che in altre megalopoli di maggiore importanza della colonia erano stati già riconvertiti da tempo ad altri usi. Osservando bene, si accorse della porta per un ascensore esterno che corrispondeva alla descrizione che le aveva fatto il suo misterioso interlocutore e si avvicinò. Anche se dubbiosa, fece in modo di posizionarsi davanti al visore di sicurezza: l’ottica si mosse leggermente nella sua direzione e l’ascensore di spalancò. “Porta numero sette. In fondo al corridoio, sulla sinistra” gracchiò una voce proveniente dal visore, mentre la porta si chiudeva dietro di lei. Prima che potesse chiedere il piano da raggiungere, vide che la pulsantiera si era illuminata e si accorse che qualcuno aveva già selezionato la sua destinazione: il sesto piano inferiore. Le porte si riaprirono su un corridoio freddo, in cui alcune lampade di vecchia concezione illuminavano dei muri macchiati d’umidità. In fondo, si intravedeva la luce rilasciata da una porta aperta. Pauline fu nuovamente tentata di lasciar perdere, ma una voce la raggiunse prima che potesse decidersi a farlo. - Sono qui, Cittadina Mond, venga. Stavo giusto controllando i suoi dati. La voce era calma, carezzevole, la stessa che aveva sentito brevemente quando Zoria li aveva messi in contatto. Il suo tono gentile attenuò i suoi dubbi e la spinse ad attraversare il corridoio fino alla porta semiaperta. - Prego, entri e chiuda la porta dietro di lei. La stanza dove il suo interlocutore la stava aspettando era piccola e priva di qualsiasi mobilio, fatta eccezione per una scrivania e un paio di sedie. Le pareti erano spoglie, ma, a differenza del corridoio, non c’erano macchie d’umidità e lo smalto bianco delle mattonelle era così lucente da farle quasi male agli occhi. Anche l’aspetto del signor Sabotur era sostanzialmente anonimo e, a parte il cranio luccicante e la bocca stranamente larga, Pauline non riuscì a trovare un elemento che le suscitasse la benché minima reazione. - Prego, signorina Mond: si sieda – fece l’uomo, indicandole una sedia. – Ha avuto difficoltà a trovare il mio ufficio? - Il posto è abbastanza fuori mano, non è stato facile trovare un mezzo che mi portasse fin qui dalla stazione – rispose lei, imbarazzata. – Ho dovuto prendere la metrovia fino all’area industriale e poi me la sono fatta a piedi. Fortuna che mi piace camminare. - L’importante è che non si sia persa. E, mi creda, l’essere fuori mano è la prima accortezza che si deve prendere quando non si vuole avere a che fare con gli scocciatori – L’uomo scosse le spalle, come a voler lasciare indietro la questione, e premette alcuni comandi sul display di un mainframe. Uno schermo tridimensionale proiettò a mezz’aria le immagini di alcune cartelle di documenti. – Comunque, come le ho accennato, ho avuto modo di osservare la sua documentazione personale e devo dire di essere rimasto molto… Pauline si limitò ad annuire, ma non lo stava davvero seguendo. Aveva già vissuto quella scena, pochi giorni prima e sapeva esattamente cosa sarebbe successo. “…colpito, si: a livello professionale, il suo rendimento supera costantemente di almeno otto punti il livello medio della sua categoria da sei anni, con un quantitativo di ore di impiego straordinario quasi doppio rispetto agli altri impiegati assegnati al dipartimento alimentare” aveva detto il Commissario Denkarov, facendo scorrere i file del suo fascicolo. “A livello disciplinare, poi, non sono presenti contestazioni di alcun tipo da almeno dieci anni e il suo stile di vita viene segnalato come “estremamente sobrio ed efficiente”, con particolare attenzione per la mancata fruizione delle quote mensili di alcol e droga, che pure le spetterebbero in virtù della sua classe d’appartenenza. Infine, a livello di preparazione professionale, qui risulta che lei abbia seguito svariati corsi di approfondimento professionale, necessari per il passaggio alla classe dirigenziale di dipartimento, con numerosi esami sostenuti, sempre con voti sopra la media. Pauline si era sentita fiera di sé stessa ed aveva sentito il cuore accelerarle nel petto per ogni complimento che l’uomo le faceva. Si era convinta che tutti i sacrifici fatti in quegli anni stessero finalmente per dare i loro frutti, aprendole le porte per il primo grado di livello dirigenziale e una promettente carriera. Si sbagliava. - Tuttavia, questo non basta per ottenere la promozione alla classe successiva. Ci sono almeno un altro paio di candidati che hanno ottenuto risultati superiori e… si sente bene, Cittadina Mond? È diventata pallida. Pauline si riscosse e annuì debolmente. Non importava che fosse Denkarov o Sabotur a parlare: in entrambi i casi, quelle parole avevano il suono dei sogni infranti. - Come dicevo, non ci sono molti margini di manovra. La concorrenza per i livelli dirigenziali, anche se di bassa entità, è spietata ed è destinata a crescere nel suo settore. Di questo passo, potrebbero passare anni prima che lei possa riuscire a trovare un posto. - Se non fosse così, non sarei mai venuta – risposa Pauline. – Lei… lei può aiutarmi, vero? - Diciamo che potrei… ma non faccio niente per niente. - Si, Zoria me l’ha spiegato. Ha detto che lei aiuta gli altri e che, in cambio, gli altri devono aiutare lei. - Un modo un po' rozzo per spiegarlo, ma direi che ha centrato la questione. Chi accetta il mio aiuto, accetta anche di farsi carico di un debito nei miei confronti. Un debito che io potrò riscuotere in qualsiasi momento. E in qualsiasi forma –gli occhi dell’uomo si fissarono improvvisamente nei suoi. – Lei è disposta ad accettare questo accordo? È disposta a ottenere l’occasione della sua vita con una promessa? Il tono di voce dell’uomo non era cambiato, eppure Pauline trovò le sue ultime parole strane, come se una parte della sua mente, la più primordiale, vi avesse riconosciuto istintivamente una minaccia. Era una sensazione sgradevole, che le ronzava nella testa come una vertigine e le riaccendeva tutti i dubbi che aveva provato fino a quando non era entrata in quella stanza. Poi riuscì a distogliere gli occhi dallo sguardo del Cittadino Sabotur e si accorse che la proiezione con i suoi dati matricolari era ancora accesa. Lesse rapidamente i suoi meriti e i suoi risultati e si disse che non poteva permettersi di mandare tutto all’aria in quel modo. Non poteva e non doveva, perché lei era sicura di essere la migliore candidata per quella posizione dirigenziale, e nessun giudizio affrettato dato un commissario avrebbe potuto cambiare questo fatto. - Si – disse alla fine. – Sono disposta a fare qualsiasi cosa sia necessaria, pur di avere quell’incarico. Sul volto dell’uomo comparve un abbozzo di sorriso. - Allora abbiamo un accordo – rispose l’altro, incrociando le braccia e appoggiandosi alla spalliera. – Vada pure: io vedrò di mettermi subito al lavoro sul suo caso. Pauline sentì il cuore perdere un battito. Dovette fare appello a tutta la sua forza interiore per non urlare di gioia. - Quindi… va bene così? Non dobbiamo… non so, firmare nulla? Il sorriso del Cittadino Sabotur si allargò ancora, mettendo in mostra i denti bianchissimi che si nascondevano in quella bocca eccessivamente larga. - E cosa dovremmo firmare? Un contratto scritto con il sangue? No, niente teatralità: mi basta la sua parola. Fino ad oggi, nessuno è mai venuto meno ai suoi impegni con me. - E come… come farò a mettermi in contatto con lei? Come farò a sapere che lei ha avuto successo? - Oh, si fidi. Lo saprà.
Il dirigente di secondo livello Pauline Mond ricontrollò per l’ennesima volta i dati sullo stato della distribuzione alimentare nelle sue aree di competenza e imprecò. - Dannazione! Com’è possibile che stiano arrivando così tanti report negativi? Questo mese è stato segnalato un servizio più lento di almeno il 15% rispetto allo standard alla mensa del distretto 16, mentre i report qualitativi del distretto sono di nuovo al di sotto del livello richiesto! “La struttura ha aperto da poco, Cittadina Dirigente, il personale deve ancora trovare il modo di lavorare al meglio Rispose l’immagine olografica di un dirigente di rango inferiore, senza che la donna riuscisse a capire se il leggero tremore della sua figura fosse dovuto a qualche errore di trasmissione o alla sua paura. “E noi stiamo ancora aspettando che arrivino i nuovi sintetizzatori per la carne, Cittadina Dirigente” fece un’altra sagoma olografica. “I vecchi modelli ormai non sono più efficienti, anche se abbiamo cercato di mantenerli al meglio. Ho sollecitato personalmente l’ordine almeno tre volte negli ultimi due mesi, ma… - “Ma” cosa? Vorresti forse insinuare che continuerete a servire spazzatura ai cittadini fino a quando non riusciremo a sbloccare la procedura per ottenere i nuovi macchinari? Sono stanca delle vostre scuse! – Batté un pugno sul tavolo e si alzò in piedi, stroncando le deboli proteste che provenivano dalla fila di immagini davanti a lei. – Sono stata anch’io un dirigente di primo livello e non mi sarei mai azzardata a dire delle assurdità simili! Adesso tornate al lavoro, dannati pelandroni, e fatemi vedere dei risultati, stavolta, o giuro che farò qualsiasi cosa in mio potere per farvi tornare a lavare cespi d’insalata per gli essiccatori! Dopo dei saluti imbarazzati, Pauline spense le comunicazioni e tornò a sedersi. Davanti a lei c’era ancora la proiezione delle valutazioni qualitative e quantitative delle mense del suo settore. In realtà, quasi tutti i valori riportavano valutazioni al di sopra del livello standard e presentavano una tendenza ascendente. Ma non era abbastanza. Era riuscita a farsi amico uno dei funzionari del Settore Rendicontazioni, che si era dimostrato più che pronto a barattare informazioni in cambio di una fornitura regolare di carne non sintetizzata. E tutti i report che gli aveva presentato mostrava chiaramente che i risultati del suo Dipartimento erano ancora ben al di sotto degli altri o, almeno, ben al di sotto di quelli più performanti. Di questo passo, i tempi per una sua ulteriore promozione si sarebbero allungati ancora. E tutto per colpa di quei dannati inetti. Sospirò e provò a consolarsi pensando che a livello disciplinare e personale poteva ancora vantare uno status immacolato. Dati progetti di popolare un’area disabitata del Continente di Bradley, forse le sarebbe stato utile decidersi a scegliersi un compagno nel Gruppo di Incontro e Riproduzione che le era stato assegnato. Il fatto di essere in carriera e madre allo stesso tempo avrebbe potuto spingere il Commissario a… L’interfono interno suonò, interrompendo le sue riflessioni. Pauline sbuffò e premette il tasto di risposta. - Si, Aileen? Cosa c’è? “C’è una persona per lei, Cittadina Dirigente. Non ha un appuntamento, ma dice di doverle parlare urgentemente.” - Non ho tempo per queste cose, Ailee. Digli di prendere un appuntamento come tutti gli altri. “Ehm… quest’uomo sta insistendo, Cittadina Dirigente. Dice che lei ha un debito con lui.” Pauline sentì un brivido correrle lungo la schiena a quelle parole ed esitò. Se era davvero Sabotur, forse sarebbe stato meglio mandarlo via, eppure qualcosa le diceva che non sarebbe stato saggio comportarsi in quel modo. Ancora una volta, il suo istinto si era acceso in modo strano. - Va bene, Aileen. Fallo passare. Pochi istanti dopo, la porta si aprì e i timori di Pauline furono confermati. - Buongiorno, Cittadina Dirigente. Vedo che ne ha fatta di strada dal nostro ultimo incontro. - Merito del mio duro lavoro – rispose lei, - la promozione ai livelli successivi diventa più spietata ogni anno che passa, ma non al punto da lasciarmi indietro. Sabotur annuì e prese posto sulla sedia libera davanti alla scrivania. - Ne sono consapevole. Ho continuato a seguire i suoi risultati e posso dire che continuano ad essere molto alti per una donna così giovane. E sembra che stiano pagando. L’uomo si guardò lentamente attorno, con aria compiaciuta. Pauline ne seguì gli occhi e si avvide che si posavano sui segni piccoli e grandi del suo status che aveva disseminato nel suo ufficio. La cosa la fece sentire a disagio. - Immagino… immagino che lei non sia venuto qui solo per farmi i complimenti, Cittadino Sabotur – disse, cercando di abbreviare il più possibile la vicinanza con l’uomo. – Quindi, mi dica cosa vuole che faccia e chiudiamo questa storia. Sabotur spostò lentamente lo sguardo su di lei e sorrise. - Le piace andare dritto al sodo, Cittadina Dirigente. Oppure devo pensare che la mia presenza la importuna? – lasciò la domanda in sospeso per un paio di secondi, poi alzò le spalle. – Ad ogni modo, ha ragione: sono qui per chiederle di saldare il debito che ha con me. Da una tasca del cappotto color crema che indossava estrasse un piccolo cilindro di memoria, che passò alla donna. - Cerchi il file “Cibo”, troverà tutte le istruzioni da seguire. Legga con comodo e mi dica cosa ne pensa. Pauline fece quanto le era stato richiesto e lesse in silenzio il testo che le era stato indicato. Diventando sempre più pallida mano a mano che proseguiva. - Tutto ciò è assurdo, Sabotur – esclamò, quando non poté più proseguire con la lettura. – Non posso fare quello che mi chiede. - Non può, o non vuole? - Entrambe! – esclamò, alzandosi n piedi. – Ma si rende conto? Lei vuole che la aiuti ad intossicare delle persone con degli alimenti contaminati: potrebbero morire delle persone! - Un rischio calcolato – rispose Sabotur, lasciandosi andare sullo schienale della sedia. – Non vedo dove sia il problema, però: come ho scritto, le indagini appureranno che la causa delle intossicazioni sarà da ricercare nella materia prima della sintetizzazione, che risulterà contaminata da funghi e residui industriali. Lei e i suoi dipendenti ne uscirete perfettamente puliti, anzi, se agirà secondo le mie indicazioni, è probabile che il suo pronto intervento la metta in buona luce con il Commissario. - Non è questo il punto! – sclamò ancora Pauline. – Lei mi sta chiedendo di mettere in pericolo la vita di qualcuno, senza contare che gli impiegati dei settori agricoli da cui proviene il cibo verrebbero sicuramente messi in stato d’accusa. Decine di persone rischierebbero il demansionamento e i lavori forzati! - E da quanto lei si preoccuperebbe della saluta altrui, Cittadina Dirigente? Durante il nostro ultimo incontro, mi sembrava di aver capito che non ci fosse niente di più importante per lei della sua carriera. Pauline strinse i pugni e cercò di assumere lo sguardo più duro che le riuscì di fare. - Non così. Non se deve coinvolgere la vita di altre persone. - Allora temo che sia troppo tardi, mia cara: sono già state coinvolte delle vite in questa storia. Il sorriso di Sabotur si allargò, scoprendo i denti della sua bocca troppo larga. Per la prima volta, Pauline si rese conto di quanto fossero stranamente piccoli e appuntiti, quasi appartenessero a una bestia feroce. - Prego: tra i file che le ho fornito dovrebbe essercene uno chiamato “Concorrenza”. Gli dia un’occhiata, per favore. La donna esitò, poi torò alla sua postazione e fece quello che le era stato richiesto. Il file indicatole da Sabotur era il contenitore compresso di una serie di foto: quando le aprì nella proiezione olografica, si rese conto che mostravano tutte la stessa immagine, ripresa da diverse angolazioni. Quella di tre corpi umani semimummificati appoggiati a una parete. Pauline urlò ed arretrò istintivamente. Sabotur emise un gemito che forse era una risata soffocata. - Chi… chi sono quelle persone? - Horace Vannhaimer; Pyotre Delgado e Onne Asado – rispose Sabotur con ostentata noncuranza. – Erano i tre candidati che, a suo tempo, erano immediatamente davanti a lei nella graduatoria per il passaggio alla funzione dirigenziale. Pauline si coprì la bocca con una mano, mentre i suoi occhi si velavano di lacrime. - Perché…? - “Perché”, cosa? Credeva che ci fosse qualche altro modo per lasciare spazio alla sua ambizione? Spiacente di doverla deludere in questo modo, Cittadina Dirigente, ma questo era l’unico possibile. - Non parlarmi come se io avessi qualcosa a che fare con questa storia! – urlò la donna, tremando incontrollabilmente. - Non ti ho chiesto io di far del male a quelle persone e non voglio saperne niente! - Oh, ma immagino che agli operatori di polizia interesserebbe molto sapere qualcosa in più su quelle sparizioni – rispose Sabotur, ancora perfettamente calmo. – Per loro sarebbe un vero colpaccio se qualcuno facesse una telefonata anonima e li indirizzasse sul posto dove sono nascosti quei corpi, soprattutto considerando che sotto le loro unghie e sui loro vestiti troverebbero sufficiente materiale genetico per risalire all’identità del loro assassino. O meglio, della loro assassina. Pauline impiegò qualche istante per afferrare pienamente l’entità di quelle parole e, quando lo fece, non poté fare altro che lasciarsi cadere sulla sedia. - Come… come ha fatto a… - Non chieda mai a un prestigiatore di rivelarle i suoi trucchi, Cittadina Dirigente, le basti sapere che su quei corpi c’è sufficiente materiale da convincere della sua colpevolezza anche il più ottuso dei medici legali. E quand’anche non fosse così, posso pur sempre contare su un testimone. Un malato terminale a cui ho fatto arrivare più volte di nascosto quanto era necessario per alleviare il suo dolore. Su mia richiesta, è prontissimo a contraccambiare denunciandola per l’omicidio di Asado. Ormai, gli resta così poco da vivere da non dover più temere il peso della nostra Giustizia. Pauline nascose il volto dietro le mani, stretta tra la disperazione e i sensi di colpa. - Se vuoi che la loro morte resti un segreto tra noi, deve fare quanto le ho chiesto. Come ho già detto, se si comporta bene potrebbe persino avere un’altra promozione. - No… non voglio… - E allora non lo faccia, ma si prepari ad affrontarne le conseguenze – disse ancora Sabotur, alzandosi in piedi. - Si ricordi che è stata lei a dire di essere disposta a qualsiasi cosa pur di avanzare, quindi è tempo che mi mostri fin dove può arrivare la sua ambizione. Pauline non rispose, confusa com’era da tutti i pensieri che la agitavano. L’uomo insistette. - Quindi, Cittadina, in passato ha barattato la vita di alcune persone in cambio della sua carriera, Si sente pronta a darla via per avere? Pauline tornò a osservare i file, trattenendo a stento le lacrime. Era sbagliato. Era tutto sbagliato, e lo sapeva. Eppure sapeva anche altre cose. Ad esempio, era sicura che gli operatori di polizia non si sarebbero fatta scrupoli ad arrestarla se Sabotur avesse diffuso quelle foto e il luogo dove i corpi erano nascosti. Allo stesso modo, era abbastanza sicura che l’esito di un simile arresto non avrebbe potuto essere che il demansionamento fino al livello dei lavori forzati. O forse anche la morte. E lei non poteva andare in carcere, tantomeno morire. Aveva così tanto da dare ancora con il suo lavoro. Alla fine, alzò lo sguardo verso l’uomo, totalmente sottomessa. - Cosa vuole che faccia? - Segua le istruzioni del file alla lettera. Ci penserò io a ricontattarla se dovessi averne bisogno – Mentre parlava, l’uomo si sporse verso di lei. – Ovviamente, qualora dovesse effettivamente venir fuori che tutto questo casino le ha fatto avanzare di carriera, le avanzerebbe un altro credito nei miei confronti. Pauline si lasciò a sua volta andare sulla poltrona, senza più reagire. Davanti a questa scena, Sabotur si alzò in piedi e si avviò verso la porta. - Perché – fece la donna, quando fu riuscita recuperare un minimo di autocontrollo. – Perché stai facendo tutto questo a quella gente? - Affari, perlopiù – rispose l’uomo, ostentando noncuranza. – E poi, è un piacere mettere un altro granello di sabbia nella macchina perfettamente formata di questa colonia o dell’intera Comune. Se sé ne accumulano abbastanza, si può vedere l’ingranaggio saltare, magari portando l’intera macchina con sé. - Ma perché!? Voglio saperlo. - Questo mia cara Cittadina Dirigente, è un argomento interessante – rispose, aprendo la porta. – Ma temo di doverlo rimandare alla prossima volta che ci incontreremo, Se mai succederà. Badi solo a seguire le mie istruzioni e potrebbe persino darsi che le spieghi i miei scopi. In cambio di qualche altro favore, s’intende. La porta si richiuse, lasciando Pauline da sola.
Edited by White Pretorian 2.0 - 1/10/2018, 23:11
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