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Skannatoio agosto 2019

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Incantatore Incompleto
view post Posted on 14/8/2019, 22:28 by: Incantatore Incompleto
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Apprendista stregone

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Amore criminale di Paolo Spoto

Afferro il bicchiere sul comodino e lo riempio con una generosa dose di whisky. Mi giro verso mia moglie, sdraiata dall’altra parte del letto. Le sorrido e alzando il bicchiere esclamo
«Ne vuoi un po’ anche tu, tesoro?»
Non mi risponde, i suoi grandi occhi verdi fissi sul soffitto, un’espressione rapita sul suo volto. Probabilmente si sta riprendendo dai colpi che le ho dato prima. Mi é sembrata un po’ più svogliata, meno partecipe delle altre volte, ma alla fine l’ho sentita gemere e ansimare debolmente. Probabilmente, all’inizio, era ancora offesa con me per quello che ho fatto a Franco, ma poi le mie doti di amante l’hanno fatta sciogliere e ha pensato solo a godersi il momento. Comunque sia, il mio dovere di marito l’ho fatto e questo è quello che conta.
La osservo compiaciuto. La pelle leggermente rosata, le gambe snelle, il ventre piatto, i piccoli seni con i rosei capezzoli che non chiedono altro che essere baciati, il nasino delicato e sottile, i capelli che ricadono dal cuscino come un’ impetuosa cascata d’oro.
Che donna stupenda!
Da quando l’ho vista in quel bar di Grodno, mentre girava tra i tavoli servendo birra e vodka a quegli ubriaconi dei suoi compaesani, ho capito di aver trovato la donna della mia vita.
Era poco più che ventenne, vestita con abiti da quattro soldi, troppo magra anche per la sua età.
Ora, grazie al benessere che le ho donato in questi sette anni, è diventata una splendida donna.
L’ho salvata da una vita di stenti e privazioni e di questo me ne dovrà essere grata in eterno.
Porto alle labbra il whisky e lo trovo schifosamente caldo. Dentro il bicchiere i cubetti di ghiaccio sembrano naufraghi sperduti immersi in un mare color ambra. Un whisky on the rocks senza rocks. Qui ci vuole altro ghiaccio!
Mi alzo dal letto per recarmi in cucina, ma noto con disappunto che davanti al vano della camera da letto, si sta formando una piccola pozza color cremisi. Possibile che un corpo possa contenere così tanto sangue?
Oltrepasso la soglia, barcollando su gambe malferme, e sulla mia destra, tra il tavolino del salotto e il divano, scorgo il cadavere del mio ex socio Franco, immerso in una pozza di liquido rosso e denso.
Questo idiota! Voleva portarmi via la mia piccola Ivana e le aveva inculcato in testa così tante false promesse da convincere anche lei. Era persino venuto sin qui per parlarmene, perché non gli sembrava corretto, vista la nostra decennale amicizia, di continuare a ingannarmi così.
Quel porco aveva messo gli occhi su mia moglie sin da subito! Era un bell’uomo: dodici anni meno dei miei, fisico da palestrato e una parlantina in grado di convincere chiunque: non biasimo la mia mogliettina per essersi fatta incantare da lui.
Erano venuti a comunicarmi la loro decisione: Ivana avrebbe fatto le valigie e sarebbe andata con lui seduta stante. Avrei dovuto capire che mia moglie non mi amava più e che avrei dovuto farmene una ragione. Dovevo prendere atto del loro amore e lasciarli andare. Se avessi opposto resistenza, Franco era disposto anche a usare la forza.
Poveri stronzi! Nessuno dei due “innamorati” poteva sospettare che tenevo una pistola nascosta nel cassetto della mia scrivania.
Due colpi a distanza ravvicinata, hanno risolto il problema sul nascere.
Addio, Franco. Mi dispiace ma te la sei cercata. Non desiderare la donna d’altri. C’è anche scritto sulla Bibbia. Lo sai che non si va contro la parola di Dio.
Arrivo in cucina e apro il frigo, fischiettando. Il freddo mi investe il petto e la pancia, mitigando il calore di questa afosa giornata.
Già, la pancia! Dovrò mettermi a dieta, prima che Ivana si faccia incantare dal fisico scolpito di qualche giovane bellimbusto.
Rimango qualche secondo a godermi l’aria gelata che mi accarezza la pelle, poi apro il congelatore e prendo la vaschetta del ghiaccio. I cubetti finiscono tintinnando nel bicchiere: finalmente un whisky on the rocks come si deve! Ne bevo un sorso e mi lascio cullare dal sapore di torba, tabacco e caffè che si sprigiona in bocca. Sono questi i piaceri della vita! Andrebbe accompagnato con una tavoletta di cioccolato, rigorosamente fondente, ma credo di averlo finito ieri sera davanti alla TV. Dirò a Ivana di comprarlo domani.
Giusto, Ivana!
Sarà meglio ritornare di là, non vorrei che si sentisse sola.
Esco dalla cucina e mi ritrovo davanti il corpo del mio ex amico.
«Alla salute, socio!» esclamo, sollevando il bicchiere in un esagerato segno di saluto e tracannando il resto del liquore. Alla salute!
Alla salute! Buona, questa!
Continuo a camminare e mentre scavalco la pozza vermiglia ai miei piedi la vista mi si offusca per un attimo. Poggio malamente il piede e continuo a camminare, barcollando pericolosamente, mentre un improvviso capogiro mi fa sbandare di lato, mandandomi a sbattere contro la libreria di fronte a me.
Rimango appoggiato al mobile, ansimando rumorosamente, in attesa di riprendere un minimo di coordinazione. Forse ho esagerato con tutto quel whisky. Sarà meglio che mi butti a letto, prima di combinare altri casini.
Varco la soglia della camera e trovo mia moglie distesa sul letto, in attesa. Tutte quelle accuse e quelle idee strampalate sul voler chiamare la polizia a ogni costo, sembrano finalmente essere svanite dalla sua mente. Poggio il bicchiere sul comodino e mi butto a peso morto sul letto, girandomi di fianco. Allungo la mano e tocco la gamba sinistra di mia moglie, trovandola liscia e fresca al tatto.
Mi viene voglia di farmela di nuovo. Devo cancellarle dalla testa le scopate fatte con quel bastardo di Franco.
«Ti sei fatta sbattere da quell’idiota che si trova di là, vero? Invece tu sei mia e l’unica persona con la quale puoi fare l’amore sono io! Sono stato chiaro, mogliettina?» le alito in faccia, mentre le monto sopra senza tanti riguardi.
Le infilo una mano sotto la nuca e la bacio con forza sulla bocca, ma quando la tiro fuori mi accorgo che è imbrattata di sangue.
Ma perché questa stronza non smette di sanguinare?
Sì, è vero, quando ha incominciato a starnazzare chiamandomi assassino e si è girata verso la porta minacciando di chiamare la polizia, l’ho colpita con il calcio della pistola. Ma non l’ho colpita forte, perlomeno non più forte di tante altre volte!
Anche quando l’avevo colpita con il martello aveva perso sangue, aveva pianto, ma poi si era medicata ed era tornata dolce e remissiva.
Stai a vedere che sta perdendo sangue apposta per farmi incazzare!
Mi tiro su e mi siedo a cavalcioni sopra di lei. Non ha nemmeno il coraggio di guardarmi, i suoi occhi sono puntati in un’altra direzione.
Sento una rabbia irrefrenabile invadere ogni cellula del mio corpo.
«La vuoi smettere di sanguinare, patetica troia?» le abbaio contro, mentre le mollo uno sganassone con la mia tecnica preferita: un colpo a mano aperta, dritto sulla guancia.
Qualcosa non va. Generalmente, dopo aver incassato il colpo, si copre la faccia con le mani e scoppia in un pianto dirotto. Adesso, invece, il viso si è inclinato a sinistra ed è ritornato nella stessa posizione, senza alcun altro movimento da parte sua. Gli occhi sono sempre sbarrati a guardare il soffitto e la guancia è sporca di sangue. La macchia ha la vaga forma di una mano.
Mi sdraio immediatamente al suo fianco e inclino la testa, poggiandole l’orecchio in mezzo ai seni. Rimango in ascolto per interminabili secondi.
Niente, non sento nessun battito.
La afferro per le spalle e la scuoto vigorosamente, chiamandola per nome.
Niente da fare, nessun segno di vita da parte sua.
La verità mi colpisce con la violenza di una secchiata di acqua gelida.
«Ivana, amore mio! Io... io non volevo!»
Devo fare qualcosa, non posso averla uccisa! Mi alzo frettolosamente e corro al telefono in cerca di aiuto.
Afferro il cordless e sto per comporre il numero, ma il mio sguardo cade su Franco morto a terra. E se mi beccano con questo morto in casa, che cazzo gli racconto? E poi se Ivana è veramente morta, a cosa serve chiamare aiuto?
La mia mente si riempie di scenari confusi e senza senso.
Per prima cosa devo sbarazzarmi dei cadaveri, ma come?
Devo farli a pezzi, infilarli nei sacchetti della spazzatura e gettarli in un cassonetto distante da qui?
Buttarli nella discarica?
Avvolgerli in un telo e seppellirli in aperta campagna?
Speravo nell’aiuto di Ivana per sbarazzarmi del corpo di Franco, ma ora i morti sono due: cosa devo fare?
Se solo la testa smettesse di girare; non riesco a pensare coerentemente. La mia mente è piena solo dell’immagine di Ivana morta, sul nostro letto. Mio Dio, che cazzo ho combinato!
Il suono del campanello mi fa sobbalzare! E adesso chi è che rompe i coglioni? Farò finta di non essere in casa e...
« Sig. Milani, apra la porta! Siamo della polizia!»
Rimango impietrito a fissare la porta come un ebete. Come fa la polizia a essere già qui?
L’inconfondibile voce della sig.ra Pagano, quella pettegola del piano di sopra, interrompe il filo dei miei pensieri.
«Sig. Milani, apra per favore. Ho sentito dei rumori come degli spari prima. Ci risponda: sta bene?»
Maledetta vecchiaccia: ecco chi ha avvisato i poliziotti! Ma dico io, in un mondo dove tutti si fanno gli affari loro, proprio a me doveva capitare una vicina che non sa farsi i cazzi suoi?
«Maledetti sbirri, non mi avrete! Venitemi a prendere!»
È una frase stupida, scontata e che serve solo a peggiorare la mia situazione, ma ho sempre desiderato dirla! Tanto, più nei guai di così...


I poliziotti sono passati alle maniere forti. I colpi che vengono da fuori, mi fanno capire che la mia porta blindata sta facendo sudare i tutori dell’ordine. Ma riusciranno a entrare, è solo questione di tempo.
Li sto aspettando comodamente seduto sul divano, con la pistola in una mano e un bicchiere di whisky nell’altra.
Con un buon avvocato forse riesco a cavarmela con una ventina d’anni, e poi? Che me ne faccio della libertà a settant’anni e qualche mese? Senza contare che niente potrà rifarmi Ivana.
Stupida donna!
Non ti bastava quello che avevi? Sei andata a complicarti la vita.
E adesso hai reso un inferno la mia.
Penso ai titoli dei giornali “Ennesimo caso di uxoricidio. Imprenditore cinquantenne fracassa la testa della moglie. Ancora violenza su una donna tra le mura domestiche” e altre banalità del genere. Un caso come tanti, in una cittadina come tante, in una famiglia come tante. Sarò l’ennesimo marito pazzo che accecato dall’odio uccide la povera moglie innocente.
Balle!
Io amavo mia moglie. È lei che ha voluto rovinare tutto.
Con un ultimo fragoroso colpo, la porta cede. Mi trovo davanti tre poliziotti che mi puntano la pistola contro. È la fine e non ho più voglia di lottare.
«Buongiorno, agenti: posso fare qualcosa per voi?» esclamo, sorridendo sornione.
«Getti la pistola a terra e nessuno si farà del male!» mi intima un ormone con i baffi e la barba a pizzetto.
Fossi matto!
Mi punto la pistola alla tempia.
Vi lascio amici e ciò che è stato è stato...
BANG!
 
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