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Skannatoio Settembre, Frammenti

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shanda06
view post Posted on 6/9/2019, 18:21 by: shanda06

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SPECIFICA WHITE PRETORIAN IL PROTAGONISTA È UNA PERSONA (IN ‟PERSONA ” AMMESSA QUALSIASI SESSO E SPECIE VIVENTE) TORMENTATO DA DUBBI COSTANTI. TALE TORMENTO È COSI’ FORTE CHE I DUBBI POSSONO PERSINO PRENDERE UNA FORMA ‟VISIBILE” PER LUI (A TE SCEGLIERE COME INTERPRETARE, NEL MIO RACCONTO IL PROTAGONISTA AVEVA UNA SORTA DI DOPPELGȀNGER CHE ESPRIMEVA TUTTI I SUOI DUBBI)

INTERRUZIONE ELETTRICA

Di Alexandra Fischer

L’auto sfreccia lungo il ponte appena costruito nel primo chiarore del mattino di tarda primavera lasciandosi dietro il quartiere residenziale.
L’uomo alla guida fissa la strada davanti a sé con un’espressione talmente concentrata che lei non vuole disturbarlo.
Sei venuto a prendermi apposta per fare prima in ufficio. Meglio che non abusi della tua pazienza.
Ma il dubbio di aver chiuso la finestra del cucinino mi è di nuovo tornato. Ormai ci sono abituata: non basta fare l’ultimo giro prima di uscire. Ogni volta mi sembra di aver sentito lo scatto della maniglia, invece non è così.
Si vede in piedi accanto alla finestra, persa nella contemplazione della casa di fronte: grigia, con i tetti spioventi e la nicchia nella facciata che ospita una coppia di vasi fatti di gesso: entrambi traboccano di fiori e frutti ispirati alle quattro stagioni.
Le finestre strette, con i medaglioni a ottagono che incorniciano margherite stilizzate, le fanno vagare la mente.
Il fatto che non noti mai dei movimenti dietro alle tendine di pizzo bouclé la rassicura sullo stato dell’abitazione: pulita e libera da animaletti infestanti.
Si porta la mano allo stomaco.
C’è una bella differenza, rispetto alla finestra del cucinino, pur graziosa, con le tendine bianche a motivi di non ti scordar di me.
Da lì entra di tutto: prima il passerotto morto di paura per colpa del nubifragio e poi quel pipistrellaccio dispettoso. Per non parlare delle foglie dell’acero che c’è in giardino.
Si sofferma a pensarsi di nuovo accanto alla maniglia, con tanto di strofinaccio in mano e quaderno con i numeri aperto sulla mensolina dell’armadio dei pensili.
Bisogna proprio che la faccia cambiare. Certo, il fabbricante di serramenti mi ha ripetuto che così non le fanno più. Pazienza, mi rassegnerò a quelle con l’apertura a leva. Di certo non ci passeranno più né foglie né creature alate.
Si stringe nella maglia di cotone ripensando ai colpi del pipistrello contro il paralume di vetro e ai suoi squittii rabbiosi.
Ha chiuso la porta lasciando la finestra aperta per tutta la notte, dormendo talmente scossa da sobbalzare agli scricchiolii di assestamento dell’armadio.
Quando è stata ora di fare colazione, ha aperto la porta del cucinino dopo aver fatto un paio di respiri e trattenuto il fiato come se avesse dovuto tuffarsi in una gigantesca piscina.
Si rivede, con i capelli castano scuri trattenuti dalla fascia da trucco, in piedi accanto alla porta con tanto di riquadro di vetro lavorato in modo da dare l’impressione di stare guardando attraverso le onde. Le sue certezze vacillano davanti a una macchia nera e immobile nel bianco e verde delle piastrelle.
Apre la porta lentamente mettendosi di lato e poi allunga il collo per scrutare l’interno.
Non c’è nessun segno sulle piastrelle.
Conclude che si tratta di un gioco di luce e muove le membra intorpidite nell’attesa.
Quel ricordo è talmente realistico da farle muovere le gambe e le braccia per assicurarsi che non si siano addormentate.

Immagina la finestra di nuovo spalancata come la volta precedente.
Quest’anno ci sono parecchie lucertole piccole. Si infilano dappertutto.
Deglutisce, reprimendo la nausea alla prospettiva di trovarle nella dispensa, magari infilate a decomporsi in mezzo ai cereali e alle tortine alla vaniglia della prima colazione.
Guarda l’orologio, rassegnandosi a risolvere il dubbio una volta tornata a casa, alle sette di sera.
L’uomo alla guida fraintende il gesto: − Siamo in perfetto orario, Marisa. Non avrai fretta di tradurre tutto quel malloppo?
− Come? Sì, invece. Almeno potrai portarmi a casa tu, Duilio.
− Sicuro. Fatti trovare pronta entro le sei. Dopo devo andare dal dentista.
Marisa annuisce e legge di sfuggita una frase su un cartellone collocato accanto alla fermata dell’autobus: Attenzione, Interruzione Elettrica …
Non riesce a leggere la data e neppure l’ora.
Le viene la tachicardia, perché sa che il servizio trasporti potrebbe anche lasciarla a vagare presso la fermata dell’autobus immersa nell’oscurità.
Quanto alla disponibilità di Duilio, dentista o meno, sa di poterci fare conto fino a un certo punto.
Dipende dall’umore, hai una doppia personalità. Guarda che portachiavi hai scelto.
La piastra di metallo verniciato di azzurro è ornata nel mezzo dal segno zodiacale dei gemelli: un bambino bianco e un bambino nero che lottano fra loro.
E tu sei così, Duilio.
Ricorda un ritorno a casa invernale di venerdì sera compiuto a piedi perché lui si era dimenticato degli straordinari di lei in ufficio.
***
Quando si siede a tradurre, con il sottofondo delle telefonate di Duilio, è ottimista.
Non ci vorrà tutto il giorno. Vedo che si tratta della storia della torre diroccata con annessi noccioleti: adesso vogliono dare a intendere che le piante sono state influenzate dalla presenza di streghe buone. Ma guarda, tutto questo per pubblicizzare pasta e condimenti. E dire che, al di fuori della regione, nessuno sa cosa sono le masche. Per non parlare dei masconi, la loro versione maschile. Io continuo a credere che si tratti solo di storie tirate fuori dai contadini per scoraggiare i ladri di nocciole.
Alza le spalle e apre il dizionario, scrivendo le minute su carta per poi ricopiarle sul computer in un secondo tempo.
Non sia mai che il materiale possa andare perduto per un cortocircuito del PC o per una finestra del sistema chiusa male.
A quell’associazione mentale, ripensa alla finestra del cucinino e la sente sbattere nella mente.
Nella sua mente, vede insetti e foglie ammucchiarsi nel lavandino e sul tavolo, senza risparmiare i pensili e le sedie.
Immagina cavallette e cicale morte, tutte ammucchiate nella sua cucina insieme alle cimici grigie che non vogliono saperne di estinguersi malgrado tutti i cartelli affissi nei pressi delle zone verdi con tanto di foto di coccinelle e la dicitura: Lotta Biologica in corso.
Allora si mette di buona lena a tradurre, proprio come ha detto al collega.
Vedrai anche arriverai per tempo al tuo appuntamento.
Il catalogo, però, è molto lungo, perché l’azienda ha inserito anche i formaggi aromatizzati alla nocciola e diversi tipi di birre e vini per meglio degustare i prodotti, per non parlare del caffè alla nocciola, in polvere o cialde per la macchinetta.
Il richiamo del collega le arriva come dalla profondità oceanica: −Marisa, non pranzi oggi?
In effetti, sente un vuoto allo stomaco, ma non le va di aprire il contenitore del pranzo lasciando il lavoro interrotto.
Dopo, dopo. Tanto mi sono portata un paio di hamburger vegani con pomodoro e olive e il tè alla menta e cetriolo. Mi rifarò in abbondanza.
Pensa con sollievo all’abitudine di riporre la tazza e le posate della colazione.
Non come fanno molti, che le lasciano nel lavello fino alla sera.
Le torna il dubbio sulla finestra chiusa, però, e il quadretto di lindore del cucinino si spezza.
Immagina una donnola intrufolatasi alla ricerca di provviste e alle impronte fangose disseminate sul davanzale e lungo tutto il pavimento.
Si vede, paralizzata davanti al bagliore di quello sguardo avido nell’oscurità del cucinino e senza neppure il coraggio di accendere la luce.
Quella parte di se stessa in tailleur pantalone verde pallido non le piace neppure un po’.
La vede di schiena, stagliata nella luce del lampadario del tinello e vorrebbe tanto spingerla ad accendere l’interruttore di quella della cucina.
Non posso. Proprio perché ignoro cosa c’è nel buio. Se le faccio accendere la luce e non c’è niente, si innervosirà. Se invece c’è la bestiaccia e la vede scappare dalla finestra, mi renderà il cibo rivoltante per un bel po’. E io devo tradurre un bel po’ di pagine dove ci sono ricette di cucina a base di nocciole.

Alza gli occhi sull’orologio a parete.
Le cinque. E ho anche un certo mal di stomaco. Visto cosa succede a saltare i pasti?
Vede se stessa in piedi in corridoio mentre sbocconcella un hamburger vegano e sorseggia un po’ di tè biologico dalla bottiglietta.
Le fa persino un salutino dubbioso mentre si guarda intorno nel timore di vedere arrivare la capoufficio e ogni tanto sbircia dalla finestra il quadrante nero con le cifre rosse dell’orologio aziendale che si trova accanto alla fermata dell’autobus.
Intanto hai mangiato e bevuto pur con il dubbio di aver sforato di cinque minuti nella pausa. Non si può dire della me stessa in ufficio.
La sua unica consolazione è che il lavoro è finito.
Hanno anche inserito delle storielle per far sognare il pubblico a occhi aperti: pranzi, cene, aperitivi, pic-nic, prime colazioni. Deve essere per questo che mi è passata tutta la fame. Oh, beh, mangiuccherò i crackers che ho in borsa.
Una parte di se stessa, però, vede l’altra china sul cestino accanto alla porta e sente l’odore di olive e pomodoro.
Vorrebbe alzarsi, per controllare di aver mangiato davvero, ma le mancano davvero poche righe alla fine della traduzione.
Ma guarda, hanno anche messo una parte sul digestivo alla nocciola.
L’etichetta mostra l’immagine di un uomo dal mantello nero.

Ma tu guarda, lo hanno chiamato l’Elisir delle Masche.
Si stringe nelle spalle e si mette a tradurre la storiella legata al liquore: all’immagine del nocciolo si sovrappone quella del portachiavi con il segno dei Gemelli e lei chiude gli occhi per un istante.
Da una distanza ovattata le giunge il rumore del clacson dell’autobus al quale segue, molto più forte, quello di alcuni colpi nel corridoio e la voce di Duilio sullo sfondo.
Qualcuno sta bussando?
Si alza, dopo aver sfiorato con il mouse l’icona di Salva.
Non guarda neppure se il computer ha eseguito l’ordine, tanta è la fretta di vedere chi è appena arrivato.
Apre la porta e vede un operaio di spalle allontanarsi.
Subito dopo, tutte le luci si spengono e si riaccendono.
Terrorizzata dal dubbio di aver salvato o meno la traduzione, Marisa torna in ufficio e legge il messaggio del computer: sta tentando di recuperare il documento.
L’ho salvato o no? Se sì, sarà un momento stamparlo. Altrimenti … cosa dovrei fare? Non posso certo passare la notte in ufficio. Oppure sì? Dopotutto, la Chair Manager lo vuole per domani.
Si sofferma sulla masca uomo dipinta sull’etichetta.
Mi farà venire incubi a non finire.
Guarda l’ora.
Sono soltanto le sei. Posso ancora farcela. Certo, però, che le lancette scorrono in modo così lento …
Il cellulare suona.
Lei guarda l’ora e sobbalza: sono le dieci.
− Pronto?
‟Sei a casa, Marisa?”
La voce è quella del collega.
−Duilio, perché me lo chiedi?
‟C’è un’interruzione elettrica a macchia di leopardo. Oggi hanno tolto prima gli autobus. Ti offerto il solito passaggio e non hai voluto. Spero tu te la sia cavata lo stesso.”
− Sì, grazie.
Gli ha mentito a fin di bene.
Non le va di vederselo arrivare il giorno dopo in ufficio con un regalo riparatore.
Spegne il cellulare e vede che il computer è riuscito a salvare la traduzione.
Mi è andata bene per un soffio.
Dà l’ordine di stampa, poi spegne il PC e porta il documento sulla scrivania della Chair Manager.
Esce dall’ufficio di lei ed è tentata dall’ascensore.
Vede una parte di se stessa salirci e rimanere imprigionata nel buio.
Allora scende le scale e arriva alla porta d’ingresso della ditta.
Per quanto si sforzi di aprire, non ci riesce e allora telefona ai vigili del fuoco, ma il suo messaggio viene registrato dalla segreteria telefonica.
Dalla porta a vetri, vede le luci delle case vicine andare e venire e sente il suono intermittente delle sirene.
Vede una parte di se stessa alzarsi, andare a prendere una delle sedie della saletta di attesa per i rappresentanti e usarla per rompere la porta a vetri.
Ma, e se mi ferissi? E poi, dovrei pagare i danni. Dopotutto, se mi trovo qui è stata colpa mia. Duilio mi ha avvisata, no?
Lo vede andarsene indispettito dopo averle ribadito per la centesima volta la necessità di andarsene per via dell’interruzione elettrica.
E io l’ho sentito?
Guarda le case immerse nel buio.
I pompieri avranno sentito il mio messaggio? Cosa devo fare? Aspettare?
Toglie la chiave dalla serratura e cammina avanti e indietro indecisa.
Verranno o no?
Si siede accanto alla porta a vetri e si appisola.
Verranno o no?


Ciao, ecco la versione corretta del racconto (mi era sfuggito il particolare di dover comunque riportare la specifica in calce alla storia … ora ho rimediato). Se ci sarà qualche penalità per questo, la sconterò volentieri (cadere così davanti all'ovvio. Accidenti alla Maledizione Bionda).
 
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81 replies since 27/8/2019, 21:08   1348 views
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