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Skannatoio Settembre, Frammenti

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Nazareno Marzetti
view post Posted on 20/9/2019, 06:54 by: Nazareno Marzetti
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CODICE
NEL RACCONTO UN PERSONAGGIO (O PIù PERSONAGGI MISTERIOSI) DOVRANNO PROPORSI COME ACQUIRENTI, ALTERNATIVAMENTE, DI UNA DI QUESTE COSE:

-TEMPO
-ANIME
- EMOZIONI


Pandora’s box
Pandora e i mercanti di tempo
di Reiuky

«Hai visto quanto era carino quando si è tolto la maglietta?» le chiese la Stefy.
«Carino?» rispose Pandora. «Era proprio bono.»
Stefy si mise a sghignazzare, per poi soffocare quella risata bevendo un po’ di milk shake. Un attimo dopo arrivò il cameriere Stefy fece finta di essere completamente interessata alla sua bevanda, e non rispose quando questo chiese «tutto bene?»
«Si grazie» rispose per lei Pandora.
Il cameriere fece un cenno con la testa e si allontanò. Mentre la sua amica tirava un sospiro estasiato, il cellulare trillò.
«È ancora quel giochino?» le chiese la Stefy.
Pandora annuì mentre apriva la notifica. Doveva essersi rabbuiata nel vedere il simbolo dello scorpione accompagnato dal messaggio “Grande offerta solo per oggi!”, dato che la sua amica le chiese «C’è qualcosa che non va?»
«Ho… Perso una vita» mentì.
«Cosa ci troverai di tanto interessante in quel giochino…»
Pandora fece spallucce «Dovresti provarlo» le rispose.
«Naaa. Mi pare troppo complicato.»
Pandora sorrise. Adorava la psicologia inversa, ma si sentiva una merda a mentire così alla sua amica. Spense lo schermo e appoggiò il telefonino a faccia in giù sul tavolo. «Può attendere» mentì di nuovo. «Dicevamo?»
In quel momento il cellulare squillò. Sospirando lo prese. «È Max, devo rispondere.»
«Tuo cugino?»
Pandora annuì. «Dimmi tutto» aggiunse portando il cellulare all’orecchio.
«Hai visto?»
«Ovviamente»
«Che ne pensi?»
«È… come dire… »
«Sei con qualcuno?»
«Sì.»
«Ti passo a prendere così ne parliamo.»
«Devi proprio?»
«Non fare la cretina.»
«Uff.. Va bene. Sono al caffè in via Alighieri.»
«A dopo.» chiuse.
«Devi andare?» chiese Stefy, ma era più una costatazione.
«Max vuole parlarmi.»
«Non è che c’è del tenero tra voi due?»
«Eh? No! È mio cugino!» esclamò con troppo vigore.
Stefy non parlò ma fece quel suo sorrisetto.
«Non metterti strane idee. Pago io.» Prese la borsa e il cellulare e si alzò.

«La Stefy è convinta che usciamo insieme» esordì Pandora scendendo dalla moto di Max.
«Io e te?» Scoppiò a ridere. «Almeno sarà più facile giustificare le nostre fughe.»
«Sì ma così non c’è speranza che Giacomo si accorga di me!»
«Se tu non fai il primo passo, non si accorgerà neanche che esisti.»
«Torniamo alla app» tagliò corto la ragazza, prendendo il cellulare. «Scendi Nico, siamo arrivati.»
«Arrivo.» rispose la voce del bambino.
«E se per una volta la ignorassimo?» chiese all’amico.
«Ti ricordi l’ultima volta che l’abbiamo fatto?»
«Sì» sospirò «ma mi pare di essere schiava di questa… cosa.»
«Eccomi» disse il ragazzino «la mamma dice che devi andare a fare spesa.»
«Va bene. Che significa?» chiese mostrando al bambino l’annuncio della app.
«Non lo so» rispose il bambino prendendo il telefono della sorella.
«Non l’hai scritta tu questa diaboleria?»
«Io ho scritto solo il kore. Il resto… Non so da dove prenda i dati. Che strano, è la prima volta che propone un annuncio pubblicitario. “Grande offerta solo per oggi! Vendici il tuo tempo. A te non serve e noi te lo valutiamo bene!” Non ha senso.»
«Perché quello che ci è successo da quando abbiamo installato questa follia lo ha?»
«Sì ma questo non ha senso… a un livello superiore.»
«Che succede se proviamo ad aprire il banner pubblicitario?» propose Max.
«Non qui.»
«Andiamo nella bat caverna?» chiese la ragazza. Nico annuì.

Nico appoggiò il portatile in un’area libera del bancone polveroso abbandonato in garage da anni, lo accese e collegò il cellulare della sorella.
Il ragazzo si appoggiò a guardare lo schermo, mentre Pandora cerca di pulire la sella della vecchia moto del padre per ricavarne un posto dove sedersi e aspettare.
«È tutto così strano… »
«Lo hai già detto» commentò Pandora.
Il fratello la ignorò. «Sul sito dice che acquista il tempo che non utilizzi in cambio di soldi.»
«Chi accetterebbe un patto del genere? Puzza di truffa lontano un miglio.»
«Solo noi vediamo l’annuncio in questa forma. Sul cellulare della mamma sembra una normale banca.»
«Sul cellulare della mamma?»
«Poi glielo restituisco.»
«Torniamo alla domanda di partenza… Cosa dovremmo fare?»
«Questa volta non lo so. Non è come le altre volte. È… »
«Non pronunciare la parola strano!» lo minacciò Pandora.
«Forse» propose Max «questa volta è meglio fermarci un attimo e provare a capirci qualcosa.»
«Sì, concordo» fece eco Nico.
«Uff… Potevo anche finire quel milk shake.»
«Ci vediamo domani?»
«Sì. Nico, io vado a fare spesa. Riporta il cellulare alla mamma e chiedigli quante uova devo prendere.»

«Domani non andate a scuola» esordì la mamma, finito di riscaldare una cena particolarmente frugale. Nico esultò mentre Pandora la guardò con sospetto.
«Come mai?»
«Si va tutti in banca. Mi hanno proposto un piano di risparmio molto conveniente per i bambini e i ragazzi di età inferiore ai sedici anni.»
«La tua banca?»
«No, ho cambiato banca l’altro ieri. È la Chronus Banc. Hanno offerte molto vantaggiose.»
Pandora si bloccò. Guardò il fratello si era bloccato con il cucchiaio a metà strada tra il piatto e la bocca. Restarono in silenzio qualche istante.
«Cos’è?» insistette la donna «Non vi piace?»
«Non credo che sia una buona idea mamma» esordì Nico «Oggi sulla… »
«Oggi a scuola» lo interruppe Pandora «Dicevano che è una truffa.»
«Già una truffa! Non devi assolutamente andarci.»
«Ma… » provò a dire la mamma, ma venne immediatamente interrotta da Pandora
«Lasciamo perdere va bene?»
«Cosa credete che non sono capace di riconoscere una truffa?» rispose piccata.
«Sì» rispose imprudentemente Nico.
«Nico!» cercò di bloccarlo Pandora ma era troppo tardi. La mamma divenne rossa in viso e sentenziò «domani venite con me in banca!»
«Ma… »
«Argomento chiuso!»

Pandora cercò di guardare il lato positivo in quella storia: almeno aveva saltato l’interrogazione di matematica. L’edificio della banca era uno stabile di tre piani appena costruito. Era una strada che faceva spesso, ma non ricordava nessun edificio in costruzione. Era come se fosse spuntato dal nulla da un giorno all’altro.
«Non voglio sentire una parola sulla truffa, va bene?» li minacciò la madre.
I due annuirono silenziosamente.
Superate le gigantesche porte a vetri talmente puliti da sembrare invisibili vennero accolti da una stanza ampia e luminosa dal pavimento di marmo e dalle colonne immacolate. Tutto talmente perfetto da sembrare un modello 3D come quelli che si fanno a lezione di tecnica.
Vennero accolti da un signore magro, alto e brizzolato con un sorriso bianchissimo.
«Signora Mendolari, è un piacere rivederla. Prego si accomodi.»
Pareva sinceramente felice di accoglierli, e forse lo era. Pandora provava la strana sensazione di essere intrappolata in un sogno. Uno di quei sogni che le capitavano a volte, in cui sapeva che tutto era sbagliato ma non sapeva perché.
Li fece accomodare in una saletta con un divano di un color turchese brillante, anch’esso nuovissimo come tutto il resto. E si mise a parlare dei vantaggi di un conto vincolato. Parlava per lo più alla madre e, nonostante la ragazza ci avesse messo tutto l’impegno, in pochissimo tempo superò la sua soglia di attenzione.
Sospettò che anche la madre non lo stesse più ascoltando da un pezzo.
Guardò verso suo fratello, che stava giochicchiando con il cellulare.
«Che fai?» sussurrò.
«La voce di Eco» rispose.
Pandora soffocò un’esclamazione. Apri anche lei l’app del vaso di Pandora e cercò la voce di eco. Quello strumento traduceva il discorso dell’uomo eliminando tutto quello che non c’era di vero. Per un po’ la voce di Eco rimase vuota. Leggeva i discorsi dell’uomo ma non rispondeva niente. Poi apparve «Le daremo molti più soldi di quanti ne investe. I soldi in più saranno il compenso per il tempo che noi le sottrarremo da qualsiasi momento della giornata. Non si accorgerà di niente. Le sottrarremo un minuto qui e uno lì.»
«Scusi» intervenne Pandora. «Mi ero distratta, potrebbe ripetere meglio questo concetto?»
«Oh, ma certo.» L’uomo riprese a parlare, ma la app rimase di nuovo muta. Pandora voleva chiedergli come facessero a prendere quel tempo, ma non sapeva quali erano le parole usate dall’impiegato della banca e non voleva far arrabbiare di nuovo la mamma con una domanda sbagliata.
Alla fine di tutto il discorso, l’uomo presentò loro il contratto e gli porse una penna per firmare. La madre firmò subito entusiasta e passò la penna ai bambini.
Pandora guardò la penna, sbiancando immediatamente.
«Pandora» disse la madre. Aveva quello sguardo. La ragazza prese la penna. Non voleva firmare, ma non sapeva come uscire da quella situazione. Pensa in fretta, Pandora. Pensa in fretta. Ripassò a mente tutti gli strumenti contenuti nel vaso di pandora, maledicendosi perché non aveva pensato a una via di fuga per quel momento.
Fu sollevata quando provò a scrivere ma dalla penna uscì un tratto sbiadito.
«Ah, aspetta» disse l’uomo «Ne prendo subito un’altra.»
«Non serve» rispose Nico «Può usare la mia.»
Pandora fulminò il fratello con lo sguardo, ma questo le sorrise furbetto. Chiedendosi cosa avesse in mente quel fottuto genio, firmò. L’inchiostro uscì fluido un po’ sbavando ma andava bene. Fece le altre due firme e poi toccò al fratello.

«Avete fatto i bravi» disse la madre, uscendo raggiante. «Venite che vi compro un gelato.»
«Non mi va» rispose crucciata Pandora.
«Al cioccolato! E pistacchio!» urlò invece Nico.
«Cioccolato e pistacchio. Per te, invece?»
«Non mi va»
«Un milk shake, una granita?»
Pandora sospirò. «Milk shake. Alla fragola se ce l’hanno.»
Quando la madre si allontanò chiese al fratello «Allora?»
«Inchiostro simpatico» rispose lui mostrando la penna raggiante. «Sapevo che avremmo dovuto firmare.»
«Siamo stati fortunati che quella penna si sia esaurita al momento giusto.»
«È il nuovo strumento.»
«Quale nuovo strumento?» chiese prendendo il cellulare.
«È apparso con la pubblicità. Non l’avevi notato? Ruba il tempo alle cose. Ho rubato tutto il tempo a quella penna.»
«È pericolosissimo.»
«Sì.»
«Sei stato un grande.»
«Però la mamma ha firmato con la penna vera.»
«Lo sistemeremo stasera. Ssh. Sta tornando.»

Appena a casa Pandora telefonò a Max per aggiornarlo rapidamente.
«Nico il nostro piccolo genio!» disse. «Papà ha portato anche me ad ascoltare l’offerta.»
«Com’è andata?»
«Ho detto che ci avrei ragionato e mi son portato via il contratto.»
«Bene»
«Poi lo leggiamo alla voce di Eco e vediamo cosa dice.»
«Io andrei alla fonte.»
«In banca?»
«Sì»
«è pericoloso.»
«Non più del solito.»
«Va bene, dammi un minuto che arrivo.»
«Vengo anche io» disse Nico, appena Pandora chiuse il telefono.
La ragazza sobbalzò «Nico! Ti ho detto che non devi usare il vaso di pandora per farmi scherzi»
«Non ho usato niente. Eri distratta. Vengo con voi.»
«No. Ho bisogno di saperti al sicuro»
«Ma...»
«Niente ma. Ci teniamo in contatto con Watsapp. Se ci sono problemi avverti la mamma va bene?»

Vista di notte la banca aveva un aspetto completamente diverso, quasi minaccioso. Era come se, spente le luci, si rivelasse per quello che era. Ma cosa era difficile a dirsi.
«E ora?» chiese Max.
«Non so… pensavo che mi sarebbe venuta qualche idea. Proviamo a entrare?»
«Come facciamo con le telecamere di sicurezza?»
«Cavolo! Ehm… C’era qualcuno che non si vedeva negli specchi?»
«Dracula mi sembra?»
«Vero…» Pandora prese il telefono e aprì la app che portava il suo nome. «Vediamo… C’è uno specchio di dracula. Spero che funzioni.» lo attivò. Sullo schermo comparve la loro immagine poi un attimo dopo sparì.
Si avvicinarono alle vetrate e constatarono che esse non rimandavano il loro riflesso.
«E una. Usiamo la luce di Endinione?» chiese Max.
Pandora annuì. Questa volta fu Max a prendere il telefono. Accese la torcia e la puntò contro il vetro della banca. «Fai attenzione a non tagliarti» le disse.
Pandora mise la mano sul cerchio di luce che si era formato sul vetro. Non incontrò resistenza alcuna. Facendo molta attenzione entrò. Poi venne il suo turno di accendere la luce di Endinione e far passare suo cugino.
«Ho la batteria al 30%» disse.
«Sbrighiamoci.»
I due ragazzi si avventurarono tra gli uffici bui, quasi trattenendo il fiato. Il primo piano era una lunga serie di piccoli e accoglienti consultori. I computer erano spenti e nessun documento era tenuto lì. Il secondo piano, invece, era completamente vuoto. dal soffitto pendevano i fili per attaccare i lampadari e neppure i battiscopa erano stati installati.
«Dubito troveremo qualcosa, qui.»
La ragazza annuì e proseguirono per il terzo piano, anch’esso nelle condizioni del secondo. «Sembra tutto finto.»
«Ne avevi dubbi?»
«Ma dove tengono i contratti?»
«Se è come le altre banche c’è un cabout al piano interrato.»
«Proviamo.»
Ebbero difficoltà a trovare le scale per scendere al piano interrato, nascoste com’erano dietro a un armadietto. Nel pianto interrato il cabout era ben chiuso. I due si guardarono. Non avevano nessuno strumento nel vado di Pandora che permettesse loro di passare attraverso mezzo metro di spesso acciaio. Stavano per desistere quando giunse alle loro orecchie un mormorio sommesso.
Si fecero cenno l’un l’altro di fare silenzio assoluto e si avventurarono nel piano sotterraneo. Altre scale portavano ancora più in basso.
In una stanza che prendeva tutto il piano sotterraneo si teneva la più strana riunione che potessero immaginare. Un uomo molto anziano, una donna di una bellezza quasi volgare e un terzo uomo dal volto deforme parlavano in una lingua sconosciuta, mentre il resto degli impiegati della banca stava in piedi immobile. Il resto della stanza era occupato da una scafalatura metallica piena di raccoglitori.
La ragazza prese il cellulare e aprì la voce di Eco.
«Non so dove prenderlo, più tempo!» esclamò uno di loro. La app non indicava chi e si parlavano sopra. «Ho rastrellato ogni secondo disponibile da tutti coloro che hanno firmato.»
«Sei una piccola incapace. Se non fossi mia figlia ti avrei già cacciato.»
Era strano leggere un discorso conoscendone solo la parte vera. Pandora dovette concentrarsi per capiri qualcosa.
«Se non fosse per me che ti procuro clienti avresti già fallito. Vedi di essermene grato. è colpa del mostro se non possiamo succhiare via tutto il tempo disponibile.»
«Sì, è vero. Ho sbagliato a formulare il contratto, ma con la nuova formulazione possiamo aumentare gli introiti di tempo. Dobbiamo però promettere guadagni migliori.»
«Non è un problema. Quelli che comprano il tempo ci pagano più che profumatamente. Dobbiamo però avere tempo da vendere.»
«Domani farò firmare una ventina di contratti circa.»
«Non so che farmene domani! Lo voglio stasera!»
«Possiamo succhiare via un po’ di tempo da chi ha firmato il contratto oggi.»
«Come quello firmato con l’inchiostro simpatico? Quanto possono essere stupidi i tuoi golem per cascarci?» la donna sventolò un plico di fogli.
«Quello non essendo valido possiamo fare una estorsione.»
«Anche se non è valido? Che diavoleria è mai questa?»
«È una delle clausole che ho aggiunto quando ho riformulato il contratto.»
Pandora sobbalzò. Parlavano del contratto firmato dalla mamma. L’aveva messa in pericolo con l’idea dell’inchiostro simpatico?
«Non voltatevi. C’è qualcuno che ci spia dalle scale» comparve sulla app. Non avevano sentito nulla, probabilmente avevano parlato sottovoce.
«Scappiamo!» disse Max, prendendola per un braccio e tirandola su.
In un attimo furono al piano terra, inseguiti dai tre tipi e dietro di loro gli impiegati manichino. Max prese il telefonino e la luce di Endinione illuminò il vetro della banca. Come prima, Pandora passò, ma quando toccò a lei la batteria cedette. L’uomo mostruoso bloccò Max in una presa dalla quale non riuscì a liberarsi mentre la donna e l’uomo anziano si precipitarono verso la porta principale. Doveva scappare. Sarebbe tornata dopo da Max.
Aveva attraversato la strada quando sentì dietro di lei un rumore come di esplosione. Le vetrate della banca erano state abbattute e gli impiegati manichini stavano correndo a velocità innaturale. Scappò con rinnovata foga e si buttò tra i vicoli della sua città, un piccolo labirinto medioevale che lei aveva esplorato sin da bambina.

Ma le sue gambe erano corte, e il suo fiato lo divenne presto altrettando. Gli impiegati la raggiunsero e la catturarono senza neanche avere il fiatone. Si chiese se respirassero. Venne riportata alla banca. Ebbe il tempo di notare che il vetro era di nuovo integro prima di essere portata al piano di sotto dove Max era tenuto fermo da due impiegati manichini. Sul tavolo c’era ancora il contratto con l’inchiostro simpatico. I tre si misero a parlare in quella strana lingua, forse cercando di decidere cosa fare.
Come se avesse preso una decisione, l’uomo più anziano si diresse a passo deciso verso il fondo della stanza, dove c’era uno strano macchinario collegato a dei tubi che parevano infilarsi in tutto l’edificio. Prese un tubo ad anelli e aprì una valvola. Ordinò qualcosa e tutti si allontanarono da Max, tranne i due che lo reggevano. Aprì la manopola che stava alla fine del tubo e la stanza si riempì di uno strano odore e di un suono di risucchio. Max iniziò ad invecchiare. All’inizio lentamente, poi sempre più in fretta. Alcune ciocche di capelli divennero bianche e il volto si coprì rapidamente di rughe. Crebbe in altezza di qualche centimetro e poi la sua massa muscolare diminuì. Anche gli impiegati subirono l’effetto. Divennero come dei manichini vecchi, macchiati e rovinati in più punti. Max si dimenò e riuscì a liberare un braccio, facendo cadere il manichino contro quello che teneva Pandora.
L’uomo volse il tubo aspira tempo verso di lei ma Max si scagliò contro di lui, tirandosi dietro il manichino. Anche Pandora riusciì a divincolarsi e corse verso il tavolo sul quale c’era il contratto che la madre aveva firmato il giorno prima. Lo strappò.
Max lottava con l’uomo anziano ma quello brutto si unì al loro e lo buttarono a terra.
La donna invece corse verso Pandora, ma lei non aveva intenzione di farsi prendere. Fece un largo giro e raggiunse la macchina succhiatempo. Sperò che una di quelle manopole invertisse il flusso e le premette un po’ a casaccio.
«Ferma ragazzina!» urlò la donna.
La macchina iniziò a fischiare e fare strani rumori. I due uomini si distrassero e Max riuscì a liberarsi. Dissero qualcosa che suonava molto come un “scappate” e presero a correre. La donna li seguì e subito dopo anche Max e Pandora. L’esplosione li investì mentre erano sulle scale ridando a Max la sua giovinezza. Gli uomini si rialzarono e ripresero a correre e Pandora e Max fecero lo stesso. Sentivano le fiamme propagarsi sempre più veloci mentre loro fuggivano.

Quando finalmente giunsero sullo spiazzo non poterono far altro che ammirare il fuoco mangiare l’edificio. L’uomo più anziano si alzò in piedi e guardando i due ragazzi furente disse con un accento strano: «Spero che siate soddisfatti. Perché stasera vi siete fatti un nemico potente.» Poi aggiunse qualcosa nella sua lingua e i tre si allontanarono.
«Meglio che andiamo anche noi» propose Max.
«E lasciamo tutto così?» chiese indicando l’incendio.
«Non credo che possiamo fare niente. E poi anche il mio cellulare è morto.»
«Sì andiamo» rispose Pandora quando sentì le sirene da lontano.
 
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