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Skannatoio Dicembre 2019, Cantami, o Diva, del Pelide Max la strada di furia...

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Nazareno Marzetti
view post Posted on 20/12/2019, 08:35 by: Nazareno Marzetti
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Pandora e i passi degli eredi
Di Reiuky

«C’è una bomba!» esclamò Pandora, a denti stretti, quasi che la bomba potesse sentirla ed esplodere prima del tempo.
«Cosa?» chiesero i due compagni di viaggio.
La ragazza non riusciva a tenere ferma la voce. «C’è una bomba» ripeté, lentamente, come per rendersene conto pure lei. «da qualche parte, su questo treno.» Con mano tremante prese il suo cellulare e mostrò loro la schermata. C’era il nuovo strumento, la clessidra di Crono, aperto sullo schermo e stava facendo una sorta di conto alla rovescia.
Non servivano altre spiegazioni: i tre ragazzi conoscevano quello strumento e tutti sapevano che succhiava via la batteria del cellulare come pochi altri. Presero i loro cellulari e aprirono la pandora’s box, per poi prendere la clessidra di Crono ed essere pronti. Si guardarono intorno.
«Dove è?» chiese Max.
«Non lo so… Non è su questo vagone. È successo… Più avanti.»
«Come sei riuscita ad aprire la clessidra così in fretta?»
«Non l’ho fatto. Una ragazza… Eccola.»
Un piccolo gruppo di ragazze stava camminando nel corridoio centrale. La capofila teneva il biglietto in mano e guardava i numeri dei posti, trascinandosi un trolley rosso. Quando passarono vicino a loro, la terza della fila si voltò verso i tre ragazzi. «Sta per esplodere! Ma tu lo puoi fermare» disse.
«Cassandra!» esclamò l’amica subito dopo di lei. «Scusatela, fa sempre così. Non ci fate caso.»
«No, aspetta!» disse Max, ma le ragazze si portarono via Cassandra.
«Cassandra?» commentò Nico.
«Vai secchione» scherzò Max, «raccontaci la sua storia.»
«Viene menzionata nell’iliade. Apollo si innamorò di lei e le donò la profezia, ma poi la maledì e nessuno credette mai alle sue profezie. Aveva previsto la guerra di troia e suggerito come evitarla, ma nessuno le credette.»
«Tranne la nostra Pandora a quanto pare.»
Lei annuì «a dire il vero neanche io ci avevo creduto. Poi Nico mi ha raccontato il mito di Cassandra. Mi sono limitata ad aprire lo strumento e tenermi pronta.»
«A quanto pare hai fatto bene» disse Max.
«Cosa facciamo?» chiese Nico. La voce era bassa, tesa. «Chiamiamo la polizia?»
«Sì» rispose convinto Max. «È la prima volta che lo possiamo fare senza passare per pazzi, facciamolo.»
«E come facciamo a spiegargli come lo sappiamo?»
«Io… non lo so» Ammise Max.
«Non basta dirgli che c’è una bomba e chiudere la telefonata?»
«No: non si può nascondere il numero e poi ti richiamano. E ti denunciano.» Da come lo disse Pandora intuì che Max ci avesse già provato.
«Non possiamo starcene con le mani in mano… »
«Calmati Nico!» Pandora trasse un profondo respiro e poi ricominciò. «Abbiamo ancora 13 minuti.»
«Quanta batteria ti rimane?» chiese Max.
«Il 60%»
«Bene. Andiamo.» Il ragazzo si alzò.
«Dove?» chiese Pandora alzandosi anche lei.
«A cercare questa bomba. Dimmi tutto quello che ricordi.»
«Solo che l’esplosione è arrivata da quella parte.»
I tre percorsero tutto lo stretto corridoio del treno fino a raggiungerne la porta che separava il vagone da quello successivo. Era incastrata e Max dovette forzare un po’ per aprirla.
Il vagone successivo non aveva niente di diverso da quello che avevano appena lasciato. Una manciata di persone sedeva sparsa tra i vari sedili con i bagagli appoggiati sui portabagagli sopra i sedili. Nessun bagaglio che sembrasse fuori posto.
Frammenti di conversazione arrivarono alle loro orecchie.
«… e così gli ho detto che era un coglione!... »
«Non mi ha ancora richiamato»
«E poi c’è il protagonista che sale sulla macchina… »
«Ma dov’è finito mio marito?»
«Dicono che giù sta ancora piovendo.»
Il vagone successivo aveva solo due passeggeri. Un ragazzo dalla bellezza eterea rivolto verso di loro e un uomo corpulento che gli dava le spalle. Stavano litigando, ma erano arrivati troppo tardi per capire di cosa, né gli importava: l’uomo e il ragazzo indossavano abiti molto leggeri e nessun bagaglio era presente nel vagone. Superarono anche questo vagone e stavano per entrare nel successivo quando Nico esclamò «Il timer!»
Pandora prese il suo cellulare. La clessidra di crono segnava ancora una manciata di secondi. Anche i due ragazzi presero il loro cellulare. Con un cenno della testa premettero il pulsante e tutto tornò indietro.

Max lanciò un urlo. Tutto il vagone si voltò a guardarli. Aveva gli occhi sbarrati e annaspava cercando di riprendere fiato.
«Max! Max, che ti succede?» chiese Pandora.
«L… L’e… L’esplosione!»
«Sì» confermò Pandora. «Siamo tornati indietro prima che avvenisse.»
«Voi siete tornati indietro. Io... ho aspettato.»
In quel momento Cassandra si voltò verso i tre ragazzi. «Sta per esplodere, ma voi potete fermarlo!»
I tre la ignorarono. «Hai visto dov’è la bomba?»
«In quel vagone! L’ultimo! Era lì. Mi è esploso in faccia!»
«Andiamo!» disse Pandora, alzandosi prontamente.
«Andate avanti, vi raggiungo.»
Max non riusciva a riprendere fiato. Pandora lo capiva, aveva visto l’esplosione una volta, ne aveva sentito il boato, il treno che deragliava mente il fuoco la raggiungeva. Aveva premuto il tasto sul cellulare solo per un istinto. Non poteva immaginare come poteva essere vedersela in faccia.
Con Nico corsero alla fine del vagone. Senza Max ebbero difficoltà ad aprire le porte. Passarono il vagone successivo e infine raggiunsero quello in cui l’uomo e il ragazzo bellissimo stavano discutendo. Pandora li ignorò: la bomba era in quel vagone, doveva solo trovarla. Lanciò una rapida occhiata anche ai due passeggeri per non lasciare nulla di intentato, ma li esclude di nuovo: le loro magliette erano troppo leggere per nascondere esplosivo. Già a stento nascondevano i pettorali del ragazzo. Pandora si diede un buffetto. Doveva stare concentrata. Sui portabagali non c’era niente come non c’era niente sotto i sedili. Il suo comportamento aveva attirato l’attenzione del ragazzo, mentre l’uomo stava procedendo nel suo escalation di insulti. Guardò l’orologio. Il tempo stava per scadere. Dov’era la bomba?
«Pandora» disse Nico.
«Tu vai.»
«No, andiamo insieme.»
«Non ho molti altri tentativi, devo capire dov’è la bomba.»
«Volete la bomba?» l’uomo era giunto al culmine della sua rabbia. «La volete? Eccovela!»

Max lanciò un urlo. Tutto il vagone si voltò a guardarli. Aveva gli occhi sbarrati e annaspava cercando di riprendere fiato.
«L… L’e… L’esplosione!»
«Non hai resettato?»
«Cosa?»
«Cosa?» fece eco Nico.
«Non avete riavviato il tempo questa volta. Cavolo.» guardò il cellulare. La batteria era già al 15%.
«Sta per esplodere, vi sono rimasti solo due tentativi» disse Cassandra.
«Aspetta!»
«Scusatela, fa sempre così. Non ci fate caso.»
Pandora si alzò e afferrò il polso della ragazza. «Dov’è la bomba? Lo sai?»
«Non c’è nessuna bomba.» rispose Cassandra.
«Quale bomba?» fece l’amica.
«Sta per esplodere, e avete ancora due possibilità di fermarlo.»
«Sì, la bomba» commentò Max, ancora senza voce.
«No, Max» lo corresse Pandora. «È più assurdo del solito. È un uomo ma chi è?»
«Voi… mi credete?» rispose invece Cassandra.
«Lasciateci andare» disse l’amica di Cassandra.
«Sì ti credo. Dimmi la predizione.»
«Ogni erede è destinato a ripercorrere i passi del mito, per questo sarà la sua fine. Cerca nel mito per trovare le risposte, cerca il figlio del più bello e della più bella.»
«Uhao…» commentò Max.
«Scusami non so di più.»
«Va bene ora noi… » iniziò l’amica, ma Cassandra la interruppe. «Posso aiutarvi in qualche modo?»
«Non credo. Vai in fondo al treno. Nico, hai sentito?»
Mentre Cassandra veniva trascinata via dall’amica confusa, Nico annuì.
«Il più bello e la più bella.» ci pensò a lungo. «Elena di Troia era la donna più bella di tutte, nipote di Venere e figlia di Zeus. E Achille era l’eroe più bello, ma non ebbero figli. Achille morì prima che la guerra finisse e Elena… Uhm… Mi sembra che fosse stata uccisa anche lei, come punizione. Aspetta» Nico prese il cellulare e dopo un po’ se ne uscì con «Euforione! Dev’essere lui. Concepito da Achille e Elena nei campi Elisei!»
«I campi Elisei?» fece eco Max. «Non erano una sorta di paradiso?»
«Sì. Vi andavano i morti più meritevoli.» disse Pandora.
«Qui dice che Euforione era talmente bello che attirò le attenzioni di Zeus, ma al suo rifiuto Zeus lo fulminò.»
«Quindi abbiamo il figlio del più bello e della più bella. Ma gli eredi chi sono?»
«Noi» rispose Pandora. «Io ho il vaso di Pandora… in versione più comoda. Abbiamo già incontrato l’erede di Ercole e Cassandra… »
«È l’erede della veggente maledetta» completò per lei Max. «Quindi questo Euforione verrà fulminato da Zeus… »
«O dal suo erede» lo corresse Nico.
«E questo farà esplodere il treno» concluse Max
«Andiamo!» disse Pandora. «Abbiamo perso troppo tempo e… Non abbiamo molte altre possibilità.»

Arrivarono al vagone quando sulla clessidra di Crono mancavano ancora una manciata di secondi.
«Ehi aspetti!» urlò Max, attirando l’attenzione dell’uomo e del ragazzo.
«Si calmi» aggiunse Nico.
«Calmarmi? Voi tre non c’entrate niente con questa storia!»
«La prego parliamone» intervenne Pandora.
«No! Voi dovete andarvene! Avete capito?» iniziò a urlare l’uomo. «Andatevene! Via! Ora!»
Pandora vide le scintille che brillavano sulle mani dell’uomo. Premette il tasto della clessidra di crono giusto in tempo.

Il cellulare blippò prima di spegnersi.
«Andato» commentò Pandora.
«Anche il mio» fece eco Max.
«Questo è il nostro ultimo tentativo» constatò Pandora.
«Io ho ancora il 50%» disse Nico.
«Ottimo» rispose Pandora «Se falliamo dicci cosa abbiamo tentato, ma cerchiamo di risolverlo adesso. Nico, ho bisogno della tua magia. Cosa può distrarre Zeus?»
«Non lo so… »
Pandora si alzò decisa a trovare lei stessa una soluzione.
«Sua moglie!» eslcamò all’improvviso Nico mentre Cassandra e il suo gruppo di amiche si stava avvicinando. «Sua moglie era l’unica che poteva farlo ragionare.»
«Ma non abbiamo sua moglie a disposizione» obiettò Max.
«Questa è l’ultima volta» disse Cassandra passando vicino a loro. Le amiche la portarono via.
«Invece sì!» esclamò Pandora, partendo di gran carriera alla volta del vagone successivo.
Si guardò intorno cercando la signora che aveva sbuffato «Ma dov’è finito mio marito?»
«Mi segua. Lo so io» le rispose Pandora.
La signora non ebbe bisogno di molte altre spiegazioni: il suo sguardo cambiò e saltò subito alle conclusioni. «Quel fedigrafo sta correndo dietro a un’altra ragazza?»
«Ragazzo.»
«Io lo spello vivo!» si alzò di scatto e si avviò di gran carriera verso il vagone successivo.
I tre ragazzi fecero appena in tempo a raggiungerla per sentirla urlare «Tu brutto bisonte in calore! Possibile che appena vedi un bel culo ti va subito il sangue al cervello?»
«Ma io… »
«Niente ma! Non osare dire una parola fino a che non siamo arrivati! Sguardo basso e se osi solo pensare di alzarti di nuovo dormirai sul divano da quì a quando il vesuvio ghiaccerà! Chiaro?»
L’uomo era diventato un mite agnellino. Guardava in basso e mosse appena il capo.
«Andiamo! Ci scusi» disse al bellissimo ragazzo. Passarono in mezzo ai tre amici e se ne andarono senza dire altro.
«Accidenti» commentò il ragazzo «Grazie. ehm… »
«Pandora.»
«Piacere, Euforione»
«Lo sapevo!» esclamò Nico.
«Cosa?» chiese Euforione.
«Non ci fare caso. Sei qui per… »
Euoforione roteò gli occhi «Ho appena ricevuto le avances da un vecchio… come l’ha chiamato? bisonte in calore. Non ti ci mettere anche tu»
«Hai ragione. Scusami.»
Il cellulare di Nico suonò. «Tempo scaduto. è andata.»
«Bene. Noi torniamo al nostro posto» guardò verso il ragazzo e lo salutò. Adesso aveva voglia solo di riposarsi un po’.

«Quindi noi siamo gli eredi» commentò Max sedendosi sul vagone del treno.
«Pandora è l’erede» lo corresse Nico.
«Ah, è vero.» Max pareva un po’ deluso.
«Anche tu hai la Pandora’s box» provò a dire Pandora.
«Però Nico l’ha fatta per te.»
«Sì, ma siete voi che mi aiutate a be’... Lo vedi. Non sarei mai riuscita a fermare questo Zeus da sola.»
«Va bene, ma perché il vaso di Pandora è diventato una app? E non dovrebbe contenere tutti i mali del mondo?» chiese ancora Max.
«Se continuamo a seguire i passi degli eredi» disse Pandora «Forse lo scopriremo.»
«Sembra una profezia.»
«Uhm… Aspettatemi un attimo: vado a chiedere a Cassandra se ci scambiamo il numero.»
 
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