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Skannatoio febbraio 2020, Scaldate i motori...

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Incantatore Incompleto
view post Posted on 24/2/2020, 00:53 by: Incantatore Incompleto
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Apprendista stregone

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Scusate il ritardo...

Eccomi qua!

Il gioco di Rossa

Ecco! Sapevo di trovarli qui. Nascosti dietro i tronchi delle querce secolari che cingono il sentiero. Che fantasia! Sempre due e sempre sogghignanti come ebeti. Questa volta sono un grassone con le guance foruncolose e un energumeno, armati di pistole a pietra focaia. Se sarò veloce e precisa non dovrei avere problemi contro di loro.
«Ciao, bella bambina! Cosa fai tutta sola nel bosco?» esclama il ciccione, mentre il suo compare sorride divertito, picchiettandosi la guancia con la canna della pistola.
Bella bambina? A ventidue anni suonati mi chiami bambina? Ma sei scemo?
«Lo sai che sei nel nostro territorio? Chi passa da qui deve pagare una tassa: ad esempio il contenuto del tuo cestino.»
Te la dò io la tassa, stupido brigante obeso!
Fingendomi impaurita, infilo la mano nel paniere, quando una roca voce alle mie spalle, mi fa sobbalzare
«Forza, compari. Facciamo fuori questa stupida dal mantellino rosso e rubiamogli il cestino. Non vedo l’ora di fare colazione.»
Mi giro di scatto e mi trovo davanti un terzo bandito: un tipetto magro, con capelli neri e unti che fanno da contorno ad un viso scavato. Una cicatrice attraversa il volto pallido dal sopracciglio sinistro fin al mento. La cosa che mi intimorisce di più è l’archibugio che imbraccia. Questa volta mi hanno fregato. Non pensavo mi potessero pende alle spalle. Sono presa tra due fuochi: neanche tutta la velocità del mondo può salvarmi.Sono sotto il tiro incrociato di tre armi da fuoco, che per quanto rudimentali sono in grado di farmi fuori in un attimo.
Devo giocare d’astuzia. Per salvarmi da questa situazione dovrò offrirgli qualcosa che non possono rifiutare.
«Scusate, ragazzi, ma credo che possiamo trovare un accordo soddisfacente per tutti», esordisco civettuola, abbassando lentamente il cappuccio della mantellina. I miei capelli biondi circondano il mio viso come una soffice nube.
Con un movimento sexy sposto di lato la gonna e dallo spacco laterale fa la sua comparsa una gamba ben tornita, impreziosita da uno stivaletto rosso col tacco. Sento gli occhi dei tre, puntati sulla mia pelle nuda.
«Allora, ragazzi: che ne dite? La mia vita in cambio del mio corpo. Che ne pensate?»
«Potremmo avere quello che ci proponi con la forza», risponde l’energumeno scuotendo il capo. «Perché dovrebbe interessarci quello che abbiamo già?»
« È vero», annuisco mostrando i denti candidi in un sorriso seducente. «Ma credo che una ragazza tranquilla possa essere più disponibile a giocare con voi, piuttosto che sciupare tutto il divertimento dimenandosi nel tentativo di scappare. Non siete d’accordo anche voi?»
I tre si fissano per un attimo, poi il magro mi indica con un cenno del capo un gruppo di cespugli in mezzo al bosco.
«Ci hai convinto bellezza: andiamo e non provare a fare scherzi idioti.»
Li anticipo, incominciando la mia salita in mezzo al sottobosco.
Non vedo l’ora di trovarmi sola con loro.


Eccoli qui, di fronte a me. Furbicchio, Mastino, Maligno, Cipiglio, Ricino, Spinacio e Sibilo, ovvero i nani cattivi, incazzati come non mai e in cerca di bottino. Sette contro uno. Scontro impegnativo, ma appagante.
«Ciao, gattino. Vuoi che ti lisciamo il pelo?», mi apostrofa Ricino, passandosi la lama del coltello sulla barba rossiccia.
«Secondo me il nostro micetto se la sta facendo sotto», continua Sibilo. Per far fede al nome le sue parole sono sibilate: il verso di un serpente pronto all’attacco.
«Capo, dopo averlo scuoiato posso tenermi i suoi stivali?», esclama ghignando Mastino. L’intelligenza non è mai stata il suo forte.
Io rimango in silenzio, concentrato, in guardia. La lama della mia Katana scintilla alla luce del sole, pronta a colpire.
Il primo a farsi sotto é Cipiglio. Mi carica a testa bassa, la lancia puntata in avanti. Evito il suo attacco con uno scatto laterale e contemporaneamente meno un fendente dal basso verso l’alto. La lama affonda nel suo ventre molle, come una lama calda nel burro. Dopo qualche passo, dovuto all’inerzia della corsa, il nano cade in avanti sull’erba macchiandola di sangue.
«Maledetto, ora ti ammazzo!», grugnisce Mastno, gli occhi carichi di odio. Anche lui mi carica, la mazza ferrata alta sopra la testa. Il suo attacco è una poderosa mazzata verticale, menata più con forza che precisione. Faccio un salto all’indietro evitando il colpo, mentre la mazza colpisce con forza il terreno, sollevando terra e zolle erbose. Appena le zampe toccano di nuovo il suolo, spicco un balzo in avanti, tendendo il braccio che impugna la spada. La lama si conficca nel petto di Mastino, uscendo dall’altra parte. Il nano emette solo un cupo gorgoglio prima di stramazzare al suolo.
Noto con piacere lo sgomento affiorare negli occhi dei nani. Non si aspettavano di vedere due fratelli uccisi con tanta facilità da un gattino che credevano inoffensivo.
Con la coda dell’occhio, vedo Sibilo attaccarmi di lato con la sua ascia. Sollevo la katana e paro il suo fendente, poi sposto il peso del corpo in avanti e giro il polso roteando su me stesso. La mia lama compie un arco perfetto e squarcia il ventre del nano, che barcolla in avanti e finisce a terra.
L’unica possibilità che avevano per sperare di battermi era quella di attaccarmi tutti insieme, invece questi minchioni mi attaccano uno alla volta. Sembrava un incontro impegnativo, ma se continuano con questa tattica, farli fuori sarà una passeggiata. La mia coda frusta l’erba per l’eccitazione.
«Forza, nanetti bastardi. Fatevi avanti, c’è n’è per tutti.»
Li squadro con attenzione, mentre sento un sorriso incresparmi il muso. Coraggio, venite da papà.


Ridiscendo verso il sentiero, allacciandomi allo stesso tempo il corpetto. Che delusione! Non ci sono più i vecchi briganti di una volta. Sembravano così forti e virili e invece non sono stati un granché. Raggiungo la strada e mi guardo intorno, sperando di vedere qualche altro bandito. Niente. Decido a quel punto di tagliare per il bosco, nella speranza di trovare qualche cattivo da far fuori. Dopotutto lo sanno tutti che il sentiero nel bosco è un luogo pericoloso.


Dopo due ore di cammino mi trovo davanti alla casa della nonnina. Non ho incontrato anima viva. A questo punto, per vincere, devo solo sperare di far fuori il lupo. Mi avvicino con fare circospetto e a circa duecento metri dall’uscio trovo nel fango l’impronta del lupo. Mi inginocchio e ne misuro col palmo della mano l’ampiezza. Circa sessanta centimetri. Cazzo se è grosso! Mi sa che da sola non ce la faccio ad affrontarlo, per cui decido di chiamare i rinforzi. Poso il palmo della mano a contatto del terreno e pronuncio l’invocazione.
«In un mondo senza confini, che non avrá mai pari, io ti comando Jack, appari!»
Tra spirali di luce e flash multicolori, fa la sua comparsa Jack, il cacciatore. Un ormone in casacca bianca, pantaloni marroni e stivali di pelle. Il moschetto che imbraccia mi fa sentire un po’ più sicura.
«Che cosa c’è Rossa? Perché mi hai chiamato?»
«Siamo vicini alla casa della nonnina e ci sono buone probabilità che dentro ci sia il lupo cattivo. Ho bisogno di te per farlo fuori.»
«Non ti preoccupare, c’è ne sbarazzeremo in un baleno», esclama sorridendo. Quel sorriso che appare sotto ai suoi baffoni neri mi infonde coraggio.
Estraggo la mia Desert Eagle dal cestino e ci avviciniamo cautamente alla casa della nonna, passo dopo passo.
A un certo punto, intravvedo un enorme ombra oscura muoversi dietro la finestra. Jack non perde tempo e spara. Improvvisamente il silenzio si riempie di guaiti.
«L’ho preso, Rossa! Vieni, andiamo a farlo fuori del tutto», grida festoso e senza darmi il tempo di replicare inizia a correre verso la casa. Lo seguo esultante: tutto qui il feroce lupo? Ma cos’è oggi: la giornata delle delusioni?
Entriamo nella casa della nonnina e la troviamo stranamente buia. Tutti gli scuri sono chiusi e l’unica luce entra dalla porta d’entrata che abbiamo lasciato spalancata. A parte il tavolo davanti a me e la credenza alla mia sinistra, fatico a distinguere gli altri mobili della cassa, immersi come sono nell’oscurità.
Sentiamo un rumore alla nostra destra e dalle ombre sbuca fuori il lupo che si avventa su Jack e lo trascina a terra. Sento chiaramente le zanne che si conficcano nella gola del cacciatore, poi più nulla. Il lupo si gira e mi fissa con i suoi occhi di brace. Io lo fronteggio puntandogli contro la canna della postola. È a due metri di distanza. Anche se in casa c’è poca luce non lo posso mancare. Il sacrificio di Jack non è stato vano.
«A mai più rivederci, lupo di merda!» bisbiglio, mentre sento la vittoria farsi più vicina. Sparo e... il lupo sparisce!
«Non è possibile, il lupo non può sparire così! Ma cosa sta...», balbetto, cercando una spiegazione a quanto accaduto.
La verità mi colpisce all’improvviso e capisco di essere nei guai.
Non si tratta di un lupo cattivo, ma di un lupo Umbra. Il suo potere è quello di riuscire a teletrasportarsi a piacimento da un ombra all’altra. Ecco perché la casa è così buia. Il bastardo ha guaito di dolore solo per farci abbassare la guardia e indurci a entrare nella trappola che ha preparato.
Devo uscire subito di qui! Non posso affrontarlo qua dentro!
Non faccio neanche tempo a muovermi che il lupo mi appare davanti e mi molla un manrovescio che mi manda a sbattere contro la parete destra della casa. L’impatto mi fa scappare la pistola dalle mani e mi lascia momentaneamente senza fiato.
Tento di rialzarmi ansimando, ma l’Umbra mi raggiunge con un balzo. Mi afferra per il collo, sollevandomi da terra come una marionetta e mi fissa uggiolando di gioia.
La luce che penetra dalla porta mi permette di vederlo: il pelo ispido nero, una luce di trionfo negli occhi, il braccio sollevato pronto a colpirmi con i suoi artigli affilati. Mi sa che è finita...
BLAM!
La zampa del lupo si apre, facendomi cadere a terra, mentre schizzi di sangue e parti di cervello fuoriescono dal buco che si è aperto sul cranio.
Mi giro verso la porta e vedo un piccolo gatto con gli stivali e il cappello con la piuma, mentre imbraccia un fucile a pompa con la canna fumante.
«Ecco un lupo cattivo che non fará più male a nessuno» esulta trionfante. Poi si volta verso di me.
«Tutto bene, sorellina?»
«Tutto bene, ma...sicuro che sia morto?»
«Direi di sì. Un colpo in testa, a distanza ravvicinata, con il mio speciale fucile a pompa non lascia scampo. Forza Rossa, usciamo e aspettiamo gli altri.»
Dopo dieci minuti arriva Mulan, accompagnata dal capitano Li Shang. I numerosi tagli che hanno sul corpo, dimostrano che se la sono vista brutta.
Sette minuti più tardi, una grande ombra cala su di noi accompagnata da un vento fortissimo. Quando la nube di polvere inizia a diradarsi, vediamo un possente drago nero posarsi a terra.
Il drago si acquatta docilmente a terra, permettendo ad Aurora di scendere.
La principessa ci saluta con un cenno della mano e si dirige verso di noi.
“Non dovevamo permetterle di usare un Difensore così potente», commenta stizzita Mulan lanciandomi un’occhiataccia.
«Non potevamo fare diversamente. È una novellina e deve ancora ambientarsi, ma non ti preoccupare: quando si sentirà un pochino più sicura, cambieremo Malefica con il principe Filippo», rispondo pacatamente. Che palle, deve sempre dire la sua. Se non fosse mia amica l’avrei già strozzata.
«Allora, bellezze: direi che è ora di pensare ai punteggi», miagola il gatto, battendo le mani e facendo comparire nelle sue mani un rotolo di pergamena.
«Dunque Aurora ha fatto fuori un villaggio di quaranta goblin, con l’aiuto del drago. I Goblin valgono un punto, ma l’aiuto del Guardiano Tematico Dimezza il punteggio, quindi siamo a venti punti.»
Il gatto si gira verso la coppia cinese alla sua destra.
«Stesso discorso per Mulan, che ha combattuto contro venti soldati del caos. I guerrieri valgono due punti ciascuno, ma l’intervento del Guardiano Tematico, Li Shang, dimezza tutto. 20 punti.»
Lo sguardo stizzito di Mulan, che ha capito di aver fatto gli stessi punti di Aurora, mi strappa un risolino che tento di soffocare sul nascere, con pessimi risultati.
«Passiamo a te Rossa», incalza il gatto.
«Hai fatto fuori tre briganti armati di armi da fuoco...caspita, i miei complimenti. Posso sapere come hai fatto?»
Sento un improvvisa sensazione di calore invadermi le guance. So di aver giocato sporco e mi vergogno un po’ a confessare la verità di fronte a persone che hanno attaccato il nemico a viso aperto.
«Beh, ho fatto finta di...starci e mi sono appartata con loro. Ho incominciato a slacciarmi il corpetto e quando i tre briganti hanno posato le armi per spogliarsi...li ho freddati con la pistola.»
«Brutta stronza!», esclama Mulan. «Io mi sono fatta un mazzo così per far fuori i miei rivali e tu ti fai punti facili con questo trucchetto da mignotta?»
«Ok, basta così!» grida il micio. «Non c’è nessuna regola su come far fuori gli avversari, quindi anche questa furbata di Rossa vale: chiaro?»
L’occhiata gelida che mi riserva Mulan, mi fa intuire che ce l’avrà con me almeno per un mese.
«Dunque, rifacciamo i conti. Tre banditi per cinque punti, fanno quindici. L’evocazione del Guardiano Tematico Jack, non ha influito sull’uccisione dei banditi, quindi Rossa totalizza quindici punti. E ora veniamo a me...»
La luce che brilla in fondo ai suoi occhi mi fa presagire che abbia già fatto mentalmente i calcoli e che sia sicuro di aver vinto.
«Allora i sette nani cattivi valgono die punti ciascuno. Per ucciderli non ho usato il mio Guardiano Tematico, alias il Gatto Mammone: quindi totalizzo 14 punti. Sarei arrivato ultimo ma, l’uccisione del Lupo raddoppia il mi punteggio. Salgo quindi a 28 punti e vinco anche questa volta. Ci sono contestazioni?»
Il tono di superiorità che mette quando vince è odioso. L’ammazzerei.
«Oddio, ragazzi. È tardissimo. Devo ancora finire i compiti», piagnucola Aurora.
«Ragazzi, devo andare anch’io», replica Mulan. «se mio padre torna a casa e scopre che non ho preparato la cena, scoppia un casino che non vi dico.
«Bene, ragazze. Ci vediamo domani, ok?», dico voltandomi verso Mulan, che però mantiene lo sguardo davanti a sè facendo finta di non vedermi. È proprio incazzata nera con me.
Tocco con le dita la mia tempia destra e di colpo il mondo diventa buio.
Mi tolgo il visore.
La vista mi si annebbia per un attimo, poi incomincio a distinguere i contorni familiari della mia cambretta. Le mie dita sfiorano delicatamente la tuta argentea che mi ricopre. Aveva ragione mio fratello! Questa Real Life 27X-T, risponde agli stimoli del gioco in maniera realistica, premendo la pelle in base a quello che capita al tuo alter ego digitale. Ho sentito tutto: la zampa del lupo che mi afferrava, l’urto dei rami che mi sfioravano nel bosco, il peso della pistola nella mia mano. Meno male che i sistemi di sicurezza hanno simulato in modo non realistico lo schiaffo del lupo, altrimenti sarei dovuta andare in giro nei prossimi giorni con un vistoso livido sulla guancia.
A proposito di mio fratello...
Esco dalla stanza e mi dirigo verso camera sua.
Quando entro lo trovo seduto sul divano. Un ragazzino di quindici anni con il visore in mano, intento a guardarsi intorno. Probabilmente è ancora disorientato dal ritorno alla realtà. Fa parte degli effetti collaterali del gioco.
«Ciao, gatto!» esclamo con affetto.
«Volevo ringraziarti per avermi salvato dal Lupo. Non avevo voglia di crearmi un altro Avatar.»
«Dovere, sorellina. A proposito, non te la prendere per la tua amica. Adesso ce l’ha a morte con te, ma le passerà. Dopotutto si tratta di un gioco, o no?»
Ha ragione. È solo un gioco. Peccato che Shu Lan non la pensi così.
Brutta scema!
L’ammazzerei.
 
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26 replies since 1/2/2020, 17:46   296 views
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