Marco S. Di Fonzo |
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| Brava Alexandra, questo si chiama accettare il confronto. E grazie a te per aver accettato le nostre osservazioni. D'accordissimo con te sul fatto che ci sia questa evoluzione nelle esigenze di mercato, è una cosa che a me disturba tantissimo perché ho l'impressione che la scrittura cosiddetta "moderna" risenta molto di tutto quello che appartiene, tradizionalmente, ad altri media: il cinema, la televisione, il fumetto, ecc. ecc. Ad esempio, mi riesce molto difficile immaginare una storia infarcita di dialoghi in cui i personaggi raccontano se stessi, sono abituato a pensare che a far comprendere un antefatto debba pensarci l'autore, il deus ex machina che imbastisce l'azione e distende sul tavolo la mappa del "campo di battaglia", ma ho capito anche che nel mercato non c'è più spazio per questa roba. E' così, purtroppo: il lettore ha bisogno di "ascoltare" i personaggi, di immaginarseli come se li vedesse in un film. Anche a te, come a me, piace raccontare, introdurre, presentare. Vedremo cosa ci riserva il futuro. Un grosso in bocca al lupo!
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