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Skannatoio Settembre - Ottobre 2020, "Al cuore, Ramòn, al cuore!" Ma nessuno sentì.

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MentisKarakorum
view post Posted on 3/10/2020, 19:55 by: MentisKarakorum
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Grazie per i commenti, certamente metterò in pratica le tue correzioni. Devo dire che la scrittura immersiva per me è una novità, quindi ho ancora qualche piccolo residuo del vecchio stile di cui liberarmi.
I tuoi complimenti non possono altro che rendermi fiero, soprattutto perché ho apprezzato molto il tuo racconto. Tu scrivi in terza persona immersiva, una modalità che anche io aspiro a padroneggiare perché appunto mi sembra un buon compromesso tra il mio vecchio stile e questo nuovo.
Spero che tu possa ancora trovare il tempo per continuare a frequentare questo forum, penso che da te io possa imparare molto. E naturalmente spero di ricambiare il favore e darti qualche buona riflessione per migliorare a tua volta. :1392239590.gif:

CITAZIONE (Ukulu @ 3/10/2020, 08:40) 
SPICCHIO DI CIELO
di Alexandra Fisher



con quell’azzurro vellutato punteggiato di stelle:
Secondo me, i due aggettivi consecutivi stonano: vellutato/ punteggiato. Io toglierei il “vellutato”. Il mio consiglio è di usare al massimo un aggettivo per sostantivo.

Il suo cuore è davvero grande e la sua mente è cristallina;
Il “davvero” è necessario? Meno avverbi usi, meglio è. Toglilo per un attimo e rileggi la frase: non scorre meglio? Il senso non è lo stesso?

e lei è stata così generosa.
E maiuscola.

che mi piacesse dormire arredata in una camera arredata
Il primo “arredata” va tolto.

che mi sarei “tenuta” stretta quei suoi compiti una volta scomparsa la mamma, mi avrebbero “tenuto” ancora più compagnia
Tenuta e tenuto: ne cambierei uno per evitare la ripetizione.

Lei mi aveva sorriso dolce
Dolce? Mi sembra superfluo. Dolce sta per dolcemente, quindi no no.

la divertiva quanto fossi legata a quelle che definiva: le sue acerbe prove scolastiche.
Togli i due punti e metti tra virgolette alte “la definizione”.

aveva alzato gli occhi al soffitto e le braccia verso l’alto, in una posa teatrale.
Hai già mostrato il gesto, perché vuoi aggiungere “in una posa teatrale”? Mi sembra una spiegazione/precisazione forzata.

Rubinia aveva interrotto il suo numero teatrale
Ecco, basta che scrivi qui che interrompe la posa teatrale, senza dirlo prima.

poi mi aveva parlato di sé: mi aveva rassicurata.
Invece dei due punti, basterebbe una virgola o un punto. Usi troppo spessi i due punti.

Avevo taciuto, perché avevo visto una luce nuova in lei: era davvero felice.
Vedi? Ci sono i due punti ovunque, quando sarebbe preferibile un punto fermo. Il “davvero” lo trovo inutile e pesante da leggere.

La mamma era seduta a tavola e aveva appena posato la caffettiera.
Come fa a sapere che aveva “appena” posato la caffettiera? Lei scende e vede la caffettiera già posata o la mamma sta posando la caffettiera sul tavolo?

si era forbita la bocca.
“Forbire” mi sembra un verbo troppo ricercato, vista la semplicità di scrittura di tutto il racconto. Mi riporta alla mente La Divina Commedia (Il conte Ugolino). Ti consiglio di sostituirlo con “pulire” o “asciugare”.

Aspettiamo in piedi e “lui” arriva…
Mi avvicino a “lui”:
“Lui” mi bisbiglia:

Ci sono troppi “lui” ravvicinati. Togline/sostituiscine qualcuno.

Io rispondo calma – due righe sotto ripeti: le rispondo calma.
Togli un “calma”. E dovrebbe essere “gli” rispondo, perché parla con Marco.

«Sai cosa ne penso davvero di te, Viola?»
Il “ne” è superfluo. Il “davvero” stavolta va bene perché è all’interno di una battuta di dialogo e la rende più realistica. Nella vita reale noi usiamo il davvero, nella narrativa è meglio ometterlo.

mi avvio come la rigidità di un manichino.
“Con” la rigidità.

mia madre, Marco e io condurremo di qui in avanti.
l’inferno è già qui

I “qui” sono ravvicinati e suonano male. Ti consiglio di modificare una delle due frasi.

Quando l’auto si ferma davanti al comune, scendo con la schiena dritta e un sorriso provato e riprovato tante volte proprio come la cuffietta da olandesina dello stesso pizzo del cappotto e stringo a me il bouquet, mentre la mamma mi cammina al fianco silenziosa, incontro alla piccola folla davanti all’entrata del comune.
Il finale è molto importante in un racconto, cerca di migliorarlo. Ripeti “comune” all’inizio e alla fine: potresti toglierlo all’inizio e scrivere che l’auto si ferma (e basta). Dopo “cappotto” metterei un punto, altrimenti il periodo risulta troppo lungo e faticoso per il lettore.


Scusami, Alexandra, ma non capisco dove sia il colpo al cuore. Non lo trovo né fisico né figurato. Ho l’impressione che tu abbia postato un racconto che avevi già pronto e non uno scritto appositamente per questo skannatoio. Il racconto è tutto “raccontato” e la lettura mi è risultata molto pesante. I due punti utilizzati in continuazione hanno peggiorato la situazione: ti suggerisco di usare il punto fermo o la virgola al loro posto. Puoi lasciarli prima di una battuta di dialogo o quando devi spiegare qualcosa della frase precedente.
Perdonami se te lo dico, ma mi sono annoiato nel leggere il tuo scritto. La protagonista racconta ogni cosa, descrive persino se stessa. Si rivolge quindi al lettore e questo non mi fa immergere nella lettura. Mi è piaciuto invece l’inizio, soprattutto la prima frase. Mi aveva fatto sperare in qualcosa di più movimentato e coinvolgente, invece la storia è piatta, ci si muove a fatica. Non mi sono emozionato nemmeno quando la sorella è morta, non sono riuscito a provare empatia verso la protagonista e non mi dispiace che ora la sua vita sarà un inferno. Invece dovrebbe essere il contrario. Spero che tu riesca a rendere più efficace la storia, perché in fondo scrivi bene. Ti consiglio di riprogettare il racconto da zero e di riscriverlo con i suggerimenti che hai ricevuto da me e dagli altri partecipanti di questo skannatoio.
Spero di non offenderti con i commenti negativi: è solo la mia opinione. Ciao.



IL PEZZO MANCANTE
di Marco S. Di Fonzo


milleuno, milledue, milletre
Milletré. Non ti presenti bene con un errore al primo rigo. Ti consiglio di rileggere e di revisionare bene la prossima volta.

ne strofinò l’occhio all’estremità e... Immediato gli giunse
Immediato dovrebbe iniziare con lettera minuscola, perché la frase continua. Si riparte con lettera maiuscola, dopo i puntini di sospensione, quando comincia una nuova frase staccata dalla prima. (All’inizio: “millequattro… Tuono.” Lì siamo al limite.)

al diavolo lui e quella sua maledetta voce sguaiata
C’è un narratore che racconta in terza persona. Questi pensieri (come il “che diamine” all’inizio) sembrano pensieri del narratore più che dei personaggi. Mi danno una strana sensazione e mi impediscono di immergermi nella lettura. Secondo me, sarebbe meglio scriverli in corsivo e restituirli in qualche modo ai personaggi.

Alberto scese la traballante scala d’alluminio – era un omone di quasi due metri – e tornò di sotto
Perché inserisci questo spiegone tra i trattini? Potresti mostrare che è alto due metri invece di dirlo. Dirlo in questo modo è come una spada che si conficca negli occhi del lettore. C’è proprio l’intrusione del narratore che vuole a tutti i costi inculcare l’informazione.

Alberto era quasi impazzito all’idea
Il quasi è una forma di incertezza, lo toglierei. È impazzito o non è impazzito? Se non metti il “quasi” è chiaro che non è impazzito sul serio.

Qualcuno ogni tanto moriva, qualcun altro si ostinava a non farlo;
Questa frase mi è piaciuta molto, anche se, purtroppo, è raccontata dal narratore onnisciente.

Avevano condiviso il desiderio e la promessa di volersi semplicemente bene
Toglierei tutti gli avverbi che terminano in -mente. Se elimini questo “semplicemente”, la frase non cambia, anzi ne giova, anche perché dopo aggiungi “bastandosi a vicenda ecc...
Gli avverbi in -mente ricordano al lettore che si trova davanti a una pagina scritta, sono il metodo migliore per non farlo immergere nella lettura. E sono anche inutili. Basterebbe sforzarsi di cercare un verbo più chiaro o “le mot juste” come diceva Flaubert.

un piccolo televisore a schermo piatto, che lì dentro stava un amore.
“Stava un amore” è proprio una brutta espressione. Posso capire se la avessi inserita all’interno di una battuta di dialogo, ma così stona. È una frase fatta che poco si adatta alla narrativa.

era una cosa di cui Alberto quasi si vergognava
Anche qui il “quasi”: si vergognava o non si vergognava?

come ad una zattera nel pieno della tempesta
Ti consiglio di usare la D eufonica solo quando la vocale iniziale della parola seguente è la stessa (es. ad andare, ed Europa). Meglio ancora non usarla mai, come fanno molti scrittori moderni e come faceva spesso un certo Manzoni. La D eufonica rende la lettura meno scorrevole.

Dopo che Sergio se ne fu andato, Frank chiese ad Alberto se poteva rimanere ancora un po’ a fargli compagnia.
«Certo, mi farebbe piacere» gli rispose Alberto.

Fino a questo punto hai raccontato tutto, anche i dialoghi e i pensieri. Qui inizi con le battute di dialogo dirette tra le caporali. Perché non hai fatto così sin dall’inizio? Il racconto sarebbe stato più gradevole, la lettura meno pesante. Frank avrebbe potuto porre la sua domanda tra le caporali, non credi?

– la musica era un’altra delle passioni di Alberto –
Avresti potuto mostrare la passione di Alberto, magari attraverso un dialogo. Invece hai gettato lì questa nuova informazione. Ti suggerisco di evitare questo tipo di intrusioni.

«Che pezzo, vero?» disse Frank spezzando l’incantesimo e indicando il poster di Eleanor Rigby
Anche l’uso del gerundio sarebbe da limitare, due nella stessa frase suonano molto male. In questo caso potresti limitarti a “indicando il poster”, perché è un’azione del personaggio. “Spezzando l’incantesimo” è chiaro che sia così: è una sorta di raccontato.

Frank arrossì e agitò la mano. «Va bene, va bene, l’esperto sei tu.»
Questa frase è perfetta. Se scrivessi l’intero racconto in questo modo, lo miglioreresti di molto. Azione del personaggio + battuta di dialogo, senza “disse” o “rispose” che sono forme di raccontato e allontanano il lettore dalla storia riportandolo alle parole scritte. Ti consiglio di usare più “beat” e meno “dialogue tag”.

si strinse nelle spalle, con fare evasivo.
“Con fare evasivo”? Mostrami questo suo “fare”, non cercare scorciatoie. Il lettore non deve sforzarsi di capire com’è questo suo fare evasivo, devi essere tu a regalargli l’immagine chiara.

Non avrebbe avuto un’ultima immagine dell’amico da vivo.
Questa frase rovina l’intero racconto. Hai svelato quello che sarebbe potuto essere un colpo di scena. Perché? Era proprio necessario “prevedere/anticipare il futuro?”

l’auto ferma, con il motore probabilmente andato
Invece dell’avverbio in -mente, avresti potuto mostrare il motore andato: avresti potuto scrivere, per esempio, che dal cofano (ammaccato) usciva del fumo.

Scalciò l’aria, trascinandosi all’indietro e urlando e singhiozzando ad ogni spanna che riusciva a mettere tra sé e la visione insostenibile del corpo martoriato del suo amico.
Aspirando e inghiottendo boccate d’aria gelida,

Cinque gerundi in due righe. Sono troppi. Danno l’idea del suono delle campane nella testa. Ne fai un uso spropositato in tutto il racconto e in alcuni casi non rispetti la consecutio temporum. Quando vado in libreria, leggo qualche pagina a caso: se vedo più di un gerundio a pagina, non compro il libro. Sappilo. E un gerundio a pagina è già troppo!

«Alberto… Sai che cos'è successo?»
“Sai” con S minuscola. Ti ho già spiegato il motivo: c’è una breve pausa, ma la frase continua.

«È… È successa una cosa, amico mio.»
Qui uguale (balbetta): la seconda È deve essere minuscola.

Alberto annuì stancamente.
Come si annuisce stancamente? Mostra il gesto, le espressioni. E togli l’avverbio.

Frank lo afferrò per le spalle e lo tirò forte a sé, stringendolo in un lungo e commosso abbraccio.
Questo è un esempio di gerundio che non rispetta la consecutio temporum. Ci deve essere contemporaneità d’azione, quindi come può afferrarlo per le spalle e tirarlo a sé mentre lo stringe in un lungo abbraccio? Non può fare tutto allo stesso tempo.

«Grazie, vecchio» rispose Alberto dopo un lungo sospiro.
Perché “dopo un lungo sospiro”? Non sarebbe meglio farlo prima sospirare e poi dire la battuta? Ti consiglio di seguire l’ordine degli eventi anche in queste piccole situazioni.

Alberto lo afferrò e lo strappò di forza dall'auto, scaraventandolo a terra.
Altro gerundio, altra contemporaneità non rispettata.

con un ultimo calcio alla testa lo tramortì definitivamente.
Senza il “definitivamente” la frase esprime già il senso che vuoi dare. Lo tramortì. Punto.

notando appena la chiazza di sangue che si allargava sotto la sua nuca.
“Appena” è un’altra forma di incertezza. O nota la chiazza oppure no.

Al centro dello stanzino lungo e stretto, sulle cui pareti erano allineate scaffalature in legno di compensato e pannelli portautensili perfettamente ordinati, c’era un tavolo da lavoro colmo di attrezzi e ferraglia, di forme e dimensioni diverse: pinze, chiavi inglesi, chiavi a brugola, cacciaviti, una vecchia targa, un pezzo di paraurti. In un angolo, un lavandino di cemento dal quale fuoriusciva il tanfo delle fognature intasate dalla pioggia.
Questa parte la ometterei, non sono elementi utili per l’azione che si sta svolgendo. Anzi, serve a rallentare il momento più colmo di azione del racconto.

Alberto aprì uno scaffale e ne tirò fuori un gomitolo di spago
Bravo. Questo è un modo per descrivere l’ambiente circostante senza fermare l’azione. Prova a mostrare tutte le scene attraverso le mosse dei personaggi.

la cosparse di un detergente incolore, attendendo che gli occhi smettessero di lacrimargli
Addio alla consecutio temporum. Qui deve persino attendere che gli occhi smettano di lacrimare. Stai più attento.

Alberto la raccolse distrattamente (la pala da neve)
Come si raccoglie un oggetto distrattamente? Mi stai facendo piangere, lo sai?

zum! zum! zum!
Dopo il punto esclamativo si inizia sempre con la lettera maiuscola. Zum! Zum! Zum!

facendo in modo che Lilly notasse quello che stava facendo.
Due gerundi, entrambi “facendo”. Ripetizione e din don dan.

Caro Marco, nel tuo racconto il colpo al cuore è presente, quindi hai centrato il tema. Un colpo al cuore del povero Alberto (forse più di uno). Purtroppo i numerosissimi avverbi e gli infiniti gerundi hanno disturbato parecchio la mia lettura. Ho faticato molto per arrivare alla fine. La prima parte mi ha persino fatto sbadigliare (non avercela con me per questo!). Se tu provassi a riscrivere il tutto seguendo la regoletta dello “Show, don’t tell”, potrebbe venirne fuori una storia carina. Ho dovuto rileggere il racconto due volte per capire cos’era accaduto a Frank; all’inizio pensavo che gli fosse caduto un fulmine addosso. Ero così poco immerso nella lettura, che la prima volta non ero nemmeno riuscito a comprendere chi fosse il mostro. Ti suggerisco di seguire i miei consigli di scrittura, sia per questa storia, sia per le altre che scriverai in futuro. Ti divertirai di più a scrivere e i lettori saranno più contenti. Buona fortuna.



FRUTTA APPASSITA
di MentisKarakorum


Ottantadue, Ottantuno.
Il secondo “ottantuno” dovrebbe iniziare con la O minuscola. Lo precede una virgola e non un punto.

«Allora.» Riassumo. «Dio mangia il cibo…
“Riassumo” è una sorta di raccontato. Ti consiglio di usare il caro verbo “dire” È evidente che sta riassumendo. Il lettore è intelligente e lo capisce da sé.

Grom si alza in piedi e con un gesto mi invita a posare la mela sul piedistallo.
Potresti mostrare “il gesto”. Crea l’immagine nella mente del lettore, non costringerlo a sforzarsi di immaginare decine di gesti diversi.

...gli aveva dato quell’oro.» Volge lo sguardo su di me «Ora, cosa ti insegna
Dopo “me” (nel beat) manca il punto.

«Quindi.» Azzardo. «La mia mela…
Lo stesso che per “riassumo”. Nella realtà non riassumiamo e non azzardiamo, ma diciamo e sussurriamo e biascichiamo, ecc… Puoi anche lasciarlo com’è, il mio è un consiglio per rendere più immersiva la storia.

«Non è morto da tanto.» Descrivo. «Le interiora
Lo stesso qui con “descrivo”. A me non piace perché è un imboccare il lettore: gli anticipi che stai per riassumere, per descrivere, per azzardare. Ma tu sei libero di continuare con questo “metodo” se ritieni che sia parte del tuo stile. Le regole esistono, ma alcune le possiamo infrangere di proposito. ("Dobbiamo imparare bene le regole in modo da infrangerle nel modo giusto" - Dalai Lama)

un mozzicone simile ad una linguaccia.
Io consiglio di usare la D eufonica solo quando la vocale iniziale della parola seguente è la stessa: “a una linguaccia” suona meglio e non crea l’effetto “campana”.

«Mi dicono.» Sibila Bolor. «Che il vostro Ordine
Perfetto. “Sibila” è perfetto.

«Da come lo spiegate, vi converrebbe curate solo i ricchi
“Curare”.


Solo qualche minuzia, come vedi. Avrei anche potuto non segnalarti nulla, perché il tuo lavoro è ottimo, ma qui siamo in uno skannatoio e dobbiamo tirare fuori il sangue dai racconti. La scrittura è scorrevole, immersiva. Alterni frasi brevi e frasi lunghe, com’è giusto che sia. Mi hai tenuto incollato alla storia dall’inizio alla fine, nonostante io non ami molto questo genere letterario. Forse potresti iniziare a togliere i dialogue tag e sostituirli con i beat (le piccole azioni dei personaggi). Si capisce che hai studiato la narrativa immersiva, e i dialogue tag, come saprai, sono forme minime di raccontato.
Se il tuo racconto divenisse un romanzo, lo leggerei di certo. Interessante (e furba) la parte “sognata”, così che non diventi una parte raccontata. Appassionante il finale. Non posso che farti i complimenti. (P.S. mi hai ricordato uno scrittore italiano le cui iniziali sono L.G.)







CLASSIFICA

1 – FRUTTA APPASSITA di MentisKarakorum
2 – SPICCHIO DI CIELO di Alexandra Fisher
3 – IL PEZZO MANCANTE di Marco S. Di Fonzo


Non c'è da scusarsi, anzi forse sono io che ti devo delle scuse per essere stato molto severo coi miei commenti. Consiglio anche a te di leggere qualche manuale di scrittura immersiva se può interessarti. So che l'influenza sulle letture che facciamo è pesante, però anche da letture "sbagliate" si può sviluppare un certo senso critico, e riuscire a individuarne i punti deboli. Riconoscere i propri errori è la prima tappa per migliorare sé stessi, e la tua modestia ti rende onore. Se posso permettermi: la prossima volta prenditi anche un po' di tempo in più per rivedere il tuo racconto, un mese è un sacco di tempo e tu hai postato il racconto per prima solo dopo qualche giorno.. Nessuno riesce ad ottenere un buon racconto "di getto", ma ci sono diverse stesure e sessioni di rilettura (e nonostante questo i refusi saltano sempre fuori, come è successo anche a me :) ) Non scoraggiarti e insisti perché la stoffa ce l'hai :1392239679.gif:

CITAZIONE (shanda06 @ 3/10/2020, 19:05) 
Ciao Marco di Fonzo, grazie a te. Devo proprio fare questo sforzo e vedere di aggiustare quelle pecche lì (nate anche molto dal terrore di non essere capita. Vedi, io ho dovuto lottare parecchio contro un "ermetismo" di fondo nato da letture sbagliate e da un modo di scrivere che lo era e lo è altrettanto, e da un'obbiettiva difficoltà a scrivere in modo lineare: ecco, ci sto provando e questi sono i risultati traballanti).

Ciao Mentiskarakorum, scusami tu se ti sono apparsa poco precisa nel dettaglio del commento riferito all'educatore del Nostro. Che ti sia magari risultato prezioso mi fa piacere (per un eventuale punto di svolta nella tua storia). Avrei dovuto specificarlo meglio (invece di limitarmi a riportare l'ottima impressione ricevuta dalla ricostruzione della vita del protagonista visto praticamente crescere sotto i miei occhi) ecco, credo che impegnarmi a fondo a commentare i racconti altrui (senza farne sinossi e simili) ma mostrandone lati buoni e lati meno riusciti sempre con maggior precisione possa aiutarmi a capire qual è il guaio anche nel mio caso (infatti scrivo sempre con un tarlo interiore, devo dargli più retta).

Ciao Marco Di Fonzo, grazie a te per le belle parole. Io per prima riconosco di dover lavorare ancora parecchio sulla mia scrittura (anni di letture sbagliate e una pericolosa tendenza all'"ermetismo") per arrivare a controllarla in pieno e non fare affaticare nessuno, perlomeno.

Ciao Mentiskarakorum, sono contenta che il mio commento ti abbia suggerito un punto di svolta nella stesura della tua storia. Da una parte sì. Dall'altra, devo scusarmi io per l'imprecisione riguardo al nome. Ecco, anche una maggiore precisione nei commenti penso che mi darà la possibilità di evitare di ricadere in certi errori (io ci provo).
 
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