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Skannatoio Speciale Novembre - Dicembre 2020, "When you came to wake me and to wish me merry Christmas in Lovecraft"

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view post Posted on 28/11/2020, 17:50

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Benvenuto con tutti gli onori anche da parte mia.

Scusa, Gargaros. La fretta fa parte di me e devo imparare a controllarla, purtroppo.
 
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view post Posted on 28/11/2020, 18:13
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A Shanda06

Ci conosciamo sotto altre mentite spoglie in M.C. Piacere di rileggerti!
 
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view post Posted on 29/11/2020, 19:00

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Il piacere di ritrovarti e di leggerti anche qui è tutto mio.
 
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view post Posted on 30/11/2020, 23:22

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Salve a tutti,
è la prima volta che provo a partecipare allo skannatoio, ho visto solo qualche giorno fa il regolamento e ho deciso di partecipare, mi incuriosiva molto. Speravo di essere l'eroe che all'ultimo momento salva tutti, in quanto ero il quarto partecipante, ma vedo che in realtà siete già di più.

Da esordiente ho fatto tutta una serie di cose che un esordiente non dovrebbe fare tipo:
-scrivere di corsa, fino all'ultimo secondo. Lo sto pubblicando solo perché manca un'ora alla fine del bando, probabilmente ci avrei lavorato di più se avessi potuto
- non leggere i racconti già pubblicati prima di me per farsi un'idea (ma davvero è tutto di corsa e last minute!)
- osare molto, forse al limite di quanto richiesto nel bando.

Ho provato, nel limite del possibile sia show don't tell (forse, almeno un po') che "ma serve davvero il tacco 12?".

Dovesse essere sotto alla media dei vostri racconti perdonatemi, è la mia prima volta con voi.

Viaggio nell'ignoto

La neve è talmente fitta che riesco a capire dove sto andando solo a tratti. Tremo, la mia pelle di lupo è troppo leggera per questo freddo. Incasso la testa tra le spalle e stringo le braccia sul corpo, ma è più un espediente per sentirmi protetto, sarebbe bello se riuscissi a scaldarmi così. La lancia è sempre stretta nella mia mano. Sfioro con la spalla il tronco nodoso di un albero mai visto, mi sposto più a sinistra e mi sforzo di guardare avanti a me. Grido il nome della mia tribù, ma la mia voce è roca ed esce un lamento quasi incomprensibile. Nemmeno questa volta arriva una risposta. Maledizione.
Da quanto tempo sto camminando? Giorni? Non ho mai visto la luna sparire per poi tornare, ma mi sembra di camminare al freddo e senza un riparo da tantissimo. Tento di nuovo di alzare gli occhi nonostante le intemperie, ma nulla è cambiato. Cerco la luce più forte per orientarmi, come sempre, o i disegni conosciuti: l'arco, il cervo o il topo. Ne trovo altri, mai visti prima; queste stelle non sono quelle sotto le quali giocavo da bambino o dormivo da adulto.

“Cosa è successo?” mi avvicino a lei per sorreggerla. Mi tremano le mani ma mi faccio forza.
“Dolore. Forte. Aiutami”. La sua veste, all'altezza del ventre, gonfio del nostro futuro figlio, è completamente sporca di sangue.
“Chi è stato?” Quasi mi cade incontro. Lascio andare la lancia e la stringo tra le braccia, . Il pallore del volto contrasta col rosso, che ora vedo colare anche dalle gambe.
“Nessuno visibile. È colpa mia, solo colpa mia...”
“Dove sei stata?” Comincio a camminare in direzione dell'accampamento.
“Cercavo cibo. Colpa mia. No, non puoi riportarmi da loro. Sai cosa succederebbe”.
“C'è una grotta, qui vicino, andiamo”.


La bufera di neve rende difficile avanzare, devo provarci con tutte le mie forze. Fermarsi ora vorrebbe dire giacere per sempre senza rialzarsi più. Il vento grida nella sua lingua segreta tutta la rabbia, rispondo nella mia. O almeno ci provo, la voce di nuovo esita a uscire dalle labbra. Chissà se parlerò mai più con qualcuno? Fa troppo freddo, è in anticipo di almeno tre o quattro lune nuove. Il buio della notte è rischiarato da una luce incerta, di cui mi è ignota l'origine. Poi per un istante, il tempo di un fulmine, tutto si illumina. A cinquanta passi da me, sulla sinistra, mi fissa una figura umana con braccia lunghe fino in terra e una bocca spalancata larga quanto un tronco. Ha gambe scheletriche, con le ginocchia piegate nel verso sbagliato. Poi di nuovo buio. È vero o l'ho solo immaginato? Aspetto il tuono, ma il cielo resta in silenzio. Chissà se il lampo c'è stato davvero o sto impazzendo. Vorrei buttarmi per terra e gridare tutta la mia disperazione, ma lei mi sta aspettando. Ha bisogno di legna per il fuoco o il gelo la coglierà impreparata. Forse è già successo cento lune fa e io nel frattempo sono stato qui ad affrontare i fantasmi di un inverno precoce. Il cuore mi batte forte, ho paura. Nonostante la stanchezza e i dolori alle gambe, inizio a correre.
Dopo dieci, cento, un milione di passi, mi sembra inutile contarli e il tempo scorre in modo strano, un nuovo bagliore improvviso. Stavolta è qualcosa di più vicino, lo osservo bene. Sembra ci siano due cinghiali che hanno appena spiccato un salto, l'uno contro l'altro, per combattersi una femmina. Ne distinguo le otto paia di zampe, una mano sopra il terreno. I loro colli però sono uniti come fossero un'unica creatura senza testa, occhi, naso o bocca. Grido, il terrore riesce nell'impresa di darmi di nuovo la voce. Quando la notte torna, ho già caricato il braccio. Sono un bravo cacciatore, l'istinto vince persino la paura. Lo allungo di scatto e lascio partire la lancia. Nessun rumore, nemmeno quello dell'impatto della lama nella carne della creatura. Non è possibile. Avanzo con le mani avanti, come un cieco, aspettandomi di toccarla. Niente. Accelero, inciampo sull'asta della lancia e perdo l'equilibrio. La neve mi brucia il viso e i palmi delle mani. Recupero l'arma e la poggio sul terreno per rialzarmi, Sopra di me, le stelle compongono una croce, ancora diverse rispetto a prima. Riporto lo sguardo all'altezza dell'orizzonte e, per la prima volta da molti giorni, sorrido. Potrebbe essere la salvezza, mia e di lei. In lontananza c'è una capanna e all'interno vedo una luce farsi più chiara, subito sparire per poi tornare, di certo un fuoco con cui scaldarsi. Chiedo alle gambe un ultimo vigoroso sforzo e poggiandomi sulla lancia avanzo verso quel riparo insperato.

“Dovremo starcene per conto nostro, non li sopporto più”. La grotta è buia, alle narici mi arriva l'odore acre della legna spenta da poco e della cenere.
“Senza di loro moriremo entrambi”. Ha la pelle grigia e occhiaie scure sotto gli occhi. Ma sulle labbra e le guance è tornato il colore. Finalmente.
“Se fosse per loro ti lascerebbero qui senza nulla da mangiare. Gli Dei si sono presi nostro figlio, non voglio succeda lo stesso a te”. I resti della lepre sono in un angolo, mi prometto di spostarli fuori o potrebbero attirare altri animali, più pericolosi.
“Io farei lo stesso al posto loro, abbiamo abbandonato altri in passato, ricordi? I deboli sono un peso per i sani”. Tossisce, le labbra le tremano appena. Il corpo è meno caldo di ieri. Devo trovare qualcosa per coprirla.
“Mi è sempre più difficile cacciare di nascosto per portarti del cibo, sta arrivando la stagione fredda e abbiamo poche provviste. Abbandoniamoli, almeno sarò libero di stare con te!”
“Torna da loro, il cielo diventa buio. Domani mi ritroverai qui”.
“Se gli Dei si avvicineranno, gli dirai che non è ancora il momento di prenderti?” Stringo le sue mani.
“Te lo prometto”. Mi fissa, e come ogni volta, io mi sento invincibile.


Credo di essere impazzito del tutto. Probabilmente sono svenuto e qualche belva sta per mangiarmi, è l'unica spiegazione possibile. La capanna si avvicina molto più lentamente di quanto pensassi: è di dimensioni enormi, nessuno sarebbe in grado di completare una costruzione così imponente, supera di gran lunga l'albero più alto che abbia mai visto. Per la lunghezza ci vorrebbero almeno 30 persone sdraiate di fila per coprire il lato davanti a me. Ci sono delle fiammelle di colori diversi, continuano ad accendersi e a spegnersi, fuori e dentro la costruzione. Quale stregoneria! Questa è una casa di maghi o chissà, magari degli Dei. Ho stanato il luogo in cui soggiornano quando non ci torturano o chiedono sacrifici. Se avessi alternative scapperei a gambe levate ma è l'unica possibilità di sopravvivere. Tutto dipenderà da chi troverò ad attendermi e dalle sue intenzioni. Sono in balia degli eventi, ma ringrazio di avere ancora con me la mia lancia.
Il vento ora sembra darmi tregua e mi permette di aumentare il passo. Presto sarà svelata la mia sorte. A pochi passi dalla grande capanna, l'ennesima stranezza. Animali sconosciuti sono legati a un pezzo di legno scavato tanto da farci un uomo. A prima vista sembrerebbero cervi, ma hanno dimensioni più imponenti e sulle loro corna, ampie anch'esse, è cresciuto del muschio. Aspettano tranquilli, obbligati dalla corda in fila per due. Avanzando ancora, ne noto uno davanti agli altri, da solo. Quelle povere bestie sono vittima di una maledizione oscura: il naso di quest'ultima è di un rosso acceso, come se fosse ferito, e si distingue bene anche in una notte come questa. I vecchi della tribù ne parlano nelle lunghe notti d'inverno intorno al fuoco: magia nera, magia oscura, magia che prende energie dai morti e da Dei che non osano nemmeno nominare. Probabilmente sono spacciato e così pure lei nella grotta, ma soccomberò solo dopo aver tentato.

“Ti prego, non andare nella direzione del sole che tramonta”. Le parole sono più sicure, i movimenti agili, sta sempre meglio.
“Loro la evitano, è più facile trovare qualcosa per nutrirti. Intanto prendi queste foglie, ti daranno forza”. Sono seduto vicino al fuoco acceso, a quest'ora possiamo permettercelo.
“C'è un motivo se la evitano. Dicono che nessuno ne è mai uscito. Meglio rischiare di essere scoperti, fidati”. Respira ancora troppo lentamente, il calore le arrossisce il viso.
“Li deridevamo insieme per le loro superstizioni, da quando sei diventata così credulona?” Con gesti lenti la osservo mangiare le foglie, masticandone per un tempo molto lungo. Osserva le fiamme, ma forse non trova le risposte che cerca perché alza gli occhi e mi fissa.
“Ero ai bordi della foresta proibita quando il bambino è voluto nascere troppo presto”.
“Sarebbe successo ovunque”.
“Non dovevo trovarmi lì, sono stata punita. Ti ho nascosto gli avvenimenti di quel giorno. Ho sentito nostro figlio dentro di me danzare e parlare in una lingua sconosciuta, poi il ventre ha bruciato troppo e sono svenuta”.
“O magari era semplicemente un sogno. Sono stati momenti difficili, poche donne sopravvivono”.
“Se ti inoltri tra quegli alberi e incontrerai gli Dei della foresta, non potrai dirgli che la tua ora è lontana perché parleranno un'altra lingua”.
“E allora li infilerò con questa”. Alzo la mia lancia puntandola verso l'esterno.


È chiaro il mio destino, sono arrivato qui per mettere fine a questo orrore. Nascosto dietro un albero vedo uscire dalla capanna creature simili a uomini, ma solo in apparenza. Sono basse e hanno orecchi enormi e appuntite che restano fuori da copricapi appariscenti. Indossano abiti rossi e verdi, ma di un verde acceso che non si trova in natura. Hanno in mano degli utensili grandi, cubici e dipinti. Pietre magiche probabilmente, usate per evocare creature mostruose. Le caricano sull'oggetto di legno a cui sono legati gli animali. Sembrano solo degli schiavi, probabilmente guardie con un udito affinato. Devo stare in guardia e nascondermi. Dall'interno arriva un suono acuto, che nessuna voce o strumento potrebbe replicare, sotto qualcuno canta parole sconosciute. È un allarme e mi hanno già scoperto? Eppure quei mostri della natura continuano ad entrare e uscire dalla struttura come prima, simili a formiche intente nel loro lavoro. Prendo coraggio e arrivo a ridosso del muro, costeggiandolo in direzione opposta a quella dei mostriciattoli dalle orecchie appuntite, cerco un varco per ripararmi.
Arrivo in fondo, i suoni continuano assieme ai canti. Potrebbero essere preghiere e se non le conosco vuol dire che sono proibite, dedicate agli Dei da non nominare mai. Pazzi assassini. Mi affaccio per vedere cosa c'è oltre il muro e sento per un istante il demone della pazzia farsi largo dentro di me, riesco a cacciarlo a stento. Uno degli alberi più grandi è stato deturpato, dai rami pendono mele marce e ridipinte. Hanno disegni incomprensibili o con figure umane coperte come le creature dalle orecchie lunghe. Di tanto in tanto fiammelle magiche si accendono e spengono senza bruciare il legno. In cima, a dimostrare gli intenti di chi l'ha ridotto così, un'arma appuntita, a monito di chiunque sia di passaggio.
Sono abituato al freddo, ormai su di me ha poco effetto. Avrei potuto provare a prendere quel fuoco magico con qualche ciocco, ce ne sono ovunque qui attorno, e provare a bruciare la capanna, ma quest'ultima è di un materiale sconosciuto, potrebbe resistere e verrei scoperto. A parte l'albero oltraggiato e umiliato, sono solo. Mi sforzo di spostare gli occhi dall'albero, che magicamente attira il mio sguardo, e proseguo la mia perquisizione. Faccio pochi passi, più avanti vedo uscire un filo di fumo. Un varco, finalmente. Arriva un profumo di cibo cotto, i morsi della fame mi attanagliano ancora più di prima, potrebbe essere un incantesimo. Con circospezione mi avvicino per poter spiare all'interno. E vedo l'orrore.
In una grande sala corrono ovunque quelle caricature di esseri umani dalle orecchie appuntite. Il chiasso dei suoni e dei canti non sembra provocare in loro alcun fastidio. Al centro della sala, seduto a dare ordini, il mago rosso.
Ha barba e capelli bianchi e dai suoi occhi malvagi rimane l'ombra di quello che una volta doveva essere un volto umano, forse è stato riportato in vita da un Dio oscuro perché mai nella mia vita ho visto qualcuno così vecchio. È gonfio in maniera innaturale, secondo me nemmeno si riesce a reggersi in piedi. Ha una voce bassa, da cui esce una risata cattiva. Attorno a lui, mostri di ogni tipo. Gettati a terra senza pietà ci sono bambini rimpiccioliti e pietrificati dagli sguardi vitrei. Alcuni utensili emettono fuochi senza mai bruciarsi o suoni acuti. Insetti orribili, grossi più di una mano, con zampe circolari, corrono veloci avanti e indietro, comandati dal mago rosso grazie a una lunga bacchetta magica. Poco più in là, altri insetti, più piccoli ma altrettanto veloci, costretti a muoversi sempre in un percorso prestabilito per l'eternità. La mia mente non riesce a comprendere tutte le mostruosità ma è un rito osceno, pieno di insulti alla vita. Basta, devo fermare quest'incubo. Carico il braccio, lo faccio scattare e apro la mano, lasciando la lancia libera di volare. Vedremo se i suoi incanti sono più potenti della lama. La punta gli trafigge la gola, da cui esce sangue come un essere umano qualsiasi. I suoi occhi perdono la fiamma vitale e diventano simili a quelli dei piccini trasformati in pietra. Scavalco la finestra ed entro, scaldandomi finalmente. Gli omini piccoli scappano appena mi avvicino, piangendo. Una volta morto il mostro, tutta la magia maledetta sembra dileguarsi, gli insetti si fermano e pure la musica aliena si interrompe. Finalmente posso rifocillarmi, godendo la mia meritata vittoria sulle forze del male.
 
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view post Posted on 1/12/2020, 00:02
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Custode di Ryelh
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Bene. Ancora qualche ora per consegnare se ci sono ritardatari.
Ringrazio tutti i partecipanti, soprattutto Marco ed Erich, che sono alla loro prima partecipazione. Preparate commenti e graduatorie, ricordando che il fulcro di questo concorso è la crescita, quindi cercate di aiutare chi state commentando a crescere.

Buona fase dei commenti a tutti!!
 
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view post Posted on 1/12/2020, 18:14

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Grazie, White Pretorian, comincerò domani a commentare e classificare tutti con estremo piacere.
 
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view post Posted on 1/12/2020, 18:48
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:lol: Stavolta sono stato più veloce di te, Alexandra.

Ciao a tutti! Posto deliberatamente molto in anticipo i miei commenti perché non sono cose scritte sulla pietra, e quindi voglio dare a tutti l’occasione di controbattere e rispondere a eventuali mie mancanze o incomprensioni. La classifica (ardua, ve lo dico fin da subito), verrà invece postata all’ultimo momento, anche alla luce di quanto emergerà dalle nostre eventuali discussioni.

Viaggio Nell’ignoto.

Prime Impressioni. Il racconto ribalta la figura di Babbo Natale in chiave horror. Il protagonista e portatore della voce narrante è sperduto nella neve alla ricerca di cibo e si imbatte in creature mostruose. Alcune hanno un significato irrisolto, altre chiaramente sono visioni distorte di personaggi natalizi (Babbo Natale, le renne e gli elfi). La risoluzione avviene nel finale in poche battute: una semplice lancia uccide il Babbo Natale cattivo e sgomina per magia il suo esercito di schiavi. Questa risoluzione è frettolosa e lascia a bocca asciutta, in più il protagonista una volta ucciso il mostro non si preoccupa della moglie lasciata indietro, ma solo a rifocillarsi, andando a snaturare l’intero conflitto. A primo acchito il pezzo andrebbe riveduto (hai detto di aver poco tempo per idearlo e per scriverlo, quindi ci sta), e il fatto che sia una prima stesura si nota dai piccoli refusi ed errori grammaticali lasciati qua e là, che comunque non influiranno nel mio commento finale.

Aderenza al tema. Come il racconto di Alexandra, anche il tuo cerca di ribaltare la buona visione che si ha di Babbo Natale in favore di un’interpretazione malefica, e ci riesce. Se consideriamo Babbo Natale come una mostruosa divinità, allora il tema della gara è rispettato per il rotto della cuffia, in quanto il buon Lovecraft aveva idee molto più grandi quando si riferiva a divinità cosmiche, e Babbo Natale non ha a mio avviso nemmeno la possibilità di paragonarsi a un Chtulhu. Lascio qui l’ultima parola alla Giuria. Quanto ai bonus, usi a tratti lo show don’t tell, ma in generale lo stile è più quello del mostrato; l’abbigliamento fuori luogo sinceramente non lo trovo (pelle di lupo in una tormenta di neve? Non è fuori luogo, mi sembra coerente.)

Punti di forza. Sicuramente l’ambientazione e la situazione in cui il protagonista si trova sono azzeccati, mettere qualcuno in una tormenta di neve e fargli vivere continue esperienze di morte crea un pericolo costante che tiene alta l’attenzione del lettore; i dettagli tattili (il freddo pungente della neve) e sensoriali in generale sono ottimi per potenziare l’immersione nella storia e partecipare alle difficoltà del personaggio.

Punti di miglioramento. In primo luogo il contesto non è ben definito, le divinità cui il protagonista e sua moglie alludono non sono ben identificate, come anche i motivi per cui il cielo è diverso, o cosa siano le visioni mostruose che appaiono prima di arrivare alla capanna. Manca qualche dettaglio in più per contestualizzare la fuga del protagonista e sua moglie e comprendere bene i loro dialoghi. Infine, il pericolo è costante, ma il conflitto è sempre evitato: quando il protagonista scaglia la lancia la prima volta non si scatena nessuna battaglia e anche il finale è un conflitto gestito in poche righe e quindi poco riuscito. Lo stile è migliorabile, per quanto la voce narrante stia vivendo le esperienze mentre le descrive, si ha l’impressione che sia tutto raccontato a posteriori. Paradossalmente, ho percepito come più simultanee le parti in flashback piuttosto che le altre. Riguardo allo stile, se hai tentato di scrivere in show don’t tell, come ti ho già anticipato, ci sei riuscito solo in alcuni punti, ma dal basso della mia esperienza il tuo stile è tell. Prendo il tuo incipit per sottolineare le parti su cui si potrebbe intervenire:

La neve è talmente fitta che riesco a capire dove sto andando solo a tratti.
Il personaggio mi parla e mi dice che la neve è fitta. Il problema sta nel “talmente”, metterei qualcosa come:
i fiocchi di neve mi flagellano il viso: sbatto le palpebre e strabuzzo gli occhi, solo tenebra intorno a me.
Se è notte (come dici dopo), non è la neve che impedisce vedere davanti, ma le tenebre o la scarsa luce lunare. In realtà qualche passaggio più avanti spieghi che c’è una strana luce, però è troppo più avanti, lo metterei qui.
Tremo, la mia pelle di lupo è troppo leggera per questo freddo.
Qui va bene, la seconda frase può essere letta come fraseggio mentale.
Incasso la testa tra le spalle e stringo le braccia sul corpo, ma è più un espediente per sentirmi protetto, sarebbe bello se riuscissi a scaldarmi così.
Da “ma è un espediente” in poi è tell, il narratore si rivolge al pubblico e racconta la sua esperienza piuttosto che mostrarla.
La lancia è sempre stretta nella mia mano.
A parte il “sempre” tutto ok. Mio ragionamento: prima ha stretto le braccia al (non “sul”) corpo, la lancia non ingombrava un po’? Per rannicchiarsi dentro la pelliccia come minimo ha dovuto posarla un momento.
Sfioro con la spalla il tronco nodoso di un albero mai visto
Perché è mai visto? Cos’ha di particolare? È una specie ignota o semplicemente non lo riconosce perché non ha mai battuto questa strada?
mi sposto più a sinistra e mi sforzo di guardare avanti a me.
“Mi sforzo” è tell. Mostra come si sforza: strabuzza gli occhi, fissa davanti a sé, si pulisce gli occhi dalla neve e cerca qualcosa…
Grido il nome della mia tribù, ma la mia voce è roca ed esce un lamento quasi incomprensibile.
Il “quasi” è vago, puoi dire che farfuglia suoni senza senso, che solo una sillaba è scandita bene e le altre sono versi, che la voce viene sovrastata dal rumore del vento… oppure togliere direttamente il “quasi”.
Nemmeno questa volta arriva una risposta. Maledizione.
Non hai descritto un episodio precedente in cui lui urla qualcosa, quindi quel “nemmeno questa volta” è superfluo.

Conclusioni: Spero che i miei commenti possano essere utili, a mio parere se veramente hai scritto questo pezzo di fretta i difetti sono comprensibili e sono in ogni caso migliorabili. L’idea mi è comunque piaciuta.




Il Prete.

Prime Impressioni La storia che racconti è molto semplice e lineare, il prete nasconde la sua vera identità, e questo è telefonato fin dall’inizio. I due personaggi sono curiosi e la loro curiosità li fa finire male: concetto degno di un horror anni ’80, specie sapendo che i due protagonisti sono adolescenti.

Aderenza al Tema. Il mostro ha tutte le caratteristiche per essere saltato fuori da un racconto del buon Lovecraft: tentacoloni, scambio di corpi e sprezzo per la vita umana. L’ambientazione natalizia c’è ma la vicenda poteva tranquillamente svolgersi a Pasqua senza rovinare niente, quindi il Natale non è ben agganciato alla vicenda, ma comunque c’è. Tu stesso dici di non cercare troppo lo show don’t tell o il tacco 12, ad ogni modo sia lo stile che la trama non permettono di individuarli.

Punti di Forza.Le parti dialogate sono rese bene, i dialoghi sono realistici e fanno pensare a due adolescenti che osservano qualcosa che non capiscono. L’idea di mostrare l’aspetto del prete attraverso le loro battute di dialogo è buona, specie la parte in cui viene mostrata l’andatura “scivolante”. Un punto a favore del tuo pezzo viene di sicuro anche dalla scelta di elementi tipici della letteratura lovecraftiana, a partire da questi tentacoloni che sono sempre ben graditi.

Punti di miglioramento.Tralasciando la trama prevedibile, mi concentrerei sullo stile. Senza voler troppo andare a fare il pignolo e ricordare le “regole” dello show don’t tell a menadito, il tuo pezzo soffre di una struttura che non permette di visualizzare bene la scena. Mi riferisco al fatto che nelle prime righe introduci dei personaggi che poi abbandoni per un bel pezzettone occupato da una digressione. Le digressioni così lunghe sono una brutta bestia, dopo un paio di righe il lettore medio ha già deciso di chiudere il libro e di giocare alla Play. In questo caso descrivere così minuziosamente il background relativo al nuovo prete e alle sue stranezze non ha nemmeno una funzionalità nella storia, infatti quando la scena riprende i due protagonisti descrivono molto bene quello che vedono attraverso le battute di dialogo e il lettore comprende con successo che il prete “ha qualcosa che non va”. Se avessi tolto completamente la digressione avresti potuto approfondire di più l’identità dei due ragazzi e dare la possibilità al lettore di instaurare un legame con loro. Senza empatia coi ragazzini il lettore arriva al finale con un “vabbé”. Arriviamo dunque al finale: i due ragazzi vengono massacrati. Per quanto mi stiano sulle scatole gli adolescenti sbaciucchioni, non riesco a partecipare in nessun modo alla loro dipartita. Vuoi che il lettore ne gioisca o ne sia addolorato? Propendiamo per la prima ipotesi: dovresti far provare ancora più antipatia verso di loro, magari a parte gli sbaciucchiamenti potresti cospargerli di tatuaggi di Hello Kitty e fargli canticchiare canzoni di Justin Bieber al posto degli inni di Natale, così il lettore stronzo godrà come un riccio della loro dipartita. Oppure: il protagonista è un ragazzino che canta alla messa di Natale, dalla sua posizione privilegiata nota tutte le stranezze del prete (durante la predica si gratta le chiappe, alza gli occhi al cielo annoiato mentre racconta le solite baggianate su quanto dobbiamo essere esaltati dalla nascita di Cristo, addirittura sotto la sua tonaca si muove qualcosa come se stesse scodinzolando…). Alla fine della messa, il povero sfigato viene approcciato in sagrestia dalla sua nemesi: il bulletto con le scarpe di Hello Kitty e il tatuaggio di Justin Bieber; lo stronzetto lo prende per il culo per aver cantato con la sua voce da contralto e inizia a massacrarlo di botte (oppure, come scriverebbe il buon King, a incidergli le iniziali sul petto grassottello usando il coltellaccio di turno). Arriva il prete e “salva” il nostro amico spezzando le ossa del bulletto con un bel colpo di tentacolo: il protagonista è talmente contento di essere stato salvato, che promette al “prete” di andarsene senza rivelare niente della sua vera natura; a quel punto il prete con la sua verve da cattivo dei fumetti chiacchierone, gli rivela tutto il suo passato e lo mette finalmente al corrente di aver deciso di appropriarsi del suo corpo.

Conclusioni. La tua idea mi è piaciuta, magari se avessi scritto il tuo pezzo con un po’ meno fretta avresti potuto veramente farlo splendere, però al momento (secondo il mio parere) il tuo racconto offre diversi punti di miglioramento. Fossi in te andrei soprattutto ad eliminare le lunghe digressioni, inserendo piuttosto scene della trama che mostrino il contesto che vuoi portare alla conoscenza del lettore, e potenzierei il coinvolgimento con i personaggi principali.




Neve di Carta.

Prime Impressioni. Solo dopo alcune riletture ho potuto cogliere qualche legame tra gli elementi che descrivi, le relazioni tra i personaggi non sono ben chiare, in special modo ancora non comprendo bene la natura del “patto” tra il protagonista e il Babbo Natale malefico e il suo assistente. Purtroppo questo racconto si porta dietro i problemi che ritrovo in molti tuoi pezzi, Alexandra, ovvero una difficile comprensione delle meccaniche del mondo fantastico che crei. Sinceramente questa volta la sensazione di aver “perso” qualche pezzo è accostata a un interesse forte per la natura del patto, e una buona empatia col protagonista e il suo amore perduto.

Aderenza al Tema. Anche tu hai rivisitato la figura di Babbo Natale in chiave malefica e l’hai dotata di poteri divini. Rimane anche qui il dubbio che una simile scelta abbia attinenza con l’universo lovecraftiano, e anche qui lascio l’ultima parola ai Giudici di Gara. Quanto ai bonus: non usi lo show don’t tell, mentre per il capo di vestiario c’è un episodio (molto marginale) in cui il protagonista esce di casa con maglietta e pantaloni corti col freddo del periodo natalizio. La sua scelta non è motivata in nessun modo, quindi ho come avuto l’impressione che tu abbia deliberatamente inserito questo dettaglio giusto per poter reclamare il bonus. Anche qui lascio l’ultima parola ai Giudici.

Punti di Forza. La tua fantasia e la tua capacità di creare dettagli molto particolari è una tua dote indiscussa, e in questo pezzo si nota subito. Altro punto di forza è l’attenzione che dai ai legami famigliari, che sono sempre un buon espediente per creare empatia e coinvolgere il lettore. La storia d’amore e la perdita della fidanzata sono anche buoni elementi in questo senso. Molto bella la scena del mercatino, mi sono piaciuti i dettagli sui dolciumi e sui copricapi dei bambini.

Punti di miglioramento. Purtroppo i punti di miglioramento che ti indico sono sempre gli stessi: cerca di dare più peso alla comprensibilità della trama, dare un senso ai dialoghi in modo che anche il lettore li possa comprendere, stabilire in modo chiaro quali sono le meccaniche del tuo world building. A volte inoltre esageri un po’ coi dettagli e il lettore fatica a starti dietro: i motivi norvegesi del maglione della tizia, il cronografo che addirittura misura i milionesimi di secondo (avrebbe delle lancette che corrono praticamente alla velocità della luce), gli oscuri riferimenti ad autori e opere teatrali che solo un lettore avvezzo può comprendere. Rispetto ad altri tuoi pezzi la costruzione delle frasi è più chiara, però offre ancora qualche punto di miglioramento: ho come l’impressione che tu cerchi di ricalcare uno stile un po’ arcaico, però attenzione perché così puoi rendere il tutto un po’ meno scorrevole.

Conclusioni. l’idea di base mi sembra ok, però andrebbe messa giù con un po’ di chiarezza in più. Buoni come sempre i tuoi elementi fantastici, sempre ricchi e originali.




Maledetto Shakespeare!

Prime Impressioni. Riedizione moderna del racconto di Lovecraft: la Maschera di Innsmouth, anche il nome del vecchio Zaal Dok-len è un anagramma di Zadok Allen. L’ambientazione in Corea del Nord è originale, ma la troppa somiglianza col racconto di Lovecraft permea tutto di una sensazione di déjà vu.

Aderenza al Tema. Lovecraft c’è (anche troppo), il Natale però, anche qui, non ha alcun peso nella trama, tanto che se tutto si svolgesse a Carnevale sarebbe lo stesso. Non assegnerei nessuno dei bonus: lo show don’t tell non lo trovo, e nemmeno il capo di vestiario fuori luogo.

Punti di Forza. Anche se lo stile è di raccontato, qui la lettura procede senza troppi intoppi. La voce narrante si volta verso una platea immaginaria e racconta la sua storia, mi ha ricordato un po’ il film Train de Vie in cui appunto il narratore racconta tutto da un campo di prigionia. Lo show don’t tell non c’è, ma in questo caso chissenefrega.
L’ambientazione così particolare e l’utilizzo di così tanti nomi e toponimi orientali indicano forse una certa padronanza della materia da parte dell’autore (ho indovinato?), e comunque sono la nota più originale del racconto. La struttura così simile al racconto originale di Lovecraft è un’arma a doppio taglio, da un lato riesce a creare interesse e simpatia sia verso chi conosce che chi non conosce il pezzo originale, dall’altro puzza di esercizietto senza veramente nulla di innovativo. Lo vedrei più come l’omaggio di un appassionato più che un vero racconto sui generis (la stessa cosa si applica al mio, quindi non prenderla male).

Punti di Miglioramento. Credo che avresti potuto creare un minimo di suspence in più se non avessi rivelato fin dal principio che il protagonista si trova già in un campo di prigionia. Il film Train de Vie usa l’espediente di rivelare solo alla fine che il narratore si trova in prigione. La risoluzione finale anche non mi piace, il protagonista ruba la pistola di uno dei cattivoni (un po’ come farebbe James Bond o qualche altro superfigo) e spara a tutti. Deboluccio, non credi? Sia i mostri fanno la figura dei rinco, sia il protagonista quello del super agente segreto (spia occidentale magari, come dici all’inizio).
Sullo stile poco da dire, hai voluto per forza far raccontare tutto dal protagonista a posteriori, perciò va bene usare lo stile del raccontato. C’è una nota stonata nel racconto interminabile del vecchio, che occupa secondo me troppo spazio e uccide l’attenzione. La costruzione delle frasi in genere va bene, ma in alcune occasioni (anche nelle prime righe) inframmezzi tante subordinate da altrettante virgole, e tale costruzione è difficile da seguire.

Conclusioni. Ho apprezzato la tua idea di voler riscrivere per intero un racconto di Lovecraft, col rischio però che qualcuno trovi questa scelta poco originale. Per questo non so bene quanto premiare la tua idea, perché le meccaniche e gli espedienti che funzionano meglio nel tuo racconto sono deliberatamente “presi in prestito” dall’opera originale. L’ambientazione orientale però, ha il suo indiscusso fascino.

Edited by MentisKarakorum - 1/12/2020, 19:32
 
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Grazie a White Pretorian per il benvenuto e a MentisKarakorum per il commento superveloce!

In quest'ultimo caso entro un po' in dettaglio per spiegare un po' di cose. Sul tema ho un po' gli stessi dubbi tuoi, per quello presentandolo ho detto che ho osato. Appena visto il bando mi è venuta immediatamente l'idea del selvaggio che uccide Babbo Natale, credendolo una creatura mostruosa e ho provato a svilupparla. Nell'elenco fatto da White Pretorian alcune voci secondo me potevano starci però dipende da come viene interpretato. Ovviamente io sono più che per il si che per il no, altrimenti non lo avrei proprio proposto, ma se si dovesse decidere che è fuori tema, lo capisco, ci può stare.

Per quanto riguarda i bonus, sullo show don't tell mi hai convinto subito (ma credo che avrò sempre difficoltà con uno show purissimo), mentre per il discorso della persona fuori dal contesto, io ti propongo questa immagine: nell'allegro villaggio di Babbo Natale, mentre gli elfi cantano inni di gioia e preparano la slitta arriva un selvaggio con una pelle di lupo addosso e armato di lancia. Il fatto che il punto di vista sia del protagonista non significa che lui non sia fuori contesto. Sbaglio qualcosa nel ragionamento?

Finale: è assolutamente tirato via, concordo con te. Purtroppo ero davvero troppo a ridosso della scadenza e l'ultima parte l'ho un po' troppo buttata lì, ma mi piaceva l'idea che il tipo uccidesse Babbo Natale, il modo è proprio raffazzonato (perché dovrebbe esserci una finestra aperta?) Per quanto riguarda il fatto che se ne frega della moglie, in effetti sarebbe bastata anche solo una frase, ma mi ha bloccato il fatto che lui ha la sensazione di aver camminato per giorni o mesi e che quindi era inverosimile credesse che la compagna fosse ancora viva. L'errore è quello di non far trapelare questo pensiero prima del finale.
Più in generale ho sbagliato a dare per scontate troppe cose senza spiegarle (anche per sbrigarmi, è vero). Probabilmente non si capiscono bene le regole della tribù, in particolare il fatto che se un membro caccia qualcosa deve dividerla con gli altri, è il suo contributo alla comunità (per questo il protagonista caccia di nascosto per la compagna). Stesso discorso per il cielo: quando va nella foresta, il protagonista entra in un luogo in cui lo spazio e il tempo sono diversi: il discorso delle stelle era per far capire che non si trovava più nel luogo in cui era prima, ma probabilmente poteva essere gestito meglio. E anche per le creature: in realtà mi sono venute scrivendo e in quel momento il racconto stava prendendo un'altra piega che non aveva nulla a che fare con il tema scelto. Le ho lasciate perché mi sembravano suggestive, ma magari sarebbe bastato far stagionare il racconto una notte senza metterci le mani per capire che per l'idea che volevo dare, al posto di quelle immagini potevo metterci elementi che facessero capire il passare del tempo o lo spostarsi nello spazio, una nave vichinga prima e un grattacielo poi, ad esempio. Al di là del forum, probabilmente riprenderò in mano il racconto eliminando la parte sul Natale e Babbo Natale e vedrò dove mi porterà.

Al di là di quello che ho detto sopra, però, vorrei dire che in generale non tutto quello che succede in un racconto horror debba necessariamente avere una spiegazione, a volte alcune suggestioni posso rimanere senza apparente significato, se il resto della storia lo permette. Questo in generale, secondo me.

Per quanto riguarda le divinità del protagonista, di quelle che parla durante, i dialoghi, non so quanto c'è bisogno di dire di più, non credo che lì ci sia un vero e proprio buco, sbaglio? Mi sono inventato giusto questa credenza che hanno loro, che quando arrivano gli Dei a prenderli per morire loro credono di poter rifiutare, ma fammi capire se serve qualcos'altro.

Sulla sensazione che la parte del viaggio sia tutta raccontata a posteriori non so che dirti, se c'è qualcosa che hai notato ti chiedo di specificarmelo meglio, per correggere il tiro o sfruttare questa cosa di proposito.

Sullo show e tell c'è ancora molto lavoro da fare. Negli esempi che hai fatto però devo dire che in una revisione più accurata avrei tolto sia "talmente" (di solito scrive come mi viene ma poi elimino brutalmente quasi tutti gli avverbi) che "mi sforzo" e "quasi", anche perché oltre che tell sono inutili e appesantiscono la narrazione.

Per quanto riguarda le altre osservazioni: gli alberi sono "mai visti" perché come per le stelle volevo far capire che il protagonista si trova in un posto completamente sconosciuto.

Discorso riguardante il coprirsi il petto con le braccia. Inizialmente avevo scritto che si copriva solo con una mano, ma era una cosa macchinosa e che non rendeva l'idea. Il gesto è più semplice di quanto si pensi, probabilmente l'ho descritto male, incrocia le braccia davanti al petto mentre cammina. Facendolo, può comunque portare una lancia in mano. Può essere scomodo e diminuisce la visibilità,(parte della lancia passa di fronte agli occhi) ma tanto si vede già poco di suo.

Ho un'idea diversa da te riguardo a questa frase:

Nemmeno questa volta arriva una risposta. Maledizione.

Ok, è tell e da quel punto di vista ho toppato, però il "nemmeno questa volta" serve proprio a far capire al lettore che non è la prima volta che ci prova, senza doverlo scrivere più volte. A me non sembra un erroraccio così grosso, alla fine da qualunque parte prendiamo il racconto, ci sarà sempre un prima e un dopo, non possiamo pensare di raccontare soltanto quegli esatti istanti del presente del personaggio. Dico in generale, al di là della regola aggiuntiva, che è palesemente toppata.


MentisKarakokum:

I tuoi commenti mi sono stati molto utili per capire bene perché ho toppato il discorso show e per mettere a fuoco alcune mancanze (anche la mancanza di azione durante il tragitto). Certo, con la mia risposta non credo di averti convinto a migliorare il tuo voto, forse a peggiorarlo :P Giusto per farmi del male, se ne hai voglia, vorrei chiederti una cosa: ho cercato molto di lavorare sul linguaggio, cercando di filtrare le cose che un selvaggio (probabilmente nomade raccoglitore, nemmeno stanziale) poteva conoscere. Per quanto riguarda invece tutto quello che riguarda i concetti, mi sono sentito libero di fare come meglio credevo, senza troppi limiti: per fare un esempio, non possiamo sapere se quegli individui potessero avere un concetto simile a "caricatura" o "orrore" da usare o semplicemente da pensare. Secondo te il ragionamento che ho fatto è giusto? Hai trovato qualcosa di stonato nel modo in cui parla il mio personaggio?
 
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view post Posted on 2/12/2020, 08:03
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CITAZIONE (Marcor77 @ 2/12/2020, 00:11) 
Grazie a White Pretorian per il benvenuto e a MentisKarakorum per il commento superveloce!

In quest'ultimo caso entro un po' in dettaglio per spiegare un po' di cose. Sul tema ho un po' gli stessi dubbi tuoi, per quello presentandolo ho detto che ho osato. Appena visto il bando mi è venuta immediatamente l'idea del selvaggio che uccide Babbo Natale, credendolo una creatura mostruosa e ho provato a svilupparla. Nell'elenco fatto da White Pretorian alcune voci secondo me potevano starci però dipende da come viene interpretato. Ovviamente io sono più che per il si che per il no, altrimenti non lo avrei proprio proposto, ma se si dovesse decidere che è fuori tema, lo capisco, ci può stare.

La mia opinione è un sì al limite, ma lasciamo l'ultima parola ai Giudici.

CITAZIONE
Per quanto riguarda i bonus, sullo show don't tell mi hai convinto subito (ma credo che avrò sempre difficoltà con uno show purissimo), mentre per il discorso della persona fuori dal contesto, io ti propongo questa immagine: nell'allegro villaggio di Babbo Natale, mentre gli elfi cantano inni di gioia e preparano la slitta arriva un selvaggio con una pelle di lupo addosso e armato di lancia. Il fatto che il punto di vista sia del protagonista non significa che lui non sia fuori contesto. Sbaglio qualcosa nel ragionamento?

Penso che il bonus si riferisse di più a un capo di vestiario in particolare, piuttosto che alla persona. Se tu dici che vestirsi di pelli di lupo nel villaggio di Babbo Natale sia fuori luogo, ti direi probabilmente sì. Ma essendo il personaggio un cavernicolo, e quindi non potendo vestirsi in altro modo, lo vedo un po' tirato. Anche qui, lascio l'ultima parola ai Giudici. In ogni caso i bonus sono modificatori a posteriori della classifica, che io posterò senza conteggiare o meno i bonus.

CITAZIONE
Più in generale ho sbagliato a dare per scontate troppe cose senza spiegarle (anche per sbrigarmi, è vero). Probabilmente non si capiscono bene le regole della tribù, in particolare il fatto che se un membro caccia qualcosa deve dividerla con gli altri, è il suo contributo alla comunità (per questo il protagonista caccia di nascosto per la compagna). Stesso discorso per il cielo: quando va nella foresta, il protagonista entra in un luogo in cui lo spazio e il tempo sono diversi: il discorso delle stelle era per far capire che non si trovava più nel luogo in cui era prima, ma probabilmente poteva essere gestito meglio. E anche per le creature: in realtà mi sono venute scrivendo e in quel momento il racconto stava prendendo un'altra piega che non aveva nulla a che fare con il tema scelto. Le ho lasciate perché mi sembravano suggestive, ma magari sarebbe bastato far stagionare il racconto una notte senza metterci le mani per capire che per l'idea che volevo dare, al posto di quelle immagini potevo metterci elementi che facessero capire il passare del tempo o lo spostarsi nello spazio, una nave vichinga prima e un grattacielo poi, ad esempio. Al di là del forum, probabilmente riprenderò in mano il racconto eliminando la parte sul Natale e Babbo Natale e vedrò dove mi porterà. Al di là di quello che ho detto sopra, però, vorrei dire che in generale non tutto quello che succede in un racconto horror debba necessariamente avere una spiegazione, a volte alcune suggestioni posso rimanere senza apparente significato, se il resto della storia lo permette. Questo in generale, secondo me.

Non mi fraintendere: le immagini che evochi sono suggestive, sono d'accordo. Però, sono pedante lo so, di solito preferisco le storie in cui ogni cosa ha un suo posto e un motivo di stare lì: ho bisogno di capire e figurarmi il tuo world building, altrimenti non riesco a partecipare alla storia e quindi non riesco a coinvolgermi. Attenzione: ci sono casi di letteratura surreale in cui i particolari sono esposti senza spiegazioni, mi viene in mente qualche racconto di Ende, però ha tutto un significato onirico che rende la cosa suggestiva e non c'è la pretesa di un world building. Qui tu racconti una storia: quindi hai immaginato delle regole. Io le voglio capire e vedere. Gusti personali :)
Attento anche su una cosa: leggendo il tuo commento hai spiegato che la visione di Babbo Natale è malefica perché il pdv non la riconosce, quindi la vede lui così, mentre in realtà è il Babbo Natale come lo intendiamo noi. Eccellente idea, però non ci ero arrivato. Diciamo che se avessi voluto andare più in questa direzione (che secondo me è buona), avresti dovuto in qualche modo spiegare meglio al lettore che quello che viene descritto sono solo le impressioni del pdv. A questo proposito eliminare le visioni oniriche e orrorifiche ti avrebbe aiutato, perché altrimenti il lettore piazza Babbo Natale nel contesto horror e lo trasforma in una visione distorta del Babbo Natale vero (come ho fatto io).

CITAZIONE
Per quanto riguarda le divinità del protagonista, di quelle che parla durante, i dialoghi, non so quanto c'è bisogno di dire di più, non credo che lì ci sia un vero e proprio buco, sbaglio? Mi sono inventato giusto questa credenza che hanno loro, che quando arrivano gli Dei a prenderli per morire loro credono di poter rifiutare, ma fammi capire se serve qualcos'altro.

Su questo non ci ero arrivato, pensavo che appunto le divinità fossero cose alla Lovecraft, visto il contesto: quindi fossero delle entità aliene che schiavizzano (o addirittura creano per il loro trastullo) gli esseri umani.

CITAZIONE
Sulla sensazione che la parte del viaggio sia tutta raccontata a posteriori non so che dirti, se c'è qualcosa che hai notato ti chiedo di specificarmelo meglio, per correggere il tiro o sfruttare questa cosa di proposito.

Secondo me è una conseguenza del tell, ma sono sicuro che se avessi avuto più tempo avresti eliminato dalla voce narrante qualche elemento troppo colloquiale, e la cosa sarebbe venuta meglio.

CITAZIONE
Sullo show e tell c'è ancora molto lavoro da fare. Negli esempi che hai fatto però devo dire che in una revisione più accurata avrei tolto sia "talmente" (di solito scrive come mi viene ma poi elimino brutalmente quasi tutti gli avverbi) che "mi sforzo" e "quasi", anche perché oltre che tell sono inutili e appesantiscono la narrazione.

Il tell è uno stile, l'importante è capire quando si usa uno o l'altro e usarlo nei punti giusti per bilanciare la propria narrazione, quindi fare tutto con coscienza. Io non sono naturalmente un campione, ci sto provando :)


CITAZIONE
Ho un'idea diversa da te riguardo a questa frase:

Nemmeno questa volta arriva una risposta. Maledizione.

Ok, è tell e da quel punto di vista ho toppato, però il "nemmeno questa volta" serve proprio a far capire al lettore che non è la prima volta che ci prova, senza doverlo scrivere più volte. A me non sembra un erroraccio così grosso, alla fine da qualunque parte prendiamo il racconto, ci sarà sempre un prima e un dopo, non possiamo pensare di raccontare soltanto quegli esatti istanti del presente del personaggio. Dico in generale, al di là della regola aggiuntiva, che è palesemente toppata.

Ok, capisco l'intenzione. Forse qui sono stato troppo severo e pedante :)

CITAZIONE
I tuoi commenti mi sono stati molto utili per capire bene perché ho toppato il discorso show e per mettere a fuoco alcune mancanze (anche la mancanza di azione durante il tragitto). Certo, con la mia risposta non credo di averti convinto a migliorare il tuo voto, forse a peggiorarlo :P Giusto per farmi del male, se ne hai voglia, vorrei chiederti una cosa: ho cercato molto di lavorare sul linguaggio, cercando di filtrare le cose che un selvaggio (probabilmente nomade raccoglitore, nemmeno stanziale) poteva conoscere. Per quanto riguarda invece tutto quello che riguarda i concetti, mi sono sentito libero di fare come meglio credevo, senza troppi limiti: per fare un esempio, non possiamo sapere se quegli individui potessero avere un concetto simile a "caricatura" o "orrore" da usare o semplicemente da pensare. Secondo te il ragionamento che ho fatto è giusto? Hai trovato qualcosa di stonato nel modo in cui parla il mio personaggio?

Al di là del voto finale (di cui a me interessa relativamente), per me è importante averti dato consigli che senti utili. Sono contento, per me è importante saper commentare :) Più che col linguaggio, cercherei di rendere il fatto che il pdv è un cavernicolo con i suoi gesti, i suoi pensieri e le interazioni con l'ambiente. Il primo pezzo di 2001 Odissea nello spazio ha il pdv di un ominide, e si capisce bene. Se è un cavernicolo, dagli qualche pensiero in più per la natura, per la caccia, se ha divinità rendile più vicine a un culto sciamanico di qualche tipo. Per me sarebbe un compito molto difficile :)
 
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view post Posted on 2/12/2020, 10:39

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Non mi fraintendere: le immagini che evochi sono suggestive, sono d'accordo. Però, sono pedante lo so, di solito preferisco le storie in cui ogni cosa ha un suo posto e un motivo di stare lì: ho bisogno di capire e figurarmi il tuo world building, altrimenti non riesco a partecipare alla storia e quindi non riesco a coinvolgermi.

Tendenzialmente sono d'accordo con te, tant'è vero che ho già ammesso che probabilmente altri tipi di immagini sarebbero state più utili a capire cosa stesse succedendo. Nella mia testa, mentre scrivevo, il protagonista era in una sorta di mondo di mezzo, in uno spazio e tempo diverso (la diversa temperatura, gli alberi che non conosce, le costellazioni diverse dalle sue) e in quest'ambito trovavo legittima anche la presenza di creature misteriose. In generale, il problema è che la paura scaturisce soprattutto da quello che non si conosce, non sempre tutto dev'essere spiegabile. Ricordo un racconto di King, in cui nel bagno di un tipo, dal lavandino esce un dito, sempre più lungo. Senza spiegazione o world building, l'ho trovata una delle cose più inquietanti. Ma non volevo difendere i miei evidenti errori, era solo per gettare un elemento di discussione, per confrontarci.

CITAZIONE
Attento anche su una cosa: leggendo il tuo commento hai spiegato che la visione di Babbo Natale è malefica perché il pdv non la riconosce, quindi la vede lui così, mentre in realtà è il Babbo Natale come lo intendiamo noi. Eccellente idea, però non ci ero arrivato

Quindi immagino che non hai capito che quelli che descrivo vicino Babbo Natale sono macchine telecomandate, bambolotti e piste. Malissimo, vuol dire che l'ho scritto davvero molto male e che invece di presentarlo, avrei dovuto lavorarci di più.

CITAZIONE
Forse qui sono stato troppo severo e pedante

da un posto che si chiama lo skannatoio, non mi aspetto carezze, hai fatto benissimo, spiegavo solo la mia.

CITAZIONE
Sono contento, per me è importante saper commentare :) Più che col linguaggio, cercherei di rendere il fatto che il pdv è un cavernicolo con i suoi gesti, i suoi pensieri e le interazioni con l'ambiente. Il primo pezzo di 2001 Odissea nello spazio ha il pdv di un ominide, e si capisce bene. Se è un cavernicolo, dagli qualche pensiero in più per la natura, per la caccia, se ha divinità rendile più vicine a un culto sciamanico di qualche tipo. Per me sarebbe un compito molto difficile

Quando parlavo di linguaggio, ovviamente non intendevo solo come parla il personaggio ma come pensa, visto che è il racconto è tutto in prima persona. 2001 è un film, e in qel momento c'è un occhio esterno che sta guardando quello che succede, nei racconti in prima persona non può andare così. Concordo sulparlare più di alcuni argomenti,

Chiacchiero molto ma sto pure portando avanti i commenti, prima o poi arriveranno :P
 
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view post Posted on 2/12/2020, 15:40
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Quando parlavo di linguaggio, ovviamente non intendevo solo come parla il personaggio ma come pensa, visto che è il racconto è tutto in prima persona. 2001 è un film, e in qel momento c'è un occhio esterno che sta guardando quello che succede, nei racconti in prima persona non può andare così. Concordo sul parlare più di alcuni argomenti

Sì, intendevo il romanzo di Clarke ;) la prima parte parla proprio di come gli ominidi scoprono il monolito, e il pdv è Guarda-La-Luna, il capobranco.
Ribadisco che per me è difficile riuscirci bene, per riuscire a esprimere un pdv tanto distante da noi si dovrebbe appunto potenziare l'immersione, e non è per niente facile. Il tuo tentativo ti rende onore, e a mio parere è comunque abbastanza riuscito; andrei solo a esaltare un po' di più quei dettagli di cui abbiamo discusso.
 
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view post Posted on 2/12/2020, 18:04

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Ciao Mentiskarakorum, grazie del commento. Per quel che riguarda i punti deboli, vedrò di fare più attenzione alla costruzione dei dialoghi e a come gestisco le descrizioni (particolari solo se utili). Mi dispiace per il bonus, credevo bastasse mostrare il protagonista frettoloso e distratto al punto da uscire in biancheria in pieno dicembre. Per il resto, sei gentilissimo.
Provvedo a commentare: orpo, credevo la data per commentare e classificare fosse oggi.
 
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view post Posted on 2/12/2020, 23:04

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Allora, ho provato a fare i commenti. Non è stato facile, perché quattro tutti assieme sono un impegno non indifferente e per ognuno ho cercato di capire quale fosse il possibile punto di miglioramento. Ovviamente per ogni frase, immaginate sempre un enorme secondo me, non l'ho scritto troppe volte per non essere troppo ripetitivo.
In generale credo che tutti i racconti (il mio compreso) hanno uno dei due temi preponderanti e l'altro molto accennato. Non sapevo con chi mi sarei rapportato, il livello di scrittura è in generale alto, si vede che nessuno è proprio alle prime armi.


Tu scendi dalle stelle

Il racconto che mi ha colpito di più. Ci ho visto molto de la Cosa di Carpenter o per gli amanti del cinema più datato “La cosa venuta da un altro mondo”, con la stazione polare e il mostro in attesa. Ma esempi del genere ce ne sono a bizzeffe (pure Alien, a modo suo). Belli anche i rimandi (ad es. Miskatonic, Arkham) è un omaggio appassionato, il racconto fa parte dell'universo narrativo di Lovecraft. Rispetto alle storie che mi vengono in mente qui ci sono due persone, quindi non c'è il classico conto alla rovescia, dove scompare una persona alla volta. Bello il finale, arriva tutta la tensione del protagonista che ha capito cosa sta succedendo. Anche a livello di contenuto mi è sembrato originale (o sono troppo ignorante io per cercare analogie evidentissime) e dà un senso diverso a tutto quello che si è detto. Anche i dialoghi mi sono piaciuti, li ho trovati sempre realistici e che danno un'idea precisa della personalità dei personaggi.
Ad andare a cercare elementi che secondo me funzionano meno, c'è il personaggio di Alfonso, Per certi versi è molto suggestivo nel suo dire e non dire e vedere sempre le stesse partite, è anche ben caratterizzato. Dall'altra però non capisco perché non dovrebbe raccontare tutto subito al nuovo arrivato, visto che sarà con lui per parecchio tempo ed è l'unico che potrebbe portare avanti la ricerca (a cui tiene tantissimo) se a lui succede qualcosa. Non c'è nessun altro e non può nemmeno mettersi in contatto con l'esterno, perché fare il misterioso? Vuole metterlo alla prova? Ma comunque è lì e ci rimarrà per tanto, indipendentemente dalle sue qualità sarà l'unica persona su cui potrà contare Alfonso.
Se l'espediente del guasto elettrico è un classico, visto o letto molte volte, mi è piaciuto il fatto che è il protagonista esita ed è lui a non essere capace di risolvere la soluzione, almeno all'inizio. Non è un eroe, non è abituato a sparare e le creature che vede lo spaventano, probabilmente quello che succedere a ognuno di noi. Mi piacciono molto alcune immagini che usi per far capire subito, non troppo scontate (es.: puzza di pannolini usati, il deserto bianco è una colata di ricotta zuccherata). Per quanto riguarda l'attinenza, il tema natalizio c'è ma è un poco forzato. Anche in questo caso, non sono sicuro che la storia fosse stata diversa se fosse ambienta il 20 luglio o a Pasqua. Giusto un appuntoi:

Fisso la sua maglietta. Non indossa la divisa della Miskatonic Corporation ma l’uniforme di una squadra di calcio, i colori sono quelli della Juve.

La prima volta, leggendo forse troppo distrattamente, ho capito che la maglietta fosse quella della Juve. Secondo me dovresti modificare mettendo qualcosa tipo: “non indossa la divisa della Miskatonic ma l'uniforme di una squadra di calcio, la maglia bianconera. E ti pareva, due mesi solo con uno juventino” in questo modo dividi le informazioni oggettive che dai al lettore, i colori della divisa, e il fatto che il protagonista pensa subito alla Juventus.


Neve di Carta
Racconto suggestivo, ho apprezzato molto alcune immagini molto oniriche e l'atmosfera. Il protagonista fa un patto per riportare in vita la propria donna, l'idea di base è davvero molto interessante.

Purtroppo devo dire che ho faticato tantissimo a leggerlo, sia la prima volta che la seconda, per scrivere questo commento. Da una parte c'è una trama in cui non capisco sempre cosa succede, saltano dei passaggi logici che mi spiazzano. Dall'altra anche da un punto di vista delle scelte stilistiche, spesso mi sono dovuto interrompere e tornare indietro perché mi sono perso. Ho deciso di analizzare soprattutto questo aspetto, quello della “fatica” perché mi sembra fondamentale in questo racconto ed è il grosso punto debole, senza soffermarmi troppo sul resto. Ovviamente è un percorso del tutto personale, ma spero ti possa essere utile per avere un'idea di dove un lettore si blocca. Ho cercato di segnalare ogni volta in cui ho interrotto la lettura cercando di capire il perché, provando ad essere più pignolo possibile per dare maggiori elementi possibili. Per il resto hai una buona proprietà di linguaggio e non ho trovato errori macroscopici da segnalare, secondo me bisogna lavorare sulla struttura del racconto (cosa succede, quando e soprattutto perché, come dirlo in maniera efficace) e sulla struttura delle singole frasi (voglio esprimere questo concetto, questa descrizione o questa emozione, qual è il modo più efficace di farlo?)
Per quanto riguarda l'attinenza al tema, la parte lovecraftiana è veramente minima, ma il tema del natale è molto presente.
Ah, quasi dimenticavo: ad un certo punto nei commenti faccio un errore di comprensione che mi è chiaro solo più avanti nel testo. L'ho lasciato perché ho cercato di simulare il flusso di lettura, sottolineando le volte che mi sono bloccato.

Il fruscio sotto la porta lo attirò fulmineo; per i suoi nervi equivaleva a un colpo di frusta; prese il biglietto e venne prima colpito dal disegno che lo decorava nel mezzo, un cerchio bianco a righe rosse intervallato da agrifogli; lo sfiorò, e dal disegno si sprigionò un profumo zuccherino di latte e menta che gli provocò una smorfia.

Inizi sparando due punti e virgola, uno dopo l'altro. Magari riguarda solo me ma mi spiazzi, non me lo aspetto, la lettura appena iniziata è subito interrotta. La prima frase non mi è chiara: quel fulmineo non riesco ad agganciarlo bene a nulla, ci metto un po' a capire che intendi con "attirare fulmineo". Subito dopo aggiungi che “che per i suoi nervi era come un colpo di frusta” e qui mi blocco di nuovo. Devo rileggere la prima frase perché non capisco cosa provochi l'equivalente di un colpo di frusta, il fruscio? Prosegui dicendo che venne prima colpito dal disegno e io mentre leggo me lo tengo a mente quel “prima” perché mi aspetto un “e poi”, invece faccio una fatica inutile perché quell' “e poi” non arriva, anzi arriva il punto a capo. Tutta questa fatica per dire che arriva un biglietto, il tizio lo apre e si sente il profumo di latte e menta (tra l'altro un profumo può essere zuccherino? Intendevi dolce?). Ovviamente ho estremizzato, ci sono le emozioni del protagonista e la descrizione del biglietto, ma la frase non riesce a restituirmi quello che volevi dire perché mi sono fermato tre o quattro volte per capirla, fissandomi su “fulmineo” “colpo di frusta” e “prima”, tre scelte stilistiche più che di contenuto. Ho la sensazione che ti innamori molto delle parole suggestive che ti vengono in mente (sei in buona compagnia, lo faccio anche io) ma che poi non riesci ad abbandonarle nel momento che nella frase creano più problemi che soluzioni. Che sia chiaro, io non dico che tu debba scrivere frasi necessariamente semplici, ma se sono complesse bisogna stare attenti a non interrompere il flusso della lettura.

Altro esempio, subito dopo scrivi:

una grafia svolazzante con un pennarello indelebile dorato

Ma perché esistono pennarelli delebili? Perché mi dai quell'informazione che sembra superflua, servirà a qualcosa?

Caro Duilio, attento a ciò che hai chiesto durante il Natale che sappiamo.

Il "che sappiamo" non serve e confonde perché non si capisce se è "ciò che hai chiesto” che sappiamo “o il Natale” che sappiamo. Se l'intento era di far capire che era una richiesta non recente, era meglio mettere qualcosa come il Natale del '92, chiesto a Natale tanti anni fa, ad es. era più veloce capire a cosa ti riferisci.

Fu quel disegno, prima ancora del mese a farlo immergere nell’atmosfera natalizia; si era alzato e aveva girato il foglio del calendario senza rifletterci.
Il biglietto lo aveva riportato all’atmosfera dell’ultimo Natale davvero felice e lui, a venticinque anni, si era ripromesso di cascarci più.


Tutta questa parte io non la capisco. La cassata lo fa immergere nell'atmosfera natalizia: cosa vuol dire? Si mette un cappello da babbo natale in testa, diventa più buono o inizia a sentire le musiche di Natale, così all'improvviso? In pratica cosa significa immergersi nell'atmosfera natalizia? Oltretutto, nonostante lui si immerga nell'atmosfera, che sembrerebbe una cosa positiva, si alza e cambia immagine. Quindi non vuole essere immerso nello spirito natalizio, immagino. Questo passaggio lo capisco leggendo dopo, ma sul momento ho solo un enorme punto interrogativo. Lui non diventa triste o nostalgico, tanto per fare esempi banali, non gli viene da piangere ma si immerge nell'atmosfera. Non solo non c'è nessun immagine a cui posso aggrapparmi per capire, ma a me lettore confondi un sacco le idee (ho capito questa parte fino in fondo solo scrivendo questo “pippone”).
Sulla seconda frase ho un dubbio legato alla storia: lui già sa che è in un vortice senza fine e quindi non crede più di salvarsi (in quel caso la frase ha senso) o si è ripromesso dal non cascarci più dall'essere felice? Perché in questo secondo caso è difficile che resti indifferente al biglietto arrivato, se è davvero la prima volta.

Il gioco di luci che gli dava l’illusione del movimento cambiò a quel suo gesto: le renne saltarono all’indietro e scomparvero per lasciare posto agli ornamenti a forma di agrifoglio a foglie verdi e bacche rosse del passato.
Il respiro gli si fece affannoso e le immagini si sdoppiarono, ma per la prima volta da due anni il campanello suonò la vigilia di Natale a due colpi, seguiti da una pausa e poi da altri tre.


Avevo capito male questa frase anche solo rileggendola. Credevo che lui andasse davvero nel passato ma non è così e non capisco se lui ricorda com'era la strada in passato o se le immagini si sdoppiano davvero, un segno che qualcosa non va a livello di tempo, come capiremo dopo. Un lettore per arrivare fino a qui ha fatto un sacco di fatica e ancora non capisce cosa sta succedendo.

Afferrò la cornetta del citofono: − Sei tu, Ileana?

Il citofono non squilla da due anni (beato lui, niente postini o rompiscatole vari), la ragazza è morta da un sacco di tempo e lui pensa subito che sia lei? Ok il biglietto, ma prima sembra scettico (non vuole ricascarci più), addirittura collegare il citofono al ritorno della ragazza morta mi sembra un tantino esagerato (infatti dopo è incredulo)

Avverrà davvero come le luminarie?

Oddio, allora avevo capito bene la prima volta, è tornato nel passato. Non so se sono io ma quella parte è davvero poco chiara.

Chiunque abbia deciso di esaudire il mio desiderio, avrà eliminato i danni visibili malgrado il fondotinta, il paradenti?

La parte “malgrado il fondotinta, il paradenti” non riesco proprio a capirla. Lui si chiede se lei sarà uguale a prima, ok ma quel “malgrado” mi spiazza, non riesco a dare un senso alla frase.

il maglione nero a motivi norvegesi rosa carico e gialli

A me le descrizioni piacciono molto, ma qui i dettagli sono eccessivi. Il maglione è nero, a motivi norvegesi (e qui un po' sono ignorante io, mi fermo a pensare cosa possono essere i motivi norvegesi). Questi motivi sono non solo rosa, ma rosa carico (ma è un colore?) e gialli.

pantaloni di velluto in tinta, proprio come la borsa

Si ma quale tinta? Hai parlato di tre colori sopra, come me la devo immaginare?

Afferrò il pacchetto e decise di cambiare il destino.
Lo aprirò ora. Altro che giorno di Natale.


Sceglierei solo una delle due frasi, insieme sono ridondanti.

Nella mente di lui balenò l’immagine dell’auto dal muso accartocciato e dal parabrezza in frantumi cosparso di sangue come il resto dei sedili per farlo scattare come un pupazzo a molla; la fece risedere: − Le prove sono annullate.

Balenò l'immagine per farlo scattare? Non sono sicuro sia corretto, a me suona proprio male. Inoltre la descrizione in mezzo fa si che quando io arrivo a “farlo scattare” devo interrompere e tornare indietro perché mi sono dimenticato a quale frase fa riferimento.

Ma ho inteso omaggiare Irma Gramatica con il personaggio di Nennele, non creare scandali.

Ma davvero in un colloquio formale col proprio ragazzo qualcuno dice “ho inteso omaggiare?”

Lui impallidì, aveva già sentito quell’espressione quando si erano lasciati

Ma non era morta in un incidente stradale? Non capisco

Aveva barattato la sua intera famiglia in cambio della fidanzata.

Forse sono io che in due letture non ho capito, ma quando è successa questa cosa? Non è mai stata detta

Il lontano profumo di cannella, vaniglia e anice stellato e l’eco dei motivi natalizi gli apparvero come un’unica grande beffa.

Personalmente una cosa che mi rallenta la lettura è il doppio e (e anice stellato e l'eco). A volte è inevitabile ma qui siamo sicuri che servano tutti questi odori? A me una frase come “Il lontano profumo di cannella e l'eco dei motivi natalizi gli apparvero come un'unica grande beffa” mi sembra molto più scorrevole. Se uno vuole soffermarsi sui dettagli deve gestire le frasi in modo diverso, tipo: Il lontano profumo di cannella, vaniglia e anice stellato gli sembrarono una beffa (“apparve” per gli odori non credo vada bene). Anche l'eco dei motivi natalizi adesso sembrava finto, ridondante, eccessivo (mi sono inventato la frase per farti capire, ma ancora mi chiedo cosa sia l'eco dei motivi natalizi e perché sia così importante nell'economia della storia).

Allungarono la strada e lui vide le villette dei dintorni tornate allo stato di costruzioni da intonacare e dotare di porte e finestre con accanto i cartelloni sbiaditi dei progetti mai portati a termine.

Mi fermo di nuovo su questa frase. Ok, è andato indietro nel tempo, quindi vede le villette che devono ancora essere ultimate, ma lui sa che le finiranno perché conosce il futuro. E allora perché ci sono i cartelloni dei progetti mai portati a termine? Detta così a me sembra che quello delle villette sia un progetto abbandonato che non si finirà mai.

Il teatro, invece, era di mattoni color carbone e dalle finestre senza tende dai vetri ingialliti dallo smog, dagli insetticidi sparsi d’estate dagli elicotteri del Comune.

Manca la e prima “dagli insetticidi”, che però se aggiunta fa tornare il problema della doppia e. In ogni caso se vuoi inserire tanti dettagli trova il modo di dividere la frase in due: Il teatro era di mattoni color carbone e spiccava su quella parte di città ancora da costruire. I vetri erano ingialliti dallo smog e dagli insetticidi sparsi d'estate dagli elicotteri del Comune.

Ileana si strinse al braccio di Duilio e gli mormorò: − Beh, ora guardo le registrazioni del sito delle commedie del 1968, da Dickens a Meyrink. Mi manca però non poterle recitare. E posso permettermi solo i corsi a Canellia una volta al mese −Il suo tocco si fece stretto come la presa di un gatto infuriato. −Ma tu non puoi capire, da bravo grafico pubblicitario. Toccano a me le otto ore in ufficio a stendere bilanci e gestire ordini e sapere di poter impersonare chi vuoi proprio come Emma Gramatica.
Duilio le rispose: − Invece sì. Tu hai dovuto dare via qualcosa perché ci trovassimo qui ora, ma mi sono trovato anch’io a dover sopportare dei sacrifici pesanti.


Questa parte per me è davvero poco comprensibile. Intanto non capisco “le registrazioni del sito delle commedie del 1968” Sono commedie che sono state registrate nel 1968 e sono su un sito? Sono commedie scritte del 1968 e sono state registrate di recente, durante una replica e sono su un sito?
Inoltre: perché lei ha dovuto dar via qualcosa? Quando ci viene detto? Perché Duilio lo sa?

Duilio incrociò un paio di coppie con due figli per mano e cominciò a sentirsi fuori posto: quei volti ambrati e i cappotti di lana multicolore che indossavano gli trasmisero un forte senso di estraneità

Perché? Non lo capisco

Arrivarono al bancone, ornato di palline di vetro dipinto di azzurro e oro e ornate di strisce di broccato ocra e pietre gialle;

Ogni cosa che viene descritta ha almeno due caratteristiche: il vetro è dipinto di azzuro e oro, le strisce di broccato ocra e pietre gialle e via dicendo. Non c'è mai un maglione rosso, una parete a scacchi, è tutto iperdettagliato e questo iperdettaglio alla lunga stanca la lettura, soprattutto quando gli oggetti hanno due caratteristiche o più. Non significa che non bisogna farlo mai, ma farlo sempre è un modo per appesantire la lettura.

Sì, mi hai salvata dall’incidente, ma ho rinunciato al teatro comunque.

Perché? Faceva parte delle regole per riportarla in vita?

Sia pure. Mi basta che vivano loro più di me.

Ma prima aveva rinunciato a loro senza fare problemi, adesso perché sacrificherebbe la sua vita per farli vivere di più? E che restituzione sarebbe se lui muore prima?

Il giorno dopo Natale, Duilio guardò la propria posta elettronica e inviò una mail di ringraziamento a Ileana, mentre accarezzava il dono di lei: un maglione di lana blu marinaro del Vermont.
Spense il computer e si strinse nel maglione.
Febbre e brividi, ma questo è il meno. Ho passato le feste sentendomi un turista in un paese sconosciuto; però è stato un bel viaggio. Lo rifarei.


Non l'ho capito. C'è una sorta di tempo che scorre, perché è il giorno dopo Natale (credevo fosse intrappolato nello stesso giorno uguale e diverso, tipo giorno della marmotta in Ricomincio da Capo). In particolare le due frasi finali mi sono del tutto oscuro. Quindi? Ileana è viva? Morta? Recita? Non è mai stata uccisa ed era tutto un sogno?

Il prete

n racconto molto classico, anche troppo secondo me. Mi piace la proprietà di linguaggio, le cose fatte capire con i dialoghi e alcune descrizioni sono davvero apprezzabili. I
l discorso Natale è tirato un po' per i capelli, per capirlo faccio questo semplice esercizio mentale: cambierebbe qualcosa se fosse ambientato in qualsiasi giorno dell'anno? Secondo me no.
Secondo me bisogna lavorare su due livelli: elaborare una storia un po' meno scontata e capire come raccontarla in maniera più efficace.
Tutta la prima parte sembra scritta come i Promessi Sposi, stoppi la scena e spiega vita, morte e miracoli di uno dei personaggi fino al punto in cui siamo (dopo aver scritto questo commento non sono più riuscito a leggerlo senza pensare alla voce narrante di Lopez nel vecchio Promessi Sposi del trio). Non è un problema solo di show don't tell, è che ti affretti a creare i preamboli della storia che vuoi raccontare, ma in questo modo la fai diventare scontata. Il prete è brutto e antipatico, tendenzialmente se ne frega della religione e quando è obbligato a dire qualcosa dice quello che direbbe chiunque messo all'improvviso sul pulpito a fare una predica. Chi sarà mai il cattivo di questa storia? Pensa a quanto sarebbe stato diverso un racconto che parla del nuovo parroco del paese e delle piccole stranezze che si svelano poco a poco. Magari non un personaggio visibilmente antipatico, ma pieno di ambiguità: combatte contro un male misterioso o ne fa parte? Per come l'hai scritto diventa chiaro dove vuoi andare a parare, perché ci dai velocemente tutti i presupposti, come se dicessi una barzelletta: in un bar ci sono un italiano, un tedesco e un francese. Tutti gli elementi che mi dà la barzelletta sono funzionali al suo obiettivo, ovvero farmi ridere, non dice nulla di più. Te fai lo stesso, con questa lunga presentazione in cui ci dici tutto quello che dovremo sapere, anticipi in un certo senso il resto della storia. Ho provato ad analizzare alcuni tratti del tuo testo per farti capire il mio punto di vista.

come in quel gioco del passaparola, dove una parola deve essere detta in una fila di partecipanti, partendo da un primo che la spiffera all'orecchio del vicino, e di vicino in vicino giunge all'ultimo della fila, il quale deve dirla ad alta voce, scoprendo per lo più che è diversa rispetto a quella originaria, così forse le dicerie erano state modificate da bocca a bocca, fino ad assumere proporzioni enfatizzate, e alcune mostruose.

Secondo me qui ti sei perso, ci metti un sacco di tempo per dire “telefono senza fili” o similari, non c'è bisogno di usare tutte queste parole per un concetto così semplice.

qualche altra nazionalità oscura

Ok che con Lovecraft tutto è oscuro, ma una nazionalità credo possa essere sconosciuta o ignota, oscura mi suona proprio male.

nei discorsi generalmente procedeva a monosillabi, faceva parlare gli altri, se c'era da discutere molto, e interveniva, solo quando necessario, con «Sì», «No», «Forse»

Troppe virgole, spezzettano troppo il flusso mentre si legge. Secondo me dovresti riformulare la frase o dividerla in due.

Ad accrescere l'antipatia che generava col comportamento era senza dubbio l'aspetto fisico, in equilibrio tra la normalità e una deformità imbarazzante.

Se mi dici in equilibrio, io penso comunque a una cosa positiva, c'è un equilibrio. Anche per la deformità, difficile che non sia imbarazzante.

un'arcata sopraccigliare molto pronunciata – che gettava quindi un ombra fonda sugli occhi, incassati in quell'oscurità al punto che era difficile scorgerli persino di giorno; quando però li si scorgeva bene, si rimaneva basiti da una accentuata sporgenza dei bulbi, tanto che si generava il sospetto che l'arcata contribuisse al mantenerli incassati nelle orbite.

Lo descrivi bene (in generale con le descrizioni sei proprio bravo) ma faccio comunque fatica a immaginare una persona di fronte a me senza riuscire a vedergli gli occhi. Soprattutto se sono sporgenti, è una cosa che si vede e che l'arcata non può nascondere.

Non meno simpatiche però risultavano le sue orazioni. Si era detto che non parlasse molto in pubblico, ciò che, ovviamente, non era ammesso nelle funzioni.

Tre non in una riga e mezzo, il primo in particolare mi ha interrotto la lettura (ti capisco, io nella poca revisione che sono riuscito a fare, ho fatto una strage di non inutili). Non meno simpatici, sembrerebbe simpatici, ma è ironico è quindi c'è un'altra negazione sottintesa. Rendi più fluida la frase e sforzati di trovare, quando è possibile cosa sono o fanno le persone e non cosa non sono o non fanno (ad es. si era detto che parlasse poco in pubblico, che evitasse di parlare in pubblico, ecc.)

Dopo i preamboli liturgici classici, don Pasckics era costretto a fare delle orazioni, suggerimenti di vita giusta che i fedeli avrebbero potuto seguire, consigli vari e apparentemente saggi, o rassicurazioni sulla salvezza delle anime per i timorati di Dio, e quant'altro; a volte si calava in riflessioni sull'attualità, sulla politica, sulle cronache cittadine, cercando di estrapolare da tutto un senso divino, per ammorbidire nelle coscienze, già sedate in parte dalla fede, la durezza e la brutalità della vita.

Anche qui, come per il telefono senza fili, la tiri parecchio per le lunghe descrivendo cose che chiunque può descrivere con una parola: omelia

il tono della voce però rimaneva sempre distaccato, persino infastidito, come se mal digerisse il dire cose su cui aveva poca o nulla fiducia. Spesso sembrava recitare un copione che non si adattava al suo personaggio. Si immagini un Hitler che parli di pace nel mondo, agitando teatralmente le braccia e urlando con quella pronuncia tedesca che può esprimere solo macigni e spine; a tal punto don Paskics pareva tradire la sua vera natura pronunciando discorsi a lui alieni.

Più che spiegone, questo è proprio un vero e proprio spoiler: ci stai dicendo proprio chi è, cosa accadrà e probabilmente come andrà a finire (basta aggiungere che oltre a lui ci sono i due ragazzini che si sono appartati per toccarsi, e chiunque abbia visto un vecchio film dell'orrore sa come andrà a finire: i ragazzini saranno “puniti” per aver pensato di far sesso).

Erano però forse sensazioni della gente? Magari sensazioni stimolate da un'antipatia e una repulsione eccessive? Ben più di un fedele avrebbe giurato di no. Le prove potevano essere certe specie di sbagli che commetteva, certi lapsus che si insinuavano nelle prediche, a volte singole parole fuori di senso, altre piccole frasi poco chiare, oscure nei significati, ma capaci di far scorrere brividi lungo la schiena dei più sensibili e attenti, perché erano tradimenti sottili della sua posizione nella Chiesa cattolica e della funzione di pastore di anime; piccoli incidenti di percorso su cui il prete poi faceva un leggero sforzo di correggere, per esempio modificando appena appena il tono irritante, e rendendolo un pelo morbido, accorato. Ciò però avveniva nella misura in cui era avvenuto il lapsus, e si trattava quindi di sequenze molto brevi.

Ma sinceramente, di cosa pensa la gente a questo punto non me ne frega niente. Mi hai detto che sta mentendo, lo hai reso troppo palese. Questa parte, in questo punto della storia è completamente ridondante, hai già detto tutto quello che serviva prima. Quelli che descrivi sono dettagli importanti, suggestivi, che danno senso alla storia? Si, ma non se la scrivi così, la voce onnisciente mi ha già detto tutto quello che serve. Aggiungo che rileggendolo, togliendo tutto l'inciso sulla storia del prete e lasciando solo i dialoghi tra i due ragazzi, non solo non perderemmo niente di importante ma il racconto ne trarrebbe vantaggio.

come la gonna di quei tizi che girano come scemi

Colpa mia, non ho capito il riferimento

«No. Voglio dare un'occhiata.»

Il prete la inquieta, lo ha visto uscire per fare cose strane e che fa? Vuole entrare di chiesa di notte perché il prete matto ha lasciato la porta aperta. Mi ricorda vecchie serate estive con pop corn, zio Tibia e notte horror su Italia uno (si, sono vecchio).

Cosa diavolo mi prende? si chiedeva in verità lei. Poco prima era rabbrividita per l'orrore che le suscitava quell'uomo, e ora, seppur ancora piena di timore, stava dirigendosi nell'antro della bestia. Giorgio però la rassicurava: anche lui era un pezzo di marcantonio, ed era, al contrario di don Paskics, molto giovane e in salute, non avendo ancora diciotto anni. Inoltre, potevano sempre fuggire, se il prete avesse cercato di catturarli, e quello non sembrava capace di correre granché... Catturarci? pensò di nuovo lei. Ma cosa cazzo mi vado a immaginare? È solo un povero storpio arrabbiato con la vita, non un serial killer!

Anche qui, più che uno spiegone è uno spoiler. Antro della bestia chi lo sta pensando, lei? In più già sappiamo che proveranno a scappare senza riuscirci o che il ragazzo proverà ad usare inutilmente la sua forza fisica.

Il prete, evidentemente, li aveva attesi nascosto dietro l'anta semiaperta, uscendo poi solo quando e se fossero entrati in trappola

Non serve saperlo, è chiaro perché sei stato bravo a farci capire cosa stava succedendo. Frase eliminabile senza alcun danno.

Giorgio approfittò dell'accusa per manifestare la rabbia dell'offeso, ma era un attacco dettato dalla paura, perché la voce gli tremava mentre diceva

Dici troppo. Fai parlare i personaggi senza spiegare le intenzioni, sei bravo a farlo, non serve altro.

«Stavo eseguendo un rito di richiamo, antico più di questo stupido Natale che festeggiate voi stupidi fedeli di una stupida religione. Un rito di richiamo, sì, perché questa è la notte! E le stelle si sono allineate, dopo migliaia di anni, in questa notte che voi chiamate Natale, ma la cui sacralità è ben più antica di quel vostro Salvatore immaginario. Le energie conglomerate dall'allineamento astrale propiziano la via, attraverso cui giungerà... lei!»

Immagino che il prete non vedesse l'ora di spiegare per filo e per segno cosa stava facendo e perché a quelli che immagino consideri inutili pezzi di carne. Far capire senza fare lo spiegone a volte è difficile, io ho fatto l'errore opposto al tuo dicendo troppo poco, purtroppo bisogna lavorare di più per trovare soluzioni credibili (il cattivo che dice tutto alle vittime non lo è) che facciano capire al lettore quello che serve sapere.

aveva saturando di bestemmia quel sacro luogo

Refuso

«Ma mi avete interrotto. E ho sbagliato a praticarlo fuori, ché non è necessario... ma la nostalgia di casa mi ha indotto a uscire, e guardare... Capitemi, sono migliaia di anni che calpesto questo mondo, prigioniero» proseguì il prete. «Tuttavia non è stato un male, fare sia l'una che l'altra, e non è stato un male che mi abbiate interrotto... Se avessi finito, avreste visto la sua forma reale, appena giunta, e potevate mettermi nei guai. Fortuna quindi che questa puttanella abbia quasi gridato.»

Ovviamente stesso discorso fatto prima, con l'aggravante che il prete è uscito per errore, proprio la notte di Natale quando intorno alla chiesa è più probabile giri gente. Certo capodanno sarebbe stato peggio, però il prete sembra proprio stupido.

Arianna gli lanciava un'occhiata ogni tanto

Credo che in quella situazione non si lanci un'occhiata ogni tanto, come qualcuno che durante un pranzo troppo noioso non riesca a trattenersi dal vedere il neo troppo appariscente di qualche altra invitata, Arianna ha paura di morire, non sa cosa gli sta capitando. Immagino che abbia gli occhi incollati sul prete, a meno che non cerchi una via di fuga.

Maledetto Shakespeare!

Ho scritto il mio commento cercando di vedere il racconto come un racconto originale, anche se è chiaro il riferimento a quello di Lovecraft. Attinenza al tema: anche in questo caso, secondo me, il Natale c'entra poco con la vicenda, poteva tranquillamente svolgersi in qualsiasi momento dell'anno.
Nonostante lo show ci sia poco e niente, le frasi scorrono ed è scritto bene, difficilmente ho dovuto interrompere la lettura perché c'era qualcosa che non mi tornava.
Il punto debole di questo racconto secondo me è la trama. Come detto facciamo finta che non è una riproposizione e vediamolo come racconto originale, scritto e pensato tutto nel 2020: quando tutto è gestito dal caso, qualcosa non va. Per caso Cesare trova un biglietto scritto in coreano, per caso ha un amico antropologo proprio coreano che per caso gli manda una mail di qualcosa che senza saperlo è collegato al biglietto, dicendogli di non aprirla e che probabilmente è una fesseria (e che gliel'ha mandata a fare?). Per caso, il treno in cui sale il protagonista fa tappa proprio nel paese che nessuno riusciva a trovare e sempre per caso, nello stesso treno c'è qualcuno collegato al biglietto che aveva trovato un anno prima. Se fosse stato un complotto architettato per farlo andare in quel luogo esattamente quel giorno sarebbe stato interessante, originale. Così invece la casualità ha un ruolo troppo determinante, bisogna architettare espedienti un po' più credibili. Aggiungo un po' di commenti sparsi:

Mi chiamo Cesare Barolo. Secondo voi, con un nome così, che cosa potevo fare? Anticipo la vostra ovvia risposta: sì, mi occupo di vini, export, soprattutto nei paesi asiatici, o, meglio, mi occupavo. Mio padre ha voluto che mi laureassi in Lingue Orientali e fino a ieri giravo l’est del mondo, proponendo ogni tipo di vino di qualunque colore della mia regione, il Piemonte. Prima di cominciare a raccontarvi questa incredibile storia voglio però rassicurarvi che non sono un alcolizzato. Lo dico perché è questa è una delle accuse che mi ha rivolto la polizia quando ho raccontato la mia storia. Le altre: che sono un pluriomicida e una spia al servizio dell’Occidente. Sono detenuto nella colonia penale lavorativa di Yodok, in Corea del Nord. Vedo tutti i giorni l’ambasciatore svedese che funge da tramite con lo Stato italiano perché l’Italia non ha l‘ambasciata a Pyongyang. Non mi dà molte speranze e mi spinge a confessare i miei delitti ma io non ho commesso alcun omicidio nel senso che non ho ammazzato alcun essere umano.

Secondo me questo è tutto tell. Se avessi inventato un interlocutore per il protagonista, l'ambasciatore o un avvocato, avresti trovato almeno un espediente per mascherarlo.

Proprio il giorno prima, il mio amico Alfred, grande amante dell’horror, mi aveva parlato per un’ora di questo autore, il suo preferito

Ma guarda che caso, tanto per ribadire il concetto.

Era il mio amico Cho che mi avvertiva, prima di leggere l’allegato, che secondo lui si trattava di una bufala. Non ci badai e aprii il file

Oltre alle osservazioni fatte sopra, ma perché il coreano gli manda questo file? È correlato in qualche modo al biglietto? Gliel'ha tradotto e in caso, che c'era scritto?

Devo ancora dirvi che”

Refuso?

Ho saputo (anche se risulta assurdo credervi!) che alcuni di loro praticano un rito misterioso in una caverna ai margini del paese, verso l’interno.

Nel momento che si crede ci siano creature come quelle descritte, perché dovrebbe essere assurdo credere che pratichino riti in una caverna?

Scusate la divagazione sulle mie beghe familiari ma serve a farvi comprendere con che spirito partii.

Eliminerei questa frase, non è necessaria.

Giunto nella capitale nordcoreana, dopo aver concluso l’affare con Kan Dung, un grasso commerciante in prodotti ittici, avevo accettato d’incontrarlo, dopo qualche giorno, a cena, nella sua villa sul mare di Unggi, al confine con la Russia.

Troppe virgole, ti conviene riformulare la frase, magari spezzandola in due.

«Il vostro amico si è sbagliato: la prossima fermata è proprio Shunti-mon, che non è una grande città: è solo un paesino.

Questo è uno dei punti più deboli a livello narrativo, secondo me, dopo i “per caso”. Come è possibile che l'amico sudcoreano non ha trovato questo paese, esiste pure una stazione ferroviaria!

Seduti su una panchina della stazione, che Zaal mi disse essere molto distante dal paese, gli raccontai la storia del biglietto.
Il vecchio mi ascoltò con gli occhi chiusi e poi disse:
«Barolo, voi, stando con me, correte un grande rischio perché io devo salvare il mio amico e avrò contro l’intero paese!»
«Che cosa è successo al vostro amico?»
«Non lo so esattamente ma vi devo parlare di Shunti-mon, anche se voi non crederete una sola parola di quello che vi dirò!»
Lo spronai a parlare, rassicurandolo che lo avrei ritenuto un testimone attendibile.


Il vecchio ha paura, sa che rischia di morire e che fa? Racconta tutto a uno sconosciuto straniero incontrato sul treno.

per cui ci lanciammo dall’unica parte che ancora non avevano raggiunto.

Per caso anche qui, vanno nella direzione che porta alla grotta o è voluto, chi li circondava voleva andassero in quella direzione?

Nessuno di noi due si prostrò

Perché? Stanno per essere uccisi e non sanno quali saranno le conseguenze, non sarebbe più logico assecondare la richiesta per poi provare a scappare appena possibile?

Kim Do-yun mi chiese se volessi abbracciare il culto del dio. Rifiutai.

Come sopra, perché non accettare?

E allora il gigante sollevò il mantello per dare il segnale ai suoi accoliti. Sollevò il mantello e apparvero due enormi tentacoli con le ventose pulsanti.

Refuso, hai scritto due volte che sollevò il mantello


Classifica finale:

1. Tu scendi dalle stelle
2. Il prete
3. Neve di carta
4. Maledetto Shakespeare!

Devo dire che a parte il primo classificato, per gli altri è stato molto difficile fare la classifica.

CITAZIONE (MentisKarakorum @ 2/12/2020, 15:40)
Sì, intendevo il romanzo di Clarke ;) la prima parte parla proprio di come gli ominidi scoprono il monolito, e il pdv è Guarda-La-Luna, il capobranco.

Clarke mi manca del tutto purtroppo, mi hai dato un motivo in più per iniziare a leggerlo

CITAZIONE (shanda06 @ 2/12/2020, 19:32)
Buona sera, ecco i miei commenti:

Ehm, dimentichi qualcuno?

Edited by Marcor77 - 2/12/2020, 23:51
 
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view post Posted on 3/12/2020, 08:41
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Siete tutti molto veloci nei commenti. Vi chiedo, secondo regolamento, qual è il termine ultimo per postare commenti e classifica. Grazie!
 
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CITAZIONE (Erich Zann @ 3/12/2020, 08:41) 
Siete tutti molto veloci nei commenti. Vi chiedo, secondo regolamento, qual è il termine ultimo per postare commenti e classifica. Grazie!

Si hanno due settimane di tempo, dall'1 dicembre, per leggere e commentare (nel bando c'è scritto "dal 1 novembre", ma White ha sbagliato).

Quindi dobbiamo aver fatto tutto entro martedì 15 dicembre.
 
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