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Skannatoio Marzo - Aprile 2021, Mors tua vita mea

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Marco S. Di Fonzo
view post Posted on 15/4/2021, 22:59 by: Marco S. Di Fonzo

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Alexandra Fischer:

Ciao Alexandra
Hai questo modo molto interessante di sviluppare il pensato della protagonista di turno, e al tempo stesso descrivere il contesto in cui si trova. A volte, però, quest’ultimo tende a sparire un po’, soverchiato dall’ego proprio della stessa protagonista. Fatico, in certi frangenti, a entrare in empatia con lei, perché certe sue azioni mi sembrano un po’ forzate, poco naturali. Come anche certi suoi comportamenti. Mi è capitato con Mara come mi era capitato, mesi fa, con Rubinia. Stavolta però mi è capito anche con altri personaggi del tuo racconto.
Ad esempio, in questo passaggio:
Lui l’accarezzò su entrambe le guance: − Avrei scelto te e lasciato che uccidessero i miei familiari pur di seguirti.
Mara gli sfiorò le labbra, commossa: − E il tuo studio di architetto?
Ecco, uno che dice una frase del genere per me qualche turba psichica deve averla, e lei gli va dietro addirittura commuovendosi.
Ma Mara, inoltre, come fa a non angosciarsi per la morte dei suoi amici d’infanzia? Pare non gliene freghi nulla. Il loro ingresso sulla scena precede di pochissimo la loro uscita, e finiscono per essere quello che effettivamente Mara, con i suoi comportamenti, pensa di loro, cioè nulla.
Anche la chiusa finale con il “tradimento” di Mara... Scusa la franchezza, ma valeva la pena renderla così stronza da sputtanare la sorella in quel modo? Oltretutto in una scena precedente ce le hai mostrate molto unite...
Qualche accorgimento qua e là: cerca, se puoi, di ripetere più spesso il nome della protagonista perché nelle prime righe entrano in scena così tanti nomi che se non specifichi il soggetto di un’azione si rischia di fare confusione.
Poi ci sono, anche qui come in “Spicchio di cielo”, dei punti in cui ti sei persa qualche parola per strada. Mi stupisce, per questo motivo, vederti postare il tuo racconto con così ampio anticipo sulla scadenza, probabilmente basterebbe qualche altra lettura, il tempo ce l’hai. Però ho visto in rete che hai pubblicato diversi romanzi, quindi sono sicuro che in questa circostanza si è trattato solo di piccole sviste.
Ti faccio alcuni esempi:
-Piero era alla guida del con accanto Mariagrazia
- Mara gli sfiorò le labbra di Mara
...Facciamoci un giro per conto −.
...avessero contenuto e depositi di viveri.
In quest’altro passaggio, invece, probabilmente hai invertito il personaggio perché la sorella di Mara non può parlarle dandole del lei:
Leonora, la quale le si avvicinò calma e si rivolse a Mara: − Ha il coraggio di dare della ribelle a sua sorella?
Comunque devi insistere e proseguire con questa tua passione, hai belle idee e i risultati arriveranno senz’altro.


Mentiskarakorum:

Il racconto è senz’altro scorrevole e piacevole da leggere.
Al di là dei paletti narrativi, che hai senz’altro azzeccato, mi piace il modo che hai di ammiccare al lettore. È tipico della prima persona in un certo tipo di narrazioni, e anche questa si sposa bene con questo modo di fare. Mi spiego meglio: ammiccare al lettore e rivolgersi direttamente a lui sottintende una certa ironia di fondo, e quello che capisco è che tu abbia voluto far trasparire questa ironia, a cominciare dal titolo e dalla cantilena che balla nella testa del protagonista, per arrivare al finale “trash”.
C’è un altro elemento che mi fa propendere verso l’intenzione umoristica del racconto, e cioè il fatto che il protagonista, che si trova nella merda fino al collo, “ferma il tempo” cominciando a descrivere se stesso e quello che fa, e come si è trovato in quella situazione, e lo fa usando il tempo presente. Questa scelta è tipica del racconto umoristico, e mi ha fatto venire in mente in molti passaggi la frase di apertura “salve, sono Troy McClure!” (sono sicuro tu colga la citazione).
Se questo non fosse un racconto volutamente umoristico, difficilmente potresti spiegare il fatto che il protagonista, nel bel mezzo del pericolo, si fermi per le presentazioni e lo faccia usando lo stesso tempo verbale scelto per tutto il racconto. È un po’ come quelle sigle di apertura dei telefilm degli anni ’80, dove il protagonista è intento, che so, a svitare una lampadina, poi all’improvviso si ferma e fa un ampio sorriso in camera, e sotto di lui compare il nome del personaggio interpretato insieme a quello dell’attore. Ecco, queste sono le immagini che leggere questo racconto mi ha suscitato.
In tutto questo, potrebbero esserci delle scelte lessicali un po’ troppo “forti” per lo spirito del racconto, ad esempio quando parli di “mestruo” o di “sperma”: possibile non ci fossero altri modi per rendere l’idea? Preciso, non è un commento bigotto il mio ma solo un appunto sulla coerenza di fondo che deve permeare la storia.

Legno di noce:
Il tuo racconto mi ha coinvolto molto, e tenuto davvero con il fiato sospeso.
Credo solo, non me ne volere, che il finale risulti un po’ troppo affrettato. Forse avresti potuto mostrare di più, calarci maggiormente nella realtà, darci qualche appiglio ulteriore. Di sicuro è una scelta azzeccata ambientare la storia in un posto che potremmo conoscere tutti, facendo rimandi a strade ed edifici che esistono realmente. Contribuisce a rendere ancora più angosciante e coinvolgente la storia.
Altro punto di forza secondo me è la gestione dei dialoghi. Hai usato un impianto stilistico molto attuale e comune a romanzi di successo recente. E’ facile nel tuo caso, e mai scontato in generale, ricondurre le parole a colui/colei che le pronuncia.
Posso solo chiederti come mai hai scelto di far parlare, ad uno dei personaggi, due lingue? Di solito mi è capitato di vederlo fare con le esclamazioni. Ad esempio, se Sarah avesse avuto occasione di, che so, pestarsi un dito con il martello mentre piantava una tenda, sentirle pronunciare un rabbioso “shit!” sarebbe stato più naturale che sentirle pronunciare “a flower” quando fino a pochi attimi prima ha parlato in italiano.
Comunque sono stato contento di leggerti e spero di poterlo fare ancora.


Gruenermond:
il tuo racconto storico è ben scritto, anche se molto lontano dai miei gusti personali. Mi piace l’uso della prima persona al passato, mi sa meno di telecronaca rispetto all’uso del tempo presente. Trovo anzi più sensato che si possa ricordare qualcosa che è appartenuto al proprio passato, e lo si faccia mostrando ciò che è stato. Forse è vero che la prima parte è un po’ appesantita da dialoghi pomposi, poi con l’arrivo dell’azione tutto scorre meglio.
Il finale, forse troncato un po’ troppo di netto, avrebbe potuto portarci meglio lo sconvolgimento interiore della protagonista.

Truemet:
Ciao, devo dire come prima cosa che i riferimenti a TWD con i nomi storpiati sono una chicca da veri nerd, e come tale l’ho apprezzata.
Però ho faticato a starti dietro per quasi tutto il racconto. L’idea alla base, il fatto che il processo di trasformazione sia reversibile, è una trovata interessante, ma avrebbe meritato una narrazione più ponderata e soprattutto coerente, senza dover essere per forza lenta. Se dai per scontata la reversibilità della trasformazione, devi un minimo contestualizzarla, farla digerire al lettore con i tempi giusti. Invece la fai diventare una girandola di trasformazioni che fa perdere il filo.
In alternativa, avresti potuto presentare la novità di questa trasformazione reversibile come il colpo di scena finale, ma mi rendo conto che sarebbe stato un racconto completamente diverso.
Sono sicuro, però, che scrivere questo pezzo ti abbia divertito un sacco, e questo secondo me è il modo migliore per iniziare a cimentarsi con la scrittura.

Francis Luke:
Caro Francis, il tuo è il racconto che mi è piaciuto di più. Avvincente e dal finale sorprendente.
In alcuni passaggi avresti forse potuto presentare meglio i personaggi, contestualizzare meglio le scene (non si capisce subito, all’inizio, di chi è la ferita che il reverendo sta bendando, se sua o di altri, e in questo caso avresti potuto tranquillamente fare subito il nome di Franciszek).
Ma davvero, dovrei sforzarmi per trovare qualcosa che non va. Spero di poterti leggere ancora.

CLASSIFICA FINALE:
1) Montecristo
2) La midriasi bianca
3) In fondo al mar
4) 1478
5) Mordimi
6) La strada delle mattonelle blu
 
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