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Skannatoio Luglio - Agosto 2021, Who lurks in the shadows?

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Leonardo Pigneri
view post Posted on 28/7/2021, 11:26 by: Leonardo Pigneri




Salve a tutti. E' la prima volta che propongo un racconto qui, ma non andateci piano per questo, ho bisogno di tutte le critiche possibili! Buona scrittura e non vedo l'ora di leggere i vostri!

Robert de Craon



Robert si inchinò ai piedi della dama dai capelli d’oro. «Ego, Robert de Craon, cavaliere crociato dello Santo Pater, giuro de sconfiggere la Tigris dello Saladino, in nome de vostra beltà et santità!»
Nella piazza si levò un brusio di pater nostrum e invocazioni ai santi.
Il solo nominare la Tigris faceva quell'effetto.
Robert alzò il capo e i suoi stessi spallaci gli riflessero negli occhi il sole di mezzogiorno.
Dio era con lui, nel verbo e nello spirito, e non temeva creatura alcuna.
«O’ Robert, coraggioso bellatorem,» la dama prese gli armamenti santissimi e glieli porse. «Ego ti benedico con codesta spada et codesto scudo»
Il suo volto era porcellana, le labbra come un fiore ancora non sbocciato.
Robert prese le armi e si sollevò a guardare lei e la gente del villaggio. «O’ dama, o’ fedeli animae, non temete! Alla finem de codesto diem tornerò cum la capa de’ bestia nella manus!»
Ci fu un coro di esultanze e applausi, il Rangero rubicondo si scostò dalla folla e gli si avvicinò. «Robert, portami con te, te ne prego!»
Il cavaliere lo guardò dritto nella maschera. «O’ Rangero, sei socuro de ciò que favelli? Tigris est malvagia et infingarda.»
«Ma io so battermi, mio signore, ti tornerò d’aiuto, vedrai!»
Ello era un caro giovine. Robert si fece il segno della croce. «E va bene Rangero, dì addio alli tuoi fratres variopinti et preparati ad peregrinare meco fino all’antro delle fiere, sarai lo meo scudiero!»

Robert roteò un fendente dal basso e squarciò il petto dell’ultimo guerriero candido. «Que lo tuo spiritus torni al dominus Saladino et li disturbi lo torpore!»
Il corpo del soldato cadde all’indietro con la strana arma in pugno.
La piana del marmo si estendeva liscia e spoglia per miglia e miglia. Robert si voltò in cerca del suo scudiero. «Rangero, state bene?»
Egli si ergeva su altri due cadaveri in armatura bianca. «Sto bene mio signore, e voi?»
«Non dovete nieanche dimandere. Codesti homini bardati non sum al meo paro et giammai lo saranno.» Ne pungolò uno con la punta della spada. «Sed me domandavo, siete voi edotto su cosa sum codeste balestre que lux virgano?»
Rangero ne raccolse una. «Pistole laser, mio signore, il Sultano deve aver messo le mani sulle tecnologie più all’avanguardia.»
«Mai audite nominare, sed nulla sum in comparatio alla terribilis Tigris» Robert si sedette su una pietra.«Ci accampiamo ivi codesta nocte, prepara le vettovaglie, Rangero.»
«Sì mio signore, accendo il fuoco appena ho finito di radunare i corpi.»

Robert addentò una cipolla alla brace. Era dolce e speziata. Il succo gli si riversò sulla barba scura. «Sum boni codesti cipollotti, voi avete in vero lo talento pella cocina, caro Rangero.»
«La ringrazio» Lo scudiero tagliò un pezzo di frittata agli erbi e se la fece passare sotto la cuffia vermiglia che portava in viso.
«O’ Rangero, tu es de poche verba codesto vespro, que succede?»
Lo scudiero alzò il capo sul cavaliere, seppur la sua espressione era nascosta, pareva assai cupa dalla voce.«Ho sentito che voi l’avete già affrontato una volta, il mostro, è vero?»
Robert finì il cipollotto e si pulì la bocca col fazzoletto donatogli dalla dama. «Così est. Me sum salvato dalla Grande Consolatrice onde gratia divina. Tigris est inimicus incredibilis.»
Il suo scudiero si sporse sulla pietra.«E come faremo allora a sconfiggerla?»
Robert lo guardò dritto nel punto in cui ci dovevano essere gli occhi.
Povero giovine sine fides nello signore.
Si alzò e fece un passo verso di lui. «Cum l’ardore de’ mea spada et la fortitudo delle tue percosse, et quo altro!?» Gli diede una manata sulla spalla. «Non dubitate Rangero, entro domane ci spartiremo la gloria di codesta impresa, deus testis!»

Rangero parve rincuorato, se non dal viso, dai suoi modi lesti di riordinare mentre Robert beveva il vino di Fra Paoluccio. Anche il vino era buono e dolce, ma con un retrogusto aspro delle terre sante del papato.
Ci fu un gorgoglio secco e vibrato.
Robert si drizzò nel suo giaciglio.
Non vi erano molti posti dove nascondersi nella piana.
Portò la mano alla spada e avanzò verso la montagnetta di corpi dei soldati.
«Che succede, mio signore?» Bisbigliò lo scudiero dietro di lui.
«Fai attentione Rangero, ci est qualcheduno di ancora viviens là!»
Un ringhio infernale infranse la calma della notte. Con un balzo di sei metri, un'ombra gigantesca scavalcò il cucuzzolo di cadaveri.
Rangero urlò. «La Tigre del Saladino!»
Robert estrasse la spada. La lama risuonò argentina allo scorrere sul fodero dorato. La bestia, ancora adombrata, sembrò sussultare nell’udire quel suono. «O’ vieni Curda fiera si habes lo ardimento di sfidare Robert de Craon ancora una volta!»
Per fortuna non si era tolto l’armatura.
La fiera fece un passo in avanti senza produrre alcun rumore.
Lo scudiero ansimò al fianco di Robert. «Sono con lei, mio signore.»
La bestia produsse un verso gutturale dal torace, la luce del fuoco le illuminò il muso.
«Stai indietro Rangero, est meo dobere affrontarla!» E con un braccio lo spinse di lato.
Gli occhi velati della Tigris guardavano Robert. Le zanne luride di sangue e terra vibrarono di trepidazione per la sua carne.
«Ti sei facta più foetida dell’ultimo tempore!»
Il pelo era grigio per quanto lerciume ci fosse sopra, e qua e là ne mancavano delle chiazze, perse probabilmente nelle numerose battaglie.
Robert lanciò un’occhiata allo scudiero. S’era messo più indietro come gli aveva ordinato.
Bravo giovine.
Con passo controllato il cavaliere iniziò a camminare intorno al fuoco mettendo di mezzo tra lui e la Tigris le fiamme tremolanti.
Era passato così tanto tempo. Robert si rigirò l'impugnatura della spada nella mano. Aveva pregato ogni ora di avere la forza e lo spirito di affrontare la bestia, ma solo quel giorno Dio aveva deciso di entrargli nell'anima e guidarlo all'azione.
Uno scatto. La Tigris balzò oltre il fuoco. Scintille e cenere volarono dappertutto. Robert si gettò di lato. Un artiglio grattò la sua armatura portandone via un capello di ferro.
Ella era più veloce dell’ultima volta.
Il pelo della fiera bruciava sul petto e sui lunghi baffi. Agitò la testa per spegnere i tizzoni ma il cavaliere approfittò della distrazione e caricò verso di lei. «Pello Pontifex Maximus, pella mea dama!»
La spada penetrò nella zampa destra della creatura; questa ringhiò assordando un orecchio di Robert, levò l’altra zampa e la scagliò su di lui. Robert fece giusto in tempo ad alzare lo scudo. «Ah!»
Fu sbalzato via. Come un sacco di ferraglia rotolò per metri e metri sul terreno duro. Lo scudo andò perso chissà dove ma la spada gli rimase stretta nel pugno.
Fece per distinguere il sù dal giù ma la fiera era di nuovo su di lui. Un odore acre invase le narici del cavaliere. Con una zampa la Tigris gli schiacciò il torace e lo bloccò a terra. Diverse ciocche di pelo rilucevano ancora delle braci accese.
Robert urlò con l’ira San Olav di Norvegia. «Tentant, animal inmundum!»
Le fauci della bestia scattarono verso la sua giugulare. Il cavaliere vi frappose il braccio sinistro.
Sentì il dolore annebbiargli la mente.
La Tigris perforò l'armatura e affondò i denti nel suo bicipite. Ma Dio era ancora con lui. Robert mosse l’altro braccio, che stringeva la spada, e trafisse il collo della bestia da parte a parte. Il verso della Tigris rombò nelle fauci ancora serrate. Malgrado il ferro nella gola, non accennava ad allentare la presa dall’arto sanguinolento. Robert cercò di divincolarsi ma la bestia tirava e tirava. La spalla emise uno strano strepitio. E un altro. E un altro ancora.
Poi il braccio si staccò.
Ci fu un fiotto di sangue, Robert urlò e mollò la spada conficcata nella Tigris. Si afferrò la spalla vuota. Finem perveniva.
La bestia ciancicò un poco il braccio e lo lasciò andare con uno scossone della testa. Si chinò di nuovo su di lui con la mascella aperta.
Una serie di passi schioccarono da dietro Robert. Si interruppero di colpo e l’aria vorticò sopra il cavaliere.
Rangero roteò tre volte verso la Tigris; estese una gamba e colpì la bestia dritta sul naso.
Ella guaì e si sollevò sulle zampe posteriori. Lo scudiero atterrò di fronte a Robert con un braccio alzato in diagonale, l’altro sul fianco e le gambe allargate in una V capovolta. «Ci penso io, mio signore, lei tenga duro!»
«Attentione Rangero, la Tigris!»
La creatura balzò su Rangero e con un morso gli staccò la testa.
Robert inorridì.
Il corpo del giovine si accasciò prima sulle ginocchia e poi in avanti, sulla pietra, spargendo sangue tutt’attorno. «No! Damnato felide Saladini! Vindi-»

Elena spalancò la porta. «Mattia stai urlando!»
«Non è vero mamma, stavo facendo piano!»
«Ti sentivamo dal salone, e comunque è ora di andare a letto, sù, corri a lavarti i denti.»
«Ok...» Mattia posò il cavaliere a terra, si tolse dalle gambe il vocabolario di latino e uscì dalla stanza imbronciato.
Non stava giocando al pc almeno.
Elena si chinò a terra. Una bella bolgia davvero.
Ma che stava combinando suo figlio?
Prese il mucchio di soldati di Star Wars e li buttò nella cesta dei giochi. C’era uno strano odore però.
«Hai bruciato qualcosa Mattì!?»
«Che?» gridò Mattia dal bagno.
«Dove sta l'accendino che ti avevo dato?»
«E che ne so, io!»
Si guardò intorno. Il modellino del cavaliere crociato, regalato a Mattia per il compleanno, giaceva a terra senza un braccio. Per fortuna era uno di quelli smontabili.
Gli riattaccò il pezzo con un click e lo posò sullo scaffale vicino alla barbie di Sofia e gli altri giocattoli più belli.
C’era anche uno dei Power Ranger in quel mucchio riversato sul pavimento, ma era stato decapitato ed Elena non riuscì a trovare la testa.
Prese il grosso dizionario italiano-latino.
Non aveva idea di come un bambino "giocasse" con un vocabolario. Ma almeno imparava qualcosa, forse.
Lo richiuse e lo infilò nello spazio trai volumi di storia sulla libreria.
Guardò il vecchio peluche della tigre sdraiato a terra. «Ti avevo detto di buttarlo questo dannato coso!»
Dall’altra stanza arrivò smorzata la voce di Mattia che si lavava i denti. «Cosha?»
«Tigrotto! È tutto sporco e non mi stupirei avesse anche gli acari!»
«Nho mamma, mhettilo a lavare!»
Lei sollevò il peluche con due dita. Aveva diversi punti anneriti. Era lui ad emanare quell’odoraccio di bruciato.
Dalla fauci imbottite gli cadde la testa del power ranger rosso.
Ecco dov’era.
La raccolse e la rimise al pupazzetto. Lo poggiò vicino agli altri sullo scaffale e uscì dalla stanza col peluche in mano. «Io lo butto, non me ne frega niente Mattì!»

Robert sentì il braccio e il fedele Rangero di nuovo al suo fianco.
Gratie Madonna per codesto miracolo!
Ma non poteva parlare né muoversi.
Dio non era più con lui.

Edited by Leonardo Pigneri - 8/8/2021, 11:18
 
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