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Skannatoio, speciale VIII ½, Ventiquattr’ore nella notte buia e tempestosa
I mini-campionato, 5½ di 6

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Alessanto
view post Posted on 19/4/2012, 13:07




CITAZIONE (gian_74 @ 19/4/2012, 13:38) 
OK, ora faccio la "domanda idiota delle 13:38": Cosa hanno a che fare Grandi disastri, tragedie, calamità dell'indice, con la gara?

Macché hai fatto bene altrimenti ci sarebbe la stessa domanda idiota da parte mia. Sarebbe cambiato solo l'orario... :lol:
 
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gian_74
view post Posted on 19/4/2012, 13:10




Ah, meno male perché stavo diventando scemo, ho letto e riletto il regolamento 10 volte... ;)
 
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kendalen
view post Posted on 19/4/2012, 13:11




Io manco me n'ero accorto. Per la serie "leggiamo bene tutto"... :p095:
 
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-Molly-
view post Posted on 19/4/2012, 13:51




credo che nel racconto ci sia da inserire uno di quei temi...o sbaglio? perchè in effetti nel regolamento non c'è scritto...

@ smilodon

CITAZIONE
e il tempo non è più quello di una volta.
E non c'è più rispetto.
Ah, questa gioventù...

<_< mi stai forse dando della centenaria? :D

Edited by -Molly- - 19/4/2012, 15:19
 
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view post Posted on 19/4/2012, 14:19
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I'm gonna be sincere, so get ready for it.

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Uhm, da quanto leggo nel bando non mi parrebbe, sembrerebbe obbligatorio solo l'incipit... correggetemi se sbaglio, visto che sennò dovrò cestinare il poco che ho già scritto!!
 
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-Molly-
view post Posted on 19/4/2012, 14:22




perchè ho visto che negli altri speciali si doveva includere qualcosa del pozzo senza fondo...ma qui non è specificato...poco tempo e indecisione... :wacko:

ps per SdB:
nell'altro Skanna parlavi di un'eventuale incontro per gli Skannatisti al nord...bell'idea :)
 
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view post Posted on 19/4/2012, 14:38
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Io sono stata in dubbio fino all'ultimo poi, visto che nei post si ripeteva solo l'obbligo dell'incipit, non ho inserito calamità. Spero di non aver preso un'altra cantonata perché il tempo di scrivere un secondo racconto non ce l'ho. Al limite posso cercare di far passare per sciagura il racconto stesso. :p099:
 
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-Molly-
view post Posted on 19/4/2012, 14:46




mi hai convinta, tengo buono solo l'incipit...vediamo se mi esce qualcosa di postabile :D
 
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view post Posted on 19/4/2012, 15:47

il gattaro

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io passo, sono nel letame con il lavoro e non ho tempo. Mi spiace, leggerò i vostri racconti...
 
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Cattivotenente
view post Posted on 19/4/2012, 18:29




Arrivato ora da Roma e preda d'influenza intestinale. Mi sa che mi perderò anche quest'edizione... Dopo cena provo a imbrattare qualche foglio, sempre che non mi cada la testa sulla tastiera. Francamente, la vedo duretta... :(
 
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kendalen
view post Posted on 19/4/2012, 18:31




CITAZIONE (Cattivotenente @ 19/4/2012, 19:29) 
Arrivato ora da Roma e preda d'influenza intestinale. Mi sa che mi perderò anche quest'edizione... Dopo cena provo a imbrattare qualche foglio, sempre che non mi cada la testa sulla tastiera. Francamente, la vedo duretta... :(

Ok, quindi prepariamoci alla nuova vittoria di CT.
Sì, sto gufando. Non si può? :p099:
 
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Mr.Peppino
view post Posted on 19/4/2012, 18:46




Anche io dopo cena proverò a imbrattare qualche foglio :P
 
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Cattivotenente
view post Posted on 19/4/2012, 19:19




Ammazza che rapace! Guarda, non so proprio se partecipo, giurin giurella. Ricorda l'ultima volta: detto e fatto. E poi, dopo un malocchio di tali proporzioni...
 
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view post Posted on 19/4/2012, 20:11
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Anch'io voglio credere che non siano da tenere in considerazione le calamità... ho troppo poco tempo e troppo sonno per provare a riscrivere qualcosa!

La vera ricchezza di nonno Alberto


Era una notte buia e tempestosa quando decisi di suicidarmi.
Ero a pezzi. Ero arrivato al punto di sentirmi l’uomo più sfortunato della terra. Non che non mi fosse già capitato prima. A tutti capita più volte nel corso della propria esistenza, vero? Ma quella volta, io ero di fronte a delle evidenze oggettive. Ero stato licenziato, mia moglie mi aveva abbandonato dopo aver cominciato una storia con il padrone dell’azienda per cui lavoravo. Il figlio, però, me lo aveva lasciato. Ero certo che quella puttana lo avesse concepito con un altro, poco prima di accettare di sposarmi, al-trimenti perché mettersi con uno sfigato come me? Ma soprattutto, perché i capelli di mio figlio erano rossi? La casa in cui vivevo, della mia famiglia da otto generazioni, aveva avuto un problema strutturale ed era stata dichiarata inagibile, giusto un mese prima, però, era stata dichiarata abitazione storica e non ero autorizzato a fare lavori di edilizia, ma solo costosissimi in-terventi di restauro. E proprio mentre stavo correndo a casa, dopo aver ricevuto una telefonata da mia madre per dirmi che il suo secondo marito aveva avuto un infarto e che non poteva stare con il bambino, la macchina si era inspiegabilmente spenta nel mezzo di un bosco attraverso cui avevo deciso di tagliare nel tentativo di risparmiar tempo. La pioggia, forte come poche volte mi era capitato di vedere in vita mia, fu la classica ciliegina sulla torta: il colpo di grazia alla mia anima ormai da anni in agonia.
CRAKKABOOOOM!
Un fulmine trasformò per un istante la notte in giorno e sotto la pioggia battente riuscii a intravvedere la sagoma di una casa: una specie di casa degli orrori della cui esistenza non mi ero mai accorto prima. Io però, al contrario di Janet Weiss e Brad Major, i protagonisti di The Rocky horror picture show, possedevo un cellulare e non dovevo andare a elemosinare telefonate da nessuno… salvo scoprire, giusto un attimo dopo aver formu-lato quel pensiero, che il fulmine aveva mandato in tilt ogni dispositivo e-lettronico a mia disposizione.
Aprii la portiera rassegnato, e mentre l’acqua, stranamente tiepida, mi avvolgeva, un altro fulmine fece luccicare qualcosa tra i miei piedi e quando la riconobbi, non riuscii a trattenere una risata. Una moneta da due euro. Come potevo evitare di ridere, visto che in vita mia non mi era mai capitato di trovare soldi per terra?
Fu mentre la raccolsi che presi la decisione: quella notte mi sarei suici-dato. Prima però, avrei provato a raggiungere la villa per telefonare alla mia vicina e dirle di stare con il bambino fino a quando mia madre non fosse tornata a casa. Aver deciso di suicidarmi non significava che a seguito del mio gesto dovesse andarci di mezzo un innocente.
Solo dopo mi sarei suicidato.
Scesi dall’auto senza preoccuparmi di chiuderla.
L’istinto mi fece correre per cercare di bagnarmi il meno possibile, evi-tando le pozzanghere disseminate lungo il vialetto che dalla strada portava alla villa, passando accanto ad una quercia sotto cui evitai di fermarmi per paura che un fulmine mi colpisse. Per essere un aspirante suicida, avevo ancora un po’ troppe remore!
Quando arrivai davanti al portoncino, ero completamente zuppo, quasi che il tragitto lo avessi fatto a nuoto. La luce fioca di una lampada a olio il-luminava dall’alto lo zerbino con sopra scritto: “benvenuti”.
Un fulmine ancora più forte dei precedenti esplose pochi passi dietro di me. D’istinto mi girai a guardare il punto in cui si era abbattuto, convinto di vedere la vecchia quercia in fiamme. Ma l’albero non era più lì! Non era sparito, sembrava piuttosto che non ci fosse mai stato!
Mi voltai e trovali l’uscio della casa aperto.
– Prego Signor Ciolfi. La stavo aspettando.
Davanti a me c’era una donna bellissima. Sembrava una diva degli anni trenta, con la pelle candida più del latte. Indosso aveva un pagliaccetto di seta trasparente che a malapena nascondeva il generoso seno e i morbidi fianchi. Come faceva a conoscermi?
– Smettila Eva. – Le dissi. O meglio, lo disse la mia bocca, visto che io non mi ero minimamente immaginato di articolare alcun suono. Ero ancora inebetito davanti alla sua bellezza. – Sono solo e sono qui per te.
– Alberto, sei fantastico. – Disse la donna usando il nome di mio nonno. – Come fai ad avere quel tono sbrigativo da uomo d’affari anche quando stiamo per fare l’amore?
Mio nonno non rispose.
In qualche modo il mio spirito aveva fatto un salto indietro nel tempo di almeno ottant’anni ed io, “adesso”, ero dentro il corpo del mio antenato.
– È l’unico tono possibile, quando si ha poco più di mezzora a disposi-zione. Se non torno a casa prima di mezzanotte, mia moglie mangerà la foglia e ci ritroveremmo in un mare di guai.
– Perché non mandi tutto e tutti al diavolo? – Disse Eva prima di met-termi le braccia al collo e darmi il bacio più sensuale che avessi mai rice-vuto. – Dai Alberto. Scappiamo in America.
– Non possiamo. Lo sai.
– Sì. Me l’hai detto un sacco di volte, ma la tua fabbrichetta non mi sembra un motivo sufficiente per rinunciare alla felicità.
– La felicità? – Rispose mio nonno staccandosi dalla donna con mio sommo dispiacere. – La felicità esiste solo per parentesi di brevissima du-rata. Il resto della vita è sofferenza e sacrificio. Pensaci Eva: se scappassimo in America… che cosa otterremmo?
– Tanto per cominciare, potremmo stare insieme senza doverci nascon-dere da tutti.
– Certo, ma tutte le nostre ricchezze rimarrebbero qui. La tua villa, i tuoi poderi, le tue vigne e così anche quella che tu chiami la mia fabbrichetta. Senza contare che se l’Italia entra in guerra, ho già avuto un’offerta dal governo per riconvertirla in industria per la costruzione di ordigni bellici… un’ottima occasione per fare fortuna.
Avrei voluto urlare che le cose non erano andate così.
L’azienda di mio nonno, proprio a causa della riconversione, andò in malora e con la sconfitta dell’Italia non riuscì più a riprendersi. E in quel momento mi ricordai che l’unica cosa che mi aveva raccontato mio padre a proposito del nonno Alberto era che non lo aveva mai conosciuto perché si era sparato un colpo alla tempia quando lui era ancora piccolo.
– La guerra non può essere una cosa bella. – Fu il commento triste della donna.
– Piccola. – Disse mio nonno abbracciandola. – Non ho mai detto che la guerra è bella… ho detto solo che la guerra mi renderà ricco. E nel mio benessere ci sarà spazio anche per il tuo.
Eva nascose il viso contro la spalla di Alberto. Lui la lasciò sfogare per qualche attimo, quindi le asciugò il viso con un’infinità di baci e quando Eva si calmò, salirono al piano superiore, si chiusero in camera da letto e fecero l’amore con forza e disperazione, quasi che volessero prendersi tutta la gioia possibile dall’unione delle loro anime disperate, capaci d’incontrarsi solo di notte in clandestinità.
Quando finirono, mio nonno se ne andò senza dire una parola, lasciando la donna a piangere sommessamente da sola. Io non lo seguii. Il mio spirito rimase sul letto vicino a lei. Intanto, oltre la finestra, cascate d’acqua e fortissimi tuoni riempivano la notte.
Eva a un certo punto si alzò, andò al piccolo scrittoio e aprì il portagioie. Era pieno di lettere, poco più sotto c’era un piccolo diario. Lo raccolse, con calma lo aprì e lo sfogliò fino a raggiungere la prima pagina bianca. Raccolse una lussuosa penna stilografica e scrisse con grafia leggera: “Ad-dio” ponendo due grosse lacrime a sigillo.
Ripose tutto ordinatamente. Quindi raccolse il porta gioie e andò a na-sconderlo sotto un’asse del parquet. Quando si rimise in piedi, nella mano destra stringeva una Derringer.
– Noooooo! – Urlai, ma dalla mia bocca non uscì nessuna parola.
BANG

Quando mi svegliai era mattina.
Ero ancora bagnato fradicio. A fatica riaprii gli occhi e mi ci volle più di un momento per capire dove mi trovavo.
Eva!
Sì, la casa era la sua, ma era evidente che fosse disabitata da anni. Il mobilio era sparito e sulle pareti centinaia di Graffiti si erano sostituiti alle lussuose tappezzerie. Guardai fuori dalla finestra e giù in fondo al vialetto riconobbi la mia macchina, parcheggiata nei pressi della quercia ritornata al suo posto.
Mi mossi lungo le pareti della stanza lentamente, rivivendo più volte l’incontro avuto da mio nonno con la padrona di quella villa. Sul parquet si distingueva ancora la zona più scolorita su cui una volta si trovava il letto. Con la stessa logica ritrovai la posizione che era stata occupata dallo scrit-toio, quindi, spostando di poco lo sguardo individuai l’asse sotto cui Eva aveva nascosto i suoi tesori.
Erano ancora lì e quando li strinsi tra le mani, mi sentii invadere da tutta la sua tristezza. Da tutto il suo dolore. Mi sedetti per terra con la schiena appoggiata al muro e mi dedicai alla lettura delle lettere di Eva e poi del suo diario.
Lo feci per un tempo indefinito.
Quando mi alzai ero a pezzi. Gli abiti mi si erano asciugati addosso, la-sciandomi una tosse fortissima che mi squassava i polmoni assieme a una ritrovata voglia di vivere che non mi sapevo però spiegare. Non avevo cambiato idea, il suicidio mi sembrava ancora l’unica cosa giusta rimasta da fare. Eva ed Alberto si erano trasformati nei miei modelli ideali, ma non mi sentivo ancora pronto a raggiungerli.
Provai a mettere in moto l’auto, ma anche se era tornato a splendere il sole, di partire non ne aveva la minima intenzione. Allora m’incamminai fino a uscire dal bosco e quando trovai un telefono pubblico con i due euro trovati la sera prima, chiamai un taxi e mi feci portare a casa.
Passai a letto i successivi dieci giorni, fino a quando non riuscii a rimet-termi in piedi. Avevo preso una polmonite da manuale e il medico mi aveva consigliato di rimanere a letto per un’altra settimana almeno, ma non potevo rimandare oltre. Salutai mia madre con un bacio sulla fronte e andai a prendere il bambino a scuola, forse non era sangue del mio sangue, ma mentre mi correva in contro con il suo grosso zaino, mi dissi che erano fi-glio mio… senza ombra di dubbio e che lo avrei tenuto con me ovunque fossi andato.
– Ciao Papà.
Per tutta risposta lo strinsi forte a me. Poi lo feci salire in macchina sul sedile posteriore, aspettai che si sedesse sul suo seggiolino rialzato e che chiudesse la cintura di sicurezza, quindi, misi in moto e partii deciso.
– Ma dove andiamo? – Chiese rendendosi conto che quella non era la strada per casa.
– Oggi andiamo in gita! – Dissi guardandolo attraverso lo specchietto retrovisore. – Andiamo a fare un giro sul lago Maggiore.
Durante il viaggio ridemmo e scherzammo per tutto il tempo.
Quando arrivammo a Como, scendemmo a farci due passi sul lungolago, con gli ultimi soldi che mi erano rimasti comprammo un enorme gelato. Dopodiché, ci rimettemmo in marcia fino a raggiungere un belvedere a strapiombo sull’acqua.
Il cielo era grigio e carico di pioggia. Anche quella notte sarebbe stata buia e tempestosa.
– Papà, mi stai stringendo la mano troppo forte. Mi fai male!
Non risposi. Rimasi fermo lì con le gambe tremanti pensando a nonno Alberto e a Eva.
Tornai indietro di qualche passo e…
– Sei mai stato in Svizzera? – Domandai dopo un momento che mi parve infinito.
– No.
– Che dici, ci andiamo? ‘stasera potremmo dormire lì e domani…
– Ma domani devo andare a scuola.
– Non preoccuparti. Ci parlo io con la maestra.

È passato un mese da quel giorno e tutte le mattine, ringrazio Alberto ed Eva per avermi fatto rivivere le loro tristi storie. Ma, soprattutto, ringrazio Eva per aver riposto dentro il suo porta gioie la chiave della cassetta di si-curezza svizzera in cui Alberto aveva nascosto una fortuna in diamanti e lingotti, per un valore di oltre quattro milioni di euro. Soldi che gli sareb-bero dovuti servire per rimettere in sesto la sua fabbrica nel caso in cui gli affari fossero andati male.
Ero convinto che l’avrei trovata vuota, altrimenti perché mio nonno si sarebbe dovuto suicidare? Era per quella ragione che arrivato a Como, as-salito dal dubbio, anziché proseguire per la Svizzera avevo di nuovo acca-rezzato l’idea di farla finita.
Per fortuna ci avevo ripensato.
L’amore di Alberto per Eva era sincero, ne ero stato testimone, e proprio mentre cercavo di racimolare tutte le mie forze per riuscire a gettarmi giù dal belvedere assieme a mio figlio, avevo intuito la banale verità: mio nonno non si era suicidato perché gli affari erano andati male, (in banca aveva soldi a sufficienza per ricominciare tutto da capo) mio nonno si era suici-dato perché il benessere senza amore non esiste e si dannava per aver perso l’unica donna che avesse mai amato davvero.
Ed era dall’amore che volevo ricominciare!
Non l’amore per una donna, ma l’amore per mio figlio, mio oltre ogni ombra di dubbio, per l’amore che provo per lui e che lui prova per me e non per il colore dei suoi capelli, rossi come quelli di nonno Alberto.
 
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view post Posted on 19/4/2012, 20:30
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SABBA CONDOMINIALE


In revisione


Edited by LeggEri - 13/6/2012, 08:50
 
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