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Skannatoio, luglio 2012, speciale X-1 ½, Ventiquattr'ore a Caracas
extra-campionato, 1½ di 2

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Jackie de Ripper
view post Posted on 15/7/2012, 18:20




Il primo valoroso s'è espresso!
Chi sarà il secondo? Un caffé
d'orzo
o un mocaccino corretto?
 
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cristiano rimicci
view post Posted on 15/7/2012, 19:03




IL SEME OSCURO


All’epoca “El Rubio Manchado”era rinomato come il peggior bar di Caracas ed era proprio per quel motivo che a Miguelito piaceva. Com’era solito fare, anche quella sera entrò nel locale, si accomodò al bancone e attese che Emilio, il gestore del locale, gli servisse un bicchiere di rum scuro con due cubetti di ghiaccio.
Miguelito era un cliente regolare, uno di quelli che pagava subito le sue bevute. A lui non piaceva avere debiti, tanto meno crediti, soprattutto se coloro che gli dovevano dei soldi venivano dal “vecchio continente”.
Il suo lavoro era rischioso e le spese che doveva sostenere tutte le volte che accettava un ingaggio gli lasciavano in tasca solo un piccolo profitto ma in fondo, a Miguelito, la cosa non interessava un gran ché perché lui adorava ciò che faceva, era l’unica cosa che sapeva fare e la faceva davvero bene, così bene da essere diventato in pochi anni il numero uno nel suo campo.
Alla fine doveva solo rispettare le poche regole che lui stesso si era imposto da quando era entrato a far parte, anche se in modo marginale e del tutto fortuito, di quel mondo occulto, misterioso e decisamente pericoloso: pagamento anticipato e cambiare alloggio al termine di ogni ingaggio.

Dopo il secondo bicchiere di rum Miguelito guardò l’orologio, la lancetta più grande stava sorpassando il numero quattro, venti minuti di ritardo e il tizio che aspettava ancora non si era ancora fatto vivo.
Avrebbe aspettato altri dieci minuti dopo di ché se ne sarebbe andato.
Stava pagando il conto quando, attraverso lo specchio posto sulla parete dietro al bancone e parzialmente coperto dalle bottiglie di alcolici di bassa qualità, Miguelito intravide l’uomo che stava aspettando.
Se ne stava sulla soglia d’ingresso, completamente fradicio, vestito in abiti scuri che mettevano in risalto il pallore della sua carnagione.
Non appena chiuse la porta dietro di se, il brusio e le risate sgangherate che animavano El Rubio Manchado cessarono di colpo e gli occhi degli astanti, anche quelli di vetro, vennero come ipnotizzati da quella figura alta quasi due metri, con il cranio rasato e una profonda cicatrice a mezza luna “intagliata” sul lato sinistro di quel volto cupo e inquietante.
Le facce sfregiate della feccia locale a mala pena reggevano il confronto con quella dello straniero.
Dopo una rapida occhiata l’uomo riconobbe il segnale che Miguelito gli aveva rivolto e si diresse verso di lui con una camminata decisa, sovrastando di quasi mezzo metro gli avventori del locale che, al suo passaggio, si facevano da parte.
Non appena raggiunto Miguelito, gli si mise a sedere accanto. Si voltò verso la folla e, con alcuni gesti, invitò tutta la marmaglia a continuare la propria conversazione.
A poco a poco, il locale venne nuovamente riempito dal suono rauco delle voci impastate dall’alcool e il forestiero fu libero di presentarsi.
- Gunnar.- Disse, appoggiando la mano destra sul petto.
A quel punto Miguelito iniziò a parlare in inglese perché aveva intuito che lo straniero, di spagnolo, non sapeva neanche una parola.
- Salve Gunnar, io sono…
- So come ti chiami- lo interruppe il bestione- Allora, l’hai trovato?
-Certo che l’ho trovato, è in una casa di campagna appena fuori Caracas.
Gunnar si toccò la cicatrice e guardò Miguelito dritto negli occhi – Sei sicuro che sia lui?
Miguelito tirò fuori alcune foto dalla tasca interna del giacca e le fece scivolare sul bancone.
Gli occhi blu dell’europeo sembrarono incendiarsi.
-La rassomiglianza è pazzesca!- Esclamò.
- Già, è quello che ho pensato anch’io quando l’ho visto.
- Quando potrai portarmi laggiù?
- Domani farò una ricognizione nell’area del casolare e se non noterò niente di strano la sera stessa verrò a prenderti e ti porterò da lui.
- Perfetto! Non c’è bisogno di ricordarti quanto quell’uomo sia importante per noi. Assicurati che tutto vada per il verso giusto e avrai un piccolo extra, oltre a quello che ti abbiamo già pagato.
Gunnar stava per andarsene quando Miguelito lo fermò mettendogli una mano sulla spalla.
- Perdona la mia curiosità, ma come farai a far uscire l’uomo dal Venezuela?
Lo straniero tolse la mano di Miguelito dalla sua spalla sinistra prendendola con la propria mano destra e l’appoggiò delicatamente sul bancone.
Durante quel gesto, il risvolto della manica della camicia nera di Gunnar si ritrasse di pochi centimetri, appena sufficienti per scoprire una svastica tatuata sull’avambraccio.
- Se quel tale è davvero il pronipote del nostro amato Furher, non avrò bisogno che venga con me, avrò solo bisogno del suo seme. I nostri laboratori sono pronti da anni, finalmente il terzo Reich tornerà al suo splendore e sarà più forte che mai.

Miguelito si accese una sigaretta e si ricordò di tutti i Nazisti che aveva rintracciato, dei loro figli o dei loro nipoti e pensò che in sud America ce ne erano ancora molti.
Ordinò un altro rum per se ed una birra per il suo cliente.
- Allora, al terzo Reich!- Sussurrò, alzando il bicchiere in aria.
- Al terzo Reich!




 
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view post Posted on 15/7/2012, 22:38
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UN VERO DURO

All'epoca "El Rubio Manchado" era rinomato come il peggior bar di Caracas ed era proprio per quel motivo che a Miguelito piaceva. Come era solito fare, anche quella sera entrò nel locale, si accomodò al bancone e ordinò del rum. El Rubio Manchado aveva da offrire poco, ma quel poco, a dispetto del nome, era sincero. Come l'atmosfera e la gente che lo frequentava.
Miguelito portò il bicchiere alle labbra, si concesse un momento per sentirne il profumo e poi ne assaporò il contenuto.
Il gusto era quello solito, ma subito dopo la sensazione di piacevole calore, avvertì del salato.
Ines!
La ragazza al di là del bancone stava piangendo.
- Non dire niente! - Esclamò appena si accorse che la stava guardando.
Miguel non osò contraddirla. Ines era l'amore inconfessato della sua vita. Stava per alzarsi, quando al suo fianco si sedette Matilde: una vecchia che tirava a campare predicendo il futuro ai clienti.
- Resta qui!
- Ma Ines...
- Alla tua età non hai ancora capito che le donne dicono sempre il contrario di quello che pensano?
La vecchia si concesse una risata graffiante che si concluse con una serie di colpi di tosse.
- Dammi qua. - Disse afferrando il bicchiere di Miguel. - Mmm... Salato. Ramon deve averla picchiata ancora.
- Dannato! Se solo...
- Se solo cosa? - Domandò Matilde beffarda. - Che dovresti fare tu che non hai nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi?
Matilde alzò il bicchiere, prese un'altra sorsata e dopo rumorosi gargarismi sputò sul bancone.
- Vuoi conoscere il futuro? - La vecchia passò il dito sulle chiazze di rum quindi sentenziò: - Stasera scorrerà il sangue! Due campioni moriranno e due novellini diverranno campioni.
Matilde si concesse un'altra risata, quindi sollevò il bicchiere decisa a vuotarlo ma Miguel le bloccò il braccio riappropriandosi del rum rimasto. - Uno di quei due novellini allora sarò io. Adesso vedrai strega.
- Ines! - Disse ponendosi davanti alla barista, ma la ragazza non lo guardò. - Lo so che soffri. So che stai male e so di non poter far nulla per eliminare Ramon. É un duro! É il capo di questa baracca. Ma se vuoi sfogarti, io sono qua. Questo posso farlo. So farlo! E se lo vorrai io sarò qui.
Ines sollevò lo sguardo e accennò un sorriso. Miguel voleva continuare ma ogni parola sarebbe stata di troppo. Stava per allontanarsi quando la ragazza gli offrì del rum. - Grazie.
Miguel si avvicinò alla vecchia, alzò il bicchiere e bevve tutto d'un fiato.
- Spero d'essermi sbagliata. - Disse Matilda ridendo. - Le tue non sono parole da campione.
In quel momento un improvviso frastuono si levò dal centro del locale.
Alcuni uomini stavano togliendo i tavoli facendo spazio per uno degli spettacoli più crudeli che i bassifondi di Caracas potessero offrire: la lotta dei galli.
I due campioni erano in braccio ai rispettivi allenatori che, a fatica, riuscivano a trattenerli mentre intorno si radunava una folla di spettatori assetati di violenza. A raccogliere le puntate uomini fedelissimi di Ramon che con in mano una bottiglia di rum faceva gli onori di casa.
- Lo sfidante El Gallito Rojo. - Disse senza esultanza seguito dall'urlo di pochi sostenitori. Quindi, dopo una sorsata di rum, aggiunse: - E il campione El Rubio Manchado! - Tutti i galli di Ramon si chiamavano così, come il suo locale, feroci galli neri cui schiariva le penne con litri d'acqua ossigenata.
In pochi minuti le puntate vennero raccolte e lo spettacolo iniziò.
El Rubio Manchado attaccò costringendo lo sfidante alla fuga in un turbinio di piume strappate. Sembrava che tutto dovesse risolversi in pochi secondi, ma il campione d'improvviso si fermò. Stava giocando come il gatto col topo.
Ramon esultò: - Matalo!
Il campione tornò alla carica ma questa volta El Rojo gli andò in contro deciso. Morire per morire preferiva farlo attaccando anziché fuggendo!
Fu questione di attimi, una nuvola di piume e schizzi di sangue che quando si placò lasciò a terra El Rubio Manchado, sovrastato dal Gallito Rojo che continuava a beccare la testa sfondata dell'avversario.
- Madre de Dios! - Esclamò Ines.
Ramon aveva estratto una pistola e senza pensarci aveva fatto fuori El Rojo.
- No! - Urlò il padrone. Quindi, giratosi a guardare un colosso rimasto in disparte, ordinò: - Matalo!
Il colosso con lenti movimenti sfoderò un pugnale e si fece largo.
Ramon rise, quindi sollevò la pistola, ma dalla folla spuntarono altri due colossi che lo disarmarono prima che potesse sparare.
Quel che seguì fu la fine di Ramon, sgozzato come e peggio del suo gallo.
Miguel raggiunse Ines e la strinse tra le braccia. La ragazza scossa da un pianto liberatorio si lasciò portar via.
Matilde si concesse un'altra risata, quindi passò il dito sul rum che non si era ancora asciugato: - Povero Miguelito, non eri tu il novellino destinato a fare fortuna, ma il proprietario del Rojo assieme al suo gallo. Tu al massimo ti scoperai quella puttana di Ines e quando si accorgerà che sei solo uno sfigato te lo dirà in faccia e tu, anziché parlare, la picchierai peggio di quanto non facesse Ramon!

Scritto tutto con l'ipad! Aiuto!!!

Edited by Rovignon - 16/7/2012, 12:23
 
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Wellax
view post Posted on 15/7/2012, 22:52




Le colpe degli infausti

Wellax

All'epoca "El Rubio Manchado" era rinomato come il peggior bar di Caracas ed era proprio per quel motivo che a Miguelito piaceva. Com’era solito fare, anche quella sera entrò nel locale, si accomodò al bancone e ordinò due Tequila.
<<ehilà Miguel!>> salutò il barista.
Bevve in un sol sorso le tequila e scoppiò a piangere.
<<no Menny! Lascia pure la bottiglia!>>
L’atmosfera del bar era claustrofobica grazie anche alla puzza di stantio e Alcool.
<<che hai amico?>>
Miguelito non alzò lo sguardo, contemplava la bottiglia di Tequila mentre altre lacrime scorrevano su quel viso rugoso.
<<cos'ho?>> Rise, un sorriso beffardo e amaro. << Menny la vita è dura e la verità sai qual è: Dio ama gli infausti ma sostiene i beati…
Io...io ho fatto una cosa orribile.>>
<< Spara Miguel!>>
<< Ho ucciso mio figlio…>>
Il viso di Menny impallidì.
<<co-come...hai ucciso...>>
Non mentiva, il volto stesso glielo confermò.
<<tu, Menny sei mio... il mio unico amico e ormai credo che sia anche troppo tardi.>>
<<perché... hai ucciso Fernando?>>
<<perché? Perché mi aveva tradito, aveva spifferato tutto alla polizia...una chiamata anonima che li informava che in “via Sebastiano” abitava un narcotrafficante...ecco perché. Quando notai la polizia Fernando venne da me col capo chino e la colpa negli occhi e disse che era stato lui a chiamarli. Io... io non ci ho visto più, pensai e ripensai perché? Forse era troppo piccolo e si sentiva in colpa, non lo so, io avevo iniziato mio figlio perché volevo che seguisse le mie orme, lo so che non è uno dei futuri migliori ma è pur sempre un futuro, non trovi? Mentre pensavo a questo inconsapevolmente presi la pistola e gliela puntai contro, non resistetti, mi aveva fottuto, sarei morto e sarebbe morto anche lui quando Ribisi sarebbe venuto a scoprire la verità, quindi eravamo morti entrambi...tanto valeva sfogare la rabbia...e sparai. Il corpo esile di Fernando piombò a terra senza vita quando i tre poliziotti sfondarono la porta, tre colpi tre teste, caddero come mosche! Mia moglie stava dormendo ma i colpi la svegliarono, quando vide Fernando senza vita non disse niente, lo prese per le gambe e lo trascinò via.
Mi diressi subito a casa Ribisi e dissi che il carico era al sicuro ed era partito. Lo avevo fregato ma ebbi la faccia tosta di mentirgli anche dopo tutto quello che mi era successo.
Il mio piano era semplice, la roba di Ribisi viaggia attraversando il mare, il mio compito era quello di consegnare 40 kg di coca al porto e tornarmene a casa, ma non lo feci, mi tenni il carico e consegnai farina...la notte prima caricai delle bombe fatte in casa nella imbarcazione, che sarebbero dovute esplodere quaranta minuti dopo la consegna; qualcuno dei nemici di Ribisi aveva attaccato la barca e tanti saluti alla coca...era un piano perfetto ma quel bastardino aveva spifferato tutto alla polizia.
Tornai a casa e nella strada principale notai qualcosa di strano, di ovale... capì subito che cos'era, era la testa di mia moglie.... Non sapevo che fare, la presi e la misi dietro, nel cofano.
Salì a casa, era una brutta idea ma se Ribisi aveva scoperto il mio piano tanto valeva andare a vedere come erano andate le cose.
Trovai il corpo di mia moglie, nudo, martoriato e stuprato, ma non contenti quei figli di puttana avevano preso il corpo di mio figlio, lo avevano denudato e messo sopra quello di mia moglie...con l'uccello infilato dentro la figa! Oltrepassai i corpi e notai quelli dei poliziotti in bagno, controllai la divisa, erano sbirri dell'ambasciata americana.
Andai nella stanzetta di mio figlio e controllai il buco dove gli avevo detto di nascondere la roba, era ancora lì. Stranamente la casa era in ordine, forse perché già sapevano; nel buco c'era anche qualcos'altro, un foglietto, era una lettera scritta da mio figlio...riconobbi la scrittura...sai Menny, io non ho mai avuto una buona memoria, ma quelle parole si scolpirono nella mia mente come segni indelebili della mi sfortuna...le ricordo a memoria:
"Papà Ribisi sa, ho fatto chiamare la polizia dell'ambasciata americana per arrestarvi a te e alla mamma, ma sappi che l'ho fatto per salvarvi la vita, non voglio che morirete, io vi voglio bene e spero che vivete per sempre.
Scusa papà".

Quel coraggioso ometto aveva deciso di sacrificarsi per me e la sua mamma e io-io…
Forse non sarebbe servito a nulla, ma...
Gli scagnozzi mi aspettavano fuori e quando scesi erano lì, mi trattarono con gentilezza, d’altronde ero la loro puttana, mi hanno pure permesso di godermi per l'ultima volta la tua ottima Tequila.>> Rise.
<<sai, tutto è andato sempre storto nella mia vita, ogni sforzo, ogni lacrima, non hanno fatto altro che portarmi a una morte prematura ma sai, forse è meglio così, almeno pagherò per la mia sfortuna...perché in questo maledetto mondo… non esiste luogo per gli infausti!>>
Il bar adesso era semivuoto mentre Miguelito si recava fuori dalla porta con le sue grosse spalle e l'anima dannata poi un urlo... pieno di rabbia, rancore e colpe ed infine il silenzio.
 
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view post Posted on 15/7/2012, 23:06

Alto Sacerdote di Grumbar

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RAMBO.

All'epoca "El Rubio Manchado" era rinomato come il peggior bar di Caracas ed era proprio per quel motivo che a Miguelito piaceva. Come era solito fare, anche quella sera entrò nel locale, si accomodò al bancone e...

- Hola Esteban, il solito.
Il barista sorrise spostandosi la lunga frangia bionda sopra la testa, il centimetro abbondante di ricrescita corvina gli dava un’aria ridicola.
- Ecco, Miguelito, mi hermano.
L’impeto con cui la tequila cadde nel bicchiere ne fece riversare buona parte su uno dei piattini di sale e limone che costellavano il bancone.
-Ehi, Esteban, che si dice? Qualche novità?
Disse l’uomo in una smorfia mentre, dopo aver trangugiato il liquore, si passava il limone sulle gengive.
- No, Miguel, non è successo nulla di importante da ieri, la solita routine.
Michael si era ormai abituato a sentirsi chiamare con la versione spagnola del suo nome, tre anni come agente operativo del Mossad a Caracas avevano cambiato molte delle sue abitudini.
- Poi, lo sai, io qui vedo tutto ma non dico niente, - continuò ad alta voce il barista, come a volersi far sentire dal resto del locale, - è la regola della casa: qui si beve, non si fanno domande.
Su quelle ultime parole, Esteban gli fece strisciare davanti un bicchiere più largo del precedente, che si affrettò a riempire con dell’altra tequila.
- Hai ragione, amico mio, certe volte dimentico le buone maniere.
Miguel trangugiò d’un fiato anche quel drink.
Diavolo di un barista, prezioso come sempre.
Attraverso il fondo di vetro spesso, Miguel riuscì a leggere l’indizio scritto sul tovagliolo di carta usato come sottobicchiere: Plaza Soubelette 00.30.
- Bene, grazie Esteban, dammi una bottiglia da portar via, sarà una lunga notte.
L’agente lasciò sul bancone, ben nascosta da venti bolivar, una banconota da cento dollari americani, prima di riguadagnare l’esterno e avviarsi alla macchina.

Il tenente-colonnello Philipps, un uomo sulla quarantina dai tratti vagamente Navajo, indicò un punto sulla cartina di Caracas, mentre squadrava serio uno dei tre gruppi di militari di fronte a lui.
- Abbiamo ricevuto comunicazione dal comando centrale del Mossad: questo è il punto dello scambio. Avverrà alle zero zero tre zero di questa notte. Secondo la nostra fonte, Ramon Salazar in persona sarà presente allo scambio: è un affare troppo importante per mandare un sottoposto. Squadra Alfa, voglio un blocco in direzione est, a 100 metri dalla piazza.
- Roger.
- Squadra Beta, attenderete il bersaglio all’ingresso est dell’aeroporto, spero non ci sia bisogno di voi, ma, nel caso, fatevi trovare pronti.
- Affermativo.
- Squadra Delta, voi farete il lavoro sporco: vi voglio sulla piazza, aspettate che lo scambio sia avvenuto e poi recuperate compratore e pacco.
- Sissignore.
- Sui vostri tab-com avete tutte le informazioni che l’intelligence ha saputo fornirci sui bersagli. Studiateli, non voglio errori là fuori. La priorità al pacco, Langley ci autorizza a usare qualsiasi mezzo ma si raccomanda discrezione. La situazione politica è già abbastanza tesa con le primarie in vista: il Paese non ha bisogno di ulteriore pressione dai mass media, niente casini.
L’ufficiale osservò rapido i suoi uomini alla ricerca di dubbi o perplessità.
-Bene, se non ci sono domande, andate pure, avete meno di due ore per essere in posizione. Apriremo il canale verde alle zero zero e zero zero in punto. Siate pronti.

- Squadra Beta, rapporto!
Il tenente-colonnello Philipps gridava nella ricetrasmittente, le vene gli pulsavano sul collo come se dovessero esplodere da un momento all’altro.
- Ci ha oltrepassati, signore.
- Come sarebbe a dire che vi ha oltrepassati? Fermatelo subito, non deve lasciare Caracas vivo!
- È troppo tardi, signore, il bersaglio sta salendo ora sull’aereo. Non so come ma sapevano di noi, signore, sono arrivati in forse e con artiglieria pesante, non siamo riusciti a contrastarli. Non possiamo fare nulla, signore, siamo bloccati da grossi volumi di fuoco. Abbiamo bisogno di rinforzi.
- Vi ho detto di fermarlo, con qualsiasi mezzo! Subito!
Ma dalla squadra Beta, non arrivò più nessuna comunicazione.

Michael sfiorò appena il grilletto dello S.T.A.R.21 e il percussore fece esplodere il colpo.
Subito spostò la mira e sparò altre due volte.
Attraverso l’ottica vide le tre guardie del corpo cadere senza vita lungo la scaletta del piccolo jet mentre Ramon Salazar, in preda al panico, si gettava all’interno del velivolo.
Spostò la mano destra verso la trasmittente integrata nel colletto della sua giacca e premette il pulsante di comunicazione:
- Pulito. Il bersaglio è solo. È salito ora a bordo. Potete partire.
Alzò il mirino verso il portellone e vide Bernard, suo compagno di squadra, sporgere il capo e far lampeggiare tre volte una torcia: tutto a posto anche a bordo.
Il jet decollò e fece ondeggiare due volte le ali.
Michael premette nuovamente il colletto:
- Comando, confermo recupero del bersaglio, confermo recupero del pacco. Rientro.
Si rimise in spalla il fucile e si avviò nuovamente verso la macchina.
Ci voleva tanto a sostituire l’equipaggio del jet e a piazzare un cecchino?
Americani, si credono tutti Rambo.



1 minuto di ritardo... :/
scusate ma ho cominciato a scrivere alle 11... e, nonostante tutto, il minuto in più me l'ha fregato il dover formattare il testo... -.-"
Hai voglia di essere clemente Jackie?? ho 3 esami domani e ho scritto lo stesso qualcosa, non è nulla di che e non l'ho nemmeno riletto, ma cmq la buona volontà direi che ce l'ho messa... potrebbe venire premiata... :)
eh? eh? eh?
vabbè, buonanotte a tutti...

Autorizzo Jackie de Ripper a pubblicare questo racconto su Skan Magazine.

Edited by master_runta - 16/7/2012, 00:16
 
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Jackie de Ripper
view post Posted on 15/7/2012, 23:24




Per questa edizione non posso andare per il sottile.
Siete in cinque e siete ammessi tutti: una settimana
per le classifiche. Chi volesse essere pubblicato su
Skan Magazine, si ricordi di mandare il permesso
(qualora non l'avesse già fatto). Buona lettura!


Ecco l'elenco dei bevitori di rum... ehm... dei partecipanti:

  1. "Mors tua, vita mea" di Smilodon

  2. "Il seme oscuro" di cristiano rimicci

  3. "Un vero duro" di Rovignon

  4. "Le colpe degli infausti" di Wellax

  5. "Rambo" di master_runta

 
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view post Posted on 16/7/2012, 07:03
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Magister Abaci

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CITAZIONE (Smilodon @ 15/7/2012, 17:50) 
"Mors tua, vita mea"

Capolavoro! Se anche gli altri racconti fossero di questo livello, si potrebbe dire, a ragion veduta: pochi ma buoni! ^_^
In meno di 5000 caratteri...
un Miguelito empatico dipinge, a robuste secchiate, l'affresco di una umanità dolente, scossa dalle sue potenti, viscerali passioni. E la forza dei sentimenti umani, corroborati dalla natura violenta della periferia, non poteva che sfociare, parossisticamente, nella tragedia, che nel racconto viene resa magistralmente con un crescendo orgasmico.

L'idea avrebbe potuto essere sfruttata perfino nell'edizione regolare di questo mese, a patto di trovare un impiego per una ragnatela ;)

Si poteva fare di più con questo incipit, poche ore a disposizione, e soli 5k di spazio? Lo saprò dopo aver letto gli altri racconti :p101:
 
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view post Posted on 16/7/2012, 08:01
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@jackie

Autorizzo la pubblicazione su Skan Magazine del racconto UN VERO DURO
 
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view post Posted on 16/7/2012, 11:40

il gattaro

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Autorizzo la pubblicazione du Skan Magazine del racconto "Mors tua, vita mea".
 
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einna
view post Posted on 16/7/2012, 12:35




Che fregatura il 15 del mese alla domenica!
Per fortuna fino a settembre 2013 non succederà più! 2050139df6etbbeau
 
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view post Posted on 16/7/2012, 14:17
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Magister Abaci

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CITAZIONE (cristiano rimicci @ 15/7/2012, 20:03) 
IL SEME OSCURO

Che peccato! È finito sul più bello! Il racconto crea la giusta atmosfera e genera aspettative, ma...
si sgonfia sul finale. Nella conclusione si intuisce una vicenda che riecheggia "I ragazzi venuti dal Brasile", ma si rimane insoddisfatti perché la formula del "corto" mal si adatta a finali aperti: la trovata c'è, ma non fornisce la sua soluzione al termine del racconto.

Non si tratta perciò di un racconto a sé stante, ma piuttosto di un trailer che può preludere a una vicenda più ampia e complessa, da 50k e passa. Perciò merita un seguito in cui i nodi della trama possano trovare uno spazio adeguato dove dipanarsi.

 
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cristiano rimicci
view post Posted on 16/7/2012, 20:31




@Tetra

Ciao Tetra, in effetti quello che dici è giusto, solo che di Caracas non ne so assolutamente niente a parte le solite cose sulla droga, la malavita e il degrado di periferia...(e ti par poco dirai).
Ho deciso quindi di buttarmi su un classico e i caratteri a disposizione erano davvero pochi.
In effetti ho preso in prestito Gunnar da un mio lavoro di 147 k intitolato Progetto Travis e I soldati del Lato Oscuro.
In poche parole si tratta di uno scontro tra un vasto gruppo di persone dedite al culto del male sotto ogni forma (l'esercito del Lato Oscuro) che si scontra contro una sorta di paladini crociati del terzo millennio chiamati Confraternita dei Guerrieri della Luce.
Tutto il manoscritto è sotto il pdv di un membro del Lato Oscuro (Travis) il cui obbiettivo finale è...
I "cattivi" hanno i loro covi in Islanda e Scozia mentre i "buoni" sono prevalentemente Irlandesi.
Se ti fa piacere darci un occhiata fammi sapere. ;)

@jackie

Autorizzo la pubblicazione de Il seme Oscuro su Skan Magazine.

Mucias Gracias :lol:
 
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view post Posted on 16/7/2012, 23:26

il gattaro

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Il Seme Oscuro - di Cristiano Rimicci

trama - Miguel, un agente, rintraccia i discendenti dei nazisti emigrati in sudamerica. Si incontra con Gunnar, un neonazista proveniente dall'Europa, per comunicargli il risultato delle sue ricerche. Ha infatti rintracciato il pronipote del Furher. Gunnar rivela indirettamente a Miguel il proposito di recuperare il seme del ragazzo.

prosa - la prosa è migliorata enormemente rispetto ai primi lavori che hai presentato su LTN. Sicuramente ne ha guadagnato la chiarezza del testo, anche se i periodi sono forse troppo secchi per i miei gusti. Qualche refuso e qualche ripetizione concettuale, ma nulla di insormontabile.

narrazione / osservazioni personali - parlare di narrazione forse è un po' azzardato. In realtà viene più che altro descritta una situazione, o piuttosto un prologo.
Potrebbe benissimo essere il preludio a un racconto più lungo, ma in questa forma è sicuramente incompleto. Abbiamo Miguel, del quale sappiamo poco, pochissimo fino
alla fine, anche se il suo personaggio (dei due) è sicuramente il meglio descritto. Va a caccia di informazioni e rintraccia i discendenti dei nazisti per conto di altri nazisti - è lecito supporre lo faccia sempre per loro.
Poi c'è il bestione, più sfregiato e grosso di tutti, capace di zittire con la sola presenza gli avventori del peggiore bar di caracas. E' alla ricerca del pronipote del Furher, o meglio è alla ricerca del suo seme, come ci rivela lui stesso.

Ok, ora le inconsistenze: Miguel è un informatore, ma non sappiamo se faccia il doppio gioco, se sia filonazista anch'egli, o semplicemente lo faccia per denaro. In realtà abbiamo informazioni discordanti in proposito: all'inizio si afferma che ami il suo lavoro, mentre procedendo sembra avere la freddezza del professionista piuttosto che dell'entusiasta o del fanatico. La chiosa, in fondo, presenta invece un amarezza e un sarcasmo che lascerebbe pensare a un certo grado i dissidenza.

Ora, andrebbe benissimo nell'ottica di un romanzo o di un rascconto lungo - gettando così solide basi per lo sviluppo del personaggio, e creando nel lettore l'attesa e l'interesse sulla vera natura di Miguel. In questo caso invece lascia semplicemente a bocca asciutta. Il bestione poi è appena abbozzato. Piuttosto stereotipato nella figura, con qualche rimodellamento potrebbe fare faville, invece di restare sullo sfondo. Il dialogo serve solo a svelare, ma non ad arricchire le due figure - anzi una battuta ("-La rassomiglianza è pazzesca!- Esclamò.") è fortemente stridente rispetto all'idea che il lettore si crea di Gunnar, dal quale ci si aspetta un commento
un po' più lapideo e hardboiled. Senza considerare che appunto fai intendere che la sua presenza sia tale da zittire e sovrastare tutti gli altri personaggi loschi: intendiamoci, così va bene, ma potevi spingere di più su questo aspetto.

Il problema alla fine è l'inconcludenza del tutto. Non c'è colpo di scena, non c'è digressione e nemmeno finalità. Il mio consiglio? la prosa comunque non è male, e le potenzialità nel trasformarlo in una bella storia dura ci sono. Questa è solo l'introduzione però e non può certo vivere da sola.



Un vero duro - di Rovignon

trama - Miguel ha una cotta per la barista, il cui moroso è un tizio poco raccomandabile e con la carezza pesante. Vorrebbe fare qualcosa, liberarla da una storia maledetta e portarsela via. Matilde, la vecchia indovina del locale, prevede che in quella sera qualcuno cadrà, e altri si innalzeranno. Miguel pensa di essere il protagonista della profezia, solo per rendersi conto che i veri attori erano due galli da combattimento e i loro padroni. Toccherà all'indovina stessa aprire gli occhi al povero Miguel, che rimane il perdente di sempre.

prosa - Non male. Da rivedere e limare in alcuni passaggi, specialmente nel passaggio cardine dello scontro tra galli/proprietari, ma in generale direi che scorre bene.

narrazione / osservazioni personali - Il racconto si apprezza a pieno soprattutto dopo averne concluso la lettura. Ho molto apprezzato l'intreccio, che relega il protagonista a un ruolo di marginalità, così come è ben descritta l'indovina, aspra e ineluttabile come il fato. La dichiarazione poi che Miguel fa a Ines è una perla - leggendola sono rimasto completamente ingannato, perchè io stesso vivevo della stessa illusione del protagonista, che invece è e rimarrà sostanzialmente uno sfigato. Insomma, hai giocato molto bene con l'aspettativa creata nel lettore, per poi distruggerla con un'unica, solida e poderosa picconata alla base. Ben fatto. Sicuramente il racconto è migliorabile dal punto di vista della prosa, ma l'intreccio è veramente ben studiato!



Le colpe degli infausti - Wellax

trama - Miguel, un trafficante di droga, sta per essere arrestato. Scopre negli occhi colpevoli del figlio che è stato quest'ultimo a fare la soffiata. Ammazza il figlio, i poliziotti, va a fregare il narcos per il quale lavorava, consegna un carico sostituito e imbottito d'esplosivo, trova i corpi della moglie e del figlio da lui ucciso, e andando a recuperare la roba che aveva nascosto, scopre che il figlio cercava in realtà di proteggerli. Infine viene catturato dai sicari del narcos, che magnanimi gli consentono di bere l'ultima tequila e piagnucolare davanti a un barista decisamente senza parole. Uscita ad effetto verso la morte che lo attende in strada per mano dei sicari.

prosa - pomposa. eccesivamente retorica. squilibrata e con salti di registro ingiustificati.

narrazione / osservazioni personali - finito di leggerlo non sapevo se ridere o piangere. Non dico che la narrazione debba essere sempre equilibrata, ma il modo di procedere è completamente sconclusionato. La trama è completamente inverosimile, manca completamente di introspezione psicologica - e stiamo parlando di un racconto che dovrebbe mostrare un dramma umano. L'impressione che invece viene fornita è di uno squilibrato che ammazza il figlio e i poliziotti e preso dal morbo del vendicatore fa lo scherzone al narcos, e invece di piangere sull'omicidio/tradimento del figlio, pensa ad assicurarsi la pensione fregandogli la droga. Ma - pensa un po'! - il narcos se ne accorge e da vero cattivo, fa decapitare la moglie (che in tutto questo era rimasta in fermo-immagine nella casa accanto al figlio) e i sicari -
turpi individui! - giocano a sexy-tetris con i due cadaveri. La cosa poi sconvolge talmente il nostro Miguel, che il suo principale pensiero è di recuperare la droga nascosta e qua - colpo di scena! - trova la letterina del figlio che ancora non abbiamo capito se di anni ne avesse otto o trenta. Alla fine si cerca lo sbrodolamento - e il flashback narrativo - nel fondo di un bicchiere. Il barista è una figura su uno sfondo piuttosto indistinto.

No dai. Sul serio. I peggio clichè usati in maniera terribile. E poi, cazzo, almeno potevi fargli bere del rum, piuttosto che della tequila. Caracas non è Tijuana.



Rambo - di Master Runta

trama - un personaggio - verosimilmente un trafficante o un corriere - deve essere eliminato e la consegna recuperata. Miguel, agente del Mossad, riuscira con l'astuzia e la semplicità dove diverse squadre di americani falliscono a causa della loro tracotanza.

prosa - Buona, scorre via molto bene, seppure con un andamento leggermente squilibrato nella parte centrale, decisamente più lenta e meno interessante dell'apertura e della chiusura.

narrazione / osservazioni personali - un racconto basato su una considerazione personale. Buon artificio retorico, che da solo vale a reggere in piedi una trama incredibilmente semplice. Ottima anche la caratterizzazione dei personaggi: ho apprezzato molto lo scambio e la descrizione nel bar tra Miguel e Esteban, l'arroganza e lo sfoggio di forza reso inutile da una soffiata degli americani e il conseguente panico quando scoprono di essere stati fregati, e la calma e la semplicità di Miguel nello svolgere un operazione quasi banale. Un elogio del rasoio di Occam, praticamente. Una domanda: anche tu con sta tequila...ma cazzo a Caracas mi sa che non ce l'hanno nemmeno l'agave da distillare!



E ora la classifica

Rambo - 4 punti
Un vero duro - 3 punti
il seme oscuro - 2 punti
Le colpe degli infausti - 1 punto

ora la dico esattamente come la penso: Rambo vince per la chiarezza della prosa, ma andrebbe a pari merito con Un vero duro che ha un intreccio molto ironico. Il seme oscuro soffre della sua stessa forza: molto valido come introduzione a qualcosa di più grande, ma da solo non sopravvive a se stesso. Buon lavoro, comunque. Infine, molto sotto a questi tre, il lavoro di Wellax, che ho trovato onestamente molto al di sotto della sufficienza (a differenza degli altri tre che sono assolutamente dignitosi).

Cheerz
 
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Jackie de Ripper
view post Posted on 17/7/2012, 08:18




CITAZIONE (Smilodon @ 17/7/2012, 00:26) 
ora la dico esattamente come la penso...

Complimenti, Smilodon, per i commenti!
Nelle 24 ore bastano poche righe il più
possibile utili e significative per non
vedersi il punteggio dimezzato,
tanto i commenti non vengono
valutati... però continua così!
 
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view post Posted on 17/7/2012, 10:06

Alto Sacerdote di Grumbar

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@Smilodon

CITAZIONE (Smilodon @ 15/7/2012, 17:50)
"Mors tua, vita mea"

All’epoca, il “Rubio Manchado” era rinomato come il peggiore bar di Caracas ed era proprio per quel motivo che a Miguelito piaceva. Come era solito fare, anche quella sera entrò nel locale, si accomodò al bancone e ordinò del rum agricolo. Semplice, scuro come l’oblio e caldo come il fuoco. Buttò giù quel bicchierino, e altri tre seguirono a breve distanza. Il locale, odoroso di fumo e sudore, traboccava emozioni. Chiuse gli occhi,
_occhio, per come l'hai messa, qui il soggetto è ancora il locale, ok che i locali non "respirano" ma era ammesso il genere "fantastico", quindi rischi fraintendimenti ad una prima occhiata.

inspirando profondamente l’aria densa, decifrando le diverse correnti che gli sfioravano la pelle appiccicosa, alcune in maniera lieve, altre con un tocco più marcato.
_qui è un po'prolisso, potevi chiudere ad "appiccicosa". Parola che comunque non mi è piaciuta molto.

Poteva sentire i sentimenti del campionario di umanità dolente che frequentava la bettola, poteva annusarli, ascoltarli. Se avesse tirato fuori
_"tirato fuori" non mi piace, è troppo colloquiale, cosa che non è sbagliata in sé ma non ci azzecca molto con il registro usato finora.

la lingua avrebbe sentito il gusto delle emozioni degli avventori. La vista nemmeno serviva più, ( due punti ) la precisione con la quale leggeva chi aveva intorno trascendeva le forme fisiche. Proprio quella discrepanza tra il visto e il sentito l’aveva reso consapevole che nell’aria c’è più di quanto normalmente si riesca a percepire.
_i tempi verbali sono giusti considerato quello che vuoi dire, ma suona comunque sbagliato leggendolo. Perché si deve desumere dal tempo verbale il significato della frase. E può non essere immediata come cosa: finchè non capisci, il verbo sembra sbagliato. Rivedrei la costruzione dell'intera frase per evitare "fraintendimenti".

Che fosse un dono di Dio, o una tentazione del demonio ancora non l’aveva capito, ma d’altronde lui era un poveraccio.
_qui il punto fermo è eccessivo, capisco la necessità di staccare con la frase che poi ripeterai, ma piuttosto metti il tutto in un altro modo che sia più scorrevole.

E a Caracas, quando trovi qualcosa di inaspettato, lo raccogli e cerchi di farlo fruttare al meglio.
Fece cenno a Editta, che provvide a riempire nuovamente il bicchierino di liquido scuro.
_su questa esprimo solo una perplessità. Credo che si dica fece cenno di qualcosa (tipo andarsene/venire/morire o quello ke vuoi), se è un cenno "generico" ci va l'articolo indeterminativo. Di questo però non sono sicuro sicuro, quindi sbugiardami pure se lo sai per certo... :)
E di recente il verbo fare mi sta un po'indigesto, quindi ne avrei usato un altro, ma è una crociata a tempo determinato credo...:D

Un sorriso, una strizzata d’occhio. Nonostante nel locale l’aria non profumasse certo di gelsomino, attorno alla ragazza sembrava sempre di stare in un giardino.
_questa frase avresti potuto renderla meglio, è un po' ostica. poi c'è la ripetizione di "sembrava".

Gli sembrava, quella sera, di riconoscere il profumo dell’albicocca, una nota azzurra nella serenità del sorriso candido. Vent’anni, un figlio in arrivo e un lavoro come barista in un barrios
_barista/barrios, l'assonanza è troppo marcata, sarebbe andato molto bene se il tuo testo avesse avuto in tutte (o, cmq, in molte) sue parti una grande musicalità, ma è più evocativo che musicale, quindi avrei optato per una diversa scelta lessicale.

di Caracas. Ne aveva di coraggio la ragazza.
_qui avvicini troppo il narratore alla storia, una considerazione del genere l'avrei affidata al pensiero diretto del protagonista magari, non al narratore.

Di sicuro non aveva alternative, ma accettare serenamente quel poco che la vita gli offriva non era cosa che riuscivano a fare in molti. Certamente non vi riusciva Nando, che giaceva riverso sul tavolino di legno, circondato da una selva di bicchieri vuoti come unici compagni di sbronza.
_qui sarebbe stato meglio scegliere: o "circondato" o "come unici compagni di sbronza", mettendoli entrambi hai prolungato una frase che voleva finire prima. E non è che tu abbia aggiunto nulla al concetto mettendoli entrambi.

Lo sentiva rivoltarsi nell’incoscienza dell’ubriachezza, annaspare nell’alcol che aveva in corpo e che lo imbrigliava e proteggeva dalla consapevolezza di una vita fallimentare.
_belle le figure, ma troppe parole. Per tutta questa frase vale circa lo stesso discorso fatto per la precedente.

Annusava il desiderio di Milena, percependolo come una rossa sfumatura odorosa
_usare il sapore invece dell'odore qui avrebbe reso meglio, senza contare che "odorosa" è così neutro che arriva quasi a dare un'accezione negativa del tratto. Invece, visto il riferimento sessuale, credo che l'attitudine nei confronti di questo odore di muschio fosse più positiva di quanto traspaia.

di muschio, mentre guardava il giovane Freddie giocare a biliardo con i suoi amici, e a fianco di questo fuoco umido sentiva grattare la gelosia di Marcos, pesante come una macina che lentamente frantumava l’amore per la sua ragazza e lo trasformava in odio per quel ragazzetto impertinente, dai riccioli morbidi e l’impudenza di chi crede che il mondo stia ai suoi piedi.
_qui, per quello che ho capito io, milena, ragazza di marcos, guarda freddie e si sbrodola. marcos si incazza.
Se è così dovresti rivedere un pochino i soggetti, il punto del "mentre guardava..." è un po'oscuro, non si capisce se qui il soggetto sia milena o miguelito.

Si rese conto di avere la mano serrata in un pugno, ed un erezione (apostrofo) violenta che premeva contro la patta dei pantaloni, mentre fagocitava le poderose emozioni che si dibattevano imbrigliate in quel trio, e sopra di esse poteva sentire fischiare la nota della tragedia.
_anche qui lasci il soggetto sottointeso. Il problema è che hai appena scritto un periodo in cui ci sono 4 pg: miguelito, milena, marcos e freddie. Quindi chi sia il soggetto che sottointendi qui non è molto chiaro. Si capisce da quello che dici, ok, ma non posso capire chi sia il soggetto solo a metà periodo. Inoltre, come mi diceva Livio di recente, sarebbe stato meglio scegliere nomi più dissonanti tra loro, il lettore "medio" poi fa casino se gli metti tutti nomi che cominciano uguali.

Ancora non era abbastanza, e l’alcol non faceva che aumentare la sua fame, un appetito che non poteva saziare con il cibo, un vuoto colmabile solo rubando quanto di più intimo avessero le persone. E (virgola anche qui per fare l'inciso) paradossalmente, lui che quasi non era capace di emozioni proprie, si trovava a dover dipendere da quelle degli altri. Normalmente
_"normalmente".... avrei optato per una scelta lessicale differente, il nutrirsi delle emozioni altrui come fa miguelito non è una cosa normale. Quindi Non metterci vicino una parola che potrebbe lasciarlo intendere/trasparire.

bastava raccogliere qua e la (accento), e quando la nazionale giocava, e nelle baracche tutti urlavano ad un gol, mancato o riuscito che fosse, ne aveva abbastanza per giorni.
_tutta questa frase mi è piaciuta poco, un po'arzigogolata. C'era il modo di renderla più fluida.

Ma la fame, la fame aumenta. Nel barrio con la fame ci nasci, ci vivi e ci muori, e quando provi la sazietà dell’anima, l’appetito che ne consegue è insaziabile.
_la ripetizione qui è il mezzo giusto per insistere ed enfatizzare il concetto, ma avresti potuto usarla meglio, si capisce bene quale fosse l'intento, ma non hai pienamente centrato l'obiettivo.

Marcos si alzò, buttando giù la birra restante nel bicchiere.
_molto colloquiale. Poi è passibile di malinteso. "Buttare giù la birra" è ok, se aggiungi "nel bicchiere" può voler dire che la birra che butta giù era nel bicchiere, ok. Ma il "nel" non indica nello specifico solo moto DA luogo, ma potrebe venire interpretato anche come moto A luogo, facendo passare il messaggio che lui stia buttando giù della birrada un luogo non definito al bicchiere. Cioè, si capisce benissimoche è la prima ipotesi, ma togliendo il "nel bicchiere" elimini ogni dubbio eventuale.

Il fischio aumentava, uno stridio quasi insopportabile. Persino la corazza profumata di Editta faceva fatica a reggere sotto quel peso, e il sorriso era sparito dalle sue labbra. I sogni di Nando erano incubi con cui il demone dell’alcol si baloccava ormai senza freno.
_qui, innanzitutto c'è una contraddizione in termini. I sogni erano incubi. è bella da leggere, suona benissimo. Ma cmq è un po' "no". Al massimo"erano divenuti" o un qualche altro artificio. Poi, come eredità dallle frasi precedenti hai la "contrapposizione" al fischio (persino la corazza...) che qui, di punto in bianco, si perde. Avresti dovuto "staccare" meglio dal periodo precedente, altrimenti uno cerca un collegamento che non c'è.

Poteva sentire
_ok, capito che le poteva sentire, l'hai detto abbastanza folte perché il lettore ne sia cosciente, ora il "poteva" non serve più, anzi, è di troppo. Qui ci stai dicendo che le sentiva piegarsi, non che può farlo.

le percezioni degli avventori piegarsi, incrinarsi sotto quel rumore assordante. E poi, l’esplosione dell’arma da fuoco, delle emozioni, del dolore, del sollievo. E mentre Freddie a terra boccheggiava, cercando di trattenere l’anima nei polmoni, Miguel respirava.
_visto il momento che descrivi, ci sarebbero stati meglio periodi più corti. Più punti e meno virgole. come se ogni mini frase fosse un'istantanea della reazione di ogni personaggio. Va bene quello che hai scritto, non dovresti cambiare null'altro che la punteggiatura secondo me.

Mentre il desiderio di Milena moriva in un urlo di terrore, Miguel sentiva il fuoco invadergli i lombi. Mentre Marcos provava il (senso di? o "precipitava nel vuoto...") vuoto di chi ha preso una vita, Miguel finalmente si saziava.
_qui, invece, il semplice "si saziava" è un po'debole. Alla fine è quello che, bene o male, aspettiamo dall'inizio del brano, mostra un po'il modo in cui mangia, hai creato una ottima tensione a questo momento in tutto il brano, è un peccato sprecarla con una frase così "piatta". Ci sarebbe stata meglio un'immagine più forte, Gargantua style, che mangia a 4 palmenti sbrodolandosi di sugo unto la maglietta e pulendosi la bocca col dorso della mano... :P

Uscendo dal locale, prima che qualcuno si facesse vivo a cercare vendetta, sull’onda dell’energia che aveva fagocitato
due incisi consecutivi sono troppo, rallentano troppo. il primo potevi ometterlo, tanto chissene che qualcuno sarebbe arrivato a cercare vendetta e, anzi, al massimo Miguelito avrebbe potuto farsi un'altra scorpacciata.

Miguel riuscì a provare un po’ di vergogna. Poca, a dire il vero, ma era pur sempre qualcosa. Forse non era giusto ciò che faceva, e a ben pensare sembrava più una maledizione, piuttosto che un dono o una tentazione. Ma nel barrio, a Caracas, quando trovi qualcosa pensi solo a raccoglierlo e a farlo fruttare al meglio.

Ciao Smilodon,il tuo brano l'ho analizzato pezzo per pezzo evidenziandoti quello che secondo me non andava. Tendo a non fare così ma a dare giudizi più generali, ma nel tuo caso ho fatto un'eccezione... :P
Perchè quest'eccezione?
Per evidenziarti come il tuo scritto io l'abbia valutato in modo molto differente su piani diversi.
La trama è quasi inesistente, tutto il racconto ruota attorno all'unico avvenimento importante che è lo sparo. Forse un po'eccessivo, la gelosia è una brutta bestia e a Caracas non si va tanto per il sottile, ma la scena è un po'irrealistica. Nella relatà gli avrebbe sparato in un vicolo a caso dove nessuno l'avrebbe visto.
Ma non ci soffermiamo troppo su questo punto. Tanto la trama è assolutamente secondaria nel brano. Qui è tutto incentrato sulle varie istantanee che scatti sui presenti.
Qui molto bene, fai trasparire emozioni, stati d'animo, meccaniche dei rapporti in modo interessante e piacevole. La capacità di miguelito è funzionale al tuo obiettivo e quindi a posto così.
Sulla validità del brano c'è poco da dire secondo me.
Croce e delizia, invece, è lo stile. In tutto quanto ti abbia visto scrivere finora, lo stile era uno dei punti forti dele tue produzioni, non è esattamente quello che preferisco ma, nonostante questo, l'ho sempre molto apprezzato.
Anche qui non è che non mi sia piaciuto eh, intendiamoci, ma l'ho trovato decisamente al di sotto dei tuoi standard.
Diverse frasi/pensieri/uscite sono davvero molto belle, la loro resa è ottima. In certi punti però sembra proprio che tu abbia voluto strafare, insistendo su certi concetti in modo pesante, dando un'enfasi eccessiva e assolutamente non necessaria che è risultata addirittura controproducente.
Il fatto che tu abbia puntato molto sulla resa delle emozioni non significa che tu debba insistere su quelli a tutti i costi e in tutti i passaggi. Ci perdi.
Dissento un po'col Tetra anche sulla questione del "crescendo", l'hai reso, ok, anche abbastanza bene, ok, MA il momento dello sparo, secondo me, arriva quando la tensione non è ancora al massimo. Su quello avresti potuto puntare un po'di più e renderlo meglio.

Ci sono, qui e là, degli errori che ho catalogato come refusi. Non credo nemmeno di averteli segnalati tutti... :P

In definitiva, cmq, un buon racconto, gi ho fatto proprio le pulci perchè, a livello generale non avevo praticamente nulla da dire....:P


@Cristiano Rimicci:

Avrei diverse cose da dirti ma te le hanno già dette praticamente tutte e trovo davvero inutile il ripeterle, non è che se uno ti dice le cose 7932586 volte allora poi le capisci meglio... :D
L'unica cosa che aggiungo è: occhio agli errori grammaticali/lessicali/verbali... ce ne sono a sufficienza per riempire uno scritto da 50k... quindi qui si notano davvero molto e infastidiscono la lettura mutilando la scorrevolezza del brano. :P
Poi, l'ultima cosa che, finora, nessuno ti ha detto.
In certi pezzi del tuo scritto sembra di sentire le voci fuori campo dei narratori dei trailer dei film... che, a me non dispiace come cosa, certe volte lo faccio pure io, ma mi rendo (tristemente) conto del fatto che nello scritto non sia una cosa molto intelligente da fare (anche se è proprio coooool come dicono dalle tue parti...;) )
Quelle frasi tipo "era l'ultimo della sua stirpe" tannannannaaaaa, "era l'unica speranza del mondo" tannannannaaaa, eccetera... :D
Ecco, nel tuo brano, seppur con proporzioni non fastidiose ne fai un buon uso, il tutto non sarebbe un errore se non stonasse col tono "serio" del racconto... :)
Come giudizio personale, invece, non mi è piaciuta molto proprio la trama. Sti nazisti che cercano i discendenti del fuhrer per clonarlo e dare origine a un nuovo reich... boh... a parte il fatto che è una cosa già vista, sei andato a complicarti la vita con una trama ampia di cui hai poi potuto mostrare solo un piccolissimo scorcio, perdendo così ogni forza narrativa. Ma, ripeto, è solo la mia opinione... :)

@Rovi:
Prima di tutto, tu te ne vai in vacanza e partecipi alle 24 ore dello skannatoio?? hahaha...:D
Cmq spero tu te la stia spassando/rilassando anche per me...-.-"
Ma, vabbè, passiamo alle questioni rilevanti...
Buon lavoro con diversi MA che, senza indugi, vado subito ad esporti:
La cosa più "rilevante" che mi ha stonato parecchio rischiando di inficiare la validità di tutto il racconto è stato il combattimento dei galli. La descrizione (intesa come stile) è buona, ma, mi viene da chiedermi se tu abbia mai visto un combattimento di galli... :P
Li hai fatti combattere come se fosse un match tra persone, con tanto di "psicologia"... NO!!! i combattimenti dei galli sono la cosa più ignorante che si sia mai vista...:D
li liberano nel "ring", quelli si girano attorno 3 secondi e poi uno aggra... e da lì in poi è solo violenza ignorante fatta di artigliate (gli speroni dei galli da combattimento sono terrificanti), beccate, ali che sbattono e piume che volano... il tutto fino a quando uno dei due muore... la cosa più intelligente che succede ogni tanto è che i due galli si stacchino per 1-2 secondi per ritrovare l'equilibrio, per poi riprendere in modo ignorantissimo a massacrarsi... è per questo che sono tanto in voga, perchè trasudano ferocia e violenza. che è esattamente quello che il pubblico vuole. Quindi combattimento tra galli da rivedere... :)
Poi, mezzo scivolone sul "salato" nel rum... ma vabbè, te la faccio passare liscia questa... solo perchè sono un romantico... :D
Bello il pg della vecchia, bello anche come lui capisce quello che vuole capire dalla "predizione".
Non mi è piaciuta molto, invece, la caratterizzazione del protagonista. All'inizio ne dai l'immagine di un inetto che non sa decidersi ad agire, poi alla fine invece sembra rambo... questo mi ha stonato un po'...
Cmq, in generale il brano non è stato male, anche se, alla fine, mi ha lasciato un po'a bocca asciutta, pensavo/speravo che mi rimanesse qualcosa di più dalla lettura, invece mi è rimasto un po'poco... non so bene come mai però, parlo a livello emotivo...
Sicuramente è complice il fatto che in 24 ore c'è poco tempo per revisionare, sistemare, affinare eccetera... perché è la prima volta che mi capita una cosa del genere con un tuo racconto, il lato emotivo non era mai stato un problema...;)


@Wellax:
Note dolenti...
Stesso problema dell'ultimo tuo racconto che avevo letto: c'è troppa confusione.
La prima cosa che salta all'occhio è la completa sproporzione tra i caratteri a disposizione e la quantità di eventi che vuoi narrare: con 5k non puoi metterti a architettare trame troppo complesse, in una pagina e mezza scarsa di word non ci sta nemmeno la lista della spesa, figurarsi una trama come la tua. Questo, ovviamente, ti ha poi inevitabilmente indirizzato verso tutta un'altra serie di errori che hanno reso il tuo brano di un livello, a mio dire, insufficiente.
Perché è ovvio, se devi farci stare 4729368672 cose in così poco spazio che risulta tutto approssimativo e superficiale, sarei rimasto sorpreso del contrario...
Poi, la trama, oltre a essere lunga non mi ha detto molto, non mi soffermo troppo su questo punto perchè finirei solo col ripeterti con parole diverse quello che ti ha già detto smilodon.
I personaggi sono un po'inconsistenti, manca quasi totalmente la caratterizzazione, abbandonata in toto nelle mani degli stereotipi che, ok, sono funzionali ai pochi caratteri a disposizione, ma non esageriamo... ok sfruttarli per risparmiare caratteri ma ci sarebbe cmq da personalizzare un po'almeno il personaggio principale e uno o due dei non protagonisti rilevanti (tipo il cattivo)...
Invece qui niente...
La nota più dolente, tuttavia, sono stile e grammatica.
Lo stile è confusionario e davvero ostico da seguire, il mio consiglio è di tornare alle cose semplici e costruire pian piano una base solida su cui muoverti. Se vuoi partire subito con una trama impossibile/costruzioni ricercate/vocaboli "inusuali" eccetera, il tutto in 5k... beh, ci sta che si faccia casino.
Quindi, davvero, torna al semplice e tieniti spazi e tempi per rendere il tutto in modo esaustivo e lineare. Per intrecciare e complicare c'è sempre tempo.
Per quanto riguarda la grammatica invece, l'impressione che ho avuto è che tu prenda in prestito dal parlato, dialetto compreso, un sacco di modi di dire che in italiano invece non sussistono. (questa impressione c'è sin dal tuo precedente racconto che avevo letto e, mi pare, te l'avessi già detto).
Ma, cmq, non è questo l'unico errore, i tempi verbali sono, a tratti, messi completamente a caso... roba che uno non capisce più cosa stia leggendo, poi accenti, apostrofi, punteggiatura... insomma... io direi che la strada della semplificazione non può che farti bene anche sotto questo punto di vista.
Poi, come sempre, questa è la mia opinione ed è il consiglio che io mi sento di darti, questo non ti obbliga in nessun modo a darmi retta... ;)

Classifica:
Smilodon, 4 punti
Rovignon, 3 punti
Cristiano rimicci, 2 punti
wellax, 1 punto
 
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49 replies since 11/7/2012, 05:45   1001 views
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