| Questo speciale sarà molto particolare. I racconti che parteciperanno potranno essere inviati alla selezione per una antologia liberamente ispirata alla trilogia di "Matrix". Chi non ha idea di cosa sia, farebbe bene a mettersi in pari guardando almeno il primo episodio.
Questa gara è indipendente dalla selezione, perciò i vincitori dello speciale potrebbero venire scartati, mentre un perdente scelto: tutto ciò allo Skannatoio non interessa, è solo un'opportunità in più.
Il 14 dicembre, assieme al n.4 di 'Skan Magazine', saranno pubblicate le specifiche. Nel frattempo gli autori possono farsi un'idea della sottile differenza tra racconto liberamente ispirato e plagio leggendo la risposta alle mie perplessità di Diego di Dio, uno dei giurati che selezionerà i racconti:
Allora, ti spiego la natura giuridica del problema e quanto sia labile la distizione tra plagio e libera ispirazione. La creazione di un'opera genera, per sua stessa natura, un diritto d'autore. La crezione di un'opera derivata genera anch'essa, come l'opera originaria, un diritto d'autore. Ora, per definirsi opera derivata, deve possedere determinate caratteristiche (che sono le medesime dell'opera originaria). Senza citare la dottrina giuridca, è sufficiente citare che vi siano la creatività e l'ingegno caratteristici di un'opera artistica in senso lato, e non si tratti di mera riproduzione/traduzione/copia.
Questo vale come premessa generale e come base giuridica per la legalità di un progetto derivato. Tuttavia, la teoria è molto distante dalla pratica. Perché creatività e ingegno devono sì caratterizzare l'opera derivata, ma quando contengono riferimenti sostanziali all'opera originaria, occorre l'autorizzazzione del titolare del copyright. Eppure questi sono concetti labili: dove finisce il plagio (lesivo del copyright) e comincia la libera ispirazione (non lesiva del copyright)?
In soldoni: la legge sul copyright (che in Italia ha il suo capofila nella l. 633/1941) va assolutamente rispettata, ma va pure interpretata. E infatti su questo terreno si sono scontrate molte scuote di pensiero. Per mantenersi entro i limiti della libera ispirazione, occorrerebbe mantenere un legame citato con l'opera originaria, ma per il resto dare libero sfogo a una creatività degna di autonoma considerazione giuridica, per creare un'opera che, a sua volta, abbia i caratteri della originalità e dell'inedicità. Detto questo, sta al buon senso degli autori, capire che questi limiti, oggi come oggi, non sono poi così rigidi: una reinterpretazione può anche usare un nome presente nella trilogia stessa (es. Morpheus), ma presentarcelo con diverse caratteristiche. Può anche citare il protagonista (Neo), ma fargli vivere una storia diversa, calarlo in una realtà differente, dipingerlo in modo alternativo. Altrimenti, se: si usa lo stesso nome, il medesimo personaggio e la stessa storia, dove sta il racconto dell'autore? Questo è un plagio. La libera interpretazione no.
Boh! Vedremo chi si cimenterà. Anche questa edizione andrà deserta? Lo sapremo il 14 dicembre!
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