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Skannatoio, marzo 2013, edizione XVI, Per chi suona la campana
* Campionato pri-est 2013, 1 di 12

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Jackie de Ripper
view post Posted on 28/2/2013, 16:50




OrganizzazioneRacconti in gara
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Commenti
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Primo indizio

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Edited by Jackie de Ripper - 12/4/2013, 18:18
 
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view post Posted on 28/2/2013, 16:56
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Arrotolatrice di boa

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Ma dai? Di già?
Come passa il tempo...
Auguriiii Jackie!
Tra un po' vedremoi tuoi post verso le tre di notte, a far compagnia a me e Rov! ;)
 
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anark2000
view post Posted on 28/2/2013, 17:44




Felicitacizioni Jackie! Questo racconto, qualunque esso sia, sarà dedicato a voi!!

(...aspetto con ansia le specifiche :p096: )
 
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-Peppino-
view post Posted on 28/2/2013, 21:48




shanda, aspetta le specifiche ;)
 
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view post Posted on 28/2/2013, 22:15
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Magister Abaci

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Ecco le specifiche, in ritardo rispetto al primo racconto ;) ma io orario per quanto concerne il regolamento :P

Ricordiamo che dopo il 7 marzo sarà disponibile il
numero 7 di Skan Magazine (anche in cartaceo su LuLu.com)
Chi volesse veder pubblicata la propria opera sul numero di aprile deve scrivere in calce al proprio racconto la solita liberatoria:
Autorizzo Jackie de Ripper a pubblicare questo mio racconto su 'Skan Magazine'.
Saranno pubblicati solo i migliori racconti accompagnati dall'autorizzazione.



Skannatoio, edizione XVI
Per chi suona la campana



Lo Skannatoio XVI ha inizio!
Si tratta del primo scontro del Campionato primavera-estate 2013.


Le TEMPISTICHE:

1) Una settimana per scrivere il proprio racconto (consegna delle opere per le 23:59 del 7 marzo 2013). Il racconto deve essere pubblicato in questo thread. Provvedete a inserire il titolo insieme al testo del racconto;
2) un massimo di 14 giorni (quindi fino alle 23:59 del 21 marzo - se i racconti fossero più di 15, attendete la suddivisione in gironi da parte del Supervisore) per leggere, commentare e inserire in classifica i racconti altrui che non infrangeranno i limiti di lunghezza specificati. Leggete il REGOLAMENTO se non avete idea di come si devono votare i racconti;
3) un massimo di 7 giorni (a partire dagli ultimi commenti pubblicati) per leggere i commenti e assegnare 1 punto al miglior commento al proprio racconto e 2 punti all’autore della migliore serie di commenti;
4) l'ultimo a consegnare i propri punteggi dovrà compilare la classifica finale.

Chi salterà anche una sola di queste fasi incorrerà nella sanzioni previste dal REGOLAMENTO.

Inoltre, chi partecipa per la prima volta allo Skannatoio deve inviare, pena l'esclusione dal concorso, i propri dati (nome e cognome, indirizzo postale e indirizzo email) in un PM a me (TETRACTYS). Non è necessario farlo se si sono già forniti i dati contestualmente a uno qualsiasi dei concorsi organizzati dal forum de "La Tela Nera".

Le SPECIFICHE

Lunghezza. Minima: 3.000 caratteri. Massima: 23.000 caratteri (spazi inclusi, escluso il titolo ed eventuale liberatoria). Tolleranza ZERO. Vale questo contatore come riferimento per il conteggio dei caratteri.
Genere: horror, giallo, fantastico e relativi sottogeneri (i partecipanti dovranno tenere conto nelle proprie classifiche dell'attinenza dei racconti ai generi elencati).
Particolarità:
a) Nella scena iniziale dovrà suonare una campana e i rintocchi susciteranno un ricordo al protagonista, un ricordo rimosso da tempo che avrà un'importanza cruciale per il seguito della narrazione.
E
b) Nella scena finale una campana dovrà suonare a morto e uno dei personaggi dovrà pronunciare la frase: "La morte di qualsiasi uomo ci sminuisce, perché noi siamo parte dell'umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te".



Nelle loro classifiche, i partecipanti dovranno tenere conto delle specifiche e penalizzare, a loro insindacabile giudizio, i concorrenti che non si sono attenuti. Dovranno anche ignorare i racconti che supereranno in più o in meno i limiti previsti per la lunghezza, o altre richieste espresse esplicitamente.


Vi resta una settimana per creare. Non perdete tempo, e mi raccomando: "non chiedete mai per chi suona la campana: suona per voi!"
 
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view post Posted on 1/3/2013, 05:16
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Arrotolatrice di boa

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Queste specifiche le ha pensate Sol? ;)
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 1/3/2013, 06:36




CITAZIONE (Polly Russell @ 1/3/2013, 05:16) 
Queste specifiche le ha pensate Sol? ;)

Uhm, direi di no :huh: , la frase finale è troppo buonista. Io avrei messo qualcosa del tipo: un milione di morti non valgono un passo verso Dio. ;)
 
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anark2000
view post Posted on 1/3/2013, 06:38




tanta roba :D
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 1/3/2013, 06:39




Direi, è la Baghavad Gita. ^_^
 
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view post Posted on 1/3/2013, 09:30
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Arrotolatrice di boa

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Mmm... Preparatevi, mi sa che da queste specifiche mi sta ripartendo una mattonata tragica pro amerindiana...
 
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view post Posted on 1/3/2013, 13:51
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Magister Abaci

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È stata pubblicata la classifica finale del
Campionato autunno-inverno 2012 dello Skannatoio


Complimenti alla vincitrice, Polly Russell, e a tutti i partecipanti.
È stato esaltante seguire le varie edizioni che, durante sei mesi, hanno visto ben 26 partecipanti e la produzione di oltre 80 racconti.

Il Campionato primavera-estate 2013 nasce sotto i migliori auspici.
 
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view post Posted on 1/3/2013, 17:08
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Arrotolatrice di boa

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Mannaggia, il mio programma di scrittura, ancora non riemerge dalla melma ammassata nella memoria... Temo che non potrò essere dei vostri, ma ci proverò fino alla fine!
 
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kaipirissima
view post Posted on 1/3/2013, 19:07




CITAZIONE (-Peppino- @ 28/2/2013, 21:48) 
shanda, aspetta le specifiche ;)

Come faremmo senza Shanda!
Grazie di esistere! :D


La frase è un po' troppo retorica per i miei gusti. Era meglio se si fermava unattimo prima.
 
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view post Posted on 1/3/2013, 19:53

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ciao anark2000, terrò conto delle specifiche. Bello il tema del racconto.
Grazie Sol Wientraub, era il minimo che potessi fare.
Ciao Kaipirissima e grazie.
Salve, Polly, sei troppo buona.
 
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view post Posted on 1/3/2013, 20:57

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IL PONTE SULLA MONTAGNA ROSSA

Di Alexandra

La campana risuonava da lontano, chiamando a raccolta tutti coloro che arrivavano dal ponte sulla montagna rossa; era fatto con listelli di legno marcito e reggeva una persona alla volta a malapena, facendo risuonare le pareti della montagna rossa con scricchiolii che rispondevano al rintocco della campana, essi dicevano:”Per chi suona la campana? Essa suona per te e i suoi rintocchi significano morte”.
Io sentivo questi rintocchi del ponte, ai quali rispondevano quelli della campana del paese in fondo valle ed essi aggiungevano:”Il carnaio non è ancora completo, vieni, manchi ancora tu”.
Sentivo questa contabilità della morte, chiedendomi ogni volta a che tipo di morte corrispondesse.
Ogni tanto vedevo gente davanti a me, vestita dell’abito scuro degli abitanti della casa con il campanile.
Era impossibile riconoscerne i volti, visto che gli uomini portavano cappellacci flosci neri e lunghi tabarri dai quali si indovinavano pantaloni rimboccati e le donne avevano lunghi abiti dalle sfumature funeree e in capo cuffie nere dai ricami che penzolavano nel vento gelido della montagna.
Il clima era sempre freddo, allora, con il cielo sempre azzurro e il sole che risplendeva mandando barbagli malsani.
Io lo vedevo come il batacchio di una gigantesca campana che ci avvolgeva tutti quanti, in attesa di sapere cos’avrebbe fatto la gente del campanile.
Possibile che andasse sempre e solo per provviste e legna? Non mi fidavo di certi carichi voluminosi avvolti nelle tele di sacco grigio che un tempo avevano contenuto zucchero.
Ne restava l’anima, dell’odore delle nuvole candite che vendevano nella pasticceria del fondovalle.
Era un odore che mi inebriava, ma non mi fidavo a mangiarne, perché non sapevo da dove venivano gli ingredienti veri.
Ogni volta che uscivano dolci di lì, spariva qualcuno, che magari era rimasto troppo vicino alla gente del campanile e si sa, con certe cose è meglio non scherzare.
Se sto dicendo questo, è per giustificare la scomparsa di Mathi, poveretta.
Mi aspettava, quella mattina, come non era accaduto mai.
Adesso che ci penso, la campana suonava anche allora e la mia migliore amica mi era venuta incontro salutandomi con la paura negli occhi.
Le era durata poco, certo, ma io avrei dovuto chiederle cosa temeva tanto, non sapevo che gli abitanti della casa del campanile studiassero le vittime prima seguendole e poi facendo in modo di capitare a casa loro.
Lei mi aveva nascosto di essersi trovata in casa una delle loro donne e di averla scacciata con un ultimo guizzo di energia, prima di soccombere al terrore del demone campanario che ti fa sentire già morto anche se sei ancora capace di camminare e parlare.
Solo adesso penso che avrei fatto bene a correre a casa di mia nonna e a prendere la cintura che le aveva permesso di resistere per anni al richiamo del demone campanario.
La ricorderò sempre con la bocca impolverata di zucchero mentre sgranocchiava la grossa nube di zucchero candito bianco.
Quel giorno avevamo litigato, visto che non bisogna accettare doni dal pasticcere che è così amico della gente del campanile.
Lei non mi aveva ascoltato, perché le campane erano rimaste mute tutta la mattina e tutto il pomeriggio, segno che la gente che viveva nella casa aveva già il magazzino pieno, per così dire.
Scomparve subito dopo aver finito la merenda che non aveva pagato, complice il rubicondo pasticcere dal grembiule grigio.
Le aveva detto:”Oggi la campana non è suonata, ma non ti preoccupare quando la sentirai, suonerà per te e a te non importerà nulla”.
Mathi aveva sgranato gli occhi verde acqua e all’improvviso avevano assunto un’espressione fissa, quasi avesse potuto attraversare le nubi che svettavano sopra al campanile.
Quella sera, le campane avevano ripreso i loro rintocchi, vivaci come quelli di una bestia saziata.
E io intuii da quale pasto.
Fu in piena notte che tornai a casa attraversando il ponte, un passo alla volta, con il conforto di due lanterne che ne illuminavano l’inizio e la fine.
Uno degli abitanti della casa del campanile mi seguì, lo notai con la coda dell’occhio, ma egli fece finta di non accorgersene.
Sentii un rumore, dietro di me, un breve fruscio.
Quando fummo entrambi in prossimità del gruppetto di case che si trova ai piedi della montagna rossa, mi fermò.
Anche qui c’era poca luce ma mi accorsi che si era tolto il cappello e lo rigirava nervoso fra le dita.
Che volto giovane aveva.
Non avevo mai visto una pelle così bianca e occhi così azzurri, come ghiaccio, ma con un’espressione determinata.
I suoi capelli biondo platino erano scompigliati dal vento ed egli, dopo un primo tentativo, rinunciò a ravviarseli.
-Artemisia- mi disse –vengo da parte della casa del campanile, ma non per te. Scappa fin che puoi. Prendi le cose che ti servono e lascia il resto, mi impegno io a coprirti presso i capi-.
Rimasi interdetta davanti al suo atteggiamento:-Come mai fai questo per me? E poi, chi ti dice che io non preferisca sentire i rintocchi della campana comodamente seduta sulla mia panca a guardare fuori dalla finestra?-.
Non mi importava nulla del suo aiuto e il fatto di aver incrociato i portatori con il loro carico tante volte, mi aveva resa abitudinaria nei loro riguardi.
Facessero pure quel che dovevano dopo che io avevo terminato le mie commissioni nel fondovalle, per me facevano parte del paesaggio.
Quanto ai rintocchi della campana e ai suoni del ponte, a volte non li udivo neppure, concentrata com’ero sul mio erbario e sulle mie raccolte di minerali.
E questo biondino veniva a dirmi che dovevo andarmene?
Avrei dovuto lasciare le mie cose?
Mai.
-Se verranno a prendermi, voglio farlo dopo aver sistemato ancora una volta i minerali al loro posto. Sapessi che cosa c’è sulla montagna rossa- gli dissi.
Lui mi rispose:-Posso immaginarlo, difatti, la tua morte non sarà rapida come quella di Mathi-.
-No?- gli domandai, mentre camminavo su per il sentiero che conduceva al villaggio.
-Sanno che sei la nipote di Genzianilla e quindi sei in grado di farci delle cose, con i minerali e le erbe-.
Feci spallucce:-Mia nonna non c’è più, poveretta, dunque togliti dalla testa certe leggende. Non è vero che ha trovato il modo di far tacere per sempre la campana e il legno chiacchierino del ponte, no, ti sbagli, biondino-.
Egli si irritò:-Intanto, mi chiamo Hingo e poi tua nonna ha trovato la pace, visto che è sfuggita al demone campanario-.
Rimasi indifferente, altrimenti, con che coraggio sarei potuta tornare a fare provviste in paese?
Dovevo pur comperare il sale e variare la dieta, inoltre non ero capace di farmi i vestiti e le scarpe.
-Non ne hai mai sentito parlare? Eppure esiste ed è sempre affamato, il suono della campana che senti è il suo ululato rabbioso e lo scricchiolio del ponte è il vociare delle sue spie, sempre pronte a indicargli nuovi pasti-.
Uscimmo fuori dal villaggio; la casa a un piano, immersa nel buio, mi mise una tristezza infinita mista a una collera crescente.
Ah, era così?
Mathi aveva fatto da spuntino a un demone invisibile annidato in una campana?
Cos’altro c’era nel villaggio in fondovalle?
Di cos’erano fatte le nubi zuccherine del pasticcere grassoccio dalle maniere bonarie?
Avevo fatto male a restare lì, eppure, non avrei mai immaginato un’altra vita, soprattutto considerando che la mia casa era la migliore che avessi mai potuto desiderare, visto che me l’aveva regalata la nonna.
Entrai e accesi la lampada a forma di favo e una luce giallognola e dolciastra illuminò le raccolte di minerali e di erbe.
C’era anche un tappeto rotondo accanto al tavolo ingombro di vasellame e posaterie.
Sulle sedie erano ammucchiati abiti e calzature da donna di tutti i colori, mentre sul giaciglio scintillava una cintura fatta di piastre di metallo rosso.
Hingo si guardò intorno:-Quante ragnatele, non pulisci mai?-.
Poi si accorse del mio inganno:-Questa non è casa tua- mi disse con un fondo di collera.
Non lo temevo.
Di sicuro non si era portato dietro nessuno dei suoi, aveva fatto tutto da solo ed era a mani vuote.
Senza il suo sacco di tela, dove mi avrebbe messa per il demone campanario?
Aguzzai le orecchie, ma c’era un silenzio pesante, quasi l’ultimo rintocco della campana avesse assorbito tutti i suoni della valle, a parte quelli delle nostre voci.
Non immaginavo, allora che avesse cambiato idea.
Certo che i capi gli avevano dato il sacco, ma lui lo aveva gettato in un angolo, dicendo loro che meritavo un altro trattamento: gli sarebbe stato più facile portarmi da loro con la menzogna.
Forse addirittura con la promessa di non farmi nulla se avessi usato tutto quello che la nonna mi aveva insegnato per passare dalla loro parte.
Gli risposi:-Sì, che lo è. Almeno, quella vera, dove sono cresciuta. Che cosa sei venuto a fare qui?-.
Egli impallidì:-Questa è la casa di Genzianilla, dove nessuno degli adulti è mai riuscito a entrare-.
Incrociai le braccia:-Dunque ti hanno mandato in avanscoperta, per vedere se sono meno difficile da prendere di mia nonna?-.
Lui vide la cintura di piastre e si mise a guardarla bramoso; sembrava un assetato che guarda gli altri bere il sidro.
-Prendila pure, si chiama Respiro della Montagna Rossa. E’ inutile che te ne racconti la storia-.
Lui prese la cintura:- E’ in ottimo stato, eppure, è quanto avanzò dalla costruzione della campana e il demone ne ha paura. Ora so perché nessuno è venuto a prenderti finora. E io che mi preoccupavo per te-.
Gli risposi:-Ora sei tu quello nei guai, prendila e torna nella casa del campanile…-.
Ci ripensai.
No, non era una cosa buona da fare, malgrado la voce di mia nonna mi dicesse:”Quando la campana suona lo fa per te e non puoi sfuggirle, però si può sempre rimandare la morte facendole qualche sberleffo. Puoi usare la cintura, se vuoi, tutto quello che troverai nella mia casa dopo che sarò morta ti appartiene, ma, ricorda, il Respiro della Montagna Rossa è imprevedibile, prima usa una cavia, qualcuno che sia interessato a te”.
Lui lo è ma io non sono come mia nonna.
-Ho cambiato idea- gli dissi –portala sotto i vestiti e scappa dove essa ti condurrà-.
Egli lo fece, mentre io gli giravo la schiena, poi mi disse:-Grazie dell’aiuto, ma credo che dovresti scappare insieme a me-.
Gli aprii la porta nella notte:-Vai pure, io me la caverò da sola-.
Hingo mi fece notare:-Non hai più la protezione contro il demone campanario-.
Feci un gesto annoiato:-Sono solo novanta piastre di metallo che ti tengono freddo sotto i vestiti, non l’ho mai indossata-.
Egli replicò:-Ora capisco perché la morte ti ha sfiorata tante volte senza tuttavia afferrarti, ma temo che migliorerà presto la sua presa. La prossima volta ti prenderà, sai, attenta ai prossimi rintocchi-.
Lo lasciai andare nella notte e alzai il tappeto della casa di mia nonna.
La pittura fatta di succhi di fiori della primavera e dell’autunno era ancora fresca e rappresentava tutte le vittime del demone campanario che erano riuscite a salvarsi l’anima sfuggendo alle spie del ponte scricchiolante.
Riconobbi il volto sorridente di Mathi, almeno, la cintura aveva fatto ancora quella cosa buona prima di finire addosso a Hingo.
Continuai a fare la solita senza che nessuno mi prendesse, né che accadesse nulla ai pochi conoscenti che mi erano rimasti nel fondovalle e questa era veramente una faccenda bizzarra.
Un demone come quello non poteva essersi saziato all’improvviso.
Quante volte alzai il tappeto, convinta di scorgere il suo volto fra le ultime prede del demone.
In fondo, poteva anche essere colpa mia se non ero più in grado di sentire i rintocchi della campana.
Il mio orecchio doveva essersi talmente assuefatto ai rintocchi sempre uguali da non sentirli più, come si dice valga per il suono dei pianeti.
Non rimanevo a lungo nella casa di mia nonna, perché sapevo che la mia fine sarebbe avvenuta lì e sarebbe stata molto lunga.
Avevo irritato il demone sottraendogli uno dei suoi lavoratori più giovani.
Per venire al presente, ora ho sentito dei passi leggeri e un tocco alla porta della casa di mia nonna e una voce d’uomo anziano mi chiama:-Vieni a riprenderti la tua cintura-. Subito dopo, la campana chiama entrambi.
Ci incamminiamo sul ponte, curvi e con i capelli bianchi mossi dal vento.
E’ l’ora, i rintocchi della campana sono molto forti, ma almeno l’abbiamo beffata.
Chissà che volto avremo nel disegno sotto il tappeto della casa di mia nonna?
Quando entriamo nella torre campanaria, una voce sepolcrale dice:-Ultimo carico per stanotte-.
Poi il tonfo della porta che si chiude e il buio.
Fuori, suona per la prima volta la campana a morto, dunque, noi che stiamo per morire siamo i più importanti ed è incredibile.
Di solito la campana passava dal rintocco con il quale accoglieva le nuove vittime per il demone campanario, al silenzio, segno del pasto consumato.
Eccoci dunque davanti all’Assise Infernale, giudicati da un tribunale di ombre.
Io mi rendo conto di essere una delle anime che non compariranno nel disegno sotto il tappeto nella camera di mia nonna.
Quanto a Hingo, mi volto verso di lui e non lo vedo più, da questo comprendo che è stato più fortunato di me.
Il suo volto campeggia di sicuro accanto a quello di Mathi, perché erano entrambi persone utili alla comunità, lei con il suo carattere solare, lui con la sua decisione finale di aiutarmi, malgrado fosse stato in un primo tempo dalla parte del male.
Dunque è così che funziona, visto che io ho commesso un peccato molto grave a non usare le erbe e i cristalli per aiutare i miei simili.
Non ho fatto come mia nonna, mi aspetto di pagarla.
Dietro al tribunale infernale, dove siedono i giudici ombra, vedo la porta dell’Inferno della Dimenticanza: non sono servita a nulla, per cui tutti mi dimenticheranno, quasi non fossi mai nata.
Potevo fuggire, potevo fare molte cose, invece non ho fatto altro che attraversare un ponte sbirciando i carichi dei malvagi.
Il Presidente dell’Assise Infernale mi chiama al banco degli imputati e io ci vado a piccoli passi; non ho fretta di sentire quello che mi dirà, ma la sua voce risuona alta e forte nel grande tribunale nel quale mi trovo sola:-Artemisia, so cosa stai pensando. Ti confermo che non andrai nella luce insieme a Hingo, perché sei vissuta da vigliacca, limitandoti a osservare quello che succedeva intorno a te. Non hai fatto nulla per Mathi, nonostante l’affetto che ti univa a lei, quella è l’occasione mancata che ti ha portato qui, ma non preoccuparti. Ci sono molti inferni, dopo quello della Dimenticanza, ti abbiamo assegnato quello della Riflessione-.
Io mi spavento, immaginando chissà quali tormenti:-Vale a dire?- domando tutta spaurita.
-Rivivrai il giorno in cui scendesti a valle pensando a tutto tranne che alla prova da affrontare. Tua nonna ha usato bene la cintura che ti ha lasciato. Sapevi che con essa si può prolungare la vita a una persona cara? Hingo è passato di qui e ci ha lasciato la cintura prima di ascendere nelle regioni della luce. Questo ti ha salvata da castighi peggiori. Di più non possiamo fare-.
Io mi accomodo nell’Inferno della Riflessione, stupendomi di trovare la stanza della casa di mia nonna illuminata a giorno, con la cintura sul letto e un giorno eterno da rivivere pensando a quello che avrei potuto fare per Mathi e a quello che ho fatto per Hingo.
Non appena entro, la voce dell’aguzzino infernale che si trova a guardia del ponte, mi ammonisce:
-La morte di qualsiasi uomo ci sminuisce perché noi facciamo parte dell’umanità. E dunque, non chiederti mai per chi suona la campana: suona per te-.

Autorizzo Jackie de Ripper a pubblicare il mio racconto su Skan Magazine.

Salve a tutti, riecco il mio racconto, che ho aggiustato tenendo conto delle specifiche. Ci ho messo dentro alcuni spunti di vecchi scritti. Ho mandato una prima versione del racconto perché mi sentivo nello stato d'animo da rintocco della campana prima ancora di vedere il vostro tema. In questo caso, rispondo a John Donne e ai Metallica dicendo che proprio per questo la vita e la letteratura vanno vissute con coraggio.

Salve a tutti, riecco il mio racconto, che ho aggiustato tenendo conto delle specifiche. Ci ho messo dentro alcuni spunti di vecchi scritti. Ho mandato una prima versione del racconto perché mi sentivo nello stato d'animo da rintocco della campana prima ancora di vedere il vostro tema. In questo caso, rispondo a John Donne e ai Metallica dicendo che proprio per questo la vita e la letteratura vanno vissute con coraggio.
 
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