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Skannatoio, maggio 2013, speciale XVIII, Ventiquattr'ore senza tregua
* Campionato pri-est 2013, 6 di 12

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Jackie de Ripper
view post Posted on 14/5/2013, 14:15




OrganizzazioneRacconti in gara
...


Primo indizio

jpg


Beh, l'indizio è superfluo, perché subito seguito dalle specifiche...



Anche stavolta avrete qualche ora in più per creare.
La consegna è fissata per le 23.59 del 15 maggio.
Poi avrete la solita settimana per commentare.

Vi ricordo che chi volesse veder pubblicati i
propri racconti sul numero di giugno di
Skan Magazine
deve scrivere in fondo al proprio testo la seguente liberatoria:
Autorizzo Jackie de Ripper a pubblicare questo mio racconto su 'Skan Magazine'.
Saranno pubblicati solo i migliori racconti accompagnati dall'autorizzazione.


Skannatoio, speciale XVIII
Ventiquattr'ore senza tregua


  1. Gli autori dovranno scrivere un racconto tra i 3.000 e i 13.000 caratteri (spazi inclusi, estremi inclusi, tolleranza ZERO) di genere horror, giallo, fantastico (fantasy, fantascienza e tutti i relativi sottogeneri)

  2. Il racconto dovrà ispirarsi al seguente tema: "Senza tregua". Diversamente dagli altri Skannatoi, non si tratta di una specifica stringente, ma si tratta di un "argomento" da sviluppare nel modo che gli autori riterranno più opportuno. Sono consentite sia le interpretazioni letterali, quanto quelle estremamente libere.

  3. I racconti dovranno essere pubblicati entro le 23.59 del 15 maggio 2013 come post in questo thread, specificando il titolo e l’autore (questi elementi non entrano a far parte del conteggio dei caratteri).

  4. Se un autore sforerà per eccesso o per difetto il numero di caratteri, non sarà considerato nella classifica finale della gara.

  5. La stessa penalizzazione è prevista se un autore modificherà il proprio racconto dopo le 23.59 del 15 maggio. In tal caso si procederà anche alla squalifica per una edizione speciale dello Skannatoio.

  6. Nel caso di un totale superiore a 15 opere, occorre attendere che il supervisore separi i racconti in gironi, prima di procedere con i passi successivi.

  7. Una volta che i racconti saranno stati pubblicati, gli autori dovranno stilare, sempre in questo thread, la loro classifica di merito. Al racconto valutato come ultimo dovrà essere assegnato 1 punto, al penultimo 2, al terz’ultimo 3 e così via fino al primo, che otterrà così il massimo punteggio. Un autore non deve inserire in classifica il proprio racconto.

  8. Oltre alla classifica, ogni autore dovrà scrivere un commento, anche di poche righe, purché sufficientemente chiaro per rendere esplicita la propria opinione su ciascun racconto. Se non lo dovesse fare, il punteggio conseguito nella gara sarà dimezzato.

  9. Classifica e commento dovranno essere pubblicati con un post in questo thread entro le 23:59 del 22 maggio 2013.

  10. Se un autore, dopo aver pubblicato il racconto, non dovesse stilare la sua classifica, sarà escluso dalla classifica finale e squalificato per una edizione speciale dello Skannatoio.

  11. Al termine, l'ultimo partecipante ad aver inviato la propria classifica provvederà a redigere la classifica di merito generale e proclamerà il vincitore.



Edited by Jackie de Ripper - 31/5/2013, 12:02
 
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view post Posted on 14/5/2013, 16:03
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Arrotolatrice di boa

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UN MARE DI QUIETE

Nessuno viene qui in questa stagione, neanche i pescatori si avventurano fra queste rocce, sanno che non c’è pesce ma non sanno perché.
E io non posso dirlo.
Gli scogli sporgono dal grigio intenso del mare invernale, come la schiena nera di un drago contorto. Il vento mi sferza il viso mentre tento di ergermi sul piccolo zoccolo roccioso. Sono un custode, mio malgrado e la mia responsabilità non mi da tregua.
Mi affaccio e scruto in quell’immensità scura e minacciosa. Il mare sembra quasi denso, lucido. Riflette come olio bruciato un cielo plumbeo. Si è alzato ancora di più il vento. È segno che devo rientrare.
L'acqua si increspa e spruzza. Fiotti color topo e con lo stesso odore.
Ignari! Le hanno svegliate.

La mia casa è l’unica vicina agli scogli, da secoli la mia famiglia vive qui. Da secoli si occupa di questa baia. Ora tocca a me.

Li avevo pregati, li avevo avvisati.
Mi hanno riso in faccia, come se non fossi altro che un vecchio pazzo. Come se quello che so, fosse solo una fantasia.
Hanno costruito nell’insenatura davanti a casa mia, vorrebbero stabilirvisi in primavera.
Ingenui.
Una casa piccola, con dentro troppe persone. I traslochi sono rumorosi, i lavori edili ancora di più. E loro odiano il rumore.
L'odore di putridume scivola tra le rocce nere, si insinua come un serpente evanescente e sale. Mi avvinghia le caviglie, quasi avesse una consistenza, mi avvolge e mi stordisce.
Ecco, sono sveglie.

La luna è un cerchio alto nel cielo privo di nubi. C'è poco vento ma fa freddo; sono seduto in terrazza, un plaid sulle ginocchia, un bicchiere di vino in una mano e la balestra nell’altra.
Loro sono molto sensibili al rumore, se usassi un fucile potrei colpire soltanto la prima e le altre scomparirebbero di nuovo tra i flutti.
Ma tornerebbero.
Nella casa di fronte alla mia c’è movimento, probabilmente hanno lo stereo acceso, perché Loro sono inquiete.
Non le vedo, ma il ribollire innaturale che increspa l'acqua me ne da conferma.
Il maestrale ne porta l’odore salmastro e pungente. È forte, intenso come pesce lasciato marcire al sole. Emergeranno e io sono il solo a saperlo.
Il gorgoglio è il primo segnale.
Mentre intorno alla baia tutto appare immoto, l'acqua scura sbuffa e bolle. Il vento è cessato di colpo. Le foglie che trasportava sono cadute, ingoiate dalle onde.
Proprio sotto il mio balcone il mare inizia a borbottare e ribollire, un gorgo nero e grigio di spuma si apre sotto i miei occhi.
Mi preparo sporgendomi dalla balausta. La balestra è carica.
Una delle creature è sul pelo dell’acqua. Riesco a vedere i suoi occhi brillare di smeraldo anche da qui. Aspetto che emerga del tutto, i lunghi capelli neri le si appiccicano alle spalle mentre esce dal mare. Scocco.
In un fiotto verdastro la sua testa si reclina all’indietro, il dardo conficcato nell’occhio balugina un secondo ancora, poi scompare.
Un’altra, poi un’altra, poi non le conto più.
Stanno iniziando il canto, sale piano dalla risacca con la stessa consistenza appiccicosa della nebbia, non lo sento ma so che hanno iniziato. Lo capisco dalle loro bocche, immote e spalancate, lo capisco dagli sguardi assenti delle tre persone che stanno uscendo dalla casa trascinando i piedi, prede ignare.
Quasi tutte le sirene sono emerse, non hanno timore a mostrarsi ora, il loro canto ha inebetito tutti tranne me. Mio padre mi ha reso sordo a suo tempo, come mio nonno aveva fatto con lui.
Carico la balestra e scocco.
Colpisco il petto del secondo mostro, la sua pelle si apre e si squarcia come se esplodesse dall’interno. In un guizzo di densa melma verde si inabissa.
I tre umani sono immersi fino alle ginocchia.
Come serpenti acquatici le creature gli scivolano intorno, le lunghe dita artigliate si attaccano alla pelle degli sventurati, ne squarciano le carni, ne dilaniano le membra.
L’incanto è rotto, le tre vittime sono consce ora e questo rende la loro morte ancora più tragica, i volti trasfigurati dal dolore in un grido muto. Continuo a scoccare dardi con precisione sempre inferiore.
Le grandi bocche delle sirene sono spalancate e il fetore mefitico dei loro aliti giunge fino a me, trasportato dal vento. Le tre file di lunghi denti, acuminati come spilli vengono conficcati nelle carni già martoriate. Ancora e ancora, finché delle tre persone non rimangono che dense macchie scure su un mare cinereo.
Una delle creature volta il capo in alto e mi guarda, come se avessero risposto a un richiamo, tutte le altre la imitano al contempo.
Ora tutte quelle teste macilente sono rivolte verso di me.
L’ultimo dardo.
Colpisco nella fronte la prima che mi aveva guardato, si accascia all’indietro e le altre la superano, continuano a saettare sul pelo dell’acqua, come se fosse tanto densa da permettergli di scivolarci sopra. Mio padre aveva detto che sarebbe successo, loro non vogliono essere disturbate e io dovevo assicurarmi che non sarebbe accaduto.
Si spostano sugli scogli arrancando sulle braccia squamose, le lunghe code trascinate come inutili appendici.
Stanno venendo da me perché ho fallito.
Prendo il fucile, a questo punto il silenzio non è più necessario.
Poggio due scatole di cartucce sul tavolo alla mia destra e le aspetto.

Autorizzo la pubblicazione sullo skan magazine


Edited by Polly Russell - 14/5/2013, 19:26
 
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view post Posted on 14/5/2013, 17:07

il gattaro

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Polly sei angosciante.
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 14/5/2013, 17:54




Se stasera sto bene scrivo. L'idea c'è.
 
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view post Posted on 14/5/2013, 18:19
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Arrotolatrice di boa

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CITAZIONE (Smilodon @ 14/5/2013, 18:07) 
Polly sei angosciante.

Bè... Ho saltato l'edizione regolare, ho saltato la R.R. Dovevo postare! A meno che tu non ti riferisca al testo. In quel caso... Grazie! :huh:
 
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view post Posted on 14/5/2013, 18:30

il gattaro

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mi riferivo alla velocità estrema. Più veloce di Shanda (che devo aver spaventato con un messaggio privato che ritenevo molto gentile, ormai ho il sospetto di avere un babelfish integrato ammalato di coprolalia)
 
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view post Posted on 14/5/2013, 18:43
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che bella immagine Smilo... Ti ricordo che Shanda è riuscita a postare prima delle specifiche, una volta. Quindi è divenuta "l'imabattibile"!
 
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view post Posted on 14/5/2013, 18:45

il gattaro

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ma ancora ti stupisci della pienezza della mia arte retorica?
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 14/5/2013, 18:46




Shanda è fantastica!!!
 
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view post Posted on 14/5/2013, 18:50
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Arrotolatrice di boa

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scherzi? Sei continua fonte di ispirazione! :)
...certo adesso l'avatar non lo cambio, ma solo perché è impossibile trovare l'immagine di un traduttore con la sindrome di tourette!


CITAZIONE (Sol Weintraub @ 14/5/2013, 18:54) 
Se stasera sto bene scrivo. L'idea c'è.

io invece vado al cine! :)
 
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anark2000
view post Posted on 14/5/2013, 20:15




Io riciclo "Oltre la morte", con tanto di correzioni e modifiche suggerite dai partecipanti dello Skan del mese scorso.
Vediamo se la faccia cambia :)
 
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view post Posted on 14/5/2013, 20:26

il gattaro

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Bel racconto Polly, anche se personalmente l'avrei condensato in alcune parti.
Adesso mi metto a scrivere pure io, vediamo se riesco a cagare fuori qualcosa.
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 14/5/2013, 20:28




Bravo Albe! ^_^

@anark:
;)
 
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view post Posted on 14/5/2013, 20:43

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Appuntamento alla Casa Gialla
Di Alexandra
Eccola di nuovo, sorta dalle macerie dell’ultima demolizione dell’intero quartiere, la Casa Gialla che tanto lo tormenta.
Non poteva sparire dalla faccia di Zarmundia e basta?
Ma no, quello è un pianeta dove anche le belve ti chiedono scusa prima di sbranarti, perciò è naturale che ci sia una seconda possibilità anche per i quartieri degli sciroccati.
Si guarda intorno, povero lui, visto che dove c’è la Casa Gialla, c’è anche il suo inseguitore, no, rettifica, l’Inseguitore, quello che non gli dà Tregua affinché finisca il suo lavoro: la passerella che collega il settore dei vivi a quello dei morti si è appena logorata dopo il decesso del padrone della Casa Gialla.
La notizia non gli fa affatto piacere: di solito le anime non dovrebbero pesare più dei corpi, quando succede vuole dire che il morto si è lasciato dietro qualcosa di molto brutto, strisciante e bavoso, che non darà tregua al quartiere finché qualcuno non farà pulizia.
Cammina pensieroso, pensando che lui può solo aggiustare la passerella di ferro e poco altro.
Non è un esperto di anime e deve mettersi i guanti speciali mentre la ripara, altrimenti i fuochi fatui si sprigionano dalle anime in decomposizione gli lasceranno altre cicatrici, a parte quella che ha già.
Si guarda la mano sinistra, tatuaggi, eh?
Poi si mette a far vagare i pensieri, per allontanare da sé l’appuntamento con l’Inseguitore che lo aspetta alla Casa Gialla, dall’altra parte della strada, a due corsie, piena di veicoli di tutti i colori e di tutti i tipi che sfrecciano senza posa sulla strada dalla tinta uniforme a specchio: “Guardate questa bella chiostra di denti multicolori, tutti la scambiano per un disegno fatto con il Cristallo Luce dal mio amico tatuatore di Tatoo VI, la prima luna di questo postaccio, invece, è il segno dell’insoddisfazione per il mio lavoro lasciatomi dall’anima dell’Inseguitore, prima che gli facessi attraversare la passerella a calcioni. Quegli svampiti del piano regolatore voluto dalla Commissione Astrale avrebbero dovuto pensarci un momento prima di far ricostruire la Casa Gialla sulla cubatura precedente. Fessacchiotti, non sanno che l’Inseguitore si nutre di gente come loro? Il suo alimento base è la fretta”.
I piedi lo portano in avanti, senza che lui possa fare nulla per fermarsi.
L’Inseguitore sa bene come attirarlo nella Casa Gialla, il loro è un appuntamento rimandato troppo a lungo.
Inutile, pensa lui, beffandolo, c’è troppo traffico, non sa che è l’ora di punta di Zarmundia?
Sfrecciano anche le Pseudo Antilopi dal manto difficile da scorgere, tanto sono veloci.
Lui si chiede come facciano i proprietari a cavalcarle senza essere sbalzati via di sella, ma è una curiosità destinata a restare tale, per un fabbro da poco come lui.
Le Pseudo Antilopi sono animali molto costosi e spesso tradiscono i loro padroni per tornare nel deserto salino dal quale sono venute.
Il fatto di averne scorte un paio, gli fa venire in mente il passato.
L’Inseguitore non è sempre stato il mostro che ora lo sta occhieggiando dalla finestra del secondo piano della Casa Gialla.
Era un catturatore di Pseudo Antilopi professionista e si era fermato alla Casa Gialla per vantarsi dei suoi successi con il padrone di casa.
Quello spaccone voleva comperarla, malgrado sorgesse su un terreno maledetto.
Il padrone di casa lo aveva dissuaso, dicendogli che c’era ben poco da divertirsi, nel quartiere.
Era un posto molto malfrequentato.
Perché non puntare a luoghi di lusso, tipo la zona del Porto Spaziale?
No, lui, non la pensava così.
Voleva proprio comperare quella casa e c’era riuscito.
Sì, spedendo il padrone dritto nel posto al di là della passerella di ferro, con la complicità dell’affittuaria del primo piano.
Non appena pensa a quest’ultima, il traffico si dirada di colpo.
C’è solo la strada a specchio fra lui e la Casa Gialla.
Forse quella maledetta vuole aiutarlo a disfarsi dell’Inseguitore, magari per ridere alle spalle del padrone di casa.
Pensa alla brutta faccia che lo aspetta al secondo piano, mentre attraversa la strada di corsa e si infila i guanti rivestiti di punte di metallo, visto che conosce già i dentacci di quella carogna.
Chissà cosa ne è della donna che ha appena fermato il tempo per lui.
Corre, non può fare diversamente, vede aloni gialli sprigionarsi dalla casa.
Sì, essa deve il suo nome alle tempeste di energia che si sprigionano ogni volta che la passerella si guasta.
Il padrone di casa non vuole tornare indietro e gli grida, nella mente: ”Mi sta trascinando di nuovo al secondo piano, per prendere possesso del mio corpo e tornare a essere forte come una volta, fermalo”.
Lui vuole sapere della donna, l’affittuaria e lui gli dice quale è stato il destino di lei: “Non preoccuparti, non è riuscito a prenderla, tu sai che ci faceva gli oroscopi della Luna delle Mille Voci, è riuscita a non farla sorgere, per ora, ma avverrà presto”.
Certo, l’Inseguitore vuole che i morti tornino, per prendere almeno un’anima e trasformarsi in spettro per impedirgli di ricacciarlo una volta per tutte da dove è tornato.
Ci è già riuscito una volta, a scacciarlo, per questo la casa è crollata, ma ora, egli è tornato, per quanto in uno stato precario.
Non gli dà tregua, perché non è più un uomo, non ha corpo, ma non è neppure più uno spettro, perché non ha anima.
E’ solo un vortice di fretta divorante, che ha trasformato il quartiere in un luogo di febbri malsane.
Il fabbro incontra un paio di individui.
Costoro, abbigliati di stracci, strisciano a terra, farneticando dell’entità che li svuoterà presto della coscienza.
Battono i denti e il più vicino farfuglia:-Colpa della Pseudo Antilope che ha ferito l’ultima volta. Io le conosco, quelle. Abitano il pianeta da prima di noi. Lo dicevo io che non erano animali come li intendiamo noi-.
Lui non li può soccorrere, li oltrepassa, vedendoli scomparire in una vampata gialla.
Sono sfuggiti all’Inseguitore per poco.
E’ appena arrivato all’ingresso, eppure sente anche lì le sue esclamazioni di rabbia animalesca.
Strano, per uno che non ha più anima.
Scardina la porta con la cannula che ha nella cintura.
Poi si precipita nell’ingresso, illuminato a giorno.
Davanti a lui c’è la scala che conduce al secondo piano.
I mobili sono tutti in ordine.
Sembra che non sia accaduto nulla, ma lui sa che è una beffa dell’Inseguitore.
Dal divano alla sua destra, esce una Pseudo Antilope.
Sono animali grandi come asini, ma hanno ossa molto flessibili, per cui il fatto di vedersela davanti non gli fa alcun effetto.
No, quello che lo è spaventa è il fatto che l’animale porti una collana fatta di strisce di stoffa colorate.
-Tu?- domanda all’animale –la Lettrice di oroscopi?.
L’animale annuisce.
Infine, si gira e gli fa segno di seguirlo.
L’ombra che esso proietta lungo la scala è quella della donna.
Alta quanto lui, ma molto esile.
Mentre salgono, molto in fretta, l’animale gli parla:-Ti offendi se ti dico che non sei stato abbastanza bravo la prima volta?.
La voce è quella da contralto di lei, impossibile sbagliarsi.
-N…no, cosa avrei dovuto fare?.
Glielo deve.
Durante il loro ultimo incontro l’ha trattata male, chiamandola strega schifosa, perché gli aveva confidato di conoscere molto bene il deserto salino.
Là preparava gli oroscopi che le davano da vivere, visto che la Luna dalle Mille Voci si vede molto bene laggiù, anche quando nel resto del pianeta nessuno la scorge a causa delle molte nubi che coprono il cielo quando i morti sono tranquilli.
Per questo è un luogo che tutti evitano, a eccezione dei catturatori delle Pseudo Antilopi.
-Non dargli tregua, finire di strapparli quella sua maledetta anima. Sai perché è diventato così? Ha catturato l’animale sbagliato. C’era il mio maestro, in esso e lui l’ha spedito davanti al Ponte Nebbioso prima che arrivasse la sua ora. Questo ha indebolito la tenuta della passerella.
L’animale batté su un gradino con lo zoccolo:- Se penso che è qui sotto. Sai che è stata un’idea sua farla trasferire qui, lo riteneva un posto sicuro. Non è da ridere?
Per lui non lo è.
Ha sempre lavorato nella falsa cantina, forgiando i listelli di ferro che servono alle anime per attraversare il tratto dove non c’è nulla.
-Non mi distrarre- dice alla Pseudo Antilope –altrimenti finirà di nuovo come la volta scorsa.
Le scale finiscono ben presto.
Ecco, davanti a loro, la tendina di perline che occulta ancora per poco la stanza dove c’è l’Inseguitore.
Si sente un rumore simile al rifrangersi di un’onda limacciosa, segno che lui è lì.
Il fabbro dà una pacca sulla schiena all’animale:-Torna giù, la cosa è fra me e lui.
Non si volta quando esso scende tranquillo, facendo poco rumore con gli zoccoli.
Il fatto che ci sia non lo conforta.
Troppe cose gli sono andate male, da quando non ha terminato il lavoro con l’Inseguitore.
Lo ha sentito insinuarsi nella sua vita dovunque andasse.
Ha girato molti quartieri del pianeta e dei satelliti vicini, accettando di svolgere lavori che non avevano niente a che vedere con la passerella: cancellate, pupazzetti meccanici per i giochi dei bambini, modellini di campi di battaglia in metallo fluttuante per l’esercito, affinché le loro strategie potessero riuscire in quello che lui aveva fallito.
Solleva la tenda.
La voce dell’Inseguitore lo raggela:-Mancanza di strategia, hai ragione, è sempre stato questo, il tuo problema. Ti dico io perché. Tu hai troppi scrupoli. Lasci respirare l’avversario troppo a lungo, quando sarebbe invece il momento di finirlo.
Lo vede, in ombra, accanto a una branda ripiegata.
E’ raggomitolato accanto a una coperta a righe rosse e argento:-Buffo, vero? Era la mia, ma io non la potrò usare mai più. Non credo che sia ancora di moda. Potresti prenderla. Sai, magari ti farò questo regalo, per scusarmi di averti guastato i viaggi e tutto il resto. Lavori bene. Potresti fare altre cose, invece di riparare quella stupida passerella-.
Il fabbro esita.
Non vede bene la forma grigiastra seduta a terra.
Per cosa ne sa lui, potrebbe anche avere addosso qualche arma.
L’Inseguitore gli legge nel pensiero:-No, non sopravvalutare i miei poteri. E’ vero che ho bazzicato accanto al Ponte Nebbioso, ma gli averi dei morti non mi interessano. Si portino pure quello che vogliono, per avere un po’ di compagnia nel posto…che sappiamo tutti e due com’è fatto, alla faccia di lettori di oroscopi e confortatori della buona morte vari.
Quella complicità non piace affatto al fabbro:-Tieniti per te certi commenti. Io non ho mai negato quello che mi hanno insegnato sull’anima.
L’Inseguitore ride, senza alzarsi da dove si trova:-Ma davvero, senti senti. E cosa credi di aver distrutto a metà?.
Gli fa rivivere il momento in cui lo ha colpito con la fiammella che ha nella cintura.
L’energia ha dissolto il corpo dell’Inseguitore lasciandone solo un involucro luminoso a forma di sacco.
Solo che alla cima c’era ancora la forma della testa.
Al fabbro aveva ricordato una statua di cera appena abbozzata dallo scultore.
Aveva creduto a uno stratagemma dell’Inseguitore per salvarsi la vita e aveva colpito una seconda volta, con tutta l’energia della cannula, che si poi era rotta.
A quel ricordo, gli sfugge un grugnito di collera.
Eh, no, non di nuovo, con quel che costano le cannule professionali da fabbro su Zarmundia.
-Fai bene a rifugiarti nei guai della vita quotidiana, lo farei anch’io se ne facessi ancora parte, invece, sono qui per te. Devi pur sapere la portata della tua imbecillità. La sagoma che hai distrutto, o involucro a forma di sacco, se preferisci, era la mia anima. Si è dissolta, perché succede così con la morte. Almeno, con quella secondo le regole. Peccato che nel mio caso non sia andata così. Avresti dovuto vibrare un colpo più forte.
Il fabbro si prepara al lavoro:- E’ quel che farò adesso.
Già la fiammella è pronta a colpire, una seconda volta, quella buona.
Sì, deve troncare il respiro all’Inseguitore.
Gli trema la mano, però.
Certo, è suo dovere scacciarlo per sempre, ma in cambio di cosa?
L’ombra dell’involucro gli ha rovinato la vita.
Lo vedeva ovunque, nei suoi viaggi ed era la patina invisibile che non riusciva a togliere dai suoi lavori.
Era anche l’ombra giallastra che deformava i lineamenti dell’amico in una smorfia ipocrita e dava una nota malata al colorito dell’amante.
- Succede così a tutti?- gli grida mentre regola la fiamma in modo da disfare quello che rimane dell’involucro lentamente.
Vuole che muoia e scompaia con le sue cattiverie, come no, ma senza fretta.
Ecco la sua vendetta.
Così potrà anche fargli dire la verità su quello che aspetta tutti oltre la barriera, visto che anche lui ha perso molte persone care.
Che brutto ripensarci.
Neppure lui è nato a Zarmundia.
Come la maggior parte degli abitanti umani, proviene da Pardesia, un pianeta inghiottito dalla fornace delle guerre nucleari volute dalla Federazione Sperimentale.
Distruggere per ricostruire meglio.
Un lungo inseguimento senza tregua anche in quel caso.
Fino alla tranquillità di Zarmundia.
La sagoma scura accanto a lui ha l’aspetto delle vittime della catastrofe che lo ha lasciato senza famiglia e diffidente nei riguardi degli altri.
- Sì, si muore e ci si dissolve nella dimenticanza, il fatto che ci sia il Ponte di Nebbia con tutti quei morti che si portano il loro oggetto preferito è una finzione…sai, come l’eco di una voce nel deserto salino- replica l’Inseguitore –e voglio dirti che il mio aspetto non l’ho scelto per spaventarti, ma è quello che viene alla gente che si trova sospesa nel nulla.
Il fabbro non ci crede e colpisce ancora.
La sagoma tremola un paio di volte ma è ancora lì.
Rannicchiata.
- Alzati, provaci almeno- gli grida il fabbro, indignato dalla resistenza dell’Inseguitore –non ti basta quello che hai fatto al maestro della lettrice di oroscopi?
L’Inseguitore se la ride:- Le credi? Proprio tu che ci hai visto giusto a chiamarla strega schifosa.
Abbassa la voce:- A essere sinceri, non credo che faccia parte del gruppo di noi esseri umani. Penso che a furia di trasformarsi e ritrasformarsi sia diventata una di quelle entità svitate che sarebbe meglio trasformare in un tappeto.
Sbuffa:- Che noia, se almeno potessi andare un po’ a caccia, adesso che ci penso.
Il fabbro gli infligge un terzo colpo:- Ma se hai cacciato me per una vita. E’ colpa tua se il cibo e le bevande hanno il sapore della cera sfatta.
L’Inseguitore replica annoiato:- E hai anche paura di fare amicizia con i tuoi clienti e non usciresti mai con nessuna delle belle ragazze che affollano il Porto Spaziale perché l’involucro disfatto solo a metà guasta tutte queste immagini serene. Me lo hai ripetuto fino allo sfinimento, mentre non ti davo tregua.
Si rialza a fatica:- Sembra quasi che tu mi sia affezionato. Guarda, dopo tutti questi colpi riesco ancora a muovermi.
-Non è colpa mia se tu sei così resistente- gli dice il fabbro, indietreggiando.
Lui non ha mai visto un essere simile da vicino e non sa fino a che punto potersi fidare della sua forza.
Lo sbircia.
Non ha tasche per nascondere armi.
Se è per quello, neppure braccia e mani con le quali strangolarlo, tuttavia, proprio per questo lo spaventa terribilmente.
Con che cosa lo sta sfiancando?
- Con la parola- gli dice l’Inseguitore –ho sempre usato la lingua del tuo pianeta d’origine, mentre ti parlavo nella mente. Lo sto facendo anche ora, dì la verità, ti senti a casa?
Il fabbro lo insulta e gli scarica addosso il resto dell’arma.
La sagoma si incendia in una girandola di colori.
L’ultimo saluto dell’Inseguitore?
L’uomo si copre gli occhi.
Deve finire il resto del lavoro, riparare la passerella.
Scende le scale con gli occhi che lacrimano.
Colpa della luce, dice a se stesso.
Non può certo essersi affezionato all’Inseguitore.
La vera vita non è quella trascorsa a correre a perdifiato senza tregua.
Oppure…sì?
Dal momento che le anime sono involucri fragili come carta davanti agli artigli della morte.
- Oppure agli zoccoli?- gli risponde la Pseudo Antilope –me lo sono chiesta spesso anch’io come colpisca la morte. In fondo, il vero inseguitore è lei. Quello che hai finito di sopra è solo uno dei suoi tanti aiutanti, sai?
Il fabbro scende nel locale della cantina, aggira la caldaia e si concentra sulla passerella, mentre l’antilope lo osserva:- So che non dovrei essere qui, ma è meglio essere prudenti, con uno come lui. Ti ha aspettato tanto, sai? E’ stato lui a corrompere il sindaco per fargli firmare il piano regolatore con il nullaosta per rimettere su questa baracca.
Il tono della Pseudo Antilope è duro:- Luogo sicuro per la passerella qui, luogo sicuro per la passerella là…ma io intanto ci ho rimesso il mio maestro e tu la tua vita. Non pensi che dovresti finire il lavoro e pensare a qualcos’altro?
Il fabbro, mente sistema i primi listelli le domanda:- E a cosa? Continua a farmi schifo tutto quanto.
L’animale gli domanda:- Anch’io?
Lui replica:-Tu, poi…mi hai fatto credere qualcosa che non è vero. Secondo te il maestro è finito in una realtà separata dalla nostra dove può riprendere la sua evoluzione spirituale e altre panzane. Il tizio del secondo piano, qualunque cosa sia diventato, ne sa più di te.
La Pseudo Antilope gli dice:-No, non sa nulla. Ha visto quello che voleva vedere. Lui ha passato la vita a consumare le risorse di Zarmundia senza dare nulla in cambio. Ha usato la sua energia per correre dietro alle creature del deserto e poi dietro di te. Infine, essa si è esaurita. Penso che ti abbia trasmesso le credenze eretiche di Pardesia. Tipico dei catturatori di animali. Ti vedo prostrato dalla lotta. Sono d’accordo con lui. Non ti adatteresti a fare nulla di diverso, a parte correre, per quanto tu abbia dato molto al pianeta. Vedo che hai finito la passerella, ti darò qualcosa anch’io.
Risale le scale, con lui dietro.
-Cosa c’è per me?- le domanda.
-Un regalo, non troppo disinteressato. Mi manca il maestro, so che non tornerà mai più, ma ti do un nuovo Inseguitore. Guarda in te stesso.
Balza via, mentre dalle scale del secondo piano scende una figura avvolta nella coperta a righe.
Il fabbro vede che non è un tessuto normale, bensì la pelle di una Pseudo Antilope morta.
L’inseguimento ricomincia.
Senza tregua.
Autorizzo Jackie de Ripper a pubblicare il mio racconto su Skan Magazine
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 14/5/2013, 20:47




Eccola qui, Super Shanda! :wub:
 
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