Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio, maggio 2013, speciale XVIII, Ventiquattr'ore senza tregua
* Campionato pri-est 2013, 6 di 12

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Sol Weintraub
view post Posted on 15/5/2013, 20:22




Io credo di si. Al massimo Jackie ratificherà dopo.

E comunque in quanto moderatore onorario do io il permesso.
 
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view post Posted on 15/5/2013, 20:51
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Martin Sileno

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Diverso.
5344 s.i.



- Per piaser Samir fa mia casca so.
Guardo gli occhi di Stefano che mi supplicano. Della sicurezza, della spavalderia, dell’odio non c’è traccia: è tutto sepolto sotto un velo di paura. La pelle del collo, graffiata con un tatuaggio rosso a forma di svastica, è contratta dallo sforzo. Sento la sua mano stringere forte, le unghie incidermi la pelle del polso. Sento il peso che mi trascina verso il basso, non lo so per quanto riuscirò ancora a resistere. Sotto di noi piccole figurine guardano immobili, indicano verso la costola di questo scheletro di acciaio su cui ci troviamo sospesi. Equilibrio precario. Precario come la sicurezza di questo cantiere che risparmia su manodopera e dispositivi di sicurezza.
La betoniera continua a girare inconsapevole, svolge il suo compito miscelando cemento. La mia testa fa altrettanto mescolando frammenti di ricordi sbiaditi.
Ora la mia mente è un alternarsi di pensieri che non mi lasciano pace. Scorrono veloci come il respiro, senza controllo. Naturali, ma allo stesso tempo illogici.
Ripenso ai miei studi: forza di gravità; notti insonni a preparare il maledetto esame di fisica. Schematiche formule che pretendono di spiegare il mondo con i numeri, leggi contro le quali ci confrontiamo ogni giorno alzando palazzi che si allungano verso l’infinito, sfidando la magnificenza del Creato: i duecento metri che ci dividono dal suolo sono niente a confronto eppure, sono sufficienti per dimostrare la fragilità stessa dell'essere.
Energia potenziale, caduta, energia cinetica, accelerazione, impatto, decelerazione istantanea...
sono qui come un dio che abbraccia con lo sguardo tutta la città che si apre sotto di lui. Posso decidere della vita o della morte. Ironico pensare che, fino a pochi minuti fa, ero io a dipendere da quest'uomo. Lui capo, io schiavo. Nessun diritto, solo cieca ubbidienza.
- Tu giargianese, tu non capire. - scherniva lui. Io invece capivo tutto, stavo zitto per non perdere il posto. Incassavo colpo su colpo, offesa su offesa: non ho reagito nemmeno quella volta che bruciò la foto della mia piccola Lucy. È per dare un futuro migliore a lei e a mia moglie che sono partito, tornerò a casa un giorno, per dare loro quello che non ho mai avuto io.
Ieri, oggi e domani ricominciano a danzare. Il mio primo giorno di lavoro. L'entusiasmo per un impiego nuovo. Brescia, città grigia ma ricca di vegetazione, abbracciata dalle colline e dai vigneti che la circondano. L'incontro con Michele, il capo cantiere.
- Gnaro te capiset el dialet? – mi dice.
Ovviamente non capisco niente di quella strana parlata. Ho bisogno di lavorare, mi limito a sorridere e annuire.
- Lasa star, sto che le Stefano, tu fa chel che dise lu. - Aggiunge presentandomi un ragazzo con i capelli rasati: non so ancora che quello è l'inizio dell'incubo che farà da contraltare al mio sogno.
- Lascia andare quel bastardo! - La voce di Abdul mi strappa da quei pensieri lontani, ritorno alla realtà. È il mio compagno di stanza che parla, è lui che mi ha trovato il lavoro, che mi ha ospitato.
- Sbrigati, stanno arrivando anche gli altri, falla pagare a quel pezzo di merda!
D'improvviso vengo colpito dal ricordo di tutte le umiliazioni subite. La rabbia sale amplificata dalla consapevolezza del mio potere. Sento un calore avvampare sul viso e nel petto. Tremo.
Sotto di me Stefano mi guarda con gli occhi sgranati, forse ha intuito quello che mi è stato detto dal tono di voce oppure, si è accorto che la mia espressione è cambiata in qualcosa di orripilante.
Vendetta. Posso vendicarmi dei torti subiti, degli incessanti colpi che come gocce hanno scalfito la mia anima costretta a diventare di pietra per difendersi. Sorrido. La sua stupidità non potrà salvarlo oggi. Le cose cambiano, l'agnello diventa lupo se necessario.
Sento il rumore metallico dei passi sulle scale. Stanno arrivando i soccorritori.
Tra poco, nel bene o nel male, tutto questo finirà. Sarò comunque un eroe per qualcuno: se resisto avrò salvato una vita, se lascio la presa avrò la stima dei miei simili. Apro la mano.
Altre tre braccia tengono Stefano per la giacca e lo tirano in salvo. Ha il volto pallido, si è cagato addosso per lo spavento. Un applauso e delle urla di gioia fanno da sottofondo al momento.
Lui mi guarda con un mezzo sorriso di circostanza e mi tende la mano, io gliela stringo. Non ci diciamo niente. Le nostre strade si dividono. Qualcuno mi batte sulle spalle e si complimenta con me.

Ci incamminiamo, io rimango alla fine della fila. Abdul si avvicina a me:
- Hai perso un'occasione per liberare il mondo da una merda. - Dice. Si allontana deluso. Scuote la testa. Forse ha ragione lui, forse dovevo cogliere l'attimo. Non lo so. Ritorna l'eco delle offese passate:
- Te te sarest mai miga come me, te te sarest mai miga el padrun. Brut neger de merda. - Brutto negro di merda. Non sarai mai il padrone, non sarai mai come me, significano quelle parole. Cerco con lo sguardo Stefano che si allontana accompagnato da due soccorritori, è avvolto con una coperta: si sta strofinando energicamente sui pantaloni la mano che gli ho stretto, come se si stesse pulendo da qualche cosa. Spero di sbagliarmi, spero che gli sia servita la lezione. Quello che è certo però, è che quel giorno Stefano ha detto una grande verità: non sarò mai uguale a lui e probabilmente, questa assurdità non avrà mai fine.

Autorizzo Jackie de Ripper a pubblicare il mio racconto su Skan Magazine
 
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anark2000
view post Posted on 15/5/2013, 20:54




Credo di si, ha fatto le presentazioni e il PM a Jackie l'ha inviato, quindi dovrebbe già essere coperta dall'assicurazione :D
 
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Albertine
view post Posted on 15/5/2013, 22:13




Nessuna risposta al mio pm. Mi fido di voi e invio il racconto lo stesso, speriamo bene.

LEDA E LO SPECCHIO
di Arianna K.

RIMOSSO DALL'AUTRICE


Edited by Jackie de Ripper - 6/2/2014, 13:17
 
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anark2000
view post Posted on 15/5/2013, 22:46




Good :D
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 15/5/2013, 23:46




Ottimo, direi che l'edizione è valida. Mi spiace solo per shanda che è fuori caratteri massimi e quindi con un testo non valido. :(
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 16/5/2013, 08:19




Commenti davvero striminziti questa volta ma, d'altronde, su molti c'era davvero poco da dire.

- - -



UN MARE DI QUIETE di Polly Russell

Amica mia, confesso che mentre leggevo il tuo pezzo mi dicevo: "non sarà mica questa la favola delle sirene assassine che racconta alla sua bimba per farla addormentare?". Conoscendoti, la risposta è stata: :p093:.
Detto questo, c'è poco da discutere. Il raccontino è molto bello e, a mio parere, non necessita di nessun ritocco. È completo: atmosfera dosata a dovere, immagini forti e vive, personaggio ben delineato.
Con qualche coordinata georafica in più che lo collochi in Italia (es. la Baia Taldeitali) sarebbe un perfetto Gotico Rurale alla Baldini.
Commento piuttosto inutile il mio, ma non c'è davvero nulla che possa farti notare.
Brava.

PASSATEMPO PER L'INSONNIA di Rovignon

Ciao Ale. Prima di passare al commento vero e proprio un piccolo appunto: scrivere "arcere" è corretto, ma si tratta di un arcaismo; in una prosa come la tua sarebbe referibile "arciere".
Passiamo ora al testo. La storia non è male anche se l'idea del "cacciatore urbano di uomini" è piuttosto abusata (tra le altre cose mi pare fosse il tema di una puntata di Criminal Minds), anzi, ti dirò che è stata la seconda idea dopo aver letto il tema (il primo trattava di un uomo assonnato e di una mosca molesta).
Noto che ultimamente stai sviluppando molto sui dialoghi, la scelta di un monologo dell'assassino che interloquisce con la vittima è carina se inserita come parte di un tutto più ampio ma usata in poche battute priva il lettore, sempre a mio parere, dell'immersione a 360 gradi nell'atmosfera del racconto. Secondo me una scelta per un'eventuale ripresa della storia potrebbe essere inserire un paragrafo con la visione della scena da parte della preda. In questo modo, avendo un dobbio punto di vista, il tutto apparirebbe più vero e completo.
In ultimo, sconsiglio sempre l'uso delle onomatopee. Non ho capito se è il protagonista a pronunciarla a voce alta, in quel caso potrebbe andare.
Tirando le somme, secondo me il tuo lavoro non è mal riuscito, solo un po' semplice. Lavorando sull'ambiente e, soprattutto, il mood non potrà che migliorare.

SENZA TREGUA di anark2000

Rieccoti con questa riscrittura del tuo "Oltre la Morte". Devo dire che questa nuova versione è abbastanza emblematica di come i consigli dello skannatoio portino i racconti a un decisivo miglioramento. Il pezzo ha acquistato decisamente verve, trasformandosi in un sano fottuto horror vecchio stile, con violenza e sangue a palate. Non mi dilungherò sulla trama o sui personaggi, essendo il racconto già stato commentato in precedenza. Un piccolo appunto sulla forma: c'è qualche errorino sparso qua e là, ma soprattutto occhio ai cambi di soggetto, ne ho notati un paio.

DIVERSO di GDN76

Ciao Gordon, dopo un po' di tempo eccoci di nuovo qui a commentarci.
Venendo da una famiglia di artigiani edili conosco molto bene l'ambiente dei cantieri, con i loro rischi e i loro problemi, sia pratici che etici. Alla luce di questo il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo: forte, vero, empatico. Uno squarcio reale di (triste) realtà italiana. Ho apprezzato come, in pochi caratteri, tu sia riuscito a delineare la psicologia dei personaggi e a creare una bella empatia con il lettore.
Forse in alcuni passaggi hai calcato un po' la mano: il capocantiere rasato e con la svastica è, a mio parere, troppo estremo così come l'immigrato laureato in fisica, costretto a lavorare di fatica per vivere. Mi sarei tenuto su due figure meno estreme, in cui sia più facile identificarsi.
Anche la descrizione della struttura in costruzione, duecento metri, è esagerata: in Italia i grattacieli di quell'altezza si contano sulle dita (il palazzo dell'Unicredito è 231, ed è il più alto in Italia), mi sarei limitato a un contesto più canonico.
Questi problemucci non inficiano la qualità di un racconto che centra lo scopo: far riflettere. Soprattutto ho trovato emblematico il gesto finale di Stefano, a sottolineare che, come dice l'immortale Dottor Manhattan di Watchman, "nulla finisce; nulla ha mai fine". Quindi, e tu sai quanto sia avido di elogi, bravo davvero.

LEDA E LO SPECCHIO di Albertine

Benvenuta ballerina, felice di averti tra noi. ^_^ Esordirei con un esauriente e signorile "cazzo!" Solitamente sono più signorile ma devo dire che il tuo racconto mi ha spiazzato non poco, questo perché per forma, stile e temi ho ritrovato molti accostamenti al mio modo di scrivere. Sono curioso di vedere cosa ne pensano gli altri autori.
Detto questo il pezzo è indubbiamente ben scritto, le immagini sono molto belle e poetiche e la storia mi ha ricordato un mix tra la Santacroce e... la nostra shanda. Saranno le comuni ascendenze teutoniche.
Non ho particolari consigli da darti, sei brava e si vede. Semplicemente cura maggiormente la costruzione della trama. Parti da un evento (condensato nella prima frase) e poi ti perdi in un lungo flashback che occupa praticamente tutto il racconto; nulla da eccepire ma facci sentire lo stacco tra il presente e il passato.
Io avrei variato i tempi verbali, ponendo la protagonista nell'atto di donarsi alla misteriosa entità. Decide (nel presente), ricorda (passato) e infine agisce (di nuovo presente). Per come l'hai scritta lasci il lettore a chiedersi "ok, ma ora dov'è? Se sta raccontando vuol dire che è viva da qualche parte", rovinando l'ambiguità finale. Renderei anche meglio la figura del cigno, perché di cigno si tratta, o no? Parli di piume bianche, ma deduco di cosa si tratti solo dal titolo.
A ogni modo sei riuscita a stuzzicarmi, il che non è poco. Attenderò ansioso altri tuoi lavori.

- - -



Eccoci infine alla classifica.
I racconti sono tutti validissimi e assegnare i posti non è stato facile.
Gordon e Polly sono praticamente parimerito ma l'amico la spunta per la magiore "profondità" del tema trattato.

1°) DIVERSO di GDN76 5 Punti
2°) UN MARE DI QUIETE di Polly Russell 4 Punti
3°) SENZA TREGUA di anark2000 3 Punti
4°) LEDA E LO SPECCHIO di Albertine 2 Punti
5°) PASSATEMPO PER L'INSONNIA di Rovignon 1 Punto

Shanda con 17935 caratteri (fa fede il contatore dell'Aguzzino) è purtroppo esclusa.
Se desidera comunque il commento al suo racconto non ha che da chiedere.

Detto questo, complimenti a tutti. ^_^
 
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Jackie de Ripper
view post Posted on 16/5/2013, 09:35




Edizione valida.
shanda06 non può partecipare, per aver
sforato, ma non subisce penalizzazioni.

Ah, dimenticavo: Albertine è ammessa.
 
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Albertine
view post Posted on 16/5/2013, 12:00




Grazie Jackie, sono molto rincuorata.

Grazie del commento Sol Weintraub, sono pienamente d'accordo con le tue osservazioni. Ho scritto il racconto di getto, senza badare alle sottigliezze. Ora, a mente fresca, gli errori balzano all'occhio e vedrò sicuramente di rimediare, aggiungendo anche i consgili degli altri autori. Il paragone con Isabella è immeritato e anche quello con shanda, ho letto il suo racconto e mi è piaciuto moltissimo. E' decisamente più brava di me, sono spiaciuta per la sua esclusione.
Cercherò di commentare anche io quanto prima.
 
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view post Posted on 16/5/2013, 13:22
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Albertine, LEDA E LO SPECCHIO

Una piccola favola dark in salsa rosa.
Sei una piacevole sorpresa, sia per forma sia per contenuti. Purtroppo il genere da te scelto non è quello a me più congegnale e ti confido fin da subito che ho trovato ostico seguirlo fino in fondo. Ma ammetto che una grossa componente di questa mia incapacità risiede appunto nell’’ “allergia” a scritti di questo genere.
Stilisticamente posso dirti che, soprattutto all’inizio, quasi tutti i nomi sono seguiti da aggettivi, spesso ricercati, e questo a me che piace leggere “correndo sulle righe” mi distoglie dalla storia che ho inteso con difficoltà: ho capito la presenza dello spirito dentro lo specchio, ho capito che è opprimente, non ho capito se è una presenza che la ragazza ama o fugge e del finale mi è sfuggito se si suicida per raggiungerlo o per fuggirlo. Ho capito che è uno spirto potente, non foss’altro per le “minacce” che la protagonista riferisce al dottore cercando di spiegargli chi è il protagonista dei suoi sogni, ma non capisco se è una potenza buona o cattiva, o meglio, se è in contrasto o a favore della ragazza.
Strana poi l’amicizia con la bambola, non so, è come se il tutto anziché essere una strana storia d’amore e d’amicizia con creature i cui spiriti risiedono al di là dei confini di questa realtà, si tratti solo di un parto della sconclusionata mente della protagonista.
In ogni caso, come prima prova sulla tela, è innegabile che tu sappia scrivere e articolare il racconto e per questo meriti di sicuro i miei complimenti.

Sol, SANMAI L’ISTANTE

Ciao Sol,
anche questa volta mi sento combattuto davanti a questo tuo scritto che a tratti ho trovato un po’ troppo “dialogico” nel senso di struttura tipo “scritti Platonici riguardanti la filosofia del maestro Socrate”. Mi spiego, a volte i passaggi dei dialoghi procedevano privi di spontaneità, “l’allievo” faceva al maestro proprio le domande “giuste” affinché questi potesse portare il suo discorso dove era necessario, insomma una specie di “maieutica in salsa di soia” :P . Io avrei, per esempio, preferito che le considerazioni sui sentimenti del Killer, venissero fuori dopo che lui magari si fosse “tradito” aiutando un animaletto in difficoltà o apprezzando il profumo di un fiore… non che le immagini da me proposte siano le più indicate rispetto al tema trattato, ma tant’è…
Per quanto riguarda il “prolungamento dell’attimo” mi è piaciuto quel che mi hai “spiegato” comprendo una volta di più quei discorsi che mi hai fatto a Genova sul fatto che noi occidentali possiamo provare a capire la “filosofia” e la “spiritualità” orientale, ma sarà sempre qualcosa al di là del cristallo di una vetrina.
Molto bello il finale, con il sorriso sulle labbra della vittima e il killer che si “consola” sapendo di aver fatto la cosa giusta.
In conclusione, un buon racconto, che secondo me potrebbe migliorare rivedendo la naturalezza dei dialoghi, magari sacrificando il “parlato” a scenette che nei fatti contraddicono le teorie. Unico vero neo che toglierei, quelle considerazioni sulla famiglia del killer alla fine è uno “spieghino” che stona con l’equilibrio che si percepisce nel resto del racconto. Forse potresti sostituirlo con il killer che, allontanatosi dal cadavere, incontra moglie e figlia e le abbraccia teneramente (come se stesse uscendo dall'ufficio dove ha passato una pesante giornata di lavoro :D ), magari dopo aver riposto nel taschino la foto di moglie e figlia mostratagli dalla vittima… ma qui sono di nouvo il solito Rov che propone trame alternative. :)
PS sì, lo so che il tuo protagonista è un po’ troppo riduttivo chiamarlo killer… :D

Shanda, APPUNTAMENTO ALLA CASA GIALLA

Prima qualche osservazione su dei passaggi che ho trovato strani:
“”Mi sta trascinando di nuovo al secondo piano, per prendere possesso del mio corpo e tornare a essere forte come una volta, fermalo”.”
È una frase un po’ poco naturale se a dirla (gridarla?) è una persona in pericolo che parla in preda, se non alla paura, al nervoso, all’apprensione.

“quale è stato il destino di lei”
Io avrei detto : “che fine ha fatto?” quel “di lei” è proprio brutto.

“…una volta per tutte da dove è tornato.
Ci è già riuscito una volta….”
Due frasi consecutive con dentro la parola “volta” è una ripetizione che si nota.

“…Sono animali grandi come asini, ma hanno ossa molto flessibili…”
Quel “grandi come asini” è superfluo, in fin dei conti se si chiamano antilopi… assomiglieranno quantomeno a delle antilopi!!! ;) quindi inutile paragonarle per dimensioni a degli asini, bastava dire che erano “antilopi con le ossa molto flessibili”.

Un racconto particolare che sono contento tu abbia reso, per lunghezza, non inseribile nella classifica visto che sono un po’ in “imbarazzo” nel giudicarlo. Mi spiego, la prosa è veloce e divertente, mi piace (a parte qualche passaggio in cui usi pronomi come esso essa o termini e costruzioni un po’ in disuso) e il genere è “straparticolare” una specie di racconto di fantascienza talmente surreale da sconfinare nel fantasy se non nel fantastico puro. Ma quel che mi spiazza di più sono le meccaniche su cui si muove la narrazione e che non ho afferrato in tutti i passaggi. Non posso però che apprezzare trovate come la fretta come forza che mette in moto il tutto, o il finale in cui l’ “importante” è avere un inseguitore!
In ogni caso brava.

Polly, UN MARE DI QUIETE

Ciao Polly! :)
Che dire, è un classico alla Polly!
Ormai credo che tu abbia trovato un tuo stile e un tuo tipo di ambientazione e se da una parte devo dire che mi affascina davvero tanto, dall’altro ti chiedo di non abusarne, torna a sfruttare queste piccole tenzoni per sperimentare! Il tuo primo racconto che lessi era su di un’attrice che non parlava con un susseguirsi di primi piani sui suoi occhi mentre abusavano di lei. Un’idea estrema e che non apprezzai, perché troppo traballante per reggere tutta la storia come l’avevi concepita, ma a ripensarci era uno scritto davvero speciale e pieno di potenzialità, davvero lontano da questo che incomincia a sapermi di “maniera”! :unsure:
Unico neo, quel finale con il protagonista che si rassegna ad aspettarli con il fucile… possibile che uccida con efficacia sirene incazzate solo con una balestra, mentre con il fucile deve aspettare? Ha bisogno che giungano più vicino? Io gli avrei fatto tirar fuori “la vecchia berta”! una mitragliatrice nascosta nel capanno degli attrezzi e che ora che l’avanzata è massiccia deve mettersi a sparare senza sosta!!!
In ogni caso brava, ma devo dirtelo, questa volta non mi hai regalato brividi!!!

Anark, SENZA TREGUA
“È solo un fottuto racconto horror”


Come sottotitolo è grandioso! Ti dico di più poteva essere benissimo questo il titolo e anzi, ti dirò ancor di più… secondo me potresti intitolare questa storia: “È solo un fottuto racconto di zombie!” e divertirti a creare una serie di racconti intitolati: “È solo un fottuto racconto… “ cambiando l’ultima parola in funzione del tema! Dico sul serio! ;)

Qualche piccolo appunto:

“…ragazza, la quale afferrò la bottiglia di…”
Io rabbrividisco quando vedo usare “la quale”, “il quale” ecc. quando poi incontro un “coloro i quali”… svengo! :P ma visto che si tratta di un horror :D

“…uno sconosciuto fece il suo ingresso…” fece il suo ingresso proprio non mi piace, meglio “era fermo sull’ingresso” o un più semplice “entrò”

“…lo sguardo di Luke si posò sul nulla.” Bella quest’espressione.

“…Un autoradio riproduceva Thriller: parodia della vita” bella citazione.

Però in “dal tramonto all’alba” le croci funzionavano!! Anche se, a dirla tutta, quelli erano più dei vampiri che degli zombie!!!

“Le gambe cedettero e Cécile cadde in ginocchio. Le sembrò che le rotule esplodessero sull'asfalto, si morse anche la lingua, ma non riusciva più a sentire dolore” Bello questo passaggio. Bello davvero.

Allora, diciamo che la tua “non storia” non dice nulla di nuovo, tutto, ma proprio tutto è già stato usato all’interno di altre storie di zombie, ma la differenza la fa il come l’hai detto. Una prosa leggera chiara, che descrive e racconta con efficacia, ma, soprattutto, veloce, proprio come piace a me! una prosa che se stacchi gli occhi puoi ricominciare senza nemmeno cercare il punto in cui ti eri interrotto e non per questo povera o incapace di trasmettere emozioni! Insomma, bravo Anark!!!

GDN, DIVERSO

Giargianese – Ergo il capo cantiere è pugliese, oppure ascolti lo zoo di 105 con le grezzate di Leone di Lernia! ;)

“…abbracciata dalle colline e dai vigneti che la circondano.”
Secondo me quel “che la circondano” è superfluo, già sott’inteso da “abbracciata.

“Te te sarest mai miga come me, te te sarest mai miga el padrun. Brut neger de merda. - Brutto negro di merda. Non sarai mai il padrone, non sarai mai come me, significano quelle parole.” Secondo me la traduzione è superflua si capisce tutto.

Ciao GDN, è un po’ che non ci si leggeva e mi ha fatto piacere, soprattutto perché mi hai spiazzato! Mi aspettavo il “solito” racconto di intesa tra un ragazzo e una ragazza e invece, come da tua migliore tradizione, una sola scenetta, carica di emozioni ma per un tema oggi come oggi sempre più attuale: l’integrazione. Sono di Milano e dopo le uccisioni a picconate, le iniziative del sindaco Pisapia, e gli insulti a Balotelli… non si può dire che non fossi emotivamente già scosso e vulnerabile ai sentimenti che hai presentato. E, tutto, sommato, lo hai fatto bene, con una prosa chiara e veloce. Bravo! Davvero bravo!


GDN, DIVERSO – 5 punti
Anark, SENZA TREGUA “È solo un fottuto racconto horror!” – 4 punti
Polly, UN MARE DI QUIETE – 3 punti
Sol, SANMAI L’ISTANTE – 2 punti
Albertine, LEDA E LO SPECCHIO – 1 punto

E complimenti anche a Shanda!
 
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Albertine
view post Posted on 16/5/2013, 14:40




Ciao Rovignon, ti ringrazio molto per le preziose critiche. Hai ragione, sono stata poco chiara in alcuni passaggi, vedrò di migliorare su questo punto nei prossimi racconti. Per la questione degli aggettivi, credo che siano un mio surrogato dello zucchero. :wub: Io adoro i dolci, ne mangerei in continuazione, vorrei vivedere in un mondo fatto di torte e meringhe e invece con il mio lavoro non posso nemmeno avvicinarmici. :cry: Quindi quando scrivo zucchero il testo. Mi spiego? Forse no e ora mi prenderai per pazza, brava Arianna! :p095:
Il cigno, nella mia idea, non è buono o cattivo, vuole solo prendere Leda e tenerla con se. E' morbosamente innamorato e alla fine lei cede perchè capisce che infondo è destinata ad appartenere a lui e a nessun altro. E' un po' come ballare il rondò nell'Uccello di Fuoco di Stravinskij, quando Petruska si abbandona tra le braccia di Kasej, lui la ama, ma di un amore talmente assoluto da diventare un prigione.
Lucrezia è invece l'amica del cuore. Le bambole sono sempre le amiche del cuore delle ragazze romantiche, non trovi? Io ne ho moltissime. Secondo me, e dico secondo me perché io scrivo, ma la storia vive da sola, i personaggi sono nati nella mente di Leda ma lei ha creduto così tanto in loro da renderli reali. Come quando a forza di pensare a un personaggio te ne innamori e ti struggi per lui. ^_^ Spero di essere stata esauriente. Grazie ancora per le belle parole. :wub:
 
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view post Posted on 16/5/2013, 14:51
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@Albertine
Altrochè!
Forse non ho compreso appieno il tuo racconto perchè devo ammettere che manco di conoscenza riguardo alle opere da te citate. Ecco, diciamo allora che di tutti i discorsi fatti ci sarebbe da dire solo che quella positività intuità nel finale dovrebbe trasparire in altri punti del racconto così da capire che alla fine la ragazza si sta abbandonando a un bene e non a un male! Ino gni caso sei tu che scrivi, io mi permetto solo di dire la mia!! ;)
 
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view post Posted on 16/5/2013, 14:59

il gattaro

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È incredibile, questo luogo, più di ogni altro, è una specie di weird magnet. Mai visto un assembramento simile di personaggi particolari.

Welcome to the freak-show.

(p.s. nessuno si ritenga offeso, questo per me è un complimento a tutti voi -me compreso- che ballate forsennatamente il valzer dell'immaginazione).
 
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view post Posted on 16/5/2013, 15:28
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@Smilo
Freak?
Ma lo hai visto il mio avatar? ti sembro normale!!!?! :)
 
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view post Posted on 16/5/2013, 15:30

il gattaro

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appunto! siamo tutti dei freak!
 
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