Albertine, LEDA E LO SPECCHIOUna piccola favola dark in salsa rosa.
Sei una piacevole sorpresa, sia per forma sia per contenuti. Purtroppo il genere da te scelto non è quello a me più congegnale e ti confido fin da subito che ho trovato ostico seguirlo fino in fondo. Ma ammetto che una grossa componente di questa mia incapacità risiede appunto nell’’ “allergia” a scritti di questo genere.
Stilisticamente posso dirti che, soprattutto all’inizio, quasi tutti i nomi sono seguiti da aggettivi, spesso ricercati, e questo a me che piace leggere “correndo sulle righe” mi distoglie dalla storia che ho inteso con difficoltà: ho capito la presenza dello spirito dentro lo specchio, ho capito che è opprimente, non ho capito se è una presenza che la ragazza ama o fugge e del finale mi è sfuggito se si suicida per raggiungerlo o per fuggirlo. Ho capito che è uno spirto potente, non foss’altro per le “minacce” che la protagonista riferisce al dottore cercando di spiegargli chi è il protagonista dei suoi sogni, ma non capisco se è una potenza buona o cattiva, o meglio, se è in contrasto o a favore della ragazza.
Strana poi l’amicizia con la bambola, non so, è come se il tutto anziché essere una strana storia d’amore e d’amicizia con creature i cui spiriti risiedono al di là dei confini di questa realtà, si tratti solo di un parto della sconclusionata mente della protagonista.
In ogni caso, come prima prova sulla tela, è innegabile che tu sappia scrivere e articolare il racconto e per questo meriti di sicuro i miei complimenti.
Sol, SANMAI L’ISTANTECiao Sol,
anche questa volta mi sento combattuto davanti a questo tuo scritto che a tratti ho trovato un po’ troppo “dialogico” nel senso di struttura tipo “scritti Platonici riguardanti la filosofia del maestro Socrate”. Mi spiego, a volte i passaggi dei dialoghi procedevano privi di spontaneità, “l’allievo” faceva al maestro proprio le domande “giuste” affinché questi potesse portare il suo discorso dove era necessario, insomma una specie di “maieutica in salsa di soia”
. Io avrei, per esempio, preferito che le considerazioni sui sentimenti del Killer, venissero fuori dopo che lui magari si fosse “tradito” aiutando un animaletto in difficoltà o apprezzando il profumo di un fiore… non che le immagini da me proposte siano le più indicate rispetto al tema trattato, ma tant’è…
Per quanto riguarda il “prolungamento dell’attimo” mi è piaciuto quel che mi hai “spiegato” comprendo una volta di più quei discorsi che mi hai fatto a Genova sul fatto che noi occidentali possiamo provare a capire la “filosofia” e la “spiritualità” orientale, ma sarà sempre qualcosa al di là del cristallo di una vetrina.
Molto bello il finale, con il sorriso sulle labbra della vittima e il killer che si “consola” sapendo di aver fatto la cosa giusta.
In conclusione, un buon racconto, che secondo me potrebbe migliorare rivedendo la naturalezza dei dialoghi, magari sacrificando il “parlato” a scenette che nei fatti contraddicono le teorie. Unico vero neo che toglierei, quelle considerazioni sulla famiglia del killer alla fine è uno “spieghino” che stona con l’equilibrio che si percepisce nel resto del racconto. Forse potresti sostituirlo con il killer che, allontanatosi dal cadavere, incontra moglie e figlia e le abbraccia teneramente (come se stesse uscendo dall'ufficio dove ha passato una pesante giornata di lavoro
), magari dopo aver riposto nel taschino la foto di moglie e figlia mostratagli dalla vittima… ma qui sono di nouvo il solito Rov che propone trame alternative.
PS sì, lo so che il tuo protagonista è un po’ troppo riduttivo chiamarlo killer…
Shanda, APPUNTAMENTO ALLA CASA GIALLAPrima qualche osservazione su dei passaggi che ho trovato strani:
“”Mi sta trascinando di nuovo al secondo piano, per prendere possesso del mio corpo e tornare a essere forte come una volta, fermalo”.”
È una frase un po’ poco naturale se a dirla (gridarla?) è una persona in pericolo che parla in preda, se non alla paura, al nervoso, all’apprensione.
“quale è stato il destino di lei”
Io avrei detto : “che fine ha fatto?” quel “di lei” è proprio brutto.
“…una volta per tutte da dove è tornato.
Ci è già riuscito una volta….”
Due frasi consecutive con dentro la parola “volta” è una ripetizione che si nota.
“…Sono animali grandi come asini, ma hanno ossa molto flessibili…”
Quel “grandi come asini” è superfluo, in fin dei conti se si chiamano antilopi… assomiglieranno quantomeno a delle antilopi!!!
quindi inutile paragonarle per dimensioni a degli asini, bastava dire che erano “antilopi con le ossa molto flessibili”.
Un racconto particolare che sono contento tu abbia reso, per lunghezza, non inseribile nella classifica visto che sono un po’ in “imbarazzo” nel giudicarlo. Mi spiego, la prosa è veloce e divertente, mi piace (a parte qualche passaggio in cui usi pronomi come esso essa o termini e costruzioni un po’ in disuso) e il genere è “straparticolare” una specie di racconto di fantascienza talmente surreale da sconfinare nel fantasy se non nel fantastico puro. Ma quel che mi spiazza di più sono le meccaniche su cui si muove la narrazione e che non ho afferrato in tutti i passaggi. Non posso però che apprezzare trovate come la fretta come forza che mette in moto il tutto, o il finale in cui l’ “importante” è avere un inseguitore!
In ogni caso brava.
Polly, UN MARE DI QUIETECiao Polly!
Che dire, è un classico alla Polly!
Ormai credo che tu abbia trovato un tuo stile e un tuo tipo di ambientazione e se da una parte devo dire che mi affascina davvero tanto, dall’altro ti chiedo di non abusarne, torna a sfruttare queste piccole tenzoni per sperimentare! Il tuo primo racconto che lessi era su di un’attrice che non parlava con un susseguirsi di primi piani sui suoi occhi mentre abusavano di lei. Un’idea estrema e che non apprezzai, perché troppo traballante per reggere tutta la storia come l’avevi concepita, ma a ripensarci era uno scritto davvero speciale e pieno di potenzialità, davvero lontano da questo che incomincia a sapermi di “maniera”!
Unico neo, quel finale con il protagonista che si rassegna ad aspettarli con il fucile… possibile che uccida con efficacia sirene incazzate solo con una balestra, mentre con il fucile deve aspettare? Ha bisogno che giungano più vicino? Io gli avrei fatto tirar fuori “la vecchia berta”! una mitragliatrice nascosta nel capanno degli attrezzi e che ora che l’avanzata è massiccia deve mettersi a sparare senza sosta!!!
In ogni caso brava, ma devo dirtelo, questa volta non mi hai regalato brividi!!!
Anark, SENZA TREGUA
“È solo un fottuto racconto horror”Come sottotitolo è grandioso! Ti dico di più poteva essere benissimo questo il titolo e anzi, ti dirò ancor di più… secondo me potresti intitolare questa storia: “È solo un fottuto racconto di zombie!” e divertirti a creare una serie di racconti intitolati: “È solo un fottuto racconto… “ cambiando l’ultima parola in funzione del tema! Dico sul serio!
Qualche piccolo appunto:
“…ragazza, la quale afferrò la bottiglia di…”
Io rabbrividisco quando vedo usare “la quale”, “il quale” ecc. quando poi incontro un “coloro i quali”… svengo!
ma visto che si tratta di un horror
“…uno sconosciuto fece il suo ingresso…” fece il suo ingresso proprio non mi piace, meglio “era fermo sull’ingresso” o un più semplice “entrò”
“…lo sguardo di Luke si posò sul nulla.” Bella quest’espressione.
“…Un autoradio riproduceva Thriller: parodia della vita” bella citazione.
Però in “dal tramonto all’alba” le croci funzionavano!! Anche se, a dirla tutta, quelli erano più dei vampiri che degli zombie!!!
“Le gambe cedettero e Cécile cadde in ginocchio. Le sembrò che le rotule esplodessero sull'asfalto, si morse anche la lingua, ma non riusciva più a sentire dolore” Bello questo passaggio. Bello davvero.
Allora, diciamo che la tua “non storia” non dice nulla di nuovo, tutto, ma proprio tutto è già stato usato all’interno di altre storie di zombie, ma la differenza la fa il come l’hai detto. Una prosa leggera chiara, che descrive e racconta con efficacia, ma, soprattutto, veloce, proprio come piace a me! una prosa che se stacchi gli occhi puoi ricominciare senza nemmeno cercare il punto in cui ti eri interrotto e non per questo povera o incapace di trasmettere emozioni! Insomma, bravo Anark!!!
GDN, DIVERSOGiargianese – Ergo il capo cantiere è pugliese, oppure ascolti lo zoo di 105 con le grezzate di Leone di Lernia!
“…abbracciata dalle colline e dai vigneti che la circondano.”
Secondo me quel “che la circondano” è superfluo, già sott’inteso da “abbracciata.
“Te te sarest mai miga come me, te te sarest mai miga el padrun. Brut neger de merda. - Brutto negro di merda. Non sarai mai il padrone, non sarai mai come me, significano quelle parole.” Secondo me la traduzione è superflua si capisce tutto.
Ciao GDN, è un po’ che non ci si leggeva e mi ha fatto piacere, soprattutto perché mi hai spiazzato! Mi aspettavo il “solito” racconto di intesa tra un ragazzo e una ragazza e invece, come da tua migliore tradizione, una sola scenetta, carica di emozioni ma per un tema oggi come oggi sempre più attuale: l’integrazione. Sono di Milano e dopo le uccisioni a picconate, le iniziative del sindaco Pisapia, e gli insulti a Balotelli… non si può dire che non fossi emotivamente già scosso e vulnerabile ai sentimenti che hai presentato. E, tutto, sommato, lo hai fatto bene, con una prosa chiara e veloce. Bravo! Davvero bravo!
GDN, DIVERSO – 5 punti
Anark, SENZA TREGUA “È solo un fottuto racconto horror!” – 4 punti
Polly, UN MARE DI QUIETE – 3 punti
Sol, SANMAI L’ISTANTE – 2 punti
Albertine, LEDA E LO SPECCHIO – 1 punto
E complimenti anche a Shanda!