Ecco il mio racconto terminato, spero piaccia
se è possibile vorrei invece capire come fare a poi commentare i commenti degl'altri.
00MOSTER
Chiamatemi Mr Soul
Il mio nome in codice? 00Moster.
Erano anni che le mie mani si macchiavano di sangue di razze non propriamente umane, molti credono che tutto ciò sia solo un pretesto per guadagnare, ma il guadagno non è la mia vita, disinfestare il nostro mondo da esseri sovrannaturali è il mio scopo; sono nato per questo.
Vederli agonizzare sotto la morsa del mio arsenale era pura goduria.
«Drin, drin sveglia… Drin, drin svegliateeeeee»
Mattina, la sveglia suonò assordante come d’abitudine, avvisandomi che era giunto il momento di alzarsi e smettere di poltrire, il sole non era ancora spuntato e la casa era ancora coperta dal telo della notte. Canticchiando mi diressi verso il bagno, una bella doccia rigenerante era quello che serviva per cominciare la giornata, che già in cuor mio sapevo, sarebbe stata elettrizzante.
Il getto d’acqua calda scivolava sul mio corpo massiccio, senza tralasciare i solchi di quei pochi muscoli che ero riuscito a piazzarmi, il profumo di vaniglia asfissiava l’interno delle pareti della doccia, mentre facevo scivolare la schiusa dello sciampo, via dai miei lunghi capelli.
Avvolto in un asciugamano rimasi fermo a braccia incrociate, dinanzi al grande specchio antico, mi fissavo e pensavo, pensavo e mi fissavo.
«Sembri una donna con questi capelli», brontolai quella frase riportando alla memoria il mio ultimo viaggio. Ero in Transilvania alla ricerca di un vampiro. Per qualche mese soggiornai in una specie di ostello, dove puntualmente un ragazzino di media altezza, perdeva minuti a fissarmi, come assorto in chissà quali pensieri e, infine, prima che io partissi pronunciò quelle parole.
«Bamboccio, è stile!»
Chissà perché le risposte migliori vengono sempre quando ormai è troppo tardi.
Scossi il capo scacciando quell’attimo dalla mia mente. Era il momento di vestirsi, tra poco il viaggio.
Una vacanze era ciò che mi serviva in questo periodo, troppo lavoro, troppi anni pesavano sulla mia schiena. Una crociera sull’atlantico non sarebbe stata una cosa pessima, la mia casa era abituata a stare senza nessuno che l’abitasse, ma sarebbe ugualmente rimasta sorvegliata dai vicini.
Valigie pronte, era il momento di partire e abbandonare nuovamente Licking.
Giunsi al porto e l’aria marina mi investì, inebriando i miei sensi, ancora pochi minuti e il relax sarebbe iniziato.
«Benvenuto Mr Soul, la stavamo attendendo» il saluto del capitano Gregory era alquanto sospettoso, pupille lievemente dilatate, respiro irregolare per la sua stazza e l’odore che emanava ricordava vagamente quello di un muta-forma. Mi auguravo di sbagliarmi.
La suite era ben arredata, possedeva tutti i confort per un uomo della mia età. Mi adagiai sull’enorme letto, socchiudendo gli occhi. «Mutaforma» borbottai «sono anni che non ne vedo uno, mmmh» dopo essermi alzato, mi accovacciai accanto alla mia valigia alla ricerca del libro dei mostri che, durante il mio lungo viaggio, feci. «Aaaah haa! Eccoli, mutaforma: alti non più di un metro, dalla corporatura tozza e schiacciata, la testa enorme che solo vagamente ricorda quella di un essere umano. Mostri tetri e di colore grigio-nero. Emanano un odore nauseabondo e asfissiante e talvolta emettono grida molto profonde.» Chiusi il libro, mi guardai intorno.
«Nah impossibile»
Con entusiasmo mi recai al buffè, un aperitivo prima di cena era un toccasana, magari avrei anche incontrato qualche bel bocconcino con cui passare la serata. Giunto sulla prora mi lasciai estasiare dal blu del mare scintillante, all’orizzonte il sole stava calando lasciando spazio all’immenso tappeto nero della notte, che presto sarebbe diventato un tutt’uno con il mare: stesso colore stesso scintillio. Appoggiato alle assi della nave guardavo come essa tagliava le onde e avanzata incurante di tutto. Ancora quell’odore, qualcosa non quadrava.
Mi voltai, un’affascinante signora in abito da sera si dirigeva da me con in mano due calici di champagne, un sorriso raffinato adornava quel volto perlato, incorniciato da una chioma bionda, facendo spiccare i suoi occhi zaffiro. Una sola parola poteva definire quell’essere umano che avanzava a passi decisi verso di me. Un vero schianto.
Feci un cenno col capo, a mo di saluto.
«Lei deve essere Mr Soul»
«Esattamente, noto che la mia fama è giunta anche a una graziosa donna come lei, il cui nome è?»
«Danga Chantalle» la sua voce mielata era in grado di sciogliere anche un iceberg, quegl’occhi profondi incantavano il mio cuore; mi porse uno dei due calici, non seppi rifiutare.
Prendendomi sottobraccio rientrammo verso le camere, sorseggiando lo champagne e chiacchierando della mia vita da cattura mostri, la sua ristata allietava questi momenti, avevo dimenticato come era piacevole passare del tempo con una donna.
Seduti sul letto della sua stanza, lentamente cominciai ad essere sopraffatto dal sonno, cosa alquanto strana, gli occhi volevano a tutti i costi chiudersi, ma io lottavo contro essi, dovevo rimanere sveglio. Alla fine persi, i miei occhi si chiusero.
Rumori strani, stridii, urli acuti e fini, quasi impercettibili all’orecchio umano. Sentivo il mio corpo intorpidito, la testa pesante e percepivo il freddo, che crudele, entrava nelle mie ossa. Sapevo di non essere nel mio letto, sapevo di non trovarmi più in compagnia della signorina Danga; lentamente aprii gli occhi, un luogo semibuio e tetro si presentò dinanzi a me. Di nuovo quell’odore, allora non mi sbagliavo.
«Dannati mutaforma!»
Una risata agghiacciante sembrava venire da ogni angolo di quella stiva, sapevo di essere ancora sulla nave dal rumore delle onde contro le sue pareti d’acciaio. Nessuno si mostrava a me, ma ero in grado di sentire la loro presenza, confermata di tanto in tanto da qualche risata. Infine lei, lenta come se stesse volando, invece che camminando si posizionò davanti a me. Mi guardava gioiosa, ero caduto nella sua trappola.
«Il grande 00Moster al nostro cospetto» Una figura maschile si fece avanti, stringendo tra le braccia l’incantevole tranello.
«In quanti siete?» La mia voce era rauca, stanca, le forze avevano abbandonato il mio corpo; chissà per quanto tempo avevano martoriato il mio corpo durante la mia incoscienza.
«Ci tieni proprio a saperlo?» Un’altra risata «Tutta… la… nave»
Ero decisamente spacciato. Una trappola architettata alla perfezione, chiunque cacciatore di mostri della mia età ci sarebbe cascato; quanto rimpiangevo la mia amata gioventù, dove nulla era in grado di fermarmi.
Cercai di strattonare le catene, troppo resistenti, non c’era via di fuga.
Non so dire quanto tempo sia passato dall’ultima volta che i miei occhi videro la luce del giorno, troppo era il tempo trascorso incatenato nella penombra della nave.
Sentivo che lentamente stavo morendo, ogni sera venivano a succhiare il mio sangue insieme alla mia energia, restando a fissarmi divertiti. Il loro momento di gloria era giunto.
Allo stremo delle forze guardai in alto, immaginando per l’ultima volta il cielo azzurro del mattino tappezzato di nuvole bianche e il cielo dipinto di nero della notte, adornato dalle stelle.
Una lacrima imperlò il mio viso, presto avrei raggiunto quelle nuvole, presto avrei raggiunto quelle stelle.
L’ora era giunta, il cigolio della porta di metallo mi preannunciava la fine delle mie lunghe torture, la mia via di salvezza.
«Chantalle» sussurrai lievemente il suo nome.
Con lei iniziò e con lei sarebbe finito tutto. Abbozzai un sorriso, con un lieve cenno del capo, come la sera del nostro primo incontro. I suoi occhi erano spenti, lo zaffiro si era affievolito, doveva nutrirsi. Deglutii facendomi forza, dovevo far in modo che questa fosse l’ultima.
«Hanno mandato te questa volta, molto bene, manipolata dagli altri, non sapevo che i mutaforma permettessero ciò»
Digrignò i denti, il suo respiro cominciò a divenire affannato ad ogni insulto e ad ogni pugnalata, poi fu un attimo.
I suoi lunghi denti squartarono la mia gola, così avida, così arrabbiata, stringeva il mio corpo e succhiava dal mio corpo la vita.
«Grazie» sussurrai agonizzante; qualcuno strappò Danga dalla mia gola, le voci rimbombavano nella mia testa, non capivo le parole.
Chiusi gli occhi lasciando che le forze svanissero, il mio corpo sembrava non esserci più, mi sentivo leggero.
Ogni briciolo della mia vita aveva raggiunto il manto della notte, ora finalmente ero libero.
Niente e nessuno potrà più nuocermi.