Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio, Settembre 2013, edizione XXII, Un infausto inizio
* Campionato aut-inv 2013, 1 di 12

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White Pretorian
view post Posted on 1/9/2013, 22:47




Una domanda: dato l'intoppo con il 24 di Agosto, sono fuori da questo skanna?
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 2/9/2013, 01:26




Che intoppo White? A me risulti in gara.
 
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view post Posted on 2/9/2013, 12:33
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Milena Vallero

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Shanda aiuto ma come hai fatto!? io sono ancora così in alto mare che mi toccherà comprarmi un canotto... ;)
 
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White Pretorian
view post Posted on 2/9/2013, 16:06




Ho inviato le specifiche, ma poi non ho partecipato. Non è una causa invalidante?
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 2/9/2013, 16:47




@white:
No tranquillo. Semplicemente non potrai proporre le specifiche alla 24h di Settembre. ^_^
 
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view post Posted on 3/9/2013, 10:29
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Martin Sileno

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@Sol

correggi il link alle specifiche! controlla, mi rimanda a quelle dello scorso skanna. :)
 
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kaipirissima
view post Posted on 3/9/2013, 11:19




Disperata googla "situazioni spiacevoli"... :p096:
 
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Slash1588
view post Posted on 4/9/2013, 01:33




Un necrofilo rientra nella categoria freak?
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 4/9/2013, 05:55




@slash:
No slash. Per freak intendo proprio i classici fenomeni da baraccone, stile elephant man, oppure, citando dal Treccani, "una persona anticonformista nel comportamento e nell'abbigliamento".
Un necrofilo è semplicemente un folle.

Se poi intendi partecipare ricordati di mandarmi i tuoi dati in pm per la ratifica.
 
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Slash1588
view post Posted on 4/9/2013, 09:19




Ok, ero un po' confuso sull'estensione del termine, grazie Sol.
Sicuramente, non me l'ero dimenticato. Vedo prima se riesco a completare il racconto in tempo :)
 
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White Pretorian
view post Posted on 4/9/2013, 11:11




Sol, un uomo sfigurato può essere considerato un freak?
 
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Sol Weintraub
view post Posted on 4/9/2013, 21:00




CITAZIONE (White Pretorian @ 4/9/2013, 12:11) 
Sol, un uomo sfigurato può essere considerato un freak?

White, scusa il ritardo nella risposta ma, al lavoro, sono giorni un po' difficili e per quanto tenti di non trascurare il forum sarò un po' assente.
Un personaggio sfigurato potrebbe andare, ma solo se la sua menomazione lo porta a diventare "borderline". Per capirci, stile Fantasma dell'Opera, o Shannon di Invisible Monsters di Palahniuk.
 
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White Pretorian
view post Posted on 5/9/2013, 07:57




Grazie Sol.
Paradossalmente, ora ho cambiato un paio di trame, quindi se riesco a terminare il racconto, troverai qualcos'altro.
 
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view post Posted on 5/9/2013, 12:50
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Milena Vallero

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Eccomi qui! Caspita, è stata dura; specifiche toste! Comunque provo con questo racconto, a metà strada tra il serio e il faceto. E speriamo! Buona lettura :wub:


DETENUTO H573

Finley era fermo davanti alla porta chiusa.
Di solito ogni incontro con Hollister, suo capo da dieci anni e amico da almeno nove, gli suscitava un moto di orgoglio e ammirazione.
Arthur Hollister, un mostro che fa la guardia ai mostri.
Quella frase, pronunciata anni prima da un idiota di avvocato e che aveva suscitato l'ilarità di un gruppetto di parimenti idioti principi del foro, sempre gli affiorava alla mente accompagnata da una fitta di disagio.
Hollister, direttore del Carcere Speciale 01, era alto un metro e ventitré.
Decisamente pochi per una persona con grandi ambizioni. Eppure lui, combattendo contro un mondo che non tollera le diversità e che dà più valore all'aspetto che alla sostanza, era riuscito a trovare e percorrere la propria strada, potendo contare solo sulle proprie forze e sul sostegno morale della famiglia e degli amici.
Nano o no, secondo Finley c'era di gran lunga più fibra morale, forza di volontà e intelligenza in quei centoventitré centimetri che in buona parte dei politici, avvocati e alti papaveri del Paese.
Ma nonostante il profondo rispetto che provava per lui, quel giorno avrebbe preferito dover imboccare un coccodrillo con un cucchiaino piuttosto che parlare con il suo capo. Ambasciator non porta pena, dicono. Certo. Ma la responsabilità per la sicurezza interna cadeva comunque su Finley, e nella merda ci sarebbe finito lui.
Raccolse tutto il suo coraggio e finalmente aprì la porta.
Hollister, seduto alla scrivania, alzò la testa con fare svogliato.
«Peter» gli disse sorridendo. «Accomodati».
Finley esitò qualche istante e tanto fu sufficiente a Hollister per mettersi in allerta.
«Cosa è successo?» chiese, chiudendo il fascicolo che stava leggendo e drizzando la schiena come se avesse ricevuto una frustata.
«Arthur, abbiamo un problema. Un problema serio».
Sentì un leggero bruciore in un occhio. Una goccia di sudore gli era scivolata giù dalla fronte. Se la ripulì con mani anch'esse madide e cercò di trovare la forza di continuare a parlare. «Il... il detenuto H573 è fuggito».
Hollister scattò sulla sedia. «Cosa?» ruggì.
«C'è stato un...»
«Vuoi dirmi che il nostro prigioniero più pericoloso, un killer che ha trucidato sei persone solo nella settimana precedente alla sua cattura, in questo momento sta girando libero per il Paese? Dimmi che non vuoi dirmi questo. Ti prego, amico».
Finley abbassò gli occhi a terra senza profferire verbo.
«Dio del Cielo» disse Hollister. Premette un pulsante sul quadro comandi alla sua destra. «Lana» disse, «chiama il Ministro. Digli di venire qui alla svelta. E avvisa tutti i dipartimenti di polizia nel raggio di cinquanta chilometri - solo gli autorizzati, mi raccomando: videoconferenza tra dieci minuti esatti. Sì, Lana, lo so. Ma è una cazzo di emergenza».
«Quando è successo?» chiese poi.
«Pochi minuti fa».
«Bene. Forse, con un po' di fortuna...» Hollister rimase pensieroso. Poi, con un saltello si mise in piedi e indicò all'amico la porta. «Accompagnami in sala conferenze, voglio sapere com'è accaduto».

«Ripeti, per cortesia» disse Hollister, il volto tirato come se fosse in procinto di esplodere.
«Te l'ho detto, Arthur» disse Finley, mentre entrava in ascensore e pigiava il tasto per il piano interrato. «È stata una serie di piccoli intoppi, problemi che presi da soli non sarebbero stati nulla ma che insieme hanno...»
«No, scusa» lo interruppe Hollister. «Un feroce assassino è riuscito a scappare da qui, e tu mi dici che è stata solo questione di sfiga
Finley sentì la faccia andare a fuoco.
«Messa così suona decisamente male ma, in effetti...».
«Non ci posso credere. Mi sbellicherei dalle risate se non fosse che stiamo rischiando la vita di decine di persone innocenti».
«Non so cosa dire, Arthur. Sono andato fuori di testa appena l'ho saputo. Ma vedi, il fatto è che il fabbricatore di surrogato si è rotto...»
«E allora?»
«Non c'era surrogato ematico da dare al detenuto».
«Scorte?»
«Nessuna. Ce n'erano dieci bottiglie, ma ieri Lickman le ha rovesciate e...»
«Sì, va bene. Niente sangue finto per il vampiro. Quindi?»
«Prima di dargli la sua razione i ragazzi hanno dovuto attendere che la macchina fosse riparata. H573 non ha mangiato con gli altri detenuti. A proposito» aggiunse, sperando di alleviare la tensione con una buona notizia, «sembra che finalmente F236 si nutra di topi, è stata dura distoglierlo dal gusto di carne umana ma alla fine...»
«Scusa, amico. Mi fa piacere, ma al momento attuale non me ne frega niente di quel bastardo di uno zombie. Finisci, per cortesia».
Pessima idea, pensò Finley, che riprese il racconto.
«H573 è rimasto nella sua cella fino alle cinque e trenta. La macchina è stata riparata e lui condotto in mensa. Mentre era lì, c'è stato un problema elettrico, non so di che genere; ho parlato con il tecnico subito prima di venire da te e...»
«Vai avanti!» sbraitò Hollister con un'occhiata fugace all'orologio.
«Le inferriate sulle finestre si sono disattivate. H573 se n'è accorto ed è scappato».
«Ma quelle finestre sono a tre metri di altezza. Come ha potuto...»
«Si è trasformato, Arthur. Pipistrello».
«Non è possibile, Peter. La cavigliera non glielo avrebbe permesso. È una delle precauzioni di sicurezza più basilari, non...» Hollister si interruppe. «Il problema elettrico...»
«Temo di sì. La cavigliera è collegata ai server. Questi si sono bloccati e la maledetta si è disattivata. Per pochi secondi, certo. Ma sufficienti perché la fuga riuscisse. Le guardie non hanno potuto fare nulla».
«Ma abbiamo il generatore. Perché non ha funzionato?»
«Lo stavano riparando. Era spento in quel momento».
L'ascensore arrivò alla fine della sua corsa.
«Aspetta» disse Hollister uscendo. «Ora sono le sei. Il sole non è ancora tramontato. Non può andare troppo lontano».
«No, Arthur» lo corresse Finley. «Oggi è il 27 ottobre. La scorsa notte c'è stato il passaggio all'ora legale, ricordi? È già buio, là fuori».
«Sai, Peter? In questo momento ti torturerei fino alla morte, tu e la tua cosiddetta sfiga. Ma...»
In quel momento il cellulare di Hollister iniziò a suonare.
«Hollister» rispose. «Come? Sì in effetti abbiamo un Codice Morris. Davvero? Dove? D'accordo, resta lì. Ti mando un mio uomo di fiducia. Peter» disse dopo aver riposto il cellulare. «Credo di sapere dov'è H573. O almeno dov'è stato».

Finley arrivò all'indirizzo che gli aveva dato Hollister.
Fuori da un'anonima casa di periferia lo attendeva il capitano Beston. Era stato lui a fare la chiamata, mezz'ora prima.
Una pattuglia, giunta sul luogo in seguito alla segnalazione anonima di urla e rumori molesti, aveva trovato la porta aperta e un cadavere sul pavimento dell'ingresso. Il corpo, appartenuto a un impiegato delle poste trentaduenne di nome Wayne Closey, a una prima occhiata poteva essere scambiato per una mummia egizia appena riesumata da una camera sepolcrale. La pelle era raggrinzita come quella di una prugna secca; la bocca spalancata in un urlo senza voce metteva in mostra i denti dietro labbra quasi inesistenti; le mani artigliavano l'aria come a difendersi da una minaccia invisibile.
Per un caso del tutto fortuito, Beston si trovava a meno di due chilometri dalla casa di Closey quando gli agenti avevano comunicato i dettagli del ritrovamento alla centrale. Cinque minuti dopo telefonava a Hollister, certo che il caso fosse di competenza del CS01.
«Occorrerà fare un bel lavoro di copertura» disse a Finley mentre lo scortava oltre la soglia, «il corpo è stato visto dagli agenti, oltre che da un paio di vicini che si sono messi a sbirciare dalla finestra. Il suo capo avrà il suo bel daffare. Tra l'altro» aggiunse alzando un sopracciglio, «ancora non ho capito perché ha mandato lei».
Finley si strinse nelle spalle.
«Non lo so» rispose, «è incazzato, di sicuro anche con me. L'avrà vista come una sorta di punizione, non ne ho idea. Non ci capisco più niente; da quando H573 è scappato ho il cervello in corto. Per ora farò rapporto su quanto trovo qui dentro. Poi, si vedrà... Diamine!» esclamò quando vide il cadavere riverso a terra.
«Notevole, vero?» disse Beston. «è il classico modus operandi dei vampiri. Solo che qui ci ha dato dentro di brutto. Da tempo non vedevo un poveraccio conciato così».
«Da sette anni beveva solo surrogato» rispose Finley, «non gli sarà sembrato vero potersi cibare di nuovo di sangue umano».
«Beh, si sbrighi a prendere i tuoi appunti» disse il capitano, «ho chiesto al capo dei Servizi Speciali di concederci un po' di tempo, ma non possiamo abusarne. Devono ripulire la scena prima che trapeli qualcosa».
«D'accordo. Mi lasci solo fare qualche foto... ehi, cos'è stato?»
«Non so. Sembra rumore di unghie che grattano...»
Al rumore seguì un mugolio lieve, quasi il lamento di un cagnolino ferito.
Finley fece un passo intimorito nella direzione del rumore.
«Sembra provenire da lì» disse indicando il divano, da dietro il quale un istante dopo sbucò un grosso ratto. L'animale procedeva a fatica, come in preda ad atroci sofferenze. Fece ancora un passo, poi stramazzò al suolo. Nel momento stesso in cui il ventre toccò il pavimento, la bestia parve scossa da un fremito violento; un istante dopo, il corpo del ratto parve dapprima allungarsi, poi gonfiarsi come un palloncino, fino ad assumere fattezze umane.
Il corpo nudo, disteso agonizzante sul pavimento, era ricoperto di orrende macchie violacee, rese più disgustose dal contrasto con la pelle bianca. Sangue colava dagli occhi, dalle orecchie e dagli angoli della bocca. I canini, così lunghi da oltrepassare di almeno un paio di centimetri il bordo del labbro inferiore, erano gialli e stavano marcendo a vista d'occhio. Dalla gola usciva un rantolo gorgogliante.
«È lui» esclamò Finley stupefatto. «È il detenuto H573».
Si voltò, ma Beston era già scattato in avanti e imprigionato il vampiro con una catena d'argento.
«Cosa gli succede? Perché è così?» chiese.
«Non lo so...» rispose Finley, «forse si è talmente assuefatto al surrogato ematico che...»
«Capitano» chiamò una voce da fuori.
«Cazzo» imprecò Beston guardandosi intorno. «Aiutami, Finley. Mettiamo questo bastardo lì dentro» disse, e indicò un guardaroba accanto alla porta della cucina.
«Capitano!» ripeté la voce, questa volta molto più vicina. «Presto, è importante».
«Arrivo, McHolly» disse Beston dopo aver nascosto il corpo del vampiro. «Cosa diamine vuoi?»
«Il garage, capitano».

«Incredibile» commentò Hollister quando Finley ebbe terminato il suo rapporto. Il direttore del CS01 era seduto alla sua scrivania con le dita incrociate sul ventre e un'espressione sbigottita negli occhi celesti. «Quali sono le condizioni di H573?»
«Non so. I medici se ne stanno occupando. Forse se la caverà, dopotutto è pur sempre un vampiro» rispose Finley. «Ma non ne sono così convinto. Quella roba lo ha davvero conciato male».
«Incredibile» ripeté Hollister. «E come al solito i vicini non ne sapevano niente. Vedrai sul giornale del mattino: sarà un'accozzaglia di Era un Bravissimo Ragazzo, Un Brav'Uomo Insospettabile, Non l'Avrei Mai Detto... solo perché era normale dal di fuori, non vuol dire che fosse normale anche dentro».
Finley non commentò il piccolo quanto inusuale sfogo del suo capo.
«Progettava cose piuttosto in grande» disse. «C'erano le piantine di due stazioni ferroviarie, tre centri commerciali e uno stadio, tutti entro venti chilometri da qui, e un calendario su cui Closey aveva cerchiato alcuni giorni del prossimo mese. Il garage era ricolmo di ordigni artigianali, tutti con innesco a distanza, e di diverse sostanze chimiche. La polizia pensa avesse dapprima tentato di costruire armi chimiche fai da te, per così dire, e che non riuscendoci si sia dedicato alle più classiche bombe. In ogni caso, credo che le sostanze con cui è stato in contatto gli abbiano avvelenato il sangue; è l'unica spiegazione plausibile per quello che è accaduto a H573».
«Il quale ha forse evitato una strage con il suo lauto banchetto» commentò Hollister con un mezzo sorriso. «E anche qualche grana a noi».
«Cosa intendi?»
«Beh, alla luce di quanto è successo, le conseguenze per l'imbarazzante incidente di questa notte saranno meno gravi. Ci sarà comunque un'inchiesta interna per valutare le responsabilità individuali in un evento che, non c'è bisogno che te lo dica, non dovrà mai più ripetersi. Però possiamo aspettarci una certa clemenza, vista anche la rapidità con cui si è risolto».
Finley ne fu felice. Per quanto ne dicesse Hollister o quelli della commissione incaricata dell'inchiesta, lui sapeva che, in realtà, nessuno aveva particolari colpe.
Ricordò una frase di un film visto qualche anno prima con sua figlia: Quella che appare una serie di sfortunati eventi può essere di fatto l'inizio di un viaggio.
O la mano del destino, pensò con un brivido. Che H573 fosse stato solo uno strumento nelle mani di Dio per impedire che Closey uccidesse decine di persone?
Forse. Ma quelli erano pensieri troppo filosofici, specie se fatti alle sei del mattino e dopo una notte come quella.
Si congedò da Hollister, pensando a una spiegazione più banale, un proverbio che spesso la sua nonna gli aveva ripetuto quando qualcosa andava storto.
Non tutto il male viene per nuocere.


Autorizzo Jackie De Ripper all'eventuale pubblicazione su Skan Magazine
 
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White Pretorian
view post Posted on 6/9/2013, 16:27




So che è una cosa che non si dovrebbe chiedere, ma qualcuno ha qualche suggerimento o uno spunto? Ho dovuto abbandonare già tre abbozzi di trama perché non mi convincevano e non so più che pesci pigliare.
 
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88 replies since 29/8/2013, 06:10   1700 views
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