Solo oggi ho potuto mettermi a scrivere e o lo posto adesso o mai più (master, sul serio, dovresti organizzarti per avere sempre scadenze di Domenica, sono molto più comode e lasciano un intero fine settimana per scrivere e rivedere, con i giorni prima per abbozzare qualcosa), perciò ve lo beccate senza rilettura.
Alla fiera del testL'omone svettava oltre la folla e l'enorme zaino gli garantiva un certo grado di privacy, tranne quando qualcuno lo scambiava per una tenda e cercava di entrare. Dalla sua posizione privilegiata, la quiete che emanava dalla folla era ancora più inquietante. Ci si sarebbe aspettati il tipico mormorio di una piazza affollata, o il vocio di una giornata di festa, o il brusio di persone che tentano di non far capire che stanno chiacchierando, o il trepestio di piedi trascinati sull’erba secca. In effetti qualunque altra cosa terminante in -io sarebbe stata più accettabile dell’unica presente: l’assoluto silenzio.
Il tutto era reso ancora più irreale dal fatto che, sotto ogni altro aspetto, l’atmosfera fosse quella tipica della fiera di paese, con le strade invase da tende dei più svariati colori dalle quali la gente entrava e usciva incuriosita.
«Ma...» attaccò a dire l’omone, trasalendo al suono della sua stessa voce, un tuono a ciel sereno. «... perché non parla nessuno?» concluse sussurrando.
Saleria, la donna bruna e prosperosa che gli camminava accanto, riuscì a guardarlo dall’alto in basso sebbene – nonostante la ragguardevole altezza e i tacchi vertiginosi – gli arrivasse al più al petto. «Perché alla fiera del test si fa silenzio!» sussurrò.
«Sì, ma perché?» si intromise in tono acido l’uomo magro e biondo che chiudeva la fila assieme a una ragazza con le stesse caratteristiche. A guardarli li si sarebbe detti una bella coppia o una famiglia; nella realtà erano i due uomini a essere fratelli, e l’omone a far coppia con la biondina. «E poi che razza di nome sarebbe “Fiera del test”?»
«Darnel, non essere stupido! Non si chiama veramente così.» A quell’affermazione, tre paia d’occhi si volsero verso la sacerdotessa con aria incredula. «Ogni anno i migliori veggenti dei regni circostanti si danno appuntamento qui per la fiera. Molti nobili della zona vengono apposta per mettere alla prova le loro capacità, e spesso scegliere un veggente per la loro corte, ecco perché “fiera del test”».
«D’accordo.» Darnel fece una breve pausa. «Ma visto che nessuno di noi è un veggente, e tu al massimo sei una visionaria, cosa ci facciamo qui? Pensavo avessi fretta di tornare a Faro di Tyr».
«È così. Ma la strada è ancora lunga, e forse qui posso trovare qualcuno che mi aggiorni sulla situazione, o magari riesca a mettermi in contatto con Vlad».
«Vlad?» domandò la biondina.
«Un mio ex. Mi stava aiutando nella ricerca della cura, ci siamo divisi poco prima che voi due iniziaste a venirmi dietro».
«Noi... cosa?» ribatté Darnel incredulo.
«Be’, non vi ho certo obbligato io a seguirmi», minimizzò lei con una scrollata di spalle.
«Ci hai fatto accusare di ogni accusa possibile e costretto a fuggire per non essere arrestati!»
«Ma nessuno ha detto che doveste per forza fuggire nella mia stessa direzione», osservò lei.
L’uomo rimase a bocca spalancata, guardando in tralice il fratello che annuiva solennemente.
Il silenzio tornò ad avvolgere il gruppo mentre procedeva per le vie del borgo, fino a quando, con una scrollata di spalle, Darnel si portò in testa.
«Almeno facciamola finita alla svelta, proviamo questi e vediamo se ti vanno bene», commentò puntando verso una delle tende, sopra la quale svettava un gagliardetto con una runa simile a una J all’incontrario.
Saleria alzò lo sguardo. «Oh, no, non va bene, sono i veggenti del villaggio di Simelia», tagliò corto.
«E allora?»
«Sono noti soprattutto per le loro capacità di preolenza.»
«Di che...?»
«Percepiscono gli odori prima che si manifestino», spiegò la sacerdotessa.
«Ma... che razza di utilità ha un potere simile?» sbottò Darnel, incredulo.
«Beh, dipende. Come babysitter e aiuto cuochi sono richiestissimi».
«E quelli laggiù?» si intromise la biondina, ansiosa di interrompere lo scambio, indicando uno stemma che dava l’idea di rappresentare un alone di luce.
«Spaturnia, cara, quella è la tenda di un medium, e a me non interessa parlare con i morti, o almeno non con quel genere di morti».
«Uhm...» azzardò l’omone, «allora quello laggiù?»
Saleria studiò l’emblema indicato, una sfera irregolare e vagamente bitorzoluta. Ci pensò su un attimo, poi si strinse nelle spalle. «No, Jorn.
Scrotomanzia, non fa al caso nostro».
«Che cosa!?» sbottò Darnel.
«Oh, andiamo, non esaltarti, non è quello che pensi tu. Guardando una persona sanno dirti se ha uno scroto.»
«Bella forza, sono capace anche io.»
«Su questo non avevo il minimo dubbio, caro. Oh, ecco, forse abbiamo trovato...» Così dicendo allungò il passo e si diresse verso una tenda più sobria delle altre, alle spalle di quella dei Simeliani, sormontata da un gagliardetto che esibiva tre anelli intrecciati. Fece un passo all’interno, poi si fermò di botto e ne fece mezzo indietro. Jorn, che l’aveva seguita per primo, riuscì a fermarsi un secondo prima di investirla. Non così Darnel che, immerso nel tentativo di stabilire quante delle cose affermate dalla donna fossero parte delle sue tipiche assurdità, si schiantò contro la schiena del fratello e rimbalzò, finendo seduto in terra.
«Ma che...?» tentò di chiedere mentre si rimetteva in piedi, prima che un lungo «Shhhhhhhhhh!» della sacerdotessa lo mettesse a tacere.
La donna era rimasta ferma come osservando qualcosa e, pur desideroso di parlare al solo scopo di infastidirla, Darnel si ritrovò a sgusciare attorno alla massa di Jorn per capire di cosa si trattasse. Appena superata la soglia della tenda, di colpo si ritrovò a udire voci che fino a quel momento non aveva neppure percepito.
«Esatto Vostra Altezza, tre domande, né una di più né una di meno», stava asserendo una voce maschile ferma e sicura.
«Dunque, qual è la cosa a cui tengo di più al mondo?» chiese di rimando una voce femminile, aggraziata ma cupa.
«Il ritratto di vostro padre», rispose l’uomo di prima.
«Chi ha ucciso mio padre?» domandò ancora la donna.
«Ivano Frantzes, Conte di Finnell.»
«E dove si trova adesso Ivano Frantzes?»
«Nel castello...» Non fece in tempo a udire il resto, perché Saleria lo trascinò indietro all’improvviso afferrandolo per la collottola e portandolo fuori, dove il silenzio lo avvolse nuovamente.
«Ma che fai?» sbraitò.
«Sta per uscire, non facciamole capire che eravamo qui dietro, meglio incontrarla per caso», rispose lei come se questo spiegasse ogni cosa.
«Ma chi?» domandò la ragazza. La risposta le giunse in maniera indiretta quando una ragazza scortata da guardie armate uscì dalla tenda.
«Duchessina di Tyr, sono sorpresa di vedervi qui», la salutò Saleria, producendosi in un’improbabile riverenza.
La ragazza sobbalzò, sorpresa, poi si ridiede un contegno e osservò la donna. Se rimase sorpresa dal suo abbigliamento, o dall’evidente carenza dello stesso, non lo diede a vedere. «E voi siete?» domandò.
«Lady Saleria Lindir di Faro di Tyr, per servirvi».
«Oh, dunque siete voi la misteriosa Lady del Faro. Non credo siate mai venuta a palazzo.»
«Il mio insediamento è stato, per così dire, alquanto burrascoso, vostra altezza, e non ho potuto presentarmi come si conviene, ma sono lieta di poterlo fare ora e impedirvi di commettere un errore.»
A quelle parole tutti gli sguardi salvo quello di Jorn si puntarono su di lei, con vari gradi di sorpresa e inasprimento.
«Di che parlate?» domandò la duchessina, di colpo sulle sue.
«Dell’uomo che ha appena tentato di farvi credere di essere un veggente», replicò la donna, serafica.
Lo sguardo dell’altra si indurì. «State dicendo che avete origliato la mia conversazione col veggente? E, quel che è peggio, asserite che io sia un’ingenua e possa farmi truffare?»
«Vostra altezza, non mi permetterei mai,» si schermì Saleria, «salvo ovviamente che fosse vero. È solo che voi siete nata nella nobiltà, siete più abituata agli intrighi di corte. I miei natali mi hanno portato più spesso ad avere a che fare con simile marmaglia», concluse facendo un gesto sprezzante con la mano in direzione della tenda. «Quell’uomo è un veggente quanto io sono la regina di Tejarak».
«Ha risposto alle mie domande», puntualizzò seccata la nobile.
«Ha risposto a una sua domanda,» precisò Saleria, «e scommetterei che il ritratto di vostro padre a cui si riferiva si trova nel medaglione che portate al collo e con cui continuate a giocherellare».
Con un sussultò, la duchessina lasciò andare il monile in questione, che andò a cercar rifugio tra i suoi seni acerbi.
«Per il resto, tutti sanno chi è stato accusato dell’assassinio del compianto Duca, e ci sono molti modi in cui il cialtrone potrebbe sapere dove si trova, o, nel dubbio, può avervi semplicemente nominato un luogo in cui non vi sarà facile controllare.»
«Queste sono congetture», ribatté la ragazza. «Se volete che vi dia retta, datemi delle prove concrete, e sarete ricompensata». Lo sguardo di Saleria si illuminò. «O fallite e restituitemi Faro di Tyr».
«Non riesco a capire perché tu ti sia voluta cacciare in questo guaio», sussurrò irato Darnel mentre Spaturnia armeggiava con un tirante fissato a un paletto, sul retro del tendone del presunto falso veggente.
«La duchessina Fianna di Tyr è la più probabile prossima reggente del trono di Milor», replicò asciutta Saleria. «Hai idea di che posizione di potere si ritroverebbe a ricoprire il suo veggente di corte?»
«No, e non mi interessa, e non interesserà neanche a te quando ti avrà tolto terre e titolo.»
«Tsk! Uo... che dico, essere di poca fede. Non dobbiamo fare altro che raccogliere qualche prova che dimostri la sua malafede».
«E che prove pensi di trovare là dentro? Un piano scritto su come quell’uomo voglia prendere il potere nel regno?»
«Ti stupiresti di quante cose stupide gente come lui lascia in giro», minimizzò la Sacerdotessa mentre la ragazza si infilava sotto la tenda dopo aver slegato il tirante. Jorn la seguì impacciato, finendo col fare spazio sufficiente perché Darnel e Saleria potessero passare assieme. «basterà un’occhiata in giro e... oh!»
«Grazie di essermi venuti a trovare, ma non dovevate disturbarvi», disse il presunto veggente in tono esagerato, girando attorno ai quattro intrusi legati in circolo, schiena a schiena, attorno al colossale zaino di Saleria che nessuno era riuscito a togliere di spalla a Jorn. I quattro uomini armati di spada che li avevano accolti al loro ingresso stavano ritti dietro di lui, come a volerlo proteggere.
«Oh, falla finita!» esclamò la sacerdotessa. «Uccidici e basta, lo sai che se usciamo vivi da qui racconteremo tutto».
«Ma sei scema?» squittì Darnel, agitandosi inutilmente contro le corde.
«Raccontare cosa? Che siete entrati nella mia tenda per rubare e vi ho fermato? Fate pure. E comunque ci sono troppi veggenti e medium qui intorno, uccidervi è l’ultima cosa di cui ho bisogno.»
«E che dirai quando ci troveranno legati qui dentro? Che non avevi voglia di chiamare le guardie?»
«Non vi troveranno. Urlate pure quanto volete, questa tenda è avvolta in una barriera di silenzio, i suoni entrano ma non escono, non vi sentirà nessuno. E ho chiuso l’attività per oggi, non sperate che entri qualche avventore».
Gli occhi di Saleria si illuminarono. «Silenzio! Sei un sacerdote!» esclamò.
L’uomo si strinse nelle spalle. «E tu allora? Vai ancora in giro col simbolo di una dea scomparsa», commentò, accennando col capo allo specchietto appoggiato sul petto della donna.
«E lo faccio apertamente. Tu invece chi servi? Oon? No, non sopporterebbe un inganno. Gamron è impossibile, non sei abbastanza pazzo, e neanche... ah... capisco! Curioso, pensavo solo gli elfi scuri entrassero nel culto di Lorathh.»
L’uomo strinse gli occhi in due fessure. Fece per dire qualcosa, poi cambiò idea e voltò le spalle agli intrusi.
«Ci rivedremo alla fine della fiera, quando potrò sbarazzarmi di voi senza problemi. Andiamo.» Fece un cenno ai suoi scherani perché lo seguissero e uscì dalla tenda senza più voltarsi.
«Fantastico!» sbottò Darnel subito dopo. «Ci hai cacciato in un altro splendido guaio!»
«Oh, piantala!» lo rintuzzò Saleria, prendendo a contorcersi. «Jorn, caro, riesci a spezzare le corde».
«Uhm... no. Sono robuste, mi dispiace».
«Non importa,» continuò la sacerdotessa, senza smettere di muoversi. «Spaturnia?»
«Troppo strette. Ho una lametta tra i miei attrezzi, ma non ci arrivo».
«D’accordo, non fa nulla», continuò Saleria tranquilla, muovendo le spalle a turno.
«Non fa nulla un corno!» protestò ancora Darnel. «E smettila di agitarti come un’anguilla, perfino Jorn ha più probabilità di te di sgusciare fuori da queste corde!»
«Tzk! Non sto cercando di sgusciare fuori, solo di prendere bene la luce.»
«Ti aspetti che arrivi qualcuno per farti un ritratto? Magari il tuo bel pittore pazzo?»
«No, mi aspetto che... ah, ecco.. proprio al punto giusto.»
Visto che non aggiungeva altro, l’uomo allungò il collo e si voltò il più possibile per capire di che cosa stesse parlando. Quello che vide fu un raggio luminoso che partiva in qualche modo dal petto della donna, concentrandosi sull’erba secca poco distante.
«Ma cosa...?»
«Oh, roba da poco, era solo questione di orientare bene il mio simbolo sacro.»
«Non volevo sapere come... ma perché hai intenzione di mandarci a fuoco! Saremo affumicati prima che qualcuno venga a tirarci fuori da qui!»
Saleria lo fulminò con un quarto di sguardo, già che più di tanto non gli poteva rivolgere restando immobile. «Ti direi che sei un essere di poca fede, ma odio ripetermi. Guarda e impara».
La mente di Darnel si mise a lavorare a ritmo frenetico. Se l’erba avesse preso fuoco, e non era difficile, non ci sarebbe stato il tempo di uscire di lì. La tenda si sarebbe riempita di fumo molto prima di prendere fuoco, e prima che... «Tutto bene là dentro? Sta per esserci puzza di fumo!» urlò una voce dall’esterno, interrompendo le sue elucubrazioni. Saleria ghignò.
«Stiamo entrando», proseguì la voce dopo non aver ricevuto risposta, e un secondo dopo due uomini in abiti chiari si fecero largo nel tendone, seguiti da una piccola, inevitabile folla di curiosi.
Saleria era stata appena liberata che già era scattata in piedi, dirigendosi a grandi passi verso il proprietario della tenda, che per forza di cose aveva dovuto unirsi alla folla.
«Allora?» gli alitò in faccia, «non ti sei ancora dato alla fuga?»
«E per cosa, per aver fermato degli intrusi nella mia tenda, che poi hanno anche cercato di darle fuoco?» grugnì il finto veggente a bassa voce.
«No,» replicò la sacerdotessa, afferrando con un gesto fulmineo una catenella attorno al collo dell’uomo e strattonandola, «per questo!» Ghignò osservando il medaglione nero su cui era impressa una ragnatela d’argento.
L’uomo le strappò la catenella di mano, affrettandosi a rimettere il monile sotto i suoi abiti. «Guardie!» esclamò, ma non ebbe tempo di dire altro, perché una voce alle sue spalle commentò: «Mi ha tolto le parole di bocca».
L’uomo si voltò in tempo per vedere la duchessina di Tyr con un’espressione furente sul volto. Tentò di balbettare qualcosa, ma lei lo zittì con un gesto della mano. «Arrestatelo,» ordinò alle sue guardie. «Lo porteremo a Tyr e lì verrà giudicato». Poi si voltò verso Saleria e le sorrise.
Quando il resto del gruppetto emerse dalla tenda mai incendiata, le due donne stavano confabulando tra loro. Jorn le ignorò, appartandosi con Spaturnia e abbracciandola con trasporto.
Darnel tentò di capire cosa si stessero dicendo, senza risultato, non volendo rischiare di avvicinarsi troppo. Poco distante, un gruppetto di uomini, sulle cui vesti era ricamata una sfera irregolare e vagamente bitorzoluta, guardava nella sua direzione, scuotendo la testa con aria grave.
Edited by CMT - 18/5/2015, 07:37