Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio Speciale di Dicembre, Si inizia

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 2/1/2017, 10:56
Avatar

I'm gonna be sincere, so get ready for it.

Group:
Moderatori
Posts:
1,253

Status:


(per maggiori informazioni leggete il post scritto ieri sera)

CMT (TAG: splatter, oltre il tempo)

La seconda e la terza frase iniziano entrambe con una costruzione in “mentre”, troppo vicine per stare bene.
“Marcata linea rossa” me l’ero immaginata verticale finché non hai scritto che la testa si ribalta all’indietro, quasi staccandosi. Meglio allora descriverla in modo che la sua orizzontalità sia chiara fin dalla prima figurazione.
“si abbattesse sopra di lui” quel “sopra” non mi convince, mi sembra meglio “su”.
“sul corpo di suo marito disteso scompostamente in terra” Non c’è bisogno di questa (brutta) descrizione, dal momento che il lettore ha appena assistito alla morte di Mike.
“la raggelò, ma non fu nulla rispetto a ciò che seguì prima ancora che potesse realizzare quello che aveva visto” Bleargh. Sai scrivere meglio di così!

“tappo di champagne” Brindisi! Buon Natale! Tuttavia ti segnalo che nelle ore che seguono un decesso, invece che espandersi come il ventre, gli occhi del cadavere si sgonfiano, ritirandosi sotto le palpebre per effetto dell’asciugatura post mortem dell’umor vitreo. È una delle tecniche per stimare a colpo d’occhio (pun not intended) il tempo passato dalla morte.

“materia giallastra e maleodorante” Dettaglio olfattivo malposizionato: è impossibile che nel fluire di questa sequenza da incubo sia possibile capire che a essere maleodorante è quella materia gellastra trainata dall’occhio e dai nervi ottici.

“festoni natalizi” E felice anno nuovo! Per quanto mi riguarda, questa è promossa a pieni voti. Puro spirito splatter, ed è anche biologicamente non impossibile!

“forte odore di ammoniaca ed escrementi” Stavolta il dettaglio olfattivo è proprio errato: in termini di dominanza olfattiva, nel decadimento superveloce di un corpo umano dovrebbe sentirsi quasi unicamente un puzzo ammorbante di cadavere in putrefazione, che è un odore di potenza fuori scala, in cui quello di escrementi sarebbe appena percettibile e quello di urina (ammoniaca?) del tutto indistinguibile. So che non sono dettagli ovvi, per voi che non praticate l’assassinio seriale, ma mi sembrava giusto segnalartelo.

“a infinitesimale distanza da una pozza di vomito” Non stai usando un narratore onnisciente dal registro colloquiale, quindi devi scegliere solo parole appropriate.

“lasciata lì da sua moglie” occhio, il soggetto grammaticale qui è ancora Seth. Anch’io faccio spesso casino tra soggetto grammaticale e semantico.

“solo ossa perfettamente pulite” Le ossa sono perfettamente pulite solo se trattate con agenti chimici; anche escludendo la mummificazione, gli scheletri antichi sono sempre marroni di incrostazioni e residui corporei rinsecchiti dal tempo.
“eliminato ogni traccia di materia organica” si riallaccia al commento precedente: anche alla seconda lettura, non capisco perché i loro strumenti non rilevino tracce organiche; pure dopo secoli (o millenni) dovrebbero poterne trovare, se il mostro non li ha rimossi per qualche motivo non spiegato.

“imboccò l’ascensore e ne ridiscese al piano terra del basso condominio.” In questa frase c’è qualcosa che non va, mi sa che non l’hai riletta. Al di là di quel “ne”, se il condominio è basso, perché lui dovrebbe prendere l’ascensore?

“Sentì la claustrofobia rialzare la testa dentro di lui” se è claustrofobico, motivo in più per domandarmi perché abbia preso l’ascensore.

“ma la sola idea di non poter uscire, e del buio che sembrava occupare il mondo esterno
nonostante fosse più vicino a mezzogiorno che a mezzanotte, erano più che sufficienti.” L’inciso troppo lungo spezza la frase, diminuendone la leggibilità e l’impatto.

“Lo afferrò senza por tempo in mezzo” Non vedevo questa costruzione avverbiale da tempo immemore! A gusto personale trovo che non ci stia bene.

“Voltò le spalle all’uscita” come poco prima “Voltò le spalle allo scheletro”. Non so se qui ci fosse un intento anaforico o simmetrico di qualche tipo, ma l’effetto non è granché.

“in preda a quelle che sembravano convulsioni" perché, cosa sarebbero?

“Colpo dopo colpo dopo colpo” ripetizione involontaria o scelta disgraziata?

“Kate, rannicchiata e tremante dietro lo schienale” Un minuto prima dici che Kate si trovava insieme ai medici. Se sono nell’edificio bloccato, che fine hanno fatto i medici? Loro o i loro scheletri mancano all’appello.

“Intanto, la scena nello specchio mutava, come in un bizzarro video in cui la telecamera era puntata su di lui ed era lo sfondo a muoversi” Il senso è chiaro ma la forma è sciatta.

“unghie lunghe e frastagliate che nondimeno riuscirono a lacerargli la camicia e strappargli il bavero della giacca” Eh la madonna! Che unghie c’ha il vecchio Tom, per strappare una giacca? Passi per la fronte, la pelle umana è fragile.

“In fondo al corridoio, come si era atteso, trovò la stanza della visione, se di visione di era trattato.” Non è la prima volta che aggiungi alle frasi della voce narrante parti non necessarie, che attenuano la certezza di quel che racconta. Ti faccio notare che mentre simili accortezze possono essere utili quando adotti un PdV focalizzato, nel quale il personaggio può dubitare dell’interpretazione di quel che vede, questi sono spesso superflui nel narratore onnisciente, e la prosa fa volentieri a meno di loro. Bando all’insicurezza! Meglio un narratore che sbagli platealmente (si fa in tempo a correggere) che uno codardo.

“sbagliato... che doveva... tornare avanti... poi...» Non terminò la frase. «Era così
giovane... non è giusto... e io... cosa mi ha fatto...” capisco la resa espressiva del parlato, ma otto tripli puntini in due righe non saranno troppi?

“La donna continuava a fissarlo inebetita. Aprì la bocca per dirle qualcosa, ma nel farlo si rese conto che non stava guardando lui, bensì tenendo lo sguardo puntato su qualcosa alle sue spalle, l’espressione inorridita.” Questo passaggio è un ginepraio di soggetto e oggetto; se il lettore non ha la fortuna di azzeccare al primo colpo il flusso di concordanze, si perde ed è costretto a ripartire daccapo. Da riscrivere.

“L’ascensore era ancora in attesa e fu sul punto di entrarci, ma per andare dove? Aveva quasi dimenticato il motivo per cui era ancora lì. L’intero palazzo era imprigionato in qualcosa che non comprendeva, non avrebbero potuto uscirne, non facilmente almeno” In questa sequenza il problema di PdV (vedi commento generale) si intreccia con la già citata insicurezza del narratore (“non facilmente almeno”), pasticciando la resa generale e potenzialmente confondendo i lettori.

“Vorrebbe andare avanti ma... fa andare avanti... gli altri” oltranza punteggiativa a parte, questo dialogo è molto ben gestito. Mi piace.

“Ricordò le foto nel corridoio, la moglie morta, così giovane aveva detto. «Tu... eri quello nelle fotografie?! Ti ha fatto invecchiare?»” L’effetto qui sarebbe migliore se tu dessi coordinate temporali precise. Se fai capire al lettore che quelle foto sono dell’anno prima, ad esempio, sarà lui stesso a stranirsi capendo che l’uomo della coppia è proprio il vecchio, e si immedesimerà di più nel detective quando esclamerà “Ti ha fatto invecchiare?”

“con forza tra le braccia del vecchio che per un attimo temette potessero spezzarsi, gracili com’erano.” Occhio all’inconsistenza: cinque minuti prima quelle braccine erano così forti da essere inarrestabili, e da spaccargli giacca, camicia e fronte. A meno che Tom non sia invecchiato ancor di più nel frattempo, ma sul testo non trovo nulla che mi autorizzi a pensarlo.

“«Allora siamo morti», commentò il vecchio, insolitamente lucido.” Fai bene a palesare che con questa frase il vecchio sia insolitamente lucido. Tuttavia, per un caso simile non basta. C’è infatti un secondo livello di “stranezza”, ovvero che ora al vecchio prema salvarsi la pelle, mentre fino a un attimo, fa oltre alla confusione che l’aveva spinto ad attaccare l’agente, aveva in mente soltanto la sua defunta moglie. Questa seconda transizione non mi fa impazzire, perché fa crollare tutti gli elementi che connotavano un personaggio già poco caratterizzato.

“La creatura era un vampiro, in qualche modo, ma laddove i vampiri non
si riflettevano negli specchi, questa sembrava essere visibile solo attraverso di essi.” In effetti il collegamento coi vampiri è molto discutibile (a me vengono in mente gli Angeli Piangenti del Dottor Who). Per fortuna è solo un ragionamento del tuo personaggio, perché se per questa storia tu avessi scelto il tema dei vampiri invece che quello del tempo, ti avrei penalizzato! :P




GENERALE

Un discreto racconto, con il potenziale per essere ben di più.
L’attinenza di genere e tema è perfettamente rispettata. I dialoghi funzionano, la trama non è niente male e il flusso narrativo per la maggior parte del tempo la sostiene. Che tu non sia una penna alle prime armi si sa già, ma penso che possa fare di meglio. Problemi di line editing ne ho trovati parecchi ma di poco conto; più marcate sono le mie riserve riguardo la scarsa caratterizzazione dei personaggi e dell’atmosfera, lo sviluppo della vicenda (che si risolve troppo velocemente) e soprattutto la gestione traballante della voce narrante.
Su questi ultimi voglio addentrarmi più nello specifico.
Splatter o meno, il tipo di narratore onnisciente di questo racconto raramente è una buona scelta per una storia horror, sostanzialmente perché la personalità esterna del narratore si “intromette”. Il punto cardine di molte ambientazioni classiche dell’orrore (ed è assolutamente anche il tuo caso) è di costituire un ecosistema isolato: la chiusura del luogo da cui i personaggi non possono fuggire è sfondo quasi imprescindibile per la paura destata dal mostro. Un narratore che invada questo spazio con commenti onniscienti (ad esempio: “Quello che seguì sarebbe rimasto impresso nella mente di Seth per gli anni a venire”; “trovarsi di fronte a un incubo fatto carne. E nella maniera peggiore.”; “ogni traccia dell’esistenza di Jonas si era ridotta a un ammasso di invisibili atomi” Ecc.), che esponga i fatti come una persona esterna alla vicenda, finisce per compromettere l’immedesimazione e a tirare il lettore a sua volta “fuori” dalla scena, remando con prepotenza contro l’impatto emotivo. Questa è una lacuna che la truculenza splatter non è riuscita del tutto a colmare.
Rilevo inoltre che il PdV non è sempre coerente: nella generale onniscienza del narratore compaiono moduli e dettagli che sarebbero invece adatti al filtro percettivo di un personaggio, ad esempio “un vaso contenente una felce, o qualcosa di simile”, che come già esposto rientrano tra le nefaste “insicurezze del narratore”.
L’ultima annotazione ha invece carattere più personale: il racconto è ambientato in un luogo indefinito, ma i nomi dei personaggi sono inglesi. Perché questa scelta? Il testo non sembra suggerire particolari motivi per cui la storia non possa essere ambientata a Torino o Crotone. Se, mettiamo, fosse stato necessario l’intervento dell’esercito americano, o se fosse tornato utile un qualche altro dettaglio che cozzava con la realtà geosociale che ci è famigliare, allora non avrei avuto nulla da ridire: ad esempio io ho in mente una storia horror che vorrei ambientare in Giappone perché mi occorre che il polizotto in questione vada in giro disarmato, com’è uso da quelle parti. Rimango sempre un po’ infastidito quando un autore italiano ambienti storie in USA solo perché i suoi gusti narrativi sono assuefatti alle storie scritte da statunitensi (che giustamente le ambientano a casa propria); mi rendo conto che in questa scelta non ci sia nulla di male, ma sono uno strenuo sostenitore della narrativa fantastica italiana e penso che un buon punto di partenza per cambiare il mindset dei lettori a riguardo sia di spezzare il monopolio anglo-statunitense dei luoghi in cui hanno luogo le storie. Trasformiamo le zone che ci sono famigliari nei nostri materiali narrativi! Fine del pippone.
Alla prossima, Carmelo!

Shanda
(TAG: storico, profezia)

“l’imperatore, vestito di bianco, colore tradizionale del lutto, sentì che anche una
parte di se stesso veniva trascinata nella fossa” Non c’è bisogno di aggiungere per inciso che il bianco è il colore del lutto: il contesto è sufficiente a suggerirlo.


GENERALE
Era da molto che non leggevo un tuo racconto, Shanda, e devo dire che ho la netta sensazione che tu abbia fatto notevoli miglioramenti stilistici. In effetti, il tuo racconto mi ha colpito per il senso di luogo, per la resa dell’epoca (che evidentemente ti riesce bene) e l’atmosfera. La meticolosa edificazione del mausoleo e delle premure dell’imperatore verso la sua amata sposa conferisce al testo una malinconia pacata e insieme grandiosa e inflessibile, che si sposa bene con la rievocazione dei fasti Moghul.
Purtroppo, non tutto ciò che ho da dirti sono rose e fiori. In primo luogo, se sul versante storico hai centrato in pieno l’obiettivo, devo rilevare che hai mancato la Profezia. Quella che tu chiami profezia, pronunciata dalla vecchia servitrice, non è altro che un generico richiamo ai comandamenti della religione islamica, senza alcuna prefigurazione di ciò che avverrà in caso non venga mantenuta. Infatti, il sovrano la infrange per assecondare la volontà di commemorare la sua sposa e non patirà alcuna conseguenza per questa scelta, confermando che di profezia in effetti non si trattava.
Ma qui ci ricolleghiamo all’altro problema, senz’altro il più grave del racconto: la totale assenza di conflitto.
Alcuni teorici letterari azzardano che laddove non ci sia conflitto non ci sia storia. Io non sono del tutto d’accordo; è possibile infatti scrivere storie minimal, prive di conflitto, magari anche carine. Tuttavia è innegabile che il conflitto inteso come scontro (o incontro) tra forze divergenti (esteriori o interiori ai personaggi) sia il motore di quasi ogni storia. Senza conflitto non c’è cambiamento, e senza cambiamento si trasforma tutto in una descrizione piatta. È quel che succede qui: alcuni conflitti sono adombrati, ma nessuno di essi diventa centrale: nessuno contraddice davvero l’imperatore, nessuno deruba la tomba, nessuno fa o dice nulla che generi un contrasto né esteriore né interiore. L’imperatore decide di far costruire il mausoleo in barba ad Allah, e sostanzialmente è quel che fa. Il racconto finisce senza che mezza parola venga spesa riguardo tale infrazione, o sulle conseguenze di questa scelta.
Forse potresti pensare che la morte di Arju provochi un conflitto nel protagonista; ciò non avviene per un motivo molto semplice: in realtà, il tuo racconto comincia dopo la morte dell’imperatrice, e precisamente in questo punto: “Shah Jahan ne uscì distrutto”. Tutta la parte precedente è un preambolo superfluo, utile magari per chiarire l’epoca, ma narratologicamente fine a se stesso: potresti tagliarlo senza compromettere nulla di quel che segue. Il racconto comincia con la morte dell’imperatrice e ruota tutto attorno al dolore del vedovo, e questo dolore non ha sostanziali cambiamenti dall’inizio alla fine. Questa mancanza di evoluzione lascia nel lettore un senso di indefinitezza, di vuoto. A mancare è la specifica acquisizione di senso che è detta catarsi: non può esserci catarsi, se a monte non c’è stato alcun conflitto.
Per l’aspetto puramente lirico e atmosferico, come ti ho detto, è invece un bel racconto. Peccato: se avessi fatto succedere qualcosa, se per dire dopo la fine della costruzione fosse capitato qualcosa in grado di conferire un nuovo senso al tutto, il tuo racconto poteva conquistare, se non il primo posto, senz’altro il podio.
Anche concentrandoti solo sul finale, alternative per salvarti in corner me ne vengono in mente diverse: un castigo finale di Allah? Una visione mistica? Una visitazione dell’imperatrice defunta al suo sposo? Una frase poetica pronunciata dalla figlia per la quale Arju morì di parto, che tocca il cuore dell’imperatore con un significato personale?
Spero di averti dato un utile spunto di riflessione per i tuoi prossimi lavori.
Alla prossima, Shanda!


Cioccolatini magici – Rosemary’s child
(TAG: fantasy, maghette)

“Amava leggere ma la sua mamma lavorava in biblioteca e così non doveva spendere soldi per i libri.” Non c’è bisogno di una costruzione avversativa, per introdurre la coordinata seguente: nel flusso di lettura, quel “ma” crea l’aspettativa sbagliata.

“Ma non un elefante normale, ma una specie del Dumbo” ripetizione di ma, e refuso “del” al posto di “di”

Dialoghi col trattino: occhio, perché il trattino segue regole diverse dagli altri due segni diacritici usati per il dialogo, che sono le “virgolette alte” e le «caporali». Prima di tutto, il trattino giusto non è questo: - (che trovi sulla tastiera ed è in realtà il segno meno), bensì questo: – (che si chiama trattino lungo, ed è quello in cui Word corregge il segno meno in alcune circostanze). La cosa più importante da sapere, comunque, è che a differenza di virgolette e caporali, il trattino nei dialoghi non va chiuso a fine battuta in presenza di un a capo.

“A poteva interessare se divorava chili di cioccolata?” refuso, manca un “chi”.

“Era in attesa di questo demone della solitudine minaccia dell'umanità si facesse vedere.” “che” va sostituito a “di” e occorrono due virgole a segnalare l’inciso “minaccia dell’umanità”

“Tra questi c'era il suo amico Cristiano, compagno di tante merende ipercaloriche e lunghe dormite…” meglio mettere il “di” anche prima di “lunghe dormite”

“la ragazzina non si accorse della professoressa di matematica che le stava parlando. di nulla di ciò che le accadeva attorno, attenta a osservare le – Claudia Anselmi, mi stai ascoltando? –“ Qui è un pasticcio. Riscrivere.

“La voce roca e graffiante dell'insegnante la fecero sussultare” refuso: “la fece sussultare”

“Di certo non era nei guai, suo padre era un bonaccione, lo sapeva benissimo, non era particolarmente pericoloso” le numerose virgole e l’andamento spezzato della frase la rendono poco leggibile. Si può migliorarne la qualità variando la punteggiatura. Esempio: “Di certo non era nei guai. Suo padre non era particolarmente pericoloso, anzi, era un bonaccione; lo sapeva benissimo.”

“Lo sguardo nero della ragazza tornò a posarsi sul padre, e il suo sguardo pieno di determinazione” Questo concetto si può esprimere anche senza ripetere la parola “sguardo”, che suona malissimo detta due volte nella stessa frase. In generale questo paragrafo è pieno di errorini da liceo.

“Le candide pareti della gigantesca villetta bianca” se è gigantesca non può essere una villetta.

“non aveva potuto accusarla perché sua madre era presente al momento dello scivolone, lei era lontana, non c'entrava niente. Sua madre bussò alla porta e lei si sollevò” Se usi gli stacchi tra paragrafi per segnalare un cambio di scena e uno skip temporale, come hai fatto cinque righe sopra, devi farlo sempre. Qui invece non sei nemmeno andata a capo: il lettore non ha modo di orientarsi cronologicamente. La telefonata di Cristiano avviene lo stesso giorno della sospensione? Il giorno dopo? Tre giorni dopo? Scrivilo, non aspettare che lo capiamo solo quindici righe sotto, quando dici che la scatoletta di cioccolatini è vuota. Accompagna il tuo lettore nel tuo mondo.

“Claudia si sedette sotto il tetto di un Alpe” cosa intendi? Su wiki trovo solo significato di montagna o località. Se si tratta di un termine locale delle tue zone, dovresti cercarne un omologo comprensibile a tutti.

“Perdeva bava dalla bocca, faceva veramente schifo. Fece un balzo indietro e la gonnellina.” Non hai segnalato il cambio di soggetto né esplicitamente, né implicitamente andando a capo. Quindi il soggetto è sempre il drago. Che, a questo punto, ha una gonnellina e nella mia mente è diventato carinissimo ^_^

“La gonnellina si sollevò un poco mostrando e gambe magre come fuscelli. La cosa le piacque molto.” Ehm, no. Non è proprio il momento. Immedesimati nella situazione che sta vivendo il tuo personaggio: ha appena visto uno strano drago che l’ha fatta sobbalzare indietro, e si mette a gongolare per le proprie gambe magre? Senz’altro no, ora come ora non ci farà nemmeno caso.

“mica che solo le belle ragazzine i gonnellina” refuso di “i” per “in”, ma soprattutto toglierei quel “che”. Va bene il tono colloquiale, ma sempre nella correttezza sintattica.

“fans saputelli” a differenza del latino, (il curriculum, i curricula) tutte le parole inglesi impiegate nell’italiano restano invariabili al singolare e al plurale (il fan, i fan; il deejay, i deejay, ecc.)

“dalle sue squame uscirono file di grossi spilli che marciarono veloci contro la ragazzina" Solo qualcosa dotato di gambe può marciare. Uno spillo può volare, saettare, schizzare, fendere l’aria, sfrecciare…

“Riprova ancora sarai più fortunato!” Ridondante. O usi riprova, oppure prova ancora.

“Claudia spalancò li occhi” Una citazione di Spitty Cash?

“Non le credere! Sta solo cercando… NON FARTI IMPRESSIONARE” Senza trattini dialogici e con il caps lock che interviene a gamba tesa senza nient’altro, non posso che apprezzare il coraggio dell’idea, scuotendo intanto il capo per il risultato. Tutti abbiamo scritto le frasi urlate in caps lock, agli inizi. Quando bastava quello, o una fila di punti esclamativi, per farci sembrare che il nostro dialogo luccicasse. È un espediente che stanca velocemente, e stanca anche più in fretta i lettori.


GENERALE
Un simpatico racconto, che parte da un’idea ritrita ma non per questo meno funzionale. Molto efficace è soprattutto la prima parte, in cui l’insoddisfazione fisica della protagonista verso se stessa è resa con molta efficacia. I problemi maggiori sono nella parte centrale, in cui rilevo una confusione ricorrente in prossimità degli skip temporali. La situazione torna a migliorare sul finale, quando la profezia dell’elefante trova compimento e l’arco di crescita della protagonista si compie correttamente.
Note dolenti sono invece quelle del tema/genere. Se con molto, molto sforzo di volontà si può arrivare a considerare quasi rispettato il tema delle maghette per via 1) del “pet magico” 2) della telecinesi e 3) dell’ambientazione scolastica, PER QUANTO 1) di maghetta ce n’è una sola 2) la sua metamorfosi corporea non è un ballo coreografico alla Sailor Moon/Creamy, bensì una trasformazione effettiva nell’arco di un mese 3) checché ne dica il demone della Solitudine, il mondo non pare affatto minacciato dalla sua presenza… insomma, se quantomeno uno sforzo in questa direzione c’è stato, per quanto riguarda il genere richiesto del fantasy, a mio avviso non ci siamo proprio. Esistono fantasy ambientati ai nostri giorni e questo non lo è: nessuna traccia del secondary world, di una società strutturata di creature fantastiche, maghi o categorie segrete di individui dotati di poteri sovrannaturali. Due spiriti lottano usando la solitudine e la disperazione delle persone: qui siamo nella semplice supernatural fiction. Il fantasy è un po’ più complesso.
La scelta di un registro narrativo colloquiale mi pare una scelta ottima, sia perché si presta bene a questa storia scanzonata e metaletteraria, sia perché leggendo ho rilevato una certa inesperienza narrativa dell’autrice, rispetto ad altre penne del forum. Ed è giusto così: è proprio sperimentando (e soprattutto sbagliando) che si impara! Proseguiamo.
Per quanto non sia cosa grave, visto il tono della storia, non posso fare a meno di rilevare la costruzione forzata e pretestuosa della storia. L’impianto di trama pare inventato man mano che si scriveva: dopo l’arrivo del pet magico, personaggi e situazioni si susseguono senza un vero criterio, e questo finisce per infrangere la coerenza complessiva; un esempio evidente è la sospensione scolastica della ragazza, in cui, nonostante tutte le attenuanti del caso, mi sono cascate le braccia.
Claudia ha da poco acquisito un potere telecinetico e decide di impiegarlo facendo ruzzolare un bullo dalle scale. E va bene; non sarà una trovata originale ma funziona sempre. Peccato però che questo la porti a venire… sospesa. Le motivazioni di questa iniziativa della preside? Nessuna.
“molti dicono che sei stata tu”, dice il padre, riecheggiando la voce narrante di poche righe prima: “qualcuno l’aveva vista litigare con lui e se anche non aveva alzato un dito, il solo fatto che gli fosse davanti era già sospetto”.
Alt un attimo. Ragioniamo: lei è davanti a un bullo. Il bullo cade dalle scale senza che lei abbia mosso un dito, e qualcuno li sta guardando. Lei viene sospesa.
Perché? Non basta “essere sospetti” per giustificare un provvedimento grave come una sospensione scolastica, è una cosa che può far perdere un intero anno all’alunno e scatenare le ritorsioni legali dei genitori. Ma okay, fingiamo di credere che la preside sia semplicemente una rancorosa irrazionale e che odi Claudia; ma suo padre?
“Molti dicono che sei stata tu.”
E a un genitore basta questo? Non un genitore qualsiasi, intendiamoci, ma il padre di una bambina da sempre brava e studiosa, che è appena stata sospesa per violenze inflitte. Crede a queste voci non sostenute da prove, più di quanto creda a lei? La ramanzina appare del tutto forzosa, un brutto espediente per far emergere la trasformazione in negativo di lei – cosa giustissima, se si fosse esplicata in un modo migliore.
“Da un po’ di tempo sei cambiata, che ti succede?” prosegue il padre. Strano che invece taccia l’unico elemento che avrebbe reso credibile l’intera sequenza, ovvero: “A quel bullo è capitata la stessa cosa che ha mandato all’ospedale tuo fratello. Entrambe le volte tu eri lì. Come lo spieghi?”
Se il padre non lo dice, è probabilmente perché l’autrice non aveva ancora deciso che Claudia avesse fatto accadere ciò anche a suo fratello. Lo scopriremo soltanto nel paragrafo successivo, en passant, dopo essere giunti a casa.
Non è l’unico esempio; altre inconsistenze simili emergono dalla lettura. Ma penso di aver già chiarito il punto, non gravissimo ma nemmeno trascurabile: questo racconto è scritto con superficialità. Ciò passerebbe inosservato a un pubblico di lettori deboli, oppure molto giovani (che è del resto il target di questo tipo di storie, motivo per cui ho esordito dicendo che la cosa non è grave), ma è un brutto vizio di forma che tu, Rosemary’s child, devi conoscere e correggere, se davvero ti importa crescere come autrice e come narratrice.
Il consiglio che ti do è di scrivere in anticipo la traccia della storia, bastano poche decine di righe. Un riassunto a tuo uso e consumo che fissi i punti, il dove, il quando. Quando hai chiaro cosa vuoi ottenere, parti a scrivere; vedrai che in questo modo le tue storie diventeranno molto più coerenti.
Ti faccio tanti auguri!


Bloodfairy

Salvo i soliti problemini di line editing, dal momento che questo racconto è già di buon livello, per essere utile all’autrice mi concentrerò su elementi più specifici, su cui altrove ho sorvolato.

“il bosco era immerso in un silenzio innaturale, a parte un fruscìo indistinto e il verso di qualche uccello notturno.” Quindi non c’è silenzio, men che meno innaturale :P

“Magari proprio il cottage dei suoi amici! Questo bastò ad infondergli speranza” Ciò che segue il punto esclamativo è superfluo. Non solo: genera anche un problema di Distanza. Se con quel singolo, strategico punto esclamativo hai avvicinato moltissimo il lettore alla tua pagina, rendendolo partecipe della ritrovata speranza di Luc, quando hai scritto “Questo bastò ad infondergli speranza” ecco che spingi di nuovo indietro il lettore, che non è più Luc perché Luc ce l’ha davanti, è quello lì che, in tell, ci dici abbia appena ritrovato la speranza. In generale, questi pezzettini non necessari attenuano l’efficacia del testo.

“«Buonasera.» Luc rimase paralizzato, non riuscì a rispondere. Un ragazzo alto se ne stava all'ingresso” Per massimizzare l’immedesimanzione di cui sopra, quando descrivi una scena, prova a mostrare i singoli elementi nell’esatto ordine in cui si affacciano alla percezione del protagonista. Istintivamente siamo portati a ridisporli in ordine diverso, perché nella nostra mente di scrittori sono già tutti chiari, che li scriviamo un attimo prima o un attimo dopo. Ma per il lettore non è così: lui li percepisce in un ordine preciso. Perciò se qui scrivi prima “buonasera”, poi mostri la reazione di Luc, e solo alla fine descrivi chi lo ha salutato, crei uno sfasamento, come uno spazio vuoto nella figurazione mentale che il lettore si fa della tua scena. Questo spazio vuoto capace di paralizzare Luc, per un attimo il lettore lo riempie con qualcosa che sicuramente non sarà quello che gli mostrerai tu. E tu non vuoi che questo accada: tu vuoi che il lettore si possa sempre sovrapporre alle percezioni di Luc, sennò alla lunga perderai il suo interesse e di quel che capiterà al tuo protagonista non gli fregherà niente. Ecco un’ipotesi di come riposizionare gli elementi della tua frase: “Un ragazzo alto e muscoloso comparve all’ingresso. Aveva capelli scuri, occhi lucenti e la carnagione molto chiara. “Buonasera”, disse. Luc rimase paralizzato, non riuscì a rispondere”

“Il suo sguardo non lo abbandonò un istante quando disse, semplicemente: «Sì?»” Lo credo bene: per dire “sì” di istante ne basta uno! :P Costruzione superflua, comunque: sei stata già fin troppo allusiva e ammiccante con il buon Federic, non calcare troppo la mano.

“La sua voce era paralizzata, stravolta dall'emozione mentre tentava di rispondere” ecco, a questo mi riferivo con “calcare la mano”. Non serve una reazione così estrema, anzi è controproducente: più il lettore la troverà esagerata, meno si sentirà coinvolto dal successivo crescendo erotico/sentimentale.

“padrone di casa sorrise ancor più apertamente. La sua voce si fece più profonda mentre spalancava di più l'uscio” tre più in una riga e mezza.

“uomini e donne importanti, forse non famosi ma sicuramente ricercati” Non chiaro. Che significa? Ricercati dalla polizia? :P Piccolo scivolone in una sequenza di notevole bellezza descrittiva.

“Un enorme lampadario rifletteva la luce su cornici e specchi disseminati un po' tutto intorno.” Semmai sono specchi e cornici a riflettere la luce del lampadario.

“Non ci sono cottage nel raggio di venti chilometri” Per la mia esperienza di trekking, una distanza simile è proprio poco credibile. Venti chilometri in montagna li fai in una giornata di marcia serrata; 8-10 km sono già più che sicuri.

“Ma fu un'amara sorpresa scoprire che neanche il fisso dava alcun segnale.” Un fastidioso inserto in “tell” a sporcare la tua bella prosa mostrata… :(

“che non fosse riuscito a dirgli di no, che non aveva importanza, che l'unica cosa che voleva era andarsene perché non era vero” manca un segno di punteggiatura dopo andarsene.

“Federic era a occhio e croce più alto e muscoloso di quanto lo fosse lui” l’hai già detto più volte, il lettore lo ricorda. Qui sarebbe sufficiente un “Federic doveva avere una taglia maggiore della sua” o anche solo “Federic non poteva avere la sua stessa taglia”, e il lettore capirà da solo.

“la mano dell'uomo accarezzò la guancia di Luc… Io preparo qualcosa per cena” Una gran bella sequenza , in cui scateni sia l’emozione che l’aspettativa per ciò che dovrà inevitabilmente compiersi. L’unica cosa che davvero manca, qui, è un qualche ostacolo esterno: visto che latita la resistenza interna di Luc, di cui lui stesso si sorprende, sarebbe un momento perfetto per far emergere una fidanzata che lo aspetta al cottage, una fede cristiana vecchio stile, l’adesione politica a Forza Nuova o un qualunque altro legame o identità meccanicamente incompatibile con un rapporto omosessuale. Non una cosa che lo blocchi, intendiamoci, ma che semplicemente lo freni e lo renda combattuto da quel che gli sta accadendo, perché le conseguenze sarebbero gravi. La storia, che già funziona così, potrebbe diventare assolutamente memorabile.

“Luc si spogliò degli abiti” e di cosa, sennò? :P

“Il tocco gelido di Federic sul suo petto” Perché gelido? Prima non ne hai fatto menzione, e quando Luc gli è passato vicino hai scritto che il suo corpo era caldo.

“il giovane” Chiami spesso Federic “giovane”; io me l’immagino più o meno coetaneo di Luc, quindi mi suona strano che lui vi si riferisca mentalmente con un appellativo che tipicamente usano le persone di età maggiore.

“la sua lingua ruvida seguire il percorso della vena giubulare e non gli sfuggì il gemito di piacere mentre lo faceva” refuso: giugulare. Inoltre non è chiaro se tu intenda che a Federic sfugge un gemito di piacere che Luc coglie, oppure se a Luc stia per sfuggire un gemito di piacere che invece trattiene. La frase necessita una riscrittura.
“vorrei prenderti qui, adesso e intrappolarti dentro di me per sempre, mio giovane ospite” Di nuovo “giovane”, ma qui ad avermi sorpreso è “dentro di me”. Che significa? Se un uomo, gay o etero, dice “vorrei prenderti qui”, mi immagino che prefiguri un ruolo attivo, quindi il senso della frase mi sfugge.

“difronte” Tranne in casi particolari, da editor tendo a sconsigliare le varianti inusitate, in questo caso la contrazione sintattica. Il motivo è che, dal momento che molti lettori non le conoscono, spesso lo considerano un errore dell’autore, con conseguente attenuazione di credibilità; so che può sembrare paradossale, ma l’ignoranza altrui è una variabile che un professionista deve tener presente, perciò te lo segnalo e lascio che sia tu a decidere, in futuro.

“«Solitamente? Quindi qualcosa, ora, è cambiato»” Gestisci bene il dialogo, ma le frasi di Federic suonano più artefatte di quelle di Luc. Potrebbe essere per via del leggero eccesso punteggiativo: prova a ridurre al minimo le virgole nei dialoghi, e a lasciar desumere le strutture frasali al lettore, come avviene nella realtà per chi assista a un dialogo. È un buon trucco per creare dialoghi più vividi!

“ma Federic gli catturò il polso e lo costrinse a guardarlo negli occhi. «Guardami, Luc» e lui lo guardò.” L’hai fatto di nuovo: breve pezzo ridondante in tell (e lo costrinse a guardarlo negli occhi), accompagnato dallo stesso pezzo, corretto, in show («Guardami, Luc» e lui lo guardò). Ora che conosci questa tua tendenza, abituati a riconoscerla e a correggerla.

“Piegò il collo da un lato e sorprese lo stesso Federic quando gridò, in preda al desiderio: «Fallo adesso, ti prego!» Lo sentì chiaramente sussultare a quella richiesta,” Eccolo di nuovo: “sorprese lo stesso Federic quando” è tell da eliminare, visto che stai per mostrarlo con quanto segue.

“Giorgio, un altro suo amico”. Possibile che questi due siano i più preoccupati mentre Marco, che Luc considera l’unico vero amico della brigata, se ne sta tranquillamente al piano di sotto?

“quello sguardo ammaliante e il piacere si era impossessato di lui quando...” manca un che.

“si senti appagato” refuso.

“Aveva due grossi fori sul collo, ben visibili e il petto squarciato” manca la virgola a chiudere l’inciso.

“si avviava perso un'insana follia” refuso.

“Era stato cibo per un'immortale,” refuso.

“le lacrime svelavano i suoi reali pensieri” di nuovo, TELL. Lascia che ciò che vuoi trasmettere traspaia dal contrasto tra i suoi pensieri (Pietà, e perché mai?) e il fatto che prenda l’attizzatoio e salga le scale (Forse qualcuno ne aveva avuta per lui?) e si suicidi con le lacrime agli occhi.



GENERALE

Un buon racconto che poteva essere un racconto ottimo.

Come introdotto nell’analisi testuale, nella costuzione della trama manca conflitto nella discesa omosessuale di Luc, e questo fa perdere molto mordente alla storia, soprattutto nel finale: così com’è, la decisione di Luc di suicidarsi, invece di abbracciare la sua nuova natura vampiresca (e rivedere forse Federic, prima o poi), casca lì un po’ casuale, opinabile. In fondo di quella gente a lui non fregava poi molto, molto meno di quanto ormai tenesse a Federic. Se tu invece avessi rafforzato il suo conflitto interiore a villa Bauer, mostrandolo risoluto a non cedere dopo il primo “assalto” di lui, e poi l’avessi fatto cedere alla forza imperiosa della passione, ecco che allora avresti spianato il terreno a questo finale, dandogli tutt’altra forza e necessità tragica. Se riesci a rimaneggiarlo, sono sicuro che ne trarrai un racconto da otto pieno, che potrai riciclare con soddisfazione in qualunque antologia o concorso letterario. Anche l’epilogo del commissario è piuttosto fiacco, di fatto serve solo a dire che villa Bauer fosse a 3 km e che fosse un rudere, elementi di rilievo tutto sommato marginale e a cui si poteva tranquillamente rinunciare nell’economia globale della storia.

Il livello della scrittura non è perfetto, ma comunque piuttosto buono nelle descrizioni, nel ritmo e nei dialoghi. Fatta salva l’introduzione di Federic, il cui vampirismo è eccessivamente palese (quasi caricaturale), la successiva regia della tensione erotica e l’emozione della seduzione è invece magistrale. Inoltre, per quanto concerne il tema, trovo che l’accoppiata Vampiro+erotico abbia inaspettatamente prodotto il risultato più riuscito della presente edizione. Hai avuto un’intuizione eccellente nella sua semplicità. Questo connubio, così abusato nella recente produzione paranormal romance, è stato declinato in un modo interessante: il vampiro gay seduttore di un eterosessuale. In un certo senso recupera e riscatta la connotazione dell’archetipo classico del vampiro. Questo, infatti, era diabolico in quanto stravolgente della moralità ottocentesca, un seduttore in un’epoca di ferrea moralità sessuale. Oggi un vampiro che porti a letto una donna non mantiene nemmeno una traccia di tale connotazione, perché il fatto non è più associato ad alcun tabù, e il risultato fa rabbrividire solo chi abbia competenza nei topoi della letteratura horror. Al contrario, sull’attrazione omosessuale il tabù c’è eccome, soprattutto se si parla di un maschio etero: ecco quindi che, come potenza simbolica, Federic si eleva sopra qualunque Edward G. Cullen (dove G. sta per glitter) per piazzarsi tra le foschie gloriose di Dracula e Carmilla. Molto elegante! Di primo acchito mi verrebbe da penalizzarti per il mancato sfogo della passione erotica che il genere richiede, mancando un rapporto vero e proprio; tuttavia mi sento di essere indulgente, perché se la tensione tra Federic e Luc è a tutti gli effetti erotica, essa è rivolta a un atto corporeo di altra natura, rispetto al sesso, che non manca affatto ed è anzi fondamentale nella storia.

Tra l’altro è quasi capodanno, io sono eterosessuale e, manco a farlo apposta, ho programmato una serata in un rifugio di montagna con la mia ragazza e alcuni amici, e uno dei più stretti si chiama proprio Marco. Vado subito a spalmarmi crema all’aglio sul corpo: probabilmente andrò in bianco anche con la mia ragazza, ma almeno siam sicuri che gli auguri di anno nuovo a Federic li farai tu per me! ;)

Tanti auguri per la tua scrittura!



L'INTRUSO - di Gargaros
(TAG: invasione aliena, horror)

Come sempre, adatto la pignoleria al livello (alto, in questo caso) del pezzo, per non far sentire nessuno in difetto di cattiverie ^_^

“che sono per lo più coperte da pile di scatoloni colmi di scorte e scaffali pieni di barattoli e bottiglie” Eliminerei “colmi di scorte”, rallenta il flusso frasale ed è palesato in seguito.

“alla stesa maniera” refuso.

“una bruta bestia" refuso, ma sarebbe stato divertente se fosse stato un vernacolismo!

“Adesso che è giorno hanno accese quattro candele” Nessuno si pone il problema del consumo d’ossigeno, con quattro candele per volta?

“hanno provato migliaia di volte, ieri, l'altroieri; e mica solo lui col suo, ma tutti col proprio telefonino” Quindi sono chiusi in quel posto da minimo quarantott’ore. E i cellulari sono ancora carichi? Ma beati loro! Il mio muore in meno di mezza giornata… Si creano parecchi assunti impliciti, da questo fatto. Loro hanno almeno un caricabatterie funzionante compatibile con ciascun modello, la rete elettrica funziona ancora, quella telefonica pure, in cantina i cellulari prendono e per finire il cellulare della madre di lui è a sua volta ancora acceso e carico dopo quarantott’ore, sennò suonerebbe non raggiungibile. Parecchi di questi assunti sono poco verosimili, e più avanti contraddici esplicitamente che la rete elettrica funzioni, essendo saltata subito dopo lo scoppio dei disordini. Sicuro che valga la pena di salvare questa sequenza? In termini di economia narrativa, basterebbe dire che il suo è l’ultimo cellulare con un po’ di carica e che la rete telefonica sembra sempre off (meglio rispetto al “qui non prende” perché esclude l’unico altro motivo per uscire, a parte l’asfissia).

“È rude e vestito male” il rude qui mi sembra di troppo. Non mi dispiace invece più avanti, dopo aver sentito i suoi modi.

“hanno spostato gli oggetti da un angolo e tolti i basoli piatti del pavimento; poi hanno scavato una buca crepando prima un po' alla volta la calce usando delle cazzuole scovate nel posto, poi la terra nuda, affondando gli strumenti e le mani.”
Devo ammettere che mi piace il ruvido registro colloquiale del narratore: il flusso di lettura è immediato, appare spontaneo e induce a fidarsi. Qui però si esagera con la libertà: la doppia locuzione “prima/poi” non si può sentire, con la seconda annidata dentro la prima.

“perché è la minaccia più alta sferrata all'umanità” non mi risulta che una minaccia si possa sferrare. Portata? Rivolta? Fronteggiata (da)?

“dovrebbe senza dubbio rovesciato qualcosa” refuso.

“Un passo secolare alla volta, solo a volte arrestato” cacofonia.

“Dove va? Alla porta? Viene preso dal terrore” meglio palesare il soggetto e sciogliere subito il possibile dubbio del lettore. Anche nelle righe seguenti il soggetto non è chiaro.

“Minuti dopo penserà che forse è impallidito al punto da far luce più della candela.” Come ogni artificio d’intreccio che spazi in avanti nel tempo (non essendo quindi alla portata del personaggio su cui sei focalizzato), questo improvviso flashforward sbalza il lettore fuori dalla scena, spezzando la tensione.

“Il tizio rozzo in verità si chiama Saverio” nella parte che segue, il PdV barcolla. Parti interno a Saverio ma passi subito a Santo che lo guarda, e nel farlo non si capisce quanto le cose dette riguardo a Saverio sia pensieri indiretti di Santo (e quindi se e quanto Santo conosca Saverio). La situazione si stabilizza in seguito nel paragrafo.

“Mario, a destarsi,ha emesso un mezzo urlo” la parola emesso stona, nel lessico circostante. Mandato, cacciato, tirato?

“In una manciata di minuti, Santo sente nascere in sé il terror panico.” Dopo una bella costruzione progressiva di tensione, quest’uscita brusca giunge con violenza e rimane subito monca. È anticlimatico. Uno scarto più moderato avrebbe funzionato meglio.

“ma anche il traffico che, essendo pure gli autisti partecipi di quella fulminante follia, cominciava a tamponarsi,” errore di concordanza, oppure eccessiva libertà della voce narrante.

“un proiettile gli spappolò la testa. Bastò un'oscillazione della testa, a Mara, per
vedere il carabiniere che aveva fatto fuoco” ripetizione di “testa”. Quel che segue è un consiglio stilistico personale e non un’osservazione, visto che le premesse del narratore onnisciente ti permettono di fare un po’ quel che vuoi. In generale è più efficace non anticipare, nella descrizione di un evento, un elemento che il personaggio non ha ancora colto, per dare senso a ciò che vede. In questo caso il riferimento è al proiettile: Mara vede la testa dello stronzo esplodere, poi si volta e vede il poliziotto con la pistola spianata e fumante. Così il lettore realizza cos’è successo contemporaneamente a lei, e così si immedesima di più. Sono finezze, lo so, ma se non ti dico qualcosa che ci sto a fare, qui? Il brano mi sta piacendo molto, sono curioso di vedere dove andrai a parare.

“e poi giù per una scala e fu buio voci ansiti incespicamenti accendini accesi (perché la corrente era mancata quasi fin da subito), imprecazioni, una richiesta alla calma e lei che si lasciava vincere e le gambe” Ah, la sperimentazione! Il movimento che soverchia le regole di composizione travolgendo la prosa in puro impasto linguistico ed emotivo! Comprendo il tuo intento, davvero. Pensa che nel mio primissimo racconto sullo skannatoio, cinque anni fa, feci esattamente la stessa cosa, con la stessa identica modalità. Per fortuna trovai qualcuno che mi disse ciò che sto per ripeterti: no, proprio non funziona. È una robaccia, è confusa, ci si incepperà come minimo la metà dei tuoi lettori. Se ti dà l’illusione di funzionare è perché tu conosci più elementi di contesto di quanto la sequenza disciolta trasmetta realmente. A chi legge non arriveranno: chi legge ha bisogno che tu sostenga la sua lettura come un bel paio di binari paralleli. Sennò deraglierà, il suo occhio si bloccherà e rimarrà a cercare la tua mano nel testo lì attorno, per ripartire a leggere; a conti fatti, invece di un flusso possente e sregolato, ti ritrovi con un tubo avvitato male che schizza in una pozzanghera.
Una scrittura in prosa che punti alla leggibilità e al piacere del lettore non può prescindere dalla chiarezza di un intento di scansione frasale. Non significa che il nodo sia inscioglibile: esistono varie tecniche per ottenere l’effetto che cerchi. Io ti consiglierei di intervallare i sostantivi con una serie di virgole o di punti fermi, aggiustando poi il risultato con meno parole possibile. Evita semplicemente i verbi e probabilmente otterrai l’andamento spezzato che volevi. La coppia verbo+sostantivo è il cardine di ogni struttura logico sintattica, quindi per ottenere un fraseggio fatto di soli dettagli accostati, privo di logica, il tuo peggior nemico saranno i verbi, mentre sostantivi e punteggiatura (quest’ultima utilizzabile anche in chiave ritmico/melodica) saranno gli strumenti migliori a tua disposizione.

“Anche lei s'indirizzò lì, entrando nella cucina e poi giù per una scala e fu buio voci ansiti incespicamenti accendini accesi (perché la corrente era mancata quasi fin da
subito), imprecazioni, una richiesta alla calma e lei che si lasciava vincere e le gambe si piegarono tremanti e sedette lì” nella struttura verbale del racconto, tutta giocata su presente, passato prossimo, trapassato e imperfetto, qui in un pugno di altri verbi isolati (immagino siano refusi) t’è scappato il classico passato remoto. Consiglio una seconda stesura per regolarizzare questo aspetto.

“una stearica si scioglie a una fiammella che non infiammerebbe carta velina” non conoscevo il termine stearica, sono dovuto andarmelo a cercare. Anche oggi ho imparato una cosa nuova! Intanto però il mio flusso di lettura si è interrotto.

“L'immagine scoppia nella mente di Mara” dopo il recente “aveva visto esplodere il comportamento della gente”, questo verbo in accezione metaforica risulta leggermente ripetitivo, oltre che non del tutto appropriato.

“Ma ovviamente i due uomini non ragionano in questi termini. Stanno sbroccando pure loro, nel tentativo frustrato di salvare la piccola.” Questa intromissione petulante del narratore è talmente stonata, nella bellezza del brano, che mi è arrivata come un pugno nello stomaco. Yoda dice: subito levarla si deve! >.<

“Mario fa una revisione dei suoi pensieri e decide, misteriosamente, che la tesi del gattino celato non sta in piedi.” Anche qui, come altrove quando agisce l’Intruso, non mi piace quando scopri così esplicitamente le tue carte. Quel “misteriosamente” piazzato lì in mezzo uccide il mistero. Sii discreto e lascia che le cose spaventose agiscano sempre nel buio, più in profondità rispetto al cono di luce delle frasi. Sennò banalizzerai i tuoi demoni.

“o di fuggire su per la scala, ma Sara, e fuori sempre il nemico, pure peggio di qua” meglio del pasticcio di prima con Mara, ma anche qui c’è un problema: il “ma Sara” è malposizionato nella frase, non si comprende alla prima lettura perché non sostenuto da una punteggiatura sufficientemente esplicita. Ci vedrei bene i tre puntini.

“Il coltello è un Pattada sardo bello grande (…) Il filo è tutto seghettato” non mi risulta che esistano pattade (è femminile) dal filo seghettato. Intendevi intaccato, scheggiato?

“di anidride carbonica sudicia” no.

“Sara è l'Intruso, puttana bastardo!” un cortocircuito che risulta comico nel momento più sbagliato per un sorriso.

“gli interstizzi più stretti” refuso

“Si squarcia la gola.” Sarebbe stato più elegante chiudere subito prima.



GENERALE

Ho molto apprezzato il registro colloquiale della scrittura: dà l’illusione di appartenere a un testimone e non a un neutro osservatore esterno, ben amalgamandosi con l’atmosfera e attenuando notevolmente il senso di “intrusione” del narratore onnisciente nell’ambiente chiuso della cantina (ne parlavo giusto nel commento a CMT).
Per la padronanza della scrittura, sento di doverti dei complimenti: il tuo è stato l’unico racconto, tra quelli della presente edizione, a essere riuscito a fagocitarmi al suo interno, facendomi dimenticare (tra un errore e l’altro) il mio compito di giudice per trascinarmi avanti e vedere cosa sarebbe successo dopo. Non capita di frequente, te l’assicuro.
Per quanto presenti alcune lievi incoerenze come la faccenda dei cellulari, la trama è cruda, realistica e solida. I personaggi sono caratterizzati molto bene, i dialoghi ben spiccati e l’atmosfera efficacissima: per l’aspetto horror ti do 9. Una sufficienza, invece, per la tematica extraterrestri: essi ci sono e sono palesati presto sotto l’anonima e vaga (e in questo, grondante horror vacui) dicitura di “Intruso”, che in questo si coniuga bene col genere horror; tuttavia, una volta scostato il velame del mistero, la loro presenza si limita alla sequenza della sfera (carina) e allo spiegone finale (scadente a esser davvero buoni). Per alzare il voto, avresti dovuto gestire meglio il planting su di loro quando ancora il narratore ne parlava solo come di Intruso. Avresti ottenuto un effetto molto migliore sul finale, se avessi piazzato strategicamente qualche elemento collegabile alla loro natura “rivelata” nel flashback di Mara o in qualche frammento di pensiero e conversazione, di modo che una volta scoperta la sfera aliena una molla di comprensione sarebbe scattata nel lettore, invece di un: “Toh, alieni!”
Sulla padronanza della voce narrante cafona ti ho già fatto i complimenti, quindi è il momento di un po’ di sane mazzate. Il narratore onnisciente, come spesso accade, ti attira in ricorrenti trappole espressive: in particolare, tendi a inframmezzare le tue scene con inutili cartigli dal sapore ottocentesco e a spiegare più del necessario, quando è evidente che sai costruire scene capaci di parlare da sé. I punti critici, oltre allo spiegone, si hanno quando parli dell’influenza dell’Intruso sulle menti dei reclusi a seguito dell’imprudenza di Gioachino, in cui la tua mano è davvero troppo visibile.
In definitiva, ritengo che se tu avessi rinunciato all’onniscienza e avessi attenuto quella bella voce roca alla descrizione dei fatti, focalizzandoti magari su un solo personaggio per volta e alternandolo a ogni stacco, aggiungendo intanto tasselli individuali al puzzle sulla natura dell’Intruso, avresti ottenuto un lavoro ancora più ruvido, spigoloso e immersivo. Dacci dentro, che sei bravo!
Alla prossima e grazie per la lettura. 

CLASSIFICA GENERALE
1. Gargaros
2. Bloodfairy
3. CMT
4. David G
5. Incantatore Incompleto
6. Shanda
7. Valter Carignano
8. Rosemary’s Child
9. Reveche

ORIGINALITÀ
1. David G
2. CMT
3. Bloodfairy
4. Gargaros
5. Valter Carignano
6. Shanda
7. Incantatore Incompleto
8. Reveche
9. Rosemary’s Child
 
Web  Top
view post Posted on 2/1/2017, 12:32

Alto Sacerdote di Grumbar

Group:
Moderatori
Posts:
2,582

Status:


Buongiorno e buon anno nuovo, scribacchiosi!

Ho visto che Livio vi ha già spiegato la situescion, quindi niente, mi limito a postare i miei commenti con classifiche.


Reveche, tema: lo straniero, genere: fantascienza
Il nuovo compagno di banco.


Ciao Reveche, il nome non mi è nuovo, ma non riesco a ricordarmi se ci siamo già incrociati o se solo ti ho visto bazzicare sul forum… boh… vabbè, tanto siam qui per i racconti, quindi che massacro racconto sia!

Comincio subito col dire che di base siamo stati chiamati a valutare l’originalità del brano. Quindi parto da lì. Il tuo mi duole constatare che a mio avviso non ne dimostra molta. Non che sia una cosa trita e ritrita, ci sono anche delle trovate tutto sommato interessanti, che però si perdono quasi totalmente nelle mancanze narrative della storia.

Mi spiego meglio: l’aspetto più interessante del tuo brano (sempre a parer mio) è il fatto che gli alieni prendono i terresti e gliene fan passare di ogni con le finalità che poi esplichi. Questo l’ho apprezzato a livello di idea. Ma un’idea, per uscire bene in una narrazione, deve essere supportata in primis da una buona forma della narrazione stessa e poi da una buona costruzione delle dinamiche, delle scene e dei conflitti.

Su questi aspetti ti ho trovato molto carente. Pur essendo presenti diversi elementi necessari alla storia (per esempio il conflitto, che però non so, non è che abbia poi 'ste grandi ripercussioni sull’evoluzione del personaggio, non influenza in modo apprezzabile le sue “scelte”, soprattutto quella finale, che è abbastanza obbligata, una non-scelta per certi versi, etc), non hanno lo spessore necessario al ruolo che dovrebbero avere nella narrazione.
Prova a pensare alle storie come delle montagne, su cui tu devi tracciare un percorso per la vetta.
Il corpo della montagna rappresenta tutto quello che potresti voler mai dire dell’argomento che scegli; la vetta rappresenta il colpo di scena, il twist, il finale o insomma, quello a cui il tuo brano tende. In questo scenario tu hai la “responsabilità” di tracciare un percorso che, di tappa in tappa (di scena in scena) aiuti lo scalatore (il lettore) a mettersi nello zaino tutto ciò che gli servirà per godersi al 110% lo spettacolo della vetta.

E questo tu non l’hai fatto. Si arriva alla fine e ok, bene, apprendo quello che mi dici, ma non partecipo per nulla al dramma del personaggio, e questo è perché non hai preparato a dovere le cose prima.

Oltre a questo, che rientra nella costruzione della storia, ho trovato delle lacune gravi dal punto di vista della tecnica di scrittura. Niente che non si possa sistemare, chiaro, ma il mio consiglio è un po’quello di cambiare radicalmente approccio.
Nel tuo brano hai raccontato tutto. Nel senso “succede questo, poi succede quest’altro, poi quest’altro, e tizio fa questo e caio fa quello”. Cosa che, scusa, mi ha reso davvero difficile leggere.
Più che un racconto, per lunghi tratti sembrava un riassunto, un soggetto. Senza per forza arrivare a essere dei fanatici dello “show don’t tell”, credo che trarresti grande beneficio dall'autoimporti un periodo di disciplina ferrea in cui ti imponi di usare il tell meno possibile, sempre meno, fino a quando non hai più bisogno di usarlo mai.
A quel punto poi decidi tu cosa vuoi fare, e per me puoi anche usare solo e sempre il tell, ma che sia per una scelta stilistica consapevole (cosa che, magari sbaglio, in questo brano non mi è sembrata).

Oltre a questo, un altro esercizio che ti consiglio di fare è quello di scegliere un’unica caratteristica da inserire nelle descrizioni. Questo non perché sia giusto dirne una sola, ma perché ti allena la mente a focalizzarti sull’invenzione o sulla sottolineatura della caratteristica più iconica e identificativa di quello che vuoi far passare al lettore (sia a livello di caratterizzazione del soggetto da descrivere, sia della voce narrante).
Per dire, una vecchia può avere un vestito a fiori, i capelli bianchi e le macchie sulla pelle… ma tu puoi dire solo che puzza come un frigorifero spento da settimane… in questo modo fai sorridere il lettore (o lo schifi, va bene uguale, intanto empatizza, che è tutto ciò che ti serve), caratterizzi la vecchia, perché il lettore si immagina subito che dev’essere trasandata, magari sola, magari se la immagina già anche con un vestito a fiori logoro e sporco; e al contempo caratterizzi anche il personaggio che la descrive in quel modo (perché ci si fa sempre un'idea di che tipo sia chi parla da come parla o dalla scelta di parole e di figure retoriche che usa).
Una volta che sarai bravo con queste cose, vedrai che di rado ti capiterà di aver bisogno di più di uno, massimo due tratti per identificare immediatamente una situazione (quello del personaggio di prima era solo un esempio, la stessa cosa si adatta anche a situazioni e ambienti), la scorrevolezza ne guadagnerà tantissimo, così come la forza dei personaggi e la godibilità della tua scrittura.

Parti dal presupposto che non ti conosco e non ho mai letto (credo) niente di tuo, quindi il "giudizio" è spot e si limita al solo brano, di sicuro non è un giudizio su di te o sulla voglia e la passione che ci metti. Alla fine dei conti ricordati che lo skannatoio è un luogo di apprendimento e confronto e le uniche cose che contano sono la passione che ci metti e che uscito di qui tu sia una penna migliore rispetto a quando sei entrato.

Quindi non prendere male le mie parole, come ex moderatore sono sempre stato un grande sostenitore dell’impegno che porta ai risultati, e del fatto che TUTTI, a prescindere dal livello di partenza, dal talento, dalle aspirazioni, possono diventare delle bravissime penne con l’esercizio, la dedizione e la capacità di incassare qualche schiaffo (anche pesante quando ce n’è bisogno). Quindi non prendere il commento come un disincentivo a scrivere, ANZI, è tutto il contrario. Continua a versare sangue e inchiostro sulle pagine e vedrai che a forza di botte troverai il modo di far uscire efficacemente la tua voce nelle tue storie!

Spero che i miei consigli ti saranno utili, spesso si impara di più da una bocciatura che da una promozione.

;)




Incantatore Incompleto, tema: zombie, genere: ucronia
Amore a morsi


Allora, incantatore, innanzitutto ciao! Tutto bene? Ti sono mancato? :D
Esauriti i convenevoli passiamo al brano.

Devo dire che da diversi punti di vista hai fatto dei sinceri, onesti e gradevolissimi passi avanti in questi mesi che non ti ho malmenato! Mi chiedo dove saresti se avessi continuato a infierire XD

Hahaha, scemate a parte, davvero, ho notato un netto miglioramento di molti aspetti della tua scrittura.
Ovviamente non andare ancora a stappare le bottiglie, che se è vero che molto sei migliorato, è altrettanto vero che molto c’è ancora da fare. Non te la caverai a buon mercato.

Venendo al brano...
Molto buona la gestione dell’empatia con la storia! Le scelte dei personaggi sono ben motivate, ben giustificate e sono stato molto soddisfatto quando il protagonista ha fatto certe cose.
Ora, visto che da questo punto di vista sei andato abbastanza bene, ti metto davanti alla sfida successiva, che ti può portare a un altro livello.
Il "giochino" più efficace con cui stuprare emotivamente il lettore (in senso buono eh) è il seguente: crea una situazione X per cui il lettore in primis e il tuo protagonista poi vogliano intraprendere l’azione Y. Una volta qui, hai due possibilità:
1) far fare al tuo protagonista l’azione Y, e allora poi, dopo un iniziale soddisfazione (sia tua, che sua, che del lettore), le conseguenze di quella scelta devono essere una pioggia di merda escrementi di proporzioni bibliche.
Per esempio, nel tuo brano il tuo protagonista lascia contagiare lo sbirro, ammazza la moglie e poi alla fine la fa franca, nel senso, si è vendicato, felicità, e bon… e se invece quell’azione avesse avuto delle conseguenze “inaspettate” che avessero poi ribaltato la prospettiva? Tipo che il protagonista fuori dalla porta della stanza sente un rumore come di mani che strofinano sui muri, dei gemiti di dolore, etc… poi apre la porta, fa fuori la moglie, entra nella stanza e trova scritto sul muro col sangue un messaggio di lei che ribalta del tutto la prospettiva sul suo “tradimento”? E che fa passare il protagonista dalla parte del torto magari? Così tiri un bel cazzotto in faccia al lettore, che era il primo ad aver voluto Y, però ora vede le conseguenze della sua meschinità e ci deve convivere, assieme al protagonista! EMPATIA LIVELLO 1000, Incantatore vince a mani basse!

2) Far sì che, per una questione morale o altro, il protagonista NON faccia Y, anche se magari vorrebbe, e fare in modo che inizialmente non aver fatto Y lo metta nei guai (e il lettore “heh, lo dicevo io che doveva fare Y"), ma poi, in un secondo momento, proprio non aver fatto Y diventa causa della risoluzione del conflitto e della maturazione del personaggio, oppure anche solo diventa il contraltare che spinga molto di più sul cambiamento interiore del personaggio quando, in un'altra situazione di decisione analoga a quella iniziale ma DOPO l'esperienza di non aver fatto Y, alla fine farà Y, mostrando la divergenza con la scelta che aveva preso in precedenza (e ricordati sempre che il tuo obiettivo è la coerenza del personaggio, sì, ma anche prendere a cazzotti in faccia il tuo lettore! Deve restare nella storia e avere l’ansia, le sue emozioni devono tenerlo appiccicato al personaggio, fino alla fine).
Queste due possibilità non sono per forza alternative, certo non puoi farle coesistere nello stesso momento per come te le ho presentate (ma cambiando un pochino le carte in tavola, chissà, a te il tentativo se vorrai :P ), però possono assolutamente coesistere all'interno di una storia strutturata su spazi un po' più ampi.


Passando ad altri argomenti: la prima persona presente.
La prima persona non è sbagliata, chiaro, ma si porta appresso una serie di problematiche intrinseche da cui è difficile liberarsi, e per quanto possa sembrare più facile delle altre, in realtà è un casino.
Ok, sempre meglio presente che passata (che si porta dietro altri pasticci), ma vabbè.
Quando narri in prima presente, è come se narrassi “in presa diretta”, come se il tuo protagonista “dicesse” (a chi poi? primo grande problema) tutto quello che succede mentre succede. Il rischio “raccontato” è davvero molto alto, e alla lunga viene sempre da chiedersi “ma a chi è che il protagonista sta raccontando tutto ciò? A se stesso (infodump?)? A me lettore? È metanarrativa?”.
La stoccata è che anche quando fai le cose per bene e non ricadi in errorini ed errorucci, la prima persona lascia sempre un po'di quel senso delle cose dette poco fa. A livello narratologico la terza persona separa narratore e protagonisti e il narratore diventa il mezzo attraverso cui il lettore riesce ad entrare dentro i personaggi e dentro la storia. Implicitamente hai un individuo (narratore) che si pone tra te lettore e le vicende per darti il filtro per viverle. Con la prima persona no. Narratore e protagonista vengono a coincidere, e manca quel passaggio logico intermedio tra lettore e storia che giustifica il perché una storia venga raccontata, da chi a chi e si parla di cosa. Con la prima persona hai un tizio al centro di una storia che racconta i fatti suoi, i suoi pensieri, etc, a qualcuno che nel suo universo non esiste, né in modo diretto né in modo mediato.
N.B. mi rendo perfettamente conto che sono un po'seghe mentali e che in prima persona si è sempre narrato e probabilmente si narrerà sempre, però la prima persona si porta dietro certi problemi strutturali ce è giusto conoscere per poterla usare al meglio cercando di mitigarli.

A tal proposito: con la prima persona, per evitare almeno un po’ questo effetto, devi spingere il più possibile sui dialoghi e sulle reazioni/pensieri non mediati dalla voce del narratore (che ne tuo caso a volte si intromette nella narrazione) ma presi proprio lineari e genuini da dentro il cervello del protagonista. Serve un po’ avere una prospettiva diversa a livello concettuale. La prima persona deve essere il non plus ultra di quello che viene definito "scrittura trasparente" e non solo. Non ci sei tu, non c'è narratore, non c'è la tua voce. Ci sono i personaggi e c'è la storia, punto.

Poi, la questione “sogno”... attento, ché è sempre una granata a frammentazione che ti giri tra le mani. Se non è esplicito che era un sogno, con particolari evidenti dentro la narrazione, il lettore lo dice sempre un “vaffa” quando si scopre che era un sogno. Davvero. Stai attento.

Poi studiati bene cosa fanno le armi. Perché gli fai fare cose strane… ok che era un sogno, ma non sono sicuro che sapessi di cosa stavi parlando… bastano delle agili ricerche online, anche solo su wiki, per ottenere qualche informazione ed evitare di dire cose tipo una doppietta che a 50 metri decapita una persona :D

Poi una cosa che ho notato è che all’inizio lo stile narrativo tende al pessimo, ma man mano che si avanza si scioglie e diventa molto più fluido. Segno che forse all’inizio pensi troppo, mentre poi quando la storia va avanti ti ci cali un po’ anche tu e viene tutto molto meglio.
Oppure forse è il contrario, che all’inizio vai d’istinto e fai disastri, poi pian piano il cervello si accende e cominci a metter giù meglio le cose.
Non lo posso sapere io, lo puoi sapere solo tu, ma cerca di fare come hai fatto nel prosieguo e non come hai fatto all’inizio! ;)

Per questa volta mi fermo qui. Carne al fuoco te ne ho messa a sufficienza per questa tornata. Complimenti per i passi avanti, ora non ti fermare, che se la prossima volta avrò delle aspettative ancora più alte! ;)




Valter carignano, tema: fuorilegge disperati, genere: steampunk
Un futuro radioso


Ciao Valter, non mi ricordavo cosa avessi già letto di tuo prima di cominciare a leggere, ma dopo le prime 5 righe mi ero ricordato perfettamente.

Da una parte questa è cosa buona, vuol dire che la tua “voce” da autore è ben riconoscibile, cosa che può far storcere un po’ il naso agli integralisti della scrittura trasparente, ma dal punto di vista commerciale e del rapporto con i tuoi lettori è cosa ottima.

Dall’altra parte mi sono ricordato subito i difetti che avevo ravvisato nell’altro tuo brano che avevo letto, e, purtroppo, sono esattamente gli stessi che ho ritrovato anche qui, indice del fatto che forse non ci hai lavorato su (o magari hai deliberatamente deciso di non seguirli, chissà :D non mi offenderei :) )

Sai scrivere, in alcuni passaggi si nota. Lo stile è abbastanza affinato e raffinato, e anche abbastanza funzionale a certi tipi di narrazione.
Tuttavia, come già ti dissi l’altra volta, devi cercare di essere più chiaro e rimanere con la testa sulla scena, altrimenti combini guai. Quando hai più di due personaggi in campo, soprattutto se tutti parlano e fanno cose, DEVI essere più esplicito e chiaro nel far capire al lettore chi sta facendo cosa a/con chi e chi sta dicendo cosa a chi. Il lettore non ha l’obbligo di capire, di restare concentrato su tutto mentre legge, etc. Al contrario, tua è la responsabilità di fare in modo che il tutto sia a lui comprensibile.
Io riconosco che di base non mi ricordo i nomi delle persone (sia di quelle della vita reale che, a maggior ragione, dei personaggi di finzione), quindi su di me questo effetto è sicuramente amplificato e tienine conto, però anche tu ce ne hai messo del tuo eh :P
Questo è abbastanza invalidante all’interno della gestione del tuo brano. Soprattutto all’inizio, ma in alcuni punti anche nel prosieguo.

Poi, le parti concitate amplificano questo “difetto” della tua scrittura. Già te lo dissi, e il consiglio rimane lo stesso: esercitati su quello. Perché è inutile migliorare ancora su una cosa che bene o male sai già gestire e lasciare indietro questo aspetto. Soprattutto dal momento che scrivi bene, quando lo stile cala si nota immediatamente e dà anche un po’ fastidio, ed è un peccato.

Ultima cosa che ti segnalo, è che noto che ami le ambientazioni storiche, e va benissimo, solo non dare per scontato che chi legge abbia nella sua testa tutte le informazioni che ci sono nella tua. Fai in modo che il brano sia fruibile e comprensibile e godibile SOLO con le informazioni che tu stesso inserisci/mostri nel narrato, se poi qualcuno conosce i personaggi o le situazioni e/o ha voglia di approfondire e informarsi, tanto meglio, capirà sicuramente di più. In questo brano non è che sia proprio così, ma te lo dico perché l’altra volta lo era molto, e anche questa volta un pochino c’è questo aspetto.

Scusa, ultima quella di adesso: sempre rimanendo in argomento "dare informazioni al lettore", hai piazzato a un certo punto uno spiegone su chi fosse il tizio… mi hai fatto imprecare.
Voglio dire, c’erano mille modi di far uscire quell’informazione e tutte le informazioni corollarie, perché gli spieghini? La lettera è un modo anche abbastanza becero di mascherarli, comodo, ma becero. Una scena che combinasse ideologia, rapporti interpersonali con altri personaggi della storia, magari un flashback.
Non so, c’erano modi migliori.

A parte questi aspetti che un po’inficiano la bontà del brano, comunque il testo si legge, è carino, e se fosse pienamente comprensibile sarebbe già così un buon brano.

Certo è che migliorando quelle 2-3 cosette…
;)


David, tema: ingegneria genetica, genere: giallo/thriller/noir
W


Ciao David, quanto tempo che non ci sentiamo, come stai? Tutto bene a Barcellona? Sempre tutto siesta e gozzoviglio? :P

Venendo al racconto, sarà un commento breve, perché in buona sostanza ho solo due cose da dirti:
1) Ormai sei diventato un ometto, lo stile è buono e sapresti scrivere non male anche la lista della spesa
2) Che cavoli, con tutto il tempo libero che hai prenditele un paio d’ore in più per strutturare bene le storie! :D

Nello specifico, di sicuro la parte migliore del brano è il ritmo, che abbinato a qualche trovata molto interessante (i denti, “non hai tempo di pensare, scappa” VAI AL XX, la frase del pestare la gente) rende il tutto molto godibile. Io forse sono anche un po’di parte perché di libri game ne ho letti a iosa e mi piacciono molto, quindi sono di base bendisposto nei confronti del tipo di struttura.

Le cose che in assoluto non funzionano sono:
1) Manca la parte “game” della tipologia di brano. Il bello dei libri-game è sempre stato che le tue azioni cambiavano a tutti gli effetti il corso delle vicende. Ok, non in toto magari, c’erano sempre dei punti fissi da cui si doveva passare eccetera, ma fare una cosa o non farne un’altra ti dava la netta percezione che cambiasse tutto, quasi come in gdr.
In un libro-game, inoltre, il lettore è difficile (a meno che fosse un sociopatico *come me*) che provi tutte le alternative possibili, quindi spesso non saprà mai cosa “sarebbe successo se”, perché banalmente controllare è uno sbattimento non da poco, quindi puoi anche ladrare un po’ di più come autore in certi punti.
In un racconto in cui ogni singola linea di trama si legge in 5 minuti, uno invece ha un grosso incentivo a controllare cosa sarebbe successo se, quindi lo fa. E nel tuo racconto i nodi vengono al pettine, nel senso che se a una prima lettura la percezione dell’importanza delle proprie scelte era già al 50%, leggendo le altre trame scende al 5… è un bell’handicap…

2) la trama non torna molto. Il finale ha poco senso, non nel senso che non ne ha potenzialmente, ma nel senso che non dici niente. Entri nella vasca, ti senti a casa e? Perché ti senti a casa? Cosa sei? Chi sei? Che fai? Non sappiamo niente, e non ci dici niente, nessun riferimento da cogliere (e se c’era non me ne sono accorto).
Se invece prendi l’altra linea ricominci dalla doccia, e ancora lì c’è un punto di forte discontinuità e in cui la sospensione dell’incredulità va un po’a farsi benedire. Se il brano tutto fosse iniziato in una doccia, allora ancora ancora ok, ma la doccia è a metà, ricominciare da metà non mi pare abbia molto senso.
Nell'economia generale del brano trarresti beneficio dal cominciare dalla doccia e poi far suonare il campanello e c’è la consegna del pacco, magari con il fattorino che scappa via (mistero), così quando riprendi capisci che magari anche la prima volta che ti sei svegliato potevi essere in un loop, è un trucchetto abusato ma carino.
Poi non dici nulla nemmeno riguardo il corpo nella scatola, dai qualche elemento qui e là ma non sono affatto sufficienti a che quadri abbastanza tutto. Il corpo è il primo grosso elemento di curiosità, che piazzi lì ma poi "te ne dimentichi" e non lo usi praticamente per nulla se non un riferimento durante la battuta della tipa pre-blatta. Oltre che essere un po' deludente è proprio un errore di gestione.

Potrei dilungarmi ancora ma tanto le cose da dire erano queste, per il resto va bene dai, carine le trovate, alcune un po’telefonate (come quella del barista), altre molto divertenti.

Letto con piacere e goduto!





ORA, visto che avevo inizialmente commentato e basta, poi invece mi sono ricordato che dovevo dire qualcosa di specifico sull'originalità, ho scritto due righe ciascuno su quella nello specifico.

ORIGINALITÀ (david)
Non so, sarà che ho giocato parecchio a cyberpunk, però non ho trovato particolare originalità nel brano. A livello di struttura tuttavia qualche trovata originale l’hai avuta, soprattutto nel dare un ritmo folle ad alcune parti, anche sfruttando in modo creativo e, appunto, originale la struttura del racconto-game e dei capitoletti. Quindi diciamo che un po’di originalità qui c’è.

ORIGINALITÀ (incantatore)
Sotto le scarpe… ambientazione, espedienti, dinamiche… tutto già molto molto visto. Non che sia obbligatorio essere originali per scrivere una bella storia, però qui l’unica cosa un po’meno solita del solito è che la ragazza è quella che spara come Rambo. Ma non è che nemmeno questa cosa sia originalissima. Quindi a livello di originalità ti boccio senza appello.

ORIGINALITÀ (reveche)
Non ho trovato le idee presenti in questo brano particolarmente originali, qualche dettaglio che non avevo mai visto sì, come appunto la trovata della motivazione per tutto ciò che accade al protagonista, ma niente di così invasivo da farmi dire in toto “che storia originale” o “che struttura originale” o “che altra cosa originale”. Comunque qualche spunto c’è.

ORIGINALITÀ (valter)
Anche a te spetta un po’una bacchettata sulle mani. Non sono un accanito lettore di steampunk, pero in tutto quello che ho letto la dinamica uomo-macchina era più o meno presente. Non so se abbia beccato io gli unici scritti così, ma tant’è :D
Anche la dinamica del “buono” con principi morali che fa una cosa da “cattivo” (rapimento) ma senza cedere al “lato oscuro” l’ho vista svariate volte, come anche gli antagonisti che dovrebbero comportarsi bene che poi in realtà sono senza scrupoli. È una cosa abbastanza moderna ma nel moderno è comunque molto usata.
Anche a te dico che non è necessario essere originali per scrivere un buon brano, tuttavia stavolta sono stato chiamato a giudicare questo e quindi questo faccio ;)



CLASSIFICA GENERALE (fatta tenendo conto di tutto)

1) Gargaros, 9 punti
2) David, 8 punti
3) Bloodfairy, 7 punti
4) Shanda, 6 punti
5) CMT, 5 punti
6) Valter, 4 punti
7) Incantatore, 3 punti
8) Rosemary's child, 2 punti
9) Reveche, 1 punto




@Shanda: non ti ho commentata, ma ci tenevo a dirti che hai fatto dei miglioramenti stilistici strabilianti! Sono davvero molto molto contento! Brava! Tu e incantatore siete stati quelli che mi hanno reso più felice di aver letto questo giro di racconti!
 
Web  Top
view post Posted on 2/1/2017, 16:00
Avatar

"Ecate, figlia mia..."

Group:
Member
Posts:
3,063
Location:
Un po' da qui, un po' da lalà

Status:


Che lavorone, Livio!

Ti rispondo solo qui:

CITAZIONE
“Il coltello è un Pattada sardo bello grande (…) Il filo è tutto seghettato” non mi risulta che esistano pattade (è femminile) dal filo seghettato. Intendevi intaccato, scheggiato?

Sì, intendevo dire che il filo è rovinato. Saverio ci apre lo scatolame, quindi puoi immaginare lo stato del coltello.


Ah, una cosina sui cellulari: non me ne intendo per niente, ma nella storia ho immaginato che si limitino a chiamare, non a fare altro. Però non so come sono fatti i telefunken moderni. Io il mio mi costò 20 euro e mi fa solo chiamare. Magari gli smartphone ciucciano energia come dei dannati pure col solo display acceso... Mi devo informare.


Colgo l'occasione per ringraziare chi mi ha letto e commentato. Terrò presente le vostre dritte qualora dovessi rivederlo in futuro :p107:
 
Contacts  Top
view post Posted on 2/1/2017, 17:26

Member

Group:
Member
Posts:
993

Status:


Ciao Livio, grazie del commento. Mi dispiace per non aver osato di più con la profezia, ma temevo di fare uno scivolone (essendo un racconto storico, temevo che spettri e affini potessero farmi uscire dal tema) e così mi sono mossa con estrema cautela (fin troppa, difatti, manca il conflitto, ma...con il senno di poi, ti do ragione, avrei potuto usare il realismo magico: l'imperatore non vede la moglie, ma la sente sotto forma di istinto...che so, è lei a "suggerirgli" di togliere la griglia d'oro facendola sostituire con quella di giada e corniola. Ecco, sarei dovuta ricorrere a una formula di questo tipo. Sono contenta che la storia ti sia piaciuta nel complesso. Grazie dei complimenti riguardo ai miglioramenti stilistici. I tuoi suggerimenti mi saranno utilissimi nelle storie future.

Ciao Master,
grazie dei complimenti, li prenderò come uno sprone per fare del mio meglio nella scrittura.
 
Top
Valter Carignano
view post Posted on 2/1/2017, 20:52




[QUOTE=Marco Lomonaco - Master
mi sono ricordato subito i difetti che avevo ravvisato nell’altro tuo brano che avevo letto devi cercare di essere più chiaro e rimanere con la testa sulla scena
[/QUOTE]

ti quoto in tutti i sensi. L'altra volta, il racconto grazie ai tuoi consigli era migliorato; sulla chiarezza cerco di lavorarci parecchio, ma non mi riesce quasi mai in prima battuta. E questa volta è stato cotto-e-mangiato-direttamente-dalla-padella, e ho tagliato rispetto allo schema che mi ero fatto perché sennò fisicamente non avrei avuto il tempo di postarlo.
Quindi: tutto vero quello che dici, e sono contento di averlo postato pure un po' bruttarello perché ora, tenendo conto dei giudizi e sviluppandolo come già avrei voluto, sicuramente verrà un CAPOLAVORO... ehm, magari no, ma meglio sì.
Grazie!
 
Top
view post Posted on 2/1/2017, 22:24
Avatar

Apprendista stregone

Group:
Member
Posts:
645
Location:
Area 51

Status:


Ciao Master! Tutto bene, grazie. Sì, mi sei mancato e anche tanto. Molto più di quanto tu possa immaginare. Non è che con gli altri moderatori non ci sei feeling, anzi... son sempre pronti a darmi consigli che valgono oro e rispondono con solerzia e competenza a tutte le domande che pongo, ma con te si è creata un'empatia speciale... che non so come spiegare!
Sono contento che tu mi abbia trovato migliorato, anche perchè sei stato tu, nel tuo post di commiato, a dirmi di mettermi a studiare! Ho iniziato leggendo "Appunti di editing", una serie di consigli su un blog di scrittura creativa suggeritomi da Livio (a proposito, grazie!). Poi sono arrivati i tuoi consigli finali sul tuo ultimo post da moderatore, e da lì è scattata la voglia di saperne di più, di capire come dovevo scrivere, i trucchi da utilizzare e le insidie che si celano tra la nostra testa e la tastiera del PC. Mettermi a studiare per scrivere meglio: una cosa che non avrei creduto di fare, pensando erroneamente che tutto venisse fuori dal talento personale e non dal trinomio lettura, studio, esercizio. Ho iniziato a cercare spiegazioni su internet, a comprare manuali e libri di scrittura creativa (show don't tell, punto di vista, intreccio narrativo, sviluppo dei personaggi) per poter evitare ai miei "compagni di percorso" del forum, di doversi sorbire delle schifezze mascherate da racconti. Non che adesso scriva dei capolavori intendiamoci, ma da un pò di tempo a questa parte leggo (come cartina di tornasole) dei commenti lusinghieri sui mei racconti, e questo non può che rendermi felice. Felice di poter suscitare emozioni, con quello che la mia testa bacata riesce a partorire. Se non mi avessi spronato a farmi il "culo quadro sulla tastiera", se non mi avessi spinto a documentarmi, a studiare, probabilmente non sarei arrivato a questi punti. C'è ancora tanto da fare, me ne rendo conto, ma sono comunque soddisfatto di quello che ho imparato e della voglia di andare avanti, conoscendo i miei limiti e sforzandomi di superarli ad ogni nuovo contest. Grazie, Master. Grazie di tutto quello che mi hai dato.
Passiamo alla nuova sfida che mi proponi di superare. Recepito il messaggio. Proviamo a stuprare emotivamente il lettore con i suggerimenti che mi hai dato e che non vedo l'ora di mettere in pratica (anche se non credo di poterlo fare in tutti i racconti) e mi sforzerò di scrivere in terza persona (abbandonerò la zona comfort della prima persona tempo presente per tuffarmi in una nuova terra semi-inesplorata). :unsure:
Per quanto riguarda il sogno, ho cercato di seminare indizi affinchè il lettore capisse che si trattava del mondo onirico: una granata a frammentazione che esplode con gli effetti di una bomba al napalm, una doppietta che decapita un errante da cinquanta metri, mogli "zombizzate" che spuntano dal nulla alle spalle del protagonista... dici che un vaffa me lo sono preso ugualmente? :lol:
Grazie per il commento, per i suggerimenti, per il sostegno e l'incitamento. Grazie infinite per la forza che sei in grado di trasmettermi. :p091: :p091: :p091:
Alla prossima Master! Che Cthulhu possa sempre vegliare sul tuo cammino... :p082: :p082: :p082:
 
Top
view post Posted on 3/1/2017, 00:12
Avatar

Il Tospanico Polemico

Group:
Member
Posts:
924
Location:
Barcelona

Status:


@Incantantore , smetti di essere cosí politicamente corretto, mi fai venire il diabete!

:D
 
Top
view post Posted on 3/1/2017, 09:37
Avatar

Losco Figuro

Group:
Moderatori USAM
Posts:
3,643

Status:


Livio, grazie del commento, non ho da obiettare ma ti risponso a due punticini per amore di completezza :)

L'idea generale del narratore, comunque, è che a partire dall'entrata in scena di Seth sia tutto filtrato da lui. Solo la prima parte dovrebbe essere lasciata al narratore onnisciente.

CITAZIONE (Livio Gambarini - SdB @ 2/1/2017, 10:56) 
“imboccò l’ascensore e ne ridiscese al piano terra del basso condominio.” In questa frase c’è qualcosa che non va, mi sa che non l’hai riletta. Al di là di quel “ne”, se il condominio è basso, perché lui dovrebbe prendere l’ascensore?

Sarà pigro :P
Battute a parte, basso è un concetto relativo, potrebbe essere anche di 5 piani, ma anche fossero 3 non avrebbe motivo di farseli a piedi :)

CITAZIONE (Livio Gambarini - SdB @ 2/1/2017, 10:56) 
“Colpo dopo colpo dopo colpo” ripetizione involontaria o scelta disgraziata?

direi la seconda

CITAZIONE (Livio Gambarini - SdB @ 2/1/2017, 10:56) 
“sbagliato... che doveva... tornare avanti... poi...» Non terminò la frase. «Era così
giovane... non è giusto... e io... cosa mi ha fatto...” capisco la resa espressiva del parlato, ma otto tripli puntini in due righe non saranno troppi?

Tom ansima e fatica a parlare, non avrei saputo in che altro modo rendere le pause e le interruzioni del suo discorso

CITAZIONE (Livio Gambarini - SdB @ 2/1/2017, 10:56) 
“Ricordò le foto nel corridoio, la moglie morta, così giovane aveva detto. «Tu... eri quello nelle fotografie?! Ti ha fatto invecchiare?»” L’effetto qui sarebbe migliore se tu dessi coordinate temporali precise. Se fai capire al lettore che quelle foto sono dell’anno prima, ad esempio, sarà lui stesso a stranirsi capendo che l’uomo della coppia è proprio il vecchio, e si immedesimerà di più nel detective quando esclamerà “Ti ha fatto invecchiare?”

L'intenzione era quella, ho sottolineato due volte il fatto che la moglie fosse morta giovane, non volevo essere troppo esplicito :)

CITAZIONE (Livio Gambarini - SdB @ 2/1/2017, 10:56) 
“con forza tra le braccia del vecchio che per un attimo temette potessero spezzarsi, gracili com’erano.” Occhio all’inconsistenza: cinque minuti prima quelle braccine erano così forti da essere inarrestabili, e da spaccargli giacca, camicia e fronte.

Ma a Seth sembrano gracili, non è che lo siano :)

CITAZIONE (Livio Gambarini - SdB @ 2/1/2017, 10:56) 
“«Allora siamo morti», commentò il vecchio, insolitamente lucido.” Fai bene a palesare che con questa frase il vecchio sia insolitamente lucido. Tuttavia, per un caso simile non basta. C’è infatti un secondo livello di “stranezza”, ovvero che ora al vecchio prema salvarsi la pelle,

In realtà il tono dovrebbe essere rassegnato, sta constatandolo ma non gli importa, ma la mancanza efefttivamente è mia che non do modo di saperlo

CITAZIONE (Livio Gambarini - SdB @ 2/1/2017, 10:56) 
“La creatura era un vampiro, in qualche modo, ma laddove i vampiri non
si riflettevano negli specchi, questa sembrava essere visibile solo attraverso di essi.” In effetti il collegamento coi vampiri è molto discutibile (a me vengono in mente gli Angeli Piangenti del Dottor Who). Per fortuna è solo un ragionamento del tuo personaggio, perché se per questa storia tu avessi scelto il tema dei vampiri invece che quello del tempo, ti avrei penalizzato! :P

Sono un vampirofilo convinto, mi sarei penalizzato prima che arrivassi a farlo tu :D
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 3/1/2017, 10:12
Avatar

Losco Figuro

Group:
Moderatori USAM
Posts:
3,643

Status:


@WP/Rey: una cosa non ho capito, ma i supergiudici valgono ai fini della classifica, oltre che per la fida di originalità, o no? Perché dal bando sembra di no, ma Livio ha fatto classifiche separate di punteggio e originalità, e Master una complessiva... bisogna contarle?
 
Web Contacts  Top
Reveche
view post Posted on 3/1/2017, 13:48




@David G e Reyuki: scusate se non vi ho risposto, ma ero via senza PC e dal cellulare mi era scappato il messaggio. :1391975826.gif:
Mi associo a Gargaros nel confermarti che i miei commenti e la votazione non hanno preso in considerazione il rispetto della consegna.

Per il resto, che dire... ne esco con le ossa rotte, come il contest prevede :cry: .
Resta la soddisfazione di aver ricevuto molti commenti autorevoli, certamente utili per una mia crescita. Non posso di certo nascondere una certa frustrazione, ma d'altronde la ricerca di uno stile tutto personale rende più difficile il percorso. Non mi voglio accontentare di scrivere bene, ma voglio farlo "a modo mio".
Anno nuovo, ossa rotte nuove e nuovi propositi: c'è pure il 17 perciò non manca nulla per cimentarsi in nuove sfide. :p097:
Grazie di nuovo a tutti, specialmente ai più crudeli. :rolleyes:
 
Top
view post Posted on 3/1/2017, 13:50
Avatar

Apprendista stregone

Group:
Member
Posts:
645
Location:
Area 51

Status:


CITAZIONE (David G @ 3/1/2017, 00:12) 
@Incantantore , smetti di essere cosí politicamente corretto, mi fai venire il diabete!

:D

Gelosone... :lol:

Ma dai, che sei bravo anche tu... :wub:

CITAZIONE (CMT @ 3/1/2017, 10:12) 
@WP/Rey: una cosa non ho capito, ma i supergiudici valgono ai fini della classifica, oltre che per la fida di originalità, o no? Perché dal bando sembra di no, ma Livio ha fatto classifiche separate di punteggio e originalità, e Master una complessiva... bisogna contarle?

Tra l'altro mancano anche i commenti di Loreley e Alex... o mi sono perso qualcosa? :unsure:
 
Top
view post Posted on 3/1/2017, 23:15
Avatar

Il Tospanico Polemico

Group:
Member
Posts:
924
Location:
Barcelona

Status:


CITAZIONE (Incantatore Incompleto @ 3/1/2017, 13:50) 
Gelosone... :lol:

Ma dai, che sei bravo anche tu... :wub:

:p095:

Non c'è verso, via...

:lol:
 
Top
view post Posted on 4/1/2017, 14:43
Avatar

Co-moderatore dello skannatoio
Badge Moderatore

Group:
Moderator
Posts:
1,630
Location:
Macerata

Status:


In attesa che anche WP abbia i suoi pronti, posto i miei commenti

Oltre il tempo
di CMT


Bentrovato CMT. Finalmente direi. A quanto pare serve la minaccia di una punizione per farti scrivere un racconto :D

Specifiche: Sì, rispettate. Ho trovato un po' stonato il fatto che hai tenuto lo splatter solo nelle prime parti della trama mentre forse avresti dovuto massacrare gli altri personaggi con calma, uno alla volta, di morti orrende e idiote, mentre il protagonista cercava il bando della matassa.

Stile: ottimo, niente da dire.

Trama: lineare, ma ci sta perché bisogna dare spazio ai casino temporali che succedono.

Personaggi: i protagonisti mi piacciono. Come al solito sono appena accennati, ma funzionali per la trama e non si sente l'esigenza di approfondirli di più, anzi, ottimo il tocco d'artista che hai dato facendo il protagonista claustrofobico.

Ambientazione: accennata quanto basta per farti immaginare i particolari che mancano.

In generale: se vuoi dargli un tocco in più, valuta la possibilità di aggiungere le varie morti.


W
di David Calligani


Mi hai fatto un racconto fuori dagli schemi e sono costretto a farti un commento fuori dagli schemi.

Dunque... L'idea del libro game non l'ho proprio apprezzata. Soprattutto perché non è fattibile in e-book e me la son dovuto stampare.
Il tutto appare molto confuso. Bisogna spesso perdere tempo a cercare il capitolo giusto per far progredire la storia e la cosa diventa frustrante quando hai lunghe sequele di non scelte. Anche sulle scelte ho diversi dubbi: più che dare una vera e propria scelta, dai la sensazione di scegliere: spesso a prescindere dal capitolo scelto quello successivo coincide e questa cosa non è proprio piacevole.
Hai provato a far scegliere due protagonisti, ma la scelta non cambia assolutamente niente. Il capitolo 3 e 4 sono perfettamente identici mentre tra il 23 e il 24 c'è solo il Gin che diventa Sake. Idem per 11 e 12.
La cosa diventa ancora più strana quando dal 25 puoi tornare al 9 e risvegliarti in un corpo diverso. Sarebbe stato forse carino se in quel ritorno avessi fatto in modo di dire che il protagonista del giro precedente fosse nel pacco.
Altra cosa: nel capitolo 10 si parla di droga, ma la droga la assumi solo nel capitolo 5 (me ne sono accorti perché la prima volta ho scelto il capitolo 6).

In soldoni il racconto sarebbe stato forse più interessante senza l'artificio del librogame, anche perché a parte la scelta del personaggio c'è veramente poco di librogame.

Il racconto di per se potrebbe essere carino, ma è strano: alla fine non si spiega niente. c'è solo questa strana fabbrica di esseri umani che... bho.
Ti era stato chiesto un giallo triller noir, ma quello che mi hai presentato è più un action fantascientifico.
Idem per l'ingegneria genetica: c'è ma è uno dei tantissimi elementi che hai ammassato insieme.


Omaggio a una sposa devota
di Shanda06


Ciao Shanda, bentrovata. Ormai sei una abituè degli skanna :)

Specifiche: Ok per lo storico, ma sulla profezia non ne sono sicuro. Quella in ballo non è una vera profezia ma qualcosa che il protagonista prende come una profezia e non si capisce bene perché dovrebbe evitare che si avverasse. Non vuole che l'anima della moglie riposi?

Stile: le descrizioni sono molto belle, ma per il resto c'è poco che posso dirti. Per lo più spieghi cosa stia accadendo, invece che mostrarlo.

Trama: l'idea alla base del tuo racconto mi è piaciuta tantissimo, ma al contrario non mi è piaciuto come l'hai sviluppata. Il tuo non è un racconto ma più una cronaca. Non sono andato a controllare su wikipedia, ma ho la sensazione che, se l'avessi fatto, avrei trovato poche differenze.
Forse avresti dovuto spostare il focus della storia, raccontarmi di questa sposa e di quanto il suo re ne era innamorato.

Personaggi: stesso problema di sopra: per lo più li spieghi, non ce li racconti. Ed è un peccato perché sono molto belli e ben pensati.

Ambientazione: Sono ripetitivo lo so, ma anche qui, la spieghi con i toni di un libro di storia. E non va: un racconto storico dovrebbe farti vivere quel periodo storico e non dirti quello che ti può dire un libro di storia. Ti consiglio a tal proposito il fumetto "i giorni della sposa" che mescola sapientemente situazioni di vita quotidiana e spiegazioni dettagliate di quello che avviene.

In generale: il racconto andrebbe riscritto da zero. Tutto il lavoro che ci hai fatto dietro va bene: dai personaggi alla documentazione, ma dovresti dargli una trama magari prendendo in considerazione un periodo più breve (oppure abbandonando l'idea del racconto e scrivendoci un romanzo).


Cioccolatini magici
di Rosemary's child


Ciao Rosemary's. È bello vedere nuove leve in campo.
So che dovrei cercare di non smazzolarti troppo per non farti passare la voglia, ma poi ti abitui male qui dentro quindi... passiamo al racconto :)

Specifiche: Secondo me sei andata un po' fuori dalle tue specifiche. Non era molto fantasy e non era molto maghette. Io e WP ci teniamo molto alle specifiche, questo ti farà perdere parecchie posizioni in classifica.

Stile: ti consiglio di fare attenzione al punto di vista: in qualche occasione ti sei staccata dalla ragazza per mostrare cose dal punto di vista di qualcun altro. Per il resto, cerca di evitare gli infodump. Soprattutto all'inizio quando presenti la protagonista come bullizzata dai compagni per il suo aspetto, meglio mostrarlo che spiegarlo.

Trama: la trama è buona, anche se un po' prevedibile. Però dovresti scegliere meglio le scene da mostrare: tendi a raccontare cosa succede prima e dopo gli eventi importanti senza raccontare gli eventi stessi e questo è un po' fastidioso.
Carina l'idea di avere due scatole di cioccolatini magici, ma non si capisce bene perché funzionino in modo così diverso: mentre la protagonista si trasforma in modo costante e progressivo giorno dopo giorno, Cristiano pare restare sempre uguale a se stesso finché alla fine non diventa un demone.

Personaggi: Come idea base i personaggi sono buoni, ma come ho detto prima, andrebbero mostrati più che spiegati.

Ambientazione: accennata, ma va bene per il tipo di racconto.

In generale: la prima cosa da sistemare in questo racconto è la trama: dovresti capire meglio dove vuoi focalizzare l'attenzione e buttare lì il focus.


Un capodanno fuori dall'ordinario
di Bloodfairy


Laura Laura Laura... lo sai che non vale barare :) io adoro gli yaoi e questo racconto è degno delle Clamp :)

Specifiche: Le specifiche sono ampiamente rispettate. Certo, avresti potuto calcare un po' la mano sull'aspetto sessuale della storia, ma anche così mi va benissimo.

Stile: Buono, non cambierei niente.

Trama: Non sono molto convinto per il finale: il racconto finisce benissimo con la morte di Luc e non serve l'investigatore a ribadire quello che è successo. O forse volevi gettare il dubbio che tutto quello che aveva visto Luc era un sogno e lui aveva ammazzato gli amici senza motivo? Oppure che lui non fosse diventato un vampiro ed era stato Federic a uccidere i suoi amici?
(il corpo di Luc è stato trovato, quindi non è diventato cenere come accade ai vampiri dello stereotipo moderno alla morte)
Per il resto, niente da dire.

Personaggi: sfumati al punto giusto. Federic è misterioso ma è ovvio che lo sia. Lo deve essere.

Ambientazione: sfumata al punto giusto. L'unica cosa che mi stona è che nel finale Luc è diventato Luca, spostando il tutto in Italia. Non capisco perché di questa scelta.

In generale: io mi limiterei a eliminare tutta la parte dopo la morte di Luc e confezionarlo così com'è.


Il nuovo compagno di banco
di Mario Reveche


Specifiche: rispettate. Un po' sui generis ma rispettate.

Stile: parto da quello che salta subito all'occhio: gli infodump. Troppi, inutili e mal distribuiti. Si ha la fastidiosa sensazione che stai spiegando al lettore qualsiasi cosa, dal ragazzo alla sua vita, a tutte le quisquiglie tecniche degli alieni. In una eventuale nuova stesura, prendi in considerazione l'uso massiccio di forbici. Via tutto, lascia solo l'indispensabile per la trama.
Secondo punto da rivedere il punto di vista. Nella stesura del racconto sembri indeciso tra l'usare il punto di vista distaccato e quello personale, saltellando così da personaggio in personaggio per poi staccarti e raccontare tutto in modo distaccato quando non vuoi far avere informazioni al lettore.
Tra l'altro è veramente fastidiosa la scena di nascondere una scena (la prima apparizione degli alieni) al lettore forzando un mistero inutile.

Trama: La trama ricorda molto "the Truman show", e può essere interessante, ma è sviluppata male: c'è una prima parte in cui si presenta il mondo "normale", e una seconda in cui si spiega la verità. Nel mezzo c'è solo il protagonista che scappa e che cerca di raccontare tutto agli adulti. Una trama di questo genere andrebbe rivista generando un passaggio più morbido tra le due situazioni. In "the Truman show", ad esempio, c'è tutta una complessa parte in cui il protagonista si rende conto che la verità è tutta una finzione.
La tortura che infliggono gli alieni al ragazzo poi sa veramente di cattiveria gratuita, e la giustificazione data dall'alieno è palesemente una pezza a fiori messa per giustificare la loro cattiveria.

Personaggi: nonostante tutte le informazioni sparate addosso al lettore sul protagonista, esso risulta piatto e scialbo. Nella riscrittura dovresti concentrarti di più nel dargli pensieri e passioni.

Ambientazione: l'ambientazione è appena accennata, ma per il tipo di racconto va bene: si ha la sensazione che la storia avvenga in una generica cittadina italiana, senza punto di riferimento in modo che possa essere tutte e nessuna. Magari qualche punto di descrizione in più nella parte degli alieni ci starebbe.

In generale: il racconto va rivisto in quasi tutte le sue parti, dalla trama allo stile. Una volta aggiustato quello che non va il racconto potrebbe diventare interessante.


L'intruso
di Gargaros


Specifiche: horror e invasione aliena. Direi che ci siamo.

Stile: dal punto di vista tecnico, niente da ridire: tutti gli elementi sono usati bene. Temo però che tu non abbia fatto le scelte migliori per valorizzare il tuo racconto. La persona presente ha un suono più duro di quella passata. Non stai più raccontando una storia ma facendo una cronaca. Il tuo racconto trarrebbe sicuramente giovamento dall'uso della terza persona, essendo lento, pieno di flasback, raccontato per lo più in differita. Anche l'uso del pov diverso ad ogni scena è corretto ma rompe l'immersività di questo racconto che potrebbe giovare da un pov fisso (distaccato o omniscente).

Trama: ottima. L'unica cosa che non mi convince è la posizione dei climax: mi sembra che il secondo climax (la morte di tutti tranne Mario) sia troppo lontano dal terzo climax, la morte di Mario. Tra l'altro l'ultimo infodump non serve. Non in un racconto come questo che è un horror e non fantascientifico, quindi le spiegazioni tecniche di cosa sta accadendo sono inutili e rovinano l'immersività.

Personaggi: molto buoni. Nulla da aggiungere.

Ambientazione: poco descritta, ma va bene così: il livello di dettagli è sufficiente per farci capire dove si svolge l'azione senza appesantire il racconto.

In generale: a mio avviso il racconto trarrebbe giovamento dal venire passato il terza persona e da uno snellimento del finale.


Amore a morsi
di Paolo spoto


Specifiche: Non ci siamo proprio. Ucronia è la rivisitazione di un periodo storico cambiando un evento nel passato. Un esempio tipico è raccontare la fine del ventesimo secolo se la germania nazista avesse vinto la seconda guerra mondiale. Quello che hai fatto tu è una apocalisse zombie ambientata nel 2011, non certo una ucronia.
Un esempio di una ucronia con gli zombie potrebbe essere quella che è diventata l'ambientazione di Sine Requie: invece della famosa peste nera in europa si è scatenata la peste grigia, che trasforma chi ne è affetto in zombie. L'umanità è sopravvissuta alla prima ondata, ma la peste grigia è ancora in giro e le persone possono ancora essere contagiate. Quindi nell'italia medievale con le conoscenze dell'epoca, le superstizioni e i giochi di potere, viene narrato come si fronteggia questo pericolo.
Se avessi dovuto scrivere una ucronia moderna (come ci avevi premesso) avresti dovuto ragionare non tanto sull'apocalisse zombie ma far avvenire l'apocalisse tipo che so... durante la guerra fredda, come mossa di uno dei due alleati, e raccontare di come l'umanità abbia continuato a sopravvivere in città blindate, con la tecnologia moderna volta a sopravvivere agli zombie.

Stile: buono.

Trama: interessante. Si stacca dalla solita apocalisse zombie per l'aggiunta di una trama di gelosia. Quello che non mi convince è la reazione del protagonista: in una situazione del genere lui sta a pensare a una lenta vendetta che alla fine uccide anche lui. Sarebbe più plausibile che desse di matto sul momento.

Personaggi: più o meno ci stanno. Sono tutti poco accennati, ma va bene per la tipoligia di racconto. Quello che non mi convince è il vocabolario del protagonista: troppo forbito. Eppure non mi pare che il suo background fosse di un professore universitario.

Ambientazione: Forse troppo accennata. Qualche dettaglio in più non sarebbe guastato.

In generale: Il racconto è buono. Se non fosse per le specifiche ti saresti sicuramente piazzato meglio.


Un futuro radioso
di Valter Carignano


Specifiche: Rispettate, anche se un po' sui generis

Stile: Il genere richiede qualche descrizione in più. Purtroppo hai scelto uno stile molto concitato. Troppo per questo racconto. Non sono sicuro della scelta di scrivere più scene disconnesse tra loro, interrompendo l'azione e senza spiegare a cosa fanno riferimento.

Trama: A dire il vero non l'ho capita molto. Forse a causa delle continue interruzioni. Forse ti sei tenuto troppo stretto con le informazioni.

Personaggi: c'è veramente troppo poco per definirli e appassionarti a loro. Qualcosa di più poteva aiutare.

Ambientazione: Come sopra: troppo abbozzata, troppo poco mostrata.

In generale: il racconto da la sensazione di qualcosa di fumoso e poco chiaro. Non si capisce cosa stia accadendo né perché.
 
Top
view post Posted on 4/1/2017, 19:07
Avatar

I'm gonna be sincere, so get ready for it.

Group:
Moderatori
Posts:
1,253

Status:


@CMT

CITAZIONE
L'idea generale del narratore, comunque, è che a partire dall'entrata in scena di Seth sia tutto filtrato da lui. Solo la prima parte dovrebbe essere lasciata al narratore onnisciente.

Uhm, secondo me non è una bella idea passare da un n.o. a un narratore focalizzato nello stesso pezzo (men che meno se breve). Se lo scarto non si accompagna a qualche cambio di impaginazione, dal corsivo o da qualche artificio di intreccio, il risultato dà un'impressione di disordine. Aggiungo che, se il tuo intento per gran parte del racconto era di tenere un narratore focalizzato su Seth, allora c'è bisogno di una seconda stesura bella consistente.

CITAZIONE
Basso è un concetto relativo, potrebbe essere anche di 5 piani, ma anche fossero 3 non avrebbe motivo di farseli a piedi :)

Vero, non fosse che Seth pare soggetto ad attacchi claustrofobici, come emerge poco dopo. Che l'edificio sia "basso" non ha alcuna funzione nella storia e non influenza la figurazione mentale del setting, perché al lettore non viene mostrato il palazzo nel suo intero, né ci si affaccia mai a una finestra. Ha invece un impatto negativo sulla consistenza comportamentale del personaggio. Per me è un errore!

CITAZIONE
Tom ansima e fatica a parlare, non avrei saputo in che altro modo rendere le pause e le interruzioni del suo discorso

Sul modo non ho nulla da dire; è il numero di volte a cui vi ricorri che mi pare esagerato. Alla quarta volta nel giro di due righe comincio già a trovarlo pesante.

CITAZIONE
L'intenzione era quella, ho sottolineato due volte il fatto che la moglie fosse morta giovane, non volevo essere troppo esplicito :)

Mi spiego meglio: intendevo indicazioni che dessero una dimensione del tempo intercorso da allora. Va bene dire che lei è morta giovane, ma solo se aggiungi che ciò è accaduto l'anno prima. Sennò il testo non escluderebbe (come è accaduto a me alla prima lettura) l'interpretazione che la moglie fosse morta quand'erano giovani, e che in seguito Tom avesse dedicato il resto della sua vita a trovare un modo per farla tornare indietro. Il lettore si sorprenderà insieme a Seth solo scoprendo che Tom dovrebbe avere 35 anni e ne dimostra più del doppio; indicazioni troppo indirette attutirebbero la forza di questa piccola rivelazione.

CITAZIONE
Ma a Seth sembrano gracili, non è che lo siano :)

E perché? Avendoci lottato solo pochi minuti prima, Seth dovrebbe sapere meglio di chiunque quanto quelle braccia non siano affatto fragili. Al massimo potresti fargli constatare quanto quelle braccia sembrino fragili ora che il vecchio non è più in preda alla furia.
[/QUOTE]

CITAZIONE
Sono un vampirofilo convinto, mi sarei penalizzato prima che arrivassi a farlo tu :D

W i vampiri che non luccicano! :D
 
Web  Top
view post Posted on 6/1/2017, 19:35
Avatar

Custode di Ryelh
Badge Moderatore

Group:
Moderator
Posts:
822
Location:
Sulla rocca dei Montefeltro

Status:


Ciao a tutti, ragazzi.
Perdonate se commento così tardi, ma ho avuto casa occupata per qualche giorno e non ho avuto davvero un attimo libero. Dunque, eccovi subito i miei giudizi:

OMAGGIO A UNA SPOSA DEVOTA
Di Alexandra Fischer

Ciao Shanda. Dunque, mi chiedevo proprio come ti saresti approcciata a un genere così particolare, dove fino ad ora non ti avevo mai vista impegnata. Il risultato mi lascia abbastanza stupito, tanto che mi chiedo se non ci sia stato un fraintendimento sul significato del genere storico. Per quale ragione? Perché tu certamente racconti un avvenimento della Storia, ma lo hai fatto in un modo così lineare e asettico che penso che a malapena questo si possa definire un racconto. Sono una serie di eventi messi uno in fila all'altro, intervallati dalle descrizioni dei lavori del Taji Mahal e dei suoi splendidi elementi architettonici, che ammetto di aver apprezzato. Tolte quelle due o tre linee di dialogo (che comunque aggiungono ben poco alla storia) questo testo potrebbe tranquillamente far pensare alle battute di un documentario di Piero Angela (ho provato a immaginare la frase "Shah Khan aveva voluto proteggere così la sua sposa dai tombaroli" detta con la sua voce ed è stata perfetta :D :D )o a quegli inserti dei libri di Storia che parlano delle vicende secondarie. Non c'è una vera tensione, né una vero e proprio intreccio narrativo e persino la vicenda della profezia è a malapena accennata. E questo porta a quello che, a mio giudizio, è stato il problema di fondo: questo deve essere il tuo primo racconto storico, vero? Mannaggia a te, Shanda: se avevi dei dubbi, dovevi chiedere (come ha fatto qualcun altro che, per questo, si beccherà una tirata d'orecchi anche peggiore di questa) e io e Rey avremmo cercato di indirizzarti nel verso giusto. Un racconto storico si muove in un contesto storico, MA NON è LA PAGINA UN LIBRO DI STORIA. Deve comuque avere protagonisti degni di questo nome, dialoghi e intreccio narrativo. Qui tutto questo manca totalmente ed è un peccato, perché ormai sei diventata bravissima a crearli. Un vero peccato. Sull'originalità mi riesce difficile pronunciarmi perché, come detto, il tuo racconto è abbastanza fuori canone, però non penso vada nella giusta direzione.

Oltre il tempo di CMT

Ciao CMT. In passato ti ho visto affrontare molto generi, ma ammetto che lo splatter mi è sempre mancato, ma vedo che sei in grado di reggere tranquillamente il ritmo. L'inizio è particolarmente incisivo, breve e cruento, al punto che mi hai fatto pensare ad alcune delle migliori storie di Dylan Dog. In seguito, le scene gore sono più centellinate, ma posizionate in modo strategico, in modo da non far calare mai l'interesse del lettore. Questo contribuisce a rafforzare una trama che, di per sé, è abbastanza lineare e povera di veri colpi di scena: prima che il lettore ci si possa seriamente soffermare, però, arriva il delitto successivo e questo cattura la sua attenzione per il tempo necessario. Le scene della decomposizione dei corpi sono fatte in modo eccezionale, laddove forse qualche spiegazione in più avrebbero meritato il "vampiro" e il suo modo di agire, che sono a malapena accennati. L'idea della creatura che viaggia indietro nel tempo verso il presente, influenzando il tempo delle sue vittime mi è piaciuta e penso possa davvero essere considerata originale, anche se, personalmente, mi sembra di sentire qualche eco di Hyperion in questa vicenda... Dialoghi e stile funzionano, quindi anche su questo direi che andiamo bene. Forse l'unica cosa che andrebbe rivista è la parte in cui entra in scena di Seth, con le morti che entrano in campo forse troppo presto, e la scoperta delle responsabilità del vicino di casa, che penso avrebbe potuto essere spiegata meglio e in modo da far sembrare tutto meno "casuale". Per il resto, direi che hai fatto un ottimo lavoro.

Cioccolatini Magici di Rosemery's child
Ciao Rosmery. Penso che questo sia il tuo primo racconto che commento, quindi vedrò di stritolarlo come un ver commentarlo in modo preciso, in modo che possa esseri maggiormente utile. Il tuo stile è ancora acerbo e prolisso, con lunghi periodi pieni di aggettivi e inframmezzati da intere frasi che, spesso, non fanno altro che rallentare la narrazione. è una cosa che capita abbastanza spesso a chi è agli inizi e con un po' di impegno, si sistemerà con l'esercizio. Cerca, per quanto possibile, di creare periodi più brevi e incisivi con un numero di più contenuto, soprattutto per quanto riguarda quelli messi in coppia. Fai anche attenzione a quello che inserisci: ricordati che è sempre meglio mostrare una situazione, un'emozione o uno stato d'animo, piuttosto che descriverlo direttamente. Per dire, piuttosto che dire che una persona è arrabbiata, potresti lasciare che sia il lettore a comprenderlo, dandogli tutti gli elementi necessari per capirlo. La trama della vicenda è essenziale: non sono esperto di maghette, ma penso che la vicenda della scatola di cioccolatini magica possa andare. Il personaggio dell'elefantino mi è piaciuto, mentre penso che avresti potuto approfondire meglio il cambiamento della protagonista, magari rendendolo più graduale e non così improvviso. Sui dialoghi, lo stesso problema stlistico della parte narrata.
Nel complesso, quindi, un racconto discreto, che non brilla certo per originalità, ma che penso possa essre un buon viatico per futuri miglioramenti. Ci conto, eh ;) ;)

Un capodanno fuori dall'ordinario di Laura Palmoni
Lo ammetto Laura: questo era il racconto che più mi preoccupava, perché l'accoppiata vampiri-erotismo è talmente stereotipata che ritenevo difficile riuscire a fare qualcosa di davvero originale. E, invece, sei riuscita a colpirmi profondamente, con una storia splendida e originale. Anche se Federic resta nel solco del vampiro bello, tenebroso e dal carisma magnetico, l'averlo liberato da tutti gli orpelli teatrali tipici del vampiro seduttore in caccia, così come l'abbiamo conosciuto fino ad ora, ha reso comunque la vicenda più semplice e realistica. Anche il fatto che la sua preda sia un uomo e non una donna fa una differenza fondamentale, non solo perché era un aspetto fino ad ora poco cercato, ma perché prende talmente in contropiede il lettore da instillargli sempre il dubbio che quello che stia accadendo non prenderà la piega che ci si aspetta. Insomma, si arriva presto ad intuire il tipo di rapporto che si sta creando tra i due, ma c'è sempre uno spiraglio interiore che ti fa pensare che stai sbagliando a capire e che tra i due non ci sarà niente. In questo caso, non solo hai saputo renderti originale, ma hai deliberatamente approfittato della lettura tradizionale di questo tipo di racconti per spiazzare il lettore e per questo ti faccio i miei complimenti. Luc, dal canto suo, svolge bene la sua parte: è un ragazzo qualunque che si trova invischiato suo malgrado in un vortice di emozioni e passioni che sente non appartenergli, ma che non può contrastare in nessun modo. Hai reso bene il suo conflitto interiore mano a mano che Federic lo seduceva, ma io sarei andato anche oltre: se avessi marcato di più i morsi della passione, nel momento in cui il giovane prende la consapevolezza della morte dei suoi amici e dell'orrore generato, avresti potuto ottenere un finale pressoché perfetto degno di questa tua creazione. Personalmente, penso che questo sia il tuo miglior lavoro degli ultimi tempi e ti faccio i miei più vivi e sinceri complimenti. Ottimo lavoro!!

Il nuovo compagno di banco di Revenche
Revenche, questo è il secondo tuo racconto che leggo e mi sembra di capire che ti stiano a cuore gli argomenti sociali, come l'integrazione e l'immigrazione. Questo si incastra abbastanza bene in un racconto di fantascienza, a patto di saper gestire tutto il contesto. Purtroppo, non è questo il caso, anzi, a volerla dire tutta, temo che si possa salvare ben poco di questo racconto. Partiamo dalla trama: posto un inizio che ha molto di kinghiano (la coppia improbabile perseguitata dai bulli), ad un certo punto la vicenda vira verso un'ambientazione propriamente fantascientifica. Il problema è che nessuna delle due parti funziona davvero. In quella iniziale, il comportamento del protagonista è totalmente contraddittorio, in quanto passa troppo rapidamente dal detestare Eshwar all'essergli vagamente amico, anche se le due cose continuano ad alternarsi senza soluzione di continuità. I bulli che li perseguitano sono poco più che macchiette stereotipate, mentre i genitori del ragazzo vengono più volte presentati come assenti, salvo poi diventare improvvisamente interessatissimi, anche qui con uno stacco che ha ben poca coerenza. La parte degli alieni, poi, è persino peggio: le motivazioni che hanno spinto gli extraterrestri a rapire Luca sono deboli e il loro modo di agire difficilmente comprensibile. Possibile che riescano tranquillamente a rapire un ragazzo e a trasportarlo fuori dal suo pianeta, ma siano costretti a organizzare una simile messinscena per raggiungere i loro scopi? La spiegazione di Eshwar, poi, è qualcosa di terrificante, piena di infodump e di descrizioni tecnologiche che, diluite strategicamente nel testo, avrebbero potuto anche rendere la vicenda più interessante, ma che, messe in questo modo, non fannoa ltro che spazzar via quel poco di tensione narrativa che eri riuscito a creare. Stilisticamente e sintatticamente, sono rimasti gli stessi problemi dell'altra volta, con periodi troppo lunghi e pieni di frase in forma coordinata, che rendolo difficoltosa e poco snella la lettura. La sovrabbondanza di descrizioni e aggettivi appesantisce ancora di più la narrazione, al punto che ho davvero faticato per riuscire ad arrivare fino alla fine. I dialoghi sembrano leggermente migliorati, ma evi ancora sforzarti molto per cercare di trovare il giusto equilibrio tra l'enfasi e la semplice ampollosità. Per quanto riguarda l'originalità, temo che anche quì la bocciatura sia totale: l'unico vero elemento di novità, ossia lo scopo finale del rapimento, è stato sviluppato in modo troppo frettoloso per poter compensare il resto. Devi ancora lavorare sodo.

Amore a morsi, di Incantatore Incompleto
Ne do atto, Incantatore: stilisticamente parlando, questo è un racconto eccellente. DIaloghi e descrizioni sono ben scritte, i periodi sono scorrevoli e l'azione ha un ottimo ritmo incalzante. La trama è banalotta, inutile nasconderlo, ma fa il suo lavoro e riesce comunque a regalare un paio di svolte interessanti e un finale apprezzabile.
Tutto bene, quindi?
NO, ASSOLUTAMENTE NO!
Lo sarebbe stato se il tuo genere fosse stato "avventura" o"azione", ma quello che ti avevamo chiesto era una Ucronia e questo è la cosa più lontana da un racconto Ucronistico ci possa essere. Tutto quello che hai concesso al genere di cui doveva far parte questa storia è un accenno vago al fatto che nel 2011 la Storia sia cambiata, ma questo non ha il benché minimo peso nella vicenda.
Dannazione, "Orgoglio, Pregiudizio e Zombie" è più ucronistico di questa vicenda!!!
Dove sono i cambiamenti nel mondo? Dici che nel 2011 la Storia è cambiata? Allora FAMMELO VEDERE! Non bastano due disperati che si nascondono in una scuola, devi presentare l'effetto sulla Storia dell'invasione: mostrami un governo italiano in esilio in Sardegna, mostrami una Milano dove gli ultimi superstiti sopravvivono asserragliati nell'area dell'EXPO, fammi vedere le guardie svizzere che difendono il Vaticano dall'attacco dei morti!
è come se ti avessimo chiesto un racconto di fantascienza e tu ti fossi limitato a proporci un racconto umoristico, salvo accennare in due righe che una volta il protagonista ha visto un disco volante.
Mi spiace, Incantatore, ma da questo punto dista hai totalmente toppato e la cosa che mi fa più incazzare è che ti avevamo anche spiegato accuratamente cosa dovevi e non dovevi fare, ma sembra che tu abbia deciso volutamente di ignorarci. Quanto all'originalità, direi che non sia il caso di spendere più di due parole: Walking Dead. FINE.

Un futuro radioso di Valter Carignano

Ciao Valter. Il tuo era un ra cconto impegnativo, in cui incrociare un tema abbastanza abusato con un genere comunque no semplice da maneggiare. Il risultato, a mio giudizio, è più che soddisfacente. L'ambientazione steampunk è ben delineata, con tutti quegli elementi che la caratterizzano, ma senza certi eccessi che rischiano di farla scadere nel banale o nel grottesco. La trama, pur con qualche buco, regge bene e ha il grosso pregio di presentare una situazione tutto sommato abbastanza realistica ed attuale. I protagonisti non combattono contro un oscuro impero malvagio o contro una dittatura, ma contro un sistema economico-sociale che, mentre aumenta la produttività, getta in miseria le classi sociali più povere. Nel massaggio destinato al prefetto non ci sono slogan sulla libertà e sull'unità amorevole fraterna, ma un appello a migliorare le condizioni di lavoro dei salariati e ad aumentare i salari minimi, tutti argomenti che ben di rado entrano in questo genere di ambientazioni. In qualche modo, mi hai fatto pensare ai rivoltosi luddisti o agli scioperanti mazziniani e proto-socialisti che si battevano per i diritti dei lavoratori di metà ottocento. I personaggi, poi, rispecchiano questa visione calata nella storia: i protagonisti non sono eroi senza macchia e senza paura, ma idealisti immaturi, che oscillano tra la ricerca di una soluzione pacifica e le intemperanze tipiche della mancanza di addestramento, che gli fanno compiere i tipici crimini da "feccia". Per contro, i loro avversari non sono gelidi esecutori di ordini calati dall'alto, ma sono persone che fanno il loro lavoro e che credono in ciò che fanno, pur mostrando comprensione per le rimostranze portate avanti dai ribelli (tranne per l'infiltrata, ma lei è un caso a parte). Da questo punto di vista, direi che il tuo racconto è una vera sorpresa positiva per me e supera in pieno anche la valutazione sull'originalità. Per quanto riguarda lo stile, invece, c'è ancora da lavorare: in alcuni punti, la ricerca di un pathos ha portato a conseguenze opposte. La scena iniziale dell'incendio e quella dell... esocrismo (?) sono state poco sviluppate e, più che aggiungere qualcosa alla storia, finiscono per essere quasi delle parti spurie. Un complessivo lavoro di approfondimento dovrebbe aiutare a risolvere questo problema. Davvero un ottimo lavoro, Valter.

W di David Calligani

Un altro librogame, David, dopo quello che avevi preparato per il concorso di MacHeaven di Master di un paio di anni fa (dove, che io ricordi, tu hai anche perso una sfidanellasfida contro di me... e non ho mai reclamato il mio premio, mi sembra). In questo caso, il tuo maggior punto di forza è sicuramente lo stile, adrenalinico e potente, l'ideale per questo tipo di storia. Anche l'ambientazione che hai creato, benché a malapena accennata, è riuscita a solleticare la mia curiosità, grazie al modo sapiente in cui hai saputo disseminare segni importanti della sua complessa società e tecnologia. I dialoghi sono pochi e reggono bene, mentre lo spazio lasciato ai protagonisti e ai personaggi in genere è tropo risicato per potergli permettere davvero di risaltare. La trama, purtroppo, risente dell'eccessiva brevità del racconto e tutto si interrompe proprio quando le cose sembravano farsi più interessanti. Allungare il tutto con nuove scene potrebbe rendere la storia più entusiasmante. Per quanto riguarda il librogame in sé devo confermare quanto detto da chi ha già confermato, ovverosia che hai lasciato davvero poca libertà di scelta al lettore, dato che le sue decisioni hanno davvero poca influenza sul prosieguo della storia. Questo, poi, va ad unirsi ai difetti che avevo già constatato nel lavoro che avevi fatto a suo tempo, ossia l'eccessiva brevità del tutto e la scelta di tagliare la vicenda proprio quando poteva dare di più. Da questo punto di vista, direi che ci sia stato un paradossale peggioramento. Come originalità, direi che ci siamo. Non ci sono faville, però hai saputo tirar fuori una buona dose di inventiva. E poi, si vede che ti sei divertito.

L'intruso di Gargaros

Ciao Gargaros. Allora, devo dire che il tuo racconto ha delle ottime basi. Parlando di alieni e di horror, era facile buttarsi su città distrutte o mostri sanguinari, ma tu hai deciso di giocare più sullo psicologico, mostrandoci la lenta discena nella follia di un gruppo di sopravvissuti. L'atmosfera che hai creato è cupa e opprimente e contribuisce a mantenere perennemente alta la tensione. I personaggi e i loro dialoghi, poi, sono stati costruiti in modo ideale, in modo da mantenere sempre il dubbio su chi di loro sia il vero "intruso", dubbio che scade solo con il colpo di scena finale, che stravolge ogni attesa. Certo, su molti punti c'è ancora da lavorare: il cambio di prospettiva in così poco tempo può andar bene fintantoché è motivato dalla morte di un personaggio, altrimenti rende solo più confusa la narrazione. Allo stesso tempo, ho trovato alcuni passaggi troppo lunghi e pieni di aggettivi, cosa che li rendeva troppo pesanti e che ha rischiato di spezzare totalmente l'atmosfera che stavi creando. Anche il finale andrebbe rivisto: lo spiegone dei naneti ha smorzato parechio la forza d'impatto dell'idea in sé, soprattutto considerando che fino a quel momento era il punto di vista di uno dei personaggi. A questo punto, meglio sarebbe stato mettere il punto di vista di un alieno in osservazione, piuttosto che tornare improvvisamente a quello onnisciente. Tolto questo, è davvero un ottimo lavoro, anche dal punto di vista dell'originalità.

Classifica comune Rey - Pretorian:

1)Un capodanno fuori dall'ordinario di Laura Palmon
2)Oltre il tempo di CMT
3)Un futuro radioso di Valter Carignano
4)W di David Calligani
5)L'intruso di Gargaros
6)Amore a morsi, di Incantatore Incompleto
7)Cioccolatini Magici di Rosemery's child
8)OMAGGIO A UNA SPOSA DEVOTA
Di Alexandra Fischer
9)Il nuovo compagno di banco di Revenche

Per quanto riguarda il giudizio sull'originalità, ho valutato come originali i racconti di:

- Bloody
- Valter
-CMT
- Gargaros

Ecco fatto: per qualunque richiesta o rimostranza, postate qui sotto.

Statemi bene, gentaglia!
 
Top
207 replies since 24/9/2016, 13:17   3168 views
  Share