Per rendere ulteriormente l'atmosfera dell'epoca, ho usato per un personaggio il riferimento a Tin-Tin il diciottenne giornalista saccente ma simpatico nonché padrone del cane Milou dei fumetti di Hergé.
Di Alexandra Fischer
La notizia del ripristino della linea turistica della compagnia marittima See Engel sul mare di Silbermöve aveva fatto il giro del porto di Merkel III.
Il capitano Schirm si era infuriato.
- Cosa? Quegli idioti hanno deciso di rimettere in mare la
Morgen Traum? E lo dicono in giro così? Ma si rendono conto da quanto è ferma?
Aveva messo da parte la birra da poco prezzo che stava bevendo malgrado fosse poco dopo l’alba.
- Sì – lo aveva informato il suo secondo ufficiale – e la destinazione è il Quartiere Ologramma.
- E perché mai?
- Le autorità del nostro pianeta vogliono togliere dall’immaginario collettivo l’idea che il nostro sia un pianeta coloniale di burocrati tedeschi.
- Ma noi lo
siamo – gli disse il capitano.
- Intendete rinunciare all’incarico? – lo sfidò il secondo ufficiale.
- No, lo espleterò secondo le norme del caso e voi mi affiancherete.
Un’ora dopo, Schirm controllò insieme al suo sottoposto le operazioni di imbarco, storcendo il naso davanti alla serie di casse che vide caricare nel deposito bagagli.
- Che cosa sono? Questa è una nave turistica, non un cargo – domandò al secondo ufficiale con tono freddo.
- Appartengono a clienti di riguardo – gli rispose il sottoposto.
- Il direttore stavolta sta esagerando.
- Credo sia per il rilancio della compagnia. La
See Engel ha parecchia concorrenza qui a Merkel III.
Il capitano sbuffò.
- Si può sapere chi sono?
Il secondo ufficiale gli indicò un uomo corpulento e baffuto con accanto una donna dal soprabito kimono.
Schirm osservò: - Lui lo conosco. Non è quello chef francese specializzato in sorprese gastronomiche virtuali?
- Proprio lui.
- E la donna?
- Non lo so, credo una turista come le altre.
Guardandola, il capitano si grattò pensoso il mento accuratamente sbarbato.
Più tardi, Schirm e il secondo ufficiale fecero il loro ingresso nella sala da pranzo nelle loro uniformi da gala blu a bottoni dorati ispirate alle divise dei controllori del famoso treno.
- Spero che non tutta la cena sia come il dessert – sussurrò il capitano al secondo ufficiale – mi seccherebbe passare la serata a cercare di infilzare l’aria con le posate.
- Ma no, ma no – gli rispose questi – seguitemi, capitano.
La sala da pranzo della nave era arredata con sedie rivestite di velluto verde e i muri erano rivestiti con pannelli di legno di rosa.
I tavoli erano disposti ai lati della sala, per ricreare l’illusione di un vagone ferroviario.
Le luci soffuse provenivano da lampade di vetro di Boemia smerigliato appese al soffitto a lampadari d’ottone.
C’erano anche delle applique appese poco al di sopra dei tavoli.
Le finestre erano quadrate e munite di tende a pannello.
L’insieme voleva ricreare l’atmosfera dell’Orient Express.
Anche la cena preparata dallo chef omaggiava la linea del treno, con piatti ispirati alla cucina francese, russa e asiatica.
Schirm non trovò niente da ridire riguardo al cibo.
Il secondo ufficiale gli sorrise compiaciuto: - Finora non abbiamo usato le posate a vuoto.
- Già. Ora manca solo più il dolce – gli rispose Schirm.
Dopo qualche minuto, lo chef fece il suo ingresso spingendo un carrello sul quale troneggiava una piramide di profiteroles, anche questo un omaggio alla lista delle vivande del “treno delle spie”, com’era anche conosciuto l’Orient Express.
Poco distante dal trionfo di bignè, c’era una pila di piatti che si stava abbassando a grande velocità.
Lo chef scherzò: -
Mesdames et Messieurs, ecco a voi il Fuoco d’Artificio di Cioccolato e Panna. Assaggiate e farete scintille.
Poco distante da lui, la donna che aveva suscitato tanta perplessità nel capitano, si mise ad applaudire.
Per l’occasione, aveva scelto un abito da sera ispirato agli Anni Dieci del Ventesimo Secolo, proprio come il resto degli ospiti.
Da lontano, la veste di charmeuse rosa pallido ricamata di tulipani dorati, sembrava evanescente.
Schirm osservò gli ospiti più vicini servirsi di profiteroles e diventare privi di contorni come la donna in rosa pallido.
Prima che il secondo ufficiale potesse fermarlo, il capitano si slanciò verso l’ospite più vicino a lui.
- Butti via quel piatto – gli gridò, ma si era mosso troppo tardi.
L’uomo aveva già deglutito.
- Ottimi. Ne prenda anche lei.
Colto da una rabbia folle, Schirm gli diede un pugno, ma le sue mani attraversarono l’aria.
Allora, pur ricordando cos’era successo mezz’ora prima, il capitano si slanciò verso il vassoio di portata del dolce con la ferma intenzione di rovesciarlo, ma le sue mani incontrarono l’aria e lui cadde attraverso tavolo, bigné e pila di piatti.
Quando si rialzò, li vide ancora al posto.
Gli ospiti in carne e ossa si accorsero che la nave si stava muovendo.
- Capitano – gli domandò un’anziana donna in abito di velluto color foresta – ha dato lei l’ordine di partire? In questo caso, avrei dei reclami riguardo alla mia cabina. I dispositivi antifurto sono una beffa.
Schirm l’ascoltò con una punta di irritazione per essere stato surclassato nelle sue funzioni.
La nave non sarebbe mai dovuta salpare, serviva solamente da albergo sul porto.
Qualcuno avrebbe dovuto risponderne.
Con una mezza idea di andare nella sala macchine, Schirm l’ascoltò distrattamente.
- Un furto? Gioielli?
- No, capitano. La spilla per partecipare ai divertimenti del Quartiere Ologramma.
La donna picchiettò il davanti dell’abito.
- E non sono l’unica, sa?
Altre signore si fecero avanti lamentando lo stesso fatto.
Al loro coro, si unì quello degli uomini.
Tutti avevano cercato inutilmente il ferma cravatta con il quale avrebbero potuto attivare la funzione ologramma per partecipare ai divertimenti del quartiere.
Lo slogan di quella città del divertimento racchiusa in una semi cupola era: Se non hai con te la pallina che ti trasforma in ologramma per una sera, qui a Olo Sfera sei solo carne di troppo.
Un giovane ospite dal ciuffo degno di Tin-Tin e con la mano fasciata, poi, si lamentò in tono altrettanto saccente dell’odore di uova marce che veniva dal corridoio.
- Forse dovrebbe far controllare la cambusa. E non solo. Mi pare di averlo sentito anche in infermeria.
Esasperato da tutti quei reclami, il capitano si voltò verso gli ospiti evanescenti.
Sul davanti degli abiti delle signore e sulle cravatte dei loro accompagnatori, minuscole sfere brillavano.
A uno a uno, poi, gli ospiti divennero scintille luminose che si trasferirono nella piramide di bigné sotto lo sguardo compiaciuto del cuoco.
Nella mente di Schirm passarono parole come: dirottamento, assassinio di gente vicina al governo interplanetario di Merkel III.
Ignorando le proteste dei clienti scontenti, Schirm estrasse il taser e proiettò il raggio sui profiteroles.
La donna in rosa pallido fece da scudo con il proprio corpo ai dolci e il raggio le fece saltare via la pallina.
Il suo abito da sera si trasformò nella tenuta argentea dei medici.
Il capitano abbassò l’arma.
- Cosa ci fa qui? Abbiamo già un medico a bordo.
- Per questo viaggio lo affianco io.
Schirm guardò dietro di lei, troppo inorridito per risponderle.
Il vassoio di profiteroles era scomparso, rivelando una gigantesca urna dalla quale colavano un liquido nero dal lezzo di uova marce e frammenti di squame multicolori.
- Lei ha interrotto un’operazione di soccorso.
- Ma questa nave è diretta a un’isola del divertimento.
- Dove c’è anche un ospedale di Epidemiologia Aliena. Dovevamo curare dei malati di intossicazione da sabbie. Parte dei sintomi li sta vedendo lei stesso. Corruzione del sangue e della pelle. Non si spaventi troppo. I pazienti che lei ha ucciso erano nativi di Merkel III.
Gli ospiti cominciarono ad agitarsi.
Non bastava l’aver condiviso la nave con dei clandestini dall’aspetto di batrace gigante.
Erano anche malati.
Schirm osservò: - Immagino sia un morbo contagioso.
L’epidemiologa gli rivolse un’occhiata di disprezzo.
- Per sua fortuna no, capitano. Resta il fatto che dovrà rispondere al Consiglio Planetario di intromissione in esperimenti della massima segretezza.
Il capitano sostenne lo sguardo di lei.
- Avreste dovuto organizzarvi meglio, procurandovi altre palline ologramma e magari informandomi prima della vostra intenzione.
L’epidemiologa gli rispose: - Il fatto è, capitano, che voi e i vostri ospiti ne siete stati contagiati per via della vostra esposizione troppo lunga alle acque del porto. Se lei non avesse distrutto il contenitore, avrei proceduto sui pazienti deceduti. Ora toccherà a voi fare da cavie. E non mi guardi così. Posso riparare il contenitore e addolcirvi la partenza.
Prima che il capitano e gli ospiti protestassero, l’epidemiologa rimise in funzione l’impianto danneggiato, dopodiché si rivolse al capocuoco: - Louis.
La piramide di profiteroles tornò sul vassoio di portata, più invitante che mai.
-
Mesdames et Messieurs, ecco a voi il Fuoco d’Artificio di Cioccolato e Panna. Assaggiate e farete scintille.
Al capitano e agli ospiti non restò che lasciarsi tentare dal dessert.
