| L’ANTICAMERA DEL VORTICE Di Alexandra Fischer Il demone femmina Vergogna aveva visto allontanarsi Ky-reu insieme a Faris e li aveva seguiti nascondendosi negli anfratti e lungo le pareti di roccia. La sua non era vigliaccheria, ma appetito: per riprendere vigore si nutriva di grumi di peccato nascosti nelle ombre proiettare dai nascondigli: a suo tempo avevano ospitato dannati fuggiti dal Girone Infernale assegnatole dal Magister. Vergogna aveva dato ragione alla Megera dei Rimorsi dopo aver gustato alcune ombre di Adulteri. Ci voleva proprio un po’ di nutrimento, soprattutto se la prospettiva era di raccogliere gli avanzi della guerra che si stava per scatenare. I suoi occhi dalle pupille infuocate avevano ancora impressa l’immagine del drappello di Legionari Hellshmallim e dove c’erano loro, c’era anche grumi di peccato come Omicidio e Doppio Gioco. Vergogna si sentiva a casa quando c’era di che sferzare dannati appartenenti alla schiatta degli Adulteri, delle Spie e dei Colpevoli di Alto Tradimento Il loro sangue era dello stesso porpora torbido, perché anche i loro peccati si somigliavano molto e spesso il primo peccato conduceva agli altri. Vergogna lo sapeva bene, perché prima di arrivare a ottenere la sferza e il suo aspetto demoniaco dalle lunghe zanne aveva conservato a lungo un aspetto luciferino e questo le aveva dato parecchie seccature a inizio carriera nel girone: i dannati macchiatisi di adulterio le domandavano spesso comprensione quando arrivava l’ora di affrontare la sferza che avrebbe esposto la loro schiena fino all’osso. Aveva perso il suo aspetto da angelo caduto dopo essere stata trasferita nel Girone delle Spie dalla Megera dei Rimorsi. Il suo primo staffile era diventato una frusta più lunga e spessa per raddoppiare la pena dei dannati, condannati a vagare avvolti in cerate da marinaio che i suoi colpi laceravano a ogni loro uscita dal cono d’ombra del girone nel quale tornavano laceri e ne uscivano di nuovo risanati e con il corpo coperto dalla cerata pronti per affrontare di nuovo la loro pena. Era stato lì che aveva conosciuto Ky-reu, il quale si era avvalso del suo aiuto per ridurre all’obbedienza i nuovi dannati del girone dei Colpevoli di Alto Tradimento, le cui anime chiuse in botti stillavano vino chiamato Strazio di Anna Bolena. In altri tempi, Ky-reu se la sarebbe cavata benissimo da solo, ma i nuovi dannati erano più riottosi. Sentivano che qualcosa stava cambiando nelle gerarchie infernali: il Magister Tenebrarum aveva perso il controllo sul Vortice e quell’immenso potere aveva mostrato vie d’uscita ai dannati, per quanto intermittenti. Erano raggi di luce azzurra nelle quali i dannati tanto fortunati a trovarvisi accanto saltavano, venendone ricacciati quando si trovavano sulle teste dei demoni. La caduta li faceva pentire del loro gesto, perché alle sferze di di Ky-reu e Vergogna si aggiungevano i tormenti della Megera dei Rimorsi, la quale si divertiva a usare i corpi dei ribelli come monito agli altri: teste collocate sui dorsi o all’altezza dell’ombelico e appese alle rocce, da dove potevano vedere braccia e gambe innestate ai tronchi degli alberi morti che delimitavano i tre gironi. Le grida dei mutilati e i movimenti delle braccia e delle gambe che cercavano di staccarsi dagli alberi e recuperare il resto del corpo appeso alle rocce assordavano gli altri dannati, facendo loro provare il rimorso per l’esile speranza che avevano nutrito all’apparire degli squarci di luce azzurra. Vergogna aveva inferto ulteriori colpi di frusta ai dannati sorpresi ad alzare lo sguardo verso la pena di quegli sventurati, affinché il monito fosse più efficace. La sua sorpresa era stata enorme quando la Megera dei Rimorsi l’aveva convocata insieme a Ky- reu per mandarli in avanscoperta all’entrata dell’Inferno. La comparsa di quell’umano dalle doti di Negromante delle Ossa l’aveva sbalordita, ma non così Ky-reu. La sua qualifica di Incatenatore del Rimorso lo aveva portato ad aiutare il Magister Tenebrarum a sciogliere un po’ di lingue di prigionieri della battaglia di Irminsul. Ky-reu aveva appreso del malcontento dei demoni, i quali avrebbero voluto una parte del potere del Vortice per loro stessi. La comparsa dell’intruso non era stata casuale, alcuni di loro avevano prestato orecchio alle sue invocazioni. Vergogna, ricordando la luce azzurra che veniva dalla parte superiore dell’abisso, aveva pensato che lassù si trovasse l’Anticamera del Vortice. Il bruciore sulla sua pelle aveva rinforzato in lei quell’impressione, rendendola determinata a scoprire di più sull’intruso per conto della Megera dei Rimorsi. Ky-reu l’aveva tradita? Oppure si era unito all’umano per svolgerla al meglio? Dubbiosa, Vergogna proseguì seguendo la luce bianca di una torre che non aveva mai visto fino ad allora, ma che le instillò il desiderio di ottenere dall’umano poteri simili a quelli di Ky-reu. La Megera dei Rimorsi ne sarebbe stata contenta. I traditori del Magister Tenebrarum avrebbero sperimentato i nuovi tormenti escogitati da lei per merito della piccola porzione di Vortice arrivata nei loro gironi. Vergogna intendeva obbedirle per subentrare a Ky-reu nelle sue preferenze e farglielo dimenticare, così sarebbero scomparsi anche i sospetti della Megera dei Rimorsi nei suoi riguardi. La Sferza dei Dannati non poteva oscillare fra attrazione e repulsione nei riguardi dell’Incantenatore dei Rimorsi. Secondo la Megera dei Rimorsi, fra i demoni potevano esistere alleanze di breve durata e tutte con un solo scopo: stroncare il dannato di turno con il senso di colpa per il male compiuto e con il rimpianto di quel che sarebbe potuto essere. E le piaceva infliggere quei tormenti trasformando il suo volto da Arpia affamata in quello della persona che il dannato o la dannata si era pentito di aver maltrattato. Il vino Strazio di Anna Bolena, poi, fatto con le anime suppuranti la presa di coscienza del proprio egoismo, era quello che le ci voleva per mantenere i rapporti diplomatici con Màlia La Lussuriosa Baronessa Seduttrice Diabolica, donna nuda, seguita da Incubi e Succubi. Alle passioni illecite seguiva sempre una dose di rimorsi e se Tormento di Messalina poteva dare l’ebbrezza delle lacrime di dannati sofferenti per la passione in se stessa, lo Strazio di Anna Bolena le stemperava nella fredda lucidità dell’avversione per se stessi, ultima tappa del rimpianto. Vergogna aveva seguito quei traffici di botti di porcellana bianca come ossa millenarie attraverso le quali si potevano scorgere le anime dei dannati fluttuarvi all’interno grigie e sfatte, venendo ripresa da Ky-reu per quella sua distrazione.
Avvicinandosi alla torre bianca sfavillante, Vergogna provò gioia maligna all’idea di avergli disobbedito. Non tutte le botti erano finite nel girone di Màlia, alcune avevano preso la strada che stava seguendo. Un vino di quel pregio doveva servire di certo a chiudere qualche banchetto importante. Vergogna, pur disorientata dalla torre, mai vista prima, vi si avvicinò. Timidamente, alcuni scorpioni alati ne uscirono, ed erano i più coraggiosi del gruppo dei demoni minori. Vergogna sorrise loro, agitando la sferza per gioco. Il suo sguardo, prima ancora che i colpi di frusta, era l’arma più subdola della quale disponeva, come provava la sua sopravvivenza alle sfuriate di Ky-reu. Lo scorpione alato più robusto alzò la cuspide per pungerla e Vergogna lo fece a pezzi a frustate. Infine, si chinò sui resti dell’aracnide tenendo d’occhio la torre, dalla quale ogni tanto si intravedeva l’ombra di qualche scorpione alato. - Qualcun altro? QUALCUN ALTRO? SONO PRONTA QUANDO VOLETE!- li sfidò Vergogna, mentre la sua voce echeggiava lungo le immense gole di roccia che delimitavano i gironi infernali.
Nell’anticamera della sala del banchetto, Ky-reu si riscosse, riconoscendo subito la voce del demone femmina che la Megera dei Rimorsi gli aveva appioppato. Uno dei Legionari Hellshmallim gli domandò:- Cosa c’è? Gli scorpioni alati hanno catturato qualcuno che conoscevi? Ky-reu gli rivolse uno sguardo da costringerlo a vergognarsi della propria impudenza e uscì, sospirando dal rimorso di aver spaccato la gabbia d’ossa nella quale Vergogna era imprigionata.
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