| LA CUCITURA DEGLI STRAPPI NEL TEMPO DI NIVEO di Alexandra Fischer
Heldar si rialzò dal giaciglio offertogli da Lyvem ritrovandosi solo nella stanza: grande poco più di un cubicolo, era munita di una finestra traforata che consentiva di guardare fuori senza essere scorti e lui decise di approfittarne per via dell’improvviso rumore di traffico proveniente dalla strada. La folla in abiti multicolori lo sorprese, ma non tanto quanto la fitta pioggia bianca sotto la quale salmodiava: «Guardate la pioggia di palline bianche: ecco cosa ne è del grande ordito del Mondo di Niveo filato da Bayrmo. I demoni hanno strappato i fili, i demoni li hanno appallottolati per creare un maleficio peggiore della Croce Luminosa» Il suo primo impulso fu di cercarvi Lyvem: l’uomo dei libri doveva saperne di cerimonie simili, ma non riuscì a scorgerlo. Per quel che lo riguardava, era impaurito da tutta quella gente uscita dalle case in maniera così improvvisa, così prese lo zaino rimasto fra le coperte e controllò che ci fossero le armi a falce. Soddisfatto, aprì la porta della stanza di Lyvem vedendo il capo bibliotecario chino su una ciotola di metallo color rosso polvere.
Lyvem aveva visto la folla prima ancora che comparisse per la strada udendone anche la salmodia che preannunciava l’arrivo delle palline bianche. La sua mente era andata anche più in là, malgrado lui avesse fatto di tutto per allontanarsi da quella strada: niente da fare, la meditazione lo trascinava lì, inerme di fronte alla volontà di Bayrmo, determinata a riparare la falla aperta dai demoni a Niveo. Heldar gli comparve di fronte con lo zaino in spalla: sul suo volto c’era l’espressione incredula di chi stava assistendo a qualcosa di completamente sbagliato. «Tutta quella gente non dovrebbe essere lì a gridare la sconfitta di Bayrmo. Sbaglio, forse?» «No, hai ragione.» «Ho ucciso parecchi demoni, ma non tutti. Devo uscire per finirli.» Il capo bibliotecario annuì gravemente: «Prima devo prepararti per il confronto con loro. Fai bene essere inquieto». Entrambi pensarono a Skondall e al Cuore di Niveo e tornarono alla torre, ma passando dalla via laterale, dove i portici li avrebbero riparati dalle palline bianche, che cadevano a profusione sulla gente.
Non appena Heldar e Lyvem giunsero da Skondall, lo trovarono nella torre sospeso a mezz’aria, con i pallini bianchi che gli vorticavano ai lati senza toccarlo. Il Cuore di Niveo era accovacciato sul suo petto. Uomo e uccello avevano gli occhi chiusi. Heldar si avvicinò loro scrutandoli perplesso e la sua mano corse alla spalla di Skondall prima ancora che Lyvem potesse impedirglielo. L’uomo dallo zaino si ritrasse terrorizzato: «Sotto quella tunica ci sono soltanto ossa. Quell’uomo è uno scheletro ambulante da chissà quanto tempo.» I suoi occhi terrificati corsero al volto del capo bibliotecario, ostinatamente nascosto dal cappuccio. Lyvem tirò fuori di tasca il coperchio del rotolo e lo mise nella mano destra di Skondall. Le dita scarnificate del maestro si chiusero sull’oggetto, facendo arretrare Heldar. Il capo bibliotecario gli si parò davanti esortandolo: «Seguimi. Il maestro intende aiutarci.» Heldar indietreggiò di un altro passo: «Tu sei come lui.» Il capo bibliotecario gli disse pacato: «Sali in cima alla torre e guarda cosa ne è di Niveo.» L’uomo con lo zaino lo fece e vide la gente schiacciata dalle palline bianche, le quali venivano giù a pioggia, deviando tuttavia il percorso dalla torre. Allora comprese di doversi fidare dei bibliotecari e credere nel loro potere con tutte le sue forze, lasciando da parte la sua natura di montanaro. Raccogliendo tutte le forze, scese le scale vedendo il capo bibliotecario rimasto ad attenderlo in fondo ai gradini. Lyvem gli disse: «Quest’aiuto gli sta costando parecchia forza.» Heldar replicò: «Portami dai demoni e io ti prometto che li sterminerò tutti». Il capo bibliotecario si immerse nella meditazione e Heldar lo seguì com’era già avvenuto in biblioteca, ritrovandosi nell’antica Niveo, non più ridotta in macerie, ma di nuovo svettante di torri anche più belle della versione che il montanaro aveva ammirato con Lyvem. L’unico dettaglio che lo disturbò era la moltitudine di pallini bianchi sui tetti. La strada che gli si snodò davanti era fatta di tessuto bianco spesso, squarciato in più punti. Alla cima, Bayrmo ne stava riparando i danni sfiorandoli con le mani scheletriche, ma Heldar non la temette più. Estrasse le armi a falce dallo zaino senza preoccuparsi di Lyvem. Dagli squarci emersero armi sottili, a forma di zampe di ragno seguite dai demoni che le portavano fra le mani a forma di ramo. Dietro di loro ne comparvero altri, coperti di pallini bianchi. Il demone più alto gli si avvicinò con le lame sguainate: «Arrenditi. Per te è troppo tardi» Heldar mulinò le lame a forma di falce tranciandolo in due. Il sangue grigiastro gli sprizzò addosso e subito dopo la voce disincarnata del demone appena ucciso gli arrivò nella mente: «Male, guarda cosa ha fatto Bayrmo al tuo villaggio.» Lo spirito del demone gli mostrò il villaggio pendente su un abisso. «Ecco cos’ha fatto Bayrmo per resuscitare l’antica Niveo e i suoi abitanti. Si toglieranno di dosso le palline bianche, rivivranno, ma il tuo villaggio morirà. Se ti unirai a noi, non accadrà e ti faremo gioie come queste.» La visione cambiò. Heldar si trovò seduto al tavolo di casa sua: di fronte a lui c’era la fanciulla alla quale non aveva dichiarato il proprio amore intenta a filare. Le sue dita agili prendevano il tessuto da una ciotola colma di palline bianche. «Per completare i nostri abiti, marito mio.» gli disse lei, sorridendogli, ma Heldar vide nei suoi movimenti un’agilità troppo simile a quella delle armi a zampa di ragno. Le sue mani tremarono davanti alla prospettiva di usare le lame a falce su di lei, ma nei lineamenti della ragazza c’era un che di velenoso. Capiva di non poter restare con lei, ma neppure si sentiva pronto a colpirla, allora si alzò dalla sedia, credendo con tutte le sue forze negli insegnamenti di Lyvem sulla meditazione e si trovò davanti a Bayrmo, la quale stava prendendo palline bianche dalle mani degli abitanti dell’antica Niveo arrivati al seguito dei demoni. Davanti ai gesti misurati di lei si sentì inadeguati i propri attacchi mortali contro di essi e l’odore di terra decomposta tornatogli nelle narici gli sembrò una gigantesca beffa. Bayrmo gli lesse nel pensiero e lo confortò con voce suadente: «Lyvem non è qui, ma mi ha parlato bene di te. Continua a combattere. Guarda.» L’ex-capo bibliotecaria gli mostrò la parte del tessuto risanata: «Ora ho riparato le macerie nelle quali i miei maestri e la loro gente sono rimasti rinchiusi.» Heldar pensò alla Niveo visitata con Lyvem e a Skondall, rimasto laggiù insieme al Cuore di Niveo. L’angoscia lo colpì anche più dei rami dei demoni dagli arti a ramo d’albero e l’uomo con lo zaino disse a Bayrmo: «Credo tu stia perdendo di vista la nuova città e i suoi abitanti. Ho visto cosa ne è stato di loro. Moriranno sotto le palline bianche e il mio villaggio sprofonderà nell’abisso.» L’ex-capo bibliotecaria gli rispose: «Il demone che hai ucciso ti ha riempito la mente di illusioni pericolose con il suo sangue sacrilego. Ti sei comportato bene. Ora prosegui lungo la tua strada.» Heldar le domandò: «Quale?» L’uomo con lo zaino temeva di dover restare nell’antica Niveo e vedere distrutto il proprio villaggio perdendo definitivamente la fanciulla. La prospettiva gli stringeva lo stomaco, perché ricordava di essersi incamminato per la biblioteca oltre il ponte di vetro pensando a una breve visita, sicuro com’era di aver già sconfitto i demoni. Bayrmo gli mostrò una visione di Skondall ringiovanito in tutt’altra biblioteca: quella appena risorta dalle macerie. Quando Heldar entrò nella stanza, notò un’unica nicchia, occupata dal Cuore di Niveo, intento a osservare Skondall trionfante con in mano un rotolo. Il maestro di Bayrmo e Lyvem gli disse: «Ho trovato il testo che cercavo. Parte del maleficio dei demoni ora è annullato. Non dovrai più temerci per via del nostro aspetto di scheletri, perché ci sarà un nuovo equilibrio per la Niveo che conoscevi. Ho percepito la tua paura nella torre e mi compiaccio per come sei riuscito a dominarla. Ecco il mio premio per te.» Prima che Heldar potesse impedirglielo, le dita di Skondall gli sfiorarono la fronte. «Questa è una parte del potere del rotolo. Puoi uscire senza timore.»
L’uomo con lo zaino si era lasciato alle spalle la biblioteca e aveva attraversato l’antica Niveo, ammirandone gli edifici turriti ornati di mosaici raffiguranti il Cuore di Niveo dapprima appena fuori dall’uovo e poi nelle fasi successive della sua crescita. Aveva visto anche parecchia gente libera dai pallini bianchi muoversi per le strade intenta ai commerci e la sua impressione era di stare assistendo a un’età molto prospera. Dubitava che Skondall avrebbe riportato la città alle macerie e temeva per il suo villaggio, ma lui glielo mostrò. Heldar lo vide come lo rammentava, nella valle fra le montagne grigie e vide anche la fanciulla che amava recarsi a prendere acqua dalla grande fonte. Parte della sua fiducia gli tornò e Skondall ne approfittò per sfiorargli la fronte. L’uomo con lo zaino riaprì gli occhi nella torre e Lyvem gli mostrò alcuni pallini ingrigiti dalla pioggia. Di Skondall e del Cuore di Niveo non c’era traccia, ma il capo bibliotecario stringeva a sé il rotolo venuto dall’antica Niveo. Vedendo che Heldar si era risvegliato, gli annunciò: «Non ci sono più macerie, laggiù. Bayrmo e Skondall stanno tenendo a bada le ultime armate dei demoni insieme al Cuore di Niveo.» L’espressione sbigottita dell’uomo con lo zaino lo rese sbrigativo e Lyvem lo portò fuori, facendogli attraversare il quartiere delle nicchie. Heldar le vide occupate dalle statue di Skondall e Bayrmo, si alternavano in più copie a quelle del Cuore di Niveo e mostravano l’uomo e la donna in un aspetto del tutto identico a quello degli abitanti della città, di nuovo riversati nelle strade, ma impegnati in chiacchiere quotidiane. Lyvem sollevò il proprio cappuccio dicendo all’uomo con lo zaino: «Bayrmo e Skondall hanno potuto salvarci tutti dai demoni usando il rotolo che ha completato la formula del mio, che ho recitato mentre combattevi contro il demone dal sangue incantatore. So cosa vorresti sapere, se abbiamo viaggiato nel tempo. In un certo senso sì, perché cosa sono gli istanti se non fili di una gigantesca trama tessuta in eterno dall’incarnazione di Bayrmo come Tessitrice di Destini?» Heldar annuì: «Ho udito qualcosa di simile dai vecchi del mio villaggio, per questo sono venuto da te.» Il capo bibliotecario osservò: «E ora hai capito che ti hanno detto la verità?» L’uomo con lo zaino mosse il capo. «Ne sono felice, perché potrai essermi ancora utile. So che vorresti tornare al villaggio anche subito per sposare quella fanciulla, ma dovrai attendere ancora un po’. Una parte di te la teme, per via del sortilegio dei demoni e hai ragione. Il loro potere non è stato ancora sconfitto del tutto.» Heldar aprì la bocca per domandargli da dove venivano e i motivi del loro odio per le due Niveo e il suo villaggio. Lyvem lo zittì: «Questo lo vedrai continuando a seguirmi.» Anticipando la domanda dell’uomo con lo zaino, gli disse: «Torneremo in biblioteca, perché voglio mettere al sicuro il mio rotolo insieme a quello di Skondall. Il Cuore di Niveo mi aiuterà a custodirli.» L’uomo con lo zaino guardò la propria giacca e i pantaloni ancora macchiati del sangue grigiastro del demone ed emananti un lezzo di fiori putrefatti. «Preferisco che i miei allievi vedano questa prova del tuo valore e non solo loro, ma prima dobbiamo rimetterci in forze» gli disse Lyvem, mentre si avvicinavano alla Casa del Ristoro. Heldar gli si affiancò mentre il capo bibliotecario apriva la porta del locale dal quale proveniva il brusio dei clienti. Il loro arrivo fece voltare alcune teste, tuttavia il vocio riprese quasi subito, ma con un tono di rispetto che l’uomo con lo zaino e Lyvem colsero quasi subito, rimanendone intimiditi.
|