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Skannatoio Giugno 2019, Io sono un mostro lampada

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Morto di seta
view post Posted on 29/6/2019, 13:59




CITAZIONE (Gargaros @ 29/6/2019, 14:55) 
In quanto a me, sto per arrivare.

Pure io! :P
E a te, Incantatore, quanto manca ancora? Sei lungo a venire?
 
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view post Posted on 29/6/2019, 19:47
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"Ecate, figlia mia..."

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LA CASINA DELLE COSINE




rimosso



Edited by Gargaros - 30/10/2019, 13:48
 
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Morto di seta
view post Posted on 30/6/2019, 11:23




(Ho cercato di fare del mio peggio)

Patto col diavolo


Qualcuno di voi ha mai stretto un patto col diavolo? Io, una volta morto, non ho esitato a farlo.
Convocato nell'ufficio di Lucifero per le presentazioni ufficiali, sono entrato dimenticandomi di bussare e l'ho beccato a trastullarsi il culo davanti al PC. Ricompostosi alla svelta, mi ha dato il benvenuto con la mano tesa; un vistoso imbarazzo sul suo volto e una leggera puzza di sterco proveniente dalle dita con cui si stava sollazzando lo sfintere fino a un attimo prima. Sopra il monitor, invece, le scene del pornazzo gay che non aveva fatto in tempo a chiudere.
Capiti i gusti sessuali del diavolaccio, ho trovato il modo di sfruttarli a mio vantaggio. Tu mi cedi il tuo PC e io ti concedo una cavalcata sul mio cazzo, gli ho proposto quando tra noi due si era ormai instaurata una certa confidenza. L'idea di passare il resto dell'eternità senza Internet mi raggelava.
“E io, per un cazzo qualunque, dovrei rinunciare all'unico Pc esistente in tutto l'inferno?” ha ribattuto divertito, come se avesse sentito la cazzata più assurda del mondo.
Non appena gli ho esibito la notevole mole del mio uccello, però, è stato ben felice di fare il baratto.
Da quel momento sono iniziati i miei guai. Il diavolaccio mi ha ceduto il PC, è vero, ma non si è mica accontentato, come da contratto, di una sola galoppata. Me ne ha chieste ancora, e poi ancora, minacciando di riprendersi il PC se non l'avessi compiaciuto.
All'inizio ho acconsentito alle richieste. Dopotutto, per quanto fosse poco incline all'igiene, il suo culo puzzone si lasciava scopare che è un piacere. Non c'era nemmeno bisogno di lubrificargli il buco con lo sputo prima di piantargli il cazzo dentro e poi spingerlo bene a fondo.
Dopo un po', però, ho cominciato a sentire sempre più nostalgia della mia cara e amata figa. Nei pochi momenti in cui Lucifero, tra una scopata e l'altra, mi concedeva di riprendere fiato, bighellonavo tra i gironi in cerca di troiette da sbattermi a più non posso. Nessuna sapeva dire di no al mio mega trapano. Un giorno sono letteralmente saltato addosso a una che me l'aveva fatto rizzare soltanto a guardarla. Quando l'ho presa per i capelli per sbatterle la faccia sul mio minchione, con l'intenzione di fare bunga bunga con la sua bocca, la chioma le si è staccata dalla testa rimanendomi in mano. Il diavolo gelosone, fiutati i miei tradimenti, aveva deciso di pedinarmi e mettermi alla prova, con tanto di seno finto e parrucca.
E zac! Per vendetta mi ha fatto a fettine il cazzo con un'ascia e poi si è pure ripreso il PC. “Nooo! Il computer nooooo!” l'ho implorato. “Piuttosto tagliami anche un capezzolo o un dito, ma il computer lasciamelo!”
Per risposta ho ricevuto soltanto un sonoro vaffanculo.
Comunque, sebbene mutilato, oltre che incazzato nero, la mia voglia di scopare non si placava. Per fortuna avevo un asso nella manica. Qualcosa di grosso e lungo, quasi quanto la virilità di cui ero stato privato. Un bel nasone aquilino.
Ho cominciato, allora, a piantarlo dentro fighe e culi, ottenendo un successo crescente e inaspettato. Merito delle sue ragguardevoli dimensioni, della forma aerodinamica e della foga con cui trapanavo. Sembravo un picchio. Il piacere che provavo, anche se quasi del tutto psicologico, era immenso.
Mancava, però, qualcosa alle mie prestazioni.
Trovato il modo di ovviare a questa mancanza, non ho più potuto fare a meno di portarmi appresso, prima di ogni amplesso, un ramoscello di gramigna. Ne sono colmi i prati dell'inferno.
Ogni volta che con il naso stantuffavo il culo o la figa di turno, procedevo spedito fino a che non ritenevo che fosse arrivato il momento giusto per un finale esplosivo; a quel punto estraevo veloce lo stantuffo, ne solleticavo con la gramigna le narici e altrettanto velocemente lo reintroducevo nell'orifizio e... boom! L'allergia alle graminacee, di cui ho sempre sofferto, mi assicurava un potente starnuto con abbondante secrezione dal naso. Una bella scatarrata, in parole povere, che nulla aveva da invidiare alle mie vecchie sborrate leggendarie.
In seguito a questa strabiliante trovata il successo del mio nasone è cresciuto a dismisura. Uomini, donne, trans e animali venivano in pellegrinaggio da me, dai gironi più lontani, per provare piaceri estremi. L'ultimo che ho soddisfatto, in ordine di tempo, è stato un ippopotamo femmina. Era indecisa se darmi il culo o la figa. Nel dubbio, si è fatta scatarrare prima l'una e poi l'altro. E pure un orecchio.
Di tanto successo non poteva non arrivare voce a Lucifero, che un giorno mi ha convocato d'urgenza nel suo ufficio. Intanto il troppo esercizio fisico aveva giovato al mio nasone al punto da renderlo ancora più lungo. Perfino più lungo di quanto era stato il mio cazzo già decisamente lungo. Non appena il diavolaccio l'ha visto gli è colato un rivolo di bava dall'angolo della bocca. Era evidente che un simile strumento di piacere, assai voluminoso, gli provocava un certo appetito.
“Sono disposto a ridarti il PC,” ha esordito, “se prometti di essermi fedele e di trapanare, e scatarrare, soltanto me col tuo nasone.”
Così, siccome mi agghiacciava l'idea di passare altro tempo senza Internet, ho detto addio al mio stuolo di spasimanti, sforzandomi di essere monogamo, e ho perfino messo da parte il risentimento per essere stato evirato. In fondo cos'è la mancanza dell'uccello in confronto alla possibilità di partecipare a una nuova edizione dello Skanna con quel rincitrullito di Pretorian che, nell'annunciare le tempistiche, confonde sempre mesi e date?
 
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view post Posted on 30/6/2019, 22:45
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Apprendista stregone

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Giugno 1986


L’acqua colpisce il mio viso come lo schiaffo di una mano gelida. Alzo lo sguardo e vedo riflesso nello specchio un volto, il mio, che mi fissa sconfitto. Alcune gocce d’acqua scivolano sulla fronte spaziosa, perdendosi nelle folte sopracciglia, oppure solcano il viso affilato, pendono per un secondo dal mento sfuggente prima di cadere sul petto, bagnando la camicia gialla. Molte di queste gocce sono in realtà lacrime, ma non voglio dare al bastardo la gioia di vedermi piangere.
Scosto dalla fronte una ciocca di ricci scuri e ribelli e infilo la mano nella tasca dei pantaloni di lino, tirandone fuori quelle stramaledette carte da gioco. Le estraggo dalla custodia in legno e le sfoglio per qualche secondo, osservando la squisita fattura del vestito del Bagatto , le corna ritorte del Diavolo, la folta barba argentea dell’Eremita. In un impeto di collera, scaglio scatola e carte fuori dalla finestra del bagno della scuola e lo osservo svolazzare nel vuoto: una piccola pioggia multicolore nell’aria immobile di questo inizio giugno.
Tanto so già che non servirà a nulla.
Inforco gli occhiali dalla sottile montatura nera e ritorno sui miei passi. Percorro il corridoio, stretto e dipinto di un grigio sbiadito, con animo mesto, come se mi stessi dirigendo al patibolo invece che verso la mia aula.
Dovrei essere contento: domani inizieranno le vacanze e so già di essere stato promosso, ma i miei pensieri sono tutt’altro che felici. Quel bastardo ha deciso di rovinarmi anche l’ultimo giorno di scuola.
“Sei proprio uno sciocco! Dovresti pensare a scegliere qualcuno invece che perdere tempo a sfogare la rabbia in modo infantile e scortese nei miei confronti.”
Maledetto bastardo, oggi non vuole proprio smetterla di punzecchiarmi. Quel suo tono mellifluo e falsamente amichevole, che mi risuona direttamente in testa, mi irrita oltremisura.
Percorro lentamente gli ultimi metri che mi separano dalla mia classe, giro la maniglia e mi ritrovo catapultato nel familiare mondo della quarta B.
Costa, il professore di storia, soprannominato da tutti “Il Pretoriano” per via del suo aspetto atletico e della sua passione per gli imperatori romani, vestito come sempre con pantaloni e camicia rigorosamente bianchi, sta interrogando Carlo, nel disperato tentativo di portarlo ad un sei stiracchiato, Gianluca, sta riflettendo sul soffitto, con il suo orologio da polso, la luce del sole che entra dalla finestra di fianco al banco, sorridendo come un ebete, Stefano e Giacomo stanno giocando a carte, Anna sta rompendo le scatole a Claudia elencandole, per l’ennesima volta, le doti di Sergio il suo ragazzo storico... tutto molto familiare e rassicurante. È molto meno rassicurante la sensazione che provo quando, sedendomi al banco, vedo la confezione con la scrittura “Tarot” poggiata sul mio libro di storia, come se non le avessi mai gettata dalla finestra. Che gigantesca rottura di palle!
Giro la testa di lato, per non essere costretto a fissarla, quando il mio sguardo viene attratto dalle gambe di Isabella, che fuoriescono dalla minigonna di jeans. Seguo il contorno di quelle “meraviglie” affusolate e mi ritrovo ad osservarle il culo, la vita sottile i seni che le gonfiano la maglietta rosa, i capelli castani che le profumano sempre di shampoo, quegli occhiali che le donano quel tocco da segretaria sexy. Quanto volte ho sognato di...
“Smettila di spogliarla con gli occhi, che poi ti vengono in testa tanti pensierini strani...” mi incalza il bastardo con voce ironica.
“Stammi a sentire, coglione: io guardo chi voglio, hai capito! E smettila di starmi appiccicato al culo! Non voglio più sentire la tua voce patetica. Ti ho gettato giù dalla finestra del cesso, meno di un minuto fa, per cui smettila di tormentarmi!”
“Ma caro il mio Paolino, quante volte devo ripeterti che scatola e carte devono essere rubate da qualcuno per liberarti di me? Sfortunatamente, sembra che nessuno sia intenzionato a volere i tuoi tarocchi. Ci faremo compagnia ancora a lungo, mi sa...”
Maledetto! Quando avrà fine questo dannatissimo incubo? Anche se faccio finta di dimenticarle in giro, a nessuno viene in mente di infilarsele in tasca.
Maledico ancora oggi il giorno in cui ho deciso di rubarle dallo zaino di quel ragazzo in biblioteca. Non potevo immaginare che un gesto così egoista avrebbe reso la mia vita un inferno! Ma è stato impossibile opporsi al loro richiamo. Mi hanno incantato, come fanno le sirene con gli incauti marinai. Che deficiente che son stato.
“Benissimo, ragazzo mio. Vuoi che ti dia una mano a scegliere? Vediamo un po’: Claudia? Che nonostante sapesse che le morivi dietro, ha preferito uscire con quel “bietolone” della quinta A? Oppure il Pretoriano? Che nonostante la sua aria da professore integerrimo, tradisce sua moglie con quella zoccolona della prof. di Inglese? O Andrea, che non ti fa mai copiare i compiti in classe, o Matteo, che... con quello non devo neanche sforzarmi di trovare un valido motivo, ti è stato sul cazzo sin dal primo giorno. Forza! Chi vuoi che punisca?”
Afferro la custodia, versando velocemente le carte sul banco. Ne afferro due a caso e cerco di strapparle, ma non si piegano neppure: sembrano scolpite nella pietra. Cerco di riprendere il controllo inspirando forte, poi con un gran sospiro le appoggio con cautela sul banco, chiudendo gli occhi.
“Senti, non posso scegliere domani? Oggi è l’ultimo giorno di scuola e...”
“Non me ne frega un cazzo se oggi è il tuo ultimo, fottutissimo giorno di scuola!”
La sua voce si è fatta stridula, segno che sta perdendo la pazienza.
“Sono io che decido quando e sopratutto chi devi scegliere e oggi ho deciso! Dimmi chi devo punire tra tutte le persone presenti in questa classe e fallo subito! Mi hai capito?”
“Ascoltami bene, figlio di puttana! Io non scelgo proprio nessuno, chiaro? Mi sono stancato di fare la tua marionetta. Quindi vattene a...”
Le parole mi muoiono in gola, mentre un dolore lancinante mi esplode nelle braccia. Sembra che centinaia di piccoli esseri si stiano cibando all’interno della mia carne. Lancio un disperato grugnito di dolore, mentre la pelle dell’avambraccio destro si lacera, accompagnata da schizzi di sangue color cremisi. I lembi di carne iniziano a muoversi, mentre dall’interno della ferita spuntano fuori due zampette pelose e inzuppate di sangue che si muovono freneticamente. I peli della nuca mi si drizzano quando dalla lacerazione spunta fuori un ragno ributtante, completamente intriso di sangue, che rotola sull’avambraccio e atterra con un delicato tonfo liquido sul banco.
Scariche di terrore mi assalgono mentre osservo quel grumo vermiglio che si agita spasmodicamente per raddrizzarsi. Dopo un breve istante di assoluta immobilità, l’aracnide inizia ad avanzare verso di me. Posso vedere le tracce rosse che le sue zampe lasciano sul legno.
Un improvviso dolore alla mano sinistra mi fa voltare e noto, con sgomento, che un’altro squarcio sanguinolento mi si sta aprendo sul dorso. Altre due zampette pelose fanno la loro comparsa dai lembi della nuova ferita.
Il bastardo ha previsto tutto: i ragni mi hanno sempre fatto paura.
Mi guardo intorno in cerca di aiuto, ma sembra che nessuno si stia accorgendo di niente.
Nicola, il mio compagno di banco, sta ascoltando musica con il walkman e batte gli indici sulle ginocchia mimando la batteria, Claudia e Anna stanno chiacchierando tranquillamente, Mancarella, l’unico tra noi ad essere chiamato per cognome per via della sua spiccata antipatia, sta leggendo un fumetto. Persino Francesca, pur guardando nella mia direzione, sembra non notare nulla di strano.
La fronte mi si sta ricoprendo di sudore gelido e le braccia sembrano siano state immerse nell’acqua bollente, da quanto mi fanno male. Decido di scuotere Nicola, di strattonarlo per un braccio per attirare la sua attenzione, ma non riesco a muovere un muscolo. Tento di alzarmi in piedi, ma il mio corpo sembra essere solo un involucro privo di energia. Mentre altre decine di squarci si aprono sulle braccia, percepisco ragni che zampettano allegramente sul mio corpo.
Il cuore mi batte così forte che potrebbe esplodermi da un momento all’altro.
“Ti prego...basta”
“Fai la tua decisione. È tutto quello che ho da dirti”
“Ma non puoi dire seriamente... sono i miei amici...”
“Vedrai quando i tuoi nuovi amici a otto zampe cercheranno di entrarti nelle orecchie...”
Sento delle zampe sottili solleticarmi il collo.
Non posso resistere oltre.
“Matteo! Scelgo Matteo!”
Un gridolino di gioia infantile esplode nella mia testa.
“Ottima scelta, Paolino. Lo sapevo che eri un ragazzino ragionevole”
Il dolore cessa di colpo e non mi sento più bloccato. Rabbrividisco, mentre agito le mani, come a scacciare ragni invisibili dal mio corpo.
Nicola si blocca di colpo e si gira verso di me. Mi fissa con stupore e spostando una cuffietta dietro l’orecchio mi chiede
«Che cacchio fai? Stai bene?»
«Sì, stai tranquillo», mi affretto a rispondere. «C’era un ragno che mi camminava addosso, ma l’ho cacciato via.”
Sorride e mi tira un buffetto sulla guancia. Un secondo più tardi rimette a posto la cuffietta e si immerge nuovamente nel mondo dei Motley Crue. Beato lui.
«E adesso, il momento tanto atteso: quello della punizione! Scegli una carta”, grida festosamente il bastardo. Se fosse visibile lo vedrei ballare dalla gioia.
“No senti, ti prego: non...”
“Dopo i ragnetti vogliamo continuare con scarafaggi? O preferisci gli scorpioni?”
La mia mano tremante si avvicina al mazzetto e pesca una carta a caso. La giro e un brivido mi percorre la schiena.
La carta rappresenta un fulmine che colpisce un edificio, ai lati del quale due persone cadono nel vuoto. I loro visi sono trasfigurati dal terrore.
Nella simbologia dei tarocchi il significato di questa carta è fortemente negativo.
“Benone, è uscita la torre! Scelta coraggiosa e intelligente la tua, non c’è che dire!”
Il tono della sua voce è acuto e gongolante. Il bastardo ha avuto quello che voleva ed è ebbro di gioia.
“Vediamo... un fulmine? No, troppo banale. Dunque gente che cade, calcinacci in ogni dove... ecco ho trovato! Vedrai come ci divertiremo!”
“Mi costringi a fare scelte non volute, per fare cose orribili: mi spieghi come cazzo faccio a divertirmi?”
Devo calmarmi, a momenti mi mettevo a gridare. Ci manca solo che i miei compagni e il prof. Mi considerino un pazzo.
“Però l’anno scorso, quando hai barattato la tua promozione per il tuo vicino di casa... non mi sembravi particolarmente dispiaciuto”, risponde prontamente il maledetto, accentando la parola “dispiaciuto” con un punta di perfido cinismo.
“Il vicino di casa era un pezzo di merda. Era sempre ubriaco, rompeva i coglioni a mia madre per il posto macchina, picchiava sempre sua moglie e i bambini. Si è meritato tutto quello che gli è capitato, ma ora è diverso... sono i miei compagni di scuola, cazzo!”
Nella mia testa risuona un debole sogghigno sprezzante. Non è possibile ragionare con lui, sono impotente di fronte ai suoi capricci e alla sua malignità.
“Bene, ora devi esprimere il tuo desiderio. Questa è la parte che mi piace di meno, ma le regole son regole. Non posso far nulla se prima non esaudisco i desideri del mio padroncino.”
Dopo un attimo di silenzio lo sento nuovamente. Questa volta il suono della sua voce mi giunge più distante, come se si trovasse di fronte a me.
“Che vita di merda quella del genio.”
“Desidero che tu sparisca inghiottito dalle fiamme dell’inferno. Ti piace come desiderio?”
“Ragazzo mio, non posso comparire in nessun tuo desiderio. Mi dispiace. Forza, riprovaci ancora...”
Un momento! Ha detto che se non esaudisce il mio desiderio non può fare nulla. Adesso ti fotto io maledetto mangiamerda.
“Mi dispiace, ma... non desidero null’altro di quello che già possiedo. Non puoi esaudire un desiderio che non ho, per cui... niente festa, bastardo!”
Sono fiero di me. L’ho battuto sfruttando le sue leggi del cazzo, proprio come nelle favole. Le mani sotto il banco stanno facendo entrambe il gesto del dito medio alla faciazza sua.
“Paolino, mi hai mentito.”
Di nuovo il tono mellifluo. Brutto segno.
“Ho cercato nel tuo cuoricino e ho trovato qualcosa che desideri sopra ogni cosa. Non posso lasciarti con questo desiderio irrealizzato, quindi lo esaudirò senza che tu neanche lo chieda. Dovresti ringraziarmi!”
“No, un momento! Non desidero nulla, hai capito? Non voglio...”
Non ho nemmeno finito di pensare che una pallottola di carta atterra sul mio banco. La apro con cautela e il mio cuore manca un colpo. È la calligrafia della Isabella. Sul biglietto c’è scritto
“Ciao Paolo, volevo chiederti se ti andava di andare a mangiare un gelato insieme oggi pomeriggio. Mi farebbe piacere festeggiare la fine dell’anno scolastico con un tipo simpatico come te. Non dirmi di no, ok? ISA.”
Quel bastardo mi ha fregato! Diventare il ragazzo di Isabella è uno dei miei desideri più grandi e irrealizzabili. O meglio, lo era fino a pochi secondi fa.
Mi volto verso di lei e la vedo sorridere e farmi l’occhiolino.
Mi ha fregato, maledetto genio del cazzo.
Improvvisamente sento un rumore come di un tuono in lontananza. Un secondo dopo una pioggia di detriti provenienti dall’alto piomba direttamente sulla parte del banco dove è seduto Matteo. Alzo istintivamente lo sguardo e noto che un pezzo del soffitto si è staccato, mettendo a nudo mattoni e putrelle.
In classe si scatena il caos: gente che urla, che si alza in piedi, che cerca di togliere da sopra Il povero Matteo pezzi di calcinaccio e di cemento.
Io rimango seduto, impassibile. So per esperienza che quando il bastardo ci si mette, sa essere efficientissimo. Infatti sto già incominciando a vedere numerose gocce di sangue scuro che colano giù dal banco.
“Bene, ragazzo mio. Ti ho liberato da uno stronzo e ti ho procurato una pupa da sballo sulla quale sfogare i tuoi pensieri più sconci. Direi che un’estate più bella non ti poteva capitare, vero? Ora ti concederò sei mesi di pausa e di tranquillità. Ci vediamo il prossimo anno, anzi, magari ti mando un biglietto di auguri per Natale. A proposito: buone vacanze!”
Il caos continua continua ad amplificarsi intorno a me, finché il Pretoriano non ci intima di uscire, indicando con la mano la porta dell’aula.
Dopo qualche minuto siamo tutti giù nell’atrio, guardati a vista dai bidelli. Ognuno cerca di metabolizzare l’accaduto come può: chi piangendo, chi consolando, chi cercando informazioni ponendo domande a qualche professore.
Io me ne sto in disparte. Un ragazzino magro, con la camicia gialla e i pantaloni neri, con le mani in tasca e lo sguardo basso che si sente in colpa.
Terribilmente in colpa.
Vista la situazione in cui mi trovo è facile per me fare il raffronto con la favola di Aladino.
Quel genio abitava in una lampada. Il mio in una confezione di carte.
Quel genio era uno schiavo. Il mio è un padrone.
Quel genio poteva esaudire solo tre desideri e basta. Il mio ne esaudisce, dietro il pagamento di una vita, uno l’anno. Peccato che il momento in cui tutto debba succedere lo sceglie lui e non c’è modo di fargli cambiare idea.
Quel genio aveva un punto debole: doveva obbedire a chiunque fregasse la lampada. Il mio... non lo so, ma intendo scoprirlo e fargliela pagare.
Mi stai usando per soddisfare le tue voglie insane, ma nessuno usa Paolo Spoto senza pagarne le conseguenze.
Hai capito, genio di merda?
 
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view post Posted on 1/7/2019, 17:57

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Buonasera, ecco i miei commenti e relativa classifica:

LA CASINA DELLE COSINE di Gargaros Ciao Gargaros, sei davvero un gentiluomo ottocentesco alle prese con una maledizione molto simile all’enigma del Re Gnomo nel Mago di Oz? Allora devi essere un tipo davvero fuori dal comune. Mi piace il confronto con la postina popolaresca ma piena di buon senso che aiuta questo Te Stesso alle prese con la maledizione lanciata da una cortigiana strega per via di un incontro sessuale andato male. Mi dispiace che la postina non riesca a liberarlo dal fato avverso (il suo intervento con lo specchio trasforma questo te stesso in un… fallo, conclusione grottesca.). Racconto curato nella resa dell’atmosfera ottocentesca anche nell’ambientazione.

PATTO CON IL DIAVOLO di Morto di Seta scatenato racconto (sei davvero così … pepato?) dell’avventura di Te Stesso (quello Lussurioso) arrivato a farsi evirare da Lucifero per via delle molte infedeltà (anche con animali dannati, tipo un ippopotamo femmina). Il tuo lato lussurioso, però, non ci sta e ricorre all’altra arma segreta il naso (e qui c’è un richiamo freudiano, mi fai pensare all’Interpretazione dei Sogni, dove l’immagine del naso, nei sogni, equivale al membro virile). E tutto per conciliare l’esigenza di avere il computer per collegarsi a Internet e quelle sessuali (compreso il patto sessuale con Lucifero, il quale pretende monogamia). Simpatico il rimando finale a White Pretorian dall’uso del tempo molto artistico (magari è quello del suo universo narrativo).

GIUGNO 1986 di Incantatore Incompleto Geniale racconto: mi piace molto l’idea della favola nera di Aladino. A ogni desiderio del Te Stesso studente delle superiori corrisponde la morte di qualcuno (per avere Isabella, muore Matteo e l’anno prima la promozione è costata la vita al vicino di casa). E la faccenda va avanti da quando lui ha rubato la scatola di tarocchi a un ragazzo in biblioteca e andrà avanti fino a quando lui non si farà rubare le scatole dei Tarocchi da qualcuno. Bella la trovata delle torture con i ragni da parte del genio. E mi è piaciuta l’idea di White Pretorian professore di storia un po’ alla Robert Howard e con legame adultero. Ho ammirato il Te Stesso, così ascetico e di mente acuta, ma con un lato sensuale. Ottima anche la resa della scuola, e del periodo. Avevo i brividi a ripensare all’età adolescenziale e agli anni ’80, veri scenari terrificanti.

La mia classifica, soffertissima, siete tutti ottimi scrittori, è:
GIUGNO 1986 di Incantatore Incompleto
LA CASINA DELLE COSINE di Gargaros
PATTO CON IL DIAVOLO di Morto di Seta
 
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view post Posted on 1/7/2019, 18:51
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Precisazione doverosa, così evito che mi si diano ingiustificati punti per la coccarda: quell'uomo non sono io, non mi somiglia pe' gnente né nel fisico né nella psicologia.
 
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view post Posted on 1/7/2019, 20:54
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Custode di Ryelh
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Benebenebene.

Vedo che una settimana in più ha aiutato.

Complimenti a tutti i partecipanti e sotto con i commenti!
 
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Morto di seta
view post Posted on 1/7/2019, 21:21




Giugno 1986:

Caro Paoluccio, mi sorge un terribile dubbio...
Considerando il finale aperto del brano e il tuo ex avatar, il bagatto, stai cercando di dirci che non ti sei ancora liberato di quella malefica creatura??? Come possiamo aiutarti?? :P
Ad ogni modo, il racconto è davvero molto molto bello, coi suoi echi kinghiani. Saprai bene che King ha incentrato tanti suoi romanzi sul mondo adolescenziale e tu sei stato molto bravo nel caratterizzare con estrema cura la psicologia del giovane protagonista (ritratto, credo, nelle sembianze fisiche di te stesso da giovane), tratteggiandone bene i sogni, le paure, le fobie, i sensi di colpa. L'hai reso molto credibile e verosimile, attribuendogli il linguaggio un po' colorito, ma molto simpatico, dei giovincelli d'oggi.
La vicenda è affascinante e scritta molto bene. Mi ha incuriosito al punto che, arrivato alla fine, mi sono detto “noooooooooo! Come può finire così, di punto in bianco?”
Secondo me, considerata la bellezza dello scritto, meriterebbe un ulteriore sviluppo.


La casina delle cosine.

“Te mischia le ossa”?? wowwwww. Sara è simpaticissima. Hai tratteggiato una buzzurrona in modo esilarante. Molto divertente anche il linguaggio vetusto del protagonista; un gergo che hai saputo maneggiare con scioltezza e abilità.
Che te devo da dì?? Un inchino. Spassosissimo brano. Mi ha incuriosito dalla prima riga all'ultima, divertendomi a non finire. E poi, quel finale così fottutamente e brillantemente geniale, con tanto di morale, per certi versi anche condivisibile... Sara che dice al fallo “ti dovrei usare così impari come noi donne siamo fatte dentro”. Sono ammirato. Un finale del genere vorrei averlo scritto io.
Non ho molto da aggiungere, se non il fatto che c'è un po' di confusione per quanto riguarda gli oggetti da toccare; prima dici “cinque”, poi “dieci”, poi di nuovo “cinque”...
Inoltre il protagonista dice di essersi affacciato più a volte alla finestra per richiamare l'attenzione della gente in vari modi, arrivando perfino ad esibire una pistola; mi sembra un po' inverosimile che nessuno, alla vista di una pistola, abbia chiamato la polizia, ma questa è una piccolezza su cui credo che si possa sorvolare.
Attenzione, poi, a qualche tempo verbale da aggiustare, qualche passato remoto che sarebbe meglio volgere all'imperfetto. Ad esempio: “Sembrò confuso”; meglio “sembrava”. Lo stesso dicasi per “Parve confuso”.

P.s. Scusa la curiosità, ma sei de Roma? Lo conosci troppo bene il romanesco!

La via più breve:

Shanda, quanto invidio la tua fervidissima fantasia! Ne hai davvero da vendere. Oltretutto sei una scrittrice estremamente prolifica, ispiratissima, piena di idee. Anche questo tuo brano è ricchissimo di idee, incentrato su un portasigarette, ricordo di un momento intenso e passato. C'è anche molto mistero, una sorta di maledizione, in quanto la protagonista non deve cercare l'uomo, pena la dissolvenza della donna stessa. Ci sono tante, tantissime belle idee, che secondo me dovresti dosare un po' meglio. Forse troppa carne al fuoco. Invece dovresti lavorare un po' per sottrazione, focalizzarti su poche idee e svilupparle più a fondo.
Ad esempio, accenni all'esistenza del marito della protagonista e al loro rapporto, ma tutto rimane vago, fumoso, inespresso. Accenni a una mail, ma non dici null'altro. Accenni alla fiducia e al coraggio che la protagonista ha acquisito; ma in seguito a cosa, in che modo, perché ha acquisito queste qualità? Lo stesso dicasi per il finale dello sciame d'api, che secondo me necessita di qualche elemento in più per essere compreso. Ma il brano ha comunque un bel potenziale.


Classifica:

1) La casina delle cosine
2) Giugno 1986
3) La via più breve



Edited by Morto di seta - 1/7/2019, 23:09
 
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view post Posted on 2/7/2019, 06:44

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Ciao Morto di Seta, grazie per avermi fatto notare le lacune narrative (caratterizzare meglio i rapporti della Me Stessa con il marito, lo sciame d'api e anche la serie di circostanze che hanno fatto sviluppare la fiducia). Ne farò tesoro. Sono contenta che la storia, nel suo complesso, ti sia piaciuta.
 
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view post Posted on 2/7/2019, 20:13
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LA VIA PIÙ BREVE
di shanda06

La protagonista si sveglia una mattina, come sempre, ed è subito assalita dai quotidiani pensieri di ordine pratico, dapprima sulla propria persona (rughe sparite, ma capelli ancora sulla via dell'incanutimento, e denti anche se storti ancora bianchi, dal che mi sembra di capire sia una donna sulla via della vecchiaia), poi per il marito pasticcione (che a quanto pare fa un lavoro notturno); poi travolta da ricordi richiamati dagli oggetti della cucina i piatti appesi che rimandano alle feste annuali (Natale, Pasqua... ma significa che sono feste che non si fanno più?) e di conseguenza alla madre rinchiusa in una qualche clinica o pensione per anziani in Germania, l'anello che porta al dito (d'acciaio, non d'oro) che accende il ricordo di un matrimonio frettoloso e celebrato “sulla fine di un mondo” (che potrebbe significare proprio la fine del mondo come quella del mondo da nubile della donna), da lì a un portasigarette in metallo che la rimanda a una festa (quella d'addio al nubilato?), e infine a un incontro con uno scrittore famoso... Ma arriva il momento di risolversi a uscire per andare al lavoro. Quindi esce, e sulla via più breve (quella del titolo, si presume) accelera il passo per timore di incontrare uno sciame di api geneticamente modificate da uno scienziato pazzo per sterminare il genere umano più sprecone.

Non l'ho capito. O meglio, le varie “scene” sono abbastanza chiare, la “storia” in generale non è confusissima: si tratta di una donna che si sveglia e pensa un po' a questo e quello, prima di andare a lavorare. Ma mi sfugge la trama, il senso che sorregge questa paginetta, che di fatti mi appare come priva sia di capo che di coda. Non ho capito anche vari riferimenti a quello che, con un certo sforzo, mi sembra uno scenario fantascientifico postbellico (quando accenni al fuggire in tempi di guerra, o quella “fine di un mondo”). Insomma, siamo nella vaghezza più assoluta, e nell'inconsistenza narrativa.

Il riferimento alle api “ecologistiche” in ultima analisi mi fa venire il sospetto che il senso del testo sia di natura “morale”. La via più breve potrebbe essere quella di un'umanità che consuma tutto e subito anziché scegliere la strada difficile? Non so, non so. Mi sembra comunque tirato per i capelli, perché durante tutto il racconto non si avverte nessun riferimento al consumismo. Non a quello più sfrenato, almeno.

Comunque, voglio ripetere come sempre che come lettore faccio schifo, quindi l'incomprensione potrebbe dipende solo dai miei limiti. Invece credo di non sbagliare nel dire che non mi sembra tu abbia seguito bene la traccia del gioco. L'oggetto di uso comune che dovrebbe avere importanza ai fini della trama quale sarebbe? È vero che la donna vede tanti oggetti i quali stimolano le memorie, ma la traccia non dice di usare un solo oggetto?


Note:

CITAZIONE
Quando si risvegliò dal sonno

Pleonasmo: è ovvio che uno si svegli da un sonno.

Il pleonasmo non è errore, sia chiaro, ma deve essere inserito in un contesto stilistico consono. Qui non mi sembra ci stia bene...

CITAZIONE
Gettando di lato il piumone blu a disegni di stelle e soli, indossò le ciabatte di plastica grigia traforata e andò nel bagno.

Ocio ai gerundi: sembra che indossi le ciabatte nel momento in cui sta gettando il piumone.

Meglio dire:

Gettato di lato il piumone blu a disegni di stelle e soli, indossò le ciabatte di plastica grigia traforata e andò nel bagno.

CITAZIONE
Si vestì con la tenuta da lavoro: lupetto, maglione e pantaloni di velluto, con tanto di stivali e passò a fare colazione.

Metterei una virgola, o ancora meglio un segno più forte. Se non ce la metti “passò a fare colazione” diventa un elemento della lista di oggetti che indossa.

CITAZIONE
La mamma me lo insegnato

Manca qualcosa...

CITAZIONE
Strano, che nelle manciate di ore libere che ho avuto prima di sposarmi ci sia stata una serata così effervescente.

Toglierei la virgola, è superflua e rischia di generare confusione, visto che sembra separare due proposizioni...

CITAZIONE
Devo tenere il portasigarette ma senza cercare di lui

Metterei una virgola.

PATTO COL DIAVOLO
di Morto di seta

È uno spasso come l'altro. Eccessivo, sporco, trash. Sono sicuro che a John Waters piacerebbero questi testicoli volgari e carnali al massimo, che però sono anche sinceri, veraci. È chiaro che per cose così ci sei portato.

Anche la scrittura scorre bene, sempre molto semplice e sintetica. In fin della fiera, divertente e spiazzante, anche surreale. Mi è piaciuta la trovata dello starnuto/eiaculatorio.


Note:

Nessuna.

GIUGNO 1986
di Incantatore Incompleto

Molto gradevole. Ci fosse una scrittura più controllata e meno ripetitiva (i possessivi, per esempio, si sprecano) sarebbe proprio un testicolo da leccarsi i baffi. Però anche così com'è non me la sento di criticarlo più del necessario. Basta correggere quei due o tre difettucci e voilà.

Dovresti approfondire la faccenda dei desideri non realizzabili, perché a me sembra che il protagonista potrebbe desiderare che gli rubino il mazzo e si libererebbe. Anzi, sai che stavo immaginando un finale simile? Probabilmente la colpa è quel passaggio in cui parli del momento in cui lo rubò: dici che fu come una mossa automatica, e ci metti di mezzo incanto e richiamo da sirena... Inoltre, per quanti tentativi faccia il protagonista per farselo rubare, e nessuno va a segno, mi ha fatto sorgere il dubbio che la cosa non sia possibile proprio perché è il genio a non volerlo, e che quando lo rubò fu il precedente proprietario e sceglierlo come desiderio... Per me sarebbe un finale migliore, proprio perché spiegherebbe il furto e l'impossibilità di farlo verificare di nuovo. In fondo parli di un mazzo antico, penso che farebbe gola a molti... Ma vedi tu.


Note:

CITAZIONE
osservando la squisita fattura del vestito del Bagatto , le corna ritorte del Diavolo

Spazio da togliere.

CITAZIONE
Costa, il professore di storia, soprannominato da tutti “Il Pretoriano” per via del suo aspetto atletico e della sua passione per gli imperatori romani, vestito come sempre con pantaloni e camicia rigorosamente bianchi, sta interrogando Carlo, nel disperato tentativo di portarlo ad un sei stiracchiato, Gianluca, sta riflettendo sul soffitto, con il suo orologio da polso, la luce del sole che entra dalla finestra di fianco al banco, sorridendo come un ebete, Stefano e Giacomo stanno giocando a carte, Anna sta rompendo le scatole a Claudia elencandole, per l’ennesima volta, le doti di Sergio il suo ragazzo storico... tutto molto familiare e rassicurante.

Sostituirei quella virgola con un segno più forte, perché prima di arrivare a essa ci sono molte specificazioni sul professore e su cosa sta facendo, e arrivati alla virgola abbiamo abbiamo così forse la sensazione che sia il soggetto della frase che quando parte l'elenco delle altre persone dell'aula restiamo scombussolati. O ameno è quello che è successo a me.

CITAZIONE
Anna sta rompendo le scatole a Claudia elencandole, per l’ennesima volta, le doti di Sergio il suo ragazzo storico...

Serve la virgola.

A propò, nel brano citato sopra di virgole ce ne sono fin troppe e a volte non bastano a spezzare bene le varie proposizioni (alcune incise)... Rischia di confondere qualcuno.

CITAZIONE
Seguo il contorno di quelle “meraviglie” affusolate e mi ritrovo ad osservarle il culo, la vita sottile i seni che le gonfiano la maglietta rosa

Virgola.

CITAZIONE
“Stammi a sentire, coglione: io guardo chi voglio, hai capito! E smettila di starmi appiccicato al culo!

Serve il punto interrogativo. Se è una domanda esclamata puoi sempre aggiungerci anche l'esclamativo.

CITAZIONE
Oppure il Pretoriano? Che nonostante la sua aria da professore integerrimo, tradisce sua moglie con quella zoccolona della prof. di Inglese? O Andrea, che non ti fa mai copiare i compiti in classe, o Matteo, che...

Metterei un punto interrogativo e una maiuscola.

CITAZIONE
Un improvviso dolore alla mano sinistra mi fa voltare e noto, con sgomento, che un’altro squarcio sanguinolento mi si sta aprendo sul dorso.

Togliere l'apostrofo.

CITAZIONE
“Ti prego...basta”
“Fai la tua decisione. È tutto quello che ho da dirti”

Mancano segni di chiusura a entrambe le frasi.

CITAZIONE
«E adesso, il momento tanto atteso: quello della punizione! Scegli una carta”, grida festosamente il bastardo. Se fosse visibile lo vedrei ballare dalla gioia.

Sostituirle con le virgolette.

CITAZIONE
“Benone, è uscita la torre! Scelta coraggiosa e intelligente la tua, non c’è che dire!

Lo sta trollando? Ha scelto a occhi chiusi:

La mia mano tremante si avvicina al mazzetto e pesca una carta a caso. La giro e un brivido mi percorre la schiena.

:1392239553.gif:

CITAZIONE
Ci manca solo che i miei compagni e il prof. Mi considerino un pazzo.

Maiuscola importuna.

CITAZIONE
Le mani sotto il banco stanno facendo entrambe il gesto del dito medio alla faciazza sua.

Con due C: facciazza.

CITAZIONE
Sul biglietto c’è scritto
“Ciao Paolo, volevo chiederti se ti andava di andare a mangiare un gelato insieme oggi pomeriggio.

Dopo “scritto” metterei i due punti.

CITAZIONE
In classe si scatena il caos: gente che urla, che si alza in piedi, che cerca di togliere da sopra Il povero Matteo pezzi di calcinaccio e di cemento.

Serve minuscola.

CITAZIONE
Il caos continua continua ad amplificarsi intorno a me, finché il Pretoriano non ci intima di uscire, indicando con la mano la porta dell’aula.

Du' is megl che one? O è un errore?





La mia classifica:


1) PATTO COL DIAVOLO di Morto di seta
2) GIUGNO 1986 di Incantatore Incompleto
3) LA VIA PIÙ BREVE di shanda06






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CITAZIONE (Morto di seta @ 1/7/2019, 22:21) 
Non ho molto da aggiungere, se non il fatto che c'è un po' di confusione per quanto riguarda gli oggetti da toccare; prima dici “cinque”, poi “dieci”, poi di nuovo “cinque”...

Questo è dipeso dal fatto che in corso d'opera avevo deciso di portare a 10 i tentativi, ma poi devo aver ricambiato idea...

Credevo di averlo corretto, e invece... :p101:

CITAZIONE
Inoltre il protagonista dice di essersi affacciato più a volte alla finestra per richiamare l'attenzione della gente in vari modi, arrivando perfino ad esibire una pistola; mi sembra un po' inverosimile che nessuno, alla vista di una pistola, abbia chiamato la polizia, ma questa è una piccolezza su cui credo che si possa sorvolare.

Non è una piccolezza, anzi volevo scrivere qualcosa, nella fine, per spiegare il fatto. Poi però ho deciso di lasciarlo nel vago...

Comunque, vedrò quando lo... rivedrò se non sia il caso di spiegare la faccenda.

CITAZIONE
P.s. Scusa la curiosità, ma sei de Roma? Lo conosci troppo bene il romanesco!

Se si escludono cinque giorni risalenti a una ventina d'anni fa in cui fui ospite di mio fratello, che allora era milite di carriera nella città eterna, non ci sono mai stato.

Però ho visto tante di quelle volte i film con Nico Giraldi, di Alvaro Vitali, di Alberto Sordi, Nino Manfredi, Carlo Verdone e compagnia, che me so' 'mbarato a parlà er romanesco bbello abbastanza :p101:

Comunque ocio che Roma è grande e non da per tutto si parla "uguale". Una volta chiesi consulenza ad alcuni romani e mi dissero che, appunto, il mio romanesco andava bene in qualche quartiere, non in tutti.
 
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view post Posted on 3/7/2019, 07:10

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Ciao Gargaros, grazie del commento. Scusa se la narrazione ti è apparsa inconsistente. L'oggetto di uso comune è il portasigarette. E sì, fa da simbolo di un'epoca passata per la protagonista (la spensieratezza dell'ultima fase di vita da nubile). Il resto della storia rimanda alla sua nuova condizione di donna sposata. Il rimando alle api è alla storia di White Pretorian, lo scrittore da lei ammirato. L'allusione alle feste non indica che siano sparite, tutt'altro, ci sono e la rassicurano. Terrò conto dei tuoi consigli quando rimetterò mano al testo.
 
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Morto di seta
view post Posted on 3/7/2019, 14:14




CITAZIONE (Gargaros @ 2/7/2019, 21:13) 
Però ho visto tante di quelle volte i film con Nico Giraldi, di Alvaro Vitali, di Alberto Sordi, Nino Manfredi, Carlo Verdone e compagnia, che me so' 'mbarato a parlà er romanesco bbello abbastanza :p101:

Comunque ocio che Roma è grande e non da per tutto si parla "uguale". Una volta chiesi consulenza ad alcuni romani e mi dissero che, appunto, il mio romanesco andava bene in qualche quartiere, non in tutti.

ABBELLOOO! :lol:

CITAZIONE (shanda06 @ 3/7/2019, 08:10) 
Ciao Gargaros, grazie del commento. Scusa se la narrazione ti è apparsa inconsistente. L'oggetto di uso comune è il portasigarette. E sì, fa da simbolo di un'epoca passata per la protagonista (la spensieratezza dell'ultima fase di vita da nubile). Il resto della storia rimanda alla sua nuova condizione di donna sposata. Il rimando alle api è alla storia di White Pretorian, lo scrittore da lei ammirato. L'allusione alle feste non indica che siano sparite, tutt'altro, ci sono e la rassicurano. Terrò conto dei tuoi consigli quando rimetterò mano al testo.

shanda, la trovata delle api bianche assassine OGM mi affascina. Potresti, non so, attribuire loro un'arma segreta e letale, tipo un coltello che impugnano col culo e quando volano sparate verso una persona la sgozzano a colpi di culo!
 
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view post Posted on 4/7/2019, 08:38
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Abbiate fede, mò arrivo... 🙇‍♂️
 
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view post Posted on 4/7/2019, 17:39

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Ciao Morto di Seta, grazie del consiglio sulle api bianche Ogm, vedrò di tenerlo presente se mai lavorerò a una storia che le contempla.
 
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view post Posted on 5/7/2019, 17:41
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Innanzitutto volevo ringraziare tutti per i commenti e i consigli che avete voluto darmi. Siete una fonte di miglioramento incredibile ed è un onore crescere grazie a voi.

Volevo rispondere a Gargaros sulla questione dei desideri:
Il genio, come più volte detto dal protagonista è un bastardo e si diverte a tormentare le vittime che gli capitano a tiro.
L’unico modo di liberarsi del genio è effettivamente come hai intuito tu, (sei stato un ottimo osservatore, bravo!) cioè quello di desiderare che il mazzo venga rubato, solo che al protagonista non è ancora venuta in mente questa soluzione. Il vecchio proprietario ha proprio espresso questo desiderio ed è riuscito a “passare il testimone”. Avevo in mente di finire il racconto, in un’altra edizione dello Skanna e dovrò escogitare qualcos’altro per concludere il racconto, visto che questa strada non è più percorribile.
Meglio così, far girare le rotelle mantiene giovani. Vediamo cosa riesco a escogitare...

E ora via ai commenti...

LA VIA PIÙ BREVE

Ciao Shanda: ormai non c’è Skanna senza di te.
Finalmente un racconto capibile da cima a fondo, senza vuoti di trama, con tutte le informazioni al punto giusto.
Peccato che non sia in sintonia con i temi del contest.
È semplicemente la storia di una signora che viene assalita dai ricordi di quando non era sposata. Il matrimonio è stato per lei il passaggio da un mondo a un altro, dalla gioventù ad un età più adulta e consapevole (forse l’anello d’acciaio al dito ha qualche significato recondito?), dai ricordi di una madre che è internata in qualche casa di riposo, ma niente più. L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad un lungo incipit che annuncia l’inizio di qualcosa che, purtroppo, non avverrà mai. L’unica cosa che potrebbe far drizzare le antenne in direzione “fantastica”, è il fatto di non poter aprire il portasigarette, pena avvizzire come un mazzo di fiori in una tomba egizia. Questa informazione, però, è buttata lì e viene percepita dal lettore come un inusuale modo di dire della protagonista, un invito a lasciare un velo di mistero sulla vicenda, piuttosto che analizzare il ricordo dell’ultima sera spensierata (ho addirittura pensato ad una scappatella sessuale della protagonista con l’organizzatore delle feste, prima del matrimonio).
Un racconto che non è per nulla criticabile, a parte il fatto che sembra più un racconto da USAM, piuttosto che da Skanna.
Non c’è la molla fantastica o inusuale che mi aspetto da un contest di questo tipo. Tutto qui.
Complimenti per la scrittura, molto migliorata rispetto al passato.
Per quanto riguarda la coccarda, WP viene solo menzionato, non penso possa essere considerato un cameo.
Toglimi una curiosità: ma cosa intendi per la “Maledizione Bionda” che traspare spesso nel tuo modo di vedere la vita?


LA CASINA DELLE COSINE

Ciao Gargaros: il racconto è godibile e molto spassoso da leggere. Il vecchio tema della strega che scaglia una maledizione sul malcapitato di turno è resa nuova da alcuni elementi inusuali (Sara la postina che si esprime solo in romanesco, l’uomo di altri tempi intrappolato nella casa di una sua sfortunata conquista, il mito del ritratto di Dorian Gray usato come punizione anziché come un salvacondotto verso l’eternità e la sregolatezza).
Il tuo racconto è quello che mi è piaciuto di più, ma, colpa mia, non ho compreso bene la storia del fallo finto alla fine della storia, per cui tutto quella morale che Sara fa alla fine, mi è risultata pesante e beffarda, quasi maligna, ai danni di un poveretto che non aveva fatto nulla di male.
Il racconto scorre bene e invoglia a continuare la lettura, ma mi è mancato quel sottile brivido finale che spesse volte spiazza il lettore dei tuoi racconti.
Per quanto riguarda le coccarde (o bonus che dir si voglia) mi sembra che le specifiche non ci siano.
Ottima prova, bravo!



PATTO CON IL DIAVOLO

Ciao Morto di seta: il Bagatto è l’emblema dell’incantatore incompleto, l’inizio del viaggio esoterico che l’apprendista divinatore dovrebbe compiere, svelato attraverso l’allegoria delle 22 Lame Dei Tarocchi. È una carta alla quale sono molto affezionato.
Ma passiamo al tuo racconto: dissacrante e trash oltre ogni limite. Devo dire che non amo questo genere di racconti, ma il tuo mi ha fatto sorridere più volte di fronte all’assurdità della situazione. Ti sei destreggiato benissimo, tra sodomia, rapporti con animali e chi più ne ha più ne metta, in un crescendo grottesco che trova il culmine con l’eiaculazione nasale, vera chicca del racconto.
Lo stile è incalzante e il racconto piacevole da leggere. Le parole scorrono una dietro l’altra, invogliandoti a continuare la lettura per vedere come finisce il tutto.
Per quanto riguardano le coccarde, anche nel tuo caso WP è solo menzionato e in un cameo, credo che il personaggio debba anche apparire.
Ottima prova anche per te!

Questa è la mia classifica. Soffertissima perchè mi sono trovato di fronte a tre ottimi racconti:

La Casina delle Cosine
Patto con il Diavolo
La Via più Breve
 
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61 replies since 14/6/2019, 17:39   839 views
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