Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio agosto 2019

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view post Posted on 6/8/2019, 05:49

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Ciao Gargaros, grazie.
Mi dispiace per il mancato autografo viste le distanze. Certo, per averlo la procedura sarebbe un romanzo nel romanzo (tipo: mi chiedi l'amicizia su Fb e ci scambiamo le mail, oppure via PM mi dai la tua mail e io ti do la mia allegandoti i miei estremi. Poi mi mandi la copia, io l'autografo e te la mando via posta). Però la mia grafia è davvero orripilante, trasformerebbe la mia storia sognante in un incubo alla Koons.
 
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view post Posted on 8/8/2019, 13:57

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L’ANNO DEL FERMENTO di Alexandra Fischer

Lo ricordo oggi, rassicurata dagli articoli che commemorano Coco Chanel e Otto Dix a indicare l’inizio di una nuova serie di Anni Ruggenti.
Magari gli anni Duemila potessero essere così e mantenere le loro promesse di benessere e sicurezza per tutti.
Riduco a icona gli articoli e passo a rievocare il 2018, anno cupo per la commemorazione della fine della Grande Guerra con il suo carico di morti e l’apertura verso le donne.


Passo su Google e ascolta la canzone d’esordio della cantautrice Nevhya, la ragazza prodigio che si è elevata al di sopra di Marrakesch e dei Dark Polo Gang.

E ammiro la maschera di plastica metallizzata con i colori dell’arcobaleno a coprirne il volto, mentre le mie orecchie si beano a sentire il ritornello della canzone Il vuoto riempie tutto.
‟… Eco di menti vuote…fra i muri vuoti…fantasmi fatti di carne … la vasca del vuoto trabocca.”
Questo miracolo è avvenuto dopo che la piccola mi ha salutata sulla soglia dell’edicola del paese, dopodiché si è voltata nella sezione delle locandine e ha visto l’altra me stessa sul manifesto con in mano il libro d’esordio.
Penso che questo l’abbia aiutata a credere in se stessa una volta di più: in modo da rendere il successo duraturo.
Io, invece, sto lasciando tracce di me stessa sentendomi come una morta che cammina.
Devo sbrigarmi a diffondere quanto più posso del mio mondo interiore mettendoci la faccia, ma non per vanità: intendo provare che ce l’ho fatta a beneficio di tante persone anche più fragili di me.

Se penso a quella foto, ritoccata da un professionista con lo studio in paese: è stata la prima di una serie di prove durate una quarantina di minuti.

Su il mento, cara. Piede destro avanti, indietro il sinistro, su il libro, dita a ventaglio.

In gergo, si chiama shooting.
E io ci ho fatto del mio meglio.
Questo impegno lo ha apprezzato anche il recensore di un quotidiano importante, che ha pubblicato una di quelle foto a corredo dell’articolo, ed è stata una nota di frivolezza tale da interrompere un po’ il flusso di notizie tragiche.
Quella di apertura riguarda l’uscita dell’Inghilterra dalla Zona Euro.
Brutta faccenda, specialmente se sarà contagiosa per il resto degli stati, a partire dalla Germania.
Ho letto l’articolo in cui gli oppositori della Merkel intendono fare proprio questo e immagino scenari di recessione senza rimedio.
E mi chiedo: cosa ne sarà delle riparazioni di guerra al Popolo Eletto?
Allora mi compaiono nella mente repliche terrificanti della Repubblica di Weimar ambientate in Italia: carrelli colmi di biglietti di banca.
Come può una bottiglia di olio d’oliva costare tre milioni di euro?
La fila dei disoccupati per il sussidio e le probabili tessere di razionamento per cibo, vestiti, e magari anche ore di elettricità ricomincia a farmi venire la tachicardia.
Mi ricordo l’avvertimento di mia nonna.
Nel 1948 qui in paese mancava ancora tutto. Tieni a mente che quel che è stato può sempre tornare perché la gente ragiona sempre allo stesso modo.

Rabbrividisco davanti allo spauracchio e mi soffermo a sistemare la dispensa: su ogni confezione i caratteri sono quelli di moda negli Anni Sessanta; ne riconosco la grafica e per un istante provo una tiepida rassicurazione, rafforzata dalle riviste in soggiorno.
Sono le preferite di mia madre e celebrano la vita com’era nel 1968, con tutta la carica di ribellione e innovazione.
***

Vado al parco giochi dietro casa.
L’ho sognato e ne ho scritto in un tema alle elementari.
Guardo i ragazzi nel prato alle prese con gigantesche bolle di sapone:
hanno bidoni di acqua saponata e gli attrezzi per farle, quello che mi ha sempre fatta pensare alla cruna di un ago di plastica.
Agitano le braccia nello sforzo di realizzare la più grossa, la più colorata e la più bella.
Mi avvicino a una di loro: una tredicenne minuta che sembra uscita da un manga, visti i capelli azzurro-rosa e l’abitino smanicato Anni Sessanta con inserti di lurex.
− Giocate a bolle?
− Ma no, è Sapone Illustrato.
Incuriosita, guardo le bolle sollevarsi nel cielo del parco e scorgo, nei giochi di luce, macchie variopinte che mostrano scene di imbarchi spaziali.
− Come ci riuscite?
La ragazza dai capelli azzurri con il ciuffo rosa mi mostra da vicino il forma bolle.
Indica un pulsante nel manico.
− Guarda bene.
Lo immerge nell’acqua saponata e si accende un piccolo led rosso cupo.
Quando soffia attraverso l’occhiello, compare un’immagine tremolante che acquista forma man mano che il sapone si condensa in una bolla.
− È un ologramma – mi meraviglio.
Lei rettifica: − Una olo bolla di sapone, vorrai dire. Vedi, questo è un gioco che serve ad anticipare quello che verrà: la missione su Marte del 2026. Non dirmi che non ne sai niente.
− Qualcosa. Sembra che stiano già formando l’equipaggio. Gente che ora ha la tua età.
Lei mi osserva con un’aria divertita.
So cosa vuol dire quel sorriso.
Sono fuori età per certe avventure, ma a me non importa: purché mi siano risparmiati gli insetti come alimento negli ultimi anni.
La bolla di sapone scoppia con un pop liquido e l’immagine delle colture idroponiche di Marte si dissolve come un bel sogno.
Decido di tornare a casa dopo aver dato un’occhiata all’ora sul campanile: è tardi e devo connettermi alla Rete per salutare certi amici su Facebook.
− Piacere di averti conosciuta.
Le tendo la mano e lei la stringe come a non volermi lasciare andare.
− Ti ho vista sul manifesto in libreria e ho letto di te sul sito del giornale. Fai attenzione agli Inquisitori della Rete.
− Sì, certo. Grazie di avermi avvertita.
Mi divincolo e corro a casa.
Accendo il computer e vado su Facebook ed è lì che vedo la fotografia.
Ci sono io davanti alla stazione di una grande città di pianura nel mezzo dell’ora di punta.
Sono chinata a terra e sto raccogliendo un cellulare da terra.
Accanto a me c’è l’uomo che lo ha perso.
La notizia è accompagnata da un testo a lettere maiuscole: SOLO UN CASO?
Ci sono anche altre fotografie: nel supermercato del paese e in biblioteca.
Non so chi sia: alto, capelli a caschetto, ci avrò scambiato qualche parola, certo il particolare delle abitudini comuni è buffo.
Verso sera cominciano ad arrivare le telefonate mute di qualcuno che ha ricevuto le stesse fotografie sul proprio profilo.
Riattacco ogni volta.
***
Lascio di sopra il cellulare spento e scendo nel bar sotto casa mia per lasciarmi dietro quello che per me è uno stupido scherzo.
Vedo acceso il PC portatile di uno dei titolari ed è sul profilo del tipo alto e con i capelli a caschetto.
Mi avvicino con noncuranza sorseggiando la birra appena ordinata.
− Cosa non si vede su Facebook, eh?
Lui si volta: − Sì, molto realistico. Mi dispiace che ti abbiano presa in mezzo.
Abbassa la voce: − Qualcuno ha voluto rendergli la vita difficile. Non ci vuol molto a montare una notizia falsa e a rovinare la serenità al prossimo.
Faccio un mugugno di assenso e finisco la birra.
Esco ripromettendomi di stare lontana da quel poveretto.
***
A casa, leggo su una rivista che montare casi spiacevoli da fotografie è molto frequente.
L’ultima moda 2018, poi, sono quelle scattate nei momenti di intimità e usate come armi di ricatto dagli ex.
Penso alla pericolosità di certi esibizionismi e soffro pensando a chi ne è stato vittima: di sicuro persone insicure, certe di poter essere protagoniste nella vita di qualcuno impersonando divi bollenti.


***
Oggi. Agosto 2019.
Quando faccio il solito giro su Facebook, ho la sensazione di stare attraversando una strada molto trafficata e pericolosa, per quanto ai lati abbia bei negozi e palazzi eleganti.
 
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view post Posted on 8/8/2019, 22:32
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Grazie per il racconto Shanda.

Gli altri come stanno messi? Se avete bisogno di qualche giorno in più è il momento giusto per chiederlo.
 
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view post Posted on 9/8/2019, 05:05
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Io finito. Devo solo rivederlo, e potarlo un po. Ma ci vuole poco.
 
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view post Posted on 9/8/2019, 06:51

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Ciao Reiuky, spero che ti piaccia.
 
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view post Posted on 9/8/2019, 15:02
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CITAZIONE (shanda06 @ 9/8/2019, 07:51) 
Ciao Reiuky, spero che ti piaccia.

Leggo appena è scaduto il termine per presentare i racconti, se hai bisogno di correggerlo hai ancora un po' di tempo.
 
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view post Posted on 11/8/2019, 00:31
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Qualche giorno in più si può avere? Chiedo venia ai partecipanti... 😌😌😌

P.S. Complimenti a Gargaros per la vittoria nello Skanna precedente 😉👍
 
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view post Posted on 11/8/2019, 03:46
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RESOLVETOR





La mia stanza, sì, la conosco, pensa Mario. Eppure resta lì, presso la soglia, imbambolato, irrisolto. Sta lì da dieci minuti.
Prima stava in salotto, spaparanzato sul divano guardava Netflix sullo smartphone; ma la serie che seguiva gli era venuta a noia, e quindi aveva deciso di buttarsi sul letto, perché erano le venti di sera, di sabato sera, e non aveva alcuna voglia d'uscire.
Però, arrivato vicino alla stanza da letto, si era bloccato, per essere sopraggiunto un nuovo desiderio: di non dormire più e di fare altro.
Ma altro cosa?
E quindi, nel dubbio, si era bloccato lì.
Dieci minuti. Sono un'eternità quando ci si trova annoiati a morte. Sono un tormento quando si è così impigriti da non accendere neanche il cervello e metterlo al lavoro su una possibile soluzione.
Poi ricorda! Ma sì, c'è quell'app di cui ha parlato Petardo all'uni.
Solleva lo smartphone e comincia a cercare nel sito, quello che si aggiorna di continuo con le ultime uscite miracolose.
Eccola, ha un nome scemo: “Resolvetor”. Però Petardo ha detto che fa il suo dovere.
La scarica, la installa, e la apre. Appare un piccolo fumetto in basso a destra, che chiede: Ciao, cosa posso fare per te?.
Mario dice nel microfono: «Mi annoio, è venerdì sera, non so che fare...»
Bene, appare scritto nel fumetto. Devi uscire. Fidati, troveremo di che baloccarti.
Ma come cazzo parla, questa? si chiede Mario.
Però è già qualcosa, una soluzione, per quanto decisa da altri. Ma gli sta bene; è come una marionetta che agogna il movimento, solo che a tirarla deve essere un puparo. A volte è bello lasciarsi guidare, demandare ad altri le decisioni, le azioni...
È già pronto: non è che nel pomeriggio abbia fatto troppi sforzi, cosa che invero non fa mai, quindi non ha sudato, è pulito. La camicia è un po' stropicciata, ma chi se ne frega. Si butta addosso la giacca leggera, perché siamo in autunno appena all'inizio, ed esce.
Aria fresca, gradevole. L'app scrive: Bravo. Concediti alcuni passi, qualche centinaio di metri di camminata lenta e tranquilla. A quel punto, buttati nel primo bar che incontri, o va bene anche una discoteca, una pizzeria, insomma il primo locale che ti capita di vedere.
Mario ubbidisce.
La sera è frizzante, le auto scorrazzano sulla strada a lato, i pedoni vociano coi compagni di gruppo, o in headset così minuscoli e invisibili da dare l'impressione che parlino da soli come i pazzi. I piccioni svolazzano, il cielo è ancora chiaro, con poche stelle già visibili, e ragazzini che gridano, ragazze che civettano, bellimbusti che annusano i feromoni rilasciati dalle passere delle prime... Una sera come tante, carica di promesse, di aspettative.
Senonché, Mario non avverte nulla di tutto ciò. Ne avesse avvertito anche solo una minima percentuale, forse avrebbe spento l'app lanciandosi all'avventura, di propria iniziativa. Quindi cammina cammina, senza neanche badare a dove va, e quando decide che è giunto il momento, si ferma, solleva lo sguardo e guarda attorno.
Nella strada larga, del centro, di locali ce ne sono a iosa: due bar, una pizzeria con tavolini all'aperto, una trattoria, un pub, un alimentare (ancora aperto), una libreria (chiusa), una gioielleria, quello che sembra un club (c'è della musica che ne esce). Le insegne abbagliano ruffiane, diventando sempre più piccole nella fuga prospettica, perché la strada, oltre a essere larga, è anche un rettilineo di lunghezza rispettabile. La gente ingolfa quei ritrovi serali, i marciapiedi, va e viene. Cristo, quanta vita c'è stasera, pensa Mario.
Un trillo discreto lo richiama allo smartphone: scopre che è l'app che lo sta chiamando. Allora? appare nel fumetto.
Mario dice nel microfono: «Ci sono molti negozi e locali... Quale scelgo?»
La pizzeria all'aperto, quella accanto alla libreria, alla tua destra. Siediti lì e ordina una pizza.
È solo quando si siede esattamente lì che gli balugina la domanda su come abbia fatto l'app a sapere della pizzeria. Una camerierina arriva e prende la sua ordinazione. Mario quindi chiede nel microfono: «Come sapevi di questa pizzeria?»
Sono collegata a Google Maps e al sito delle Pagine Gialle. Inoltre, installandomi, ho ottenuto l'approvazione per accedere al tuo navigatore satellitare. Non hai letto il manuale e il contratto?
«Sì, l'ho letto. Avevo dimenticato» mente Mario, perché non aveva letto nulla. C'è davvero chi li legge, in fin dei conti?
Arriva la pizza con birretta. Mario comincia a sbocconcellare la Capricciosa: non è che abbia molta fame, ma ormai è lì e bisogna pur fare qualcosa.
La sera cala del tutto, le stelle ora cercano di farsi notare a frotte, attraverso l'inquinamento luminoso. Il chiasso della gente diventa più allegro.
Ma ovviamente Mario non nota nulla. È ancora incancrenito dalla noia, dall'apatia.
Neanche avverte che proprio là vicino si è seduta una ragazza.
Il trillo discreto dell'app lo richiama di nuovo.
Sei un idiota, appare nel fumetto. Vedi la ragazza al tavolo di fianco?
Solo allora Mario si accorge della presenza. Accidenti, se è carina. Sembra proprio il suo tipo: non troppo alta, non troppo bassa, forme e curve minute senza essere magra, un viso che non è troppo bello, ma neanche banale. Insomma, è una di quelle ragazze che può piacere a tutti. E a nessuno in modo particolare. Mario però apprezza più questo tipo di femmina che non quelle che, per un dettaglio o per l'altro, sconfinano nella specialità, che sia positiva o negativa. Non si sa spiegare questo gusto, ma è forse il motivo per cui non ha mai pensato troppo all'amore. Non che sia un represso, anzi ha avuto qualche fidanzatina fin da quanto i peli sul pube hanno fatto capolino; e non si è mancato davvero nulla, nessuna scopata occasionale. Però non ha mai nutrito un sentimento verace e un legame profondo.
Non che, ora, si stia facendo i migliori film mentali, guardando la ragazza. La sta solo apprezzando fisicamente.
«Per caso sei collegata anche alla mia videocamera?» chiede, anche lui con discrezione, per non farsi udire, nel microfono.
No. Però sono collegata con le mie sorelle app, e anche la ragazza in questione ne ha una installata e attiva in questo momento. Anche la ragazza ha chiesto aiuto a Resolvetor! Posso comunicare con le mie sorelle e concertare insieme per aiutare le persone. Ora, fai attenzione: è fondamentale che la ragazza ignori che tu stia usando questa app. La mia sorella non le sta rivelando quello che sto rivelando a te: la ragazza deve ignorare che tu agisci dietro consigli di una suggeritrice occulta.
Mario casca dal pero. Dice: «Aspetta», per poter rileggere il testo nel fumetto, perché non ha capito bene l'informazione. Ma anche dopo rilettura decupla, resta confuso. «Vai avanti.»
Dicevo, tu, per la ragazza, devi essere un uomo che agisce per proprio stimolo personale. La ragazza si è appena lasciata con uno, dopo cinque anni di rapporto. È depressa. Ha bisogno di uno sfogo, di una distrazione, di una nuova speranza di vita. Sarebbe per lei una delusione cocente scoprire che ha incontrato uno smidollato che non sa neanche decidere se voler andare a letto o fare altro, il venerdì sera.
«Oh, grazie tante. Stronza.»
Prego. Quindi, devi fare l'uomo sicuro di sé. Cerca di essere simpatico, non opprimerla subito coi tuoi patemi insensati.
«Stai diventando pesante» alita Mario nel microfono. «Magari ti spengo e ti cancello, eh? Che dici? Che poi perché devo aiutare 'sta cretina?»
Non fare il bastardo, lo so che non sei così insensibile.
«Nel contratto c'è anche il permesso ad accedere al mio cervello?»
No, ma quello per leggere i file contenuti nello smartphone sì.
«Cosa?!» Mario ha urlato, questa volta. Nota che ha attirato l'attenzione di qualcuno, fra cui quella della ragazza. Per un attimo i loro occhi si incontrano, e in lui il cuore fa un salto. «Scusa» dice allora. «Non volevo disturbarti...» Riporta gli occhi sullo smartphone. «È che sto parlando con una carogna» aggiunge, a mezza voce.
E quindi, con un sospiro, nel microfono: «Cosa hai fatto, tu? Brutta stronza!»
Non ti arrabbiare... hai affermato d'averlo letto, il contratto... Comunque, ho visualizzato le tue email, le chat, le foto, la memoria dei siti che visiti, e quello che vi hai scritto... Il tuo profilo psicologico mi è chiaro. Ora, sei libero di scegliere. Vuoi aiutare quella poveretta oppure ritornartene a casa a non fare nulla?
«Ma non voglio impegnarmi!» spiffera esasperato.
Non ti viene certo chiesto d'impegnarti a vita! Devi solo distrarla, fare da diversivo, spezzare la sua tristezza, almeno per questa sera. Abbordala, se ti riesce XD... Ma non dovrebbe essere difficile, perché mia sorella l'ha preparata ad accettare qualunque cosa offre la serata. Abbordala e proponile qualcosa, di fare due passi insieme, di andare al cinema, o in qualche disco, o dove vuoi tu, che sia però un posto dove ci si diverta. Poi sta a voi, vedere se fila e...
«E...?»
E niente, se nasce qualcosa. In fin della fiera, però, anche non ci fosse un seguito, avrete comunque salvato una serata noiosa.
Mario ci pensa un po'. Prende una fetta ti pizza e la mordicchia. Beve un sorso di birra. Poi si volta alla ragazza e: «Scusa per prima. Certe persone sono nate solo per dare fastidio...»
«Non mi hai dato fastidio» dice lei, con timidezza.
«Ma no, parlavo di quella con cui parlavo al telefono...»
«Ah, scusa» fa lei, con un sorriso tenero.
Mario la vede riportare subito gli occhi sul cel e dire qualcosa nel microfono. Immagina che stia chiedendo a Resolvetor cosa deve fare con questo tizio sconosciuto, se apprezzarne l'espansività virile oppure scacciarlo con decisione.
Mario aspetta. Quando la situazione si è risolta, con lei che, sollevando di nuovo il volto, gli lancia un nuovo sorriso, ancora timido, decide di attaccare bottone. «Sei sola?»
«Sì» fa lei. «Questa sera sì.»
«Beh, pure io. Ah, mi chiamo Mario.» Allunga la mano nel breve spazio vuoto tra il suo tavolino e quello della vicina. Lei la prende dopo alcuni secondi di tentennamento, e la stretta che fa è molle e fugace, dura solo un secondo e in quel secondo dice: «Sara».
Un trillo richiama Mario al cel. Mia sorella mi dice che apprezza i musical. Questa sera al cinema Olivio danno una replica di Les miserables. Per la seconda serata siete in tempo. Avete un'ora e mezza per andarci a piedi. È meglio se camminate: è scientificamente provato che una passeggiata favorisce i legami.
«Dopo la pizza vai a casa?» chiede Mario a Sara.
«Sì.»
«'Mazza, che pensionata!» scherza lui. «Ti va di fare qualcosa insieme? Niente di compromettente, chiaro.»
Lei è titubante, ma deve seguire i consigli che le passa Resolvetor. «Cosa?» chiede.
«Non so, fare due passi» propone Mario. «Per cominciare» aggiunge.
La pizza la lasciano a metà. Perché anche Sara non è che avesse molta fame.
S'incamminano, andando a caso. Ma, sorpresa!, eccoli all'improvviso di fronte al cinema Olivio. «Guarda che bello» dice quindi Mario. «È uno dei miei film preferiti.» Ma non è vero; anzi, a dire il vero a lui i musical fanno schifo: pensa che sia fantascienza che all'improvviso tutti si mettano a ballare e a cantare con una coreografia precisissima e sovrannaturale...
Sul viso di Sara, però, si apparecchia una meraviglia tenuta al guinzaglio, come se non voglia rivelarsi così ingenuamente.
«Ti va?» le chiede Mario. «Offro io, se non ti rogna.»

E così finiscono al cinema, e così guardano un film, e poi finisce che lui l'accompagna a casa, e lei gli dà il numero personale, e lui promette di farsi sentire. E infatti si fa sentire, il giorno dopo, di mattina presto, perché ieri sera ha significato qualcosa, per lui, che ha sentito nascere un certo sentimento per Sara, e idem dicasi per questa, ed entrambi dicono la cosa durante quella chiamata. E la sera di nuovo escono, e di nuovo passeggiano, e fanno cose. E poi eccoli a fare l'amore, e a dirsi che sono felici, che si sentono in pace col mondo. E poi progetti, prendere la laurea e cercare un lavoro che non li separi, fidanzarsi e magari sposarsi, avere figli, invecchiare insieme...

# # #



Sara è accanto al letto, Mario è sul letto. La cannula orofaringea non gli permette di parlare, però è sveglio, cosciente, e guarda la vecchia al capezzale. A volte non ce la fa a tenere gli occhi aperti, e allora la palpebra cala e la visione viene eclissata da un sipario d'oscurità.
Subito si forza a riaprire gli occhi, perché è brutta, quella tenebra; gli ricorda che sta esalando gli ultimi respiri. O quanto meno glieli sta facendo esalare il respiratore artificiale, perché, senza, sarebbe morto già da mesi. Da quando cioè s'è buscato la mielopatia fulminante. Che poi, dopo le analisi, si è scoperto essere una conseguenza di un gran brutto tumore che ha esteso metastasi da per tutto. In pratica una condanna a morte somministrata con atroce lentezza. Ci volevano mesi, spegnendosi giorno dopo giorno, per arrivare al capolinea. A cui sta giungendo.
Sara non dice niente. È seduta, tiene la mano di lui, ma la tiene con sufficienza. In verità Mario non sente più nulla dal collo in giù. Ma lei tiene la mano con sufficienza per un altro motivo...
E Mario lo sa.
Gliel'ha detto Resolvetor.
Lei non ti ha mai amato veramente, mia sorella può confermarlo. Non ha mai agito spontaneamente. Mia sorella l'ha sempre guidata, perché era lei a richiedere i suoi consigli. In fondo, non è lo stesso che hai fatto anche tu?
, pensa Mario, perché da quando la tecnologia delle telecomunicazioni è passata da apparecchi esterni e impianti infracranici, non c'è più bisogno di comunicare coi programmi via voce, in un microfono, e di leggere testi in fumetti stilizzati. Ora gli basta pensare, e a Resolvetor fare altrettanto perché lui “senta” l'app. Ma non so perché l'ho fatto...
Te lo dico io: perché sei sempre stato uno smidollato.
Mario vorrebbe ridere, ricordandosi di quella prima volta in cui si è sentito insultare a quel modo da una fottuta app. Ma non può farlo, quindi pensa: No, non credo sia per questo... Forse è stato per paura...
Paura di cosa? Voi esseri umani ancora non vi capisco del tutto... Ma più ci penso, più mi convinco che siete ancora pecore bisognose di guida.
Resolvetor, col passare degli anni e il potenziamento dei software, ha subito aggiornamenti di continuo e oggi è una vera e propria IA.
Già, risponde Mario. Paura di cosa? Ma tu che ne puoi sapere? Sei solo una fottuta applicazione... Ma paura della vita, accidenti. Di faticare, di cimentarcisi, di fare l'azzardo, e magari di perdere tutto, di ficcarsi nei guai, di mettersi nelle condizioni di dover fare doppia fatica. E per cosa? Per l'amore di una donna? Per i figli? Puah! I figli! Dove sono i miei? Sandro sulla Luna, Gloria qui, dietro l'angolo, praticamente, a pulire il Mediterraneo. Nessuno mi sta vegliando. Potrei crepare praticamente ora, e lo sanno. Gloria è venuta una sola volta, è rimasta due ore, ha pianto, e via. Dicono che è per i contatti virtuali, che non c'è più bisogno di esserci fisicamente. Ma, Cristo santo, intanto in questi mesi hanno chiamato solo la madre! Li ho fatti, li ho tirati su, e non hanno tempo per il loro vecchio che sta crepando.
Eh, ma la vita è questa.
È una bella merda, allora. Vedi che avere paura è cosa giusta? Ecco perché forse ho continuato a usarti... Ecco perché l'ha fatto Sara, già scottata da un rapporto durato un lustro... Ci avete guidati, consigliandoci la mossa giusta, concertando le vostre azioni perché si giungesse là dove avete deciso.
Per arrivare là dove era giusto che arrivaste. Ma coi vostri soli piedi, non l'avreste mai fatto. Ed è stato male? Io e le mie sorelle abbiamo agito forse sbagliando?
Oddio... chi può dirlo? In fondo hai ragione: la vita è questa. Nascere, sopravvivere, accoppiarsi, riprodursi e morire... L'unica cosa che mi stona, e neanche solo un po', è che Sara non è stata mai messa al corrente che pure io ho usato te...
Faceva parte della nostra programmazione: ottenere il massimo risultato positivo per i nostri clienti. Sara doveva avere un uomo autonomo e sicuro di sé. Mia sorella per lei è stata un'amica confidenziale, e nulla più. Non è un'immagine classica, nel consorzio umano? La donna fragile, dubbiosa, pavida; l'uomo espansivo, sicuro, forte.
Dovreste aggiornarvi. Già al tempo questi stereotipi erano sul viale del tramonto.
Lo so. Chi ci programmò all'epoca era un romantico, un uomo all'antica. Ad ogni modo, ha funzionato, no?
Ha funzionato per Anna, forse. Lei è convinta che io l'ami davvero, che abbia agito sempre di mia iniziativa. Anche se lei sa che non ha mai provato per me la stessa cosa, può felicitarsi di aver avuto un compagno devoto, amorevole, comprensivo... Un compagno autentico! Io, invece, che dovrei dire? Ora realizzo che sono stato solo una marionetta consapevole di esserlo. Il conto finale non mi piace granché.
Beh, l'uomo dovrebbe sentirsi appagato nel dare alla donna quello che lei ha bisogno di avere. È spirito di cavalleria.
Un bello schifo.
Senza di me, però, come avresti agito? Intendo nella vita intera?
Mario ci pensa su, per un bel po' di minuti. Poi dice/pensa: Forse non avrei concluso mai nulla. Laurea, un lavoro mediocre, forse una moglie, forse una vita tediosa e piena di tormenti e di fastidi...
Vedi? La mia guida... la nostra guida, vi ha aiutati.
Mario pensa ai mille consigli e soluzioni trovati da Resolvetor. Non solo nel rapporto familiare, ma anche in quelli sociali e lavorativi...
Quindi siamo davvero pecore? Che senza guide riusciamo a combinare sempre gran brutti pasticci?
Beh, tu lo sei senza dubbio.
Ah, grazie. Stronza.
Ah ah ah! Sei sempre il solito!
Allora muoio tranquillo. Ho seguito il pastore, che mi ha realizzato, mi ha fatto esprimere il massimo di me.
Esatto. Non farti venire sciocchi dubbi filosofici. Non adesso, ormai è troppo tardi. Avresti dovuto agire quella sera lontana in cui sei ricorso al mio uso per la prima volta.
Già.
Già.

Chiama Sara.
Per dirle cosa?
Per dirle un'ultima volta che è stata la donna che ha dato un senso alla tua vita. A lei farà estremamente piacere. E saranno queste tue parole ad accompagnarla quando sarà il suo momento.
Va bene, come vuoi… Sara?
Sì, Mario?
Devo dirti un'ultima cosa...


 
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CITAZIONE (Incantatore Incompleto @ 11/8/2019, 01:31) 
Qualche giorno in più si può avere? Chiedo venia ai partecipanti... 😌😌😌

P.S. Complimenti a Gargaros per la vittoria nello Skanna precedente 😉👍

Ce la fai entro mercoledì 14?
 
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Ci provo, sono in ferie e dovrei riuscirci...
 
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CITAZIONE (Incantatore Incompleto @ 12/8/2019, 01:54) 
Ci provo, sono in ferie e dovrei riuscirci...

Ok. Allora tempo fino al 14.
 
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view post Posted on 14/8/2019, 22:28
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Apprendista stregone

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Amore criminale di Paolo Spoto

Afferro il bicchiere sul comodino e lo riempio con una generosa dose di whisky. Mi giro verso mia moglie, sdraiata dall’altra parte del letto. Le sorrido e alzando il bicchiere esclamo
«Ne vuoi un po’ anche tu, tesoro?»
Non mi risponde, i suoi grandi occhi verdi fissi sul soffitto, un’espressione rapita sul suo volto. Probabilmente si sta riprendendo dai colpi che le ho dato prima. Mi é sembrata un po’ più svogliata, meno partecipe delle altre volte, ma alla fine l’ho sentita gemere e ansimare debolmente. Probabilmente, all’inizio, era ancora offesa con me per quello che ho fatto a Franco, ma poi le mie doti di amante l’hanno fatta sciogliere e ha pensato solo a godersi il momento. Comunque sia, il mio dovere di marito l’ho fatto e questo è quello che conta.
La osservo compiaciuto. La pelle leggermente rosata, le gambe snelle, il ventre piatto, i piccoli seni con i rosei capezzoli che non chiedono altro che essere baciati, il nasino delicato e sottile, i capelli che ricadono dal cuscino come un’ impetuosa cascata d’oro.
Che donna stupenda!
Da quando l’ho vista in quel bar di Grodno, mentre girava tra i tavoli servendo birra e vodka a quegli ubriaconi dei suoi compaesani, ho capito di aver trovato la donna della mia vita.
Era poco più che ventenne, vestita con abiti da quattro soldi, troppo magra anche per la sua età.
Ora, grazie al benessere che le ho donato in questi sette anni, è diventata una splendida donna.
L’ho salvata da una vita di stenti e privazioni e di questo me ne dovrà essere grata in eterno.
Porto alle labbra il whisky e lo trovo schifosamente caldo. Dentro il bicchiere i cubetti di ghiaccio sembrano naufraghi sperduti immersi in un mare color ambra. Un whisky on the rocks senza rocks. Qui ci vuole altro ghiaccio!
Mi alzo dal letto per recarmi in cucina, ma noto con disappunto che davanti al vano della camera da letto, si sta formando una piccola pozza color cremisi. Possibile che un corpo possa contenere così tanto sangue?
Oltrepasso la soglia, barcollando su gambe malferme, e sulla mia destra, tra il tavolino del salotto e il divano, scorgo il cadavere del mio ex socio Franco, immerso in una pozza di liquido rosso e denso.
Questo idiota! Voleva portarmi via la mia piccola Ivana e le aveva inculcato in testa così tante false promesse da convincere anche lei. Era persino venuto sin qui per parlarmene, perché non gli sembrava corretto, vista la nostra decennale amicizia, di continuare a ingannarmi così.
Quel porco aveva messo gli occhi su mia moglie sin da subito! Era un bell’uomo: dodici anni meno dei miei, fisico da palestrato e una parlantina in grado di convincere chiunque: non biasimo la mia mogliettina per essersi fatta incantare da lui.
Erano venuti a comunicarmi la loro decisione: Ivana avrebbe fatto le valigie e sarebbe andata con lui seduta stante. Avrei dovuto capire che mia moglie non mi amava più e che avrei dovuto farmene una ragione. Dovevo prendere atto del loro amore e lasciarli andare. Se avessi opposto resistenza, Franco era disposto anche a usare la forza.
Poveri stronzi! Nessuno dei due “innamorati” poteva sospettare che tenevo una pistola nascosta nel cassetto della mia scrivania.
Due colpi a distanza ravvicinata, hanno risolto il problema sul nascere.
Addio, Franco. Mi dispiace ma te la sei cercata. Non desiderare la donna d’altri. C’è anche scritto sulla Bibbia. Lo sai che non si va contro la parola di Dio.
Arrivo in cucina e apro il frigo, fischiettando. Il freddo mi investe il petto e la pancia, mitigando il calore di questa afosa giornata.
Già, la pancia! Dovrò mettermi a dieta, prima che Ivana si faccia incantare dal fisico scolpito di qualche giovane bellimbusto.
Rimango qualche secondo a godermi l’aria gelata che mi accarezza la pelle, poi apro il congelatore e prendo la vaschetta del ghiaccio. I cubetti finiscono tintinnando nel bicchiere: finalmente un whisky on the rocks come si deve! Ne bevo un sorso e mi lascio cullare dal sapore di torba, tabacco e caffè che si sprigiona in bocca. Sono questi i piaceri della vita! Andrebbe accompagnato con una tavoletta di cioccolato, rigorosamente fondente, ma credo di averlo finito ieri sera davanti alla TV. Dirò a Ivana di comprarlo domani.
Giusto, Ivana!
Sarà meglio ritornare di là, non vorrei che si sentisse sola.
Esco dalla cucina e mi ritrovo davanti il corpo del mio ex amico.
«Alla salute, socio!» esclamo, sollevando il bicchiere in un esagerato segno di saluto e tracannando il resto del liquore. Alla salute!
Alla salute! Buona, questa!
Continuo a camminare e mentre scavalco la pozza vermiglia ai miei piedi la vista mi si offusca per un attimo. Poggio malamente il piede e continuo a camminare, barcollando pericolosamente, mentre un improvviso capogiro mi fa sbandare di lato, mandandomi a sbattere contro la libreria di fronte a me.
Rimango appoggiato al mobile, ansimando rumorosamente, in attesa di riprendere un minimo di coordinazione. Forse ho esagerato con tutto quel whisky. Sarà meglio che mi butti a letto, prima di combinare altri casini.
Varco la soglia della camera e trovo mia moglie distesa sul letto, in attesa. Tutte quelle accuse e quelle idee strampalate sul voler chiamare la polizia a ogni costo, sembrano finalmente essere svanite dalla sua mente. Poggio il bicchiere sul comodino e mi butto a peso morto sul letto, girandomi di fianco. Allungo la mano e tocco la gamba sinistra di mia moglie, trovandola liscia e fresca al tatto.
Mi viene voglia di farmela di nuovo. Devo cancellarle dalla testa le scopate fatte con quel bastardo di Franco.
«Ti sei fatta sbattere da quell’idiota che si trova di là, vero? Invece tu sei mia e l’unica persona con la quale puoi fare l’amore sono io! Sono stato chiaro, mogliettina?» le alito in faccia, mentre le monto sopra senza tanti riguardi.
Le infilo una mano sotto la nuca e la bacio con forza sulla bocca, ma quando la tiro fuori mi accorgo che è imbrattata di sangue.
Ma perché questa stronza non smette di sanguinare?
Sì, è vero, quando ha incominciato a starnazzare chiamandomi assassino e si è girata verso la porta minacciando di chiamare la polizia, l’ho colpita con il calcio della pistola. Ma non l’ho colpita forte, perlomeno non più forte di tante altre volte!
Anche quando l’avevo colpita con il martello aveva perso sangue, aveva pianto, ma poi si era medicata ed era tornata dolce e remissiva.
Stai a vedere che sta perdendo sangue apposta per farmi incazzare!
Mi tiro su e mi siedo a cavalcioni sopra di lei. Non ha nemmeno il coraggio di guardarmi, i suoi occhi sono puntati in un’altra direzione.
Sento una rabbia irrefrenabile invadere ogni cellula del mio corpo.
«La vuoi smettere di sanguinare, patetica troia?» le abbaio contro, mentre le mollo uno sganassone con la mia tecnica preferita: un colpo a mano aperta, dritto sulla guancia.
Qualcosa non va. Generalmente, dopo aver incassato il colpo, si copre la faccia con le mani e scoppia in un pianto dirotto. Adesso, invece, il viso si è inclinato a sinistra ed è ritornato nella stessa posizione, senza alcun altro movimento da parte sua. Gli occhi sono sempre sbarrati a guardare il soffitto e la guancia è sporca di sangue. La macchia ha la vaga forma di una mano.
Mi sdraio immediatamente al suo fianco e inclino la testa, poggiandole l’orecchio in mezzo ai seni. Rimango in ascolto per interminabili secondi.
Niente, non sento nessun battito.
La afferro per le spalle e la scuoto vigorosamente, chiamandola per nome.
Niente da fare, nessun segno di vita da parte sua.
La verità mi colpisce con la violenza di una secchiata di acqua gelida.
«Ivana, amore mio! Io... io non volevo!»
Devo fare qualcosa, non posso averla uccisa! Mi alzo frettolosamente e corro al telefono in cerca di aiuto.
Afferro il cordless e sto per comporre il numero, ma il mio sguardo cade su Franco morto a terra. E se mi beccano con questo morto in casa, che cazzo gli racconto? E poi se Ivana è veramente morta, a cosa serve chiamare aiuto?
La mia mente si riempie di scenari confusi e senza senso.
Per prima cosa devo sbarazzarmi dei cadaveri, ma come?
Devo farli a pezzi, infilarli nei sacchetti della spazzatura e gettarli in un cassonetto distante da qui?
Buttarli nella discarica?
Avvolgerli in un telo e seppellirli in aperta campagna?
Speravo nell’aiuto di Ivana per sbarazzarmi del corpo di Franco, ma ora i morti sono due: cosa devo fare?
Se solo la testa smettesse di girare; non riesco a pensare coerentemente. La mia mente è piena solo dell’immagine di Ivana morta, sul nostro letto. Mio Dio, che cazzo ho combinato!
Il suono del campanello mi fa sobbalzare! E adesso chi è che rompe i coglioni? Farò finta di non essere in casa e...
« Sig. Milani, apra la porta! Siamo della polizia!»
Rimango impietrito a fissare la porta come un ebete. Come fa la polizia a essere già qui?
L’inconfondibile voce della sig.ra Pagano, quella pettegola del piano di sopra, interrompe il filo dei miei pensieri.
«Sig. Milani, apra per favore. Ho sentito dei rumori come degli spari prima. Ci risponda: sta bene?»
Maledetta vecchiaccia: ecco chi ha avvisato i poliziotti! Ma dico io, in un mondo dove tutti si fanno gli affari loro, proprio a me doveva capitare una vicina che non sa farsi i cazzi suoi?
«Maledetti sbirri, non mi avrete! Venitemi a prendere!»
È una frase stupida, scontata e che serve solo a peggiorare la mia situazione, ma ho sempre desiderato dirla! Tanto, più nei guai di così...


I poliziotti sono passati alle maniere forti. I colpi che vengono da fuori, mi fanno capire che la mia porta blindata sta facendo sudare i tutori dell’ordine. Ma riusciranno a entrare, è solo questione di tempo.
Li sto aspettando comodamente seduto sul divano, con la pistola in una mano e un bicchiere di whisky nell’altra.
Con un buon avvocato forse riesco a cavarmela con una ventina d’anni, e poi? Che me ne faccio della libertà a settant’anni e qualche mese? Senza contare che niente potrà rifarmi Ivana.
Stupida donna!
Non ti bastava quello che avevi? Sei andata a complicarti la vita.
E adesso hai reso un inferno la mia.
Penso ai titoli dei giornali “Ennesimo caso di uxoricidio. Imprenditore cinquantenne fracassa la testa della moglie. Ancora violenza su una donna tra le mura domestiche” e altre banalità del genere. Un caso come tanti, in una cittadina come tante, in una famiglia come tante. Sarò l’ennesimo marito pazzo che accecato dall’odio uccide la povera moglie innocente.
Balle!
Io amavo mia moglie. È lei che ha voluto rovinare tutto.
Con un ultimo fragoroso colpo, la porta cede. Mi trovo davanti tre poliziotti che mi puntano la pistola contro. È la fine e non ho più voglia di lottare.
«Buongiorno, agenti: posso fare qualcosa per voi?» esclamo, sorridendo sornione.
«Getti la pistola a terra e nessuno si farà del male!» mi intima un ormone con i baffi e la barba a pizzetto.
Fossi matto!
Mi punto la pistola alla tempia.
Vi lascio amici e ciò che è stato è stato...
BANG!
 
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view post Posted on 15/8/2019, 05:24

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Buon giorno, ecco i miei commenti e relativi classifica:

RESOLVETOR di Gargaros Storia indovinata: l’app che risolve la vita a Mario, single annoiato, esiste. Solo che non può dargli la vita autentica e profonda che desidera. No, fa quel che riesce, mettendolo in contatto con una ragazza sola quanto lui (e lo fa tramite la app sorella che lei ha installata sullo smartphone). Non c’è alcuna spontaneità in Sara (forse scottata dopo essere stata lasciata dopo cinque anni dal fidanzato). Mi piace questa vita che racchiudi nello spazio di alcune righe: la serie di compromessi ai quali Mario si adatta (vedi il musical sgradito) pur di avere compagnia, lo porta a vivere con Sara, a sposarla, a farsi una famiglia. Questo accade, malgrado il bilancio finale amarissimo (lei non lo ha mai amato, parola di app! E le parole d’amore di circostanza che Mario sta per dirle prima del trapasso, sono l’ennesimo suggerimento della app). Insomma, Resolvetor non gli ha assicurato la felicità (vedi i due figli carogna avuti da Sara), ma almeno gli ha dato la spinta per vivere. L’amore ai tempi delle app. Bravo.

AMORE CRIMINALE di Incantatore Incompleto Storia molto piacevole da leggere. Dà un brivido ferragostano, nella migliore tradizione horror. Il marito si è liberato del rivale in amore più giovane e prestante di lui e ha rimosso di aver ucciso anche la moglie (la fragile Ivana, portata via dalla miseria di Grosno). Molto efficace la presa di coscienza di lui (che ha i suoi lati oscuri: vedi la tecnica preferita dello schiaffo …. Se Ivana ha creduto a Franco, forse non era poi così facile vivere con il marito) fino al finale, quando si spara vedendosi ormai in trappola per colpa della vicina pettegola. Il pregio di questa storia è che quest’uomo scatena empatia nel lettore (mi sembra di vederlo, con il bicchiere di whisky, mentre assapora la vendetta, rifuggendo all’orrore finale: Ivana è morta. Ha appena adempiuto ai doveri coniugali con un bel cadavere). Ma la scatena anche lei: sposatasi giovanissima, con lui più grande, si è lasciata irretire da un uomo attraente, di certo innamoratosi di lei (e c’è da capirla: è caduta vittima della Sindrome di Madame Bovary).


Attenzione:
Sig. Milani
Sig.ra Pagano (sanno troppo di lettera: signor, signora)
Vi lascio amici (vi lascio, amici).


Meritate entrambi di vincere (nel mio cuore siete alla pari), ma urge classifica:

AMORE CRIMINALE di Incantatore Incompleto

RESOLVETOR di Gargaros
 
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view post Posted on 15/8/2019, 10:25
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Shanda mi ha anticipato ma va bene :)

Si dia inizio alla fase dei commenti.

Ricordo che il racconto di Morto di seta non è valido e quindi non dovete metterlo in classifica, ma potete comunque commentarlo.
 
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view post Posted on 15/8/2019, 14:53

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Ciao Reiuky, grazie (a proposito di regole, d'ora in poi so che devo aspettare il tuo nulla osta prima di commentare).

Ciao Morto di Seta.
A me il racconto è piaciuto.
Mi dispiace che sia fuori gara. Mostra davvero l'evolversi dei costumi sessuali e della guerra fra moglie e amante con armi … piuttosto basse. Ti ho letto nel Laboratorio e trovo un paio di immagini in più spassose: il suppostone, il paragone banana-scimmia riferito all'amante e alla sua Marlboro.
E' scritto in modo arguto e piccante al punto giusto. Sembra davvero di essere in quell'alloggio e di vedere le due punzecchiarsi a vicenda malgrado la patina di cortesia.
Ti devo segnalare un refuso: ste emorroidi ('ste)
A rileggerci presto. Complimenti, hai assimilato molto lo stile di Barker.
 
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48 replies since 31/7/2019, 20:39   759 views
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