| RESOLVETOR
La mia stanza, sì, la conosco, pensa Mario. Eppure resta lì, presso la soglia, imbambolato, irrisolto. Sta lì da dieci minuti. Prima stava in salotto, spaparanzato sul divano guardava Netflix sullo smartphone; ma la serie che seguiva gli era venuta a noia, e quindi aveva deciso di buttarsi sul letto, perché erano le venti di sera, di sabato sera, e non aveva alcuna voglia d'uscire. Però, arrivato vicino alla stanza da letto, si era bloccato, per essere sopraggiunto un nuovo desiderio: di non dormire più e di fare altro. Ma altro cosa? E quindi, nel dubbio, si era bloccato lì. Dieci minuti. Sono un'eternità quando ci si trova annoiati a morte. Sono un tormento quando si è così impigriti da non accendere neanche il cervello e metterlo al lavoro su una possibile soluzione. Poi ricorda! Ma sì, c'è quell'app di cui ha parlato Petardo all'uni. Solleva lo smartphone e comincia a cercare nel sito, quello che si aggiorna di continuo con le ultime uscite miracolose. Eccola, ha un nome scemo: “Resolvetor”. Però Petardo ha detto che fa il suo dovere. La scarica, la installa, e la apre. Appare un piccolo fumetto in basso a destra, che chiede: Ciao, cosa posso fare per te?. Mario dice nel microfono: «Mi annoio, è venerdì sera, non so che fare...» Bene, appare scritto nel fumetto. Devi uscire. Fidati, troveremo di che baloccarti. Ma come cazzo parla, questa? si chiede Mario. Però è già qualcosa, una soluzione, per quanto decisa da altri. Ma gli sta bene; è come una marionetta che agogna il movimento, solo che a tirarla deve essere un puparo. A volte è bello lasciarsi guidare, demandare ad altri le decisioni, le azioni... È già pronto: non è che nel pomeriggio abbia fatto troppi sforzi, cosa che invero non fa mai, quindi non ha sudato, è pulito. La camicia è un po' stropicciata, ma chi se ne frega. Si butta addosso la giacca leggera, perché siamo in autunno appena all'inizio, ed esce. Aria fresca, gradevole. L'app scrive: Bravo. Concediti alcuni passi, qualche centinaio di metri di camminata lenta e tranquilla. A quel punto, buttati nel primo bar che incontri, o va bene anche una discoteca, una pizzeria, insomma il primo locale che ti capita di vedere. Mario ubbidisce. La sera è frizzante, le auto scorrazzano sulla strada a lato, i pedoni vociano coi compagni di gruppo, o in headset così minuscoli e invisibili da dare l'impressione che parlino da soli come i pazzi. I piccioni svolazzano, il cielo è ancora chiaro, con poche stelle già visibili, e ragazzini che gridano, ragazze che civettano, bellimbusti che annusano i feromoni rilasciati dalle passere delle prime... Una sera come tante, carica di promesse, di aspettative. Senonché, Mario non avverte nulla di tutto ciò. Ne avesse avvertito anche solo una minima percentuale, forse avrebbe spento l'app lanciandosi all'avventura, di propria iniziativa. Quindi cammina cammina, senza neanche badare a dove va, e quando decide che è giunto il momento, si ferma, solleva lo sguardo e guarda attorno. Nella strada larga, del centro, di locali ce ne sono a iosa: due bar, una pizzeria con tavolini all'aperto, una trattoria, un pub, un alimentare (ancora aperto), una libreria (chiusa), una gioielleria, quello che sembra un club (c'è della musica che ne esce). Le insegne abbagliano ruffiane, diventando sempre più piccole nella fuga prospettica, perché la strada, oltre a essere larga, è anche un rettilineo di lunghezza rispettabile. La gente ingolfa quei ritrovi serali, i marciapiedi, va e viene. Cristo, quanta vita c'è stasera, pensa Mario. Un trillo discreto lo richiama allo smartphone: scopre che è l'app che lo sta chiamando. Allora? appare nel fumetto. Mario dice nel microfono: «Ci sono molti negozi e locali... Quale scelgo?» La pizzeria all'aperto, quella accanto alla libreria, alla tua destra. Siediti lì e ordina una pizza. È solo quando si siede esattamente lì che gli balugina la domanda su come abbia fatto l'app a sapere della pizzeria. Una camerierina arriva e prende la sua ordinazione. Mario quindi chiede nel microfono: «Come sapevi di questa pizzeria?» Sono collegata a Google Maps e al sito delle Pagine Gialle. Inoltre, installandomi, ho ottenuto l'approvazione per accedere al tuo navigatore satellitare. Non hai letto il manuale e il contratto? «Sì, l'ho letto. Avevo dimenticato» mente Mario, perché non aveva letto nulla. C'è davvero chi li legge, in fin dei conti? Arriva la pizza con birretta. Mario comincia a sbocconcellare la Capricciosa: non è che abbia molta fame, ma ormai è lì e bisogna pur fare qualcosa. La sera cala del tutto, le stelle ora cercano di farsi notare a frotte, attraverso l'inquinamento luminoso. Il chiasso della gente diventa più allegro. Ma ovviamente Mario non nota nulla. È ancora incancrenito dalla noia, dall'apatia. Neanche avverte che proprio là vicino si è seduta una ragazza. Il trillo discreto dell'app lo richiama di nuovo. Sei un idiota, appare nel fumetto. Vedi la ragazza al tavolo di fianco? Solo allora Mario si accorge della presenza. Accidenti, se è carina. Sembra proprio il suo tipo: non troppo alta, non troppo bassa, forme e curve minute senza essere magra, un viso che non è troppo bello, ma neanche banale. Insomma, è una di quelle ragazze che può piacere a tutti. E a nessuno in modo particolare. Mario però apprezza più questo tipo di femmina che non quelle che, per un dettaglio o per l'altro, sconfinano nella specialità, che sia positiva o negativa. Non si sa spiegare questo gusto, ma è forse il motivo per cui non ha mai pensato troppo all'amore. Non che sia un represso, anzi ha avuto qualche fidanzatina fin da quanto i peli sul pube hanno fatto capolino; e non si è mancato davvero nulla, nessuna scopata occasionale. Però non ha mai nutrito un sentimento verace e un legame profondo. Non che, ora, si stia facendo i migliori film mentali, guardando la ragazza. La sta solo apprezzando fisicamente. «Per caso sei collegata anche alla mia videocamera?» chiede, anche lui con discrezione, per non farsi udire, nel microfono. No. Però sono collegata con le mie sorelle app, e anche la ragazza in questione ne ha una installata e attiva in questo momento. Anche la ragazza ha chiesto aiuto a Resolvetor! Posso comunicare con le mie sorelle e concertare insieme per aiutare le persone. Ora, fai attenzione: è fondamentale che la ragazza ignori che tu stia usando questa app. La mia sorella non le sta rivelando quello che sto rivelando a te: la ragazza deve ignorare che tu agisci dietro consigli di una suggeritrice occulta. Mario casca dal pero. Dice: «Aspetta», per poter rileggere il testo nel fumetto, perché non ha capito bene l'informazione. Ma anche dopo rilettura decupla, resta confuso. «Vai avanti.» Dicevo, tu, per la ragazza, devi essere un uomo che agisce per proprio stimolo personale. La ragazza si è appena lasciata con uno, dopo cinque anni di rapporto. È depressa. Ha bisogno di uno sfogo, di una distrazione, di una nuova speranza di vita. Sarebbe per lei una delusione cocente scoprire che ha incontrato uno smidollato che non sa neanche decidere se voler andare a letto o fare altro, il venerdì sera. «Oh, grazie tante. Stronza.» Prego. Quindi, devi fare l'uomo sicuro di sé. Cerca di essere simpatico, non opprimerla subito coi tuoi patemi insensati. «Stai diventando pesante» alita Mario nel microfono. «Magari ti spengo e ti cancello, eh? Che dici? Che poi perché devo aiutare 'sta cretina?» Non fare il bastardo, lo so che non sei così insensibile. «Nel contratto c'è anche il permesso ad accedere al mio cervello?» No, ma quello per leggere i file contenuti nello smartphone sì. «Cosa?!» Mario ha urlato, questa volta. Nota che ha attirato l'attenzione di qualcuno, fra cui quella della ragazza. Per un attimo i loro occhi si incontrano, e in lui il cuore fa un salto. «Scusa» dice allora. «Non volevo disturbarti...» Riporta gli occhi sullo smartphone. «È che sto parlando con una carogna» aggiunge, a mezza voce. E quindi, con un sospiro, nel microfono: «Cosa hai fatto, tu? Brutta stronza!» Non ti arrabbiare... hai affermato d'averlo letto, il contratto... Comunque, ho visualizzato le tue email, le chat, le foto, la memoria dei siti che visiti, e quello che vi hai scritto... Il tuo profilo psicologico mi è chiaro. Ora, sei libero di scegliere. Vuoi aiutare quella poveretta oppure ritornartene a casa a non fare nulla? «Ma non voglio impegnarmi!» spiffera esasperato. Non ti viene certo chiesto d'impegnarti a vita! Devi solo distrarla, fare da diversivo, spezzare la sua tristezza, almeno per questa sera. Abbordala, se ti riesce XD... Ma non dovrebbe essere difficile, perché mia sorella l'ha preparata ad accettare qualunque cosa offre la serata. Abbordala e proponile qualcosa, di fare due passi insieme, di andare al cinema, o in qualche disco, o dove vuoi tu, che sia però un posto dove ci si diverta. Poi sta a voi, vedere se fila e... «E...?» E niente, se nasce qualcosa. In fin della fiera, però, anche non ci fosse un seguito, avrete comunque salvato una serata noiosa. Mario ci pensa un po'. Prende una fetta ti pizza e la mordicchia. Beve un sorso di birra. Poi si volta alla ragazza e: «Scusa per prima. Certe persone sono nate solo per dare fastidio...» «Non mi hai dato fastidio» dice lei, con timidezza. «Ma no, parlavo di quella con cui parlavo al telefono...» «Ah, scusa» fa lei, con un sorriso tenero. Mario la vede riportare subito gli occhi sul cel e dire qualcosa nel microfono. Immagina che stia chiedendo a Resolvetor cosa deve fare con questo tizio sconosciuto, se apprezzarne l'espansività virile oppure scacciarlo con decisione. Mario aspetta. Quando la situazione si è risolta, con lei che, sollevando di nuovo il volto, gli lancia un nuovo sorriso, ancora timido, decide di attaccare bottone. «Sei sola?» «Sì» fa lei. «Questa sera sì.» «Beh, pure io. Ah, mi chiamo Mario.» Allunga la mano nel breve spazio vuoto tra il suo tavolino e quello della vicina. Lei la prende dopo alcuni secondi di tentennamento, e la stretta che fa è molle e fugace, dura solo un secondo e in quel secondo dice: «Sara». Un trillo richiama Mario al cel. Mia sorella mi dice che apprezza i musical. Questa sera al cinema Olivio danno una replica di Les miserables. Per la seconda serata siete in tempo. Avete un'ora e mezza per andarci a piedi. È meglio se camminate: è scientificamente provato che una passeggiata favorisce i legami. «Dopo la pizza vai a casa?» chiede Mario a Sara. «Sì.» «'Mazza, che pensionata!» scherza lui. «Ti va di fare qualcosa insieme? Niente di compromettente, chiaro.» Lei è titubante, ma deve seguire i consigli che le passa Resolvetor. «Cosa?» chiede. «Non so, fare due passi» propone Mario. «Per cominciare» aggiunge. La pizza la lasciano a metà. Perché anche Sara non è che avesse molta fame. S'incamminano, andando a caso. Ma, sorpresa!, eccoli all'improvviso di fronte al cinema Olivio. «Guarda che bello» dice quindi Mario. «È uno dei miei film preferiti.» Ma non è vero; anzi, a dire il vero a lui i musical fanno schifo: pensa che sia fantascienza che all'improvviso tutti si mettano a ballare e a cantare con una coreografia precisissima e sovrannaturale... Sul viso di Sara, però, si apparecchia una meraviglia tenuta al guinzaglio, come se non voglia rivelarsi così ingenuamente. «Ti va?» le chiede Mario. «Offro io, se non ti rogna.»
E così finiscono al cinema, e così guardano un film, e poi finisce che lui l'accompagna a casa, e lei gli dà il numero personale, e lui promette di farsi sentire. E infatti si fa sentire, il giorno dopo, di mattina presto, perché ieri sera ha significato qualcosa, per lui, che ha sentito nascere un certo sentimento per Sara, e idem dicasi per questa, ed entrambi dicono la cosa durante quella chiamata. E la sera di nuovo escono, e di nuovo passeggiano, e fanno cose. E poi eccoli a fare l'amore, e a dirsi che sono felici, che si sentono in pace col mondo. E poi progetti, prendere la laurea e cercare un lavoro che non li separi, fidanzarsi e magari sposarsi, avere figli, invecchiare insieme...
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Sara è accanto al letto, Mario è sul letto. La cannula orofaringea non gli permette di parlare, però è sveglio, cosciente, e guarda la vecchia al capezzale. A volte non ce la fa a tenere gli occhi aperti, e allora la palpebra cala e la visione viene eclissata da un sipario d'oscurità. Subito si forza a riaprire gli occhi, perché è brutta, quella tenebra; gli ricorda che sta esalando gli ultimi respiri. O quanto meno glieli sta facendo esalare il respiratore artificiale, perché, senza, sarebbe morto già da mesi. Da quando cioè s'è buscato la mielopatia fulminante. Che poi, dopo le analisi, si è scoperto essere una conseguenza di un gran brutto tumore che ha esteso metastasi da per tutto. In pratica una condanna a morte somministrata con atroce lentezza. Ci volevano mesi, spegnendosi giorno dopo giorno, per arrivare al capolinea. A cui sta giungendo. Sara non dice niente. È seduta, tiene la mano di lui, ma la tiene con sufficienza. In verità Mario non sente più nulla dal collo in giù. Ma lei tiene la mano con sufficienza per un altro motivo... E Mario lo sa. Gliel'ha detto Resolvetor. Lei non ti ha mai amato veramente, mia sorella può confermarlo. Non ha mai agito spontaneamente. Mia sorella l'ha sempre guidata, perché era lei a richiedere i suoi consigli. In fondo, non è lo stesso che hai fatto anche tu? Sì, pensa Mario, perché da quando la tecnologia delle telecomunicazioni è passata da apparecchi esterni e impianti infracranici, non c'è più bisogno di comunicare coi programmi via voce, in un microfono, e di leggere testi in fumetti stilizzati. Ora gli basta pensare, e a Resolvetor fare altrettanto perché lui “senta” l'app. Ma non so perché l'ho fatto... Te lo dico io: perché sei sempre stato uno smidollato. Mario vorrebbe ridere, ricordandosi di quella prima volta in cui si è sentito insultare a quel modo da una fottuta app. Ma non può farlo, quindi pensa: No, non credo sia per questo... Forse è stato per paura... Paura di cosa? Voi esseri umani ancora non vi capisco del tutto... Ma più ci penso, più mi convinco che siete ancora pecore bisognose di guida. Resolvetor, col passare degli anni e il potenziamento dei software, ha subito aggiornamenti di continuo e oggi è una vera e propria IA. Già, risponde Mario. Paura di cosa? Ma tu che ne puoi sapere? Sei solo una fottuta applicazione... Ma paura della vita, accidenti. Di faticare, di cimentarcisi, di fare l'azzardo, e magari di perdere tutto, di ficcarsi nei guai, di mettersi nelle condizioni di dover fare doppia fatica. E per cosa? Per l'amore di una donna? Per i figli? Puah! I figli! Dove sono i miei? Sandro sulla Luna, Gloria qui, dietro l'angolo, praticamente, a pulire il Mediterraneo. Nessuno mi sta vegliando. Potrei crepare praticamente ora, e lo sanno. Gloria è venuta una sola volta, è rimasta due ore, ha pianto, e via. Dicono che è per i contatti virtuali, che non c'è più bisogno di esserci fisicamente. Ma, Cristo santo, intanto in questi mesi hanno chiamato solo la madre! Li ho fatti, li ho tirati su, e non hanno tempo per il loro vecchio che sta crepando. Eh, ma la vita è questa. È una bella merda, allora. Vedi che avere paura è cosa giusta? Ecco perché forse ho continuato a usarti... Ecco perché l'ha fatto Sara, già scottata da un rapporto durato un lustro... Ci avete guidati, consigliandoci la mossa giusta, concertando le vostre azioni perché si giungesse là dove avete deciso. Per arrivare là dove era giusto che arrivaste. Ma coi vostri soli piedi, non l'avreste mai fatto. Ed è stato male? Io e le mie sorelle abbiamo agito forse sbagliando? Oddio... chi può dirlo? In fondo hai ragione: la vita è questa. Nascere, sopravvivere, accoppiarsi, riprodursi e morire... L'unica cosa che mi stona, e neanche solo un po', è che Sara non è stata mai messa al corrente che pure io ho usato te... Faceva parte della nostra programmazione: ottenere il massimo risultato positivo per i nostri clienti. Sara doveva avere un uomo autonomo e sicuro di sé. Mia sorella per lei è stata un'amica confidenziale, e nulla più. Non è un'immagine classica, nel consorzio umano? La donna fragile, dubbiosa, pavida; l'uomo espansivo, sicuro, forte. Dovreste aggiornarvi. Già al tempo questi stereotipi erano sul viale del tramonto. Lo so. Chi ci programmò all'epoca era un romantico, un uomo all'antica. Ad ogni modo, ha funzionato, no? Ha funzionato per Anna, forse. Lei è convinta che io l'ami davvero, che abbia agito sempre di mia iniziativa. Anche se lei sa che non ha mai provato per me la stessa cosa, può felicitarsi di aver avuto un compagno devoto, amorevole, comprensivo... Un compagno autentico! Io, invece, che dovrei dire? Ora realizzo che sono stato solo una marionetta consapevole di esserlo. Il conto finale non mi piace granché. Beh, l'uomo dovrebbe sentirsi appagato nel dare alla donna quello che lei ha bisogno di avere. È spirito di cavalleria. Un bello schifo. Senza di me, però, come avresti agito? Intendo nella vita intera? Mario ci pensa su, per un bel po' di minuti. Poi dice/pensa: Forse non avrei concluso mai nulla. Laurea, un lavoro mediocre, forse una moglie, forse una vita tediosa e piena di tormenti e di fastidi... Vedi? La mia guida... la nostra guida, vi ha aiutati. Mario pensa ai mille consigli e soluzioni trovati da Resolvetor. Non solo nel rapporto familiare, ma anche in quelli sociali e lavorativi... Quindi siamo davvero pecore? Che senza guide riusciamo a combinare sempre gran brutti pasticci? Beh, tu lo sei senza dubbio. Ah, grazie. Stronza. Ah ah ah! Sei sempre il solito! Allora muoio tranquillo. Ho seguito il pastore, che mi ha realizzato, mi ha fatto esprimere il massimo di me. Esatto. Non farti venire sciocchi dubbi filosofici. Non adesso, ormai è troppo tardi. Avresti dovuto agire quella sera lontana in cui sei ricorso al mio uso per la prima volta. Già. Già. … Chiama Sara. Per dirle cosa? Per dirle un'ultima volta che è stata la donna che ha dato un senso alla tua vita. A lei farà estremamente piacere. E saranno queste tue parole ad accompagnarla quando sarà il suo momento. Va bene, come vuoi… Sara? Sì, Mario? Devo dirti un'ultima cosa...
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