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Skannatoio di Halloween 2019

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Bloodfairy
view post Posted on 30/10/2019, 18:00 by: Bloodfairy
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Educatrice di bambini alieni

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UN INCONTRO SFORTUNATO

di BLOODFAIRY

Il crepuscolo avvolgeva la piccola piazza ormai affollata, bambini mascherati saltavano fuori dai vicoli, tentando di incutere terrore ad adulti che fingevano di spaventarsi. Altri giocavano a rincorrersi, o bussavano alle porte delle case per chiedere dolci e minacciare scherzi. Bancarelle colorate esponevano dolciumi, panini, bibite e qualche maschera per i mostri dell’ultimo minuto. C’era anche il chiosco con le castagne appena cotte. Marianne osservava con vivace curiosità il via vai di gente, seduta su una fredda panchina di cemento accanto al parco. Amava le feste di paese e quella di Halloween era la sua preferita, la rallegravano i colori, gli odori, le zucche intagliate, le luci dei lampioni che illuminavano il tappeto di foglie rosse e gialle, simbolo dell’autunno che aveva ingoiato l’ultima traccia d’estate. I suoi genitori non gradivano molto che uscisse da sola, dicevano che era troppo bella e innocente per passare inosservata, e tredici anni erano pochi per sapersi difendere dai pericoli e in giro c’era un sacco di brutte persone. Ma quello che i profondi occhi neri di Marianne vedevano quella sera era solo gente che si divertiva, portava a spasso i cani, sorrideva alla luna e alla vita. Era bella Marianne, ne era consapevole. Aveva lineamenti delicati, una pelle di alabastro e una folta chioma corvina, i riccioli morbidi le cadevano lungo le spalle e la giacca imbottita nascondeva solo in parte un corpo che stava sbocciando. La sua amica Bea diceva che fra pochi anni nessun ragazzo avrebbe saputo resistere alla sua bellezza, ma Marianne non se ne faceva un gran vanto, lei non aveva nessuna voglia di crescere, tanto meno di avere una vita sentimentale, al contrario di Bea. Bea, che aveva la sua stessa età e aveva già avuto storie con i ragazzi. Bea, che si truccava e indossava i tacchi alti; Bea che mangiava poco perché era a dieta, anche se era uno spillo; Bea, che anche quella sera era in ritardo. Marianne si alzò sbuffando, si aggiustò la gonna di raso nera e si strinse nella giacca. Un fresco venticello autunnale le scompose la chioma, i grandi occhi cercarono tra la folla l’amica ancora una volta. Le parve quasi di vederla mentre arrivava trafelata, incespicando nei tacchi e agitando le braccia in segno di saluto. Ma rimase delusa. Doveva andarle incontro, come sempre. Stava per incamminarsi, quando un bambino la travolse, facendole perdere l’equilibrio. Marianne cadde in avanti e sarebbe atterrata malamente sul cemento se una mano non l’avesse afferrata saldamente. Il bambino si rialzò da terra, biascicò qualche scusa incomprensibile e corse via, verso un gruppetto di bambini che lo chiamavano. Marianne sollevò lo sguardo. Era ancora al sicuro tra le braccia del suo salvatore. Si guardò intorno. Due ragazzini vestiti da scheletri le passarono accanto, un vecchio in bicicletta suonava il campanello e quasi travolse una signora vestita da strega che lo mandò a quel paese. Una campana suonava in lontananza. Marianne sorrise riconoscente al clown con la faccia dipinta di bianco. Indossava un costume ricoperto di lustrini dorati e un cappuccio di feltro del domino. Sembrava piuttosto grosso di corporatura, ma dietro quel trucco e quel cappuccio, l’età era indecifrabile.
- Stai bene? Che ci fa una bambina come te da sola a quest’ora? -
Marianne sbatté le ciglia. - Aspettavo una mia amica. - rispose, cercando di mantenersi forte e risoluta. A primo sguardo quel tipo non sembrava pericoloso, ma meglio stare attente.
- Capisco. - Fece l’uomo, sorridendo. - Io ero qui con mia moglie e mia nipote, per la festa di Halloween sai… Ma mi sento ridicolo con questo costume. -
Marianne sorrise. Non aveva tutti i torti in fondo.
- Beh, grazie per avermi evitato una caduta. Vado… a cercare la mia amica, scusa. -
Si salutarono. Il cuore le pulsava nel petto. Non ne capiva il motivo. Corse via ignorando il tentativo dell’uomo di trattenerla.
Rallentò il passo solo quando si sentì al sicuro. Era fuori dalla piazza affollata, ma la casa di Bea era a quindici minuti da lì e se la sua irresponsabile amica era già uscita di casa l’avrebbe incrociata. Si fermò un attimo a prender fiato, si guardò indietro. Nessuno. L’aria fresca le accarezzò il viso, insieme all’odore di polvere e di erba secca. Le foglie umide scricchiolavano ad ogni suo passo sotto gli stivali neri. Da lontano sentiva ancora il vocio della gente in festa, si vedevano le luci irradiare il cielo buio. Ma in quel punto era avvolta dall’oscurità. Non fece in tempo a chiedersi se avesse fatto bene ad allontanarsi. Non era certo una che aveva paura per nulla, ma le tornarono in mente le parole dei suoi genitori. Era ancora troppo giovane per avventurarsi da sola nella notte buia. Troppo piccola, troppo indifesa…
- Eccoti qua! Ma perché sei scappata a quel modo? -
Marianne sobbalzò. Il clown le stava davanti. Rimase di pietra. Quando l’uomo le catturò il polso non tentò neanche di divincolarsi. E lui dovette sentire il suo tremito perché si affrettò a calmarla. - Hey, non aver paura. Voglio solo assicurarmi che non ti accada nulla. Tranquilla piccola, potrei essere tuo nonno..-
La giovane ingoiò l’emozione. C’era qualcosa di rassicurante in quell’uomo. Perché avrebbe dovuto mentire?
- Stavo andando a casa della mia amica. -
- Ti accompagno. Come ti ho detto… Ho una nipote della tua età! Non oso immaginare se le capitasse qualcosa! Permettimi di accompagnarti. -
Marianne avrebbe dovuto dire no, lo sapeva, Ma disse sì. Si incamminarono. La luna illuminava parte del sentiero. Non c’era nessuna casa in quel tratto. Ma perché Bea abitava così isolata, maledizione? Forse avrebbe potuto scappare, ma si sentiva in trappola, lui era troppo vicino.
- Mi chiamo Giorgio. -
- Io Marianne. - disse la ragazzina, con la voce impastata.
- Ecco, vedi? Adesso abbiamo fatto amicizia. Non devi avere paura di me. - Le pose una mano sulla spalla, in un gesto che voleva sembrare protettivo. La ragazzina sussultò, ma non lo fermò.
- Quanti anni hai, Marianne? -
- Tredici… -
- Bene. - commentò l’uomo. - Vedi Marianne, una ragazzina di tredici anni non può girare da sola per vie così buie… Rischia di essere vittima di Roxy la sanguinaria. -
Paura e disagio vennero sostituiti da una vivace curiosità. - Chi è?- chiese, attenta. L’uomo cercò di assumere un atteggiamento serio e distaccato.
- Una ragazza morta nel 700, proprio qui vicino. Non dirmi che non conosci la leggenda! Beh, qualcuno sostiene che questa ragazza fosse gravemente malata e condannata a morire. Il padre, non potendo vedere la figlia in quello stato, decise di darle un potente sonnifero che la facesse sembrare morta. Fecero il funerale e la madre, disperata, lego un filo attorno al polso della figlia. Questo filo era collegato ad una campanella appesa ad un’asticella. Se la ragazza si fosse mossa, la campanella avrebbe suonato. -
L’attenzione della ragazzina era completamente assorbita dal racconto di quell’uomo. - E.. che accadde? -
L’uomo sorrise. La luna illuminava il volto bianco del clown triste. - La madre voleva restare accanto alla tomba della figlia, per vedere se la campanella suonava, ma il padre, che sapeva che la figlia non era morta ma solo addormentata, preparò lo stesso sonnifero per la moglie, che così si addormentò. Due giorni dopo, il becchino arrivò al cimitero e presso la tomba di Roxanne trovò asticella e campanella a terra. Corse dai genitori, riesumarono il cadavere e lo trovarono che era in una posizione di dolore e sofferenza, con gli occhi spalancati, le mani sporche di sangue e le unghie conficcate nel coperchio pieno di graffi. -
Marianne si accorse di trattenere il respiro. - E poi? - chiese. La stretta dell’uomo sulle sue spalle esili si era fatta più intensa ma non vi fece caso.
- Il padre della fanciulla venne trovato in fin di vita, il giorno dopo, coperto di graffi che gli avevano lacerato la pelle. Morì dopo un giorno di coma. Ma sai qual è la cosa più orribile? - l’uomo si era fermato davanti a lei, le afferrava solidamente le braccia e la spingeva al bordo del sentiero. Marianne si sentì impotente mentre si sentiva spingere verso l’interno del bosco e veniva gettata violentemente a terra. Non riuscì neanche a tentare di rialzarsi, lui le fu subito sopra, il suo alito fetido le alitava sul collo. La forza dell’uomo era dieci volte la sua, non poteva opporsi.
- Roxy la sanguinaria si aggira da queste parti, proprio la notte di Halloween… e cerca ragazze vergini, come lei, per poterne bere il sangue e mangiarne la tenera carne. Tu sei vergine, Marianne? - La voce dell’uomo si fece roca, il respiro ansimante. Schiacciandola col suo peso per impedirle di fuggire, le accarezzò i piccoli seni con le mani. La ragazza lo sentì armeggiare con i pantaloni. Si sentiva confusa, venne sopraffatta da un attacco di nausea. Il malessere aumentò quando la mano dell’uomo s’intrufolò sotto la sottana e le accarezzò le gambe, raggiungendo le cosce lisce e morbide. E mentre ansimava di piacere e le stringeva l’altra mano attorno al collo, le guance alabastro di Marianne si erano fatte rosse, i suoi occhi lucidi di lacrime, la sua pelle più fredda. Dalle labbra le uscì solo un gemito leggero. - Mamma, papà… perdonatemi… -

Bea si sfregò le mani per il freddo. Aveva dimenticato i guanti, accidenti a Mike e ai suoi ardori del cavolo.. E le aveva fatto fare tardi, Marianne non le avrebbe rivolto la parola per mesi. E aveva ragione! Lasciarla un’ora ad aspettare la sera di Halloween era piuttosto scortese. Ma dove si era cacciata?
- Hey. - Sobbalzò. I lunghi capelli biondi sembravano bianchi sotto la luna. Si sentiva euforica. Aveva impiegato un’ora a truccarsi per quella serata, unghie nere e rossetto vivace, minigonna di pelle, calze a rete e cappello a punta. Una strega moderna e molto sexy.
- Ma dove eri finita? Pensavo fossi tornata a casa! -
Marianne aveva il volto corrucciato. - Ah, io dove sono finita! Si da il caso che è dalle sette che ti aspetto! Sono morta di freddo! E se verrò rimproverata dai miei genitori sappi che darò la colpa a te! -
Bea strinse gli occhi e si sporse in avanti. Avvicinò le dita ai capelli dell’amica e prese una ciocca striata di rosso.
- Che ti è successo? - si guardò le dita sporche di un liquido denso e appiccicoso. - Cos’è? - chiese, schifata.
Marianne alzò le spalle. - Sarà il sangue di quel porco… - mormorò.
- Quale porco? - chiese Bea, confusa.
- Lascia stare, una lunga storia. Un vecchio che blaterava di una morta che fa a pezzi le vergini. Penso che nel medioevo girassero meno stronzate di adesso. -
Bea scosse il capo. Non capiva niente ma in fondo non aveva importanza.
- Guarda che non hai più il rossetto. - Le fece notare Marianne, aspra.
- Sì, è stato Mike. E’ per colpa sua se sono in ritardo.. Fa’ niente, tanto devo mangiare… Dove andiamo? -
- Ah, io ho già mangiato. -
- Davvero? E papà lo sa? - la schernì Bea.
- Se lo saprà darò la colpa a te! - Le loro voci si confusero tra le urla e i giochi dei bambini in festa. Una musica allegra suonava nella piazza adornata di zucche e candele dalla luce tremula.

“ Maschio, 69 anni, altezza 1,85, peso 92 chili. Il cadavere è stato rinvenuto nel boschetto vicino a piazza Fanti, la sera di Halloween, con indosso un costume da clown. L’esame autoptico attribuisce l’ora della morte alle 21,00 del 31 ottobre 2010. Il cadavere presentava un profondo squarcio alla carotide ma poche e irrilevanti traccie di sangue sul corpo, dopo l’esame tuttavia appare chiaro che l’uomo sia morto per dissanguamento. la consulente della procura ha prelevato campioni di organi e liquidi biologici che saranno sottoposti ad ulteriori esami di laboratorio (compresi quelli tossicologici) per stabilire con certezza le cause della morte.”
Il commissario Carson ripose il comunicato stampa nel cassetto della scrivania assieme alle altre scartoffie. Per come la pensava lui, la festa di Halloween era una ricorrenza da abolire, ogni anno la stessa storia, crimini e delitti si moltiplicavano, la gente sembrava come impazzita. Quell’ultimo caso poi aveva dell’incredibile, un uomo anziano sgozzato, ritrovato esangue nel boschetto di un paesino di cui neanche si ricordava il nome. Morto dissanguato, ma la cosa buffa – o tragica a seconda dei punti di vista – era attorno al cadavere non era stata trovata alcuna traccia di sangue, a parte qualche schizzo sulla camicia e attorno allo squarcio alla gola. Squarcio che non era stato eseguito con un’arma da taglio, ma che, a detta del referto del medico legale, sembrava una lacerazione. Come se la pelle fosse stata strappata via con un unico morso. Ad avvalorare la tesi, un’impronta dentale simile a quella di un animale. Un grosso animale. Carson si grattò la testa. Un brutto affare. E adesso c’erano una moglie e una nipotina che piangevano per la perdita di un povero Cristo. Si alzò rumorosamente dalla sedia e salutò due dei suoi agenti, fortuna che aveva le spalle larghe e ne aveva viste di tutti i colori in quegli anni, altrimenti a far quel mestiere si poteva anche diventare matti. Prese la giacca e si diresse verso l’uscita, pregando in cuor suo di non fare brutti incontri. In fondo e per fortuna, Halloween c’era una sola volta all’anno!

Edited by Bloodfairy - 30/10/2019, 19:19
 
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