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Skannatoio Dicembre 2019, Cantami, o Diva, del Pelide Max la strada di furia...

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shanda06
view post Posted on 14/12/2019, 19:58 by: shanda06

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SPECIFICHE RACCONTO:
FURY ROAD
Il racconto deve avere un’ambientazione movimentata (es. in fuga su una diligenza, oppure omicidio su un dirigibile).
UN PERSONAGGIO DEVE CHIAMARSI ACHILLE (PELIDE), ANCHE SE NON DEVE FARE PER FORZA PARTE DELL’ILLIADE.
BONUS:
EH, MA COSI’ SI ESAGERA: TUTTI I PERSONAGGI DEL RACCONTO DEVONO AVERE NOMI PROVENIENTI DALL’ODISSEA, DALL’ENEIDE, DALL’ILIADE.
COMPLEANNO DEL PROTAGONISTA PREVISTO PER IL 21 DICEMBRE, E CHE QUESTO ABBIA RILEVANZA PER LA VICENDA NARRATA.



L’ARTE DEL RICICLO

Di Alexandra Fischer


«Dovevi pensarci prima.» lo avvertì lei, mostrandogli la data sul cellulare. «Oggi è già il dieci.»
Lui annuì, fra i sobbalzi dell’autobus che li portava in centro: «È per questo che ho aspettato fino a oggi e ho chiesto il tuo aiuto, Athena. Achille non è facile da accontentare.»
«Perché, la festa a sorpresa proposta da Agamennone non ti piace?»
«Già fatta. E dubito che la trovata del cavallo esplosivo pieno di regali lo diverta di nuovo.»
«Vero, Ulisse. Ci rifletterò su io.»
Athena sbirciò attraverso il finestrino dell’autobus alla sua sinistra e gli indizi su come comporre la sorpresa per Achille non le mancarono.
Ecco lì un manifesto della Stanza di Tiresia. Mi chiedo però se sia il caso di passare di lì e chiedere agli organizzatori se possono affidarci la stanza delle feste.
Ulisse la strattonò per la manica del cappotto di lana: «Non voltarti, ma credo che ad Ade abbia dato parecchio fastidio il nostro comportamento a casa sua.»
«Il tuo» corresse lei. «Di certo non avresti dovuto fare quella battuta sulla Nave del Capricorno. Era una bellissima statuetta di porcellana. E poi, l’idea che rappresentasse un’eterna gita in barca in compagnia dell’innamorata era ben studiata per un passionale come Achille. Non che io mi intenda molto di amori roventi, però… »
«Sì, ma lui l’ha lasciata cadere subito dopo averla ricevuta e si è rotta nel mezzo. Da allora non si è più vista.»
Athena ci pensò su, guardandosi intorno sospettosa: c’erano alcuni giovani e fanciulle dai cappotti azzurro verdi con il simbolo del pesce e del tridente ricamato sulle maniche.
Sussurrò a Ulisse: «Credo che ad Ade non sia andato giù di come Achille ha trattato il suo regalo.»
Lui si voltò e lo riconobbe seduto in mezzo al resto della banda.
«Oh, no, con loro qui a bordo non potremo entrare nell’ingresso principale e loro rallenteranno il tempo fino a farci mancare il compleanno di Achille. Disturbare tutti i segnali elettronici è il primo passo per il disastro. Sai come diventa se si manca alla sua festa.»
Le mostrò sconfitto il proprio cellulare privo di connessione.
«E dire che sull’autobus ci sarebbe anche.»
Athena si portò l’indice alle labbra.
Poi tirò fuori di tasca un mini automa dalla forma di una piccola civetta.
Ne sfiorò la pancia, che si aprì mostrando una piccola tastiera, sulla quale digitò alcuni numeri sotto lo sguardo di Ulisse.
«Hai annullato il loro disturbo alla linea?»
«Sì, e ho dato loro false indicazioni. Tieniti pronto a scendere alla prossima fermata.»
Così fecero.
Ulisse si guardò intorno frastornato all’arrivo di un nuovo pullman.
Preferivo quello di prima: il numero otto, capolinea Frazione Montegatti. Questo ha i vetri oscurati, il numero zero e la scritta: Averno.
Le porte si aprirono e Athena lo spinse, per poi tirare fuori una tessera di plastica con impresso un cerchio dorato.
La passò su un dispositivo che mandò un suono acuto e fece comparire l’ologramma di un autista tutto ossa in una divisa nera completa di cappello dello stesso colore con il simbolo di una clessidra al di sopra della visiera.
«Due, grazie.» disse all’autista.
Questi annuì: «Siate puntuali. Quest’anno abbiamo ridotto le corse.»
«Non si preoccupi.»
Il viaggio proseguì fra sobbalzi e freddo pungente con tanto di passeggeri in soprannumero, che costrinsero lui e Athena a viaggiare in piedi, spostandosi di continuo.
Ulisse notò che la maggior parte del freddo veniva da questi ultimi.
«Nessuno di loro respira.» le sussurrò.
«Ti sbagli. Sbrighiamoci a prendere il regalo per Achille e andiamo da lui.»
L’entrata secondaria della Stanza di Tiresia era spalancata su un corridoio molto corto, illuminato da luci multicolori.
Ulisse seguì Athena piuttosto deluso, ma, appena le sue scarpe calpestarono il primo tratto del pavimento rivestito di un tappeto rosso, avvertì una vibrazione sotto le suole.
«Ehi, ma è un nastro trasportatore.»
«Non farci caso, Ulisse. È solo un piccolo aiuto di Tiresia. Lui e la mia Bubi sono vecchi amici.»
Il corridoio si allungò a dismisura e le luci si trasformarono in volti maschili e femminili che subito preso corpo e circondarono i due.
Athena tirò fuori di tasca una lancia in miniatura: «Veniamo in pace, amici di Ade. Ulisse viene da parte di Achille: intende chiedere scusa ad Ade per come ha trattato il suo regalo. Per questo ci ha mandati qui a ritirarlo.»
Le figure annuirono e disparvero.
«Ora capisco perché mi hai dato quella scatola l’anno scorso e me l’hai fatta lasciare davanti alla porta a vetri.»
«Sì. Per questo Achille è ancora vivo.»
Tirò fuori la civetta e la accarezzò con dolcezza sulla schiena: «Vai, Bubi, e avverti Tiresia che siamo qui.»
La creatura spiccò il volo, e si inoltrò in fondo al corridoio.
Il pavimento accelerò e condusse i due in un tratto buio rischiarato da fiaccole.
«Che cosa sono?»
Ulisse si aggrappò ad Athena terrorizzato.
«Gli aiutanti di Tiresia. Sono tutti amici di Ade. Ora li vedi così, ma prima viaggiavano con noi sull’autobus.»
A un tratto, le fiaccole scomparvero e lasciarono il posto a una galleria illuminata da teche dentro alle quali c’erano giocattoli e capi di abbigliamento di ogni epoca in una varietà di colori e stili che incuriosì Ulisse.
«Che bello quella ricostruzione dell’esercito di Gengis Khan e quel soprabito di astrakan nero con i bottoni dorati è una vera meraviglia.»
Athena gli mise una mano sulla spalla e scosse la testa.
Ulisse avrebbe voluto ribattere ma si distrasse nel vederla aggiustarsi gli occhiali dalla montatura a goccia e togliere della polvere inesistente dal suo cappotto grigio scuro, e infine tirare fuori dal colletto il ciondolo d’oro e avorio raffigurante una testa mozzata con un groviglio di serpenti al posto dei capelli.
Avvertì tuttavia una corrente calda di fronte a lui e vide materializzarsi la figura di un vecchio bendato con in mano una scatola e la civetta di Athena fra i lunghi capelli bianchi.
«Ci risiamo» bofonchiò Ulisse.
Athena prese la scatola, ne sollevò il coperchio e la nuova versione della Nave del Capricorno gli strappò un sorriso di sollievo.
La testa di capro e la coda di pesce erano unite da una barca nel mezzo della quale sedeva una bella fanciulla dalle vesti rosa antico trasparenti.
Si direbbe che è lo stesso regalo della volta scorsa. Ma non è così.
Ulisse sfiorò le catene che trattenevano le braccia e le gambe della ragazza al remo della barca.
«Non credo che stavolta Creusa gli sfuggirà più.»
Tirò fuori alcune monete e le contò: c’era di tutto, da dollari d’argento a dracme, passando per fiorini olandesi di epoca seicentesca, per concludere con monete cinesi quadrate con un buco in mezzo.
Non tutte erano in ottimo stato: certe riportavano segni di pallottole e tracce di sangue.
Ulisse le passò ad Athena, la quale gli fece un sorriso d’intesa e le passò a Tiresia, che le palpò e annuì soddisfatto: «Molto bene, Ulisse. Mi piacciono soprattutto quelle che ti sei procurato con il sangue e l’astuzia nel corso delle tue vite successive. Serviranno ad assicurare una splendida festa ad Achille.»
La civetta volò via dalla sua testa e si posò sulle spalle di Athena.
Il pavimento riprese a scorrere sotto gli occhi meravigliati di Ulisse, stupito di vedere la compagna indifferente a tutte quelle delizie.
Le pareti illuminate da teche erano colme di cibi e bevande della cucina di tutto il mondo e di ogni epoca.
Profumi di carni arrosto speziate e dolci di glassa e caramello gli salirono alle narici, insieme a quelli dei timballi di pesce e dell’aroma dei formaggi stagionati accompagnati da salse agrumate.
«Non potremo fermarci a scegliere, magari dopo aver degustato qualcosa?»
«No, e ricordati della scatola. Sarai tu a indicarla ad Achille.»
«Ma l’anno scorso l’ha scagliata per terra dopo che gli ho consigliato di dimenticare Creusa.»
Lei gliela passò con una smorfia autoritaria dopo averne chiuso il coperchio con delicatezza.
Il pavimento rallentò la corsa e il buio calò di colpo.
A un certo punto, sempre nel buio, si sollevò poco a poco e si fermò del tutto.
Fu solo a quel punto che gli occhi della civetta di Athena rischiararono la scena: una tavola imbandita con decine di tartine di forme diverse, arrosti di ogni tipo di carne e pesce cucinato in crosta e umido con la tovaglia abbellita da disegni con il simbolo del sagittario.
Ai posti principali sedevano Creusa e Ade, ma c’erano anche vecchi compagni di scuola, amici di Facebook e la banda di Ade.
Non mancavano le bottiglie di spumante d’annata e birre artigianali.
A parte, su un tavolo più piccolo, troneggiava una gigantesca torta di glassa azzurra decorata da cristalli di ghiaccio di marzapane.
C’era anche un tappeto colmo di pacchi e pacchetti di ogni colore e un tavolino apribile di cartone dal quale emanava un forte aroma di cioccolato e liquore.
Quest’ultimo dono chiudeva la serie dei regali di compleanno e si trovava a poca distanza dalla porta che conduceva nel locale.
Athena fece un segno ad Ulisse: «Lasciala lì. Achille dovrà aprirla per prima.»
Lui annuì depose la scatola a poca distanza dal tavolo e tornò verso di lei, dopo aver dato un’occhiata circospetta alla porta.
«Mi pare che stia per arrivare.»
«Già.»
Richiamò a sé la civetta e la stanza rimpiombò nel buio.
Non appena la porta si aprì, il soffitto si aprì e ne scesero lampadari di vetro multicolore a illuminare la festa e la parete di mezzo si scostò, mostrando un paesaggio costeggiato di colline abbellite da alberi di Natale variopinti.
Achille entrò.
Gli invitati scattarono in piedi e lo applaudirono.
«Tanti auguri.»
«Buon compleanno.»
Ulisse gli si avvicinò e gli bisbigliò all’orecchio: «Usa bene la tradizione del primo pacco aperto in onore del donatore più importante. Ricordati dell’anno scorso.»
Achille aprì la scatola con il dono di Ade.
Si voltò verso di lui: «Grazie, sono commosso. La terrò come un tesoro, davvero.»
Ade si alzò da tavola e lo abbracciò.
Creusa fece lo stesso: «Noi due non ci lasceremo più senza di te mi sentivo come un naufrago su una nave alla deriva. Perdonami.»
Achille la baciò sulle labbra e fece un ampio gesto verso la tavola: «Che la festa cominci.»
Diede una spinta ad Athena, rimasta timida in disparte: «Vale soprattutto per te. Grazie.»
Lei gli sorrise e prese posto a tavola per ultima, accanto ad Ade.
E Achille stappò la prima bottiglia di spumante; mentre riempiva i calici degli ospiti, nell’aria si diffuse il piacevole aroma dell’uva seguito da profumi insoliti di frutta tropicale, com’era tipico dei vini di gran marca.
Dalla tavola imbandita si levò un coro: «Ogni gioia a te, Achille.»
 
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