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Scannatoio di Gennaio 2020, L'ispirazione vien...

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view post Posted on 22/1/2020, 23:33
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Custode di Ryelh
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Scusate il ritardo e grazie per avermi permesso di partecipare.

Dato che sono masochista, ho scelto sia lo spunto nr. 1 che il nr. 4.
Spero vi piaccia.



Bayt al-Ḥikma



- Pronto?
- Si, eccomi.
- Sei Iabid?
- No, no. Mi chiamo Farah. Iabid è stato trasferito in un altro settore.
- Mi spiace. Iabid era simpatico e gli piaceva ascoltare. Lo conoscevi?
- No, mi hanno spostata qui stamattina. Vengo dal Settore Keats.
- Bello. Lo conosci? Keats, intendo. Era un poeta del XIX Secolo.
- Si. Ho… ho studiato qualcosa a scuola.
- Vorrei recitare alcune poesie di Keats, Farah. Ti piacerebbe ascoltare?
Prima che Farah possa rispondere, la sua attenzione viene attratta un segnale che è comparso sulla mappa dell’oloproiettore. Quando la donna la seleziona con un gesto della mano, accanto al puntino rosso compare un indicatore di posizione.
- Certo, mi farebbe molto piacere – dice Farah, mentre digita rapidamente alcuni comandi. – Recitamele pure.

***



Una piccola vibrazione. Basir attiva il mainframe da polso e controlla il messaggio ricevuto.
- Settore Elton – Quadrante 26 – dice, leggendo il testo. – Muoviamoci.
Dorvo pigia alcuni comandi della capsula. I portelloni si chiudono e il mezzo comincia rapidamente a scendere.
Nessuno dei due parla. Nonostante l’ambiente controllato, la temperatura è sufficientemente bassa da trasformare il loro respiro in nuvolette di condensa. Basir continua a guardare il mainframe, mentre il suo collega controlla l’equipaggiamento.
- Ancora niente?
- No, ma dovremmo esserci. Vedrai che a breve arriverà la locazione precisa.
- Lo spero. Il quadrante 26 è enorme.
- Lo sono tutti.
Dorvo annuisce. Con la mano, Basir pulisce un quadratino di spazio dai vetri appannati dalla capsula. Non cambia molto: le pareti delle gallerie sono un’unica massa indistinta e l’alta velocità del mezzo di trasporto rende tutto ancora più confuso.
- Chi pensi che sia? – fa, improvvisamente il collega.
- Non ne ho idea.
- Dico, ma davvero non hai alcuna ipotesi? Non ti sei fatto nessuna domanda?
Basir sospira.
- Ne abbiamo già parlato l’ultima volta. Non mi va di ricominciare.
- Per me è uno della Direzione.
- Oh, per l’amor del cielo…
- Uno della Direzione, ti dico! – continua, imperterrito, Dorvo. - Un cazzone annoiato che, a furia di stare seduto dietro una scrivania, ha dato di matto e ha cominciato a fare scherzi del cavolo.
Basir sospira di nuovo, chiude gli occhi e si lascia andare contro il sedile.
- Possibile che la cosa non ti sembri sospetta? Sono quasi sei mesi che lo cerchiamo, ma restiamo sempre a un palmo dal naso. Sai perché? Perché il tizio sa quando stiamo per arrivare e ci precede, sparendo da qualche via secondaria. E chi è in grado di sapere quali capsule sono in movimento? Solo uno della Direzione!
- In realtà, un sacco di altra gente può fare la stessa cosa – gli risponde Basir. – Ma so già che non riuscirò a farti cambiare idea.
Dorvo risponde, ma Basir torna a guardare fuori dal finestrino, senza ascoltare. Dopo qualche minuto, percepisce che la capsula ha rallentato e cambiato traiettoria. In pochi istanti, si ritrovano in una galleria fatta di materiale semitrasparente, che scorre su un baratro senza fine. Istintivamente, Basir si aggrappa al sedile con una mano. Con l’altra però, pulisce nuovamente il vetro quanto più possibile e comincia a guardare. Le aree di snodo sono le uniche in cui si possa avere un minimo di panorama.

***



- …And this is why I sojourn here,
Alone and palely loitering,
Though the sedge is withered from the lake,
And no birds sing.
- È… è bellissima.
- “La Belle Dame Sans Merci” non è la poesia più conosciuta di Keats, ma è sempre bello recitarla.
- Hai ragione. Ne conosci altre?
- Si, ma non ho voglia di parlare ancora di Keats. Un altro giorno, magari, ma non oggi.
- No! – urla Farah. Rendendosi subito conto dell’errore, calma il tono di voce e cerca di improvvisare. – Intendo… questo non vuol dire che dobbiamo chiudere qui. Ti… ti andrebbe di parlare di qualcos’altro?
- Per esempio?
- Non… non lo so. Filosofia… Architettura… Pittura…
- Si, Pittura. Voglio parlare di pittura – la Voce resta in silenzio per qualche istante, mettendo in ansia Farah. – Conosci Kitagawa Utamaro?
- Mai sentito.
- Era un pittore del XVIII secolo. Un genio dotato di una sensibilità unica.
Farah si accorge che il suo interlocutore le sta inviando alcune immagini. Le apre. E ne resta sconvolta.
- Sono… sono incredibili – mormora, passando rapidamente dal “Ritratto di Cortigiana” a “Le tre bellezze”. – Non ho mai visto nessuno dipingere come lui.
- Lo immaginavo – risponde la Voce, con un certo tono compiaciuto. – E, dimmi, conosci Takehira Danjuro?
Farah esita un istante prima di dover ammettere ancora la sua ignoranza, ma la cosa non sembra sfuggire al suo interlocutore.
- Non devi vergognartene. È poco conosciuto al di fuori dei Sistemi Momotaro. Ecco, guarda.
Altre immagini in arrivo. Farah le apre.
- Ma… sono identiche! Questo Takehira era un copione!
La Voce ride. Una risata di puro divertimento, senza alcuna nota derisoria.
- Ti sembra così perché vedi solo le immagini. Takehira era un artista “polidimensionale” e quello che ti ho mandato sono degli estratti del suo omaggio a Utamaro. Un’opera complessa che metteva insieme tutti i dipinti dell’antico pittore e li combinava in un’unica storia, fatta di video, sonoro e persino effetti olfattivi.
- Incredibile… ma perché mi hai mandato solo le immagini?
- Perché è tutto quello che ne resta. I file originari andarono perduti durante l’incendio del museo di Akaoni, due secoli fa. Anche il maestro Takehira morì durante le sommosse…
Silenzio. Per due, lunghi, minuti, nessuno riesce a parlare.
- È… è sopravvissuto qualcosa delle sue opere? – riesce, alla fine, a dire Farah. – Intendo, a parte immagini ed estratti.
- Poco. Solo quelle che in quel momento non si trovavano su Roku-Akani – risponde la Voce. – Ad esempio, “Silenzio Metropolitano”, una polidimensione in cui i quadri di Hopper interagiscono con i frame dei film di Ernst Bergman e i brani di Salvador Politio.
Farah sente quasi un tuffo al cuore quando si rende conto che si tratta di artisti che conosce. È come un balsamo per la sua autostima.
- Potresti… potresti farmelo vedere?
- Certo. Se inserisci le giuste impostazioni negli output del tuo mainframe potrai godere dell’esperienza completa.
La donna effettua le modifiche richieste e comincia a godersi la polidimensione.
È con dispiacere che invia i nuovi dati alla pattuglia sul campo.

***



Monoliti. Immense colonne nere punteggiate di luci verdastre. Basir non riesce a vederne né l’inizio, né la fine, ma sa che le strutture di contenimento dei server partono dalla superficie ghiacciata di Bayt al-Ḥikma e scendono per chilometri nelle sue viscere. Loro stessi stanno viaggiando tra il piano -185 e il -186. La guardia di sicurezza osserva lo spettacolo, sentendosi improvvisamente piccolo davanti a quelle costruzioni titaniche e alla consapevolezza di ciò che esse racchiudono.
- Vibra.
-Cosa? – fa Basir, riscuotendosi dalle sue riflessioni.
- Il tuo mainframe da polso. Non ti accorgi che sta vibrando?
Basir sospira e dà un’occhiata al mainframe.
- È la sala di controllo: hanno individuato il punto preciso da cui provengono le trasmissioni – dice, digitando alcuni comandi. – Inserisco la destinazione nella mappa del Quadrante, così i visori ci indicheranno direttamente il percorso da seguire.
- Era ora: siamo quasi arrivati – brontola Dorvo. – Ma come diavolo hai fatto a non accorgerti che il mainframe stava vibrando? Tremava l’intera capsula.
- Niente di importante – risponde Basir. – Ero solo sovrappensiero.
- Quando torna a voltarsi verso la finestra, si accorge che sono usciti dall’area di snodo e sono entrati in un una nuova galleria. Il panorama torna a farsi grigio.

***



L’ultimo frame dell’opera di Takehira si dissolve. Farah chiude gli occhi, cercando di mettere ordine alle emozioni che la polidimensione ha suscitato dentro di lei e, allo stesso tempo, di fissarla quanto più possibile nella sua mente.
- Non… non me lo sarei mai aspettata…
- Cosa?
- Tutta questa meraviglia – risponde Farah. – Ma davvero tutto questo è conservato qui, nei server planetari?
- Nei monoliti sono conservati tesori meravigliosi. Più di quanti io non possa mostrarti in dieci vite.
A Farah quelle parole accendono un’emozione strana, come un’urgenza che non si era mai resa conto di dover soddisfare.
- Fammene vedere altre! – esclama, quasi senza rendersene conto.
- È raro trovare qualcuno con così tanto entusiasmo e con un amore così spontaneo per la cultura, ma comincio ad essere stanco – risponde la Voce. – Cosa ne diresti di continuare domani? Potrebbe diventare il nostro appuntamento fisso, proprio come lo era con Iabid.
Farah non può permettergli di smettere. La squadra di sicurezza designata ha appena raggiunto il Quadrante da cui la voce misteriosa sta operando e lei ha l’ordine preciso di tenerla impegnata fino al momento dell’arresto. Quando si rende conto che questo significherebbe non poterla più sentire, si morde istintivamente il labbro e resta in silenzio.
- Quindi? Ti farebbe piacere continuare a sentirci? Non devi rispondere per forza di si.
Osserva lo schermo. La coppia della sicurezza avanza corridoio per corridoio, sempre più vicino al punto illuminato che rappresenta la posizione della voce. Tutt’attorno alla mappa, ci sono ancora le immagini delle opere che ha visto fino a quel momento.
- Io… si, mi farebbe molto piacere – mormora, maledicendosi per ogni singola parola. – Però, cosa ne diresti di parlare ancora un altro po’? Magari potresti recitarmi qualche altra poesia…


***



Sono vicini.
La mappa nell’angolo del visore riporta che mancano ancora pochi incroci prima del punto segnalando. Basir stringe lo storditore e avanza facendo attenzione ad ogni passo. Loro sono in due e sono armati, anche se con strumenti non letali. Ma la Voce? Non sanno chi sia, né che strumenti abbia a disposizione: per quel che ne sanno, potrebbero anche essere più persone, magari armate fino ai denti. Cerca di allontanare certi pensieri, ma l’accelerazione improvvisa del battito del suo cuore gli fa intuire che hanno comunque ottenuto il loro sgradevole effetto. La guardia di sicurezza si appoggia a una parete e cerca di calmarsi, cercando di respirare a tempo con il ronzio prodotto dai server che riempiono la struttura.
Dovro gli mette una mano sulla spalla. Con gli occhi, gli chiede se va tutto bene. Basir annuisce e si rimette a camminare.
Si concentra ancora sul ronzio. Cammina seguendo quel ritmo rassicurante. Lo tranquillizza, così come lo tranquillizzavano da bambino il rumore della pioggia o le onde del mare. Un altro mondo, un’altra vita, così lontani che sembrano appartenere a qualcun altro.
Sono quasi arrivati. Ormai non c’è nemmeno più bisogno della mappa per capirlo: alla loro sinistra c’è uno dei locali di controllo del Quadrante, la loro destinazione.
Basir si volta verso Dovro e scambia con lui uno sguardo d’intesa. Poi accende lo storditore, si accosta all’ingresso e prende un respiro. Poi entra.
- Fermo! Non ti muovere.
Tiene lo storditore davanti a sé, agitandolo a destra e a sinistra con fare minaccioso. È così teso che deve girare lo sguardo almeno tre volte prima di convincersi che nella stanza non ci sia effettivamente nessuno. Solo file e file di grossi blocchi-dati coperti da armature di bioacciaio nero, simili alle statue di qualche tempio primordiale.
- Cazzo, ancora! – sbotta Dovro. – Non è possibile!
- La stanza è questa, ne sono sicuro – risponde Basir, frastornato. - E dalla sala di controllo stanno ancora tenendo impegnata la Voce, altrimenti ci avrebbero avvisato che il blitz era fallito.
- Beh, vedi qualcuno qui dentro? O qualcuno ha toppato, oppure il nostro amico è uscito un istante prima che noi arrivassimo. Magari è ancora qui in giro…
Basir osserva Dorvo avvicinarsi alle pareti e studiarle, come alla ricerca di un passaggio segreto. Scuote la testa e ricomincia a respirare a ritmo per placare l’agitazione.
Impallidisce.
- Tutto a posto?
- Io… sì, penso di sì – fa Basir, appoggiandosi alla parete d’ingresso.
- Hai spalancato gli occhi come se avessi visto un fantasma. Sicuro di stare bene?
- No, ecco…è solo che mi è sembrato di aver sentito qualcosa… forse causa della tensione – risponde la guardia, guardandosi attorno. – Per un attimo, mi era sembrato che il ronzio dei server si fosse ritmato fino a pronunciare delle parole. Fino a fare il mio nome.

***



- Come avete potuto farvelo sfuggire ancora? Siete degli incompetenti!
Il Dirigente Feydan batte il pugno sul tavolo e comincia a passare in rassegna i presenti. Quando Farah sente il suo sguardo su di lei, abbassa la testa e trattiene il respiro.
- Dopo sei mesi di indagini non sapete nemmeno chi sia questo bastardo! Siete la vergogna di questa colonia!
Farah si sente avvampare e comincia ad ingobbirsi sulla sedia, come se le parole del Dirigente fossero un peso sulla sua schiena.
- Abbiamo fatto quello che potevamo, Dirigente – fa Mahul, il responsabile della sicurezza del Settore. – I nostri tecnici sono al lavoro per capire se e in che modo il segnale delle comunicazioni possa essere stato dirottato e i nostri migliori investigatori stanno cercando di capire se sono stati approntati passaggi nascosti nelle gallerie del Quadrante 26. È questione di giorni prima che ci sia una svolta.
- Fandonie – gli ribatte Feydan. – Se pensa di vendermi queste fandonie per tenermi buono, lei si sbaglia Mahul. Mi avete preso in giro per mesi, ora non sono più disposto ad aspettare.
Guardando di sottecchi, Farah vede il volto abbronzato del suo superiore contrarsi in una smorfia di disappunto e fa sue le emozioni che ne traspaiono. Si ingobbisce ancora di più e forse arriverebbe a scivolare direttamente dalla sedia, se il tocco di una mano amica non la riscuotesse dalla sua umiliazione. Voltandosi, la donna si rende conto che si tratta del suo amico Basir. I due si scambiano uno sguardo d’intesa e Farah trova la forza per tornare a concentrarsi sulla discussione tra Mahul e Feydan.
- Signor Dirigente, penso che lei sia ingiusto nei nostri confronti: sa bene che i miei uomini stanno spendendo tutte le loro risorse per scoprire e catturare questa “Voce” – fa Mahul, per poi aggiungere, senza nascondere una certa acrimonia nella voce. – E tutto questo, vorrei ricordarlo, per una vicenda che mi sembra fin troppo esagerata.
A quelle parole, Farah vede le guance di Faydan gonfiarsi così violentemente da darle quasi l’impressione che la sua testa sia sul punto di esplodere.
- Una vicenda “esagerata”? Ma si rende conto di quello che dice? – sbraita il Dirigente. – C’è un dannatissimo pazzo che, ogni santo giorno, contatta una delle nostre sale di controllo e si mette a parlare di quello che gli pare, senza che noi riusciamo a capire né chi sia, né cosa voglia. Le sembra una cosa da nulla?
- Beh, continuo a non capire perché susciti tutto questo allarme…
- Perché è una mastodontica violazione dei protocolli di sicurezza, ecco perché! – urla Faydan, battendo nuovamente il pugno sul tavolo. – E la sicurezza è la base stessa su cui si poggia Bayt al-Ḥikma! I privati e i governi di tutta l’Espansione ci affidano le loro opere perché sono convinti che questo sia il posto più sicuro che esista: come pensa che reagirebbero se sapessero che non siete nemmeno in grado di individuare uno sciroccato che ha voglia di giocare all’intellettuale!
Le sue parole suonano come una sentenza inappellabile E Mahul torna a sedersi, senza più tentare ulteriori resistenze. Ottenuto il silenzio, Feydan torna a sedersi.
- I nostri server contengono miliardi di yottabyte di dati, la più grande arca di conoscenza dell’Espansione. Ognuno di noi è tenuto a farsi carico di questa responsabilità e a prendersi cura di questo patrimonio. Non sono ammessi errori o negligenze. A voi meno di tutti.
Farah stringe la mano di Basir. Quasi gliela stritola.
Quando la riunione viene sospesa, loro sono tra gli ultimi ad andarsene.
- Ti senti meglio?
Farah annuisce.
- Ti va di mangiare qualcosa? Il mio cubicolo non è lontano.
- Non ho voglia di andarmi a chiudere in camera. Hai altre idee?
Basir annuisce e riflette per qualche istante. Poi si illumina.
- L’area di snodo del livello -45 è attrezzata con un’area panoramica, o sbaglio?

Lo spettacolo è simile a quello che l’uomo ha visto pochi giorni prima durante la caccia, solo ampliato a dismisura. Nei livelli più alti lo spazio tra un monolite e l’altro è più ampio e altre aree che, più in basso, sono nascoste nella terra, svettano nella penombra delle profondità. Le luci verdastre dei server e quelle bianco-lattee delle zone abitative squarciano il buio e disegnano costellazioni nell'abisso.
Farah e Basir osservano lo spettacolo in silenzio. Grazie alle bioplastiche trasparenti di cui è fatto il punto di snodo e alla sapiente disposizione delle luci, hanno quasi l’illusione di galleggiare nel nulla.
Lentamente, senza dir nulla, Farah comincia a piangere.
- Non devi prendertela così. Faydan è uno stronzo e sta trasformando una sciocchezza in una questione seria.
- Ma ha ragione – ribatte lei. – Tutto questo… noi responsabili per quello che viene conservato in questo pianeta e non stiamo facendo il nostro dovere.
Basir le stringe nuovamente la mano.
- Ma cosa dici? Tu hai fatto il tuo dovere fino in fondo: non è colpa tua se la Voce ci è sfuggita di nuovo.
- E se non volessi che ciò avvenisse? - Sussurra lei, quasi spaventata. – Io… io credo in quello che facciamo. Voglio che quest’arca planetaria sia sicura. Eppure, quando sentivo la voce parlare e lei mi mostrava quelle opere d’arte… desideravo solo che non smettesse mai.
Basir la stringe. Le culla la testa finché lei non smette di piangere.
- Sai cosa penso? – fa l’uomo dopo alcuni minuti. - Penso che pianeta non sia un’arca, ma un magazzino.
- In che senso?
- Abbiamo tesori artistici di ogni epoca e di ogni luogo; opere letterarie le cui copie sono scomparse da interi sistemi e persino pièce teatrali messe all’indice da alcune religioni. E cosa ne facciamo? Li teniamo sottochiave in bunker sotterranei o imprigionati in server con protocolli di sicurezza di livello militare.
- Così sono al sicuro.
- Ma non è quello lo scopo di un’opera d’arte! Dovrebbero essere ammirate, scoperte, conosciute! La gente dovrebbe vedere gli originali, non le copie!
- Non è permesso nemmeno a noi che le custodiamo – risponde Farah, con un sorriso malinconico. – Siamo i guardiani di un tesoro che non possiamo vedere nemmeno dalla serratura.
Restano in silenzio. Loro, il buio e le costellazioni artificiali. Tutto in apparentemente immobile, tutto in movimento. Farah scioglie l’abbraccio e guarda l’uomo negli occhi. Nei suoi c’è un luccichio strano.
- Basir.
- Si?
- Il ronzio dei server che facevano il tuo nome… la Voce che scompare senza lasciare mai traccia… – Stringe di nuovo le mani. – e se fossero le opere stesse a cercare qualcuno che le guardi?

***



- Pronto?
- Si, eccomi.
- Sei Farah?
- Si, sono io.
- Piacere di risentirti.
- Non sono da sola: c’è il mio amico Basir con me. È un problema?
- Assolutamente no. Più siamo, più persone possono condividere la bellezza.
- Lo pensiamo anche noi.
- Quindi, Basir è tuo amico. Sant’Agostino ha scritto parole molto profonde sull’amicizia. Vi piacerebbe ascoltarle?


Agostino Langellotti
 
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view post Posted on 23/1/2020, 10:12
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OTTIMO!

Grazie a tutti i partecipanti.

Do il via libera ai commenti. Entro breve leggo tutto e commento anche io.


Per favore, ditemi anche cosa ne pensate delle specifiche a questo giro.
 
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view post Posted on 26/1/2020, 07:54

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Buona domenica, ecco i miei commenti e relativa classifica:

VECCHIE FOTO di Gargaros Mi piace la forma narrativa che hai usato: ti rivolgi al lettore come se fosse un amico di sempre. E descrivi un mondo molto coinvolgente (l’uso dei particolari nelle descrizioni e i dialoghi, sono i punti di forza del racconto): descrivi un mondo scomparso molto Anni Ottanta, con tanto di madre-panzer e figlio dodicenne cresciuto troppo in fretta che si concede un momento di spensieratezza con brivido in solaio (e questo per via della febbre). Il plot-twist finale mi lascia perplessa. Capisco che la trovata delle foto che ritraggono gli esseri umani sia bella (un bel modo di stupire il lettore) ma rischia di confonderlo per quel che riguarda la parte di sopra della trama (guarda, se fosse il mio racconto, io non tratterei madre e figlio come due alieni che vanno in una trattoria dal nome in stile space-opera). Farei così (ma prendilo come un suggerimento: o le foto riguardano uomini del passato che sono stati pirati, arrivati magari a scoprire qualche luogo leggendario, come può indicare l’immagine della Fenice chiusa nella sfera, oppure sono stati alieni che hanno invaso la nave degli antenati dei nostri, quindi andrei a descrivere spada, stivali e fotografie dando l’idea di qualcosa di distorto). Ottima storia, peccato per quel punto di congiunzione da aggiustare un po’. Per il resto, sei un grande scrittore dal quale sto imparando molto.

BAYT AL HIKMA di White Pretorian Il racconto è affascinante. Tutto il sapere del mondo è conservato su un pianeta dal nome orientale (arabeggiante) e dalla tecnologia cibernetica. Anche certuni personaggi hanno nomi di tipo arabo (Iabid, Farah, Basir, Fedayn). I monoliti frigorifero sono un’idea originalissima, e anche il riferimento a un tipo di pittura in grado di dare anche sensazioni olfattive e sonore, oltre che video, ossia di movimento è insolito e affascina (Utamaro rivisitato in quel modo deve essere davvero qualcosa di spettacolare, quindi l’immaginario Takehira è un genio ulteriore, meriterebbe una storia a parte). Interessanti anche i riferimenti a Keats (versi della Belle dame sans merci) e a Sant’Agostino (argomento dell’amicizia). Certo, c’è da capire la furia del Dirigente che vede minacciati i capolavori da questa Voce che si ostina a condividerli (mi pare di capire che loro abbiano diffuso delle copie in giro per l’universo e quelle dei monoliti siano gli originali, per cui la collera è comprensibile). Il fascino della Voce, però, è indiscutibile: istruisce e parla delle opere con profondo rispetto. Di per sé appare innocua, non ci sono stati danni, ha mostrato a Farah le opere spiegandole in tono amichevole e rispettandole, arriva anche ad ammettere Basir come allievo, ma di sicuro c’è una falla nel sistema difensivo dei monoliti, quindi la Voce mi ha pensare a un hacker buono, nonostante tutto. L’interrogativo di fondo: ma non sarebbe giusto far conoscere all’universo gli originali? È profondo. Ben costruita anche la tensione da spy-story che accompagna la ricerca fallita di Basir e Dorvo.

Attento:
Si, eccomi (Sì, eccomi) Questo errore del Si è ripetuto più volte nel racconto. Per indicare il Sì affermativo ci vuole l’accento, senza è il Si impersonale: esempio. “Lo vuoi?” “Sì”.
Esempio: “Conosci Pablo Picasso?” “Certo, si parla spesso di lui in TV e sui giornali”.
Per quel che riguarda la telefonata, il corsivo non basta: occorre virgolettare (c’è il comando per quel tipo di virgola in Inserisci Simboli di Word).
La frase: continua, imperterrito, Dorvo la riscriverei: continua Dorvo, imperterrito. Oppure: continua imperterrito Dorvo.
La frase: lei si sbaglia Mahul (lei si sbaglia, Mahul)
Il Dirigente si chiama Faydan o Feydan? Attenzione perché usi due nomi per connotare la stessa persona (almeno questa è stata la mia impressione).

La mia classifica è soffertissima, perché siete ambedue ottimi autori (e vi vedo anche come maestri):

BAYT AL HIKMA di White Pretorian

VECCHIE FOTO di Gargaros  

Ciao Reiuky, trovo le tue specifiche molto interessanti, delle vere e proprie sfide letterarie.
Mi è piaciuta anche la libertà di scelta che hai lasciato agli autori (così com'erano, c'era poco da fare: fonderle tutte e tre in una sola storia avrebbe comportato una trama complessa da gestire. E avrebbe sforato parecchio come racconto. Svolte tutte e tre insieme, darebbero vita a un romanzo breve o a una novella). Mi è piaciuto anche il modo in cui hanno valorizzato lo stile di Gargaros (grande bravura nella resa del quotidiano di un mondo che dapprima appare attuale e poco alla volta si dissolve, fino alla sorpresa finale del baule con i cimeli e le fotografie di una minaccia neutralizzata tanto tempo prima dagli avi dei protagonisti) e White Pretorian (lui portato molto alle trame d'azione si è rivelato abilissimo anche nella resa della SF)
 
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view post Posted on 26/1/2020, 22:04
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Una proroga anche per i commenti a questo punto è necessaria :p099:

Entro stanotte dovrei mettere tutto.
 
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CITAZIONE (Gargaros @ 26/1/2020, 22:04) 
Una proroga anche per i commenti a questo punto è necessaria :p099:

Entro stanotte dovrei mettere tutto.

Appoggio la proposta. Facciamo entro la mezzanotte di domani o di mercoledì?

Edited by White Pretorian 2.0 - 27/1/2020, 01:08
 
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CITAZIONE (White Pretorian 2.0 @ 26/1/2020, 23:51) 
CITAZIONE (Gargaros @ 26/1/2020, 22:04) 
Una proroga anche per i commenti a questo punto è necessaria :p099:

Entro stanotte dovrei mettere tutto.

Appoggio la proposta. Facciamo entro la mezzanotte di domani o di mercoledì?

Va bene mercoledì.
 
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view post Posted on 27/1/2020, 09:09
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IL BUON RACCOLTO
di shanda06

La storia ha del potenziale, c'è l'antico culto, c'è un mistero da svelare con un'indagine, c'è la società segreta che si occulta... Peccato che la “messa in scena” sia deficitaria da ogni punto di vista, a partire dal modo confuso e frettoloso con cui è scritto. Ma deficitario anche nella trama: l'indagine c'è, però il solito deus ex machina (la magia che tocca la protagonista per puro caso e una maestra che ha la lingua fin troppo sciolta su cose che dovrebbe tacere) viene a togliere le castagne dal fuoco alla protagonista che quindi si vede servita alla svelta la soluzione, con tutte le spiegazioni come contorno.

Insomma, riprendi l'idea in futuro, riscrivila, tratta meglio la trama, metti in difficoltà la tua alter ego, falle fare un'indagine più volontaria che non casuale, e potrebbe venir fuori una buona storia.

Comunque traccia ben seguita.


Le note del noto:

CITAZIONE
Vado avanti per la mia strada, dopo aver messo la fotografia nella tasca del giaccone: con il disordine che c’è dentro, di sicuro si rovinerebbe e invece è d’epoca.

Meglio dire si rovinerà, visto che narri col presente.

CITAZIONE
Ricordo di averne viste di simili nei mercatini di cimeli di un secolo fa e di sicuro, da qualche parte qualcuno starà maledicendo la propria distrazione.

Andrebbe una virgola per chiudere l'inciso.

CITAZIONE
Passo accanto al perimetro cintato della casa e trovo un’altra fotografia: stavolta e quella nel bastone, nel dettaglio, collocato in piedi sulla stessa parete.

è

CITAZIONE
Si vedono benissimo e mi fanno pensare all’ultima visita in Comune, fatta la settimana scorsa per rinnovare la carta d’identità.
Per caso ho sbagliato stanza e sono finita in quella dell’archivio.
Visto che la fila non finiva più, ho aperto qualche armadio, leggiucchiato qua e là qualche libro e ho riconosciuto i soggetti delle fotografie.

Come può aver riconosciuto i soggetti delle foto se le foto non le ha ancora viste (perché al comune ci era andata una settimana prima di trovarle)?

Presumo che qui entri in gioco il modo confusionario con cui scrivi che denunciavo all'inizio. Perché durante la visita all'anagrafe potrebbe aver riconosciuto i soggetti visti in precedenza, nelle foto sui mercatini:

Ricordo di averne viste di simili nei mercatini di cimeli di un secolo fa

Ma se così fosse lo farei capire meglio, perché è davvero molto confuso. Anche perché sui mercatini potrebbe aver visto altri tipi di foto, da cui capisce che quelle trovate sono antiche e di valore...

CITAZIONE
Entro nel supermercato e faccio la spesa in tutta fretta

Mi era parso di capire che ci era già entrata e fatto quello che doveva fare... Forse i passaggi incriminati sono questi:

Quando svolto la curva, però, riconosco il fungo della fotografia
[...]
Passo accanto al perimetro cintato della casa e trovo un’altra fotografia


Cioè con quello svoltare un angolo io mi figuro che si sia allontanata dal perimetro della casa (visto che non dici o non fai capire che sito all'angolo di un incrocio o di una svolta della strada). La seconda foto quindi la dovrebbe trovare al ritorno dalla spesa, perché non dici che è ritornata subito sui suoi passi per controllare la zona dove ha trovato le prime due foto...

Inoltre un passaggio che indica senza fraintendere che sia già nel supermercato è quando dici che: Sono venuta qui per fare la spesa e mi imbatto in un mistero legato alla casa.... Cioè, “sono qui”. Che un attimo dopo dica “dopo la spesa farò questo e quello e nel pomeriggio ecc.” a me indica solo che questi pensieri li stia facendo nel supermercato stesso.

Non so, Sha, secondo me le cose ho le dici meglio o non le dici affatto. Facendolo così confondi i lettori, ne escono fuori pieni di dubbi e di immagini separate, non consequenziali, e quindi con una storia che non appassiona, che non si fa vedere bene, in modo lineare.

In questi anni di Skanna ho maturato l'idea che tu scriva senza sforzarti troppo di metterti nei panni di chi ti leggerà...

CITAZIONE
Ora le ho io e mi chiedo il perché, visto che non proprio il tipo della prescelta

Manca sono.

CITAZIONE
Io ne sono incuriosita perché mi sono imbattuta in una terza fotografia: questa ritrae un uomo slanciato dal lungo mantello nero accanto a una giovane donna vestita di bianco e a un’altra ragazza dal vestito a quadretti dal colletto di piqué.

Ancora un passaggio confuso, anzi questo è esemplare. La protagonista ha trovato solo due foto. Quindi questa terza dove dovrebbe averla trovata? Nei libri dell'anagrafe? Sui mercatini? O lì passando vicino alla casa della maestra? A noi che leggiamo non ci è dato saperlo con precisione.

CITAZIONE
Lo raccolgo e faccio per aprirlo quando una voce autoritaria di donna anziana mi lancia un richiamo dalla finestra: «Posalo sul davanzale della finestra e verrò a prenderlo.»
Lascia aperta la finestra e io vedo le tendine ingiallite dal tempo

Sottoponi questo brano a una decina di lettori che non hanno ancora letto il racconto. Secondo me, se chiedi loro dove sia la maestra, i più (forse tutti) ti diranno che è rientrata per uscire e prendere l'album. Solo così avrebbe senso quel “lascia aperta la finestra”. Perché se lei continua a rimanere affacciata, non ha senso specificare quello e non appunto che la maestra rimanga lì a osservare la visitatrice.

E invece pare che la maestra rimanga proprio alla finestra:

«Gliel’ho messa in mezzo alle altre. Può andarle bene così?»
«Sì» mi conferma lei mentre l’uomo alto, dal mantello nero, si allontana all’interno della stanza al piano di sopra.
[...]
La sento aprire la porta e scendere in giardino.


Non so se sono chiaro. Bisogna stare attenti alle informazioni che si danno ai lettori, a volte basta una parola per scombinargli la visualizzazione della scena.

CITAZIONE
Lascia aperta la finestra e io vedo le tendine ingiallite dal tempo, con i ricami rovinati dai tarli e comincio a sentirmi male.

Andrebbe una virgola.

CITAZIONE
Prende l’album: «Grazie per avermelo riportato.

I due punti sono forzati: la frase non introduce il discorso diretto.

Lo stesso qui:

Deglutisco e lei mi rivolge un sorriso indulgente: «Sei al sicuro da ogni rischio.»

E qui:

o scoppio in lacrime e tendo la mano attraverso le sbarre del cancello, come a fermarlo, ma lei la spinge indietro: «Ormai è inutile disperarsi.

CITAZIONE
«Non è stata colpa tua, ma le hai toccate e questo avrà delle conseguenze su di te.» mi avverte.

Togliere.

CITAZIONE
Io scoppio in lacrime e tendo la mano attraverso le sbarre del cancello, come a fermarlo, ma lei la spinge indietro

La protagonista ha varcato il cancello, si è avvicinata a una finestra della casa per poggiarvi l'album. Quanti passi sono dal cancello alla finestra? Una decina? Come minimo, visto che parli di un giardino. Ma, comunque, anche fossero solo cinque, non dici o non fai capire che la vecchia conduca la protagonista al cancello. Anzi, che la conduca pure spintonandola, visto che la reazione di lei che cerca di fermare il cancello a me mi indica una donna che tutto vuole fare tranne che andare via senza spiegazioni.

Cosa sto dicendo? Che manca una parte della scena, ossia quella da quando la vecchia recupera il libro a quella in cui la protagonista viene messa fuori dalla proprietà. I lettori vedono due donne che parlano presso la casa, poi appare il tizio misterioso, poi di colpo eccole le due lì, al cancello, con la protagonista che cerca di fermare il battente.

Lo spostamento potrebbe certo avvenire mentre le due donne parlano, ma tu non lo dici e neanche lo fa capire.

CITAZIONE
«Non è stata colpa tua, ma le hai toccate e questo avrà delle conseguenze su di te.» mi avverte.

Toglierlo.


BAYT AL-ḤIKMA
di White Pretorian 2.0

L'unica cosa che mi ha guastato la lettura è che a livello descrittivo è un po' deficitario. Ed è un peccato, perché da quello che scorgo il mondo/archivio è incredibilmente affascinante e suggestivo.

Comunque, a parte questo problema, promosso a pieni polmoni. La storia c'è, la morale anche (non nuovissima, ma fa sempre piacere risentirla), c'è capo e coda (anche se mi chiedo che fine abbia fatto Iabid!), la scrittura a parte le descrizioni di volata, frettolose, è chiara e conduce con efficacia.


Note:

CITAZIONE
- Si, eccomi.

Va accentato. Ocio che avanti ce ne sono altri tre o quattro.

CITAZIONE
Pronto?
- Si, eccomi.
- Sei Iabid?
- No, no. Mi chiamo Farah. Iabid è stato trasferito in un altro settore.
- Mi spiace. Iabid era simpatico e gli piaceva ascoltare.

Col senno di poi questa bislacca contraddizione può anche essere spiegata con un'IA non molto intelligente, ma non so, io non riesco ad accettarla comunque. Il misterioso individuo chiede se è Iabid, ma dovrebbe aver capito che non può esserlo, sempre che Farah non abbia una voce troppo simile... e troppo maschile... Quindi boh, da quella domanda io capisco solo che lui per primo non conosca Iabid. Poi però ecco che invece lo conosce e ha sentito la sua voce molte altre volte... Mi spiego?

CITAZIONE
Prima che Farah possa rispondere, la sua attenzione viene attratta un segnale che è comparso sulla mappa dell’oloproiettore.

Manca qualcosa...

CITAZIONE
- Settore Elton Quadrante 26 – dice, leggendo il testo.

Meglio non usare lo stesso tratto lungo che usi per i discorsi diretti.

CITAZIONE
- Chi pensi che sia? – fa, improvvisamente il collega.

Virgola. Oppure togli anche l'altra.

CITAZIONE
Sono quasi sei mesi che lo cerchiamo, ma restiamo sempre a un palmo dal naso. Sai perché?

L'espressione giusta mi sa che è con un palmo di naso...

CITAZIONE
Istintivamente, Basir si aggrappa al sedile con una mano. Con l’altra però, pulisce nuovamente il vetro quanto più possibile e comincia a guardare.

Virgola, essendo però inciso.

CITAZIONE
- Non… non lo so. Filosofia… Architettura… Pittura…
- Si, Pittura. Voglio parlare di pittura – la Voce resta in silenzio per qualche istante, mettendo in ansia Farah. – Conosci Kitagawa Utamaro?
- Mai sentito.

Togliere il corsivo.

CITAZIONE
- Si, Pittura. Voglio parlare di pittura – la Voce resta in silenzio per qualche istante, mettendo in ansia Farah.

Mettere punto nel DD e maiuscola nel narrato.

CITAZIONE
- Beh, vedi qualcuno qui dentro? O qualcuno ha toppato, oppure il nostro amico è uscito un istante prima che noi arrivassimo. Magari è ancora qui in giro…

Caduta di stile, White. Va bene che parla uno, e uno che parla può dire quello che vuole. Ma qui siamo in un pianeta lontano, con gente evidentemente di cultura non italiana... e toppare è una parola italianissima (anche se di basso livello culturale, diciamo) :p101:

CITAZIONE
- Fandonie – gli ribatte Feydan. – Se pensa di vendermi queste fandonie per tenermi buono, lei si sbaglia Mahul. Mi avete preso in giro per mesi, ora non sono più disposto ad aspettare.

Virgola!

CITAZIONE
I privati e i governi di tutta l’Espansione ci affidano le loro opere perché sono convinti che questo sia il posto più sicuro che esista: come pensa che reagirebbero se sapessero che non siete nemmeno in grado di individuare uno sciroccato che ha voglia di giocare all’intellettuale!

Essendo domanda, serve il punto apposito.

CITAZIONE
Le sue parole suonano come una sentenza inappellabile E Mahul torna a sedersi

Minuscolare. Cioè metterla al minuscolo.

CITAZIONE
Ottenuto il silenzio, Feydan torna a sedersi.

E quando si sarebbe alzato?

CITAZIONE
- Sai cosa penso? – fa l’uomo dopo alcuni minuti. - Penso che pianeta non sia un’arca, ma un magazzino.

Manca qualcosa, un articolo o un dimostrativo.

CITAZIONE
Restano in silenzio. Loro, il buio e le costellazioni artificiali. Tutto in apparentemente immobile, tutto in movimento.

Togliere.

CITAZIONE
- Il ronzio dei server che facevano il tuo nome… la Voce che scompare senza lasciare mai traccia… – Stringe di nuovo le mani. – e se fossero le opere stesse a cercare qualcuno che le guardi?

Maiuscolare. Cioè metterlo grande.





La mia classifica:


1) BAYT AL-ḤIKMA di White Pretorian 2.0
2) IL BUON RACCOLTO di shanda06
 
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Ciao Gargaros, grazie del commento. Ne farò tesoro per quando rimetterò mano alla storia (mi dispiace di averti confuso): Qui occorre davvero dosare le informazioni con molta più cautela (ricorrendo al minimalismo). Devo fare attenzione e immedesimarmi molto meglio nel pensiero di chi mi leggerà, su questo hai ragione: cercare di stare al Patto Lettore-Autore e sperare di dare il meglio. E qui, più che scrivere e riscriverenon posso fare altro. Sei stato gentile e paziente.

Meno male che non mi hai sposata. Pensa che razza di Svampita Cronica sono. Qui mi ha fregata il tentativo di porre in modo diverso dalle solite trame basate su certe credenze popolari (stregoni, culti strani, ecc.). Spero di riuscirci a suon di tentativi. La colpa è della Maledizione Bionda.
 
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view post Posted on 28/1/2020, 00:08
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Custode di Ryelh
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Ed ecco i miei commenti (grazie a tutti per la pazienza)

IL BUON RACCOLTO di Alexandra Fisher.

Piacere di leggerti, Shanda. Allora, prima di tutto le note positive: FINALMENTE un racconto in cui l'ambientazione evocativa non sfuma in un sotteso eccessivo per il lettore. Dati i risultati degli ultimi skannatoi (e dei minuti montati) direi che siamo sulla buona strada per riuscire ad imbrigliare la tua verve creativa in un alveo più "digeribile". Oltre a questo, l'idea del culto che pratica sacrifici umani per garantire la prosperità, benché non originale (a memoria, mi vengono in mente un numero di Dylan Dog e almeno un paio di film con la stessa trama) mantiene un elemento interessante dato dalle modalità del "sacrificio" (il ballare fino alla morte) e dal fatto che si accenni a come la tecnologia abbia reso sostanzialmente obsoleti questi rituali, cosa che solitamente non avviene in questo tipo di opere. E ora veniamo ai vulnus. A parte qualche refuso (già identificato dal buon Gargaros) penso che il tuo racconto presenti due grossi problemi. Il primo è il massiccio e costante infodump con cui hai inondato il racconto. Certo, ti è utile per spiegare quello che avviene, ma sono davvero troppe informazioni in così poco spazio, alcune delle quali decisamente superflue (come il fatto che la protagonista debba incontrarsi con le zie, elemento che poi non tornerà più). Fai una prova: esamina il racconto e suddividi le parti in cui il protagonista (o qualcun'altro, attraverso i dialoghi) SPIEGA qualcosa e le parti in cui qualcosa effettivamente avviene. A quanto siamo? 50-50? &0-40? Se il racconto non è introspettivo, è comunque troppo. Impara a sintetizzare gli elementi di spiegazione e inseriscili nelle azioni dei personaggi. Ricorda: show, dont' tell.
Il secondo problema riguarda il contesto. Personalmente, ho trovato abbastanza debole il motivo che porta la protagonista prima a trovare alcune foto in Comune, e le altre per strada. Sostanzialmente, sembra esserci un misto di casualità e "legame magico" con le foto, ma il tutto è troppo debole e ho avuto letteralmente l'impressione che tutto accadesse senza una vera logica. Penso che sarebbe stato meglio partire da un presupposto diverso, come, ad esempio, mostrare la protagonista che compra per caso le prime foto e si trova "chiamata" verso la casa dove si compirà il suo destino. Magari è solo la mia opinione, però pensaci su.

VECCHIE FOTO di Gargaros

Piacere di leggerti, Gargaros. Il tuo racconto mi ha ricordato molto il racconto "La Sentinella" di Fredric Brown, che condivide con il tuo il "rovesciamento di posizioni" finale che rivela gli uomini come mostri. Da questo punto di vista, però, proprio il racconto di Brown mi permettono di segnalarti due problemi che, a mio giudizio, rendono il tuo finale parecchio debole. Il primo riguarda il modo in cui il mostro viene "mascherato" da umano. ne "La Sentinella" sappiamo abbastanza poco sul protagonista senza nome: sappiamo che combatte su un pianeta lontano da casa, che soffre e che odia i nemici della sua razza. Stop. Questo ci permette di identificarlo abbastanza facilmente come umano, perché gli elementi forniti dall'autore sono sufficientemente generici da potersi adattare tanto a un umano quanto a un ipotetico alieno e il disvelamento finale esplode con tutta la forza di questo sapiente mascheramento. Il tuo racconto, invece, è permeato da fin troppi elementi propri della cultura "umana": si parla di forzieri dei pirati, della scuola da marinare, della Playstation e il fucile del nonno è palesemente un'arma "umana". è davvero difficile immaginare un altro essere come protagonista, proprio perché hai dato a lui e al suo ambiente fin troppi riferimenti "umani". Certo, si potrebbe ipotizzare che parliamo di un mondo in cui questi esseri hanno soppiantato gli umani e ne hanno assorbito la cultura, ma fornisci troppi pochi elementi in questo senso (posto che il tutto dovrebbe essere avvenuto si o no in una generazione, dato che già i nipoti dei "cacciatori" non hanno conoscenza degli eventi). In seconda misura, Brown inseriva il tutto in un contesto che supportava il plot twist: un conflitto interplanetario in cui fa il giochetto di sostituire una specie all'altra. Nel tuo caso, invece, il contesto suona forzato: un bambino che trova le foto del nonno in cui mostra alcuni umani e scopre che c'è stato un genocidio. Il plot twist non scoppia, perché il lettore non si sente davvero tratto in inganno dagli elementi che gli hai fornito o, per meglio dire, ha fin troppi elementi di contesto per dubitare del plot twist stesso. Peccato.

Ed ecco la graduatoria:

1) IL BUON RACCOLTO
2) VECCHIE FOTO

CITAZIONE (shanda06 @ 26/1/2020, 07:54) 
BAYT AL HIKMA di White Pretorian Il racconto è affascinante. Tutto il sapere del mondo è conservato su un pianeta dal nome orientale (arabeggiante) e dalla tecnologia cibernetica. Anche certuni personaggi hanno nomi di tipo arabo (Iabid, Farah, Basir, Fedayn). I monoliti frigorifero sono un’idea originalissima, e anche il riferimento a un tipo di pittura in grado di dare anche sensazioni olfattive e sonore, oltre che video, ossia di movimento è insolito e affascina (Utamaro rivisitato in quel modo deve essere davvero qualcosa di spettacolare, quindi l’immaginario Takehira è un genio ulteriore, meriterebbe una storia a parte). Interessanti anche i riferimenti a Keats (versi della Belle dame sans merci) e a Sant’Agostino (argomento dell’amicizia). Certo, c’è da capire la furia del Dirigente che vede minacciati i capolavori da questa Voce che si ostina a condividerli (mi pare di capire che loro abbiano diffuso delle copie in giro per l’universo e quelle dei monoliti siano gli originali, per cui la collera è comprensibile). Il fascino della Voce, però, è indiscutibile: istruisce e parla delle opere con profondo rispetto. Di per sé appare innocua, non ci sono stati danni, ha mostrato a Farah le opere spiegandole in tono amichevole e rispettandole, arriva anche ad ammettere Basir come allievo, ma di sicuro c’è una falla nel sistema difensivo dei monoliti, quindi la Voce mi ha pensare a un hacker buono, nonostante tutto. L’interrogativo di fondo: ma non sarebbe giusto far conoscere all’universo gli originali? È profondo. Ben costruita anche la tensione da spy-story che accompagna la ricerca fallita di Basir e Dorvo.

Attento:
Si, eccomi (Sì, eccomi) Questo errore del Si è ripetuto più volte nel racconto. Per indicare il Sì affermativo ci vuole l’accento, senza è il Si impersonale: esempio. “Lo vuoi?” “Sì”.
Esempio: “Conosci Pablo Picasso?” “Certo, si parla spesso di lui in TV e sui giornali”.
Per quel che riguarda la telefonata, il corsivo non basta: occorre virgolettare (c’è il comando per quel tipo di virgola in Inserisci Simboli di Word).
La frase: continua, imperterrito, Dorvo la riscriverei: continua Dorvo, imperterrito. Oppure: continua imperterrito Dorvo.
La frase: lei si sbaglia Mahul (lei si sbaglia, Mahul)
Il Dirigente si chiama Faydan o Feydan? Attenzione perché usi due nomi per connotare la stessa persona (almeno questa è stata la mia impressione).

Grazie delle correzioni: vedrò di sistemare. Si vede che non ho fatto lavoro di editing, eh?

Giusto un appunto: Faydan teme la Voce non perché quest'ultima diffonde le opere (cosa che non fa: si limita a "parlarne" con alcune persone presenti sul pianeta stesso), ma perché è un soggetto privo di identità che opera in quello che dovrebbe essere un luogo controllato al massimo ed impenetrabile. Di per sé, la voce non compie nulla di illegittimo, ma il semplice fatto che operi fuori controllo viola qualsiasi protocollo di sicurezza.

CITAZIONE (Gargaros @ 27/1/2020, 09:09 ?
[size=6)
BAYT AL-ḤIKMA
di White Pretorian 2.0
[/size]
L'unica cosa che mi ha guastato la lettura è che a livello descrittivo è un po' deficitario. Ed è un peccato, perché da quello che scorgo il mondo/archivio è incredibilmente affascinante e suggestivo.

Comunque, a parte questo problema, promosso a pieni polmoni. La storia c'è, la morale anche (non nuovissima, ma fa sempre piacere risentirla), c'è capo e coda (anche se mi chiedo che fine abbia fatto Iabid!), la scrittura a parte le descrizioni di volata, frettolose, è chiara e conduce con efficacia.


Note:

CITAZIONE
- Si, eccomi.

Va accentato. Ocio che avanti ce ne sono altri tre o quattro.

CITAZIONE
Pronto?
- Si, eccomi.
- Sei Iabid?
- No, no. Mi chiamo Farah. Iabid è stato trasferito in un altro settore.
- Mi spiace. Iabid era simpatico e gli piaceva ascoltare.

Col senno di poi questa bislacca contraddizione può anche essere spiegata con un'IA non molto intelligente, ma non so, io non riesco ad accettarla comunque. Il misterioso individuo chiede se è Iabid, ma dovrebbe aver capito che non può esserlo, sempre che Farah non abbia una voce troppo simile... e troppo maschile... Quindi boh, da quella domanda io capisco solo che lui per primo non conosca Iabid. Poi però ecco che invece lo conosce e ha sentito la sua voce molte altre volte... Mi spiego?

CITAZIONE
Prima che Farah possa rispondere, la sua attenzione viene attratta un segnale che è comparso sulla mappa dell’oloproiettore.

Manca qualcosa...

CITAZIONE
- Settore Elton Quadrante 26 – dice, leggendo il testo.

Meglio non usare lo stesso tratto lungo che usi per i discorsi diretti.

CITAZIONE
- Chi pensi che sia? – fa, improvvisamente il collega.

Virgola. Oppure togli anche l'altra.

CITAZIONE
Sono quasi sei mesi che lo cerchiamo, ma restiamo sempre a un palmo dal naso. Sai perché?

L'espressione giusta mi sa che è con un palmo di naso...

CITAZIONE
Istintivamente, Basir si aggrappa al sedile con una mano. Con l’altra però, pulisce nuovamente il vetro quanto più possibile e comincia a guardare.

Virgola, essendo però inciso.

CITAZIONE
- Non… non lo so. Filosofia… Architettura… Pittura…
- Si, Pittura. Voglio parlare di pittura – la Voce resta in silenzio per qualche istante, mettendo in ansia Farah. – Conosci Kitagawa Utamaro?
- Mai sentito.

Togliere il corsivo.

CITAZIONE
- Si, Pittura. Voglio parlare di pittura – la Voce resta in silenzio per qualche istante, mettendo in ansia Farah.

Mettere punto nel DD e maiuscola nel narrato.

CITAZIONE
- Beh, vedi qualcuno qui dentro? O qualcuno ha toppato, oppure il nostro amico è uscito un istante prima che noi arrivassimo. Magari è ancora qui in giro…

Caduta di stile, White. Va bene che parla uno, e uno che parla può dire quello che vuole. Ma qui siamo in un pianeta lontano, con gente evidentemente di cultura non italiana... e toppare è una parola italianissima (anche se di basso livello culturale, diciamo) :p101:

CITAZIONE
- Fandonie – gli ribatte Feydan. – Se pensa di vendermi queste fandonie per tenermi buono, lei si sbaglia Mahul. Mi avete preso in giro per mesi, ora non sono più disposto ad aspettare.

Virgola!

CITAZIONE
I privati e i governi di tutta l’Espansione ci affidano le loro opere perché sono convinti che questo sia il posto più sicuro che esista: come pensa che reagirebbero se sapessero che non siete nemmeno in grado di individuare uno sciroccato che ha voglia di giocare all’intellettuale!

Essendo domanda, serve il punto apposito.

CITAZIONE
Le sue parole suonano come una sentenza inappellabile E Mahul torna a sedersi

Minuscolare. Cioè metterla al minuscolo.

CITAZIONE
Ottenuto il silenzio, Feydan torna a sedersi.

E quando si sarebbe alzato?

CITAZIONE
- Sai cosa penso? – fa l’uomo dopo alcuni minuti. - Penso che pianeta non sia un’arca, ma un magazzino.

Manca qualcosa, un articolo o un dimostrativo.

CITAZIONE
Restano in silenzio. Loro, il buio e le costellazioni artificiali. Tutto in apparentemente immobile, tutto in movimento.

Togliere.

CITAZIONE
- Il ronzio dei server che facevano il tuo nome… la Voce che scompare senza lasciare mai traccia… – Stringe di nuovo le mani. – e se fossero le opere stesse a cercare qualcuno che le guardi?

Maiuscolare. Cioè metterlo grande.





La mia classifica:


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2) IL BUON RACCOLTO di shanda06

Grazie delle correzioni, Gargaros. Un unico appunto: la Voce non è un'IA. Secondo i protagonisti, sono letteralmente le memorie delle opere d'arte memorizzate nei mainframe che hanno acquisito una sorta di coscienza, perché erano prigioniere dei dispositivi in cui erano sigillate. A rileggere, mi rendo conto che non era chiarissimo, quindi converrà spiegarlo meglio.
 
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view post Posted on 28/1/2020, 00:36
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CITAZIONE (shanda06 @ 27/1/2020, 20:00)
Meno male che non mi hai sposata. Pensa che razza di Svampita Cronica sono.

Io non ti ho voluta sposare? :p093:

Comunque evviva la svampitezza, se intendi quella che intendo io. Avere la testa fra le nuvole è un requisito necessario per chi scrive fantastico.

CITAZIONE (White Pretorian 2.0 @ 28/1/2020, 00:08)
Grazie delle correzioni, Gargaros. Un unico appunto: la Voce non è un'IA. Secondo i protagonisti, sono letteralmente le memorie delle opere d'arte memorizzate nei mainframe che hanno acquisito una sorta di coscienza, perché erano prigioniere dei dispositivi in cui erano sigillate. A rileggere, mi rendo conto che non era chiarissimo, quindi converrà spiegarlo meglio.

In verità si capisce bene già così che nel tuo racconto l'entità è una coscienza generatasi dall'immenso sapere dell'archivio. Lo dici chiaramente, anzi.

Ti ho riportato la nota per la contraddizione, che rischia di confondere i lettori. Non importa se la chiamiamo IA o autocoscienza cognitiva, da come parla è chiaro che ha una sua intelligenza. E se è intelligente e conosceva il personaggio, perché chiede alla donna "sei il personaggio?". Dalla voce dovrebbe capire subito che non è l'uomo che conosceva, ma una donna sconosciuta.

Questo sempre se la loro comunicazione avviene via voce. Ma se usano un diverso mezzo, in cui le voci non sono propriamente quello che si intende nella quotidianità, allora dovresti farlo capire meglio.
 
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Vedo che avete già commentato. Ottimo. Ora c'è la fase dei voti ai commenti.

A me manca solo da leggere il racconto di WP e poi commento tutto
 
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view post Posted on 28/1/2020, 10:09

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Ciao White Pretorian, hai ragione riguardo al punto debole dell'uso degli elementi a disposizione (ho giocato troppo sulla verosimiglianza: ma questa è narrativa, non il mondo reale). Per migliorare il tutto, seguirò il tuo esempio: ossia mostrare solo ciò che è utile ai fini della storia, ossia condurre il lettore a capire cos'è stato il culto, magari come è finito, e mostrargliene gli ultimi fuochi (vedi la casa demolita dell'officiante al sacrificio e quella della maestra che sta per esserlo). Per il resto, posso solo tagliare senza pietà. Grazie di avermi detto come fare. Le tue indicazioni mi sono state preziose.

Do i punti ai commenti:
1 punto a Gargaros
2 punti a White Pretorian

Ciao Gargaros,
scusa per l'equivoco: non intendevo dire che non hai voluto sposarmi. Mica ci siamo mai incontrati dal vivo? E meno male per te (sono quanto di più bizzarro esista sulla Faccia della Terra)
Ma, meno male che non mi hai sposata nel mondo reale. Sono felice che il nostro sia più un Matrimonio Artistico per quanto ricordi quello di Marylin Monroe con Jim Dougherty quando lei gli serviva il pesce: "Com'è, caro?" "Ottimo, ma qualche volta dovresti ricordarti di cuocerlo". Però, sto meditando molto sulle tue indicazioni e sono ben decisa, dai prossimi Skannatoi a rendere la vita più facile al Lettore (ossia ricordarmi bene cosa sto usando e come: adesso sono stata ai livelli della Monroe quando ha preparato il frullato al marito senza chiudere il coperchio prima di schiacciare il bottone di avvio.). Ora capisci cosa intendo per Maledizione Bionda. Grazie. Sei un ottimo commentatore. Meriti un futuro da capo editor.


Ciao Gargaros,
devi sapere che i tuoi riferimenti a me come futura moglie e simili mi sono apparsi lusinghieri. Ma io mi sento inferiore a te. Sarei stata per te una moglie di poco valore. Pensa, nel mondo reale mio marito dice di me che ho l'emotività di una bambina di quattro anni. Nel mondo della scrittura divento un'altra persona, che mi piace un po' di più, perché vuole scuotersi da un difetto del genere. Grazie dei pungoli nei commenti. Così riuscirò a sconfiggere la Maledizione Bionda (il talento artistico misto alla fragilità emotiva sono due lati del carattere da equilibrare assolutamente: pena, guai seri).
 
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view post Posted on 28/1/2020, 17:27

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Ciao White Pretorian, ho riflettuto molto sul tuo commento e sono giunta alla conclusione che hai ragione tu. Il problema di disseminare le informazioni è serio (ne va della godibilità della storia stessa). E giocare la carta della casualità non va bene (mi è scappata fuori nel tentativo di uscire da certe modalità: se ci pensi, tutto è stato usato. In un primo tempo, avevo pensato a una Caccia al Tesoro con la triangolazione Casa Demolita-Comune-Casa della Maestra e il finale con il piccolo brivido: in pratica, alla Nostra è andata bene che il culto sia sul punto di cancellarsi altrimenti avrebbe ballato a morte). Poi ho pensato che avrebbe appiattito la storia. Invece, chissà. Magari devo proprio pensare a strutture narrative del genere (niente più roba messa lì, o incontri fatti per abitudine, vedi le zie) e giocare sui dettagli, gli stati d'animo. Più che di trovate, per combattere il piattume: meglio il far sentire il Lettore lì dentro (e se capitasse a te?<b>)Credo che il mostra non dire abbia quel senso lì e vedrò di impegnarmi in tal senso. Grazie di aver apprezzato la storia nel suo insieme.
 
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view post Posted on 28/1/2020, 20:43
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2 punti ex aequo a Shanda e White

Mi spiace, non riesco a decidere. Entrambi hanno trovato magagne importanti nel mio testicolo e hanno scritto un commento altrettanto valido per il secondo racconto.

Prendere o lasciare. O squalificarmi :p100:
 
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view post Posted on 29/1/2020, 08:25

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Ciao Gargaros, grazie, troppo onore.
E ribadisco: tu sei un ottimo scrittore. Forse, certe sbavature sono dovute alla stanchezza (ti immagino come una sorta di Martin Eden… scrivi spiato da civette e gufi così la stanchezza ti fa qualche scherzo, ma presto, incertezze così spariranno, perché ti stai evolvendo a una velocità pazzesca come autore. Secondo me, hai protezioni astrali potenti: come minimo, Plutone in Decima Casa.)
 
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