Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio Aprile 2020, Tela Nera

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view post Posted on 19/4/2020, 18:53
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"Ecate, figlia mia..."

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Per me sempre nessun problema.

Intanto mi porto avanti e leggo le due storie proposte :p109:
 
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view post Posted on 24/4/2020, 10:30
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Il Terrore delle Pizzerie
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Sto provando a convincere alcuni vecchi amici a iscriversi, vediamo...
 
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view post Posted on 26/4/2020, 22:48
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Apprendista stregone

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Marco e Annalisa

«Adesso spiegami da quanto tempo tu e quella troia di Annalisa, mi state prendendo per il culo!» La mie parole echeggiano nel salone disadorno della cascina abbandonata. Rimbalzano sulle pareti, stracolme di simboli satanici stilizzati, come a voler evidenziare la mia ira.
Quello sguardo carico di finto stupore che gli compare sul volto, mi fa incazzare ancora di più.
Eccolo qui, davanti a me, il mio migliore amico, anzi ex migliore amico. Dovevo aspettarmelo che tutta questa amicizia esplicitata nei miei confronti, questa fraternità offerta a piene mani, fossero dettati da un secondo fine.
Riesco quasi a giustificare Annalisa che ha deciso di togliersi qualche capriccio con questo bellimbusto. Capelli neri tagliati corti, occhi grigi, fisico asciutto e atletico. È normale che con tutto questo ben di Dio che le gravitava attorno, Annalisa abbia perso la testa. E pensare che quella troia ha sempre affermato che le mie forme “abbondanti” le ispiravano tenerezza.
Balle!
Tutte queste considerazioni sulla tenerezza o protezione, che le ragazze si inventano per giustificare il fatto di non essere riuscite ad accalappiare un figo, svaniscono come neve al sole davanti alle attenzioni di un belloccio come Marco.
Brutto stronzo! Mi verrebbe voglia di massacrargli la faccia a pugni, ma questo infame é uno dei migliori del suo corso di savate. Per fortuna in tasca ho la soluzione pronta per questo genere di problemi. Devo solo aspettare di averlo vicino.
«Ma che cazzo dici Diego? Ma sei fuori?»
«Che cazzo dico?» tuono mentre con un movimento degno di un prestigiatore, tiro fuori dalla tasca del giubbotto il telefonino.
«Qui dentro ci sono tutte le prove della vostra tresca: prove inconfutabili.»
«Bene. Fammi vedere queste prove inconfutabili, allora.»
Il sorrisetto furbo che mi rifila, mentre incrocia le braccia in segno di attesa, mi fa incazzare come una bestia. Vediamo se tra qualche minuto sorriderai ancora, stronzo!
Le mie dita volano veloci sullo schermo. Tocco l’icona della galleria e subito mi si parano davanti decine di foto. Immagini che mi catapultano in un tunnel di ricordi: il compleanno di Annalisa, le nostre vacanze in Toscana, selfie scattati con gli amici al mare. Volti sorridenti, momenti spensierati. Una vita felice rovinata dall’intrusione di questo maledetto ipocrita.
Faccio scorrere le immagini, mentre un groppo alla gola, salito su dalle pieghe della mia anima, mi impedisce di deglutire e arrivo alle foto più recenti. Sono tutte di quest’ultima settimana.
«Da lunedì ho preso ferie, senza dire niente a nessuno e ho seguito Annalisa.Tutti i giorni, dopo le lezioni all’università, veniva sempre a casa tua. Si fermava per un paio di ore e poi tornava a casa. Guarda: queste sono tutte le foto mentre entra ed esce dal tuo portone».
«Hai fatto il piantone sotto casa mia? Ma tu sei pazzo, credi a me. Poi, queste foto non significano niente! Quante volte Annalisa è venuta a casa mia?»
«Tutti i giorni? Quando tornavo a casa, fingendo di tornare dal lavoro, le chiedevo come era andata la giornata. Sai cosa mi rispondeva? Che era rimasta a casa a studiare o che era uscita con le amiche. Mi ha sempre mentito! E chi racconta bugie ha sempre qualcosa da nascondere!»
Faccio sparire il cellulare nelle tasche del giubbotto ed estraggo dal mio portafoglio un foglietto sgualcito, vergato dalla mia tremolante calligrafia.
«Tieni!», gli intimo, porgendogli lo scritto. «L’ho copiato prima che Annalisa lo cancellasse dalla chat di whatsapp . É di due giorni fa».
Marco raccoglie il foglio e inizia a leggere. Un sorriso sornione appare sul suo volto. Non ha nemmeno la dignità di provare vergogna.
«Una confessione in piena regola. Tu che le chiedi di vedervi, lei accetta allegramente , poi, probabilmente colta da un moto di pietà nei miei confronti, ti scrive: “Mi dispiace per Diego. Lo sai che non mi piace mentirgli. Domani gli dico tutto”. E tu, cosa hai avuto il coraggio di risponderle? “Ma sei pazza? Vuoi rovinare tutto? Diego non deve saperne nulla, intesi?”.Come cazzo hai potuto farmi questo?»
Marco mi lancia addosso uno sguardo divertito. Ridendo sonoramente accartoccia il foglio e lo getta alle sue spalle.
«Ma che cosa ti sei messo in testa? Tu sei pazzo, credi a me» mi risponde, cercando di soffocare le risate.
Il mio sguardo vaga inquieto sulle mattonelle sconnesse del pavimento. Infilo le mani nelle tasche del giubbotto per evitare di dargli un pugno in faccia. Lo parerebbe facilmente e rovinerei tutto. Il contatto con il manico di legno mi infonde sicurezza. Devo aspettare con calma.
«Adesso ascoltami, Diego. Ascoltami molto bene» mormora, avvicinandosi e poggiandomi le mani sulle spalle. Fa sempre così quando deve dirmi qualcosa di importante. Alzo lo sguardo e i miei occhi incontrano il suo sguardo serio. Per un istante, ritrovo il vecchio Marco, il mio miglior amico, il fratello che non ho mai avuto, una persona speciale. Sempre gentile e comprensivo nei miei confronti, prima che tutto andasse a farsi fottere per colpa di una ragazza di nome Annalisa.
Avrei dovuto lasciarla in quella lurida topaia, alla mercé di un padre violento e di una madre passiva e ubriacona, invece di proporle di venire ad abitare con me.
«Sono due settimane che ti vedo strano e ora ho capito il perché».
Le sue parole mi riportano alla realtà come una secchiata di acqua gelida nella schiena. Spero solo che abbia il pudore di confessare la sua colpa. Me lo deve in nome della nostra vecchia amicizia.
«Ti stai tormentando inutilmente. Tra me e Annalisa non c’è e non ci sarà mai nulla!»
Ecco, lo sapevo! Il vecchio Marco è sparito ed è ritornato alla ribalta il vile bugiardo degli ultimi quindici giorni. Che delusione!
«Ma te ne rendi conto? Io e Annalisa? Ma cosa sei andato a pensare?»
Ma io non lo penso solamente: ne ho le prove!
«Stammi bene a sentire, Diego: per me Annalisa é solo un amica e lei ama te. Te lo vuoi mettere in testa?»
Lei ama me, ma scopa con te. Che strano il mondo, vero?
«Adesso andiamocene da questo postaccio, torniamo a casa vostra e ne parliamo con lei. Una bella chiacchierata e tutto ritornerà come prima: ok?»
Certo! Parliamone con lei. Indovina a chi darà ragione? Ho capito il vostro piano sin dall’inizio. Annalisa non vuole tornare dai suoi e tu non puoi portartela a casa. I tuoi intransigenti genitori non lo permetterebbero. Volete intortarmi, farmi credere che tra voi non sia mai successo niente, in modo che Annalisa possa continuare a vivere in casa mia. Quando le acque si saranno calmate e avró abbassato la guardia, potrete continuare a vedervi di nascosto come adesso. E vissero tutti felici e contenti.
«Diego, ci sei? Allora torniamo a casa o no?»
Marco aspetta una risposta che non arriverà mai. La mia mente è piena di immagini partorite dalla mia immaginazione, ma terribilmente vivide. Le loro mani che si toccano, le bocche che si cercano, i loro corpi nudi avvinghiati in un abbraccio senza fine, Annalisa che lo prega di non smettere.
Marco ha ancora le mani poggiate sulle mie spalle. Le mie dita si serrano intorno al manico. Il momento é giunto.
Continuo a fissarlo negli occhi, mentre tiro fuori la mano dalla tasca. Non provo nessuna emozione, mentre faccio scattare la lama del coltello a molla e protendo il braccio. Una parte di me si compiace nel sentire il rumore della carne che si lacera e il sibilo della lama che sprofonda come se fosse una vanga nella terra. Le mani di Marco si staccano dalle mie spalle e corrono a toccarsi il ventre: il suo sguardo è colmo di genuino stupore.
Con un rapido movimento sfilo il coltello dall’addome e, con una leggera torsione del polso, gli conficco la lama al lato del collo.
Il rumore é identico al precedente con l’aggiunta di un suono di sottofondo, simile a qualcosa di molle che si rompe. Il fiotto di sangue mi investe la mano con liquido caldo e vischioso. Alcune gocce sfuggite lontano, brillano come piccoli rubini nell’aria immota di questo soleggiato pomeriggio di aprile.
Marco cade a terra, su un fianco. Gli occhi aperti, come a fissare un immaginario orizzonte lontano.
Ora devo passare alla fase due del piano: sbarazzarmi del cadavere. Ho ispezionato il posto ieri e per mia fortuna so come muovermi.
Esco dalla cascina e mi dirigo verso la macchina, posteggiata di fianco alla casa, vicino a due cespugli inariditi dal sole. Apro il bagagliaio e ne tiro fuori due grossi sacchi di tela grezza e una corda. Ne tiro fuori anche la bottiglia di acqua demineralizzata, che uso per il radiatore, e mi lavo le mani. Mi accorgo che la manica del giubbotto è sporca di sangue. Lo appallottolo e lo ripongo nel bagagliaio: penserò dopo a far sparire le macchie. Ritorno indietro, respirando a pieni polmoni l’aria che odora di erba e per la prima volta in due settimane mi sento meglio, come se mi fossi tolto un grosso peso dallo stomaco, come se avessi risolto di colpo tutti i miei problemi. Rientro nella cascina e mi avvicino al cadavere di Marco. Vicino al suo capo, una pozza vermiglia si sta mescolando alla terra e al sudiciume del pavimento. Non devo preoccuparmi di nascondere questa traccia. In questo locale si svolgono molte bislacche messe nere e l’uccisione di corvi o gatti neri, è molto frequente. Chiunque veda la macchia di sangue la scambierà per quella di qualche animale sacrificato in qualche bizzarro rituale.
Infilo le gambe di Marco nel primo sacco di tela e sto per iniziare con la parte superiore del corpo, quando la suoneria di un cellulare rompe il silenzio di questi luoghi facendomi sobbalzare.
È il suo! Devo spegnerlo!
Con mani tremanti cerco nelle tasche del suo giubbotto ed estraggo il telefonino. Il nome che leggo sul display mi gela il sangue.
Annalisa!
Mi dispiace, troietta! Mi sa che il tuo amichetto non ti risponderà nè ora nè mai. Spengo con rabbia il cellulare, lo rimetto a posto e continuo con il mio lavoro. Il sole sta tramontando, devo sbrigarmi! Non vorrei facesse così buio da non vedere più nulla. Dopo qualche minuto passato a bestemmiare a denti stretti (non è facile fasciare nella tela un morto sdraiato per terra), inizio a trascinarlo verso il pozzo proprio dietro la casa. Anche trascinarlo sull’erba si rivela un’impresa tutt’altro che facile: sembra che il suo peso si sia triplicato.
Finalmente arrivo al pozzo, madido di sudore e ansimante come un mantice. Devo fare ancora un piccolo sforzo, sollevarlo oltre il bordo e buttarlo nell’acqua stagnante. Dopo tutta la fatica che ho fatto, valuto che avrei potuto gettarlo nel pozzo senza perdere tempo a fasciarlo come una mummia, ma mi convinco che é stato meglio così. Se tra qualche mese il cadavere dovesse riaffiorare, preferisco che gli occhi di un eventuale curioso vedano un sacco di tela galleggiare nell’acqua torbida, piuttosto che i resti di un ragazzo in avanzato stato di decomposizione.
Tolgo con decisione il coperchio di assi che copre il pozzo e incomincio a sollevare Marco. Con immensa fatica riesco a poggiare sul bordo di pietra la testa e le spalle, poi facendo leva con le gambe, sollevo il resto del corpo e lo getto oltre il parapetto. Sento un tonfo e mi precipito a guardare dentro il pozzo. All’inizio vedo galleggiare la parte superiore del sacco di tela, poi lentamente il corpo di Marco affonda nell’acqua nera e limacciosa. Alla fine vedo solo delle bolle d’aria di varie dimensioni increspare la superficie, poi più nulla. Mi siedo a terra, poggiando la schiena sul muretto di pietre che delimitano il pozzo. Chiudo gli occhi e tiro un sospiro di sollievo: è finita.

Arrivo a casa avvolto dalle ombre della sera, ma con il sole nel cuore. Con Marco fuori dai piedi, penso davvero che con Annalisa possa ritornare tutto come una volta. È stata comunque una stronza a tradirmi, ma sono deciso a perdonarla e a impegnarmi per rimettere le cose a posto.
Apro la porta fischiettando e trovo la casa immersa nel buio. Allungo la mano verso l’interruttore ma la luce si accende di colpo. Mi ritrovo davanti tutti i miei amici, con ridicoli cappellini sulla testa. La sala d’ingresso è piena di palloncini e festoni di vari colori. Sul muro di fronte uno striscione con la scritta “Buon compleanno Diego”. Tutti gridano “Sorpresa” e vengo investito da una moltitudine di coriandoli i colorati.
Dal gruppo si stacca Annalisa, che trotterella fino a me, unisce le sue labbra alle mie in un casto bacio e grida: «Buon compleanno amore mio!»
Cazzo, il mio compleanno! E chi se lo ricordava più!
I miei amici si fanno sotto in una girandola di pacche sulle spalle, baci sulla guancia e tirate di orecchie. In breve mi ritrovo con un cappellino sulla testa e un bicchiere di vino bianco in mano.
«Scusami tesoro se ti sono sembrata poco presente in questo periodo, ma sono stata impegnata a prepararti questa bella sorpresa» cinguetta Annalisa, assumendo quell’aria triste che mi fa impazzire. «Senza l’aiuto di Marco non c’è l’avrei mai fatta!»
«Senza l’aiuto di Marco?» chiedo incuriosito, mentre la paura, come un uccello impazzito, sbatte le sue ali contro la gabbia della mia anima.
«È da venti giorni che Marco ci schiavizza», esclama Chiara, giocando con una ciocca di capelli neri. «Ci ha obbligati un giorno sì e l’altro pure ad andare a casa sua per organizzare questa festa. Hai veramente un amico fantastico».
La verità mi investe con la violenza di una valanga di pietre. Le bugie di Annalisa, il suo comportamento schivo, gli appuntamenti a casa di Marco. Le gambe mi diventano molli, la fronte si copre di gocce fredde: mio Dio, che cazzo ho combinato.
«Tra l’altro sono preoccupata» le fa eco Annalisa. «Avrebbe dovuto essere già qui, invece non è ancora arrivato. Ho provato anche a chiamarlo ma prima non ha risposto e dopo il suo telefonino è diventato irraggiungibile. Tesoro, hai idea di dove possa essere?»
Un sacco di tela che affonda nell’acqua nera e limacciosa...
«No, non ne ho idea» rispondo con un fil di voce»
Il fiotto di sangue mi investe la mano...
«È da ieri che non lo vedo» concludo, deglutendo a vuoto. «È ora se volete scusarmi, vado in bagno».
Mi giro velocemente e fuggo verso il bagno, anche perchè le lacrime che mi stanno risalendo in gola, mi impedirebbero di parlare. Chiudo la porta dietro di me e mi siedo sulla tazza del water, come un mucchietto di carne senza dignità. Mi prendo la testa fra le mani e lascio che il dolore che mi opprime il petto si sciolga in lacrime.

Apro gli occhi e mi guardo intorno, cercando di capire dove mi trovo. La stanza é parzialmente illuminata dalla luce delle lampade stradali che filtra attraverso le doghe degli avvolgibili. Annalisa dorme di fianco a me, russando debolmente. Ora ricordo: sono a casa, nel mio letto. All’improvviso sento un rumore proveniente dalla cucina. Mi alzo a sedere sul letto e rimango in attesa. Niente! Forse quel rumore l’ho solo immaginato. Sto per rimettermi sdraiato, quando sento nitidamente il rumore di una sedia trascinata sul pavimento. La mente grida di non alzarmi dal letto, di svegliare Annalisa, ma come un automa mi alzo e vado in cucina. Accendo la luce, pronto a difendermi dall’attacco di un intruso, ma non c’è nessuno: la cucina è deserta. Mi volto per tornarmene a letto e me lo trovo davanti.
È lui!
Un cadavere parzialmente decomposto, gonfio di acqua, vestito con due sacchi di tela legati insieme da una corda marcia. Dalla tela escono solo due braccia scheletriche sgocciolanti, e la testa è orrendamente sfigurata. Un occhio si stacca dall’orbita e cade in terra con un suono liquido.
Con un movimento rapido mi stringe le mani intorno al collo e mi spinge contro il muro, intrappolandomi. Cerco di liberarmi, colpendo quelle braccia che mi tolgono il respiro, ma è come cercare di picchiare due tronchi d’albero.
«Io sono ancora lì dentro, lo sai, bastardo?»
La sua voce è terribile. Una voce che viene direttamente dai meandri più profondi dell’inferno.
Cerco di parlare, ma la sua presa mi impedisce di emettere qualsiasi suono.
«Non hai nemmeno lasciato ai miei genitori una tomba su cui piangermi. Confessa e fai recuperare il mio corpo, o verrò a trovarti ogni notte»
La sua presa si fa più stretta e incomincia a mancarmi il respiro. Afferro quelle braccia e tiro con tutte le mie forze, nel tentativo di liberarmi da quelle due morse e....
...mi sveglio gridando. Le mie mani che artigliano l’aria.
Una tenue luce si accende alla mia destra, illuminando fiocamente la stanza. Annalisa mi fissa spaventata. Nella luce soffusa il suo viso appare pallido e stanco.
«Di nuovo quell’incubo amore?».
«Sì, di nuovo. Non può andare avanti così. Son sei mesi che sogno Marco che mi chiede...»
Fai recuperare il mio corpo...
«di aiutarlo...»
Un’altra bugia. Mi giro sul letto, dandole la schiena. Odio mentirle, ma non ho altra scelta. Se confessassi la perderei per sempre.
Sento il suo corpo magro che aderisce al mio, le sue braccia sottili che mi stringono forte.
«Amore mio smettila di tormentarti, non è colpa tua se Marco è sparito. Vedrai che la polizia lo troverá e ritornerá tutto come prima»
No, Annalisa. Non tornerà mai niente come prima.
Se confesso ti perderò, se mantengo il segreto perderò la mia sanità mentale. Senza contare il senso di colpa. Ovunque io mi giri continuo a vedere un sacco di tela che sprofonda, gorgogliando, nell’acqua putrida.
Vorrei parlare, cercare un po’ di conforto nelle tue parole, nella tua purezza e ingenuità. Ma non posso, perché sono un bastardo. Un bastardo che non sa cosa fare.
Annalisa avvicina il viso al mio collo e mi dà un tenero bacio. È allora che gli occhi mi si riempiono di lacrime, chino la testa e piango come un bambino
 
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view post Posted on 26/4/2020, 23:34
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Custode di Ryelh
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Ottimo: anche Inc sarà della partita. Commentate!
 
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view post Posted on 27/4/2020, 14:56
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"Ecate, figlia mia..."

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IL PITTORE CIECO
di reiuky

Il racconto, pur con una prosa frettolosa e a volte troppo grezza, scorre via con piacere. Peccato che poi si chiude con un niente di fatto. Motivazioni, finalità e quant'altro dei personaggi restano sospesi, se non proprio non dichiarati. Perché liberano il pittore? Chi è il pittore? E chi è questo gruppo di apparenti fuorilegge dell'Arte? Non ci è dato saperlo. La sensazione che sia un brandello di qualcosa di più corposo è forte. Prove? Il finale basterebbe. Ma anche il personaggio Lindan, che sembra essere il capo, ma appare all'improvviso quando tutto è quasi finito.


Note:

CITAZIONE
«A destra» disse svogliatamente quando giunsero a una intersezione.
Fecero altri pochi passi, poi «Fermatevi!» Aprì la porta in pesante lecno di una cella e li esortò ad entrare.

Una serie di magagne:

«A destra» disse svogliatamente quando giunsero a una intersezione.
Fecero altri pochi passi, poi: «Fermatevi!». Aprì la porta in pesante legno di una cella e li esortò ad entrare.


I due punti perché i DD vengono introdotti con quelli; il punto dopo il DD perché se ci fai caso la “frase” non è chiusa (l'esclamativo non va bene, perché è una parte del DD che non può estendersi al narrato); e lecno che dovrebbe essere legno (oppure un qualche materiale fantasy?).

CITAZIONE
«E come?» chiese di rimando Chanlerr, annusando il giaciglio. «Io non ci passo da quel pertugio

Mi sono chiesto a quale pertugio si riferisse. Un attimo dopo sembra quello della porta, la feritoia da cui immettono il cibo. Ma non so, da come hai scritto sembrano due “momenti” scollegati:

«E come?» chiese di rimando Chanlerr, annusando il giaciglio. «Io non ci passo da quel pertugio.»
«Vero.» Danson studiò la porticina adibita al passaggio del cibo. «Sei inutile come al solito»


Il mio consiglio? collegare meglio le due cose. È vero che la cella ha un solo pertugio, e a prescindere da come scrivi entrambi i personaggi si riferiscono a quello, però è sempre meglio non confondere le idee a chi legge.

Il mio consiglio? Descrivi prima la scena con Danson che studia la cella, e vede la feritoia nella porta (a propò, sarebbe anche meglio dire a quale altezza è posta, perché tornerà utile a capire come faccia Danson a usarla per uscire quando si è rimpicciolito), poi Chanlerr, seguendo il suo sguardo, dice la cosa del pertugio, magari accennando alla feritoia con un dito o un gesto della testa.

CITAZIONE
L’uomo lupo ringhiò ancora più ferocemente «Cos’è non ti è bastato? Vuoi la rivincita?»

Manca un punto nel narrato. E nel DD andrebbe una virgola.

CITAZIONE
Mi sembrava che fossi tu ad essere bloccato. Se non le guardie non si sbrigavano a fermarci ti avrei staccato un braccio.»

Togliere.

CITAZIONE
L’uomo lupo si scagliò sul ragazzo schiacciandogli la testa contro la porta per attappargli la bocca con una mano. «Ssh! Idiota! Vuoi che ci scoprano!»

tappargli

Poi altra cosa: non è che gli schiaccia la testa per tappargli la bocca, ma gli tappa la bocca e di conseguenza lo spinge sulla porta. Cioè tappandogli la bocca porta alla conseguenza di spingerlo, non il contrario. Non so se sono chiaro...

CITAZIONE
«Collaborate.» Concluse Chanlerr.

Togliere il punto e mettere la minuscola (DD e narrato sono collegati).

CITAZIONE
la pesante penombra che permetteva di distunguere le loro forme si era trasformata in un buio tanto pesante da rendere inutili gli occhi

distinguere

CITAZIONE
«Bene» Danson si alzò e si stiracchiò.

Nel DD va un punto.

CITAZIONE
Si prese un istante per riprendersi

Meglio non ripetere. Meglio dire “si concesse un attimo per riprendersi”, o qualcosa di simile.

CITAZIONE
Colpita dall’equivalente umanoide di un mattone di piombo alla base del collo, la prima guardià cadde con un gemito strozzato.

guardia

CITAZIONE
La porta si aprì e dalla cella uscì un lupo rosso furioso che aggredì la prima guardia, spingendola a terra e poi saltando via, lungo il corridoio.

Ocio che i due vengono incarcerati con pesanti catene alle caviglie:

La guardia spronò, pungolandoli con la spada tozza, il ragazzo biondo e l’uomo lupo dalla pelliccia rossa. Una coppia male assortita, il lupoide alto e muscoloso, il ragazzo basso e magro. La loro andatura era lenta a causa delle pesanti catene che pendevano dai loro polsi e dalle caviglie.

Catene che non vengono tolte, perché quando Danson rimpicciolisce tu non ometti il suo liberarsi da esse proprio grazie al suo potere:

Si prese un istante per riprendersi, prima di scavalcare i ceppi che ora erano ridicolmente larghi e di liberarsi dai vestiti.

L'uomo lupo quindi è ancora “incaprettato”, e quando Danson recupera le chiavi non ha il tempo per liberarlo (le guardie gli sono già sul collo mentre apre la porta).

CITAZIONE
Da canto suo, Danson ritornò piccolo e scomparve dietro un sasso sporgente.

Dal

CITAZIONE
Le guardie ci misero qualche secondo per riaversi, poi, resosi conto della porta aperta, una di loro urlò «I prigionieri sono scappati!» e si allonranarono.

Due punti per introdurre il DD, e refuso.

CITAZIONE
«Uhao. Avete pure un piano B» rispose sarcastico. «E dov’è l’est di grazia?»

Meglio Uau!.

CITAZIONE
«Di la» Danson prese la mano dell’uomo e la volse nella direzione in cui sperava fosse l’est.

“La” va accentato, e va messo un punto nel DD per chiuderlo (non essendo collegato al narrato che viene poi).

CITAZIONE
«Chanlerr! Mannaggia a te» imprecò il ragazzo. «Dovevi scappare!» Poi, rivolgendosi al pittore «ci sta creando il diversivo, ma sono troppo vicini.»

Servono due punti e maiuscola.

CITAZIONE
Ne colpì una, creando scompiglio, poi saltò di nuovo, mancandone una seconda e finendo diversi metri più in la.



CITAZIONE
Tutte le guardie si distrassero una frazione di secondo, sufficiente al ragazzo per e al lupo per aprirsi un varco e scappare.

Togliere.

CITAZIONE
«Ssh!» li zittì Lindan, sedudo su uno sgabello, dava loro le spalle.

seduto

CITAZIONE
ma le sue mani disegnavano cose che nessun’altro aveva mai visto.

Non serve l'apostrofo:

nessun altro

CITAZIONE
La salsedine di prima mattina fece una rapida apparizione, sostituita da un enorme nontiscordardime che restò sulla tela solo un paio di minuti prima diessere trasformato nel ronzio delle api.

Separare.

CITAZIONE
«Grazie» disse il pittore a Lindan. «È stato il mio lavoro più grande. In ogni senso.»
«No, grazie a Lei. È stato uno spettacolo unico, che pochi hanno possibilità di vedere» rispose il mercante.

Consiglio personale che puoi anche non leggere: userei al massimo il “voi”, visto che è un fantasy medievaleggiante.

Oppure lascia perdere queste finitezze e usa il “tu” per tutti.

LA BEVUTA DEL SABATO SERA
di shanda06

La storia può essere potenzialmente buona, e dico potenzialmente perché purtroppo noto il tuo problema classico: ossia una fretta espositiva che porta a un miscuglio di informazioni senza ordine, persino contraddicendo se stesse (vedi la borsa, che prima sembra essere sul pavimento, poi eccola appesa alla spalliera di una sedia, oppure il sogno, prima è quello di un serpente avvoltolato sulla stessa borsa, poi si arricchisce misteriosamente di una visione in più che però da come ne parli sembra il sogno fatto in un altra notte). La fretta e la confusione generano confusione anche nella testa di chi legge (prendo a modello un lettore mediocre della mia stessa razza, perché non posso parlare per tutti), il quale è obbligato nella migliore delle ipotesi a rileggere i brani più confondenti, e nella peggiore a non-leggere più, facendo scorrere gli occhi di volata senza concentrarsi sui brani, spinto dalla speranza che il testo migliori... E devo dire che tutto sommato il testo migliora, quando la storia ingrana... Forse, ecco, devi stare attenta solo alla prima parte, dosare con ritmo meno frettoloso le informazioni, ordinando i momenti con più... ordine.


Note:

CITAZIONE
La sacca a rete da spesa è accanto alla porta di casa e spicca sul pavimento di piastrelle ocra picchiettato di marrone nera come liquirizia.
[...]
Va in cucina e controlla circospetto la sacca: è appesa vuota a una sedia.

La sacca prima è a terra presso la porta d'entrata (sennò come fa a spiccare sulle mattonelle del pavimento?), poi la troviamo appesa a una sedia in cucina. Non è stata spostata, ma è segno che la scrittura è grezza e frettolosa, e dà informazioni non precise. La cucina può corrispondere alla prima stanza, se l'appartamento è modesto, ma devi farlo capire o devi dirlo.

CITAZIONE
Si mette le mani fra i riccioli biondo cenere e digrigna i denti: «Dannata vite. Ti dovevi spannare proprio ora?»

Serve una sola N.

CITAZIONE
nel bel mezzo di un sogno aggrovigliato dove c’entrava anche la sua sacca a rete rovesciata per terra, ma con qualcosa di nero arrotolato sopra: quando gli si era avvicinato, il rettile era scattato come una molla e lo aveva colpito al mento con la forza di un pugno.
[...]
Devo schiarirmi le idee. Stanotte ho fatto un sogno davvero brutto: lei che mostrava a Renato il tatuaggio sul collo e lo sfidava a baciarlo. Ne sarebbe stato capace, quel bavoso.

Anche qui, scrittura grezza e informazioni contrastanti. Posto che il personaggio abbia sognato sia il serpente che la donna, andrebbero collegate, le due cose. Da come scrivi sembrano scollegatissime. Per esempio, nel pensiero del personaggio potresti fargli dire tipo “Dopo il serpente, sognare anche Viola ha aggiunto confusione a confusione... Lei che mostrava a Renato...”.

CITAZIONE
Ma guarda tu se dovevo sognare la mia sacca da spesa trasformata nella tela nera di quale bestiaccia, poi?

Non è una domanda, ma casomai un'esclamazione. Quindi cambiare il punto.

CITAZIONE
Questa è l’ultima volta che mi lascio a trascinare a bere dai colleghi, sono degli squinternati

Togliere.

CITAZIONE
Festeggiare un tatuaggio sul collo per celebrare la fine del suo percorso iniziatico sulla Via del Serpente, qualunque cosa voglia dire e allora?

Serve una virgola.

CITAZIONE
Era stato quando lei gli aveva mostrato il tatuaggio sul collo e gliene aveva spiegato il significato compiaciuta dalla curiosità di lui.
Guarda, Manlio è l’animale guida degli sciamani.

Anche qui virgola. Se non la metti significa che è Manlio l'animale.

CITAZIONE
Scende le scale, ben contento di abitare al primo piano e tira di nuovo fuori le chiavi di casa.

Anche qui serve una virgola, perché “ben contento di abitare al primo piano” è un inciso.

MARCO E ANNALISA
di Incantatore Incompleto

Pur a fronte di qualche magagna tecnica (virgole che separano soggetti da verbi, fra gli esempi) e di uno stile non proprio curatissimo (vedi per esempio l'afflusso incontrollato di aggettivi dimostrativi, specie nei primi brani), la prosa scorre via piacevole e chiara.

Piuttosto è sulla vicenda in sé che ho qualche perplessità: l'idea del fraintendimento che porta a una crisi non è nuovissima, perché l'ho vista tante volte in film e libri. Anche trasferendola in un contesto “noir” non mi sembra dica qualcosa di inedito o di poco usato...

Ma la perplessità maggiore riguarda la compiutezza della storia: il finale non chiude degnamente, secondo me. Ci vorrebbe qualcosa di più risolutivo. Il sogno che ossessiona sembra dover fare da incipit a qualcosa di ulteriore, che però manca...


Ma vengo alle note:

CITAZIONE
Adesso spiegami da quanto tempo tu e quella troia di Annalisa, mi state prendendo per il culo!» La mie parole echeggiano nel salone disadorno della cascina abbandonata. Rimbalzano sulle pareti, stracolme di simboli satanici stilizzati, come a voler evidenziare la mia ira.
Quello sguardo carico di finto stupore che gli compare sul volto, mi fa incazzare ancora di più.

Le prime due virgole che separano soggetti da verbi o risultano futili e forzate, spezzando senza motivo il ritmo, si trovano già nelle prime pochissime righe. Più avanti si ripetono, esattamente qui:

Alcune gocce sfuggite lontano, brillano come piccoli rubini

e l’uccisione di corvi o gatti neri, è molto frequente

le lacrime che mi stanno risalendo in gola, mi impedirebbero di parlare


CITAZIONE
«Adesso spiegami da quanto tempo tu e quella troia di Annalisa, mi state prendendo per il culo!» La mie parole echeggiano nel salone disadorno della cascina abbandonata. Rimbalzano sulle pareti, stracolme di simboli satanici stilizzati, come a voler evidenziare la mia ira.
Quello sguardo carico di finto stupore che gli compare sul volto, mi fa incazzare ancora di più.
Eccolo qui, davanti a me, il mio migliore amico, anzi ex migliore amico. Dovevo aspettarmelo che tutta questa amicizia esplicitata nei miei confronti, questa fraternità offerta a piene mani, fossero dettati da un secondo fine.
Riesco quasi a giustificare Annalisa che ha deciso di togliersi qualche capriccio con questo bellimbusto. Capelli neri tagliati corti, occhi grigi, fisico asciutto e atletico. È normale che con tutto questo ben di Dio che le gravitava attorno, Annalisa abbia perso la testa. E pensare che quella troia ha sempre affermato che le mie forme “abbondanti” le ispiravano tenerezza.
Balle!
Tutte queste considerazioni sulla tenerezza o protezione, che le ragazze si inventano per giustificare il fatto di non essere riuscite ad accalappiare un figo, svaniscono come neve al sole davanti alle attenzioni di un belloccio come Marco.
Brutto stronzo! Mi verrebbe voglia di massacrargli la faccia a pugni, ma questo infame é uno dei migliori del suo corso di savate. Per fortuna in tasca ho la soluzione pronta per questo genere di problemi. Devo solo aspettare di averlo vicino.

Ecco qua le ripetizioni dei dimostrativi. In poche righe ne abusi ed esageri, rendendo la lettura un pelo irritante.

CITAZIONE
Brutto stronzo! Mi verrebbe voglia di massacrargli la faccia a pugni, ma questo infame é uno dei migliori del suo corso di savate.

Attenzione agli accenti, sono quasi tutti cannati, sia sulle E verbo che sulle tronche:

É di due giorni fa

per me Annalisa é solo un amica

Quando le acque si saranno calmate e avró abbassato la guardia

Il momento é giunto.

Il rumore é identico

Mi sa che il tuo amichetto non ti risponderà nè ora nè mai

anche perchè le lacrime che mi stanno risalendo in gola

Vedrai che la polizia lo troverá e ritornerá tutto come prima


CITAZIONE
«Ma che cazzo dici Diego? Ma sei fuori?»

Ocio ai vocativi, vanno sempre separati da tutto il resto. Altri casi qui:

«Buon compleanno amore mio!»

«Scusami tesoro se ti sono sembrata poco presente in questo periodo

«Di nuovo quell’incubo amore?»

«Amore mio smettila di tormentarti


CITAZIONE
«Da lunedì ho preso ferie, senza dire niente a nessuno e ho seguito Annalisa.

Serve una virgola per chiudere l'incisiva.

CITAZIONE
«Da lunedì ho preso ferie, senza dire niente a nessuno e ho seguito Annalisa.Tutti i giorni, dopo le lezioni all’università, veniva sempre a casa tua.
[...]
Vuoi rovinare tutto? Diego non deve saperne nulla, intesi?”.Come cazzo hai potuto farmi questo?»

Manca gli spazi...

CITAZIONE
«Tieni!», gli intimo, porgendogli lo scritto. «L’ho copiato prima che Annalisa lo cancellasse dalla chat di whatsapp . É di due giorni fa».

Tu che le chiedi di vedervi, lei accetta allegramente , poi, probabilmente colta da un moto di pietà nei miei confronti, ti scrive

... e qui invece vanno tolti.

Comunque mi sembra che ci siano altri due o tre casi di spaziature inconsulte, ma siccome sono bazzecole, lascio a te il gusto di trovarle.

CITAZIONE
«Adesso andiamocene da questo postaccio, torniamo a casa vostra e ne parliamo con lei. Una bella chiacchierata e tutto ritornerà come prima: ok?»

Oddio, i due punti mi sembrano molto forzati... Non vanno usati a caso. Qui ci vedrei meglio una virgola.

Oppure un punto, così dài idea che Marco metta un po' di tempo tra la frase e la domanda, come se in dubbio...

Ma queste sottigliezze tecniche, per quanto raffinate, non vengono colte per lo più dai lettori... Forse è per questo che c'è tanta sottovalutazione sulla punteggiatura...

Però vedi tu. In fondo perché Marco dovrebbe dubitare? E di che? La tecnica va usata quando serve...

Ma i due punti sono forzati. Per me.

Poi forse hai usato tecnica consapevole... l'OK come spiegazione di quanto detto prima? Non so... Ma magari mi sfugge la finalità della tua idea...

CITAZIONE
Il fiotto di sangue mi investe la mano con liquido caldo e vischioso.

Aggiustare la frase, perché dici chiaramente che col fiotto di sangue esce qualche altro liquido. Ma che liquido?

CITAZIONE
«No, non ne ho idea» rispondo con un fil di voce»

Manca un segno di chiusura.

CITAZIONE
«È da ieri che non lo vedo» concludo, deglutendo a vuoto. «È ora se volete scusarmi, vado in bagno».

Togliere l'accento e mettere una virgola.

CITAZIONE
La sua presa si fa più stretta e incomincia a mancarmi il respiro. Afferro quelle braccia e tiro con tutte le mie forze, nel tentativo di liberarmi da quelle due morse e....
...mi sveglio gridando.

C'è un puntino in più, e mettere uno spazio dopo i successivi.

CITAZIONE
«Sì, di nuovo. Non può andare avanti così. Son sei mesi che sogno Marco che mi chiede...»
Fai recuperare il mio corpo...
«di aiutarlo...»

Metti i tre puntini anche qui, visto che stai riprendendo la frase interrotta poco sopra.

CITAZIONE
«Amore mio smettila di tormentarti, non è colpa tua se Marco è sparito. Vedrai che la polizia lo troverá e ritornerá tutto come prim

Manca un segno di chiusura.





La mia classifica:



1) LA BEVUTA DEL SABATO SERA di shanda06
2) MARCO E ANNALISA di Incantatore Incompleto
3) IL PITTORE CIECO di reiuky



Incanta e Reiuki sarebbero parimerito. Li ha penalizzati storie che ho trovato inconcludenti... Scusate.
 
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view post Posted on 27/4/2020, 20:47
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Tranquillo Gargaros, non scusarti.
Devo ancora andare a commentare il tuo racconto... :1391975825.gif:

Scherzi a parte, anche per me la fine è una non fine. Ma ero già in iper ritardo e il sacco delle idee era vuoto.

Non ho potuto fare di meglio... :1391975826.gif:
 
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view post Posted on 28/4/2020, 07:38

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Ciao Gargaros, grazie del commento: ora ho capito i punti deboli della storia e del mio modo di scrivere in sé, vale a dire certi usi della punteggiatura e della resa della trama, perché per non fa sentire il Lettore sbalzato di continuo da una frase all'altra (vedi la sacca che si sposta) a scapito della comprensione, devo rallentare il ritmo con delle spiegazioni. E legare meglio il sogno (serpente-tatuaggio-Viola). Ne farò tesoro.
 
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view post Posted on 28/4/2020, 08:12

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MARCO E ANNALISA di Incantatore Incompleto
Bellissima storia Incantatore Incompleto. Certo, c’è qualcosetta da aggiustare come ti segnalo qui sotto, ma la forma, per il resto, è ottima. I personaggi di Marco, Diego e Annalisa, sono verosimili. Anche la sorpresa finale con la quale spiazzi il lettore è resa in modo eccellente. Mi è piaciuta la scena del casolare in odore di messe sataniche. E l’immagine della tela (quindi tema rispettato, anche se in parte, perché non era nera) che avvolge il cadavere di Marco. I dialoghi sono ben congegnati: dapprima pareva davvero di assistere a una resa dei conti fra il belloccio Marco e il meno seducente Marco a proposito di Annalisa (le prove schiaccianti erano le foto di lei che andava al portone della casa di Marco dopo aver inventato pretesti con Diego: lo studio, le amiche. E ho simpatizzato con Diego, tradito dopo averla portata da via da un padre violento e una madre alcolizzata). Ben resa la scena del delitto con accoltellamento a sorpresa e l’occultamento di cadavere nel pozzo accanto. Peccato che il tradimento sia stato solo un tragico equivoco: Annalisa e Marco volevano preparargli il compleanno a sorpresa, quindi è il Nostro a passare da elemento disturbato (e lo diventa ancora di più con la visita dello spettro di Marco: vuole sepoltura e giustizia e c’è da capirlo). Diego non lo può accontentare e c’è da capire anche lui (deve finire in galera e perdere Annalisa per colpa di una gelosia affrettata).

Attento:
Ma che cazzo dici Diego? (Ma che cazzo dici, Diego?)
Vediamo se fra qualche minuto sorriderai ancora, stronzo! (frase da mettere in corsivo a uso del Lettore Esigente)
Lei ama me ma scopa con te. Che strano il mondo, vero? (frase da mettere in corsivo a uso del Lettore Esigente).
Vale anche per la frase, da: Certo, parliamone con lei…fino a: e vissero tutti felici e contenti. (ossia, ogni pensiero di Diego va messo in corsivo).
Di nuovo quell’incubo amore? (Di nuovo quell’incubo, amore?)

Ho aggiunto il nuovo commento e cambiato la classifica.

IL PITTORE CIECO di Reiuky

MARCO E ANNALISA di Incantatore Incompleto

Il RAGNO E LA FARFALLA di Gargaros

Gli altri due commenti sono spoilerizzati il giorno di Pasquetta. Può andare bene così o devo riscriverli?
 
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view post Posted on 1/5/2020, 14:45
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LA BEVUTA DEL SABATO SERA di shanda06

Ciao Shanda.
L'idea del tuo racconto mi è piaciuta. Sicuramente non banale nella trama e nel modo di raccontare gli eventi.
Purtroppo lo stile è stato particolarmente confusionario. Ho dovuto rileggere più volte ogni frase per capire cosa stessi raccontando. Non è stato facile seguirti.

Il RAGNO E LA FARFALLA di Gargaros

Ciao Gargaros
Il tuo racconto mi è piaciuto veramente: ben scritto e le descrizioni erano azzeccate. Mi è piaciuta l'ambientazione e come sei riuscito a svilupparla.
Purtroppo mi ha lasciato insoddisfatto: il ragno e la farfalla erano due elementi che lasciavano presagire a uno sviluppo, che invece non c'è stato. Il racconto di per se è uno slice of life, che non avrebbe bisogno di uno sviluppo o una trama, ma la presenza di quei due elementi hanno aperto a uno sviluppo che non c'è stato. Probabilmente se avessi accennato solo al ragno o solo alla farfalla sarebbe stato diverso, ma così è come se avessi avuto voglia di scrivere molto di più e ti fossi fermato alla fine del primo atto.

MARCO E ANNALISA di Incantatore Incompleto
Ciao Incantatore

Sono felice che sia riuscito a partecipare.

Il tuo racconto è sicuramente ben scritto e la trama solida. Le descrizioni appropriate, i personaggi anche troppo dettagliati per un semplice racconto.
Purtroppo ogni scena è andata esattamente dove speravo che non sarebbe andata perché "ma no, troppo scontato", ma qui entriamo nel gusto personale.


La mia classifica
1) Il ragno e la farfalla di Gargaros
2) Marco e Annalisa di Incantatore Incompleto
3) La bevuta del sabato sera di Shanda
 
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view post Posted on 2/5/2020, 06:35

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Ciao Reiuky,
sono contenta che la trama non ti sia apparsa banale (perché è dura spaventare i lettori, oggi sono assuefatti a orrori di tutti i tipi). Mi spiace che ci siano sempre questi problemi di leggibilità: vedrò di ovviare ispirandomi più che posso a gente migliore di me nell'uso del minimalismo (ossia lo stile letterario di Mc Carthy). Temo che il problema di fondo siano i troppi elementi (una volta andavano bene magari in certi racconti supplemento di rivista nel 1936), ma oggi ci vuole un impatto più cinematografico.
Guarda, a biblioteca riaperta credo che mi fionderò (fra gli altri libri, anche su quelli di Piperno ma anche di Bevilacqua… maestro nell'uso dei particolari, come pure, reggiti forte, Sveva Casati Modignani…perché anche lei li sa usare molto bene ed è astuta nel rendere mondi che non conosce). E sto rimasticando un libro appena letto: "L'Istituto" di S.King (come ha costruito la trama, introdotto personaggi e dialoghi). Spero che il tutto serva per non fare soffrire mai più nessun lettore così.
 
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view post Posted on 3/5/2020, 13:58
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Ok, manca solo il commento di incantatore, poi potrò commentare anch'io
 
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view post Posted on 3/5/2020, 15:32
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Non preoccupatevi, sto arrivando...
Finisco di spiegare geometria a mio figlio e mi metto all’opera...
 
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view post Posted on 3/5/2020, 15:39
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Ok. Visto che siamo in dirittura di arrivo, che giorno preferite che faccia partire lo scanna di maggio?
 
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view post Posted on 3/5/2020, 20:26
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CITAZIONE (reiuky @ 3/5/2020, 16:39) 
Ok. Visto che siamo in dirittura di arrivo, che giorno preferite che faccia partire lo scanna di maggio?

Io per le prossime due settimane sarò occupato con il minuti contati (è cominciato ieri, se vuoi partecipare anche tu).
 
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view post Posted on 3/5/2020, 21:29
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Ciao a tutti!

Innanzitutto volevo ringraziarvi sia per avermi concesso tempo in più, sia per gli auguri e interessamenti a mio padre. Ora sta bene, l’operazione è stata brillantemente superata e, per fortuna, non ci sono stati contagi da Covid 19. Grazie di nuovo a tutti voi!

Ora passo ai commenti dei vostri racconti...



LA BEVUTA DEL SABATO SERA

Ciao Shanda, presenza imprescindibile dello Skannatoio. Non ricordo a mia memoria un contest senza un tuo racconto. Questa volta hai scritto per seconda e i risultati si vedono... ma andiamo con ordine

Specifiche: rispettate, ma non fino in fondo. La tela c’è, ma non ha una certa rilevanza all’interno della storia (appare all’inizio come sacca e poi non se ne parla più), mentre l’aggettivo nera (che non doveva essere obbligatoriamente legato alla parola tela) è invece presente anche in più di un’occasione.

Stile: lo stile mi sembra narrativamente più fluido di altri tuoi racconti e (finalmente) privo di quelle informazioni rimaste nella penna. Ti perdi un po’ in una frase eccessivamente prolissa e ingarbugliata, al limite dell’Ulisse di Joyce (ad esempio “ questa è l’ultima volta che mi lascio a trascinare a bere dai miei colleghi, sono degli squinternati e Viola a cercane l’amicizia con una bevuta del sabato sera, per cosa poi?”) e in alcune contraddizioni. La festa svolta prima nell’appartamento di sopra, secondo i ricordi di Manlio, sembra poi essersi svolta nella cantina, la sacca che prima si trova in terra vicino alla porta, poi si trova appesa a una sedia. Queste contraddizioni, costringono il lettore a fermare la lettura e a tornare indietro per cercare una verifica. Una volta che cali il lettore nel tuo mondo, devi lasciarlo dov’è per seguire il corso degli eventi. Farlo uscire per cercare conferme è sempre controproducente.

Trama: trama interessante: Viola giovane sciamana, stanca dei soprusi sessuali del suo superiore (ultimo la proposta di un’orgia bisex), decide di catturarne lo spirito all’interno di un serpente. Niente di particolarmente innovativo, intendiamoci, ma il fatto di far apparire pin piano la storia dai ritrovati frammenti di memoria di Manlio, la rende un po’ più accattivante e incentiva a proseguire nella lettura.

Ambientazione: un appartamento è una cantina. C’è qualche particolare accennato, poi lasci fare alla fantasia del lettore.

Personaggi: Manlio é il classico sfigato, debole, pauroso e problematico ai limiti del fastidio. Renato è il classico antagonista antipatico, al quale il lettore augura una fine prematura e dolorosa. Riuscitissimo, anche se pochi tratti descrittivi, é il personaggio di Viola, di cui sono riuscito a crearmi un immagine fisica e psicologica molto nitida.

Cosa mi ha colpito: finalmente un racconto che non ha lasciato interrogativi sospesi alla fine della lettura. Probabilmente, scrivere senza la fretta di essere la prima a postare, ti ha portato a esporre il tutto in modo più chiaro.

Cosa mi ha fatto storcere il naso: probabilmente, non hai riletto il brano prima di postarlo, altrimenti ti saresti accorta delle contraddizioni di cui ho parlato prima.

Cosa potresti fare per migliorare il racconto: la festa la lascerei svolta nell’appartamento di Viola: dei bagordi fatti in una cantina non hanno molto senso. Lascia la sacca ferma in un luogo e dovresti essere a posto.

Conclusione: se postare per seconda produce questi racconti, fallo sempre! Fai tesoro di quello che hai scritto e non tornare più indietro.



IL PITTORE CIECO

Ciao Reiuky, felicissimo di ritrovarti sulle pagine dello Skannatoio...


Specifiche: rispettate. La tela c’è e ha rilevanza. Come surplus è proprio quest’ultima a essere nera. Meglio di così...

Stile: la storia scorre con piacere, anche se a volte usi vocaboli forse un po’ grezzi come “attappargli la bocca” e “viscido coso rosso”.

Trama: la fine arriva troppo presto e lascia parecchi interrogativi sospesi: chi è il pittore cieco? Perché è in galera? Chi è il misterioso mercante d’arte e soprattutto chi sono Chanlerr e Danson?
La fine arriva impietosa e si porta vi un mondo di cui avremmo voluto saperne di più. Invece...

Ambientazione: una prigione, che puzza di muffa e piscio e con guardie stupide al punto giusto. La sera cala con piccoli particolari sono sufficienti a faci intravvedere un postaccio squallido e sporco.

Personaggi: Chanlerr e Danson, come tanti personaggi delle tue storie, sono mattatore e spalla comica l’uno dell’altro, dando via a battibecchi ironici e divertenti. Mi sarebbe piaciuto saperne di più su Lindan, Rasass e Lana ma il sipario cala prima del previsto.

Cosa mi ha colpito: l’idea di un pittore che dipinge odori e suoni (elevando all’eccesso il pensiero futurista) mi ha piacevolmente sorpreso. Anche il potere di Danson si dimostra funzionale e ben congegnato.

Cosa mi ha fatto storcere il naso: purtroppo lo stesso potere di Danson causa qualche perplessità. La prima trasformazione si svolge lentamente e dolorosamente. Le successive sono troppo rapide e indolori e cozzano vistosamente con le indicazioni date in precedenza

Cosa potresti fare per migliorare il racconto: spiega perlomeno a cosa dobbiamo tutto questo interessamento da parte di Lindan. Mettere su tutto quel casino solo per il piacere personale di veder dipingere Rasass, mi sempre poco verosimile.

Conclusione: il racconto ha delle buone potenzialità e scorre bene. Peccato per i troppi interrogativi che si lascia dietro che, se svelati, trasformerebbero il tuo racconto in opera di tutto rispetto.



IL RAGNO E LA FARFALLA

Ciao Gargaros, anche tu, presenza quasi fissa su queste pagine. Che piacere rincontrarti...


Specifiche: l’aggettivo nera é presente, ma sulla tela ho i miei dubbi. Il racconto vede come posto di rilievo il ragno, non la tela che sta tessendo e che appare in una sola scena. Quindi rispettate a metà.

Stile: come sempre curato e pulito. Nulla da dire.

Trama: qui sono sorti i problemi. All’inizio sono giunto alle stesse conclusioni di Reiuky: un pezzo di vita di uno dei tanti alienati in un prossimo futuro. Poi ho letto il commento di Shanda e mi si è aperto un mondo. A quel punto ho capito la chiave con cui leggere il tuo racconto e l’ho apprezzato molto. Peccato che l’imbeccata mi sia giunta da una collega di penna e non dal testo che avevo appena finito di leggere.

Ambientazione: con pochi tocchi dai un’idea abbastanza precisa di cosa veda e di come viva il protagonista. Le informazioni sono fornite un po’ alla volta e insieme ci rendono idea dell’appartamento prigione in cui si svolge il racconto.

Personaggi: Le descrizioni sono ridotte al minimo, ma é il quadro psicologico che li rende vivi. É proprio questo che mi ha colpito.

Cosa mi ha colpito: la capacità che hai nel rendere vivo un personaggio senza nemmeno saperne il nome.

Cosa mi ha fatto storcere il naso: il racconto parla di solitudine, rapporti cambiati per sempre, di un umanitá che ha perso il contatto col mondo esterno, di una prigionia autoimposta a cui il solo pensare di poter sfuggire con una scelta consapevole, puó portare alla pazzia. È un testo scioccante, una visione catastrofica di un futuro che potremmo vivere, che però non traspare da quello che hai scritto.

Cosa potresti fare per migliorare il racconto: Se riesci a condurre il lettore a capire quanto elencato da me precedentemente, magari da considerazioni del lettore che non si limitino a discorsi sul ragno e la farfalla, ne verrebbe fuori un capolavoro.

Conclusione: Potenzialmente devastante se letto con la giusta chiave. Forniscicela...

Mi trovo di fronte a tre ottimi racconti, ognuno con i suoi pregi, difetti e peculiarità.

Shanda: un notevole passo avanti rispetto al suo standard. Un racconto piacevole, capibile, postato però senza una adeguata rilettura.

Reiuky: una buona prova. Una storia che manca, però, di informazioni supplementari che la rendano un racconto fatto e finito, piuttosto che un paio di pagine prese a caso da un libro che non è ancora stato scritto.

Gargaros: un racconto con enormi potenzialità se letto con la giusta chiave di lettura, che purtroppo, non traspare chiaramente così come esposto. Potrebbe essere scambiato per un semplice spaccato di vita futura, quando il suo reale significato e la sua amara drammaticità sono ben altro.

Capite che una classifica è praticamente impossibile da stilare? I racconti si equivalgono!

Andrò a stilarla tenendo conto delle emozioni suscitate:

1) Il ragno e la farfalla - (emozioni suscitate dopo la “rivelazione” di Shanda.)
2) La bevuta del sabato sera - (brava Shanda: continua così!)
3) Il pittore cieco - (con un adeguato background, sarebbe risultato al primo posto.)
 
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59 replies since 30/3/2020, 21:01   665 views
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