Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio Settembre - Ottobre 2020, "Al cuore, Ramòn, al cuore!" Ma nessuno sentì.

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view post Posted on 5/9/2020, 17:11
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Il Tospanico Polemico

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CITAZIONE (Ukuulu @ 5/9/2020, 17:12) 
Io di solito impiego un mese solo a progettare un racconto... <_<
In un mese non potrò scrivere al meglio, considerando anche che ho altri lavori da completare nel frattempo: romanzi, editing e racconti per concorsi =)
Anch'io dovrò leggere e commentare i vostri racconti, e sarò felice di farlo anche se questo mi ruberà molto tempo (l'ho scritto nella mia presentazione che sono leeento).
(:
Spero che leggerai il mio scritto con curiosità. Se lo giudicherai mediocre, pazienza. Io sono qui per confrontarmi in un'atmosfera serena. Non mi importa di vincere e non mi importa di perdere. E comunque sappi che io vivo di scherzi e di esagerazioni ;)

Mi spiace che tu sia cosi impegnato, in questo foro siamo tutti milionari annoiati che non lavorano e che scrivono solo per passare il tempo.
Io sarei dovuto andare al Billionaire con Silvio, ma me l'hanno chiuso. Una rabbia guarda... Ora mi consolerò andando in Grecia col mio Yacht.

Sono contento per te che tu scriva romanzi e faccia da editor, ma allora questo non è il posto per te.

Se scrivi e non hai voglia né tempo per farlo, non lo fare. Perché nessuno ha voglia né tempo di leggere e commentare qualcosa scritto da
qualcuno che ha altro per la testa. Abbiamo Bunga Bunga e Coca party con prostitute teen a cui andare che ci portano via molte energie.
 
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view post Posted on 5/9/2020, 18:12
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"Ecate, figlia mia..."

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Secondo me questi due alla fine si metteranno insieme :p109:
 
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Mi spiace che tu sia cosi impegnato, in questo foro siamo tutti milionari annoiati che non lavorano e che scrivono solo per passare il tempo.
Io sarei dovuto andare al Billionaire con Silvio, ma me l'hanno chiuso. Una rabbia guarda... Ora mi consolerò andando in Grecia col mio Yacht.

Sono contento per te che tu scriva romanzi e faccia da editor, ma allora questo non è il posto per te.

Se scrivi e non hai voglia né tempo per farlo, non lo fare. Perché nessuno ha voglia né tempo di leggere e commentare qualcosa scritto da
qualcuno che ha altro per la testa. Abbiamo Bunga Bunga e Coca party con prostitute teen a cui andare che ci portano via molte energie.

[/QUOTE]

Che cattivone sei ;P
Io, quando sarà il momento, inserirò il mio racconto. Tu fai ciò che preferisci :) Buona serata

CITAZIONE (Gargaros @ 5/9/2020, 19:12) 
Secondo me questi due alla fine si metteranno insieme :p109:

XD XD
 
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view post Posted on 6/9/2020, 15:49
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CITAZIONE (David G @ 5/9/2020, 18:11) 
CITAZIONE (Ukuulu @ 5/9/2020, 17:12) 
Io di solito impiego un mese solo a progettare un racconto... <_<
In un mese non potrò scrivere al meglio, considerando anche che ho altri lavori da completare nel frattempo: romanzi, editing e racconti per concorsi =)
Anch'io dovrò leggere e commentare i vostri racconti, e sarò felice di farlo anche se questo mi ruberà molto tempo (l'ho scritto nella mia presentazione che sono leeento).
(:
Spero che leggerai il mio scritto con curiosità. Se lo giudicherai mediocre, pazienza. Io sono qui per confrontarmi in un'atmosfera serena. Non mi importa di vincere e non mi importa di perdere. E comunque sappi che io vivo di scherzi e di esagerazioni ;)

Mi spiace che tu sia cosi impegnato, in questo foro siamo tutti milionari annoiati che non lavorano e che scrivono solo per passare il tempo.
Io sarei dovuto andare al Billionaire con Silvio, ma me l'hanno chiuso. Una rabbia guarda... Ora mi consolerò andando in Grecia col mio Yacht.

Sono contento per te che tu scriva romanzi e faccia da editor, ma allora questo non è il posto per te.

Se scrivi e non hai voglia né tempo per farlo, non lo fare. Perché nessuno ha voglia né tempo di leggere e commentare qualcosa scritto da
qualcuno che ha altro per la testa. Abbiamo Bunga Bunga e Coca party con prostitute teen a cui andare che ci portano via molte energie.

Fatti fare il tampone quando torni. Non si sa mai che ti venga la prostatite,,,
 
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view post Posted on 6/9/2020, 16:15
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Il Tospanico Polemico

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CITAZIONE (White Pretorian 2.0 @ 6/9/2020, 16:49) 
Fatti fare il tampone quando torni. Non si sa mai che ti venga la prostatite,,,

Non mancherò. Grazie del pensiero.
 
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view post Posted on 6/9/2020, 21:11
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CITAZIONE (Gargaros @ 5/9/2020, 19:12) 
Secondo me questi due alla fine si metteranno insieme :p109:

Cominciamo a preparare gli inviti alle nozze?
 
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view post Posted on 9/9/2020, 18:20
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Custode di Ryelh
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E Shanda posta per prima, inaugurando questa edizione dello Skannatoio ^_^ ^_^
 
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view post Posted on 12/9/2020, 11:25
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Shanda06: Il contatore di Word mi dice che il tuo racconto ha 2916 parole. Sbaglio qualcosa? C'è dell'altro e me lo sono perso?
 
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view post Posted on 12/9/2020, 13:51
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"Ecate, figlia mia..."

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CITAZIONE (MentisKarakorum @ 12/9/2020, 12:25) 
Shanda06: Il contatore di Word mi dice che il tuo racconto ha 2916 parole. Sbaglio qualcosa? C'è dell'altro e me lo sono perso?

Vanno contate le battiture (spazi compresi). Che sono 16.763 (solo il racconto, escludendo il titolo).
 
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view post Posted on 12/9/2020, 14:16
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Avevo capito parole e non battiture :) Vi prego di scusarmi

CITAZIONE (Gargaros @ 12/9/2020, 14:51) 
CITAZIONE (MentisKarakorum @ 12/9/2020, 12:25) 
Shanda06: Il contatore di Word mi dice che il tuo racconto ha 2916 parole. Sbaglio qualcosa? C'è dell'altro e me lo sono perso?

Vanno contate le battiture (spazi compresi). Che sono 16.763 (solo il racconto, escludendo il titolo).
 
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view post Posted on 13/9/2020, 18:31
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Ciao Shanda06, sto leggendo il tuo racconto e ho notato che forse manca un pezzo dopo la frase:

ma io mi sono legata alla trottola di latta a strisce di sette colori, al pagliaccetto di

Purtroppo la frase mancante non permette di capire il riferimento che fai nella frase immediatamente successiva.
Spero che la mia segnalazione ti sia gradita, se puoi modifica il tuo post e integra la parte mancante.
 
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view post Posted on 15/9/2020, 06:39
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Come state messi?

Io purtroppo non sono riuscito a farmi venire in mente nemmeno mezza idea :(
 
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view post Posted on 15/9/2020, 06:47
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Essendo la prima volta sto diventando scemo a furia di rileggere il mio pezzo :) Ma qualcosa di semi-pronto in effetti ho

CITAZIONE (Nazareno Marzetti @ 15/9/2020, 07:39) 
Come state messi?

Io purtroppo non sono riuscito a farmi venire in mente nemmeno mezza idea :(
 
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view post Posted on 15/9/2020, 07:29

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Ciao, Mentiskarakorum, grazie. Non so come abbia fatto a sfuggirmi. Ci riprovo con un nuovo invio.
Gesto sportivo.

Lunghezza minimo 5000 car-massimo 35000
Specifiche: UN COLPO AL CUORE E NESSUNO A SENTIRLO (nel racconto dovrà esserci un colpo al cuore fisico o figurato) dagli effetti devastanti, ma di cui nessuno dovrà accorgersi fino all’irreparabile.


SPICCHIO DI CIELO

Di Alexandra Fischer

Apro gli occhi ed è appena l’alba, ma la colpa è tutta del rumore di vetro che mi risuona nelle orecchie.
Certo, può essere stata una finestra lasciata sbattere da un vicino distratto, dopotutto siamo a giugno.
Nella mente mi ricompare il cielo notturno, con quell’azzurro vellutato punteggiato di stelle: mi piace molto guardarlo dalla finestra prima di addormentarmi.
Mi fa pensare al fermacarte di cristallo di Boemia blu, con le bollicine di lavorazione che partono dal fondo e salgono su fino ai bordi.
La sua forma a spicchio mi ha sempre fatta pensare a un frammento di cielo e le bollicine al respiro di un essere invisibile intrappolatovi all’interno eppure ancora vivo.
L’impressione è rafforzata dallo scherzo di mia sorella Rubinia: ogni volta che siamo da sole lo afferra e ci soffia sopra e poi mi sussurra che lì dentro c’è il suo respiro e nella parte più blu pulsa il suo cuore.
E io non fatico a crederlo: è così speciale; mi è sempre stata accanto in ogni momento della mia vita e anche in quella dei nostri genitori.
Il suo cuore è davvero grande e la sua mente è cristallina; è una grande disegnatrice e se lo merita: la ricordo china sui libri e alle prese con i disegni durante l’Accademia di Belle Arti.
Questo talento è legato a un carattere solare: mi vengono in mente le risate con le sue amiche al telefono oppure i bacini che mandava a Marco attraverso il ricevitore.
E anche la volta in cui la mamma ebbe l’incidente d’auto poco dopo il divorzio da nostro padre e lei mi impedì di perdere dei giorni di scuola: fu lei a occuparsene e a trovare la forza di continuare a lavorare da casa nei ritagli di tempo.
L’ho sempre vista sorridere, come ieri, quando è venuta a portarmi in regalo una scatola di cartone dipinta da lei a motivi di non ti scordar di me.
È sulla mia scrivania, accanto alla macchina da cucire e alla foto di Marco; Rubinia l’ha degnata appena di uno sguardo e si è concentrata sul suo regalo: aveva assunto un’aria misteriosa e mi aveva raccomandato di non aprirla prima della mattina del mio matrimonio, c’era una sorpresa per me.
Le è sempre piaciuto fare regali graziosi e io le ho obbedito; sfioro la scatola prima di mettermi al lavoro e ogni volta che lo faccio sento il calore del suo abbraccio e del suo augurio di ogni fortuna possibile.
Mi commuovo ogni volta che rivivo quel momento: l’ho stretta ancora più forte e l’ho ringraziata, colpita dalla sua generosità.
Anche ora mi asciugo una lacrima, poi corro a guardarmi nello specchio dell’armadio: Rubinia è alta, formosa, ha una chioma mogano ondulata e occhi verdi splendidi come smeraldi.
Io invece ho i capelli biondo cenere, gli occhi grigi e sono piuttosto in carne: non so come mai Marco abbia cambiato idea su di lei e scelto me: aspetto fisico a parte, sono una sarta industriale del tutto priva di fantasia.
Guardo il mio dito e osservo incredula l’anello con il cerchio di corallo al cui centro spicca l’incisione di un pesce.
Marco me lo ha donato il mese scorso durante una passeggiata dietro la casa dei miei e mi ha proposto di sposarlo in mezzo ai resti del quartiere ottocentesco: io ho accettato, incredula.
Il mio stato d’animo è rimasto lo stesso anche quando si è messo a fare progetti su dove saremmo vissuti.
Via di qui, naturalmente, in città, dove lavora lui; mi ha anche assicurato che potrò riprendere la mia attività di sarta, basterà qualche annuncio sulla pagina Facebook riservata ai cittadini.
Risento le carezze delle sue mani grandi sui miei capelli e il sapore dei suoi baci; il suo alito sa di liquirizia.
Ora Marco non c’è, ma a farmi compagnia ho l’anello di fidanzamento, visto dai miei come una gioia inaspettata.
Mi fa un certo effetto portarlo, dopo averlo visto per un paio d’anni al dito di Rubinia, ma ormai è successo.
e lei è stata così generosa.
C’era anche lei la sera della proposta di matrimonio di Marco e si è fermata a cena: l’ho vista trattarlo come un vecchio amico.
È ripartita il lunedì per riprendere il lavoro di disegnatrice, dopo avermi dato la scatola con il motivo dei non-ti-scordar-di me dipinta a mano.
Ha voluto dividere la nostra stanza, rimasta ferma negli arredi al tempo del suo ultimo anno di liceo.
Sorrideva, stesa sul letto gemello accanto al mio e mi indicava la carta da parati a motivi di iris bianchi e tulipani gialli, la divertiva il fatto che mi piacesse dormire arredata in una camera arredata come un suo compito per le vacanze: ma io mi sono legata alla trottola di latta a strisce di sette colori, al pagliaccetto di porcellana.
Io ero saltata su, come punta da uno spillo: le avevo assicurato che mi sarei tenuta stretta quei suoi compiti una volta scomparsa la mamma, mi avrebbero tenuto ancora più compagnia e ne me facevano già parecchia così.
Nel mio tono c’era stata una nota di scetticismo: come se la mamma fosse stata immortale.
Lei mi aveva sorriso dolce e si era scusata per la sua osservazione, dopodiché mi aveva rassicurata: saremmo sempre venute qui a passare un fine settimana da lei, poi era scoppiata in una risata; la divertiva quanto fossi legata a quelle che definiva: le sue acerbe prove scolastiche.
Nel dirlo, aveva alzato gli occhi al soffitto e le braccia verso l’alto, in una posa teatrale.
Allora mi era tornata in mente la filodrammatica e la storia di lei e Marco: si erano conosciuti lì.
Lui commediografo e lei una corsista desiderosa di migliorare portamento e dizione da quando i suoi disegni l’avevano fatta diventare un personaggio ricercato nei quartieri alti della nostra città.
Li vedevo spesso uscire dal teatro nelle sere d’autunno quando terminavo i pomeriggi al liceo e molte estati ci incrociavamo in centro, loro due insieme e io con le mie amiche o la mamma.
Rubinia aveva interrotto il suo numero teatrale quando aveva notato che mi ero coperta la mano sinistra con la destra, mi aveva sorriso invitandomi a rilassarmi: via quell’espressione vergognosa, non c’era di che esserlo e nascondere il dono di Marco era una prova di cattivo gusto.
Io le avevo obbedito e la sua espressione si era fatta distesa, poi mi aveva parlato di sé: mi aveva rassicurata.
Era felice nella sua mansarda dall’altra parte della città e il suo lavoro le stava dando molte soddisfazioni.
Mi aveva confessato che Marco avrebbe voluto che smettesse, diventando insegnante di educazione artistica, ma a lei non bastava. Aveva capito di avere talento dopo la copertina su ITALIA HOME & GARDEN DESIGN, con un articolo tutto dedicato a lei. Gli aveva mostrato la rivista e lui era diventato apprensivo: temeva che non ci sarebbe più stato tempo per loro due.
Le era sfuggita una risatina e aveva ripreso in tono scherzoso il cambiamento avvenuto in Marco: era diventato geloso del direttore dello studio, Marcello Carli; negli ultimi tempi lei si attardava parecchio in studio con lui e spesso le telefonava al di fuori dell’orario.
Il motivo era semplice: il progetto dell’Albergo Coccinella era molto impegnativo e lui le aveva assicurato che sarebbe stato un impegno temporaneo, poi sarebbero passati ai soliti progetti legati alle case private.
Marco non le aveva creduto, era convinto che ci sarebbero state ore sempre più lunghe in studio, e che avrebbe finito per essere messo da parte.
Io sapevo che si era sempre sforzata di incontrarlo, invece, pur se fra uno sbadiglio e l’altro: li vedevo uscire, certi venerdì sera.
Avevo taciuto, perché avevo visto una luce nuova in lei: era davvero felice.
Lei aveva spento per prima la luce della lampada.
Il giorno dopo, avevo trovato il suo letto sfatto e l’avevo sentita parlare in cucina con la mamma.
Ero scesa in vestaglia e pantofole e loro sulle prime non mi avevano sentita, così avevo indugiato e le avevo sbirciate attraverso la porta a soffietto.
La mamma era seduta a tavola e aveva appena posato la caffettiera.
***
Rubinia aveva il tazzone fra le mani ma continuava a parlare: «Ho informato papà. Sì, lo so che risponde sempre con poche righe, ma con me lo fa. Dice che manderà un regalo a Viola per quando si sposerà.»
La mamma aveva bevuto un bicchiere di succo di pompelmo e le aveva domandato, con tono esitante: «Tu parteciperai?»
«Ma certo, Rubinia merita ogni felicità.»
La mamma si era asciugata gli occhi con il tovagliolo di carta: «E questo dopo che tuo padre non ti ha neppure mandato un regalo dopo che ti sei diplomata all’accademia. Per non parlare di Marco. Io trovo ingiusto il suo ricatto nei tuoi confronti.»
Rubinia aveva riso: «Sai bene che lui e papà hanno sempre avuto paura dei tipi estrosi. Tu mi hai insegnato a esserlo.»
La mamma le aveva tagliato una fetta di panfrutto: «Solo perché ho avuto l’idea di confezionare dolci e salatini a domicilio modernizzando le ricette di un tempo. È un’idea che avrebbe potuto avere chiunque.»
Rubinia aveva assaggiato il dolce mugolando di gioia, si era forbita la bocca con il tovagliolo per poi terminare il suo tazzone d’un fiato.
Si era alzata e aveva dato un bacio sulla guancia alla mamma: «Sempre più buono, grazie. E ricordati, mamma, tu sei stata la prima ad avere quell’idea.»
La mamma l’aveva imitata: «Te ne vai già?»
La voce di Rubinia era risuonata allegra: «Sai che devo ultimare il manifesto per la pubblicità del Gruppo Italia Design 2025 entro domenica sera.»
Mi fermai sulla porta e la mia mente si riempì del disegno di Rubinia: un cuore umano con il buco di una serratura dal quale uscivano delle farfalle multicolori.
Me lo aveva mostrato dal suo computer: per rendere il disegno più spettacolare gli aveva aggiunto un paio di effetti speciali: il cuore pulsava e a ogni battito ne usciva una farfalla.
Lo sfondo era costituito da un cielo dello stesso azzurro carico di quelli di giugno: quando aveva aperto il file, c’era solo quell’azzurro e il cuore con il buco della serratura; dopo pochi secondi il cuore si era messo a pulsare e nel cielo era comparsa la prima stella, un puntino dorato, e dal buco della serratura era uscita la prima farfalla.
Me ne aveva spiegato il significato: il cuore rappresentava la passione creativa e il buco della serratura la libertà interiore attraverso la quale farla uscire.
Le farfalle erano invece le opere artistiche, belle e delicate ma difficili da capire per la maggior parte delle persone.
Il cielo, invece, era lei e le stelle corrispondevano alle sue opere: sembravano fredde e distanti, ma solo perché erano messaggi provenienti da un passato molto lontano.
Mi immalinconii davanti alla sua spiegazione: era vero, il suo talento era stato riconosciuto tardi, ma Rubinia era felice che fosse avvenuto anche così.
Mi aveva stretto le mani: «Almeno avrò qualcosa da fare fra una visita e l’altra alla mamma. Sai, mi sono messa d’accordo con i negozi per il servizio a domicilio, così non deve fare troppe code e può lavorare, ma a me piace venire a trovarla dopo cena. Lo farò anche durante questo progetto artistico. Inviterò i colleghi a casa nostra e lei si divertirà parecchio e quando il Quartiere Italia 2025 sarà ultimato, voglio proprio portarcela.»
Mi permisi solo una piccola obiezione: «Con un impegno così, resta a casa a riposarti. Farò compagnia io alla mamma.»
Lei si voltò verso di me e agitò l’indice: «Non pensarci neppure. Tu hai già fatto tanto per lei e ora tocca a me darle serenità.»
Mi grattai il mento: «Ma a me sembra che lo sia.»
Rubinia si girò di nuovo verso lo schermo e chiuse il file con il disegno; subito dopo aggiunse: «La mamma merita parecchio calore e di vedermi a casa come al solito; sono stata troppo assente ai tempi dell’Accademia.»
Andò sulla schermata della pagina pubblicitaria dell’attività della mamma: «Guarda qui. In copisteria hanno fatto un lavoro simpatico, ma uguale a quello di decine di altre pagine. Io voglio vivacizzarle.»
E si mise al lavoro con un tale impegno che rincasò a notte alta.

***
Ora sono nell’atrio dell’ospedale e guardo il cielo color piombo e i rami spogli della magnolia; le luci di natale a forma di ventaglio o di ghirlande di melegrane mi sembrano una presa in giro: la mamma e io dovremmo essere in centro a comperare regali per Rubinia, i suoi suggerimenti sulla pagina si sono tradotti in un successo incredibile per lei.
Invece, la mamma mi arriva alle spalle e mi costringe a voltarmi: «Marco è rimasto con lei dopo che mi hai telefonato. Ci raggiungerà fra poco.»
Aspettiamo in piedi e lui arriva, a testa bassa.
Mi avvicino a lui: «Beh? Come sta? Cosa ha detto?»
Lui mi bisbiglia: «Molto meglio. Vuole vedere te e la mamma. E che sia io ad accompagnarvi.»
Io rispondo calma: «Va bene.»
Marco indica la mia borsa: «Un momento. Hai cercato tuo padre?»
Io, stupita di me stessa, le rispondo calma: «Sì, ma non vuole venire. Gli ospedali lo impressionano. Allora gli ho detto di risparmiarsi la fatica di mandarmi il regalo per il matrimonio.»
Marco scuote la testa e la mamma interviene: «Armando è fatto così. Non stupirti. Oh, ma quando Rubinia sarà guarita, mi sentirà e la convincerò a lasciare perdere i rapporti con lui. Non merita neppure gli auguri di Natale.»
Replico, con il tono più pacato che mi riesce: «Sì, mamma. Hai ragione.»
La prendo per mano e Marco ci segue: io apro la porta e Rubinia si volta; il suo sguardo passa da me a Marco e si sofferma sulla mamma.
La luce di ottimismo si spegne a ogni movimento dei suoi occhi: non più verdi come smeraldi, ma dello stesso verde dell’erba putrida.
Si rivolge a me: «Sai cosa ne penso davvero di te, Viola?»
Scuoto la testa e Rubinia si solleva sui gomiti: «Che tu, Marco e i nostri genitori siate i peggiori bastardi che abbia mai conosciuto.»
Io apro la bocca, ma lei mi zittisce: «Vale anche per De Carli. Ho dovuto difendere le mie idee con gli artigli.»
Passa a Marco: «E tu credevi davvero che ci fosse del tenero? Mi stava alle costole per vedere se riusciva a sgraffignarmi anche il logo del manifesto e farmi fuori.»
Aveva fatto una pausa per raccogliere le forze: «Vi ho dato tutto quello che avevo. Adesso fuori, bastardi succhia sangue. Lasciatemi morire in pace.»
***
Il primario ci spiegò che era molto malata e ce lo aveva tenuto nascosto fino all’ultimo: leucemia e che sapeva di dover morire, e negò che i sedativi l’avessero fatta impazzire.
So bene che Rubinia dentro di sé custodiva un lato sofferente; sacrificarsi costa, e lei ne ha pagato il prezzo.
Su di me si è presa un’ultima vendetta; la mattina del mio matrimonio una folata di vento ha spalancato la finestra della stanza dove mi stavo vestendo e mi sono sentita spingere da mani invisibili contro la scrivania.
Ho urtato il fermacarte e si è rotto in due pezzi: è un messaggio di Rubinia; i miei occhi si spostano sull’anello dall’incisione a forma di pesce e mi sembra di portare al dito un frammento di cadavere, allora mi siedo, liscio la gonna di shatung color avorio e faccio un bel respiro, ma è tutto inutile.
Fuori dalla porta la mamma bussa, ma io non riesco ad alzarmi dalla sedia: per completare l’abito c’è il cappotto di pizzo chantilly a maniche corte dai bottoni di raso appeso alla gruccia dell’armadio; è a un metro da me, però lo vedo più irraggiungibile del cielo in cui ora alberga l’anima di Rubinia.
Non ho neppure la forza di raccogliere il fermacarte spezzato: tutto si fa grigio davanti ai miei occhi e svengo.
Riprendo i sensi e trovo il coraggio di aprire la scatola di Rubinia: contiene la cartella clinica con il decorso della sua malattia.
E un foglio con una parola scritta in inchiostro rosso: ‟Cari Viola e Marco. Presto vivrete in un inferno.”
Rimetto il documento nella scatola e prendo i frammenti del fermacarte; li colloco con delicatezza sopra la cartella clinica e chiudo il coperchio.
Mi specchio: non c’è vita nei miei occhi e quando sento la porta bussare e la voce della mamma chiamarmi, mi avvio come la rigidità di un manichino.
L’espressione sul volto della mamma riflette la mia: un manichino in seta pervinca con in mano un bouquet di rose rosa, mughetti e fiordalisi; me lo porge con voce incolore: «Lo ha portato Marco ieri. Dormivi già.»
Saliamo nell’auto noleggiata con conducente apposta per la cerimonia, dirette in comune.
Il paesaggio primaverile mi appare polveroso e insipido come la vita che mia madre, Marco e io condurremo di qui in avanti.
Rubinia ci ha visto giusto come sempre: l’inferno è già qui e tremo all’idea di vedere Marco che mi aspetta all’entrata del comune insieme ai testimoni e ai parenti, sarà il manichino più rigido di tutti.
Ma ormai è tardi per tornare indietro: è vero, le abbiamo preso tutto e ora dobbiamo farne buon uso.
Quando l’auto si ferma davanti al comune, scendo con la schiena dritta e un sorriso provato e riprovato tante volte proprio come la cuffietta da olandesina dello stesso pizzo del cappotto e stringo a me il bouquet, mentre la mamma mi cammina al fianco silenziosa, incontro alla piccola folla davanti all’entrata del comune.
 
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view post Posted on 21/9/2020, 08:52
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Alla fine mi sono messo d'impegno e ho dedicato tre/quattro ore al giorno al mio racconto. Devo solo revisionarlo con cura e sarà pronto per essere postato. Mi è sembrato doveroso mettercela tutta per non mancarvi di rispetto con uno scritto poco curato. A tal proposito ringrazio David che mi ha rimproverato per le mie infelici parole e mi scuso anche con gli altri utenti se in qualche modo vi ho offesi.
Magari il mio racconto farà schifo lo stesso, ma almeno ho cercato di dare il massimo ^_^ .
 
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