Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio Settembre - Ottobre 2020, "Al cuore, Ramòn, al cuore!" Ma nessuno sentì.

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view post Posted on 29/9/2020, 18:34
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"Ecate, figlia mia..."

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Serve una guida? Ci penserei io.
 
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view post Posted on 30/9/2020, 14:05

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Ciao a tutti, se 4 sarà il numero finale dei racconti in gara, propongo di elevare il numero dei caratteri per i commenti e farlo diventare magari di 300 parole. Siamo di meno, ce la possiamo prendere con più calma e parlarci nel modo più chiaro possibile.
Che ne dite? Ne avete mai parlato nelle edizioni passate, in caso di numero minimo di iscritti?
 
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view post Posted on 30/9/2020, 14:11
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Dal regolamento leggo che i 300 caratteri sono già un limite inferiore alla lunghezza dei commenti, non superiore. Non so se ho capito bene la tua domanda.
 
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view post Posted on 30/9/2020, 14:16

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Sì è vero i 300 caratteri sono un limite minimo, ma ho pensato che magari sono stati messi lì come indicazione di massima per un commento rapido e incisivo. Mi domandavo se un commento di una pagina, quindi ben al di là del limite minimo, sia comunque da scartare perché troppo lungo.
 
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view post Posted on 30/9/2020, 17:49
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"Ecate, figlia mia..."

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Non esiste un limite massimo, i commenti più sono lunghi meglio è per chi li riceve.

Basta che non partite per la tangente divagando su cose che col racconto non ci azzeccano niente :p101:
 
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view post Posted on 30/9/2020, 18:09

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Ottimo, perché io sono uno che ci tiene a spiegarsi bene. :p101:
 
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view post Posted on 2/10/2020, 08:52

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Buongiorno, ecco i miei commenti e relativa classifica:

IL PEZZO MANCANTE di Marco S. Di Fonzo Tema centrato per un racconto molto particolare. Alberto e l’amico Frank hanno in comune la vedovanza. Ma Alberto ha perso la moglie per colpa di un pirata della strada e ora la sua vita è confinata al lavoro nel minimarket. Certo, c’è l’amicizia e anche l’interesse per i Beatles e la passione musicale si vede anche dal nomignolo di Frank. Ma lui vive nella stazione di servizio, ed è sul punto di impazzire (l’ho capito da come ha parlato a Frank: dicendogli che Luna lo aspettava a casa subito dopo aver appreso dell’incidente). Interessante il rovesciamento finale della trama. Non è l’assassino della moglie prima e dell’amico poi a morire, malgrado lui lo aggredisca, bensì la cagnetta Lilly. Lui vuole tenere lì il pirata della strada per torturarlo.

Attento:
e un’officina che negli Anni Ottanta era stata un locale a luci rosse.

FRUTTA APPASSITA di Mentiskarakorum Tema centrato. Bellissimo dark fantasy di ambientazione bizantina in parte (almeno questa è l’impressione che mi ha suscitato l’atmosfera della sede imperiale e la figura stessa dell’Imperatore, brutto, occhialuto e immerso nel lusso) e nel complesso di un medioevo dalle atmosfere orientali. Vedi il culto dello spietato Dio Heron (incurante della fame degli adepti). L’ascesa di Teleron, diventato adepto dell’Ordine dei Cavalieri del Cuore Nero (Monaci Medici, che mi hanno ricordato la sezione dei Templari) dopo un’infanzia di fame (vedi la scena del sacrificio della mela) è notevole, come pure la sua caduta (ha sottovalutato le forze imperiali. E si trova con la campana sabotata). Mi è piaciuta la resa dell’autopsia come esame per accedere all’ordine. Ma il vero colpo al cuore è come ha trattato il maestro Grom (lo disprezza: malgrado nell’episodio della mela sacrificata gli regali infine un sacchetto di noccioline).

BRUTTA DA MORIRE di Ukulu Tema centrato. E in una trama degna del miglior fantastico puro (il saggio magico e la scatoletta con i sortilegi appesa all’orlo di un sacco di iuta: sono di morte). Nino vi ricorre disperato per liberarsi dalla fidanzata Ivana (bruttissima, malgrado il lavoro in una scuola di trucco). Mi piace come descrivi l’eliminazione dei cinque parenti di lei che lo vogliono obbligare al grande passo (madre obesa: colpo di spugna; padre tifoso dell’Inter che muore alla vista dell’asso juventino: colpo gobbo. Per la conturbante zia Sandra: colpo di fulmine; per la nonna, premurosa quanto desiderosa di aiuto per il lavandino: colpo di coda. Brutto cliente, il drago di Komodo. La rissa con Riccardo, fratello di Ivana, è risolta dal: colpo di grazia. Ossia la robusta sorella di Nino.) A sorpresa, il colpo al cuore arriva da Ivana: si è struccata, come la principessa di certe fiabe. Lo ha ingannato per un anno. Belle le descrizioni dei personaggi e delle loro reazioni fisiche. Ben congegnata la scena di lotta.
Attento a:
Meno male.

La mia classifica è:

BRUTTA DA MORIRE di Ukulu

FRUTTA APPASSITA di Mentiskarakorum

IL PEZZO MANCANTE di Marco S. Di Fonzo
 
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view post Posted on 2/10/2020, 09:52
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Ciao Shanda,
grazie dei complimenti. Involontariamente mi hai suggerito un modo per rendere il racconto ancora più profondo, perché il capo dell'Ordine cui si riferisce Teleron quando parla con l'imperatore, non è la stessa persona che lo ha educato (hanno anche un nome diverso, ma qui sta il mio errore di pretendere che un lettore si ricordi i nomi dei personaggi, specie se sono così esotici). :D

CITAZIONE (shanda06 @ 2/10/2020, 09:52) 
Buongiorno, ecco i miei commenti e relativa classifica:

IL PEZZO MANCANTE di Marco S. Di Fonzo Tema centrato per un racconto molto particolare. Alberto e l’amico Frank hanno in comune la vedovanza. Ma Alberto ha perso la moglie per colpa di un pirata della strada e ora la sua vita è confinata al lavoro nel minimarket. Certo, c’è l’amicizia e anche l’interesse per i Beatles e la passione musicale si vede anche dal nomignolo di Frank. Ma lui vive nella stazione di servizio, ed è sul punto di impazzire (l’ho capito da come ha parlato a Frank: dicendogli che Luna lo aspettava a casa subito dopo aver appreso dell’incidente). Interessante il rovesciamento finale della trama. Non è l’assassino della moglie prima e dell’amico poi a morire, malgrado lui lo aggredisca, bensì la cagnetta Lilly. Lui vuole tenere lì il pirata della strada per torturarlo.

Attento:
e un’officina che negli Anni Ottanta era stata un locale a luci rosse.

FRUTTA APPASSITA di Mentiskarakorum Tema centrato. Bellissimo dark fantasy di ambientazione bizantina in parte (almeno questa è l’impressione che mi ha suscitato l’atmosfera della sede imperiale e la figura stessa dell’Imperatore, brutto, occhialuto e immerso nel lusso) e nel complesso di un medioevo dalle atmosfere orientali. Vedi il culto dello spietato Dio Heron (incurante della fame degli adepti). L’ascesa di Teleron, diventato adepto dell’Ordine dei Cavalieri del Cuore Nero (Monaci Medici, che mi hanno ricordato la sezione dei Templari) dopo un’infanzia di fame (vedi la scena del sacrificio della mela) è notevole, come pure la sua caduta (ha sottovalutato le forze imperiali. E si trova con la campana sabotata). Mi è piaciuta la resa dell’autopsia come esame per accedere all’ordine. Ma il vero colpo al cuore è come ha trattato il maestro Grom (lo disprezza: malgrado nell’episodio della mela sacrificata gli regali infine un sacchetto di noccioline).

BRUTTA DA MORIRE di Ukulu Tema centrato. E in una trama degna del miglior fantastico puro (il saggio magico e la scatoletta con i sortilegi appesa all’orlo di un sacco di iuta: sono di morte). Nino vi ricorre disperato per liberarsi dalla fidanzata Ivana (bruttissima, malgrado il lavoro in una scuola di trucco). Mi piace come descrivi l’eliminazione dei cinque parenti di lei che lo vogliono obbligare al grande passo (madre obesa: colpo di spugna; padre tifoso dell’Inter che muore alla vista dell’asso juventino: colpo gobbo. Per la conturbante zia Sandra: colpo di fulmine; per la nonna, premurosa quanto desiderosa di aiuto per il lavandino: colpo di coda. Brutto cliente, il drago di Komodo. La rissa con Riccardo, fratello di Ivana, è risolta dal: colpo di grazia. Ossia la robusta sorella di Nino.) A sorpresa, il colpo al cuore arriva da Ivana: si è struccata, come la principessa di certe fiabe. Lo ha ingannato per un anno. Belle le descrizioni dei personaggi e delle loro reazioni fisiche. Ben congegnata la scena di lotta.
Attento a:
Meno male.

La mia classifica è:

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view post Posted on 2/10/2020, 13:38

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Ciao shanda06, grazie intanto per il tuo commento! ;)

Ecco i miei.

Commento a "Spicchio di cielo" di Alexandra Fischer:

La mia prima impressione è che si tratti ancora di una bozza, e che non sia stato riletto abbastanza. Mi chiedo come mai, avendolo, l’autrice, postato con due settimane di anticipo. Mi fa pensare a un’auto lasciata lì in doppia fila ché tanto qualcuno prima o poi se ne occuperà.
Ci sono diversi passaggi in cui si fatica a inquadrare il “dove” e il “quando”. Ci sono troppi sottintesi, troppi riferimenti a cose o oggetti descritti molte righe sopra, che il lettore fa in tempo a dimenticare. Bisogna sempre mettere in conto anche un lettore disattento. Il lettore deve essere imboccato di continuo, deve avere sempre presente chi dice cosa, a chi lo dice, a quale oggetto specifico si riferisce, e in quale momento lo fa.
È complicato anche comprendere le dinamiche del triangolo amoroso che viene introdotto nel momento in cui si mettono in antitesi le descrizioni fisiche della protagonista e di sua sorella, con Marco a fare da spartiacque tra il perché di una scelta a dispetto dell’altra.

Tra l’altro la figura di Rubinia, benché rappresenti il fulcro della storia, viene introdotta in maniera vaga, quasi come una figura mitologica. A partire dal nome: dopo essere stata chiamata sorella, viene chiamata Rubinia dopo mezza pagina (il lettore ci può arrivare che sono la stessa persona, ma il punto è proprio questo: il lettore non deve salire nemmeno uno scalino, ma camminare sul pavimento più liscio che ci sia), e poi non viene chiamata più “sorella” per tutto il resto del racconto, e già questo suona come una forma di distacco molto importante da parte della protagonista stessa (che a questo punto fa bene a sentirsi una stronza).
In tutto questo ci sono nomi invertiti o alterati in passaggi distinti del racconto (ad es. Carli che diventa De Carli), ed errori di riferimento nei dialoghi.

Purtroppo anche la scelta dei tempi verbali non aiuta, ma sono sicuro che in fase di revisione il problema sarebbe saltato subito all’occhio. La scena finale, per esempio, dovrebbe avvenire nel presente narrativo, ma viene introdotta come un flashback con il tempo al passato. Se si vuole descrivere una scena in maniera lenta, attimo per attimo, in prima persona (e quindi è chiaro che il/la protagonista, in un qualsiasi momento successivo, sta riportando la cronaca di quegli attimi) andrebbe usato un unico tempo verbale, e in questo caso il presente: mi alzo… una folata di vento mi spinge… raccolgo la scatola… vado in Comune…

Gli ultimi due capoversi sembrano invertiti: ci sono un passaggio introspettivo, con le considerazioni dolenti della protagonista su quale futuro l’attenderà, che avrebbero chiuso in maniera ideale tutta la storia, e un passaggio descrittivo, con loro che arrivano davanti al comune e… basta. L’ultima scena sembra annunciare ancora qualcosa, ad esempio la protagonista che prende e scappa, o la folla che le inveisce contro, ma non accade più nulla e tutto muore come una storia d’amore iniziata male.

Ultime considerazioni sparse:
1) “Fuori dalla porta la mamma bussa”, è chiaro che vuoi descrivere la madre che sta bussando alla porta, ma così viene spontaneo chiedersi “che cosa bussa”? Inoltre la protagonista che parla in prima persona non può sapere chi è che bussa alla porta: dare per scontato che sia la madre non vuol dire saperlo per certo, finché la porta non si apre. Un modo più efficace sarebbe stato: “Sento bussare alla porta, mia madre mi chiama”.

2) Se la protagonista corre allo specchio, e subito dopo descrivi una persona che non è in quella stanza, dai a intendere che la protagonista la veda riflessa nello specchio, come un fantasma (ma Rubinia non è ancora morta… credo); a meno che non sia questo l’intento (ma andrebbe esplicitato che la protagonista vede riflessa l’immagine della sorella), dovresti prima lasciare che la protagonista descriva se stessa, e dopo la sorella, che, esteticamente, è tutto il contrario.

3) Occhio alla grammatica: l’ausiliare del verbo vivere, se ti riferisci a dove uno vive o ha vissuto è, appunto, AVERE. Il verbo essere invece lo usi per indicare la durata di una vita: “E’ vissuto a lungo”, oppure il periodo in cui ha avuto luogo: “E’ vissuto nel secolo scorso”. Tralascio la forma “si è vissuto a lungo in questo/quel luogo” perché è un’eccezione molto marginale.


Commento a "Frutta appassita" di Mentiskarakorum:

Per prima cosa ho trovato il tuo racconto molto evocativo. Descrivi molto bene le scene dal punto di vista del protagonista, mi piacciono gli elementi sensoriali che dissemini qua e là. In alcuni punti però, mi pare all’inizio, spersonalizzi un po’ troppo il corpo del protagonista: quando dici “Una lacrima sgorga dall’occhio destro”, oppure “lo stomaco brontola”, sembrano gli occhi e lo stomaco di qualcun altro, anche perché poco prima hai scritto “mi bruciano gli occhi”, ed è quello il modo corretto per l’io narrante di descrivere se stesso. Al contrario, verso la fine, usi troppo l’aggettivo possessivo “mio”, ad es.: “la balestra punta il mio occhio” invece che “ho una balestra puntata alla testa” (dove il dettaglio dell’occhio è quasi superfluo); o ancora, sempre sul finale, “la freccia ha inchiodato il ciondolo al mio petto” invece che “la freccia mi ha inchiodato il ciondolo al petto” (che tra l’altro deve fare un male cane, da svenire). Ma sono errori veniali, secondo me. L’atmosfera c’è tutta ed è molto immersiva, e questo ti fa onore.

Occhio ai particolari truculenti e grandguignoleschi, forse un po’ troppo esasperati (che cosa ci guadagna il protagonista, alla fine della fiera, da una doccia di escrementi, urina, sangue e interiora?). Forse hai calcato un po’ troppo la mano, anche nel caso tu sia un anatomopatologo con l’hobby della scrittura.

Anche alcune scelte lessicali, il turpiloquio soprattutto, sono discutibili: “merda” e “piscio” in mezzo a una descrizione così accurata e minuziosa dello sbudellamento sono termini forzati, anche se probabilmente volevi rendere il fatto che il protagonista è giovane – ma allora è tutto il lessico precedente a suonare troppo “adulto”.
Dovresti rivedere gli incisi nei dialoghi, non c’è bisogno che metti un punto e poi il verbo dichiarativo in maiuscolo: togli la punteggiatura (a parte le virgolette) e riprendi la frase successiva con il carattere minuscolo.
Il titolo è da rivedere assolutamente: uno si aspetta una giornataccia per la signora Marisa, con la frutta piena di moscerini nel centrotavola in sala da pranzo, e si ritrova ettolitri di sangue e altre amenità.

Se posso segnalarti un altro passaggio che potresti rendere meglio: quando inizia l’autopsia, la frase “la puzza arriva alle narici” è scontata perché il protagonista ha già cominciato a tagliuzzare e, scritta così, la puzza sembra arrivare tardi (e poi: dove vuoi che arrivi?). In teoria dovrebbe precedere l’autopsia stessa, cioè il protagonista la avverte più forte man mano che si avvicina al cadavere, che non è certo conservato in un luogo asettico. Se avessi scritto “la puzza mi prende alla testa” avresti reso quasi tangibile qualcosa che c’è già da prima, ma è arrivato a un livello insopportabile. Senza contare, come dicevo prima, che “la puzza arriva alle narici” potrebbe anche significare le narici delle altre persone presenti, ma a te che stai descrivendo in prima persona che te ne frega di quello che sentono gli altri (ammesso che tu riesca a percepirlo)?


Commento a "Brutta da morire" di Ukulu:

Ho trovato il tuo racconto un ottimo esempio di divertissement letterario, un raccontino leggero e umoristico che mi ha ricordato in alcuni passaggi nientemeno che il grande Stefano Benni.
Un grosso plauso alla padronanza che hai dei dialoghi: li ho trovati perfetti. Si capisce bene chi dice cosa e quando, e se lo si capisce senza che ci siano i verbi dichiarativi ad aiutarci vuol dire che hai fatto centro.

Dagli indizi che hai disseminato (l’ulivo, le strade polverose, il lessico della nonna, l’uso del verbo “cozzare”) mi pare di intuire un’ambientazione meridionale, oserei addirittura pugliese. Diciamo, a stare larghi, una zona che va dal Molise alla Lucania. 😊 Un paio di scelte lessicali sono forse discutibili, ma non sbagliate a priori (ad es. userei “imbevuto” per un tessuto che viene bagnato di proposito, non per qualcosa d’altro che si inzuppi accidentalmente).
Per il politicamente corretto magari potresti evitare i riferimenti espliciti a calciatori della Juve e all’appellativo “gobbo” (e parlo da interista, per quel che vale). Se poi ti legge CR7 in persona ti chiede un botto di diritti, quindi valuta attentamente la tua scelta…😊

Anche le azioni compiute di volta in volta dai personaggi sono ben descritte, nel giusto ordine cronologico. Tranne forse un caso: quando il protagonista entra nella stanza del padre di Ivana e tu scrivi: “Nino entra nella stanza, muove un solo passo oltre la soglia.”
Sembrano due azioni invertite, perché di solito uno si muove e poi entra. Prova a pensare alla possibile alternativa: “Nino entra nella stanza, fermandosi appena un passo oltre la soglia”.
A parte questo, ribadisco: ottimo lavoro, con un ritmo vivace e nel complesso gradevole.


La mia classifica finale:

1. Brutta da morire
2. Frutta appassita
3. Spicchio di cielo

CITAZIONE (MentisKarakorum @ 2/10/2020, 10:52) 
Qui sta il mio errore di pretendere che un lettore si ricordi i nomi dei personaggi, specie se sono così esotici). :D

Ciao M. non darti colpe che non hai, se posso permettermi.
Non abbiamo davanti Il Trono di Spade, come volume di personaggi e quindi di nomi esotici, intendo: abbiamo un racconto breve in cui, personalmente, non vedo il rischio di confondere i nomi.
 
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view post Posted on 2/10/2020, 14:53
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Premessa ai Giudizi.

Formulo i giudizi ai racconti usando la mia (scarsa) esperienza, ma lo farò al massimo dell’onestà e delle mie possibilità. Spero che nessuno si offenderà se sarò molto sincero senza badare troppo a edulcorare la pillola.
Darò un giudizio complessivo basandomi su macro indicatori (stile, trama, caratterizzazione dei personaggi) e darò dei giudizi puntuali al testo riga per riga. Per i giudizi puntuali userò delle etichette per categorizzare i commenti:

F (FatalError): Errori che considero oggettivamente gravi e che compromettono l’attenzione del lettore
E (Error): Errori meno gravi, ma che comunque richiedono una correzione
W (Warning): Suggerimenti per migliorare il racconto, ma che non indicano necessariamente un errore.
Visto che è la prima volta per me in questo forum, spero che queste modalità siano apprezzate, in caso vi invito a correggermi.

BRUTTA DA MORIRE.

Il racconto è buono, lo stile segue le regole della scrittura immersiva con poche sbavature. La trama surreale e delirante raggiunge lo scopo di coinvolgere e divertire il lettore. I personaggi sono maschere ben rese, stereotipi che stanno bene inserite nel contesto goliardico che rappresentano. La struttura del racconto è molto regolare: Nino va da x,y,z,… e infine da Ivana; questa struttura è divertente in questo caso, ma essendo molto schematica rischia di essere un’arma a doppio taglio se non usata con saggezza; il pericolo è di rendere tutto troppo prevedibile. Comunque qui funziona, proprio perché il racconto è molto breve. Il finale mi ha un pochino deluso per una piccola incoerenza (che spiegherò dopo), ma non lo considero un difetto quanto un gusto personale.
Andando al commento puntuale, ribadisco che non trovo granché da correggere, ma come promesso sarò severo :) anche perché con te me lo posso permettere visto che non sei alle prime armi.

W: saggio magico.
La prima volta che l’ho letto mi ci è voluto un momento per connettere i fili e capire che stavi identificando un personaggio e non una sua caratteristica. Userei il “vecchio saggio”, oppure il “vecchio mago”, o forse il “magico saggio”, così da sostantivare il termine “saggio”.
W: il vecchio gattona sulla scrivania.
Gattonare fa pensare a un bimbo che cammina reggendosi con le mani e trascinandosi sulle ginocchia (gattonare appunto), non riesco a figurarmi un uomo che si arrampica su una scrivania al punto da riuscire a gattonarci sopra. Potresti piuttosto dire: si sporge, si trascina...
F: Qualcuno alle sue spalle si schiarisce la gola e la costringe a voltarsi.
Qualcuno chi? Ho pensato a una terza persona, poi ho capito che era ancora Nino. Finora il POV era su Nino, qui l’hai spostato di colpo e ciò ha creato confusione.
E: litri e litri di sudore che le precipitano dalla fronte come una cascata, che le annaffiano la pappagorgia come un temporale tropicale, che le inzuppano i mastodontici seni come la marea
Perché hai messo tutti questi “che”? Se li togli la frase funziona benissimo lo stesso
W: Allora non mi piace l’arte.
Il dialogo è molto divertente, ma viene da chiedersi come mai (in un anno di conoscenza) i due personaggi non abbiano mai avuto questo tipo di conversazione prima, specie pensando che l’uomo guarda spesso le partite.
W: Sono venuto a darti una cosa [...] Una notizia.
Il dialogo mi suona un pochino irreale. Di solito in questi casi si esordisce con: “Sono venuto a dirti qualcosa”. Inoltre, la somiglianza tra la parola “darti” e “dirti” mi ha fatto leggere “dirti” anziché “darti” e ha creato un po’ di confusione.
W: Dal cofanetto dello scooter giunge una voce metallica: Colpo al Cuore.
Finora la scatoletta parla solo per morti causate dalla magia interna al sacco, e non per morti dovute a cause esterne. Questa caratteristica stona un pochino rispetto alla struttura del racconto, che è proprio molto cadenzata e regolare; questa stonatura “sporca” il finale (comunque molto divertente) e obbliga il lettore puntiglioso a fermarsi per ricalibrare il mondo che descrivi. Se posso poi spaccare ancora il pelo in quattro, c’è una piccola ambiguità che viene risolta da una riflessione sul contesto, ma che io renderei più chiara (il lettore meno deve pensare meglio è), mi riferisco al fatto che non è immediato se Ivana togliendosi il trucco si rivela una gnocca paurosa o un mostro che al solo guardarlo ti pietrifica, ma poi si capisce che è la seconda (questo “poi si capisce” è da livellare: fai vomitare Nino, esplica il suo disgusto..).

IL PEZZO MANCANTE

Metto subito le mani avanti: spero che vedrai i miei commenti come consigli disinteressati di qualcuno che ha il tuo stesso sogno (imparare a scrivere bene), e non come giudizi spocchiosi di qualcuno che gode dei tuoi errori. Siamo tutti qui per imparare, io per primo. Detto questo mi permetto di essere molto severo con te perché fino a poco tempo fa il mio modo di scrivere assomigliava al tuo. Uno dei motivi per cui mi sono iscritto a questo forum è proprio cercare di affrancarmi da quegli errori che ho scoperto essere tali solo dopo molte batoste.
Detto questo inizio il commento.

Questo racconto è poco immersivo, la voce narrante è il classico narratore onnisciente che si intromette più volte nella narrazione e uccide l’attenzione del lettore. Purtroppo il consiglio generale che ti do è quello di riscrivere daccapo i pezzi che risentono di più di questo problema. Il peccato è che l’idea alla base del tuo racconto non è male, tutto ruota attorno alla vendetta e al desiderio di rivalsa; però per come l’hai scritto rischi di annullare il valore di qualcosa che poteva invece essere un buono spunto.
Riguardo alla caratterizzazione dei personaggi: l’unico personaggio caratterizzato bene è il protagonista; di Frank invece non si sa molto, solo che è un grande amico di Alberto, che è molto magro, che in gioventù assomigliava a Sinatra (anche qui: perché in gioventù? Se avessi specificato che il personaggio assomiglia “ora” a Sinatra ecco che il lettore avrebbe dato una faccia al personaggio; sempre che il lettore medio sappia com’è fatto Sinatra, cosa non scontata. Tieni conto che nessuno cercherà su Google la foto di Sinatra solo per capire il tuo riferimento).
La tecnica della scrittura immersiva avrebbe potuto far diventare Frank non solo il migliore amico di Alberto senza doverlo spiegare, ma portare anche il lettore a instaurare con lui una certa empatia, cosa utile visto che fulcro del racconto è la sua morte.
Ecco il mio commento puntuale.

E. scuotendosi in un fremito
Evita di usare i verbi al gerundio come formula per rientrare nella narrazione dopo un dialogo o un pensiero. Le scene che descrivi devono seguire una logica temporale coerente, altrimenti chi legge non riesce a immergersi nel racconto.
F. che diamine; al diavolo lui e quella sua maledetta voce sguaiata; Sai che palle; …
Scegli un modo coerente all’interno del tuo racconto per esprimere i pensieri dei tuoi personaggi. All’inizio l’hai fatto col corsivo, poi hai inserito commenti che sembrano più interventi dell’autore che della voce narrante. Evita di inserirti nella narrazione “alla Manzoni”.
F. Alberto, proprietario e gestore dell’impianto, li aveva invitati quella sera per un giro di birre e patatine gratis […], o in una scatola da scarpe sotto il letto.
Evita a tutti i costi le digressioni sul background dei personaggi. È normale che tu conosca tutto sulla storia personale dei tuoi personaggi, ma il lettore medio non è ben disposto a vedere te in piedi sul palco che racconti vita morte e miracoli del protagonista. Confesso io stesso di aver riletto il pezzo più volte perché non sono riuscito a mantenere a lungo la concentrazione per registrare tutti i dettagli. E io sono qui per leggere appositamente il tuo racconto, mettiti nei panni di uno che lo trova per caso! È un peccato perché a tratti quello che hai scritto è anche suggestivo, però ti consiglio di inserire pochi ricordi alla volta suscitati magari dalla vista di oggetti particolari presenti nel negozio; oppure fai parlare i tuoi personaggi e inserisci le memorie in un dialogo: visto che Alberto e Frank sono amici devono avere parecchi riferimenti al passato da condividere, usa questa carta per raccontare il loro passato senza annoiare il lettore. Comunque tieni sempre brevissime le digressioni di ogni tipo.
E. Dopo qualche secondo passato a rincorrere con lo sguardo un granello di polvere che danzava sul pavimento, aggiunse mestamente
Per quanto mi risulti difficile pensare che sia solo possibile “vedere” un granello di polvere sul pavimento (sono miope, ma penso che anche per chi ha la vista normale sia così), questa frase tra due pezzi di dialogo è troppo lunga. Inoltre l’espressione “aggiunse mestamente” merita una F tutta per lei. Evita di introdurre i dialoghi con verbi come “aggiunse, ribatté, esclamò, concluse, …” e usa al minimo gli avverbi in “-ente”: sono pesanti e staccano la concentrazione del lettore. Sforzati di sostituire gli avverbi con azioni concrete, per esempio: abbassò gli occhi umidi e strinse le labbra al riaffiorare del ricordo di sua moglie. (Ho scritto la frase dell’esempio senza pensarci troppo e so che fa schifo, però è per darti l’idea).
E. conosceva da più tempo di lui i trucchi del mestiere
Cioè sapeva come ammazzare il tempo in assenza della moglie? O usa il fumo per ammazzare il dolore? O magari fuma per farsi venire il cancro e morire prima? Cosa significa questa frase? Personalizzala di più, così sembra buttata lì senza un significato preciso.
W. Dammi prima cinque minuti di godimento e andiamo
Il dialogo suona un pochino artificioso. Fa pensare che Frank e Alberto stiano per andare a letto insieme. Prova invece con qualcosa del tipo: Per una volta che mi diverto mi va di restare a godermela ancora per un momento.
E. Non avrebbe avuto un’ultima immagine dell’amico da vivo.
Altra intrusione dell’autore. Alberto non può sapere che Frank sta per morire.
F. all’improvviso il rombo diventò un ruggito orribile e un lampo di luce illuminò l’interno del minimarket […] Alberto fissava la bottiglia di Gordon's vuota sul sedile di fianco al posto di guida
Non so se è un problema mio, ma ho dovuto rileggere questo lungo passaggio (che costituisce la parte centrale del racconto) almeno quattro volte per riuscire a capire il senso di quello che volevi esprimere e per figurarmi le varie scene. La cosa che rende difficile la lettura sono i continui sbalzi da un periodo temporale passato (il ricordo dell’incidente) e presente, con allucinazioni annesse. Penso che questo pezzo sia un po’ confusionario, il lettore medio arriva alla fine (con i soliti problemi di deficit di attenzione dovuti al modo di scrivere) senza capire niente.
W. [Mio commento sulla parte finale del racconto]
La parte finale secondo me è poco coerente dal punto di vista della trama. Alberto seppellisce Frank nella nuda terra. Perché? Vuole nascondere il corpo per poter scappare via col suo prigioniero? E uccide la cagnetta per fare finta che il sangue venga dal cane? La polizia ritroverà il cadavere di Frank e capirà presto che il sangue è umano. Credo che qui tu abbia concluso il racconto in modo un pochino frettoloso. Potevi fare a meno di specificare tutti questi dettagli e avresti comunque ottenuto il tuo scopo, ovvero dare la possibilità ad Alberto di fuggire con l’assassino tenuto in ostaggio.
Spero che tu non ti sia offeso se ho espresso i miei commenti in modo così sincero. Invito anche te ad andare giù pesante coi miei pezzi. Come dicevo prima, se qualcuno fosse stato sincero con me fin da subito, avrei sprecato molto meno tempo a scrivere lavori inefficaci e avrei invece cercato di migliorare il mio stile.

SPICCHIO DI CIELO

Anche per te vale il discorso che facevo a Marco, non vedere le mie considerazioni come illazioni spocchiose ma come i suggerimenti sinceri di un aspirante collega, e scusami se magari il tono a volte è un po’ secco (d’altronde questo è uno Skannatoio :) ).

Il racconto è interessante ma secondo me l’hai scritto in fretta. Sembra una prima stesura e si ha l’impressione che tu non l’abbia riletto a sufficienza: ci sono diversi piccoli errori che con una rilettura sarebbero di sicuro venuti fuori.
Narrare in prima persona dovrebbe rendere l’immedesimazione del lettore molto più facile da ottenere, però ci sono dei pezzi in cui il tuo racconto è un monologo raccontato. Un vero peccato perché è un’occasione sprecata.
Un altro problema importante è dato dalla sequenzialità delle scene: ci sono diversi salti temporali che rendono difficile seguire il filo generale (ho dovuto rileggere il racconto un paio di volte per capire come figurarmi le scene e dove collocare i vari pezzi).
Ad ogni modo la trama è interessante, anche se a mio avviso il finale non è efficace (ma ci arriverò con i commenti puntuali). Il conflitto dei due personaggi, che si svela solo alla fine, è una buona idea. Avrei sottolineato ancora di più le sofferenze di Rubinia, non solo per la perdita di Marco, ma anche per il conflitto con i genitori e per il lavoro poco appagante, così da accentuare il conflitto interiore che si svela solo alla fine.
Essendo (come vedo) una frequentatrice abituale del forum, sono un pochino sorpreso perché la mia interpretazione è che non ti sei impegnata abbastanza, e questo mi dispiace perché ripeto che l’idea di fondo del tuo racconto non è male. Per piacere, sfrutta meglio il tempo che ci viene dato la prossima volta e lavoraci di più.
Vado ora commentare i vari pezzi.

E. può essere stata una finestra lasciata sbattere da un vicino distratto
Una finestra che sbatte non fa rumore di vetri, a meno che non si frantumi. Avresti potuto dire un tonfo, uno schianto sul legno: qualcosa che richiami più al rumore degli infissi.
W. Nella mente mi ricompare il cielo notturno
Perché il personaggio ha questo pensiero dal nulla? E per di più appena si sveglia? Al risveglio io penso solo che non ho voglia di alzarmi, questa tizia invece ha già pensieri poetici di prima mattina. Non quadra, potresti magari connettere questa immagine al ricordo di un sogno per rendere più coerente il tutto.
E. La sua forma a spicchio mi ha sempre fatta pensare
Ripetizione di “far pensare”. Questo e altre ripetizioni che farai in seguito sono a mio avviso il campanello di allarme che “mi fa pensare” (appunto) che non hai riletto il racconto a sufficienza.
F. è così speciale […] a motivi di non ti scordar di me
Lunghissima digressione in cui si passa da cielo, oggetto di vetro, e Rubinia passando per il fidanzato. Tutta questa catena di pensieri parte dal ricordo (venuto dal nulla) di uno spicchio di cielo notturno. Perdonami, mi sono perso dopo due righe. Forse è meglio evitare questi monologhi interiori, rendono la lettura meno scorrevole.
E. Io invece ho i capelli biondo cenere
Quindi il personaggio prima si specchia, poi guardando la sua immagine pensa all’aspetto della sorella, e solo dopo riflette sul proprio aspetto. Invertirei questa serie, prima ci si specchia, si nota il proprio aspetto e poi lo si collega a qualcos’altro. Se posso permettermi ti darei anche un suggerimento un po’ soggettivo: non descrivere un personaggio con voce narrante in prima persona attraverso l’immagine di uno specchio, puzza di cliché. Una cosa sciocca che mi viene in mente per rimediare: Marco potrebbe riferirsi alla protagonista chiamandola “Ehi biondina!”, uno stratagemma potrebbe infatti essere quello di usare i dialoghi per spiegare le cose.
W. il suo alito sa di liquirizia
Ripensando ai baci riesce persino a rievocare il sapore di liquirizia? Avrebbe senso se Marco avesse sempre (ma dico sempre) l’alito che sa di liquirizia, però mi sembra un po’ troppo.
W. dopo averlo visto per un paio d’anni al dito di Rubinia
Mettiamo che io sia una donna: il mio fidanzato mi regala lo stesso anello che aveva prima regalato a mia sorella e che lei gli ha restituito quando si sono lasciati. In più dovrebbe essere un anello di fidanzamento. In pratica il mio ragazzo ha “riciclato” l’anello di fidanzamento di mia sorella per darlo a me. Come minimo gli direi di infilarselo in quel posto, qui invece la protagonista lo indossa con trasporto. Perdonami, ma non sta in piedi.
E. non-ti-scordar-di me
Prima l’hai scritto senza lineette. Altro campanello di allarme che indica che non hai riletto il racconto.
E. dormire arredata in una camera arredata
Altra ripetizione correggibile con una rilettura.
F. Io ero saltata su, come punta da uno spillo
Se ti ricordi ti ho segnalato questa frase perché pensavo che prima ci mancasse un pezzo. Anche dopo la tua correzione la sensazione rimane. Come si lega questa frase a quella precedente? È saltata su in che senso? Cosa l’ha fatta irritare? Il riferimento è oscuro, non si capisce.
E. Allora mi era tornata in mente
Questa tizia continua a pensare a cose, ma l’azione del racconto non si sposta mai. Fin qua è tutto un lunghissimo soliloquio. Attenzione anche per il fatto che stai inserendo un ricordo nel ricordo alla Christopher Nolan  è complicato da seguire.
E. «Solo perché ho avuto l’idea di confezionare dolci e salatini a domicilio modernizzando le ricette di un tempo. È un’idea che avrebbe potuto avere chiunque.»
Non capisco perché hai voluto descrivere così minuziosamente un avvenimento passato all’interno di un soliloquio mentale della protagonista. La protagonista ha una memoria eidetica e riesce a ricordarsi gli avvenimenti della sua vita in ogni dettaglio? Riguardo alla battuta di dialogo che ho segnalato: suona artificiosa, è l’intervento dell’autore per spiegare il lavoro della mamma. La mamma non ha bisogno di spiegare così nel dettaglio il lavoro alle figlie; loro sanno già che lavoro fa.
W. si era forbita la bocca con il tovagliolo
Confesso che ho consultato il vocabolario perché non sapevo che “forbita” significasse anche “pulita” (insultami pure). La stessa cosa vale per il panfrutto che hai citato prima. Io eviterei termini così “forbiti” (appunto) per non spezzare la lettura e costringere il lettore a interpretare termini di uso poco comune.
E. La mamma l’aveva imitata
A fare che? Non si capisce.
F. Me ne aveva spiegato il significato
Altro ricordo nel ricordo. Questa costruzione è difficile da seguire, il lettore non sa più qual è la linea temporale del racconto stesso.
F. «Ma a me sembra che lo sia.»
Che sia cosa? Serena? Il dialogo è irreale. Potresti semplicemente sostituire con: per me la mamma è serena.
E. le luci di natale
Natale si scrive maiuscolo. Altro campanello d’allarme che indica che non ci sono state abbastanza riletture.
W. Marco scuote la testa e la mamma interviene: «Armando è fatto così.
La mamma parla con le figlie e si riferisce al papà chiamandolo per nome? Suona strano. Anche in caso non fossero in buoni rapporti dovrebbe piuttosto dire: “tuo padre”
W: «Vale anche per De Carli. Ho dovuto difendere le mie idee con gli artigli.»
La tipa sta morendo e sta inveendo contro la famiglia, e in questo momento intimo e personale ha in mente il suo collega? Suona strano.
E. e ce lo aveva tenuto nascosto fino all’ultimo
Il primario spiega che glielo aveva tenuto nascosto? Oppure è una constatazione della protagonista? La costruzione della frase apre a tutte e due le possibilità, anche se è ovvio che la seconda è quella giusta. Però il lettore deve cogliere la cosa giusta alla prima lettura e non avere dubbi su chi è la voce narrante.
F. Su di me si è presa un’ultima vendetta; la mattina del mio matrimonio una folata di vento ha spalancato la finestra della stanza dove mi stavo vestendo e mi sono sentita spingere da mani invisibili contro la scrivania. Ho urtato il fermacarte e si è rotto in due pezzi: è un messaggio di Rubinia; i miei occhi si spostano sull’anello dall’incisione a forma di pesce e mi sembra di portare al dito un frammento di cadavere
Anche qui c’è una mescolanza di registri temporali e non si capisce quando si svolga l’azione: prima di “è un messaggio di Rubinia” il tempo è al passato, come se fosse un ricordo, poi l’azione si svolge al presente. In aggiunta è evidente che il personaggio sta “raccontando” gli avvenimenti a una platea invisibile. Non stai usando le potenzialità del narratore in prima persona. Cerca di rendere la narrazione più immersiva.
W. Il paesaggio primaverile mi appare polveroso e insipido come la vita che mia madre, Marco e io condurremo di qui in avanti.
Perdonami, fatico a capire questo finale. Solo per un biglietto rabbioso scritto dalla sorella, la protagonista si convince che vivrà un inferno in terra? C’è una maledizione sotto? È per il senso di colpa che sentirà per sempre? Non si capisce. Mi suona un poco forzato. Al massimo ci rimarrà male, però quanto a rovinarsi la vita… non ci credo.

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Il pezzo mancante
 
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view post Posted on 2/10/2020, 20:12

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Ciao Mentiskarakorum, grazie anche a te per i tuoi commenti!
Devo precisare, a scanso di equivoci, che dopo aver postato il racconto, ho fatto una miriade di micromodifiche entro la data prevista, quindi per capirci ho cercato di uniformare il più possibile l'uso del corsivo per interiorizzare il pensato del protagonista, è possibile che ora lo trovi in alcuni passaggi dove a una prima lettura probabilmente mancava.
Al di là di questo, che è il meno, comprendo gli altri spunti di riflessione che hai sollevato e ti ringrazio per averlo fatto.
La narrazione onniscente è quella con cui mi trovo meglio per ora, per quanto possa essere desueta; sono legato a un certo tipo di narrazione, ma sto cercando di evolvere in questo senso. A volte guardo con diffidenza alla prima persona, mi sembra un po' troppo semplice come espediente - ma è un'impressione molto personale.
Quanto a introdurre il background dei personaggi... non saprei onestamente in che modo evitarlo senza rischiare che si perdano anche informazioni essenziali per la comprensione dei personaggi. Mi sono reso conto che il mio approccio alla scrittura non è propriamente modernissimo, normalmente leggo più classici a cavallo tra '800 e '900 (horror, gialli, avventura) ma sto cercando di trovare il modo di venire a capo anche di questo.
Vorrei tanto potermi iscrivere subito al corso di scrittura di Livio Gambarini, ma ci sono spese da far quadrare e la cosa non sarà a breve...
 
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view post Posted on 2/10/2020, 21:07
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Posso capire che cosa intendi. Il narratore onnisciente fa parte del nostro DNA, anche per quello che leggiamo e studiamo a scuola. Però viviamo in un mondo in cui il lettore medio è uno che spulcia con difficoltà la biografia di Totti, quindi lo stile Ottocentesco è fuori discussione se vuoi che qualcuno ti legga. Però non è solo una questione di rendere le cose più immediate per il lettore moderno.. mi viene in mente "Le tigri di Mompracem" e come Salgari dedichi una prima mezza pagina a spiegare chi sia Sandokan, le sue avventure, le sue imprese eccetera.. una schifezza. Quando l'ho letto ho pensato che quella spiegazione era assolutamente inutile: non mi aveva fatto conoscere Sandokan di più, non mi aveva indotto ad apprezzarlo come guerriero, ma lo aveva semplicemente dipinto su una fetta di cartone, con moltissimi dettagli, ma sempre sagoma di cartone era.
Pensa come sarebbe stato Salgari se avesse scritto meglio! Altro che King e compagnia bella.
Conosco anche io l'esistenza dei corsi a pagamento e della cosiddetta "via breve", ma ho famiglia e un mutuo acceso, quindi non se ne parla per i prossimi 25 anni. Sono quindi costretto a seguire la "via lunga" e imparare più che posso per conto mio. Spero che questo forum possa darmi la possibilità di migliorare, i commenti che ricevo da voi sono un grande aiuto. Per questo ritengo che sia importante che mi massacriate più che potete, così ho più roba su cui riflettere e perdo meno tempo. Mi piace l'idea che un gruppo di appassionati si riunisca e gratuitamente offra consigli e suggerimenti agli altri per migliorare la propria arte. A mio avviso la conoscenza è qualcosa che si prende in prestito, nel senso che quando qualcuno sa qualcosa lo deve restituire agli altri. Spero con i miei commenti al tuo racconto di aver dato questo messaggio, e non aver dato l'impressione di uno che si eleva su un podio a dare lezioncine. Potrei continuare a brontolare per mille righe, e non è né il momento né il luogo. Se vuoi oltre a Gambarini segui anche Marco Carrara; il suo manualetto è utile. Buona fortuna e spero che continuerai a frequentare questo forum. Chiedo scusa ai moderatori se sono andato "fuori tema" o se sono uscito da qualche "statuto", non l'ho fatto apposta. Una vostra parola e in futuro eviterò di sproloquiare ancora.
 
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view post Posted on 2/10/2020, 21:20
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Ottimo, ragazzi.
Vedo che avete già cominciato con i commenti. Avete tempo due settimane per commentare e postare le vostre graduatorie. Nel frattempo, la giuria studierà i vostri racconti, oltre che i vostri commenti. Se posso fornire un'anticipazione personale, vorrei fare i miei complimenti a Marco e Karakorum, che vedo si stanno impegnando in una discussione molto interessante. L'analisi sul POW, sulla narrazione e sulle altre "tecniche" della scrittura sono essenziali per il proprio miglioramento. Oltre a costituire argomento di discussione praticamente quotidiano nella chat di Whatsapp della Giuria ;) ;) ;) ;)

Se volete potremmo anche parlarne in modo più approfondito.
 
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view post Posted on 3/10/2020, 07:40
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SPICCHIO DI CIELO
di Alexandra Fisher



con quell’azzurro vellutato punteggiato di stelle:
Secondo me, i due aggettivi consecutivi stonano: vellutato/ punteggiato. Io toglierei il “vellutato”. Il mio consiglio è di usare al massimo un aggettivo per sostantivo.

Il suo cuore è davvero grande e la sua mente è cristallina;
Il “davvero” è necessario? Meno avverbi usi, meglio è. Toglilo per un attimo e rileggi la frase: non scorre meglio? Il senso non è lo stesso?

e lei è stata così generosa.
E maiuscola.

che mi piacesse dormire arredata in una camera arredata
Il primo “arredata” va tolto.

che mi sarei “tenuta” stretta quei suoi compiti una volta scomparsa la mamma, mi avrebbero “tenuto” ancora più compagnia
Tenuta e tenuto: ne cambierei uno per evitare la ripetizione.

Lei mi aveva sorriso dolce
Dolce? Mi sembra superfluo. Dolce sta per dolcemente, quindi no no.

la divertiva quanto fossi legata a quelle che definiva: le sue acerbe prove scolastiche.
Togli i due punti e metti tra virgolette alte “la definizione”.

aveva alzato gli occhi al soffitto e le braccia verso l’alto, in una posa teatrale.
Hai già mostrato il gesto, perché vuoi aggiungere “in una posa teatrale”? Mi sembra una spiegazione/precisazione forzata.

Rubinia aveva interrotto il suo numero teatrale
Ecco, basta che scrivi qui che interrompe la posa teatrale, senza dirlo prima.

poi mi aveva parlato di sé: mi aveva rassicurata.
Invece dei due punti, basterebbe una virgola o un punto. Usi troppo spessi i due punti.

Avevo taciuto, perché avevo visto una luce nuova in lei: era davvero felice.
Vedi? Ci sono i due punti ovunque, quando sarebbe preferibile un punto fermo. Il “davvero” lo trovo inutile e pesante da leggere.

La mamma era seduta a tavola e aveva appena posato la caffettiera.
Come fa a sapere che aveva “appena” posato la caffettiera? Lei scende e vede la caffettiera già posata o la mamma sta posando la caffettiera sul tavolo?

si era forbita la bocca.
“Forbire” mi sembra un verbo troppo ricercato, vista la semplicità di scrittura di tutto il racconto. Mi riporta alla mente La Divina Commedia (Il conte Ugolino). Ti consiglio di sostituirlo con “pulire” o “asciugare”.

Aspettiamo in piedi e “lui” arriva…
Mi avvicino a “lui”:
“Lui” mi bisbiglia:

Ci sono troppi “lui” ravvicinati. Togline/sostituiscine qualcuno.

Io rispondo calma – due righe sotto ripeti: le rispondo calma.
Togli un “calma”. E dovrebbe essere “gli” rispondo, perché parla con Marco.

«Sai cosa ne penso davvero di te, Viola?»
Il “ne” è superfluo. Il “davvero” stavolta va bene perché è all’interno di una battuta di dialogo e la rende più realistica. Nella vita reale noi usiamo il davvero, nella narrativa è meglio ometterlo.

mi avvio come la rigidità di un manichino.
“Con” la rigidità.

mia madre, Marco e io condurremo di qui in avanti.
l’inferno è già qui

I “qui” sono ravvicinati e suonano male. Ti consiglio di modificare una delle due frasi.

Quando l’auto si ferma davanti al comune, scendo con la schiena dritta e un sorriso provato e riprovato tante volte proprio come la cuffietta da olandesina dello stesso pizzo del cappotto e stringo a me il bouquet, mentre la mamma mi cammina al fianco silenziosa, incontro alla piccola folla davanti all’entrata del comune.
Il finale è molto importante in un racconto, cerca di migliorarlo. Ripeti “comune” all’inizio e alla fine: potresti toglierlo all’inizio e scrivere che l’auto si ferma (e basta). Dopo “cappotto” metterei un punto, altrimenti il periodo risulta troppo lungo e faticoso per il lettore.


Scusami, Alexandra, ma non capisco dove sia il colpo al cuore. Non lo trovo né fisico né figurato. Ho l’impressione che tu abbia postato un racconto che avevi già pronto e non uno scritto appositamente per questo skannatoio. Il racconto è tutto “raccontato” e la lettura mi è risultata molto pesante. I due punti utilizzati in continuazione hanno peggiorato la situazione: ti suggerisco di usare il punto fermo o la virgola al loro posto. Puoi lasciarli prima di una battuta di dialogo o quando devi spiegare qualcosa della frase precedente.
Perdonami se te lo dico, ma mi sono annoiato nel leggere il tuo scritto. La protagonista racconta ogni cosa, descrive persino se stessa. Si rivolge quindi al lettore e questo non mi fa immergere nella lettura. Mi è piaciuto invece l’inizio, soprattutto la prima frase. Mi aveva fatto sperare in qualcosa di più movimentato e coinvolgente, invece la storia è piatta, ci si muove a fatica. Non mi sono emozionato nemmeno quando la sorella è morta, non sono riuscito a provare empatia verso la protagonista e non mi dispiace che ora la sua vita sarà un inferno. Invece dovrebbe essere il contrario. Spero che tu riesca a rendere più efficace la storia, perché in fondo scrivi bene. Ti consiglio di riprogettare il racconto da zero e di riscriverlo con i suggerimenti che hai ricevuto da me e dagli altri partecipanti di questo skannatoio.
Spero di non offenderti con i commenti negativi: è solo la mia opinione. Ciao.



IL PEZZO MANCANTE
di Marco S. Di Fonzo


milleuno, milledue, milletre
Milletré. Non ti presenti bene con un errore al primo rigo. Ti consiglio di rileggere e di revisionare bene la prossima volta.

ne strofinò l’occhio all’estremità e... Immediato gli giunse
Immediato dovrebbe iniziare con lettera minuscola, perché la frase continua. Si riparte con lettera maiuscola, dopo i puntini di sospensione, quando comincia una nuova frase staccata dalla prima. (All’inizio: “millequattro… Tuono.” Lì siamo al limite.)

al diavolo lui e quella sua maledetta voce sguaiata
C’è un narratore che racconta in terza persona. Questi pensieri (come il “che diamine” all’inizio) sembrano pensieri del narratore più che dei personaggi. Mi danno una strana sensazione e mi impediscono di immergermi nella lettura. Secondo me, sarebbe meglio scriverli in corsivo e restituirli in qualche modo ai personaggi.

Alberto scese la traballante scala d’alluminio – era un omone di quasi due metri – e tornò di sotto
Perché inserisci questo spiegone tra i trattini? Potresti mostrare che è alto due metri invece di dirlo. Dirlo in questo modo è come una spada che si conficca negli occhi del lettore. C’è proprio l’intrusione del narratore che vuole a tutti i costi inculcare l’informazione.

Alberto era quasi impazzito all’idea
Il quasi è una forma di incertezza, lo toglierei. È impazzito o non è impazzito? Se non metti il “quasi” è chiaro che non è impazzito sul serio.

Qualcuno ogni tanto moriva, qualcun altro si ostinava a non farlo;
Questa frase mi è piaciuta molto, anche se, purtroppo, è raccontata dal narratore onnisciente.

Avevano condiviso il desiderio e la promessa di volersi semplicemente bene
Toglierei tutti gli avverbi che terminano in -mente. Se elimini questo “semplicemente”, la frase non cambia, anzi ne giova, anche perché dopo aggiungi “bastandosi a vicenda ecc...
Gli avverbi in -mente ricordano al lettore che si trova davanti a una pagina scritta, sono il metodo migliore per non farlo immergere nella lettura. E sono anche inutili. Basterebbe sforzarsi di cercare un verbo più chiaro o “le mot juste” come diceva Flaubert.

un piccolo televisore a schermo piatto, che lì dentro stava un amore.
“Stava un amore” è proprio una brutta espressione. Posso capire se la avessi inserita all’interno di una battuta di dialogo, ma così stona. È una frase fatta che poco si adatta alla narrativa.

era una cosa di cui Alberto quasi si vergognava
Anche qui il “quasi”: si vergognava o non si vergognava?

come ad una zattera nel pieno della tempesta
Ti consiglio di usare la D eufonica solo quando la vocale iniziale della parola seguente è la stessa (es. ad andare, ed Europa). Meglio ancora non usarla mai, come fanno molti scrittori moderni e come faceva spesso un certo Manzoni. La D eufonica rende la lettura meno scorrevole.

Dopo che Sergio se ne fu andato, Frank chiese ad Alberto se poteva rimanere ancora un po’ a fargli compagnia.
«Certo, mi farebbe piacere» gli rispose Alberto.

Fino a questo punto hai raccontato tutto, anche i dialoghi e i pensieri. Qui inizi con le battute di dialogo dirette tra le caporali. Perché non hai fatto così sin dall’inizio? Il racconto sarebbe stato più gradevole, la lettura meno pesante. Frank avrebbe potuto porre la sua domanda tra le caporali, non credi?

– la musica era un’altra delle passioni di Alberto –
Avresti potuto mostrare la passione di Alberto, magari attraverso un dialogo. Invece hai gettato lì questa nuova informazione. Ti suggerisco di evitare questo tipo di intrusioni.

«Che pezzo, vero?» disse Frank spezzando l’incantesimo e indicando il poster di Eleanor Rigby
Anche l’uso del gerundio sarebbe da limitare, due nella stessa frase suonano molto male. In questo caso potresti limitarti a “indicando il poster”, perché è un’azione del personaggio. “Spezzando l’incantesimo” è chiaro che sia così: è una sorta di raccontato.

Frank arrossì e agitò la mano. «Va bene, va bene, l’esperto sei tu.»
Questa frase è perfetta. Se scrivessi l’intero racconto in questo modo, lo miglioreresti di molto. Azione del personaggio + battuta di dialogo, senza “disse” o “rispose” che sono forme di raccontato e allontanano il lettore dalla storia riportandolo alle parole scritte. Ti consiglio di usare più “beat” e meno “dialogue tag”.

si strinse nelle spalle, con fare evasivo.
“Con fare evasivo”? Mostrami questo suo “fare”, non cercare scorciatoie. Il lettore non deve sforzarsi di capire com’è questo suo fare evasivo, devi essere tu a regalargli l’immagine chiara.

Non avrebbe avuto un’ultima immagine dell’amico da vivo.
Questa frase rovina l’intero racconto. Hai svelato quello che sarebbe potuto essere un colpo di scena. Perché? Era proprio necessario “prevedere/anticipare il futuro?”

l’auto ferma, con il motore probabilmente andato
Invece dell’avverbio in -mente, avresti potuto mostrare il motore andato: avresti potuto scrivere, per esempio, che dal cofano (ammaccato) usciva del fumo.

Scalciò l’aria, trascinandosi all’indietro e urlando e singhiozzando ad ogni spanna che riusciva a mettere tra sé e la visione insostenibile del corpo martoriato del suo amico.
Aspirando e inghiottendo boccate d’aria gelida,

Cinque gerundi in due righe. Sono troppi. Danno l’idea del suono delle campane nella testa. Ne fai un uso spropositato in tutto il racconto e in alcuni casi non rispetti la consecutio temporum. Quando vado in libreria, leggo qualche pagina a caso: se vedo più di un gerundio a pagina, non compro il libro. Sappilo. E un gerundio a pagina è già troppo!

«Alberto… Sai che cos'è successo?»
“Sai” con S minuscola. Ti ho già spiegato il motivo: c’è una breve pausa, ma la frase continua.

«È… È successa una cosa, amico mio.»
Qui uguale (balbetta): la seconda È deve essere minuscola.

Alberto annuì stancamente.
Come si annuisce stancamente? Mostra il gesto, le espressioni. E togli l’avverbio.

Frank lo afferrò per le spalle e lo tirò forte a sé, stringendolo in un lungo e commosso abbraccio.
Questo è un esempio di gerundio che non rispetta la consecutio temporum. Ci deve essere contemporaneità d’azione, quindi come può afferrarlo per le spalle e tirarlo a sé mentre lo stringe in un lungo abbraccio? Non può fare tutto allo stesso tempo.

«Grazie, vecchio» rispose Alberto dopo un lungo sospiro.
Perché “dopo un lungo sospiro”? Non sarebbe meglio farlo prima sospirare e poi dire la battuta? Ti consiglio di seguire l’ordine degli eventi anche in queste piccole situazioni.

Alberto lo afferrò e lo strappò di forza dall'auto, scaraventandolo a terra.
Altro gerundio, altra contemporaneità non rispettata.

con un ultimo calcio alla testa lo tramortì definitivamente.
Senza il “definitivamente” la frase esprime già il senso che vuoi dare. Lo tramortì. Punto.

notando appena la chiazza di sangue che si allargava sotto la sua nuca.
“Appena” è un’altra forma di incertezza. O nota la chiazza oppure no.

Al centro dello stanzino lungo e stretto, sulle cui pareti erano allineate scaffalature in legno di compensato e pannelli portautensili perfettamente ordinati, c’era un tavolo da lavoro colmo di attrezzi e ferraglia, di forme e dimensioni diverse: pinze, chiavi inglesi, chiavi a brugola, cacciaviti, una vecchia targa, un pezzo di paraurti. In un angolo, un lavandino di cemento dal quale fuoriusciva il tanfo delle fognature intasate dalla pioggia.
Questa parte la ometterei, non sono elementi utili per l’azione che si sta svolgendo. Anzi, serve a rallentare il momento più colmo di azione del racconto.

Alberto aprì uno scaffale e ne tirò fuori un gomitolo di spago
Bravo. Questo è un modo per descrivere l’ambiente circostante senza fermare l’azione. Prova a mostrare tutte le scene attraverso le mosse dei personaggi.

la cosparse di un detergente incolore, attendendo che gli occhi smettessero di lacrimargli
Addio alla consecutio temporum. Qui deve persino attendere che gli occhi smettano di lacrimare. Stai più attento.

Alberto la raccolse distrattamente (la pala da neve)
Come si raccoglie un oggetto distrattamente? Mi stai facendo piangere, lo sai?

zum! zum! zum!
Dopo il punto esclamativo si inizia sempre con la lettera maiuscola. Zum! Zum! Zum!

facendo in modo che Lilly notasse quello che stava facendo.
Due gerundi, entrambi “facendo”. Ripetizione e din don dan.

Caro Marco, nel tuo racconto il colpo al cuore è presente, quindi hai centrato il tema. Un colpo al cuore del povero Alberto (forse più di uno). Purtroppo i numerosissimi avverbi e gli infiniti gerundi hanno disturbato parecchio la mia lettura. Ho faticato molto per arrivare alla fine. La prima parte mi ha persino fatto sbadigliare (non avercela con me per questo!). Se tu provassi a riscrivere il tutto seguendo la regoletta dello “Show, don’t tell”, potrebbe venirne fuori una storia carina. Ho dovuto rileggere il racconto due volte per capire cos’era accaduto a Frank; all’inizio pensavo che gli fosse caduto un fulmine addosso. Ero così poco immerso nella lettura, che la prima volta non ero nemmeno riuscito a comprendere chi fosse il mostro. Ti suggerisco di seguire i miei consigli di scrittura, sia per questa storia, sia per le altre che scriverai in futuro. Ti divertirai di più a scrivere e i lettori saranno più contenti. Buona fortuna.



FRUTTA APPASSITA
di MentisKarakorum


Ottantadue, Ottantuno.
Il secondo “ottantuno” dovrebbe iniziare con la O minuscola. Lo precede una virgola e non un punto.

«Allora.» Riassumo. «Dio mangia il cibo…
“Riassumo” è una sorta di raccontato. Ti consiglio di usare il caro verbo “dire” È evidente che sta riassumendo. Il lettore è intelligente e lo capisce da sé.

Grom si alza in piedi e con un gesto mi invita a posare la mela sul piedistallo.
Potresti mostrare “il gesto”. Crea l’immagine nella mente del lettore, non costringerlo a sforzarsi di immaginare decine di gesti diversi.

...gli aveva dato quell’oro.» Volge lo sguardo su di me «Ora, cosa ti insegna
Dopo “me” (nel beat) manca il punto.

«Quindi.» Azzardo. «La mia mela…
Lo stesso che per “riassumo”. Nella realtà non riassumiamo e non azzardiamo, ma diciamo e sussurriamo e biascichiamo, ecc… Puoi anche lasciarlo com’è, il mio è un consiglio per rendere più immersiva la storia.

«Non è morto da tanto.» Descrivo. «Le interiora
Lo stesso qui con “descrivo”. A me non piace perché è un imboccare il lettore: gli anticipi che stai per riassumere, per descrivere, per azzardare. Ma tu sei libero di continuare con questo “metodo” se ritieni che sia parte del tuo stile. Le regole esistono, ma alcune le possiamo infrangere di proposito. ("Dobbiamo imparare bene le regole in modo da infrangerle nel modo giusto" - Dalai Lama)

un mozzicone simile ad una linguaccia.
Io consiglio di usare la D eufonica solo quando la vocale iniziale della parola seguente è la stessa: “a una linguaccia” suona meglio e non crea l’effetto “campana”.

«Mi dicono.» Sibila Bolor. «Che il vostro Ordine
Perfetto. “Sibila” è perfetto.

«Da come lo spiegate, vi converrebbe curate solo i ricchi
“Curare”.


Solo qualche minuzia, come vedi. Avrei anche potuto non segnalarti nulla, perché il tuo lavoro è ottimo, ma qui siamo in uno skannatoio e dobbiamo tirare fuori il sangue dai racconti. La scrittura è scorrevole, immersiva. Alterni frasi brevi e frasi lunghe, com’è giusto che sia. Mi hai tenuto incollato alla storia dall’inizio alla fine, nonostante io non ami molto questo genere letterario. Forse potresti iniziare a togliere i dialogue tag e sostituirli con i beat (le piccole azioni dei personaggi). Si capisce che hai studiato la narrativa immersiva, e i dialogue tag, come saprai, sono forme minime di raccontato.
Se il tuo racconto divenisse un romanzo, lo leggerei di certo. Interessante (e furba) la parte “sognata”, così che non diventi una parte raccontata. Appassionante il finale. Non posso che farti i complimenti. (P.S. mi hai ricordato uno scrittore italiano le cui iniziali sono L.G.)







CLASSIFICA

1 – FRUTTA APPASSITA di MentisKarakorum
2 – SPICCHIO DI CIELO di Alexandra Fisher
3 – IL PEZZO MANCANTE di Marco S. Di Fonzo
 
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view post Posted on 3/10/2020, 08:54

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Ciao, Marco Di Fonzo, grazie del commento. Terrò presenti le tue osservazioni quando rimetterò mano alla storia. Scusa per le sviste. Devo starci attenta.

Ciao Mentiskarakorum. Grazie del commento. Mi dispiace che il racconto ti abbia affaticato. Ci ho provato (che dire?) Non basta frequentare in modo assiduo un forum per diventare bravi. Io ho fatto quel che potevo. Ora proverò a fare di più. lo spero.

Ciao Ukulu, nessuna offesa. Se ti ha appesantito la lettura mi dispiace.Però l'ho scritto apposta per il concorso. Non era materiale già pronto. Ci mancherebbe altro (ho il senso delle regole). Magari è questione di forma mentis sballata (oggi si cerca un tipo di letteratura molto cinematografico, che arrivi al punto e non è facile).
 
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74 replies since 1/9/2020, 20:55   1701 views
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