Premessa ai Giudizi.
Formulo i giudizi ai racconti usando la mia (scarsa) esperienza, ma lo farò al massimo dell’onestà e delle mie possibilità. Spero che nessuno si offenderà se sarò molto sincero senza badare troppo a edulcorare la pillola.
Darò un giudizio complessivo basandomi su macro indicatori (stile, trama, caratterizzazione dei personaggi) e darò dei giudizi puntuali al testo riga per riga. Per i giudizi puntuali userò delle etichette per categorizzare i commenti:
F (FatalError): Errori che considero oggettivamente gravi e che compromettono l’attenzione del lettore
E (Error): Errori meno gravi, ma che comunque richiedono una correzione
W (Warning): Suggerimenti per migliorare il racconto, ma che non indicano necessariamente un errore.
Visto che è la prima volta per me in questo forum, spero che queste modalità siano apprezzate, in caso vi invito a correggermi.
BRUTTA DA MORIRE.
Il racconto è buono, lo stile segue le regole della scrittura immersiva con poche sbavature. La trama surreale e delirante raggiunge lo scopo di coinvolgere e divertire il lettore. I personaggi sono maschere ben rese, stereotipi che stanno bene inserite nel contesto goliardico che rappresentano. La struttura del racconto è molto regolare: Nino va da x,y,z,… e infine da Ivana; questa struttura è divertente in questo caso, ma essendo molto schematica rischia di essere un’arma a doppio taglio se non usata con saggezza; il pericolo è di rendere tutto troppo prevedibile. Comunque qui funziona, proprio perché il racconto è molto breve. Il finale mi ha un pochino deluso per una piccola incoerenza (che spiegherò dopo), ma non lo considero un difetto quanto un gusto personale.
Andando al commento puntuale, ribadisco che non trovo granché da correggere, ma come promesso sarò severo
anche perché con te me lo posso permettere visto che non sei alle prime armi.
W: saggio magico.
La prima volta che l’ho letto mi ci è voluto un momento per connettere i fili e capire che stavi identificando un personaggio e non una sua caratteristica. Userei il “vecchio saggio”, oppure il “vecchio mago”, o forse il “magico saggio”, così da sostantivare il termine “saggio”.
W: il vecchio gattona sulla scrivania.
Gattonare fa pensare a un bimbo che cammina reggendosi con le mani e trascinandosi sulle ginocchia (gattonare appunto), non riesco a figurarmi un uomo che si arrampica su una scrivania al punto da riuscire a gattonarci sopra. Potresti piuttosto dire: si sporge, si trascina...
F: Qualcuno alle sue spalle si schiarisce la gola e la costringe a voltarsi.
Qualcuno chi? Ho pensato a una terza persona, poi ho capito che era ancora Nino. Finora il POV era su Nino, qui l’hai spostato di colpo e ciò ha creato confusione.
E: litri e litri di sudore che le precipitano dalla fronte come una cascata, che le annaffiano la pappagorgia come un temporale tropicale, che le inzuppano i mastodontici seni come la marea
Perché hai messo tutti questi “che”? Se li togli la frase funziona benissimo lo stesso
W: Allora non mi piace l’arte.
Il dialogo è molto divertente, ma viene da chiedersi come mai (in un anno di conoscenza) i due personaggi non abbiano mai avuto questo tipo di conversazione prima, specie pensando che l’uomo guarda spesso le partite.
W: Sono venuto a darti una cosa [...] Una notizia.
Il dialogo mi suona un pochino irreale. Di solito in questi casi si esordisce con: “Sono venuto a dirti qualcosa”. Inoltre, la somiglianza tra la parola “darti” e “dirti” mi ha fatto leggere “dirti” anziché “darti” e ha creato un po’ di confusione.
W: Dal cofanetto dello scooter giunge una voce metallica: Colpo al Cuore.
Finora la scatoletta parla solo per morti causate dalla magia interna al sacco, e non per morti dovute a cause esterne. Questa caratteristica stona un pochino rispetto alla struttura del racconto, che è proprio molto cadenzata e regolare; questa stonatura “sporca” il finale (comunque molto divertente) e obbliga il lettore puntiglioso a fermarsi per ricalibrare il mondo che descrivi. Se posso poi spaccare ancora il pelo in quattro, c’è una piccola ambiguità che viene risolta da una riflessione sul contesto, ma che io renderei più chiara (il lettore meno deve pensare meglio è), mi riferisco al fatto che non è immediato se Ivana togliendosi il trucco si rivela una gnocca paurosa o un mostro che al solo guardarlo ti pietrifica, ma poi si capisce che è la seconda (questo “poi si capisce” è da livellare: fai vomitare Nino, esplica il suo disgusto..).
IL PEZZO MANCANTE
Metto subito le mani avanti: spero che vedrai i miei commenti come consigli disinteressati di qualcuno che ha il tuo stesso sogno (imparare a scrivere bene), e non come giudizi spocchiosi di qualcuno che gode dei tuoi errori. Siamo tutti qui per imparare, io per primo. Detto questo mi permetto di essere molto severo con te perché fino a poco tempo fa il mio modo di scrivere assomigliava al tuo. Uno dei motivi per cui mi sono iscritto a questo forum è proprio cercare di affrancarmi da quegli errori che ho scoperto essere tali solo dopo molte batoste.
Detto questo inizio il commento.
Questo racconto è poco immersivo, la voce narrante è il classico narratore onnisciente che si intromette più volte nella narrazione e uccide l’attenzione del lettore. Purtroppo il consiglio generale che ti do è quello di riscrivere daccapo i pezzi che risentono di più di questo problema. Il peccato è che l’idea alla base del tuo racconto non è male, tutto ruota attorno alla vendetta e al desiderio di rivalsa; però per come l’hai scritto rischi di annullare il valore di qualcosa che poteva invece essere un buono spunto.
Riguardo alla caratterizzazione dei personaggi: l’unico personaggio caratterizzato bene è il protagonista; di Frank invece non si sa molto, solo che è un grande amico di Alberto, che è molto magro, che in gioventù assomigliava a Sinatra (anche qui: perché in gioventù? Se avessi specificato che il personaggio assomiglia “ora” a Sinatra ecco che il lettore avrebbe dato una faccia al personaggio; sempre che il lettore medio sappia com’è fatto Sinatra, cosa non scontata. Tieni conto che nessuno cercherà su Google la foto di Sinatra solo per capire il tuo riferimento).
La tecnica della scrittura immersiva avrebbe potuto far diventare Frank non solo il migliore amico di Alberto senza doverlo spiegare, ma portare anche il lettore a instaurare con lui una certa empatia, cosa utile visto che fulcro del racconto è la sua morte.
Ecco il mio commento puntuale.
E. scuotendosi in un fremito
Evita di usare i verbi al gerundio come formula per rientrare nella narrazione dopo un dialogo o un pensiero. Le scene che descrivi devono seguire una logica temporale coerente, altrimenti chi legge non riesce a immergersi nel racconto.
F. che diamine; al diavolo lui e quella sua maledetta voce sguaiata; Sai che palle; …
Scegli un modo coerente all’interno del tuo racconto per esprimere i pensieri dei tuoi personaggi. All’inizio l’hai fatto col corsivo, poi hai inserito commenti che sembrano più interventi dell’autore che della voce narrante. Evita di inserirti nella narrazione “alla Manzoni”.
F. Alberto, proprietario e gestore dell’impianto, li aveva invitati quella sera per un giro di birre e patatine gratis […], o in una scatola da scarpe sotto il letto.
Evita a tutti i costi le digressioni sul background dei personaggi. È normale che tu conosca tutto sulla storia personale dei tuoi personaggi, ma il lettore medio non è ben disposto a vedere te in piedi sul palco che racconti vita morte e miracoli del protagonista. Confesso io stesso di aver riletto il pezzo più volte perché non sono riuscito a mantenere a lungo la concentrazione per registrare tutti i dettagli. E io sono qui per leggere appositamente il tuo racconto, mettiti nei panni di uno che lo trova per caso! È un peccato perché a tratti quello che hai scritto è anche suggestivo, però ti consiglio di inserire pochi ricordi alla volta suscitati magari dalla vista di oggetti particolari presenti nel negozio; oppure fai parlare i tuoi personaggi e inserisci le memorie in un dialogo: visto che Alberto e Frank sono amici devono avere parecchi riferimenti al passato da condividere, usa questa carta per raccontare il loro passato senza annoiare il lettore. Comunque tieni sempre brevissime le digressioni di ogni tipo.
E. Dopo qualche secondo passato a rincorrere con lo sguardo un granello di polvere che danzava sul pavimento, aggiunse mestamente
Per quanto mi risulti difficile pensare che sia solo possibile “vedere” un granello di polvere sul pavimento (sono miope, ma penso che anche per chi ha la vista normale sia così), questa frase tra due pezzi di dialogo è troppo lunga. Inoltre l’espressione “aggiunse mestamente” merita una F tutta per lei. Evita di introdurre i dialoghi con verbi come “aggiunse, ribatté, esclamò, concluse, …” e usa al minimo gli avverbi in “-ente”: sono pesanti e staccano la concentrazione del lettore. Sforzati di sostituire gli avverbi con azioni concrete, per esempio: abbassò gli occhi umidi e strinse le labbra al riaffiorare del ricordo di sua moglie. (Ho scritto la frase dell’esempio senza pensarci troppo e so che fa schifo, però è per darti l’idea).
E. conosceva da più tempo di lui i trucchi del mestiere
Cioè sapeva come ammazzare il tempo in assenza della moglie? O usa il fumo per ammazzare il dolore? O magari fuma per farsi venire il cancro e morire prima? Cosa significa questa frase? Personalizzala di più, così sembra buttata lì senza un significato preciso.
W. Dammi prima cinque minuti di godimento e andiamo
Il dialogo suona un pochino artificioso. Fa pensare che Frank e Alberto stiano per andare a letto insieme. Prova invece con qualcosa del tipo: Per una volta che mi diverto mi va di restare a godermela ancora per un momento.
E. Non avrebbe avuto un’ultima immagine dell’amico da vivo.
Altra intrusione dell’autore. Alberto non può sapere che Frank sta per morire.
F. all’improvviso il rombo diventò un ruggito orribile e un lampo di luce illuminò l’interno del minimarket […] Alberto fissava la bottiglia di Gordon's vuota sul sedile di fianco al posto di guida
Non so se è un problema mio, ma ho dovuto rileggere questo lungo passaggio (che costituisce la parte centrale del racconto) almeno quattro volte per riuscire a capire il senso di quello che volevi esprimere e per figurarmi le varie scene. La cosa che rende difficile la lettura sono i continui sbalzi da un periodo temporale passato (il ricordo dell’incidente) e presente, con allucinazioni annesse. Penso che questo pezzo sia un po’ confusionario, il lettore medio arriva alla fine (con i soliti problemi di deficit di attenzione dovuti al modo di scrivere) senza capire niente.
W. [Mio commento sulla parte finale del racconto]
La parte finale secondo me è poco coerente dal punto di vista della trama. Alberto seppellisce Frank nella nuda terra. Perché? Vuole nascondere il corpo per poter scappare via col suo prigioniero? E uccide la cagnetta per fare finta che il sangue venga dal cane? La polizia ritroverà il cadavere di Frank e capirà presto che il sangue è umano. Credo che qui tu abbia concluso il racconto in modo un pochino frettoloso. Potevi fare a meno di specificare tutti questi dettagli e avresti comunque ottenuto il tuo scopo, ovvero dare la possibilità ad Alberto di fuggire con l’assassino tenuto in ostaggio.
Spero che tu non ti sia offeso se ho espresso i miei commenti in modo così sincero. Invito anche te ad andare giù pesante coi miei pezzi. Come dicevo prima, se qualcuno fosse stato sincero con me fin da subito, avrei sprecato molto meno tempo a scrivere lavori inefficaci e avrei invece cercato di migliorare il mio stile.
SPICCHIO DI CIELO
Anche per te vale il discorso che facevo a Marco, non vedere le mie considerazioni come illazioni spocchiose ma come i suggerimenti sinceri di un aspirante collega, e scusami se magari il tono a volte è un po’ secco (d’altronde questo è uno Skannatoio
).
Il racconto è interessante ma secondo me l’hai scritto in fretta. Sembra una prima stesura e si ha l’impressione che tu non l’abbia riletto a sufficienza: ci sono diversi piccoli errori che con una rilettura sarebbero di sicuro venuti fuori.
Narrare in prima persona dovrebbe rendere l’immedesimazione del lettore molto più facile da ottenere, però ci sono dei pezzi in cui il tuo racconto è un monologo raccontato. Un vero peccato perché è un’occasione sprecata.
Un altro problema importante è dato dalla sequenzialità delle scene: ci sono diversi salti temporali che rendono difficile seguire il filo generale (ho dovuto rileggere il racconto un paio di volte per capire come figurarmi le scene e dove collocare i vari pezzi).
Ad ogni modo la trama è interessante, anche se a mio avviso il finale non è efficace (ma ci arriverò con i commenti puntuali). Il conflitto dei due personaggi, che si svela solo alla fine, è una buona idea. Avrei sottolineato ancora di più le sofferenze di Rubinia, non solo per la perdita di Marco, ma anche per il conflitto con i genitori e per il lavoro poco appagante, così da accentuare il conflitto interiore che si svela solo alla fine.
Essendo (come vedo) una frequentatrice abituale del forum, sono un pochino sorpreso perché la mia interpretazione è che non ti sei impegnata abbastanza, e questo mi dispiace perché ripeto che l’idea di fondo del tuo racconto non è male. Per piacere, sfrutta meglio il tempo che ci viene dato la prossima volta e lavoraci di più.
Vado ora commentare i vari pezzi.
E. può essere stata una finestra lasciata sbattere da un vicino distratto
Una finestra che sbatte non fa rumore di vetri, a meno che non si frantumi. Avresti potuto dire un tonfo, uno schianto sul legno: qualcosa che richiami più al rumore degli infissi.
W. Nella mente mi ricompare il cielo notturno
Perché il personaggio ha questo pensiero dal nulla? E per di più appena si sveglia? Al risveglio io penso solo che non ho voglia di alzarmi, questa tizia invece ha già pensieri poetici di prima mattina. Non quadra, potresti magari connettere questa immagine al ricordo di un sogno per rendere più coerente il tutto.
E. La sua forma a spicchio mi ha sempre fatta pensare
Ripetizione di “far pensare”. Questo e altre ripetizioni che farai in seguito sono a mio avviso il campanello di allarme che “mi fa pensare” (appunto) che non hai riletto il racconto a sufficienza.
F. è così speciale […] a motivi di non ti scordar di me
Lunghissima digressione in cui si passa da cielo, oggetto di vetro, e Rubinia passando per il fidanzato. Tutta questa catena di pensieri parte dal ricordo (venuto dal nulla) di uno spicchio di cielo notturno. Perdonami, mi sono perso dopo due righe. Forse è meglio evitare questi monologhi interiori, rendono la lettura meno scorrevole.
E. Io invece ho i capelli biondo cenere
Quindi il personaggio prima si specchia, poi guardando la sua immagine pensa all’aspetto della sorella, e solo dopo riflette sul proprio aspetto. Invertirei questa serie, prima ci si specchia, si nota il proprio aspetto e poi lo si collega a qualcos’altro. Se posso permettermi ti darei anche un suggerimento un po’ soggettivo: non descrivere un personaggio con voce narrante in prima persona attraverso l’immagine di uno specchio, puzza di cliché. Una cosa sciocca che mi viene in mente per rimediare: Marco potrebbe riferirsi alla protagonista chiamandola “Ehi biondina!”, uno stratagemma potrebbe infatti essere quello di usare i dialoghi per spiegare le cose.
W. il suo alito sa di liquirizia
Ripensando ai baci riesce persino a rievocare il sapore di liquirizia? Avrebbe senso se Marco avesse sempre (ma dico sempre) l’alito che sa di liquirizia, però mi sembra un po’ troppo.
W. dopo averlo visto per un paio d’anni al dito di Rubinia
Mettiamo che io sia una donna: il mio fidanzato mi regala lo stesso anello che aveva prima regalato a mia sorella e che lei gli ha restituito quando si sono lasciati. In più dovrebbe essere un anello di fidanzamento. In pratica il mio ragazzo ha “riciclato” l’anello di fidanzamento di mia sorella per darlo a me. Come minimo gli direi di infilarselo in quel posto, qui invece la protagonista lo indossa con trasporto. Perdonami, ma non sta in piedi.
E. non-ti-scordar-di me
Prima l’hai scritto senza lineette. Altro campanello di allarme che indica che non hai riletto il racconto.
E. dormire arredata in una camera arredata
Altra ripetizione correggibile con una rilettura.
F. Io ero saltata su, come punta da uno spillo
Se ti ricordi ti ho segnalato questa frase perché pensavo che prima ci mancasse un pezzo. Anche dopo la tua correzione la sensazione rimane. Come si lega questa frase a quella precedente? È saltata su in che senso? Cosa l’ha fatta irritare? Il riferimento è oscuro, non si capisce.
E. Allora mi era tornata in mente
Questa tizia continua a pensare a cose, ma l’azione del racconto non si sposta mai. Fin qua è tutto un lunghissimo soliloquio. Attenzione anche per il fatto che stai inserendo un ricordo nel ricordo alla Christopher Nolan è complicato da seguire.
E. «Solo perché ho avuto l’idea di confezionare dolci e salatini a domicilio modernizzando le ricette di un tempo. È un’idea che avrebbe potuto avere chiunque.»
Non capisco perché hai voluto descrivere così minuziosamente un avvenimento passato all’interno di un soliloquio mentale della protagonista. La protagonista ha una memoria eidetica e riesce a ricordarsi gli avvenimenti della sua vita in ogni dettaglio? Riguardo alla battuta di dialogo che ho segnalato: suona artificiosa, è l’intervento dell’autore per spiegare il lavoro della mamma. La mamma non ha bisogno di spiegare così nel dettaglio il lavoro alle figlie; loro sanno già che lavoro fa.
W. si era forbita la bocca con il tovagliolo
Confesso che ho consultato il vocabolario perché non sapevo che “forbita” significasse anche “pulita” (insultami pure). La stessa cosa vale per il panfrutto che hai citato prima. Io eviterei termini così “forbiti” (appunto) per non spezzare la lettura e costringere il lettore a interpretare termini di uso poco comune.
E. La mamma l’aveva imitata
A fare che? Non si capisce.
F. Me ne aveva spiegato il significato
Altro ricordo nel ricordo. Questa costruzione è difficile da seguire, il lettore non sa più qual è la linea temporale del racconto stesso.
F. «Ma a me sembra che lo sia.»
Che sia cosa? Serena? Il dialogo è irreale. Potresti semplicemente sostituire con: per me la mamma è serena.
E. le luci di natale
Natale si scrive maiuscolo. Altro campanello d’allarme che indica che non ci sono state abbastanza riletture.
W. Marco scuote la testa e la mamma interviene: «Armando è fatto così.
La mamma parla con le figlie e si riferisce al papà chiamandolo per nome? Suona strano. Anche in caso non fossero in buoni rapporti dovrebbe piuttosto dire: “tuo padre”
W: «Vale anche per De Carli. Ho dovuto difendere le mie idee con gli artigli.»
La tipa sta morendo e sta inveendo contro la famiglia, e in questo momento intimo e personale ha in mente il suo collega? Suona strano.
E. e ce lo aveva tenuto nascosto fino all’ultimo
Il primario spiega che glielo aveva tenuto nascosto? Oppure è una constatazione della protagonista? La costruzione della frase apre a tutte e due le possibilità, anche se è ovvio che la seconda è quella giusta. Però il lettore deve cogliere la cosa giusta alla prima lettura e non avere dubbi su chi è la voce narrante.
F. Su di me si è presa un’ultima vendetta; la mattina del mio matrimonio una folata di vento ha spalancato la finestra della stanza dove mi stavo vestendo e mi sono sentita spingere da mani invisibili contro la scrivania. Ho urtato il fermacarte e si è rotto in due pezzi: è un messaggio di Rubinia; i miei occhi si spostano sull’anello dall’incisione a forma di pesce e mi sembra di portare al dito un frammento di cadavere
Anche qui c’è una mescolanza di registri temporali e non si capisce quando si svolga l’azione: prima di “è un messaggio di Rubinia” il tempo è al passato, come se fosse un ricordo, poi l’azione si svolge al presente. In aggiunta è evidente che il personaggio sta “raccontando” gli avvenimenti a una platea invisibile. Non stai usando le potenzialità del narratore in prima persona. Cerca di rendere la narrazione più immersiva.
W. Il paesaggio primaverile mi appare polveroso e insipido come la vita che mia madre, Marco e io condurremo di qui in avanti.
Perdonami, fatico a capire questo finale. Solo per un biglietto rabbioso scritto dalla sorella, la protagonista si convince che vivrà un inferno in terra? C’è una maledizione sotto? È per il senso di colpa che sentirà per sempre? Non si capisce. Mi suona un poco forzato. Al massimo ci rimarrà male, però quanto a rovinarsi la vita… non ci credo.
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Brutta da morire
Spicchio di cielo
Il pezzo mancante