| SPECIFICHE CHRISTMAS IN LOVECRAFT
AMBIENTAZIONE NATALIZIA
TEMI A SCELTA
DIVINITA’ BLASFEME
LIBRI MALEDETTI PERDUTI
CIVILTA’ PREUMANE
DEGRADAZIONE DI UNA STIRPE
SUPERSTIZIONI ANCESTRALI CHE NASCONDONO ORRORI
ORRORI IGNOTI
VERITA’ COSI’ ORRIBILI DA GENERARE FOLLIA
CULTI MALVAGI
CREATURE ALIENE INCOMPRENSIBILI
SPAZIO E TEMPO PRIVI DI SIGNIFICATO
CARATTERI MIN 5000 MAX 25000
BONUS:
SHOW DON’T TELL
MA SERVE DAVVERO IL TACCO 12? (ABBIGLIAMENTO INADATTO IN UN PERSONAGGIO. TACCO 12 IN UNA PALUDE, AD ESEMPIO)
CARATT. 15000.
SPECIFICARE NEL RACCONTO: TEMA E BONUS SCELTI
SCELTA DEL TEMA: SPAZIO E TEMPO PRIVI DI SIGNIFICATO SCELTA DEI BONUS: SHOW DON’T TELL MA SERVE DAVVERO IL TACCO 12?
NEVE DI CARTA
Di Alexandra Fischer
Il fruscio sotto la porta lo attirò fulmineo; per i suoi nervi equivaleva a un colpo di frusta; prese il biglietto e venne prima colpito dal disegno che lo decorava nel mezzo, un cerchio bianco a righe rosse intervallato da agrifogli; lo sfiorò, e dal disegno si sprigionò un profumo zuccherino di latte e menta che gli provocò una smorfia. I suoi occhi passarono febbrili al testo scritto in una grafia svolazzante con un pennarello indelebile dorato: ‟Caro Duilio, attento a ciò che hai chiesto durante il Natale che sappiamo. Lo avrai quest’anno.” Sbatté le ciglia, frastornato e chiuse il biglietto in un cassetto della cucina; aprì l’anta della dispensa, prese una caffettiera, il barattolo del caffè e decise di prepararselo bello forte. Ingannò l’attesa soffermandosi sul calendario, decorato con l’immagine di una cassata circondata di vischio. Fu quel disegno, prima ancora del mese a farlo immergere nell’atmosfera natalizia; si era alzato e aveva girato il foglio del calendario senza rifletterci. Il biglietto lo aveva riportato all’atmosfera dell’ultimo Natale davvero felice e lui, a venticinque anni, si era ripromesso di cascarci più. Era tutto finto, come neve di carta sparpagliata dai secchi degli aiutanti di scena nelle rappresentazioni della filodrammatica di paese. Andò alla finestra e fece un cenno di diniego in direzione della strada ornata di luminarie natalizie con renne attaccate a slitte. Il gioco di luci che gli dava l’illusione del movimento cambiò a quel suo gesto: le renne saltarono all’indietro e scomparvero per lasciare posto agli ornamenti a forma di agrifoglio a foglie verdi e bacche rosse del passato. Il respiro gli si fece affannoso e le immagini si sdoppiarono, ma per la prima volta da due anni il campanello suonò la vigilia di Natale a due colpi, seguiti da una pausa e poi da altri tre. Afferrò la cornetta del citofono: − Sei tu, Ileana? La voce squillante della sua fidanzata gli rispose: − No, il Lupo Cattivo. Dai, aprimi, su, che devo portarti la sorpresa di Natale. Duilio prese fiato e premette il pulsante; raccolse tutto il proprio coraggio: − Sali pure. E poi tolse la catenella dalla porta e l’aprì del tutto con le mani che gli tremavano. Sostò incredulo sulla soglia, con nelle orecchie il rumore del portoncino che si chiudeva, dei passi lungo i gradini della scala. Aveva il cuore sul punto di spaccarsi per via della lotta interiore: da una parte era felice di riavere Ileana nella sua vita, dall’altra si chiedeva in che stato l’avrebbe trovata. Avverrà davvero come le luminarie? Chiunque abbia deciso di esaudire il mio desiderio, avrà eliminato i danni visibili malgrado il fondotinta, il paradenti? Rabbrividì al ricordo della coperta funebre che le arrivava fino alle spalle, a mascherare un corpo maciullato in pochi secondi per colpa di una manovra sbagliata in un mattino di metà dicembre lungo una strada ricoperta di ghiaccio. Se la vide di fronte, con il maglione nero a motivi norvegesi rosa carico e gialli e i pantaloni di velluto in tinta, proprio come la borsa. Lo abbracciò: − Sapessi come sono felice di aver trovato il tuo dono. Duilio la strinse con la stessa forza, ma dentro di sé avvertiva una paura tale da farlo svenire. Chi ha voluto farmi questo regalo? Quanto mi costerà? Sudò freddo quando la vide tirare fuori dalla borsa il pacchetto verde scuro con il fiocco dorato. La sola vista del nastro dorato a motivi di trafori quadrettati lo fece esitare. Se lo apro ora, cosa succederà? La volta scorsa volli aspettare il giorno di Natale. Afferrò il pacchetto e decise di cambiare il destino. Lo aprirò ora. Altro che giorno di Natale. Le sue mani corsero veloci al nastro e lo slacciarono, strapparono la carta e la scatola con il cronografo comparve; ne ammirò il rivestimento di velluto blu notte e il marchio dorato con il simbolo della clessidra e quando sollevò il coperchio, ammirò il cinghino d’acciaio, il quadrante principale con i numeri romani e accanto tanti piccoli quadranti che segnavano i secondi e i milionesimi di secondo; accanto, il datario fisso sul dieci dicembre. Ileana gli fece un broncio che lo intenerì: − Già aperto? Avresti potuto aspettare. Duilio l’abbracciò: − No. Lei fece il giro della stanza: − Sono solo di passaggio. Stasera ho le prove alla filodrammatica. Lui restò seduto e la guardò con un sorriso, ma dentro di sé tremava. Non deve andarci. Stamattina è nevicato e la strada ora è ghiacciata. Nella mente di lui balenò l’immagine dell’auto dal muso accartocciato e dal parabrezza in frantumi cosparso di sangue come il resto dei sedili per farlo scattare come un pupazzo a molla; la fece risedere: − Le prove sono annullate. Lei lo fissò diffidente: − Come? Io sono la protagonista e nessuno mi ha avvertita− corrugò le sopracciglia: −Già, ma a te non è mai piaciuta quella commedia. Solo perché in Come le foglie di Giacosa c’è la scena in cui tento il suicidio. Ma ho inteso omaggiare Irma Gramatica con il personaggio di Nennele, non creare scandali. Duilio le strinse forte le mani: − Beh, io ho letto il cartello ed è stata annullata. Se nessuno ti ha avvertita, ci sarà stato un equivoco. Ileana lo fissò con una smorfia delusa, come una bambina privata del calendario dell’Avvento e gli sussurrò: − Va bene, ma ogni cosa ha il suo prezzo. Lui impallidì, aveva già sentito quell’espressione quando si erano lasciati: − Cosa vuoi dire? Lei fece un gesto di noncuranza: − Se mi vuoi così tanto, allora sei stato disposto a rinunciare a parecchio e non si torna indietro. Duilio scosse la testa: − Non capisco. Ileana sorrise: − Babbo Natale ha molte facce e un solo assistente. Mi tormentò quando mi fece vedere come soffrivi, mi disse che avremmo potuto ritrovarci, ma in cambio di un sacrificio molto grande da parte tua. E tirò di fuori una cartolina, nella quale, il buon vecchietto dispensatore di regali era abbigliato in una tunica verde ma con un sogghigno malevolo in volto con accanto un uomo in tunica e turbante dalla pelle color ebano raggrinzita e dalle occhiaie vuote nelle quali brillava una luce azzurra. Duilio si asciugò le lacrime e Ileana se ne accorse: − Spero siano di commozione. Pietro il Nero non accetta ripensamenti. E tu sei stato buono con me. Lui tremò e gli arrivò alle narici un odore di fiori marci e il lieve sentore della decomposizione. Ileana ritirò la cartolina; lo prese per mano: − Usciamo, o ci perderemo il mercatino. Lui si lasciò portare inebetito. Aveva barattato la sua intera famiglia in cambio della fidanzata. Il lontano profumo di cannella, vaniglia e anice stellato e l’eco dei motivi natalizi gli apparvero come un’unica grande beffa. Ileana gli rivolse un’occhiata interrogativa: − Che cosa c’è? Hai paura di vedere Lina, Emilio ed Enea? Guarda che non sono più i burloni dell’anno scorso. Duilio le chiese: − Morti? Lei distolse lo sguardo: − Passiamo prima per il teatro. Allungarono la strada e lui vide le villette dei dintorni tornate allo stato di costruzioni da intonacare e dotare di porte e finestre con accanto i cartelloni sbiaditi dei progetti mai portati a termine. Il teatro, invece, era di mattoni color carbone e dalle finestre senza tende dai vetri ingialliti dallo smog, dagli insetticidi sparsi d’estate dagli elicotteri del Comune. Ileana si strinse al braccio di Duilio e gli mormorò: − Beh, ora guardo le registrazioni del sito delle commedie del 1968, da Dickens a Meyrink. Mi manca però non poterle recitare. E posso permettermi solo i corsi a Canellia una volta al mese −Il suo tocco si fece stretto come la presa di un gatto infuriato. −Ma tu non puoi capire, da bravo grafico pubblicitario. Toccano a me le otto ore in ufficio a stendere bilanci e gestire ordini e sapere di poter impersonare chi vuoi proprio come Emma Gramatica. Duilio le rispose: − Invece sì. Tu hai dovuto dare via qualcosa perché ci trovassimo qui ora, ma mi sono trovato anch’io a dover sopportare dei sacrifici pesanti. Il tocco tiepido della mano di lei e il suo profumo di acqua di colonia alle violette mitigò solo in parte il dolore che provava. Sono morti tutti affinché si salvasse lei. Dio mio, che cambio. Ma credo di farcela. Le strinse la mano ancora più forte: − Andiamo al mercatino. Ileana si staccò dalla sua presa e batté le mani: − Ottima idea. Possiamo proseguire lungo questa strada. Lo condusse lungo un viale di pioppi addobbati con luci color ghiaccio; l’eco dei motivi natalizi si era fatta più forte e anche il profumo di cannella, agrumi e anice stellato. Duilio incrociò un paio di coppie con due figli per mano e cominciò a sentirsi fuori posto: quei volti ambrati e i cappotti di lana multicolore che indossavano gli trasmisero un forte senso di estraneità. Si consolò come poteva. Forse è solo un caso; i nostri compagni di scuola devono essere già al mercatino. Quando lo raggiunse, vide molti suoi coetanei ma nessuno di loro faceva parte della sua classe. Ora ricordo: sono tutti i bambini del cimitero di Canellia, ma in versione adulta. Le visite per la Commemorazione dei Defunti gli balenarono davanti alla mente: piccole tombe con angeli e foto in ovali o quadretti. Ileana lo riportò al presente e lo tirò fra quella folla, abbigliata in piumotti color oro e argento, o cappotti di lana cotta neri e grigi: − Su, Duilio, prima che finiscano la cioccolata. Sai, hanno messo in commercio quella per adulti con la spruzzata di rum e quella per tutti alla liquirizia. Arrivarono al bancone, ornato di palline di vetro dipinto di azzurro e oro e ornate di strisce di broccato ocra e pietre gialle; il proprietario e il suo assistente erano vestiti come i personaggi della cartolina che Ileana gli aveva mostrato. Duilio si stropicciò le palpebre: quella versione di Babbo Natale nell’abito cappa di velluto verde era rubiconda e sorrideva; il suo assistente Pietro il Negro faceva guizzare i muscoli del fisico imponente sotto la tunica blu a righe rosse e ostentava un cipiglio severo sotto il turbante che riprendeva gli stessi colori della tunica. Pietro il Negro lo squadrò dapprima severo e poi emise un mugugno di approvazione prima di indicargli i rubinetti alle proprie spalle: − Sì, sei stato buono, quest’anno. Quale cioccolata scegli? Rum o liquirizia? Duilio rimase incerto e Babbo Natale gli porse un pacchetto di dolci quadrati: − Marzapane e scorze di zucca e cedro canditi. Saranno tuoi se ti sbrigherai a scegliere. Duilio si sentì premere alle spalle dalla folla e balbettò: − Non so decidermi. Ileana lo portò via e lui ebbe appena il tempo di vedere alcuni bambini in cappotti rossi dai para orecchi a forma di corna di renna e altri in giacconi verdi con i berretti a punta ricamati a motivi di bacche dorate. Una volta fuori dal mercatino, Ileana lo afferrò per mano e lo trascinò lungo una strada fiancheggiata di cipressi rivestiti di luminarie blu, rosse e verdi; taceva e lui si riscosse dalla paralisi che lo aveva colto davanti alla bancarella della cioccolata: − Perdonami. Non so decidermi. Lei gli sorrise, comprensiva e lo accarezzò: − Lo so. Per me è già molto che tu sia qui. Babbo Natale e Pietro il Negro sono stati generosi con te. Ti aspettano alla bancarella. Duilio se ne stupì: − Ma la cioccolata non era quasi finita? Ileana gli diede un bacio fuggevole sulle labbra e gli disse: − Per te ce ne sarà sempre, se deciderai di accettare il regalo fino in fondo −. Si rabbuiò e gli rivolse uno sguardo severo: − Fra noi non ci possono essere sotterfugi. Tutto si paga, vieni a vedere. Duilio si spaventò davanti al muro di mattoni e alla porticina. Accidenti, questo è l’ingresso secondario del cimitero. La nonna mi portava sempre da questa durante la Commemorazione dei Defunti. Cercò di controllarsi più che poteva, ma la voce gli tremò quando si oppose: − Fa freddo, torniamo a casa. Ileana fu implacabile e aprì la porticina nel muro di mattoni: − Da questa parte. Lui la seguì, stringendosi nel piumotto: − Ma questa è l’ala vuota. Nella sua mente, sfilarono le file di loculi vuote ultimate poco dopo i funerali di lei. Svoltato l’angolo, e ne vide la prima colma di lapidi e fotografie con i vasi pieni di ciclamini bianchi e piccole Stelle di Natale. Gli occhi si inondarono di lacrime e lui sfiorò i nomi scritti sulle lapidi; si girò verso Ileana, la quale lo guardò indifferente e poi gli disse: − I desideri costano. Io te l’ho detto per lealtà. Ma c’è altro che devi vedere. Lo condusse nella propria cappella di famiglia, dove il loculo di lei era di marmo bianco, immacolato: − Sì, mi hai salvata dall’incidente, ma ho rinunciato al teatro comunque. E per te, oggi io sono tutto ciò che rimane del tuo passato. Sei disposto a pagare questo conto? Lui ripensò alla telefonata che lo aveva buttato giù da letto all’una di notte per annunciargli la cancellazione del suo amore, ma vide la tristezza negli occhi di lei, per aver rinunciato al suo sogno di diventare attrice. Gli sfilarono nella memoria ulteriori immagini: i giri nei mercatini natalizi con i parenti e i pranzi in famiglia, con tutto l’insieme di liti e rappacificazioni fra le ghirlande e i rami di vischio. Aveva cercato di accontentarli tutti senza mai riuscire ad accontentarne nessuno. La verità era che lo avevano ridotto più in briciole degli avanzi dei pranzi e delle cene della Vigilia e di Natale con le loro pretese di costringerlo a conciliare caratteri opposti, riducendolo a temerli più dei banchetti a base di salmone affumicato, vitello in salsa e cumuli di dolci al cioccolato rivestito di marzapane con zucca e cedro canditi: deliziosi ma pesanti, proprio come i vini rossi e bianchi ricercati sempre pronti a innaffiare quei pasti sempre uguali. Abbracciò Ileana: − Almeno sei qui e io, sì, ti aiuterò a realizzare il tuo sogno di recitare davanti a qualcosa di più della filodrammatica. Lei si mise a piangere: − Non sai quel che dici. Se lo diventerò, tu avrai vita breve qui. Duilio la baciò in fronte: − Mi va bene comunque −. Alzò la voce: − Sì, pur che tu mi ami per sempre –. Uscirono dal cimitero mano nella mano e poi si fermarono a dormire a casa di Duilio.
***
Duilio sentì bussare alla porta della sua stanza e rimase disorientato; accese la luce sul comodino e si alzò di scatto, stupito di trovare vuoto il posto accanto a lui nel letto: − Ileana? Ma fu un’altra voce a rispondergli, una che non si sarebbe mai più immaginato di udire: − No, tesoro. Sono la mamma. Vieni a fare colazione. Duilio non si vestì neppure e guardò la propria stanza: ai poster di animali della savana e paesaggi artici si erano sostituiti quelli di locandine di film e rappresentazioni teatrali con Ileana come protagonista. E si sentì male per il fastidio che una parte di sé provava nell’essere tornato in famiglia. Dovrò rivivere tutti quei lutti? Forse ho fatto male a strapparvi dal sonno nella cappella di famiglia. Una parte di sé, tuttavia, si vergognò di quel pensiero; corse in corridoio e spalancò la porta della cucina e la madre, in tuta blu e capelli sale e pepe ricciuti, si voltò verso di lui: − Come mai non sei ancora vestito? Non è da te. Duilio afferrò la tazza di caffè vuota sul tavolo: − Prima dovrei svegliarmi. Sai ho fatto un brutto sogno. La madre gliene versò una porzione abbondante e gli diede quattro stelle di marzapane: − Ecco, sono le tue preferite. Te le ho messe da parte prima che tuo padre uscisse per andare a comperare i regali per i tuoi zii e tua sorella corresse al supermercato per comperare gli ingredienti per i menù della Vigilia e di Natale−. Mosse la mano in un gesto di sollievo: − Meno male che c’è lei ad aiutarmi. Tuo padre, come al solito ha invitato anche il suo miglior amico e la moglie, così saremo di nuovo in dieci. Lui sgranò gli occhi, bevve il caffè e mangiò un dolce cosparso di glassa bianca più per prendere tempo che per fame; inspirò e chiese alla madre: − E Ileana? Lei gli sorrise: − Ma che domande fai? Vi siete sentiti l’altro ieri. È dall’altra parte dell’oceano per un film biografico su Eleonora Duse. Duilio si grattò la testa e il suono del campanello lo riscosse; corse giù per le scale così com’era, in boxer e maglietta e il postino gli consegnò un pacco dono e una ricevuta da firmare. Lui tracciò uno scarabocchio con gli occhi velati di lacrime commosse. Non so come tu abbia fatto, amore, ma mi hai dato il Natale più bello della mia vita. C’è il tuo regalo, e io ho di nuovo i miei. Risalì le scale tutto felice e posò il pacco sul tavolo del soggiorno. Accanto al vassoio dei dolci, c’era una rivista con Ileana in copertina insieme al cast della serie che stava girando, composto dalle stesse persone che aveva visto al mercatino. La madre entrò in soggiorno: − Oh, eccoti qui −. Indicò il pacco: − Da dove viene? Lui replicò: − Ileana. La madre sorrise: − Tipico di lei. Ama le sorprese. A proposito, mentre eri di sotto a gelare, ha telefonato Mirco. Ti invita stasera alla sua festa. Duilio abbracciò la madre e la baciò sulla guancia: − Grazie. Lei si tirò indietro: − Per così poco. *** Duilio prese il pacco e lo mise sulla scrivania. Notò il biglietto natalizio con Babbo Natale in verde e Pietro il Negro in rosso e blu, lo aprì e lesse: ‟Goditi a fondo ciò che hai, perché dovrai restituirlo quando meno te lo aspetti.” Lui fece spallucce, lo lasciò dov’era e cominciò a vestirsi; prima di uscire dalla stanza, aprì la finestra e sussurrò: − Sia pure. Mi basta che vivano loro più di me. Rabbrividì e non solo per via della maglietta e dei boxer troppo leggeri per dicembre. Mi sento un estraneo in questo spazio e in questo tempo, anche più di prima. Sentì una folata di vento gelido e il rumore del biglietto che cadeva per terra; lo aprì e vi lesse: ‟Attento a quel che desideri, potresti anche ottenerlo.” Duilio chiuse il biglietto nel primo cassetto della scrivania e prese cellulare, chiavi e borsello. Prima di uscire di casa salutò la madre, a voce alta per sovrastare il rumore dell’acqua: − Ciao, vado a lavorare, ricordati di chiudere la finestra della mia stanza. La madre si girò e lo salutò con un guanto insaponato: − Sì, Duilio. A stasera. Lui le fece un cenno con la mano e corse in strada, dove starnutì.
*** Il giorno dopo Natale, Duilio guardò la propria posta elettronica e inviò una mail di ringraziamento a Ileana, mentre accarezzava il dono di lei: un maglione di lana blu marinaro del Vermont. Spense il computer e si strinse nel maglione. Febbre e brividi, ma questo è il meno. Ho passato le feste sentendomi un turista in un paese sconosciuto; però è stato un bel viaggio. Lo rifarei.
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