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Skannatoio Marzo - Aprile 2021, Mors tua vita mea

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view post Posted on 15/4/2021, 22:59

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Alexandra Fischer:

Ciao Alexandra
Hai questo modo molto interessante di sviluppare il pensato della protagonista di turno, e al tempo stesso descrivere il contesto in cui si trova. A volte, però, quest’ultimo tende a sparire un po’, soverchiato dall’ego proprio della stessa protagonista. Fatico, in certi frangenti, a entrare in empatia con lei, perché certe sue azioni mi sembrano un po’ forzate, poco naturali. Come anche certi suoi comportamenti. Mi è capitato con Mara come mi era capitato, mesi fa, con Rubinia. Stavolta però mi è capito anche con altri personaggi del tuo racconto.
Ad esempio, in questo passaggio:
Lui l’accarezzò su entrambe le guance: − Avrei scelto te e lasciato che uccidessero i miei familiari pur di seguirti.
Mara gli sfiorò le labbra, commossa: − E il tuo studio di architetto?
Ecco, uno che dice una frase del genere per me qualche turba psichica deve averla, e lei gli va dietro addirittura commuovendosi.
Ma Mara, inoltre, come fa a non angosciarsi per la morte dei suoi amici d’infanzia? Pare non gliene freghi nulla. Il loro ingresso sulla scena precede di pochissimo la loro uscita, e finiscono per essere quello che effettivamente Mara, con i suoi comportamenti, pensa di loro, cioè nulla.
Anche la chiusa finale con il “tradimento” di Mara... Scusa la franchezza, ma valeva la pena renderla così stronza da sputtanare la sorella in quel modo? Oltretutto in una scena precedente ce le hai mostrate molto unite...
Qualche accorgimento qua e là: cerca, se puoi, di ripetere più spesso il nome della protagonista perché nelle prime righe entrano in scena così tanti nomi che se non specifichi il soggetto di un’azione si rischia di fare confusione.
Poi ci sono, anche qui come in “Spicchio di cielo”, dei punti in cui ti sei persa qualche parola per strada. Mi stupisce, per questo motivo, vederti postare il tuo racconto con così ampio anticipo sulla scadenza, probabilmente basterebbe qualche altra lettura, il tempo ce l’hai. Però ho visto in rete che hai pubblicato diversi romanzi, quindi sono sicuro che in questa circostanza si è trattato solo di piccole sviste.
Ti faccio alcuni esempi:
-Piero era alla guida del con accanto Mariagrazia
- Mara gli sfiorò le labbra di Mara
...Facciamoci un giro per conto −.
...avessero contenuto e depositi di viveri.
In quest’altro passaggio, invece, probabilmente hai invertito il personaggio perché la sorella di Mara non può parlarle dandole del lei:
Leonora, la quale le si avvicinò calma e si rivolse a Mara: − Ha il coraggio di dare della ribelle a sua sorella?
Comunque devi insistere e proseguire con questa tua passione, hai belle idee e i risultati arriveranno senz’altro.


Mentiskarakorum:

Il racconto è senz’altro scorrevole e piacevole da leggere.
Al di là dei paletti narrativi, che hai senz’altro azzeccato, mi piace il modo che hai di ammiccare al lettore. È tipico della prima persona in un certo tipo di narrazioni, e anche questa si sposa bene con questo modo di fare. Mi spiego meglio: ammiccare al lettore e rivolgersi direttamente a lui sottintende una certa ironia di fondo, e quello che capisco è che tu abbia voluto far trasparire questa ironia, a cominciare dal titolo e dalla cantilena che balla nella testa del protagonista, per arrivare al finale “trash”.
C’è un altro elemento che mi fa propendere verso l’intenzione umoristica del racconto, e cioè il fatto che il protagonista, che si trova nella merda fino al collo, “ferma il tempo” cominciando a descrivere se stesso e quello che fa, e come si è trovato in quella situazione, e lo fa usando il tempo presente. Questa scelta è tipica del racconto umoristico, e mi ha fatto venire in mente in molti passaggi la frase di apertura “salve, sono Troy McClure!” (sono sicuro tu colga la citazione).
Se questo non fosse un racconto volutamente umoristico, difficilmente potresti spiegare il fatto che il protagonista, nel bel mezzo del pericolo, si fermi per le presentazioni e lo faccia usando lo stesso tempo verbale scelto per tutto il racconto. È un po’ come quelle sigle di apertura dei telefilm degli anni ’80, dove il protagonista è intento, che so, a svitare una lampadina, poi all’improvviso si ferma e fa un ampio sorriso in camera, e sotto di lui compare il nome del personaggio interpretato insieme a quello dell’attore. Ecco, queste sono le immagini che leggere questo racconto mi ha suscitato.
In tutto questo, potrebbero esserci delle scelte lessicali un po’ troppo “forti” per lo spirito del racconto, ad esempio quando parli di “mestruo” o di “sperma”: possibile non ci fossero altri modi per rendere l’idea? Preciso, non è un commento bigotto il mio ma solo un appunto sulla coerenza di fondo che deve permeare la storia.

Legno di noce:
Il tuo racconto mi ha coinvolto molto, e tenuto davvero con il fiato sospeso.
Credo solo, non me ne volere, che il finale risulti un po’ troppo affrettato. Forse avresti potuto mostrare di più, calarci maggiormente nella realtà, darci qualche appiglio ulteriore. Di sicuro è una scelta azzeccata ambientare la storia in un posto che potremmo conoscere tutti, facendo rimandi a strade ed edifici che esistono realmente. Contribuisce a rendere ancora più angosciante e coinvolgente la storia.
Altro punto di forza secondo me è la gestione dei dialoghi. Hai usato un impianto stilistico molto attuale e comune a romanzi di successo recente. E’ facile nel tuo caso, e mai scontato in generale, ricondurre le parole a colui/colei che le pronuncia.
Posso solo chiederti come mai hai scelto di far parlare, ad uno dei personaggi, due lingue? Di solito mi è capitato di vederlo fare con le esclamazioni. Ad esempio, se Sarah avesse avuto occasione di, che so, pestarsi un dito con il martello mentre piantava una tenda, sentirle pronunciare un rabbioso “shit!” sarebbe stato più naturale che sentirle pronunciare “a flower” quando fino a pochi attimi prima ha parlato in italiano.
Comunque sono stato contento di leggerti e spero di poterlo fare ancora.


Gruenermond:
il tuo racconto storico è ben scritto, anche se molto lontano dai miei gusti personali. Mi piace l’uso della prima persona al passato, mi sa meno di telecronaca rispetto all’uso del tempo presente. Trovo anzi più sensato che si possa ricordare qualcosa che è appartenuto al proprio passato, e lo si faccia mostrando ciò che è stato. Forse è vero che la prima parte è un po’ appesantita da dialoghi pomposi, poi con l’arrivo dell’azione tutto scorre meglio.
Il finale, forse troncato un po’ troppo di netto, avrebbe potuto portarci meglio lo sconvolgimento interiore della protagonista.

Truemet:
Ciao, devo dire come prima cosa che i riferimenti a TWD con i nomi storpiati sono una chicca da veri nerd, e come tale l’ho apprezzata.
Però ho faticato a starti dietro per quasi tutto il racconto. L’idea alla base, il fatto che il processo di trasformazione sia reversibile, è una trovata interessante, ma avrebbe meritato una narrazione più ponderata e soprattutto coerente, senza dover essere per forza lenta. Se dai per scontata la reversibilità della trasformazione, devi un minimo contestualizzarla, farla digerire al lettore con i tempi giusti. Invece la fai diventare una girandola di trasformazioni che fa perdere il filo.
In alternativa, avresti potuto presentare la novità di questa trasformazione reversibile come il colpo di scena finale, ma mi rendo conto che sarebbe stato un racconto completamente diverso.
Sono sicuro, però, che scrivere questo pezzo ti abbia divertito un sacco, e questo secondo me è il modo migliore per iniziare a cimentarsi con la scrittura.

Francis Luke:
Caro Francis, il tuo è il racconto che mi è piaciuto di più. Avvincente e dal finale sorprendente.
In alcuni passaggi avresti forse potuto presentare meglio i personaggi, contestualizzare meglio le scene (non si capisce subito, all’inizio, di chi è la ferita che il reverendo sta bendando, se sua o di altri, e in questo caso avresti potuto tranquillamente fare subito il nome di Franciszek).
Ma davvero, dovrei sforzarmi per trovare qualcosa che non va. Spero di poterti leggere ancora.

CLASSIFICA FINALE:
1) Montecristo
2) La midriasi bianca
3) In fondo al mar
4) 1478
5) Mordimi
6) La strada delle mattonelle blu
 
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view post Posted on 16/4/2021, 11:57
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CITAZIONE (Legno Di Noce @ 15/4/2021, 20:53) 
Ecco qua. Scusate il ritardo.
Spero di non essere risultato pedante nei toni, ho fatto molti esempi per essere utile. Se non siete d'accordo su qualcosa fatemi sapere.

La strada dalle mattonelle blu.

Il punto di forza è l’incipit, almeno nella misura in cui mette subito in campo la posta in gioco permettendo di volerne sapere di più.
L’aderenza al tema è anch’essa rispettata.
Mi piace anche il lessico asciutto perfettamente in linea con l’atmosfera e il setting del racconto, che evita inutili retoriche impressioniste e altre metafore stucchevoli.

Credo che il tuo punto più debole sia tutto lo stile nella sua chiarezza.
La prosa risulta un po’ confusa. Ci sono troppi riferimenti a persone e troppi nomi buttati in sole dieci righe “Mara, la direttrice, Rinaldo, Leonora, Piero, Mariagrazia, Casimiro e Luana”.
La scelta di riportare una linea di dialogo (quando Mara ricorda il dialogo della direttrice) senza usare i trattini o il corsivo stona con il resto del racconto.
Qui invece: “Lei guardò le mattonelle blu e le associò ai lunghi pomeriggi silenziosi di prima.” non è chiaro quale sia il nesso tra le mattonelle blu e i pomeriggi silenziosi.
“Rinaldo e Leonora avevano giocato insieme a lei con gli animaletti di legno intagliati e dipinti da quest’ultima” periodi come questo sono un po’ legnosi. Avresti potuto riordinarlo in questo modo per evitare di ripetere “da quest’ultima”:
Esempio “Mara guardò le mattonelle blu e le associò ai lunghi pomeriggi silenziosi di prima, quando giocava insieme a Rinaldo e Leonora con gli animaletti di legno che si divertiva a intagliare e dipingere, e non erano ancora comparsi gli automi a rimpiazzare le specie rare di animali sempre più indebolite dalle continue mutazioni dell’ambiente.” Anche in questo modo, però, il periodo risulta un po’ pesante, per via dell’eccesso di informazioni lanciate tutte insieme.
“Il lavoro di programmatrice informatica l’aveva aiutata a capire il motivo di quei sacrifici programmati ogni anno” avresti potuto sostituire “programmati” con “pianificati” per evitare la ripetizione con la radice di “programmatrice”.
“Associò il blu dell’ultima mattonella all’insegna dell’archivio della biblioteca” Il fatto che il blu le ricordi anche la biblioteca oltre che i pomeriggi confonde ulteriormente, inoltre ti sconsiglio di ricorrere a due rievocazioni così ravvicinate tra loro e prodotte dal medesimo stimolo.
La dinamica della morte dei quattro compagni non è chiara. Non si capisce dove si trovi Mara. Prima viene detto che cammina su una strada, poi si trova in uno stadio… Oppure è fuori dallo stadio e guarda da lontano? Ma in quel caso le sarebbe impossibile vedere così nel dettaglio dentro i finestrini. Forse mi sono perso qualcosa io, non riesco a capire. Sta guardando da uno schermo? Ma in quel caso perché i poliziotti le dicono di andare via se è una cosa pubblica?
In generale dovresti lavorare sulle descrizioni, che a volte sono valide, mentre altre volte non permettono di visualizzare la scena.
Ci sono tante altre cose che si possono migliorare, ma ci metterei troppo ad elencartele tutte. Ti consiglio di leggere qualche manuale di scrittura, ti aiuterebbe a disfarti di una certa legnosità nella prosa.

Poi le reazioni dei personaggi sono un po’ bizzarre, come quando Mara vede morire i suoi amici e pochi minuti dopo, quando parla con la sorella, sembra essere solo un po’ malinconica, come se fosse andata male ad un esame.
Dovresti lavorare anche sui dialoghi, sono molto didascalici: in particolare la sorella parla in un modo che ricorda molto una soap opera, con discorsi a cuore aperto e sogni e speranze confessate in un tono che suona un po’ finto. Ci sono anche troppi riferimenti a cose che non conosciamo e che creano confusione “gruppi artistici, pittori amici della direttrice ecc.”
Inoltre se tu lavorassi sulle azioni che i personaggi compiono prima di parlare non avresti bisogno di ripetere “disse” e “replicò” in continuazione, e questo ti aiuterebbe a snellire la prosa.
Ad esempio:
Mara replicò: − Un giro, per decidere chi fra i due mi tocca scegliere, come da accordi con la Direttrice. A proposito, dov’è?
Mara si grattò la nuca: - Un giro, per decidere chi fra i due mi tocca scegliere, come da accordi con la Direttrice. A proposito, dov’è?
Ogni tanto lo hai fatto. Tipo “Mara chinò la testa.”, ma ti consiglio di farlo più spesso, non avere paura di mettere beat prima di un dialogo, sono sempre meglio dei dialogue tag e rendono più viva la scena.


Montecristo.

Ho poche critiche da farti. Sei molto bravo e si vede che sei uno scrittore che sa quel che fa.
Tra le poche note negative una è che il tuo racconto in certi punti presenta personaggi un po’ clichè. Non tanto nel loro ruolo, ma nei tratti di personalità. In particolare la figura del generale o direttore di un centro di detenzione o di un campo di concentramento che si diverte a fare giochi psicologici con i detenuti è un po’ sterotipata. È una figura presente in tante storie, ad esempio ce n’è uno simile in L’uccello che girava le viti del mondo di Murakami, nel film Quella sporca ultima meta, o ancora in 1984 col personaggio di O’Brian. Ma mentre alcuni di questi “cattivi” esprimono una certa autorialità, il tuo generale si perde in un sadismo generico che si confonde con molti film, romanzi e telefilm già visti. Manca il tuo tocco, almeno a parer mio. È un errore che faccio anche io quando mi trovo a scrivere personaggi per i racconti, alcuni li pesco da immagini già viste in molti film per fare prima e non gli do la giusta cura per renderli miei.
Altra nota. La guardia la tiene ferma con un piede sul ventre. “Che diavolo pensavi di fare? Sporca tedesca!” La stella di David è ricamata sulla stoffa della giacca al braccio destro, al petto brillano diverse piastrine militari. È strano che in un contesto del genere l’attenzione del reverendo vada sull’uniforme del soldato. Sembra un po’ forzato, ma nulla di grave.
Ti segnalo anche la frase “silenzio surreale” che è un po’ clichè, e forse un uso eccessivo dei puntini di sospensione, ma quello è un gusto personale.

In fondo al mar

Sei bravo, e anche tanto. Sinceramente non ho trovato difetti, se non magari il modo che il tuo pdv ha di rivolgersi con quel tono confidenziale un po’ stereotipato al lettore “Come diavolo ci sono finito qui?” oppure tutti quegli “ok”.
La scena di panico collettivo l’ho trovata un po’ sbrigativa, avrei preferito vedere più dettagli, specie sull’emozione del pdv in quel momento. Alla fine dura sì e no un rigo: sembra la bozza di una scena di panico più che una scena di panico vera e propria.


1478

Per me il problema non sta tanto nella prima persona al passato, ma nel modo in cui più volte oscilli tra mostrato e raccontato, e questo risulta in uno stile un po’ ambiguo. Uno dei problemi maggiori che ho trovato sono i dialoghi: “Caterina, figlia mia. So bene cosa ti costa sopportare tutto questo. Conosco la mia bambina, hai un animo nobile e pacifico, non ti piace tutto questo parlar di uccisioni e sangue. Il tuo babbo lo sa, ma è accecato dal potere, tu porta pazienza: appena saremo liberi da questa situazione potrai farti internare nel monastero” I personaggi parlano in modo troppo didascalico, come se non ci fosse un sotto testo, come se fossero su un palco davanti a una platea o in uno soap opera su rai 1.
Si riesce a percepire bene l’ansia della protagonista, seppure il modo enfatico che ha di descrivere qualunque cosa alimenta la sensazione plasticosa che viene dalla lettura complessiva del racconto, ovvero quella sensazione di essere davanti allo sceneggiato di un drammaturgo, più idoneo al teatro che al romanzo o al racconto.
Il tema direi che è centrato. Mi è piaciuta anche l’idea di creare un’ucronia nella Firenze del quattrocento.
Ora: scrivere dialoghi irrealistici ed enfatici non è necessariamente un errore, e il tuo stile punta molto sulla teatralità più che sul realismo. È vero che i dialoghi devono sempre essere espressivi e mai reali, però bisogna trovare il giusto bilanciamento, tu punto molti di più sulla prima che sulla seconda. Esistono romanzi scritti così che funzionano, ma serve aver letto molto e aver un buon orecchio, altrimenti si corre il rischio di risultare un po’ kitsch. È una scelta coraggiosa ma che comporta molti rischi. Visti i tempi in cui viviamo sconsiglierei di provare a scrivere un romanzo o un racconto così oggi.


Mordimi

Mi è piaciuta la gestione di certi dettagli crudi nelle scene, anche se ho trovato diversi inciampi stilistici.
Hai la strana tendenza a rimuovere i soggetti delle azioni, i pronomi e gli articoli:
“Si portò l’indice alla bocca. Shame smise di parlare. Con la mano sfilò la Glock dalla fondina.” Chi sfila la Glock?
“Una mano viscida cercò di braccarlo. Afferrò il braccio e lo trascinò a sé. Il corpo volò oltre la porta.” Chi afferrò il braccio? Il corpo di chi?
All’inizio pensavo che lo zombie avesse afferrato Dick, ma poi scopro che il soggetto di “afferrò il braccio” è Dick.
“Dick tenne d’occhio entrambe le porte. Tolse il bastone dal petto. Fece tre respiri profondi e morsicò il collo del Dormiente con forza. Gli occhi spenti si accesero, riportando alla luce iride e pupille. Shame mollò la presa.”
Gli occhi spenti di chi? Di Dick o del non morto? Non essendoci un personaggio punto di vista chiaro ed essendo anche Dick a quanto pare una sorta di vampiro è difficile dirlo.

Anche il world building risulta molto confuso. Troppi nomi tra dormienti, non morti, già morti ecc. Ti consiglio di progettare le scene prima di scriverle. Prova a stilare un riassunto schematico di quello che ti serve per far arrivare il flusso di informazioni al lettore, scegliendo in quali momenti inserire scene di azione e in quali i dialoghi. Progetta la scena in modo da dire quello che serve senza spiegoni. Se scrivi tutto di getto come ti viene, è normale che tu non riesca a tenere le redini del flusso informativo.
Sembra che tu abbia in mente il cinema quando scrivi. È come se tu avessi un film in testa che funzionerebbe con una videocamera, ma non con la narrativa scritta. Iniziare un racconto o romanzo con tre o più personaggi sconosciuti al lettore, dei quali ognuno richiede una specifica caratterizzazione e gestione della sua posizione nella scena, e farli muovere tutti insieme in una sequenza d’azione è un po’ difficile.

Essendo così esterni al punto di vista è difficile sentirsi coinvolti nella scena finale, Anche se in generale i paletti tematici sono rispettati.



La voce delle foglie.


Sei abile nel creare atmosfera western. Per un attimo mi è sembrato di essere dentro un romanzo di Cormac McCarthy.

Il racconto mi sembra un po’ troppo fuori tema, sia per l’aspetto dell’ucronia che per la scena di panico. Sulla scelta del protagonista diciamo ni.

Per quanto riguarda lo stile, l’incipit mi è parso confuso per via dei troppi nomi: abbiamo il vecchio, Jack, Donnie e Billy. Ho dovuto rileggere ogni rigo per assicurarmi di chi fosse chi e se il vecchio fosse il morto (viso che lo guarda con indifferenza e ricambia).
“Quindi scaricò a terra la cassa (non senza accertarsi prima che il coperchio fosse ben inchiodato).”
Questa parentesi non ha molto senso usata così. Avresti potuto semplicemente scrivere “Si accertò che il coperchio della cassa fosse ben inchiodato e la scaricò a terra.” Perché mettere tra parentesi un gesto che è parte di una normale sequenza di azioni della scena? Non è un riferimento a qualcosa di esterno o una postilla di qualche tipo.
C’è un uso eccessivo di frasi clichè come “eco senza fine”, “urlo lacerante” ecc. Limandole la qualità della prosa aumenterebbe. Usare un gergo desueto può starci visto il contesto, ma cerca di non eccedere in espressioni enfatiche e banali. Se vuoi un esempio di una prosa che rende bene quello che voglio dire prova a leggere Meridiano di sangue di McCarthy.
“Quella stessa maledizione aveva portato Billy nella sua testa, e l'aveva resa l’unica anima presente e invisibile allo stesso tempo.” A mio avviso questo spieghino è eccessivo anche in uno stile raccontato. Avrei preferito che avessi lasciato capire al lettore le ragioni del legame tra il protagonista e la voce nella sua testa.
Fai anche un uso eccessivo di verbi percettivi come “vide” o “sentì”, sono troppi anche per uno stile raccontato. Se succede qualcosa, prova a descriverla e basta: se la scena è pensata bene capiremo da soli che è lo sguardo del pdv a osservarla.

Per quanto riguarda il world building ho trovato tutta la digressione sugli elfi un qualcosa che sarebbe stato bene in un romanzo, ma non in questo racconto. Non aiuta in alcun modo né il proseguo della storia né a comprendere il contesto che porta il protagonista a parlare con gli spiriti. È un qualcosa di troppo vago e lontano per interessare davvero al lettore.

Classifica:

1) In fondo al mar

2)Montecristo.

3)La voce delle foglie.

4)1478

5) mordimi

6)La strada delle mattonelle blu

Ti ringrazio del commento.
Hai ragione, ahimè trovare dei tratti propri e originali con cui dipingere un personaggio è una delle cose più difficili, spesso siamo influenzati da opere già viste/lette senza nemmeno accorgercene (è per questo che il parere altrui sarà sempre insostituibile).

CITAZIONE (Marco S. Di Fonzo @ 15/4/2021, 23:59) 
Alexandra Fischer:

Ciao Alexandra
Hai questo modo molto interessante di sviluppare il pensato della protagonista di turno, e al tempo stesso descrivere il contesto in cui si trova. A volte, però, quest’ultimo tende a sparire un po’, soverchiato dall’ego proprio della stessa protagonista. Fatico, in certi frangenti, a entrare in empatia con lei, perché certe sue azioni mi sembrano un po’ forzate, poco naturali. Come anche certi suoi comportamenti. Mi è capitato con Mara come mi era capitato, mesi fa, con Rubinia. Stavolta però mi è capito anche con altri personaggi del tuo racconto.
Ad esempio, in questo passaggio:
Lui l’accarezzò su entrambe le guance: − Avrei scelto te e lasciato che uccidessero i miei familiari pur di seguirti.
Mara gli sfiorò le labbra, commossa: − E il tuo studio di architetto?
Ecco, uno che dice una frase del genere per me qualche turba psichica deve averla, e lei gli va dietro addirittura commuovendosi.
Ma Mara, inoltre, come fa a non angosciarsi per la morte dei suoi amici d’infanzia? Pare non gliene freghi nulla. Il loro ingresso sulla scena precede di pochissimo la loro uscita, e finiscono per essere quello che effettivamente Mara, con i suoi comportamenti, pensa di loro, cioè nulla.
Anche la chiusa finale con il “tradimento” di Mara... Scusa la franchezza, ma valeva la pena renderla così stronza da sputtanare la sorella in quel modo? Oltretutto in una scena precedente ce le hai mostrate molto unite...
Qualche accorgimento qua e là: cerca, se puoi, di ripetere più spesso il nome della protagonista perché nelle prime righe entrano in scena così tanti nomi che se non specifichi il soggetto di un’azione si rischia di fare confusione.
Poi ci sono, anche qui come in “Spicchio di cielo”, dei punti in cui ti sei persa qualche parola per strada. Mi stupisce, per questo motivo, vederti postare il tuo racconto con così ampio anticipo sulla scadenza, probabilmente basterebbe qualche altra lettura, il tempo ce l’hai. Però ho visto in rete che hai pubblicato diversi romanzi, quindi sono sicuro che in questa circostanza si è trattato solo di piccole sviste.
Ti faccio alcuni esempi:
-Piero era alla guida del con accanto Mariagrazia
- Mara gli sfiorò le labbra di Mara
...Facciamoci un giro per conto −.
...avessero contenuto e depositi di viveri.
In quest’altro passaggio, invece, probabilmente hai invertito il personaggio perché la sorella di Mara non può parlarle dandole del lei:
Leonora, la quale le si avvicinò calma e si rivolse a Mara: − Ha il coraggio di dare della ribelle a sua sorella?
Comunque devi insistere e proseguire con questa tua passione, hai belle idee e i risultati arriveranno senz’altro.


Mentiskarakorum:

Il racconto è senz’altro scorrevole e piacevole da leggere.
Al di là dei paletti narrativi, che hai senz’altro azzeccato, mi piace il modo che hai di ammiccare al lettore. È tipico della prima persona in un certo tipo di narrazioni, e anche questa si sposa bene con questo modo di fare. Mi spiego meglio: ammiccare al lettore e rivolgersi direttamente a lui sottintende una certa ironia di fondo, e quello che capisco è che tu abbia voluto far trasparire questa ironia, a cominciare dal titolo e dalla cantilena che balla nella testa del protagonista, per arrivare al finale “trash”.
C’è un altro elemento che mi fa propendere verso l’intenzione umoristica del racconto, e cioè il fatto che il protagonista, che si trova nella merda fino al collo, “ferma il tempo” cominciando a descrivere se stesso e quello che fa, e come si è trovato in quella situazione, e lo fa usando il tempo presente. Questa scelta è tipica del racconto umoristico, e mi ha fatto venire in mente in molti passaggi la frase di apertura “salve, sono Troy McClure!” (sono sicuro tu colga la citazione).
Se questo non fosse un racconto volutamente umoristico, difficilmente potresti spiegare il fatto che il protagonista, nel bel mezzo del pericolo, si fermi per le presentazioni e lo faccia usando lo stesso tempo verbale scelto per tutto il racconto. È un po’ come quelle sigle di apertura dei telefilm degli anni ’80, dove il protagonista è intento, che so, a svitare una lampadina, poi all’improvviso si ferma e fa un ampio sorriso in camera, e sotto di lui compare il nome del personaggio interpretato insieme a quello dell’attore. Ecco, queste sono le immagini che leggere questo racconto mi ha suscitato.
In tutto questo, potrebbero esserci delle scelte lessicali un po’ troppo “forti” per lo spirito del racconto, ad esempio quando parli di “mestruo” o di “sperma”: possibile non ci fossero altri modi per rendere l’idea? Preciso, non è un commento bigotto il mio ma solo un appunto sulla coerenza di fondo che deve permeare la storia.

Legno di noce:
Il tuo racconto mi ha coinvolto molto, e tenuto davvero con il fiato sospeso.
Credo solo, non me ne volere, che il finale risulti un po’ troppo affrettato. Forse avresti potuto mostrare di più, calarci maggiormente nella realtà, darci qualche appiglio ulteriore. Di sicuro è una scelta azzeccata ambientare la storia in un posto che potremmo conoscere tutti, facendo rimandi a strade ed edifici che esistono realmente. Contribuisce a rendere ancora più angosciante e coinvolgente la storia.
Altro punto di forza secondo me è la gestione dei dialoghi. Hai usato un impianto stilistico molto attuale e comune a romanzi di successo recente. E’ facile nel tuo caso, e mai scontato in generale, ricondurre le parole a colui/colei che le pronuncia.
Posso solo chiederti come mai hai scelto di far parlare, ad uno dei personaggi, due lingue? Di solito mi è capitato di vederlo fare con le esclamazioni. Ad esempio, se Sarah avesse avuto occasione di, che so, pestarsi un dito con il martello mentre piantava una tenda, sentirle pronunciare un rabbioso “shit!” sarebbe stato più naturale che sentirle pronunciare “a flower” quando fino a pochi attimi prima ha parlato in italiano.
Comunque sono stato contento di leggerti e spero di poterlo fare ancora.


Gruenermond:
il tuo racconto storico è ben scritto, anche se molto lontano dai miei gusti personali. Mi piace l’uso della prima persona al passato, mi sa meno di telecronaca rispetto all’uso del tempo presente. Trovo anzi più sensato che si possa ricordare qualcosa che è appartenuto al proprio passato, e lo si faccia mostrando ciò che è stato. Forse è vero che la prima parte è un po’ appesantita da dialoghi pomposi, poi con l’arrivo dell’azione tutto scorre meglio.
Il finale, forse troncato un po’ troppo di netto, avrebbe potuto portarci meglio lo sconvolgimento interiore della protagonista.

Truemet:
Ciao, devo dire come prima cosa che i riferimenti a TWD con i nomi storpiati sono una chicca da veri nerd, e come tale l’ho apprezzata.
Però ho faticato a starti dietro per quasi tutto il racconto. L’idea alla base, il fatto che il processo di trasformazione sia reversibile, è una trovata interessante, ma avrebbe meritato una narrazione più ponderata e soprattutto coerente, senza dover essere per forza lenta. Se dai per scontata la reversibilità della trasformazione, devi un minimo contestualizzarla, farla digerire al lettore con i tempi giusti. Invece la fai diventare una girandola di trasformazioni che fa perdere il filo.
In alternativa, avresti potuto presentare la novità di questa trasformazione reversibile come il colpo di scena finale, ma mi rendo conto che sarebbe stato un racconto completamente diverso.
Sono sicuro, però, che scrivere questo pezzo ti abbia divertito un sacco, e questo secondo me è il modo migliore per iniziare a cimentarsi con la scrittura.

Francis Luke:
Caro Francis, il tuo è il racconto che mi è piaciuto di più. Avvincente e dal finale sorprendente.
In alcuni passaggi avresti forse potuto presentare meglio i personaggi, contestualizzare meglio le scene (non si capisce subito, all’inizio, di chi è la ferita che il reverendo sta bendando, se sua o di altri, e in questo caso avresti potuto tranquillamente fare subito il nome di Franciszek).
Ma davvero, dovrei sforzarmi per trovare qualcosa che non va. Spero di poterti leggere ancora.

CLASSIFICA FINALE:
1) Montecristo
2) La midriasi bianca
3) In fondo al mar
4) 1478
5) Mordimi
6) La strada delle mattonelle blu

Grazie anche del l tuo commento, Marco. Ho ancora molto da imparare sulla gestione del contesto e dei personaggi.
 
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view post Posted on 16/4/2021, 18:36
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Custode di Ryelh
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Buon salve a tutti. Arrivati a giro di boa del mese, mi sembra che tutti gli autori abbiano postato i loro commenti e ne stia nascendo un bel dibattito costruttivo. La giuria sta cominciando a muoversi e nei prossimi giorni comincerà a elaborare commenti e graduatoria. Nelle prossime due settimane (lo so, lo so, siamo lentissimi, ma contate che si devono mettere assieme diverse teste, ognuna con i suoi impegni, letterari e non) completeremo tutto e posteremo. Anticipo, poi, che il primo di maggio partiremo con il prossimo Skannatoio.
Non posso anticipare nulla, ma stiamo valutando di fare qualcosa di speciale, anche per omaggiare i tanti arrivati nel forum.

Stay tuned!!
 
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view post Posted on 16/4/2021, 21:35

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Ciao, Francis Luke. Scusa la poca chiarezza, devo fare molta attenzione a questo tipo di tecnica narrativa, snellire, usare frasi semplici. Dosare meglio i pensieri e i drammi e la verosimiglianza.

Ciao, gruenemond, sono contenta che la storia nel complesso ti sia piaciuta, però hai ragione, devo stare molto attenta a non cadere nel tranello del troppo raccontato.

Ciao, truemet. No, la colpa della tua difficoltà di lettura è solo mia.
Devo stare attenta. Ai dialoghi e a molte cose (mostrare le scene in modo semplice con pochi passaggi). Grazie di avermi fatto notare il refuso.

Ringrazio Mentiskarakorum per aver apprezzato la mia storia pur con le imperfezioni.

Per Francis Luke: sì, la scelta di Mara è di dover scegliere di sacrificare il fidanzato o la sorella per non morire a sua volta. E lei ha scelto il fidanzato (la sorella viveva nel passato).

Ciao, Legno di Noce.
Farò tesoro dei tuoi consigli per evitare una resa così traballante della storia in futuro. Ne va della scorrevolezza e della coerenza. Mi rincresce di averti resa complessa la lettura. Lavorerò anche meglio su gesti e dialoghi per evitare i brutti: dire e replicò.

Ciao, Marco di Fonzo.
Scusa per le brutte sviste, hai ragione, una rilettura non fa mai male, specie con margini temporali così ampi che ingannano proprio per quello ("tanto ho tempo") e magari si sommano delle nuove idee su come rendere il parlato che vanno a inficiare quanto già scritto. E' una questione di doverci lavorare su, eccome.
Grazie dell'incoraggiamento e dell'interesse dimostrato per me per i miei scritti pubblicati in rete.
 
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view post Posted on 26/4/2021, 06:50
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Si avvicina la fatidica data del primo maggio. Spero che lo skannatoio di maggio sia gustoso perché questa volta ho la possibilità (in fatto di tempo, la musa ispiratrice sapete com'è: è molto capricciosa) di partecipare.
 
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view post Posted on 29/4/2021, 23:39
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Custode di Ryelh
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Eccoci qui, gente ed ecco commenti e graduatoria della giuria:

LA STRADA DELLE MATTONELLE BLU Di Alexandra Fischer

Ciao, Shanda e piacere di leggerti. Dunque, il tuo racconto stavolta è davvero difficile da valutare. Togliamo subito il dente: come al solito, il background del racconto è fumoso e molte azioni dei personaggi non si comprendono, proprio perché non si capisce il contesto che le genera. Perché la gente sta scappando su Aquarius? Chi sono i sovversivi? Perché chi non parte viene ucciso? Perché a Mara viene data la scelta sulla vita altrui? Ci sono letteralmente decine di momenti in cui sembra che la trama vada avanti a caso, o meglio, perché spinta da qualcosa che ti sei dimenticata di mostrare al lettore. Lo so che non si può spiegare tutto e subito, ma devi cercare di trovare un equilibrio che non lasci spaesato il lettore. A parte questo, il tuo racconto votato a un raccontato (o “tell”) assoluto, che inghiotte qualsiasi tentativo di mostrare effettivamente la trama. Facci caso: per ogni azione o per ogni cosa che emerge da azioni o parole dei protagonisti, ce ne sono dieci che compaiono da ricordi indiretti o da palesi narrazioni esterne. Interrompere la storia in questo modo spegne qualsiasi immersività e non permette al lettore di godersi fino in fondo la storia: è come se, mentre cercassi di vedere un film, ci fosse una voce costante di sottofondo del tipo “ecco, ora Ginopippo è triste perché pensa alle vacanze in Bassa Padana. Ora ricorda la nebbia sul fiume, le zanzare che lo divoravano: è per questo che è diventato entomologo…”.
Anche i dialoghi sono inefficaci: sono artificiali e poco credibili. Non fanno trasparire alcuna emozione, eppure ci sono un sacco di momenti o elementi che dovrebbero spingere al pathos in questa storia (dal fatto che la protagonista è orfana, alla morte dei suoi amici), ma le azioni e le reazioni dei personaggi sono sempre troppo statiche. Queste sono le problematiche principali (ce ne sarebbero altre, ma preferisco concentrarmi sulle più gravi). Ti segnalo due refusi:

“alla guida del con”
“Mara gli sfiorò le labbra di Mara”

Non ci siamo, Shanda. Staolta davvero non ci siamo.
TEMA RISPETTATO

Montecristo di Francis Luke
Ciao, Francis e piacere di leggerti. Allora, ammetto che il tuo racconto offre uno spunto molto insolito e d’impatto. L’idea di un mondo invertito, in cui i nazisti sono i buoni e gli ebrei i cattivi è stata abbastanza difficile da assimilare e una volta fatto, il racconto scorre abbastanza bene e raggiunge l’obiettivo di offrire uno spaccato alternativo sulla miseria piccola e grande del genere umano. Il prete buono che tradisce i suoi compagni dopo essere stato a sua volta tradito è un personaggio sicuramente vile, ma che non si riesce a odiare fino in fondo, proprio perché si intuisce una debolezza, più che un’effettiva malvagità e uguali sentimenti suscita la scena (devo dire, molto d’impatto) dei compagni di sventura che, scientemente, lo sacrificano con un gesto così subdolo e apparentemente gentile che mi ha fatto pensare al Bacio di Giuda. Sicuramente, avresti potuto far meglio nella narrazione in alcune parti: la scena in cui il protagonista versa il gas nelle docce è abbastanza confusa enon si capisce se le frasi che lui senta siano effettivamente reali o frutto della sua immaginazione. D’altra parte, soprattutto nella seconda parte, hai abbastanza calcato la mano sul fornire il pensiero del protagonista che prova disgusto verso sé stesso, cos corretta, ma che probabilmente avresti potuto mostrare meglio tramite dialoghi e azioni (che ci sono, però avresti potuto approfondire, asciugando la parte di riflessione autocommiseratoria). A parte questo, anche narrativamente parlando direi che siamo davanti a un racconto solido, per cui penso di potemri complimentare.
Alla prossima!!
TEMA RISPETTATO


Mordimi di truemet
Piacere di leggerti, true, Dunque, il racconto ha una buona narrazione, con un mostrato solido che presenta pochissime sbavature e una terza persona ben costruita. Da questo punto di vista, ho davvero pochissimo da contestare. La trama è abbastanza nei canoni del postapocalittico con zombie ed è evidente il tuo volerti ricollegare a The walking Dead (anche nella citazione nei nomi dei personaggi). Ecco, da questo punto di vista penso che avresti potuto osare di più: la trama sembra davvero presa di peso da un film/serie di zombie a caso e ne segue tutti gli stereotipi e i cliché. Per contro, gli unici elementi potenzialmente innovativi, ossia il morso che fa tornare in vita gli zombie e la loro suddivisione in “Perduti” e “dormienti”, non viene mai spiegata e rischia di perdersi nella narrazione. Se a questo ci aggiungi che i rapporti pregressi tra i personaggi non sono minimamente approfonditi, la sensazione che se ne ricava è quella che ti coglie quando vedi un episodio casuale di una serie tv: magari puoi apprezzare trama e narrativa, ma ci saranno sempre elementi di contesto che non riuscirai a capire. A parte questo, ti segnalo una scena che andrebbe rivista (il combattimento con il primo non morto non chiarissimo. Se lo stanno bloccando dal petto, come fa Marie ad afferrarlo da dietro?).
Alla prossima!!
Ti segnalo un refuso:
"Si accovacciarono dietro una Ford. Con un cenno della testa indicò un cinema poco più avanti."
Chi lo fa?
TEMA: nella giuria abbiamo discusso abbastanza e non ci sembra che la scelta che il protagonista deve prendere rientri totalmente nell'intenzione della specifica, perciò, SPECIFICA RISPETTATA SOLO PARZIALMENTE.

In fondo al mar di Mentiskarakorum
Allora, Mentis, per questo racconto devo dare due giudizi. Il primo è per la seconda parte. Il testo scorre bene, è bello pieno di tensione e posso dire di aver apprezzato il tuo sforzo di rendere la distorsione per cui il protagonista è terrorizzato da animali innocui che, anzi, in film e documentari di solito suscitano meraviglia. Non mi ha convinto il fatto che il protagonista e lo zoologo trattino l’esplosione della centrare quasi come un fatto di secondaria importanza (al punto che il protagonista vorrebbe direttamente tornare a casa, senza passare dagli uffici), ma la scena finale riequilibra il tutto con una conclusione tutto sommato divertente. La prima parte, invece, è quasi illeggibile. È un mappazzone terrificante di infodump e raccontato, utile solo a tirare addosso al lettore il background del protagonista e le motivazioni della sua fobia. Si tratta di informazioni utili, ma che avresti potuto fornire al lettore tramite dialoghi, interazioni o flashback: messo così, sembra un lunghissimo “riassunto degli episodi precedenti”, solo che è lungo quanto metà racconto. Peccato, Mentis, stavolta proprio non ci siamo
SPECIFICA RISPETTATA PARZIALMENTE: capisco la tua idea, il "sacrificio" del protagonista dovrebbe essere quello di afrontare la sua paura, ma penso che tu abbia deviato leggermente dall'idea del tema. hai proposto una problematica psicologica, mentre quello che era richiesto era un dubbio etico. Apprezziamo davvero l'idea, però non è totalmente corretta.

La midriasi bianca
Ciao Legno e piacere di leggerti. Dunque, di questo racconto posso dire di avere sicuramente apprezzato la scena dell’occhio che compare sulla mano, che mi ha vagamente ricordato Evil Dead, e la devastazione finale, molto evocativa. Per il resto rilevo problemi a livello di stile e di trama. Il primo è lento, infarcito di aggettivi, avverbi e interposizioni di narrato. Facci caso: nei punti in cui eccedi in questi difetti, il testo è più lento e la tensione che vorresti trasmettere ne risulta smorzata, cosa tra le più deleterie per un racconto breve, che basa molto della sua forza in questi dettagli. Per quanto riguarda il secondo, invece, ammetto di non aver ben capito cosa sia successo e, soprattutto, non sono riuscito a inquadrare una serie di elementi: che fine fanno i ricercatori che sono andati sul vulcano? Da dove salta fuori la foresta? Cosa rappresentano l’occhio e l’uovo? Chi sta parlando nella voce del protagonista? Che rapporto lega il protagonista e Toboga? Sono tutta una serie di elementi (e ce ne sarebbero altri) che non approfondisci e che lasci monchi, dando al lettore quella sgradevole sensazione di essersi dimenticato di leggere qualcosa. Fa attenzione e ricorda sempre: non tutto quello che è chiaro nella tua mente lo è anche nel testo.
SPECIFICA RISPETTATA
Alla prossima!!



1478 di Gruenermond
Dunque, il racconto riprende le vicende che portarono alla caduta della Famiglia Pazzi e allo stabilirsi del dominio Mediceo su Firenze. Informandomi un pochino, mi sembra di vedere che tu abbia romanzato abbastanza sulla vicenda, in quanto Jacopo de Pazzi fu giustiziato e non morì combattendo, ma immagino che questo fosse il tuo modo per presentare un’ambientazione distropica (GIURIA, GLIELA DIAMO VALIDA?). A parte questo, la trama è abbastanza lineare e non ci sono grossi colpi di scena o situazioni particolari. I personaggi sono totalmente monodimensionali, eccezion fatta per la protagonista, di cui ti sei sforzato di mostrare il tormento interiore. Il tentativo è riuscito in parte, più che altro perché, nel momento più saliente del racconto (quello in cui opta per la fuga, piuttosto che per il matrimonio) hai affidato i suoi tormenti a un lungo monologo interiore, in cui praticamente l’azione si ferma e il racconto diventa un flusso ininterrotto di pensieri. È una parte pesantissima da leggere e penso che sarebbe stato meglio alleggerirlo con azioni che evidenziassero il tormento della ragazza e con qualche dialogo, magari preghiere in cui esprime i suoi dubbi alla Vergine. A livello di stile, direi che c’è parecchio su cui lavorare. In primis, conviene operare un’asciugatura del testo, con cui ridurre al minimo indispensabile aggettivi e avverbi, che in alcuni punti diventano sovrabbondanti e appesantiscono la narrazione. Anche il lessico, troppo enfatico e aulico, è difficile da seguire è spezza qualsiasi finzione narrativa in favore di un testo che risulta palesemente costruito a tavolino per essere artificiale: ricorda, non è la prosa altisonante o l’uso di termini desueti che da profondità a un racconto, ma la sapiente e costante opera di costruzione di un’efficace tensione narrativa. Anche i dialoghi soffrono di un problema simile, in quanto risultano palesemente artificiali e costruiti in modo da risultare drammatici e aulici: anche se i tuoi personaggi sono calati in un contesto temporale diverso, è sempre opportuno farli parlare in modo realistico, magari utilizzando sapienti richiami al contesto storico per dare l’illusione che siano persone del tempo. In questo, ti suggerisco l’esempio dei personaggi della saga di Eternal War di Livio Gambarini, dove i personaggi, pur vivendo nella Firenze del 200, non parlano certo in dialetto fiorentino arcaico.

Cominciamo a lavorare con questo e poi, nei prossimi racconti, vedremo di migliorare gradatamente.
SPECIFICA NO RISPETTATA: ne abbiamo discusso abbastanza e, a nostro goudizio, la scelta della protagonista di sacrificare la sua famiglia per potersi fare suora non rientra nel tema richiesto. Paradossalmente, per la volontà di prendere i voti che ha dimostrato fin dall'inizio, sarebbe stata più idonea la scelta inversa, perché avrebbe voluto dire sacrificare la cosa per lei più importante.
Alla prossima!!


La voce delle foglie di Marco di Fonzo
Ciao, Marco e piacere di leggerti. Dunque, in un mondo fantasy un giovane becchino che vede gli spiriti va a trovare la tomba di un suo amico morto, ricordando avenimenti di tanti anni prima. A livello di trama, possiamo rilevare un plot confuso, in cui infili una miriade di elementi che, alla fine dei conti, non servono a nulla per la storia. L’enclave elfica, i rapporti con il padre, il fatto che Donnie veda gli spiriti, la frana, la storia del suo nome… se si volesse andare a cercare, almeno un terzo di questo racconto non serve a nulla ai fini della trama e non fornisce alcun elemento di caratterizzazione effettiva dei personaggi e dell’ambientazione. A livello di stile, la problematica principale è un raccontato pervasivo e pesante, che frantuma costantemente il POW della terza persona (che dovrebbe seguire il punto di vista di Donnie) e finisce per essere una costante interposizione della narratore e dei suoi giudizi. Un racconto in terza persona dovrebbe seguire il personaggio-punto di vista, descrivendo le sue azioni e i suoi pensieri in modo concreto: se cominciano a comparire cose che, palesemente, il personaggio non sta pensando o non avrebbe modo di pensare, allora stai sbagliando a gestire la narrazione. Attenzione alla ridondanza delle descrizioni: non serve a nulla, ad esemio, specificare che un personaggio non segue i consigli di un altro personaggio, se, subito dopo, gli fai compiere un’azione che viola quei consigli. Attenzione anche a espressioni che possono sembrare belle a livello di suono, ma che, nel concreto, non significano nulla: “per un tempo che parve rallentare fino a fermarsi del tutto” calato nel contesto del racconto, non ha alcun senso. Un altro appunto: il bambino prima si presenta come "voce nella sua testa", poi sembra acquisire consistenza parziale, poi sembra che possa vederlo... se non garantisci una coerenza in questo genere di apparizioni, creerai solo confusione.
SPECIFICA NON RISPETTATA.
Alla prossima!!

Ed ecco la gruaduatoria della giuria

1)MONTECRISTO di Francis Luke
2)IN FONDO AL MAR, IN FONDO AL MAR di Mentiskarakorum
3)LA MIDRIASI BIANCA di Legno di Noce
4)MORDIMI di Truemet
5)La strada delle mattonelle Blu di Shanda
6)1478 di Gruenermond
7)LA VOCE DELLE FOGLIE di Marco S. Di Fonzo


Come sempre, se avete dubbi o perplessità, non abbiate paura di chiedere!!


Nella giornata del 30 farò i conteggi per la graduatoria finale e decreterò il vincitore. Poi provvederò a postare il tema del prossimo SKANNATOIO SPECIALE
 
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view post Posted on 30/4/2021, 00:34
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CITAZIONE (White Pretorian 2.0 @ 30/4/2021, 00:39)
La midriasi bianca
Ciao Legno e piacere di leggerti. Dunque, di questo racconto posso dire di avere sicuramente apprezzato la scena dell’occhio che compare sulla mano, che mi ha vagamente ricordato Evil Dead, e la devastazione finale, molto evocativa. Per il resto rilevo problemi a livello di stile e di trama. Il primo è lento, infarcito di aggettivi, avverbi e interposizioni di narrato. Facci caso: nei punti in cui eccedi in questi difetti, il testo è più lento e la tensione che vorresti trasmettere ne risulta smorzata, cosa tra le più deleterie per un racconto breve, che basa molto della sua forza in questi dettagli. Per quanto riguarda il secondo, invece, ammetto di non aver ben capito cosa sia successo e, soprattutto, non sono riuscito a inquadrare una serie di elementi: che fine fanno i ricercatori che sono andati sul vulcano? Da dove salta fuori la foresta? Cosa rappresentano l’occhio e l’uovo? Chi sta parlando nella voce del protagonista? Che rapporto lega il protagonista e Toboga? Sono tutta una serie di elementi (e ce ne sarebbero altri) che non approfondisci e che lasci monchi, dando al lettore quella sgradevole sensazione di essersi dimenticato di leggere qualcosa. Fa attenzione e ricorda sempre: non tutto quello che è chiaro nella tua mente lo è anche nel testo.
SPECIFICA RISPETTATA
Alla prossima!!

Ciao White Pretorian. Ti ringrazio per il feedback, tuo e della giuria.

Ammetto di aver lasciato criptiche molte parti dell'ambientazione di proposito. Magari avrei potuto inserire più dialoghi in cui i protagonisti si interrogavano sul significato di ciò che accadeva intorno a loro, senza tuttavia tradirmi in spiegazioni didascaliche o monismi interpretativi.

Per quanto riguarda l'eccesso di aggettivi e avverbi non mi è chiaro se tu ti riferisca a ogni scena del racconto o solo a quelle più concitate. Se mi facessi qualche esempio di questo e delle interposizioni di narrato te ne sarei grato.

In ogni caso mi ha divertito molto questa competizione e spero di partecipare anche alla prossima. Grazie ancora.
 
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view post Posted on 30/4/2021, 07:24
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CITAZIONE (White Pretorian 2.0 @ 30/4/2021, 00:39) 
Eccoci qui, gente ed ecco commenti e graduatoria della giuria:


In fondo al mar di Mentiskarakorum
Allora, Mentis, per questo racconto devo dare due giudizi. Il primo è per la seconda parte. Il testo scorre bene, è bello pieno di tensione e posso dire di aver apprezzato il tuo sforzo di rendere la distorsione per cui il protagonista è terrorizzato da animali innocui che, anzi, in film e documentari di solito suscitano meraviglia. Non mi ha convinto il fatto che il protagonista e lo zoologo trattino l’esplosione della centrare quasi come un fatto di secondaria importanza (al punto che il protagonista vorrebbe direttamente tornare a casa, senza passare dagli uffici), ma la scena finale riequilibra il tutto con una conclusione tutto sommato divertente. La prima parte, invece, è quasi illeggibile. È un mappazzone terrificante di infodump e raccontato, utile solo a tirare addosso al lettore il background del protagonista e le motivazioni della sua fobia. Si tratta di informazioni utili, ma che avresti potuto fornire al lettore tramite dialoghi, interazioni o flashback: messo così, sembra un lunghissimo “riassunto degli episodi precedenti”, solo che è lungo quanto metà racconto. Peccato, Mentis, stavolta proprio non ci siamo
SPECIFICA RISPETTATA PARZIALMENTE: capisco la tua idea, il "sacrificio" del protagonista dovrebbe essere quello di afrontare la sua paura, ma penso che tu abbia deviato leggermente dall'idea del tema. hai proposto una problematica psicologica, mentre quello che era richiesto era un dubbio etico. Apprezziamo davvero l'idea, però non è totalmente corretta.

Cari amici di penna, certamente mi aspettavo di essere bacchettato per la prima parte. In realtà, come spiegavo prima negli altri commenti, il mio era un esperimento: volevo vedere che effetto faceva avere un testo con un enorme infodump all'inizio. Mi sa che non lo farò più :) il mio obiettivo resta, comunque, avvicinarmi allo stile dei grandi scrittori di Best Sellers americani, in cui le parti di mostrato vengono sapientemente inframezzate al raccontato. Per me lo stile giusto è quello che arriva prima al lettore e gli permette di godersi una storia senza rendersi conto di stare leggendo qualcosa. Una soluzione è in parte data dalla scrittura immersiva ma, a parere contrario (ovviamente) a quello di chi vende corsi di mostrato, questa rimane una soluzione insufficiente. A mio parere, le parti di raccontato possono essere usate in determinati contesti, che sto cercando di esplorare, anche sulla base delle letture dei romanzi degli autori che tutti conosciamo e amiamo. Detto questo, grazie per aver gradito la seconda parte e il finale che è stato decisamente buttato lì senza troppa pianificazione (ma che, inspiegabilmente per me, è stato apprezzato).
Pronto a riprovarci la prossima volta, grazie a tutti per la pazienza e i commenti. Spero un po' di avervi intrattenuto ;)
 
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view post Posted on 30/4/2021, 10:14
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Ciao White, grazie a te e a tutta la giuria (quanti siete? Chi siete? :lol: ). Mi ha un po' stupito che il mostrato sia stato giudicato solido e ne sono molto contento. Fino a pochi mesi fa non ero a conoscenza del mostrato e del raccontato, rileggendo tutto ciò che ho scritto negli anni mi sono reso conto che ho sempre utilizzato il mostrato farcito di una bella dose di raccontato. Questo era il mio primo tentativo di solo mostrato e, pur avendo moltissimo da migliorare, sono soddisfatto dei giudizi.
Per tutto il resto sono d'accordo come per gli altri commenti ricevuti. Spesso si capisce poco di chi compie l'azione o di cosa sta succedendo. Mi spiace di non aver reso la difficoltà del personaggio nel dover riportare in vita l'antagonista, nella mia testa la scelta era molto difficile, ma quello che ho scritto non rappresenta quello a cui avevo pensato.

Il tema della gara mi ha spinto a buttarmi su un racconto horror, prima volta in assoluto per me (e non avete idea di quante battute abbia tolto, più che TWD stava venendo fuori L'alba dei morti dementi). Gli zombie sono la mia passione ma non ho mai letto libri sul tema (mi sono messo in moto per farlo) pertanto era inevitabile che venisse fuori qualcosa tratto dai tantissimi film e videogiochi che mi hanno intrattenuto in questi anni. Diciamo che ho fatto la scelta sbagliata oppure dovevo stare molto più attento mentre scrivevo.

Questa mia prima esperienza nello Skannatoio mi è piaciuta, l'ho trovata molto costruttiva e mi ha spinto anche a leggere con più attenzione del normale. Vorrei sapere se nelle prossime "edizioni" è possibile, nel caso non riuscissi a partecipare attivamente postando un racconto, rilasciare soltanto i commenti. Senza classifica, senza che vengano considerati validi al fine della gara. E nel caso scrivessi qualche castroneria vorrei che mi venisse fatta notare, è la mia prima volta anche in questo.
 
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view post Posted on 30/4/2021, 20:34
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Ed ecco la graduatoria finale, comprensiva di voti dei partecipanti, voto della giuria e specifiche speciali:

Per quanto riguarda queste ultime, la giuria ha valutato che le specifiche aggiuntive fossero state rispettate dalle seguenti persone:

A BRAVE NEW WORLD: Montecristo, In fondo al mar, La strada delle mattonelle blu,

TERROR PANICO: Midriasi Bianca,


1)MONTECRISTO di Francis Luke = 5+1+1+2+2+1+1-2 = 11
2)IN FONDO AL MAR, IN FONDO AL MAR di Mentiskarakorum = 1+1+3+4+1+3+2-2= 13
3)LA MIDRIASI BIANCA di Legno di Noce = 4+2+2+2+3+2+3-2 = 16
4)1478 di Gruenermond = 3+3+3+1+4+4+6 =24
5)LA VOCE DELLE FOGLIE di Marco S. Di Fonzo = 2+5+6+5+5+3+7 = 33
4)MORDIMI di Truemet = 6+4+5+6+5+5+4 = 35
4)La strada delle mattonelle Blu di Shanda = 6+4+4+6+6+6+5-2 = 35


Quindi, annuncio la vittoria dello Skannatoio edizione Marzo - Aprile 2021 di Francis Luke, con MONTECRISTO
 
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view post Posted on 30/4/2021, 21:14
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CITAZIONE (truemet @ 30/4/2021, 11:14) 
Vorrei sapere se nelle prossime "edizioni" è possibile, nel caso non riuscissi a partecipare attivamente postando un racconto, rilasciare soltanto i commenti. Senza classifica, senza che vengano considerati validi al fine della gara. E nel caso scrivessi qualche castroneria vorrei che mi venisse fatta notare, è la mia prima volta anche in questo.

Ti rispondo io perché il Pretoriano ha bisogno di sonno :lol: sperando di accostarmi al suo pensiero: i commenti sono graditi SEMPRE! :B):

 
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view post Posted on 1/5/2021, 09:29

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Ciao a tutti. Senza voler scendere nel melodramma, sappiate che mi è appena capitato di spiegare a mia figlia di 7 anni quanto sia importante ricevere delle critiche negative per quello che si fa, soprattutto quando sono motivate, e soprattutto quanto sia importante saperle accettare. Le sto trasmettendo questo insegnamento mentre ho davanti a me questo sito, con le vostre recensioni. Quindi ci terrei nuovamente a ringraziarvi tutti perché il servizio che ognuno di voi rende - anche quello dei partecipanti - è fondamentale in un percorso di crescita. Il mio primo pensiero sarebbe quello di riscrivere la storia facendo tesoro dei vostri suggerimenti, e poi riproporvela, perché uno avrebbe voglia di dimostrare subito che ha capito, che può e che SA fare meglio. Ma questa pagina si gira e si affronta quella dopo, perché è così che va.
Quindi spero di farmi venire qualche idea per il prossimo Skannatoio, o magari quelli dopo, e ritrovarvi tutti qui ai nastri di partenza insieme a me. Ciao!
 
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view post Posted on 1/5/2021, 11:42
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Grazie a Pretorian e a tutta la giuria per i commenti ai racconti, da cui cercherò di trarre utili insegnamenti.
Ci tenevo a ringraziare tutti i partecipanti per la bella esperienza, credo che si possa imparare davvero molto dal confronto costruttivo con altri scrittori e lettori. Spero di riuscire a partecipare anche alla prossima e in quel caso di ritrovarvi tutti pronti e agguerriti :b:
 
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view post Posted on 1/5/2021, 12:12
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CITAZIONE (Francis Luke @ 1/5/2021, 12:42) 
Grazie a Pretorian e a tutta la giuria per i commenti ai racconti, da cui cercherò di trarre utili insegnamenti.
Ci tenevo a ringraziare tutti i partecipanti per la bella esperienza, credo che si possa imparare davvero molto dal confronto costruttivo con altri scrittori e lettori. Spero di riuscire a partecipare anche alla prossima e in quel caso di ritrovarvi tutti pronti e agguerriti :b:

Dai vieni anche il prossimo mese :) così si vedrà chi la spunterà per due punticini :1391975825.gif:
 
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view post Posted on 1/5/2021, 17:12

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Ciao White Pretorian, grazie del commento.
Ti do ragione su tutta la linea, devo stare molto più attenta. Mi scuso per la difficoltà che ti ho dato nel leggermi. Sì, devo aggiustare parecchio.
 
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