Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio Maggio - Giugno 2021 - POLLY RUSSELL, TESSAGLIA: OPERAZIONE M.I.S.H.A.

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view post Posted on 9/6/2021, 09:45
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CITAZIONE (Nazareno Marzetti @ 9/6/2021, 09:42)
CITAZIONE (Legno Di Noce @ 8/6/2021, 23:49) 
Ciao Mentis, mi dispiace che il mio racconto stia piacendo così poco.

Se ti spaventi per il commento di Mentis, quando leggi il mio scapperai a gambe levate :lol:

Non provocarmi :)
 
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view post Posted on 9/6/2021, 12:53
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CITAZIONE (shanda06 @ 7/6/2021, 17:05) 
DISPOSITIVO CEREBRALE MOBILE di Truemet Tema centrato. Descrizione del protagonista al risveglio davvero magistrale nella resa dei dettagli. Interessante lo spunto del DCM rubato (in pratica equivale a un furto d’identità). Ben congegnato il mondo che hai creato, fatto di pagamenti virtuali e della possibilità di un DCM provvisorio). Il protagonista si muove per indizi che ne chiariscono l’identità poco a poco attraverso dialoghi e descrizioni molto accurate (dialogo con la signora di mezza età che lo soccorre e quello con la cameriera Jessica, quella del bar del quale il Nostro ha conservato lo scontrino). Interessante che nel DCM provvisorio le informazioni lo portino nella casa di un uomo ricco (e lui non lo è) e anche che abbia tenuto un’informazione in memoria: è un tecnico informatico. L’esplorazione della casa e la scoperta del lupo ologramma che riattiva l’occhio del protagonista chiariscono il tutto. Il Nostro è stato clonato per uccidere il proprietario della villa (McKnight) al ristorante e il suo sosia è il vero se stesso (lo scopre usandone il DCM, in pratica una carta d’identità che si applica come un microchip, giusto?) Così è la fine per la povera Jessica. Molto bello l’omaggio a Polly Russell nei titoli della cineteca della villa.
Attento:
ti scrivo la frase corretta:
mi dà la nausea.
Scuoto la testa.
Scuoto di nuovo la testa

Ciao shanda, sei stata velocissima a commentare! =)
Innanzitutto grazie.
La storia non è esattamente quella da te descritta, anche Mentis ha scritto di non aver capito il finale, ho sbagliato nel comunicare al lettore quello che ho in mente, è uno dei miei problemi principali, imparerò :D

Sì, il DCM è tipo una carta d'identità/portafoglio/cellulare/chiavi insomma un dispositivo legato al cervello, che fa tutto, ma che si può falsificare.
McKnight/Blaze/Seth sono diverse identità che usa il protagonista, killer di professione, che è stato rimpiazzato dal suo clone (se avessi dovuto scrivere una storia completa, sarebbe stato trovato mezzo morto in una discarica, non sano in mezzo all'immondizia, e senza l'occhio "digitale" probabilmente).
L'ologramma del lupo è come vengono comunicati gli obiettivi da uccidere (seguendo la scia che solo l'occhio in possesso dei killer può tracciare).
La persona al ristorante è la vittima designata (senza nome nella storia), e quello che lo uccide è il sosia del protagonista, ucciso a sua volta. Probabilmente ho messo troppa carne al fuoco per il poco spazio a disposizione, ma uno che ci sa fare riesce comunque a comunicare le cose per bene. Ritenta, sarai più fortunato (me lo dico da solo!)

Grazie per i refusi. La prossima volta mi puoi scrivere anche gli errori? Come li ho scritti io, così li trovo più facilmente, soprattutto se scrivo cose senza senso D:
 
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view post Posted on 9/6/2021, 13:44
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CITAZIONE (MentisKarakorum @ 8/6/2021, 21:02) 
Dispositivo Cerebrale Mobile

Prime Impressioni. Ciao truemet. Piacere di leggerti. Il tuo racconto mi è piaciuto, anche se, forse per colpa mia, non ho colto il finale.

Aderenza al Tema. Mi sembra tutto ok.

Punti di Miglioramento. Non starò a farti le pulci, perché non credo che tu ne abbia bisogno. C’è solo una nota stonata nel finale. Il pdv dice “adesso ricordo tutto” e poi metti un punto. Lì mi sono detto “cosa ha ricordato?”, è un pdv in prima persona e quindi non può nascondere dettagli al lettore: deve dirci tutto quello che il tuo personaggio pensa... Tra l’altro: quello che ricorda io non l’ho capito, e di conseguenza mi manca cogliere il succo della vicenda. Lo hanno clonato… perché? Sarebbe un sicario? Boh. A cosa serve il lupo che vede? È un programma che aiuta in qualche modo il personaggio, ma da dove viene? Chi ce l’ha messo?

Punti Forti. Hai scelto una prima persona immersiva, che spesso usa il tell. Non mi è dispiaciuto, anzi. A differenza del corrispettivo racconto di Legno di Noce, qui non ho avuto difficoltà a seguire la narrazione e l’effetto telecronaca c’è, ma è molto minore. Quindi, molto bene. Ho apprezzato molto la scena in cui il pdv va al cinema e scorre il campionario dei film, dai titoli bizzarri e divertenti (quando ho letto “007 va in pensione” mi sono messo a ridere, e non capita spesso).
La vicenda in sé funziona molto bene, il tizio si risveglia senza memoria e deve ricordare chi è. Il leitmotiv è tipico di molti film di fantascienza, come Atto di Forza, Paycheck e anche di commedie, come il noto Notte da Leoni. Insomma, sappiamo che questo trucco funziona bene, e anche qui lo usi a dovere.

Conclusioni. Ho letto il racconto volentieri, proprio perché incuriosito di sapere cosa c’era sotto e di capire chi era in realtà il pdv e perché ha perso la memoria, ma il finale non mi ha permesso di capire tutto, forse per colpa mia, sia chiaro. In definitiva, un buon pezzo, andrà alto in classifica.

Ciao Mentis, grazie. Come no? Devi assolutamente farmi le pulci, siamo qui per questo :D
Ne ho bisogno eccome, visto anche i problemi che hai giustamente evidenziato dopo.

CITAZIONE
Il pdv dice “adesso ricordo tutto” e poi metti un punto. Lì mi sono detto “cosa ha ricordato?”, è un pdv in prima persona e quindi non può nascondere dettagli al lettore

D'accordissimo. Se sei nel PdV devi sapere quello che sa lui. Vale anche in terza persona, sempre scrittura immersiva è.
Purtroppo il racconto era finito e l'ho chiuso (male) così. Diciamo che perlomeno ero consapevole dell'errore :D è peggio quando ti sembra una cosa e invece è un'altra.

Oltre al finale credo di aver comunicato male la storia fin dal principio, per evitare di raccontare in modo esterno la vicenda finisco per non raccontarla proprio D:
Ti riporto sotto spoiler (così se già letto si può saltare) quello che ho scritto nel messaggio precedente

Il DCM è tipo una carta d'identità/portafoglio/cellulare/chiavi insomma un dispositivo legato al cervello, che fa tutto, ma che si può falsificare.
McKnight/Blaze/Seth sono diverse identità che usa il protagonista, killer di professione, che è stato rimpiazzato dal suo clone (se avessi dovuto scrivere una storia completa, sarebbe stato trovato mezzo morto in una discarica, non sano in mezzo all'immondizia, e senza l'occhio "digitale" probabilmente).
L'ologramma del lupo è come vengono comunicati gli obiettivi da uccidere (seguendo la scia che solo l'occhio in possesso dei killer può tracciare).
La persona al ristorante è la vittima designata (senza nome nella storia), e quello che lo uccide è il sosia del protagonista, ucciso a sua volta


Credo che ci siano le risposte (scritte alla buona) alle tue domande, domande che se fosse scritto bene un lettore non dovrebbe farsi, quindi la colpa non è certamente tua, il testo è quello e si deve capire.

Io l'effetto telecronaca la chiamo lista della spesa XD non l'ho mai sopportata ed è per questo che fino a poco tempo fa odiavo la prima persona, ora ho scoperto che odiavo la prima persona scritta male. (evidentemente avevo letto solo quella).
Ad esempio quella nel tuo racconto (spoiler) mi è piaciuta molto, quello che secondo me è importante è vivere il PdV, non creare un elenco di ciò che fa. È quello che mi piacerebbe riuscire a fare, ma un conto è vederlo scritto da altri e un altro è riuscire a farlo.
Mi potresti riportare qualche esempio di tell che ho scritto? Per l'appunto io non me ne rendo nemmeno conto. Non che ci veda niente di male nell'usarlo, ma se uno lo usa perché non sa come uscire da ciò che ha scritto o quando parte lo spiegone allora mi trovo a disagio nel leggerlo, tanto da leggere velocemente quello che c'è scritto per poter andare avanti. Questo anche se si tratta dei miei autori preferiti, lo spiegone stra-abusato è ciò che mi ha tenuto lontano dalla narrativa fino ai 30 anni.
L'editoria è piena di tell, ma alcuni autori mi fanno sanguinare gli occhi dopo una pagina, in altri me ne accorgo solo se analizzo il testo frase per frase.
 
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view post Posted on 9/6/2021, 14:23
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CITAZIONE (truemet @ 9/6/2021, 14:44) 
CITAZIONE (MentisKarakorum @ 8/6/2021, 21:02) 
Dispositivo Cerebrale Mobile

Prime Impressioni. Ciao truemet. Piacere di leggerti. Il tuo racconto mi è piaciuto, anche se, forse per colpa mia, non ho colto il finale.

Aderenza al Tema. Mi sembra tutto ok.

Punti di Miglioramento. Non starò a farti le pulci, perché non credo che tu ne abbia bisogno. C’è solo una nota stonata nel finale. Il pdv dice “adesso ricordo tutto” e poi metti un punto. Lì mi sono detto “cosa ha ricordato?”, è un pdv in prima persona e quindi non può nascondere dettagli al lettore: deve dirci tutto quello che il tuo personaggio pensa... Tra l’altro: quello che ricorda io non l’ho capito, e di conseguenza mi manca cogliere il succo della vicenda. Lo hanno clonato… perché? Sarebbe un sicario? Boh. A cosa serve il lupo che vede? È un programma che aiuta in qualche modo il personaggio, ma da dove viene? Chi ce l’ha messo?

Punti Forti. Hai scelto una prima persona immersiva, che spesso usa il tell. Non mi è dispiaciuto, anzi. A differenza del corrispettivo racconto di Legno di Noce, qui non ho avuto difficoltà a seguire la narrazione e l’effetto telecronaca c’è, ma è molto minore. Quindi, molto bene. Ho apprezzato molto la scena in cui il pdv va al cinema e scorre il campionario dei film, dai titoli bizzarri e divertenti (quando ho letto “007 va in pensione” mi sono messo a ridere, e non capita spesso).
La vicenda in sé funziona molto bene, il tizio si risveglia senza memoria e deve ricordare chi è. Il leitmotiv è tipico di molti film di fantascienza, come Atto di Forza, Paycheck e anche di commedie, come il noto Notte da Leoni. Insomma, sappiamo che questo trucco funziona bene, e anche qui lo usi a dovere.

Conclusioni. Ho letto il racconto volentieri, proprio perché incuriosito di sapere cosa c’era sotto e di capire chi era in realtà il pdv e perché ha perso la memoria, ma il finale non mi ha permesso di capire tutto, forse per colpa mia, sia chiaro. In definitiva, un buon pezzo, andrà alto in classifica.

Ciao Mentis, grazie. Come no? Devi assolutamente farmi le pulci, siamo qui per questo :D
Ne ho bisogno eccome, visto anche i problemi che hai giustamente evidenziato dopo.

CITAZIONE
Il pdv dice “adesso ricordo tutto” e poi metti un punto. Lì mi sono detto “cosa ha ricordato?”, è un pdv in prima persona e quindi non può nascondere dettagli al lettore

D'accordissimo. Se sei nel PdV devi sapere quello che sa lui. Vale anche in terza persona, sempre scrittura immersiva è.
Purtroppo il racconto era finito e l'ho chiuso (male) così. Diciamo che perlomeno ero consapevole dell'errore :D è peggio quando ti sembra una cosa e invece è un'altra.

Oltre al finale credo di aver comunicato male la storia fin dal principio, per evitare di raccontare in modo esterno la vicenda finisco per non raccontarla proprio D:
Ti riporto sotto spoiler (così se già letto si può saltare) quello che ho scritto nel messaggio precedente

Il DCM è tipo una carta d'identità/portafoglio/cellulare/chiavi insomma un dispositivo legato al cervello, che fa tutto, ma che si può falsificare.
McKnight/Blaze/Seth sono diverse identità che usa il protagonista, killer di professione, che è stato rimpiazzato dal suo clone (se avessi dovuto scrivere una storia completa, sarebbe stato trovato mezzo morto in una discarica, non sano in mezzo all'immondizia, e senza l'occhio "digitale" probabilmente).
L'ologramma del lupo è come vengono comunicati gli obiettivi da uccidere (seguendo la scia che solo l'occhio in possesso dei killer può tracciare).
La persona al ristorante è la vittima designata (senza nome nella storia), e quello che lo uccide è il sosia del protagonista, ucciso a sua volta


Credo che ci siano le risposte (scritte alla buona) alle tue domande, domande che se fosse scritto bene un lettore non dovrebbe farsi, quindi la colpa non è certamente tua, il testo è quello e si deve capire.

Io l'effetto telecronaca la chiamo lista della spesa XD non l'ho mai sopportata ed è per questo che fino a poco tempo fa odiavo la prima persona, ora ho scoperto che odiavo la prima persona scritta male. (evidentemente avevo letto solo quella).
Ad esempio quella nel tuo racconto (spoiler) mi è piaciuta molto, quello che secondo me è importante è vivere il PdV, non creare un elenco di ciò che fa. È quello che mi piacerebbe riuscire a fare, ma un conto è vederlo scritto da altri e un altro è riuscire a farlo.
Mi potresti riportare qualche esempio di tell che ho scritto? Per l'appunto io non me ne rendo nemmeno conto. Non che ci veda niente di male nell'usarlo, ma se uno lo usa perché non sa come uscire da ciò che ha scritto o quando parte lo spiegone allora mi trovo a disagio nel leggerlo, tanto da leggere velocemente quello che c'è scritto per poter andare avanti. Questo anche se si tratta dei miei autori preferiti, lo spiegone stra-abusato è ciò che mi ha tenuto lontano dalla narrativa fino ai 30 anni.
L'editoria è piena di tell, ma alcuni autori mi fanno sanguinare gli occhi dopo una pagina, in altri me ne accorgo solo se analizzo il testo frase per frase.

Guarda, sinceramente, a me che qualcosa sia scritto in tell o in show don't tell non me ne frega proprio niente. L'importante è che quando lo leggo mi trasporti nella storia, e che non mi annoi.. e, possibilmente, visto che ho poco tempo per leggere, che sia anche scorrevole e non debba perdere ventordici ore a capirci qualcosa.
Arrivando a te, sì: hai chiarito qualche dubbio, ma ancora non ho capito perché il tizio è stato sostituito da un sosia. Ma vabbè, sono io che forse mi faccio troppe seghe mentali.
Riguardo alle frasi di tell che ho notato leggendo il tuo pezzo, di nuovo: per me non sono errori, e, comunque, ciò che so della differenza tra mostrato e raccontato viene solo dall'esperienza nei forum e dai manualoni/video gratuiti di chi sai tu (non sono corsista di nessuno), quindi potrei anche dire cose sbagliate. Visto che me l'hai chiesto:
ci sono un paio di frasi in cui il tuo pdv esplicita sensazioni interne al lettore:

"Dall’occhio sinistro non vedo nulla."
"Non ricordo niente, ma almeno ho avuto indietro parte della mia vita"

Qui secondo me, se vuoi proprio usare la prima persona pura, canonica insegnata dai nostri amici, se vuoi esprimere questi concetti devi farlo veramente come se ti stessi rivolgendo a te stesso: "merda, cos'è questa cortina scura di fronte all'occhio sinistro? Cazzo, l'occhio è fuori uso"; "Ok, qualcosa ricordo, ma come cazzo sono finito in quella discarica?"
Se vuoi evita il turpiloquio, a me piace usarlo perché, alla fine, quando uno ragiona con se stesso spesso e volentieri ha emozioni forti che se espresse tirerebbero giù i santi dal cielo. Qui sono scelte, l'effetto collaterale, comunque, è solo che non puoi far leggere i racconti alla mamma.
Altri piccoli elementi di tell:

"Fisso l’agente con occhi da cerbiatto, speriamo funzioni."

Qua ho capito quello che voi dire, ma rischi di perdere il punto fisso sul pdv: di colpo mi hai portato fuori dalla testa del protagonista e mi hai mostrato i suoi occhi. Forse meglio qualcosa del tipo: "alzo le sopracciglia e mi sforzo di piangere, speriamo che quel coglione abbocchi".

Altra minuzia:

"La voce virtuale non mi lascerà in pace finché non avrò comprato qualcosa."

Qui stai proprio spiegando al lettore qualcosa che il pdv sa benissimo, forse qui meglio qualcosa come: "cazzo, devo proprio comprare qualcosa perché si levi dalle palle?"
Vedi tu, come ho detto sono minuzie, e certamente io non sono nessuno per correggere il tuo "show don't tell".
 
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view post Posted on 9/6/2021, 16:16
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CITAZIONE (MentisKarakorum @ 9/6/2021, 15:23) 
Guarda, sinceramente, a me che qualcosa sia scritto in tell o in show don't tell non me ne frega proprio niente. L'importante è che quando lo leggo mi trasporti nella storia, e che non mi annoi.. e, possibilmente, visto che ho poco tempo per leggere, che sia anche scorrevole e non debba perdere ventordici ore a capirci qualcosa.
Arrivando a te, sì: hai chiarito qualche dubbio, ma ancora non ho capito perché il tizio è stato sostituito da un sosia. Ma vabbè, sono io che forse mi faccio troppe seghe mentali.
Riguardo alle frasi di tell che ho notato leggendo il tuo pezzo, di nuovo: per me non sono errori, e, comunque, ciò che so della differenza tra mostrato e raccontato viene solo dall'esperienza nei forum e dai manualoni/video gratuiti di chi sai tu (non sono corsista di nessuno), quindi potrei anche dire cose sbagliate. Visto che me l'hai chiesto:
ci sono un paio di frasi in cui il tuo pdv esplicita sensazioni interne al lettore:

"Dall’occhio sinistro non vedo nulla."
"Non ricordo niente, ma almeno ho avuto indietro parte della mia vita"

Qui secondo me, se vuoi proprio usare la prima persona pura, canonica insegnata dai nostri amici, se vuoi esprimere questi concetti devi farlo veramente come se ti stessi rivolgendo a te stesso: "merda, cos'è questa cortina scura di fronte all'occhio sinistro? Cazzo, l'occhio è fuori uso"; "Ok, qualcosa ricordo, ma come cazzo sono finito in quella discarica?"
Se vuoi evita il turpiloquio, a me piace usarlo perché, alla fine, quando uno ragiona con se stesso spesso e volentieri ha emozioni forti che se espresse tirerebbero giù i santi dal cielo. Qui sono scelte, l'effetto collaterale, comunque, è solo che non puoi far leggere i racconti alla mamma.
Altri piccoli elementi di tell:

"Fisso l’agente con occhi da cerbiatto, speriamo funzioni."

Qua ho capito quello che voi dire, ma rischi di perdere il punto fisso sul pdv: di colpo mi hai portato fuori dalla testa del protagonista e mi hai mostrato i suoi occhi. Forse meglio qualcosa del tipo: "alzo le sopracciglia e mi sforzo di piangere, speriamo che quel coglione abbocchi".

Altra minuzia:

"La voce virtuale non mi lascerà in pace finché non avrò comprato qualcosa."

Qui stai proprio spiegando al lettore qualcosa che il pdv sa benissimo, forse qui meglio qualcosa come: "cazzo, devo proprio comprare qualcosa perché si levi dalle palle?"
Vedi tu, come ho detto sono minuzie, e certamente io non sono nessuno per correggere il tuo "show don't tell".

Non è questione di "correggere" siamo qui per imparare, poi si può non essere d'accordo ma un'opinione diversa è sempre utile, come lo è stata la tua, grazie mille.

CITAZIONE
L'importante è che quando lo leggo mi trasporti nella storia, e che non mi annoi..

Esatto, fino a poco tempo fa non conoscevo la terminologia, ma i libri che mi annoiavano erano quasi tutti scritti in un tell spinto (di recente li ho riletti), e ho capito che era uno dei principali motivi che mi hanno fatto allontanare dai romanzi, uniti a un eccessivo uso di dialogue tag. Anche quest'ultimi non avevo idea di cosa fossero, ma libri infarciti di disse/rispose/replicò/ecc li ho sempre abbandonati senza sapere perché, semplicemente li catalogavo come "noiosi" e li abbandonavo.
Quindi diciamo che io sono sempre stato d'accordo con la scrittura trasparente senza nemmeno sapere cosa fosse, per molti è il contrario, anzi per quasi tutti dato che la maggioranza dei romanzi/racconti sono scritti in tell.
Poi c'è chi lo sa usare bene e chi male, ma vale anche per il mostrato, altrimenti possono venire fuori porcherie come:
"Fisso l’agente con occhi da cerbiatto, speriamo funzioni." che di mostrato non ha niente e come frase fa schifo comunque XD
Tra l'altro il tuo suggerimento è ottimo, così come gli altri riportati.

CITAZIONE
non ho capito perché il tizio è stato sostituito da un sosia. Ma vabbè, sono io che forse mi faccio troppe seghe mentali.

No, anche qui hai ragione, è un'informazione mancante che doveva essere scritta nella storia, nel mio sunto non l'ho riportata perché è inutile riportarlo dopo, quello che mi preme è che si capisca almeno quello che ho scritto (e a quanto pare no!). Poi non so nemmeno io perché l'abbiano sostituito, avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffé! XD
 
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view post Posted on 10/6/2021, 12:29
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Amen.
La classifica e i miei commenti sono dettati dal puro gusto personale, come i vostri, senza alcuna pretesa di obiettività.

Ora vado a riposarmi sennò mi viene una tendinite.


Nazareno Marzetti

L’enigma del lupo


Tema centrato. L’idea del lupo, un virus da computer che invade la psiche è carina. Mi sarebbe però piaciuto vedere qualcosa di più su questa entità e anche sull’idea dello Stato pontificio che ottiene potere.

Le descrizioni non mi sono piaciute. Oltre ad essere stereotipate sono di un minimalismo indifendibile. Sembra che il personaggio si muova in un mondo di cartapesta. Io ad Ancona non ci sono mai stato e per tutto il tempo sono riuscito a visualizzare pochissimo.
Ora: questa cosa la puoi fare se sei Milan Kundera, quindi riesci a creare un contesto in cui è la psicologia stessa dei tuoi personaggi e l’indagine dell’esistenza che vuoi fare a richiedere che ci sia una penna leggera. Ma nel tuo caso, nel caso di un personaggio così piatto, come un guscio vuoto che si muove su dei binari al servizio del signor “colpo di scena”, non c’è motivo di essere così avaro di dettagli. Arrivi addirittura a descrivere un bosco semplicemente come “un fitto bosco”.

La penuria di dettagli si estende appunto anche alla vita interiore del protagonista. Non c’è nessun conflitto interno interessante che mi spinga ad andare avanti nel racconto, è un desiderio di riscatto troppo generico, che non si declina in un conflitto più unico nel modo in cui il pdv se lo rappresenta. Mi spiego meglio: se l’unica cosa a tenere in piedi una narrazione è il mistero, almeno per me, non funziona. Ho bisogno che l’autore mi dimostri, in poche pagine, di avere un occhio interessante sull’essere umano, altrimenti è come bere una zuppa allungata con l’acqua del rubinetto.
Ovviamente con caratterizzato non intendo complesso, si può caratterizzare bene un personaggio anche se è una persona semplice.

“Voleva solo un paio di soldati cibernetici” Questo è una minuzia, ma contribuisce a rendere vacuo il protagonista. La cibernetica è la materia che studia i sistemi. Soldato cibernetico non significa nulla. L’uso del termine con l’accezione che ne dai tu è una deformazione nata nella cultura pop. Se il tuo personaggio è uno studente di protesi bioniche è poco credibile che usi termini così volgari e imprecisi per descrivere qualcosa per la quale dovrebbe avere infinitamente più competenza. Non è nulla di grave, ma si poteva evitare.

L’idea di rendere il protagonista quadrupede è carina, peccato che l’esecuzione non mi abbia convinto. Mi sono sentito troppo esterno al suo corpo, mancava qualsivoglia feedback tattile o propriocettivo che rendesse interessante l’esperienza. Sarò strano io, ma per me le sensazioni diverse dalla vista sono fondamentali.

“Due passi e si trovò immerso nei BOSCHI che separavano il polo universitario torrette dal quartiere posatora.
Non avendo controllo sul busto, corse a quattro zampe, completamente nudo, finché i suoni delle sirene non furono inghiottiti dai sottili rumori del BOSCO. Solo a quel punto si rialzò. La testa prese a pulsare e per un attimo temette di perdere l’equilibrio. Iniziò a camminare attraverso il BOSCO. Un BOSCO fitto e abbandonato a se stesso”
Avevo capito che stava camminando in un bosco già la prima volta che lo avevi scritto.

Ci sono anche problemi nella descrizione delle reazioni dei personaggi secondari e nei dialoghi:
“Ammirando gli arti robotici” Come fa il protagonista a dire che Giulia li sta ammirando? È il suo pdv o di Giulia?
Ma soprattutto: anche ammesso che in quella società sia normale farsi trapianti bionici, com’è possibile che abbia una reazione così pacata nel vedere il suo amico così trasformato? Per installare le protesi non è necessaria l’amputazione degli arti? E non batte ciglio? Ma poi, chi è Giulia? Non mi sembra venga introdotta prima del loro incontro, il personaggio dice semplicemente “da qui posso raggiungere la casa di Giulia”, perché non aggiungere un fraseggio interiore che ci avrebbe permesso di capire chi era e perché voleva raggiungerla? Capisco che il narratore esterno possa scegliere a piacimento quando sottrarre informazioni che dovremmo avere essendo dentro il punto di vista del pdv, ma non capisco perché farlo in questo momento.
Forse mi sono perso qualcosa io.

“Un braccio scattò, ma Rodolfo riuscì a bloccarlo a metà del suo tragitto verso il collo della ragazza. «Ti do un paio di giorni, poi sparerò a vista, chiaro?»”
Non soltanto qui non vediamo la reazione della ragazza a una “close to death experience”, ma non capisco come sia possibile che lei si senta così serena nel farlo dormire a casa propria dopo una cosa del genere. Che rapporto c’è tra loro due? Siamo sicuri che sia solo un’amica e non una compagna d’armi, bombarola anarchica brigatista?
Bastava poco, anche una linea di dialogo che facesse capire la ragione del loro legame, una promessa, un debito… qualcosa.
“entrambi avevano perso interesse nel combattimento e si limitavano a mantenere le prese” un altro cambio di pdv non necessario.

I dialoghi mancano di sottotesto, ovvero il non detto e l’indicibile, è tutto troppo didascalico. Hanno solo il ruolo di spiegare cose, e non di essere uno scalpello per far emergere il conflitto del protagonista in modo interessante o le psicologie degli interlocutori.
Il personaggio di Giulia sembra messo lì solo per allungare il brodo. La sensazione generale è che sia l’npc di un brutto videogioco di ruolo.
L’incontro con Venazio non è migliore: parla come se fossero dentro lo scontro di un battle shonen, spiegando ogni mossa che ha intenzione di fare. Mancava solo che uno dei due urlasse “Rasengan!” prima di colpire.
È tutto troppo finto. Se fosse stato un racconto per preadolescenti sarebbe andato bene, ma vista la violenza delle scene iniziali direi che non era quello l’intento.
Stesso discorso vale per le scene d’azione, mancano di mordente e di interiorità del pdv. Non fanno risuonare il suo modo personale di viverle, sono meri riempitivi.

Non capisco poi perché tu abbia scelto come antagonista finale Venazio. Voglio dire: che c’entra tutta questa roba sull’andare o non andare in guerra col conflitto interno del protagonista? Il racconto non parlava di quello fino a un secondo prima. L’ho riletto altre due volte e non sono riuscito a trovare un filo conduttore che unisse, nelle tematiche, il lupo, il riscatto e la scelta dell’antagonista. Non riesco a cogliere il collante che tiene insieme la vicenda. Tutta la roba sul lupo e il movimento a quattro zampe è buttata lì a caso solo perché fa figo, non viene usata perché quell’istinto selvaggio seduce il protagonista o perché il tema è il libero arbitrio o che altro.
Boh, non ci ho capito molto. Magari proverò a rileggerlo ancora.



David Galligani

Una giornata di merda


La scena di sesso è convincente, specie come hai reso la paura della prestazione con una bella donna. Mi sono sentito in ansia anch’io!
Bello anche il modo in cui hai reso i movimenti disinvolti e meccanici del diavolo, gli conferisce un guizzo interessante.

Manca completamente l’elemento cyberpunk.

Anche qui ci sono troppi pochi stimoli tattili, di temperatura e di movimento. I pugni di Daniel sembrano di polistirolo. Ripeto, nessuno è obbligato a mettere questi dettagli, ma per me sono importanti. Nella scena di sesso li hai già resi meglio.

Ho trovato un po’ troppe espressioni ambigue: “un po’ come esortazione e un po’ come esclamazione”, “un po’ in un istintivo gesto di protezione o d’imbarazzo”, “si sfilò gli abiti quasi con rabbia”. Invece di rendere più preciso quello che prova il protagonista non fanno che appannarlo. Ma poi perché dovrebbe essere “quasi arrabbiato”? Dopo quello che gli è successo dovrebbe essere incazzato nero, senza quasi.

L’idea di un tipo che perde l’anima e smette di provare emozioni mi ha ricordato un episodio dei Simpson in cui succede la stessa cosa a Bart. Personalmente faccio fatica a provare interesse o empatia per cose di questo tipo. Anche perché nell’episodio dei Simpson era fatto meglio: il protagonista nel tuo racconto non ha nessuno strumento per impedire la perdita delle emozioni, e quindi non è colpa sua se uccide la vecchia senza più i freni inibitori dell’empatia. Se avesse rinunciato alla sua anima di proposito avrebbe avuto senso, ma non ha avuto scelta: le emozioni le ha perse per via di una pura aggressione, non le ha scambiate. È solo una vittima, e quindi manca tutta l’ambiguità che è fondamentale nella letteratura.
Inoltre, manca qualsivoglia caratterizzazione che renda unico il modo in cui il protagonista vive questo dramma. Nel senso che avresti potuto sostituirlo con qualunque altra psicologia e non sarebbe cambiato nulla. L’intera poetica del racconto sarebbe rimasta integra.
Sa tutto molto di già visto (il finale dove cade in ginocchio ed esclama “cosa ho fatto!” ormai è praticamente un meme come l’esclamazione “Si può fare!”) e il conflitto tra bene e male è stilizzato al punto da far invidia a una lezione di catechismo. Peccato perché la religione cristiana è molto complessa, e mi sarebbe piaciuto veder messo in scena un personaggio avente un modo originale di rapportarsi a un dilemma del genere.

L’idea di usare la sua passione per la musica jazz e rock per mostrare la perdita di emozioni funziona, anche se un po’ vaga. Ma per il resto del racconto il modo in cui descrivi la perdita di emozioni nel protagonista manca di autorialità. Usi troppe frasi fatte “La bellezza aveva lasciato la sua vita”, “aveva un buco al posto del cuore”, “Un vuoto al posto dell’anima”, “ormai privo di sogni ed emozioni”. Se scegli di usare il narratore esterno, hai nelle tue mani uno strumento formidabile per descrivere gli stati interiori del personaggio, che però, a parer mio, hai sprecato. Forse ti piaceranno le poesie di Alda Merini. ;)

“Si sentí alquanto ridicolo. E ipocrita” come fa a sentirsi ridicolo e ipocrita se non può più provare emozioni? Una sensazione di fastidio con quella situazione avrebbe senso se il protagonista potesse ancora soffrire e provare imbarazzo, ma non può più.

I dialoghi non sono brillanti, ma neanche terribili, non fanno emergere nulla di particolare della psicologia del protagonista o dei suoi conflitti interiori, ma almeno sono credibili, infinitamente migliori di quelli da cartone animato degli anni novanta del racconto sul “lupo virus”. Forse avrei solo evitato la frase “Io sono Satana”, non so, il fatto che il diavolo in persona si presenti in quel modo, così di botto, fa un po’ sorridere.

Bella la scena dello strangolamento della vecchia, molto Dostoevskij, in particolare mi è piaciuta la precisazione sul tempo necessario ad uccidere una persona strangolandola.




Alexandra Fisher

Lezione di demonologia

Credo che qualcosa sia andato storto con i corsivi. Ci sono parti di narrato scritte in corsivo che seguono i pensieri diretti. Hai anche usato il corsivo per fare descrizioni “c’era e non c’era più”. Ti consiglio di usare il corsivo per indicare una cosa sola per tutto il racconto. Se lo si usa per i pensieri diretti, meglio usarlo per quelli e basta.

Mi è piaciuto il discorso sullo scambio fatto dalla professoressa.
“Andò in bagno e poi passò in salotto: sul tavolo c’era la bottiglia piena di un liquido trasparente nel quale nuotava una piccola scultura di metallo nero a forma di lupo dalle fauci spalancate.” Avrei preferito che l’avessi descritta la prima volta che l’ha vista.

Ho dovuto rileggere il tuo racconto svariare volte per capire cosa stava succedendo.
Non capisco il punto di tutto il dialogo tra la protagonista e la collega. Se non serve a creare conflitto o a far emergere il tema del tuo racconto o a dare informazioni, perché ce lo hai messo? Non potevi semplicemente fa sì che la protagonista avesse già il numero? A che serve tutto quello scambio di battute e convenevoli per farselo ridare?
Se l’intera idea del tuo racconto si basa sull’usare la “caccia al tesoro” come elemento di intrattenimento, allora dovresti elaborare una ricerca che sia avvincente e che metta in luce i tratti di personalità della protagonista. Un dialogo basato su scambi di cortesie con la dirimpettaia per ricevere un numero e chiamare la nonna non è il massimo.

Non riesco a capire cosa mi sfugga in quel dialogo. La protagonista vede una donna misteriosa che le ruba la borsa, poi vede Martha a casa sua e le chiede il numero della nonna, che è la stessa persona che possiede Shatzi, quindi la vecchia della sera prima. Però Ute la conosce già, ma la cerca comunque e scopre che lavora all’università. Non capisco. Lo sto rileggendo ma è come se mi mancassero dei pezzi.
Ma poi Ute non aveva perso la borsa? Perché ci rovista dentro? Se aveva una borsa di riserva avresti dovuto dirlo prima.

Non sono riuscito a empatizzare con la protagonista per via del modo in cui hai gestito le sue reazioni nei confronti della perdita della borsa. Non so, mi sono sembrate un po’ caricaturali. Inoltre il non sapere cosa ci fosse dentro non ha aiutato.


Mentiskarakorum

Non è sempre bello ciò che piace

Manca molto il fraseggio interiore del protagonista. Certe descrizioni non sono filtrate, come se venissero impresse sulla pagina da uno sguardo neutro.

Fred scaraventò la bottiglia in fondo alla stanza: esplosione di vetri. «Eddai, sono uno onesto, io.»
Mark grugnì. «E io sono Paperino.»
Molto cliché questo scambio di battute, ma in generale l’intero scambio con l’hacker è un po’ banale.

Mark è un po’ uno stereotipo su due gambe, manca solo che tu gli metta come coprotagonista un androide precisino ed è fatta. Il fatto che sia uno stupido non è molto credibile visto il lavoro che fa. Forse lo hai fatto per renderlo più vulnerabile, ma sembra forzato. Il fatto che non capisca nulla neanche degli avatar virtuali è ancora più difficile da credere.

Mi sono sempre piaciute le realtà virtuali. La tua mi ha ricordato un po’ Summer wars di Hasano e Ready player one, quindi nulla di nuovo, ma funziona.

Mi è piaciuto come hai reso l’analisi della scritta NIZIN, arguto.

L’idea di passare dalla terza alla prima persona funziona solo in un senso, quando si mette il jack, nella parte finale del racconto mi ha fatto storcere il naso. Ci ho messo un po’ a capire che non era un ricordo e che la scena si stava svolgendo dopo, visto il passaggio dal presente al passato e il cambio di pdv: troppa roba tutta insieme.

Il colpo di scena che alla fine il cattivo è il compagno del poliziotto era pure molto prevedibile. È il finale della Tela del ragno e di tanti altri thriller.

Abbiamo avuto un’idea abbastanza simile, almeno nei lineamenti di trama. Non che ci sia da stupirsi: il numero di storie di vittime di qualche gruppo criminale che devono trovare/vendicare la moglie o la figlia è immenso.
Anche se non ho trovato spunti originali nella tua storia e una poetica interessante, mi ha comunque divertito e intrattenuto molto. Se fossi riuscito collegare il concetto di snuff movie con la vita interiore del personaggio sarebbe stato ancora meglio.


Truemet

Dispositivo cerebrale mobile

Ci sono diversi punti in cui violi i principi di narrativa immersiva non mostrando cosa vede il protagonista. Ad esempio quando vede per la prima volta il braccio bionico, e limiti a dirci che lo riconosce, oppure quando ricorda dell’incidente, che però a noi lettori è precluso. Ci sono tanti altri punti in cui violi questi principi, a volte mostrando i pensieri che precedono le percezioni sensoriali, ma non ho la pazienza di elencarteli tutti.

L’intera idea del tuo racconto è incentrata sul DCM, ma al punto tale che il 90% delle cose che accadono sono scuse per far vedere ai lettori come funziona la tecnologia del mondo che hai pensato. È troppo poco per tenere accesa la mia attenzione e i personaggi sono troppo piatti.
Punti tutto sulla sparatoria finale e il colpo di scena, ma il resto del racconto l’ho trovato un po’ debole.

Non ho ben capito perché lui uccida Jessica. Serve per farci capire che in realtà è un sociopatico? Ma poi, se volevano sostituirlo con un clone, perché non l’hanno ucciso? Perché si risveglia in un vicolo? Dice di aver avuto un incidente, ma non mi è chiara la dinamica.

Per il resto il tuo racconto è scritto meglio di molti altri.


Andrea Furlan

I lupi stanno arrivando

Il tuo racconto è a mani basse il migliore. Il personaggio cattura l’interesse, è un ubriacone disperato come quello del racconto di Mentis, ma caratterizzato molto meglio.

“Mi rialzo zoppicando, il ginocchio che cede ad ogni passo. Cammino lentamente, distratto” che il suo incedere fosse lento era chiaro dalla frase precedente, l’avverbio è superfluo.

“Dietro alla Moschea poi c’era il parco giochi, il bac à sable, dove portavamo sempre Ana e Xavier da piccoli”
frasi come questa suonano un po’ come se stesse parlando ai lettori più che a se stesso, magari alterandone un po’ la struttura frasale sarebbe sembrata più verosimile.

“Lacrime si mescolano alla pioggia” “Ricordi dolorosi di una vita finita” Un po’ cliché queste espressioni, so che puoi fare di meglio.

La risoluzione l’ho trovata un po’ troppo rapida, mi sarebbe piaciuto vedere delle fasi più graduali, in particolare al tuo posto avrei approfondito di più il rapporto con l’IA: gli scambi di battute tra i due sono troppo incentrati sul bisogno di scoprire cosa sta succedendo, mi sarebbe piaciuto vederli usati per caratterizzare meglio entrambi i personaggi. Anche considerando che è un’IA rudimentale, forse senza particolare personalità, sarebbe stato interessante vedere un tentativo maggiore da parte di Jesus di umanizzarla.
Lo stile è efficace, ricalca appieno la psiche esausta del personaggio, forse a volte sfoci un po’ troppo nella retorica, facendoci uscire da cosa è credibile lui possa pensare nel qui ed ora, ma tutto sommato funziona bene.

1) I lupi sono arrivati
2) Non è sempre bello ciò che piace
3) Dispositivo cerebrale mobile
4) Una giornata di merda
5) L'enigma del lupo
6) Lezioni di demonologia
 
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view post Posted on 10/6/2021, 13:27

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Grazie mille Legno di noce per il gradimento al mio racconto e i preziosi consigli!!

Alcune tue osservazioni riprendono difetti che so di avere e che sto cercando di moderare (ad es. scrivere i pensieri del personaggio come se li raccontasse a qualcuno), per come la vedo io, questo è ancora l'equilibrio fra show e tell che sia comprensibile ma anche immersivo, che ancora non riesco a raggiungere al 100%.

Grazie per il suggerimento sulla personalità dell'AI, non ci avevo proprio pensato, vedendola in effetti come estremamente neutra. Può avere un bel valore aggiunto però con una migliore caratterizzazione. Mi viene in mente il personaggio di Poe in "Altered carbon", fantastica AI tuttofare a supporto del protagonista: se non avete visto la serie e vi piace il cyberpunk, ve la consiglio.
Sono stato ben attento a leggere il commento solo sul mio racconto perché devo ancora finire di leggere gli altri e voglio essere il più oggettivo possibile.
 
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view post Posted on 10/6/2021, 13:35
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CITAZIONE (Andrea Furlan @ 10/6/2021, 14:27) 
Mi viene in mente il personaggio di Poe in "Altered carbon", fantastica AI tuttofare a supporto del protagonista: se non avete visto la serie e vi piace il cyberpunk, ve la consiglio.

L'ho iniziata ma era troppo pesante per i miei gusti, per quanto ben fatta. Alla fine ho ripiegato sul romanzo, purtroppo molto meno interessante. Poe non esiste proprio e la IA dell'hotel è veramente troppo neutra e poco interessante.

Per non parlare di tutto il resto del romanzo.

Praticamente abbiamo il protagonista che va in giro a caso sperando che il suo superistinto spidi si attivi e gli serva la soluzione su un piatto d'argento. Istinto spidi usato come un deus ex machina della peggior specie: non se ne accenna finché non arriva il momento di far comparire magicamente la soluzione del caso nella testa del protagonista.
 
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view post Posted on 10/6/2021, 13:51

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Ciao, Mentiskarakorum, sei molto gentile. Grazie dei consigli, sì, in effetti la trama andava un po' aggiustata per renderla un po' più avventurosa, ma sono sempre le considerazioni del senno di poi: io ho comunque provato a svolgere il tema per vedere fino a che punto potevo arrivare. Sei generoso a dire che si tratta di un episodio degno di Dylan Dog.

Ciao, Legno di Noce, grazie del commento. Scusa del corsivo ballerino, colpa mia. Scherzi della seconda revisione (quando passi da un racconto a una specifica a uno con tutte). Per quel che riguarda la storia, perdona i punti deboli, avrei dovuto usare i particolari con più cura. Ci ho pensato qualche giorno fa a storia già mandata, però era tardi correggere. Mi dispiace non aver mostrato prima la bottiglia, però. Sì, avrebbe aiutato, concordo.
 
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view post Posted on 10/6/2021, 13:54
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CITAZIONE (Legno Di Noce @ 10/6/2021, 13:29) 
Amen.
La classifica e i miei commenti sono dettati dal puro gusto personale, come i vostri, senza alcuna pretesa di obiettività.

Ora vado a riposarmi sennò mi viene una tendinite.


Nazareno Marzetti

L’enigma del lupo


Tema centrato. L’idea del lupo, un virus da computer che invade la psiche è carina. Mi sarebbe però piaciuto vedere qualcosa di più su questa entità e anche sull’idea dello Stato pontificio che ottiene potere.

Le descrizioni non mi sono piaciute. Oltre ad essere stereotipate sono di un minimalismo indifendibile. Sembra che il personaggio si muova in un mondo di cartapesta. Io ad Ancona non ci sono mai stato e per tutto il tempo sono riuscito a visualizzare pochissimo.
Ora: questa cosa la puoi fare se sei Milan Kundera, quindi riesci a creare un contesto in cui è la psicologia stessa dei tuoi personaggi e l’indagine dell’esistenza che vuoi fare a richiedere che ci sia una penna leggera. Ma nel tuo caso, nel caso di un personaggio così piatto, come un guscio vuoto che si muove su dei binari al servizio del signor “colpo di scena”, non c’è motivo di essere così avaro di dettagli. Arrivi addirittura a descrivere un bosco semplicemente come “un fitto bosco”.

La penuria di dettagli si estende appunto anche alla vita interiore del protagonista. Non c’è nessun conflitto interno interessante che mi spinga ad andare avanti nel racconto, è un desiderio di riscatto troppo generico, che non si declina in un conflitto più unico nel modo in cui il pdv se lo rappresenta. Mi spiego meglio: se l’unica cosa a tenere in piedi una narrazione è il mistero, almeno per me, non funziona. Ho bisogno che l’autore mi dimostri, in poche pagine, di avere un occhio interessante sull’essere umano, altrimenti è come bere una zuppa allungata con l’acqua del rubinetto.
Ovviamente con caratterizzato non intendo complesso, si può caratterizzare bene un personaggio anche se è una persona semplice.

“Voleva solo un paio di soldati cibernetici” Questo è una minuzia, ma contribuisce a rendere vacuo il protagonista. La cibernetica è la materia che studia i sistemi. Soldato cibernetico non significa nulla. L’uso del termine con l’accezione che ne dai tu è una deformazione nata nella cultura pop. Se il tuo personaggio è uno studente di protesi bioniche è poco credibile che usi termini così volgari e imprecisi per descrivere qualcosa per la quale dovrebbe avere infinitamente più competenza. Non è nulla di grave, ma si poteva evitare.

L’idea di rendere il protagonista quadrupede è carina, peccato che l’esecuzione non mi abbia convinto. Mi sono sentito troppo esterno al suo corpo, mancava qualsivoglia feedback tattile o propriocettivo che rendesse interessante l’esperienza. Sarò strano io, ma per me le sensazioni diverse dalla vista sono fondamentali.

“Due passi e si trovò immerso nei BOSCHI che separavano il polo universitario torrette dal quartiere posatora.
Non avendo controllo sul busto, corse a quattro zampe, completamente nudo, finché i suoni delle sirene non furono inghiottiti dai sottili rumori del BOSCO. Solo a quel punto si rialzò. La testa prese a pulsare e per un attimo temette di perdere l’equilibrio. Iniziò a camminare attraverso il BOSCO. Un BOSCO fitto e abbandonato a se stesso”
Avevo capito che stava camminando in un bosco già la prima volta che lo avevi scritto.

Ci sono anche problemi nella descrizione delle reazioni dei personaggi secondari e nei dialoghi:
“Ammirando gli arti robotici” Come fa il protagonista a dire che Giulia li sta ammirando? È il suo pdv o di Giulia?
Ma soprattutto: anche ammesso che in quella società sia normale farsi trapianti bionici, com’è possibile che abbia una reazione così pacata nel vedere il suo amico così trasformato? Per installare le protesi non è necessaria l’amputazione degli arti? E non batte ciglio? Ma poi, chi è Giulia? Non mi sembra venga introdotta prima del loro incontro, il personaggio dice semplicemente “da qui posso raggiungere la casa di Giulia”, perché non aggiungere un fraseggio interiore che ci avrebbe permesso di capire chi era e perché voleva raggiungerla? Capisco che il narratore esterno possa scegliere a piacimento quando sottrarre informazioni che dovremmo avere essendo dentro il punto di vista del pdv, ma non capisco perché farlo in questo momento.
Forse mi sono perso qualcosa io.

“Un braccio scattò, ma Rodolfo riuscì a bloccarlo a metà del suo tragitto verso il collo della ragazza. «Ti do un paio di giorni, poi sparerò a vista, chiaro?»”
Non soltanto qui non vediamo la reazione della ragazza a una “close to death experience”, ma non capisco come sia possibile che lei si senta così serena nel farlo dormire a casa propria dopo una cosa del genere. Che rapporto c’è tra loro due? Siamo sicuri che sia solo un’amica e non una compagna d’armi, bombarola anarchica brigatista?
Bastava poco, anche una linea di dialogo che facesse capire la ragione del loro legame, una promessa, un debito… qualcosa.
“entrambi avevano perso interesse nel combattimento e si limitavano a mantenere le prese” un altro cambio di pdv non necessario.

I dialoghi mancano di sottotesto, ovvero il non detto e l’indicibile, è tutto troppo didascalico. Hanno solo il ruolo di spiegare cose, e non di essere uno scalpello per far emergere il conflitto del protagonista in modo interessante o le psicologie degli interlocutori.
Il personaggio di Giulia sembra messo lì solo per allungare il brodo. La sensazione generale è che sia l’npc di un brutto videogioco di ruolo.
L’incontro con Venazio non è migliore: parla come se fossero dentro lo scontro di un battle shonen, spiegando ogni mossa che ha intenzione di fare. Mancava solo che uno dei due urlasse “Rasengan!” prima di colpire.
È tutto troppo finto. Se fosse stato un racconto per preadolescenti sarebbe andato bene, ma vista la violenza delle scene iniziali direi che non era quello l’intento.
Stesso discorso vale per le scene d’azione, mancano di mordente e di interiorità del pdv. Non fanno risuonare il suo modo personale di viverle, sono meri riempitivi.

Non capisco poi perché tu abbia scelto come antagonista finale Venazio. Voglio dire: che c’entra tutta questa roba sull’andare o non andare in guerra col conflitto interno del protagonista? Il racconto non parlava di quello fino a un secondo prima. L’ho riletto altre due volte e non sono riuscito a trovare un filo conduttore che unisse, nelle tematiche, il lupo, il riscatto e la scelta dell’antagonista. Non riesco a cogliere il collante che tiene insieme la vicenda. Tutta la roba sul lupo e il movimento a quattro zampe è buttata lì a caso solo perché fa figo, non viene usata perché quell’istinto selvaggio seduce il protagonista o perché il tema è il libero arbitrio o che altro.
Boh, non ci ho capito molto. Magari proverò a rileggerlo ancora.



David Galligani

Una giornata di merda


La scena di sesso è convincente, specie come hai reso la paura della prestazione con una bella donna. Mi sono sentito in ansia anch’io!
Bello anche il modo in cui hai reso i movimenti disinvolti e meccanici del diavolo, gli conferisce un guizzo interessante.

Manca completamente l’elemento cyberpunk.

Anche qui ci sono troppi pochi stimoli tattili, di temperatura e di movimento. I pugni di Daniel sembrano di polistirolo. Ripeto, nessuno è obbligato a mettere questi dettagli, ma per me sono importanti. Nella scena di sesso li hai già resi meglio.

Ho trovato un po’ troppe espressioni ambigue: “un po’ come esortazione e un po’ come esclamazione”, “un po’ in un istintivo gesto di protezione o d’imbarazzo”, “si sfilò gli abiti quasi con rabbia”. Invece di rendere più preciso quello che prova il protagonista non fanno che appannarlo. Ma poi perché dovrebbe essere “quasi arrabbiato”? Dopo quello che gli è successo dovrebbe essere incazzato nero, senza quasi.

L’idea di un tipo che perde l’anima e smette di provare emozioni mi ha ricordato un episodio dei Simpson in cui succede la stessa cosa a Bart. Personalmente faccio fatica a provare interesse o empatia per cose di questo tipo. Anche perché nell’episodio dei Simpson era fatto meglio: il protagonista nel tuo racconto non ha nessuno strumento per impedire la perdita delle emozioni, e quindi non è colpa sua se uccide la vecchia senza più i freni inibitori dell’empatia. Se avesse rinunciato alla sua anima di proposito avrebbe avuto senso, ma non ha avuto scelta: le emozioni le ha perse per via di una pura aggressione, non le ha scambiate. È solo una vittima, e quindi manca tutta l’ambiguità che è fondamentale nella letteratura.
Inoltre, manca qualsivoglia caratterizzazione che renda unico il modo in cui il protagonista vive questo dramma. Nel senso che avresti potuto sostituirlo con qualunque altra psicologia e non sarebbe cambiato nulla. L’intera poetica del racconto sarebbe rimasta integra.
Sa tutto molto di già visto (il finale dove cade in ginocchio ed esclama “cosa ho fatto!” ormai è praticamente un meme come l’esclamazione “Si può fare!”) e il conflitto tra bene e male è stilizzato al punto da far invidia a una lezione di catechismo. Peccato perché la religione cristiana è molto complessa, e mi sarebbe piaciuto veder messo in scena un personaggio avente un modo originale di rapportarsi a un dilemma del genere.

L’idea di usare la sua passione per la musica jazz e rock per mostrare la perdita di emozioni funziona, anche se un po’ vaga. Ma per il resto del racconto il modo in cui descrivi la perdita di emozioni nel protagonista manca di autorialità. Usi troppe frasi fatte “La bellezza aveva lasciato la sua vita”, “aveva un buco al posto del cuore”, “Un vuoto al posto dell’anima”, “ormai privo di sogni ed emozioni”. Se scegli di usare il narratore esterno, hai nelle tue mani uno strumento formidabile per descrivere gli stati interiori del personaggio, che però, a parer mio, hai sprecato. Forse ti piaceranno le poesie di Alda Merini. ;)

“Si sentí alquanto ridicolo. E ipocrita” come fa a sentirsi ridicolo e ipocrita se non può più provare emozioni? Una sensazione di fastidio con quella situazione avrebbe senso se il protagonista potesse ancora soffrire e provare imbarazzo, ma non può più.

I dialoghi non sono brillanti, ma neanche terribili, non fanno emergere nulla di particolare della psicologia del protagonista o dei suoi conflitti interiori, ma almeno sono credibili, infinitamente migliori di quelli da cartone animato degli anni novanta del racconto sul “lupo virus”. Forse avrei solo evitato la frase “Io sono Satana”, non so, il fatto che il diavolo in persona si presenti in quel modo, così di botto, fa un po’ sorridere.

Bella la scena dello strangolamento della vecchia, molto Dostoevskij, in particolare mi è piaciuta la precisazione sul tempo necessario ad uccidere una persona strangolandola.




Alexandra Fisher

Lezione di demonologia

Credo che qualcosa sia andato storto con i corsivi. Ci sono parti di narrato scritte in corsivo che seguono i pensieri diretti. Hai anche usato il corsivo per fare descrizioni “c’era e non c’era più”. Ti consiglio di usare il corsivo per indicare una cosa sola per tutto il racconto. Se lo si usa per i pensieri diretti, meglio usarlo per quelli e basta.

Mi è piaciuto il discorso sullo scambio fatto dalla professoressa.
“Andò in bagno e poi passò in salotto: sul tavolo c’era la bottiglia piena di un liquido trasparente nel quale nuotava una piccola scultura di metallo nero a forma di lupo dalle fauci spalancate.” Avrei preferito che l’avessi descritta la prima volta che l’ha vista.

Ho dovuto rileggere il tuo racconto svariare volte per capire cosa stava succedendo.
Non capisco il punto di tutto il dialogo tra la protagonista e la collega. Se non serve a creare conflitto o a far emergere il tema del tuo racconto o a dare informazioni, perché ce lo hai messo? Non potevi semplicemente fa sì che la protagonista avesse già il numero? A che serve tutto quello scambio di battute e convenevoli per farselo ridare?
Se l’intera idea del tuo racconto si basa sull’usare la “caccia al tesoro” come elemento di intrattenimento, allora dovresti elaborare una ricerca che sia avvincente e che metta in luce i tratti di personalità della protagonista. Un dialogo basato su scambi di cortesie con la dirimpettaia per ricevere un numero e chiamare la nonna non è il massimo.

Non riesco a capire cosa mi sfugga in quel dialogo. La protagonista vede una donna misteriosa che le ruba la borsa, poi vede Martha a casa sua e le chiede il numero della nonna, che è la stessa persona che possiede Shatzi, quindi la vecchia della sera prima. Però Ute la conosce già, ma la cerca comunque e scopre che lavora all’università. Non capisco. Lo sto rileggendo ma è come se mi mancassero dei pezzi.
Ma poi Ute non aveva perso la borsa? Perché ci rovista dentro? Se aveva una borsa di riserva avresti dovuto dirlo prima.

Non sono riuscito a empatizzare con la protagonista per via del modo in cui hai gestito le sue reazioni nei confronti della perdita della borsa. Non so, mi sono sembrate un po’ caricaturali. Inoltre il non sapere cosa ci fosse dentro non ha aiutato.


Mentiskarakorum

Non è sempre bello ciò che piace

Manca molto il fraseggio interiore del protagonista. Certe descrizioni non sono filtrate, come se venissero impresse sulla pagina da uno sguardo neutro.

Fred scaraventò la bottiglia in fondo alla stanza: esplosione di vetri. «Eddai, sono uno onesto, io.»
Mark grugnì. «E io sono Paperino.»
Molto cliché questo scambio di battute, ma in generale l’intero scambio con l’hacker è un po’ banale.

Mark è un po’ uno stereotipo su due gambe, manca solo che tu gli metta come coprotagonista un androide precisino ed è fatta. Il fatto che sia uno stupido non è molto credibile visto il lavoro che fa. Forse lo hai fatto per renderlo più vulnerabile, ma sembra forzato. Il fatto che non capisca nulla neanche degli avatar virtuali è ancora più difficile da credere.

Mi sono sempre piaciute le realtà virtuali. La tua mi ha ricordato un po’ Summer wars di Hasano e Ready player one, quindi nulla di nuovo, ma funziona.

Mi è piaciuto come hai reso l’analisi della scritta NIZIN, arguto.

L’idea di passare dalla terza alla prima persona funziona solo in un senso, quando si mette il jack, nella parte finale del racconto mi ha fatto storcere il naso. Ci ho messo un po’ a capire che non era un ricordo e che la scena si stava svolgendo dopo, visto il passaggio dal presente al passato e il cambio di pdv: troppa roba tutta insieme.

Il colpo di scena che alla fine il cattivo è il compagno del poliziotto era pure molto prevedibile. È il finale della Tela del ragno e di tanti altri thriller.

Abbiamo avuto un’idea abbastanza simile, almeno nei lineamenti di trama. Non che ci sia da stupirsi: il numero di storie di vittime di qualche gruppo criminale che devono trovare/vendicare la moglie o la figlia è immenso.
Anche se non ho trovato spunti originali nella tua storia e una poetica interessante, mi ha comunque divertito e intrattenuto molto. Se fossi riuscito collegare il concetto di snuff movie con la vita interiore del personaggio sarebbe stato ancora meglio.


Truemet

Dispositivo cerebrale mobile

Ci sono diversi punti in cui violi i principi di narrativa immersiva non mostrando cosa vede il protagonista. Ad esempio quando vede per la prima volta il braccio bionico, e limiti a dirci che lo riconosce, oppure quando ricorda dell’incidente, che però a noi lettori è precluso. Ci sono tanti altri punti in cui violi questi principi, a volte mostrando i pensieri che precedono le percezioni sensoriali, ma non ho la pazienza di elencarteli tutti.

L’intera idea del tuo racconto è incentrata sul DCM, ma al punto tale che il 90% delle cose che accadono sono scuse per far vedere ai lettori come funziona la tecnologia del mondo che hai pensato. È troppo poco per tenere accesa la mia attenzione e i personaggi sono troppo piatti.
Punti tutto sulla sparatoria finale e il colpo di scena, ma il resto del racconto l’ho trovato un po’ debole.

Non ho ben capito perché lui uccida Jessica. Serve per farci capire che in realtà è un sociopatico? Ma poi, se volevano sostituirlo con un clone, perché non l’hanno ucciso? Perché si risveglia in un vicolo? Dice di aver avuto un incidente, ma non mi è chiara la dinamica.

Per il resto il tuo racconto è scritto meglio di molti altri.


Andrea Furlan

I lupi stanno arrivando

Il tuo racconto è a mani basse il migliore. Il personaggio cattura l’interesse, è un ubriacone disperato come quello del racconto di Mentis, ma caratterizzato molto meglio.

“Mi rialzo zoppicando, il ginocchio che cede ad ogni passo. Cammino lentamente, distratto” che il suo incedere fosse lento era chiaro dalla frase precedente, l’avverbio è superfluo.

“Dietro alla Moschea poi c’era il parco giochi, il bac à sable, dove portavamo sempre Ana e Xavier da piccoli”
frasi come questa suonano un po’ come se stesse parlando ai lettori più che a se stesso, magari alterandone un po’ la struttura frasale sarebbe sembrata più verosimile.

“Lacrime si mescolano alla pioggia” “Ricordi dolorosi di una vita finita” Un po’ cliché queste espressioni, so che puoi fare di meglio.

La risoluzione l’ho trovata un po’ troppo rapida, mi sarebbe piaciuto vedere delle fasi più graduali, in particolare al tuo posto avrei approfondito di più il rapporto con l’IA: gli scambi di battute tra i due sono troppo incentrati sul bisogno di scoprire cosa sta succedendo, mi sarebbe piaciuto vederli usati per caratterizzare meglio entrambi i personaggi. Anche considerando che è un’IA rudimentale, forse senza particolare personalità, sarebbe stato interessante vedere un tentativo maggiore da parte di Jesus di umanizzarla.
Lo stile è efficace, ricalca appieno la psiche esausta del personaggio, forse a volte sfoci un po’ troppo nella retorica, facendoci uscire da cosa è credibile lui possa pensare nel qui ed ora, ma tutto sommato funziona bene.

1) I lupi sono arrivati
2) Non è sempre bello ciò che piace
3) Dispositivo cerebrale mobile
4) Una giornata di merda
5) L'enigma del lupo
6) Lezioni di demonologia

Grazie del tuo commento e per essere stato così severo. In realtà, ho scelto un narratore in terza persona esterno, con possibilità di sentire le emozioni del pdv. La classica telecamera appoggiata alla spalla, col filo collegato al cervello per leggere la mente :) che si potesse caratterizzare meglio il fraseggio interiore ci sta, ma è certamente una cosa che ho cercato di fare nella parte scritta in prima persona. Dato che ritengo proprio questa la limitazione più grande, su cui sto cercando di lavorare, ti chiederei se anche nella parte scritta in prima persona hai percepito questa distanza/mancata caratterizzazione. Grazie mille
 
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view post Posted on 10/6/2021, 13:55

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Ciao, Truemet, grazie della risposta. Io trovo che tu non abbia commesso grossi errori, al massimo le sviste che mi hai segnalato.
Poi, certo, io ho interpretato il racconto così, con il protagonista che è il killer che uccide il sosia (e lì ho sbagliato, però è stata colpa mia, non tua).
 
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view post Posted on 10/6/2021, 14:58
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Grazie del tuo commento e per essere stato così severo. In realtà, ho scelto un narratore in terza persona esterno, con possibilità di sentire le emozioni del pdv. La classica telecamera appoggiata alla spalla, col filo collegato al cervello per leggere la mente :) che si potesse caratterizzare meglio il fraseggio interiore ci sta, ma è certamente una cosa che ho cercato di fare nella parte scritta in prima persona. Dato che ritengo proprio questa la limitazione più grande, su cui sto cercando di lavorare, ti chiederei se anche nella parte scritta in prima persona hai percepito questa distanza/mancata caratterizzazione. Grazie mille

Credo che il problema sia il fatto che alle descrizioni segue sempre a posteriori il fraseggio del personaggio, dovresti cercare di fondere le due cose, è una cosa sulla quale sto lavorando molto anche io. Si sente anche quando usi la prima.

Per quando riguarda la telecamera, io la considero un mito. Nel senso che è inverosimile credere che il lettore immagini la scena da una certa inquadratura solo perché sto usando la terza o la prima.
Quando leggo narrativa immersiva in prima, la mia mente immagina le cose a tratti come se vedessi tramite gli occhi del protagonista e a tratti svolazzando in giro con una cinepresa libera. Non so da cosa dipenda, ma non credo ci sia modo per uno scrittore di controllare questo modo di visualizzare le scene nella mente del lettore.

Cmq ho notato che leggendo narrativa immersiva quando sono in forze (quindi la mattina o il pomeriggio, non la sera tardi quando mi metto a letto) riesco ad aggiornare la simulazione mentale delle scene in modo più preciso e sostenuto, e ne traggo molto più piacere.
Credo sia uno stile di scrittura che si adatta poco alla lettura notturna. D'altronde basta perdersi un rigo per non capire più che minchia sta succedendo.
 
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view post Posted on 10/6/2021, 16:31
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CITAZIONE (Legno Di Noce @ 10/6/2021, 13:29) 
Nazareno Marzetti

L’enigma del lupo

Ciao carissimo

Grazie per il dettagliato commento. Temo però che l'unica risposta che posso darti è "mi sono trovato stretto con i caratteri".

Vale per ogni singolo punto del commento: personaggi troppo piatti? Sì, li ho svuotati per poterci stare. Ambiente di cartapesta? eh... prima era un bel po' più dettagliato.

Scontro finale col fratello? Sì, era una soluzione facile a un problema difficile.

La mia idea iniziale era talmente complessa che ho sbagliato a pensare di poterla condensare in un racconto di 20k. Poi ho deciso che tra partecipare con un racconto purtroppo mortificato e non partecipare affatto meglio partecipare.


Non capisco invece quando mi dici che le mosse sono troppo chiamate. I due cybord agivano e l'altro reagiva.
 
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view post Posted on 10/6/2021, 17:15
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CITAZIONE (Nazareno Marzetti @ 10/6/2021, 17:31)
CITAZIONE (Legno Di Noce @ 10/6/2021, 13:29) 
Nazareno Marzetti

L’enigma del lupo

Ciao carissimo

Grazie per il dettagliato commento. Temo però che l'unica risposta che posso darti è "mi sono trovato stretto con i caratteri".

Vale per ogni singolo punto del commento: personaggi troppo piatti? Sì, li ho svuotati per poterci stare. Ambiente di cartapesta? eh... prima era un bel po' più dettagliato.

Scontro finale col fratello? Sì, era una soluzione facile a un problema difficile.

La mia idea iniziale era talmente complessa che ho sbagliato a pensare di poterla condensare in un racconto di 20k. Poi ho deciso che tra partecipare con un racconto purtroppo mortificato e non partecipare affatto meglio partecipare.


Non capisco invece quando mi dici che le mosse sono troppo chiamate. I due cybord agivano e l'altro reagiva.

Ho avuto anche io gli stesi problemi, è normale. Ho cercato di caratterizzare il protagonista mostrando il rapporto con il proprio corpo e quello della moglie, ma mancando troppo fraseggio interiore è risultato un po' telecronaca e un po' terminator tamarro.

Per quanto riguarda i robot mi riferisco al fatto che i dialoghi sono troppo diretti e non obliqui. A parer mio un dialogo per essere interessante deve avere un sottotesto.
Un personaggio vuole qualcosa e l'altro gli si oppone, ci sono dei desideri in contrasto, ma spesso restano non detti, rimangono nell'interiorità, ma si possono dedurre dal contesto.
Poi c'è l'indicibile, che sarebbero i desideri inconsci che muovono i personaggi, ma di cui non sono consapevoli.
Altrimenti si ottiene l'effetto che i personaggi non abbiano profondità.

Faccio un esempio con un dialogo inventato su due piedi.
Una cosa è se due personaggi dicono:
"Voglio fermarti perché sono un narcisista e ho bisogno che tu mi faccia sentire ammirato. Sarai la mia donna."
"Scordatelo, non voglio essere il tuo cagnolino."

Un'altra è se invece dicono:
"Sono venuto qui per te. Guarda, ho preso due biglietti per un viaggio alle Fiji, in una suite da diecimila dollari. Questo è quanto vali per me. Quanti uomini possono darti tanto?"
"Sono lusingata. Davvero, Tom, è un gesto molto generoso. Ma non posso accettare. Credo che siamo due personalità molto diverse e corriamo il rischio di danneggiarci l'un l'altra."

Nel primo caso è tutto spalmato: lui è un narcisista e vuole la sua preda.
Nel secondo puoi capire che lui non abbia buone intenzioni per via del modo patetico, con strategia di Love Bombing, con cui cerca di possedere l'altra; manco fosse una escort.
Mentre il dialogo della donna mostra che lei ha visto il suo bluff, e sta declinando in modo educato per paura di provocare in lui una reazione violenta, sebbene lo consideri una bestia.

Naturalmente servirebbe prima creare il background dei due personaggi per permettere di capire meglio chi è la piovra e chi la psicoanalista che cerca di divincolarsi dalle ventose. Servirebbero scene precedenti e dei movimenti del corpo che permettano di capire meglio chi vuole davvero cosa e perché dice altro.


Se ti interessa approfondire ti consiglio il libro di McKee "Dialoghi".
 
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view post Posted on 10/6/2021, 17:25
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CITAZIONE (Legno Di Noce @ 10/6/2021, 18:15) 
Ho avuto anche io gli stesi problemi, è normale. Ho cercato di caratterizzare il protagonista mostrando il rapporto con il proprio corpo e quello della moglie, ma mancando troppo fraseggio interiore è risultato un po' telecronaca e un po' terminator tamarro.

Spoiler del mio commento: non mi è parso proprio. Ci sono altri problemi nel tuo racconto, ma non certo la caratterizzazione del protagonista.

Poi... ohi, diciamocelo, non so tu che ti aspetti ma io in un racconto di 20k caratteri non mi aspetto certo questa profondissima introspezione che mi porta a vedere... cosa poi? l'ennesima storia tormentata strappalacrime? Ho letto talmente tanti romanzi che sinceramente preferisco un personaggio appena tratteggiato ma tratteggiato bene nel suo stereotipo piuttosto che un pesante quanto inutile approfondimento.

CITAZIONE (Legno Di Noce @ 10/6/2021, 18:15) 
Per quanto riguarda i robot mi riferisco al fatto che i dialoghi sono troppo diretti e non obliqui. A parer mio un dialogo per essere interessante deve avere un sottotesto.
Un personaggio vuole qualcosa e l'altro gli si oppone, ci sono dei desideri in contrasto, ma spesso restano non detti, rimangono nell'interiorità, ma si possono dedurre dal contesto.
Poi c'è l'indicibile, che sarebbero i desideri inconsci che muovono i personaggi, ma di cui non sono consapevoli.
Altrimenti si ottiene l'effetto che i personaggi non abbiano profondità.

Capisco. Purtroppo, ritorno al problema originale, avrei potuto farlo se avessi avuto lo spazio. Trama sbagliata per lo spazio che avevo. La prima versione del dialogo era molto più complessa però avevo anche fatto molte premesse affinché il lettore potesse intuire quello che non veniva detto. Ho provato a tenerlo ma ho dovuto esplicitare tutto.

CITAZIONE (Legno Di Noce @ 10/6/2021, 18:15) 
Faccio un esempio con un dialogo inventato su due piedi.
Una cosa è se due personaggi dicono:
"Voglio fermarti perché sono un narcisista e ho bisogno che tu mi faccia sentire ammirato. Sarai la mia donna."
"Scordatelo, non voglio essere il tuo cagnolino."

Un'altra è se invece dicono:
"Sono venuto qui per te. Guarda, ho preso due biglietti per un viaggio alle Fiji, in una suite da diecimila dollari. Questo è quanto vali per me. Quanti uomini possono darti tanto?"
"Sono lusingata. Davvero, Tom, è un gesto molto generoso. Ma non posso accettare. Credo che siamo due personalità molto diverse e corriamo il rischio di danneggiarci l'un l'altra."

Nel primo caso è tutto spalmato: lui è un narcisista e vuole la sua preda.
Nel secondo puoi capire che lui non abbia buone intenzioni per via del modo patetico, con strategia di Love Bombing, con cui cerca di possedere l'altra; manco fosse una escort.
Mentre il dialogo della donna mostra che lei ha visto il suo bluff, e sta declinando in modo educato per paura di provocare in lui una reazione violenta, sebbene lo consideri una bestia.

Naturalmente servirebbe prima creare il background dei due personaggi per permettere di capire meglio chi è la piovra e chi la psicoanalista che cerca di divincolarsi dalle ventose. Servirebbero scene precedenti e dei movimenti del corpo che permettano di capire meglio chi vuole davvero cosa e perché dice altro.


Se ti interessa approfondire ti consiglio il libro di McKee "Dialoghi".

Grazie per l'esempio :)
 
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