Ben ritrovata Shangai! Ecco i miei commenti al tuo brano!
Non so per quale motivo ma nel copia-incollare da word al box del forum è comparsa una miriade di trattini nel testo. Ignorali.Disclaimer: Il format può essere un pochino confusionario, ma faccio i commenti direttamente sul testo così da poter essere più dettagliato e preciso. Ti avverto che non indolcirò la pillola ma spero che il mio sincero feedback possa tornarti utile (siamo qui per migliorare d’altronde, non per farci i complimenti a vicenda). Tutti i commenti sono fatti a caldo, durante la prima lettura. Sarò più estensivo nelle prime battute del testo poiché gli errori ripetuti per l’interezza del brano li segnalerò solo le prime volte. Ci tengo, inoltre, a precisare che le critiche (se ci saranno) vorranno sempre e comunque essere costruttive e mai offensive. Buona lettura e, se vorrai ulteriori delucidazioni, non esitare a chiedere! LXXII
L’an mil neuf cent nonante neuf sept mois,
Du ciel viendra un grand Roi d’ effrayeur:
Ressusciter le grand Roi d’Angolmois,
Avant aprés Mars regner par bonheur.
[Non sono un fan dei versetti in cima al capitolo, se poi neanche li capisco… Però magari hanno un senso messi così. Vediamo]Il Re del Terrore
Se c’è una cosa che adoro è farmi l’inchiostro da me. Lui potrebbe trasformare persino l’acqua in inchiostro, ma mi piace mantenere la mia indipendenza, almeno su alcune cose.
Fa parte del patto.
E poi mi piace tutto della sua preparazione: dalla rimozione delle gallozze dalle quer-ce
[della dalla delle dalle, suona sgraziato, lo senti?] , all’effetto che fanno quando si me-scolano con il solfato ferroso, alla consistenza appiccicaticcia della gomma d’acacia, finan-co alle mani viscide del mercante che cerca di rifilarmela a un prezzo sempre un po’ più alto di quello che si converrebbe.
Il momento che adoro di più, tuttavia, è quello dello sputo: mi ricorda il prezzo che devo al mio sapere, il silenzio che ho dato in pegno.
Adoro farmi l’inchiostro da me perchè è l’unica operazione complessa che mi è rimasta, quello che segue è meccanica trascrizione di un dettato.
E poi, quando mi faccio l’inchiostro da me, dico, sono sicuro che non inizierà a sussurrar-mi le sue profezie.
[Chi? L’inchiostro? Rendi più chiaro.]Lo fa spesso, per dispetto, ne sono certo, nei momenti peggiori, ma mai mentre preparo l’inchiostro.
È la mia pausa dalla sua voce e dal futuro degli altri.
Ecco, ci siamo.
[Allora, fino a qui, hai usato un attacco rischioso che ci dà zero senso di luogo o del personaggio, ma che comunque funziona. Brava.]Raccolgo un signor sputo
[Semmai la saliva si raccoglie, sputo lo diventa una volta uscito dalla bocca], un piccolo lago di saliva mi riempie la bocca. Delicatamente
[avverbio in -ente, ci dice poco e nulla sulla sua azione. La frase dopo (lascio che il getto scenda verso il calamaio ) dice già tutto.] - è l’unico vero rito in cui abbia mai creduto
[questa frase non ci azzecca nulla qui, e sa di tell. Al massimo qui ci potrebbe stare come fraseggio interiore una sorta di mantra che il pg si ripete ogni volta che fa questa operazione. Ma la frase che hai scritto proprio no.]- lascio che il getto scenda verso il calamaio.
- Eccoci qui, Miquèl, ti sssstai godendo un po’ troppo il momento, ho brutte notizie in arri-vo.
[chi è? Da dove spunta? È sempre stato nella stanza? Se sì dovevi specificarlo prima. Mi stai perdendo qui.]- Vedo che oggi non mi lasci nemmeno uno dei pochi attimi di serenità che mi hai conces-so…
La sua voce doppia, stridula e cavernosa al contempo, mi disorienta e mi spaventa sem-pre. È più forte di me: non riesco a farci l’abitudine.
Cerco di non farmi divorare dall’ansia.
[bruttina come frase]- Evitiamo i convenevoli, afferra la piuma e iniziamo.
Afferro la penna d’oca e con la lingua recupero un filo di saliva che mi è rimasto sulla barba.
- L'anno mille novecento novanta nove e ssssssette messsssse,
Inizio a scrivere. Devo andare veloce, non gli sto dietro quando parte così.
- Sette messe?
Chiedo sinceramente dubbioso.
- No! Sssssssssette messsssssse!
È arrabbiato: basta sempre poco per farlo arrabbiare. Ormai riconosco il suo modo di fa-re: quando è infuriato allarga le narici taurine e sbatte le sue ali di grifone con forza. Sen-to contemporaneamente il suo fiato caldo sul collo e un vento gelido alla schiena. Tutto è doppio con lui. Mi sta addosso, ma è al contempo lontano.
[Ecco, tutto ciò il mostro lo sta facendo o è solo una reminiscenza del protagonista?]Ci metto qualche frazione di secondo a ricordarmi che Haagenti ha quel difetto di pronun-cia della esse e giungo alla conclusione che deve trattarsi del settimo mese, di luglio.
[Tell, facci vedere il processo mentale]- Sette mese… Al settimo mese...
- Dal cielo verrà un grande re del terrore
Vergo i versi con rapidità ed eleganza, e se qualche lettera si sbava un po’ non me ne faccio un cruccio, meno facile sarà la loro lettura, la loro interpretazione, meglio sarà riu-scito il nostro patto profetico.
- Resssssussssssciterà il grande Re di Ssssan Goi Mol, poi vai a capo di nuovo e aggiungi: Prima e dopo Marte regnerà con fortuna.
- Rallenta un po’, non ti sto dietro.
- Penssssssavo avessssssi imparato, Miquèl!
Odio quando mi chiama Miquèl accentuando così forzatamente la pronuncia occitana, e lui lo sa che lo odio, mi sa leggere dentro, mi possiede i sogni, figuriamoci i pensieri.
Odio quando mi chiama Miquèl e lui lo sa,
[Attenta, se voleva essere un rafforzativo del concetto, messo così non funziona. E' una ripetizione] ma non riesce nemmeno a pronunciarlo quel “Nostradama”.
- Sssssssmettila! Sssssse pensi a quel nome ci entro in contatto anche io e sssssai che lo detessssssto. Andiamo avanti… Nella terra di Bergomum, a capo, una ferita ssssi aprirà tremenda
- Questa volta è davvero bella criptica… No, non guardarmi così, anche le altre, vedrai che li faranno uscire di testa tutte... ma questa sestina in particolare… Non so, mi pare abbia qualcosa in più!
Haagenti ha lo sguardo compiaciuto, è convinto che questa profezia sia il suo capolavoro, lo capisco da come si alliscia le ali.
- Ssssì, sssssono compiaciuto e quindi? È o non è il mio capolavoro?
- Sai bene che non ti contraddirrei
[refuso] mai e sono sincero, sì: è il tuo capolavoro.
Mentre lo dico dirigo lo sguardo dentro il calamaio nel quale Haagenti sta intingendo una candida barbula che si è appena strappato dalle ali: sono pronto.
***
“CON LNYSECURITY2000 COGLI OGNI LADRO IN ERRORE:
PER I MALINTENZIONATI È IL RE DEL TERRORE!”
La voce squillante, ma seducente della promoter inonda la sala disordinata insieme alla lu-ce variopinta della televisione.
Giambattista se ne sta, come ogni sera, spaparanzato sulla poltrona. Ai suoi piedi la boc-cia di vino rosso avanzato dalla cena.
Ogni sera
[ripetizione] la stessa tiritera: vino e televisione, in una sessione di zapping e sorsi di rosso che lo tengono sveglio fino alle due, qualche volta alle tre.
Il lavoro in fabbrica lo fiacca sì, ma da quando i ladri gli sono entrati in casa, dormire è diventata una vera a propria impresa.
Non che possedesse cose di grande valore, ma quei bastardi si sono rubati tutto il rubabi-le, compresi gli umili gioielli della madre defunta e il Ciao con cui andava al lavoro.
Da allora, il Giambo non si dà pace. Nemmeno un’intera boccia di vino a sera gli restitui-sce la meritata requie.
Ci avessero riprovato, quei bastardi, e si sarebbero trovati con una buona quantità di piombo in pancia.
[Cambio di portatore di PdV e anche di persona narrante (1a a 3a) senza apparente motivo. Se la storia ha più PdV, essi devono mantenere la stessa persona narrante, e se (per motivi di trama) cambia anche questa, ti consiglio di motivarla subito così da non perdere l'attenzione del lettore. A parte questo, il problema più grosso qui è che mi sembra il Pdv oscilli tra onnisciente e interno. Non sono sicuro perché potrebbero essere solo insicurezze di stile. Continuo a leggere.][perché hai saltato una riga qui? La scena mi sembra la stessa.] Sta per controllare il suo vecchio prima di abbandonarsi al debole sonno quando la bionda tettona della televisione attira la sua attenzione: un antifurto, certo, ci aveva già pensato, ma il LNYSECURITY2000 è un’altra cosa.
Non avrebbe dovuto spaccare il muro e gestire fili, dato che va a batteria. La sua tecno-logia a onde radio lo rende molto più agile da installare e la tettona dice che si può “como-damente” contattare l’assistenza se ci sono problemi.
Ha già sentito parlare di aggeggi del genere, anche se lì in valle non conosce nessuno che li abbia, ma questo ha un prezzo abbordabile persino per un mezzo morto di fame come lui. E comunque è un sacrificio che bisogna fare, non si può mica andare avanti a vivere così.
Il Giambo sente
[Parola percettiva, eliminala, ci butta solo fuori dal PdV, falla diventare: “Una strana sensazione lo pervade”] una strana sensazione di piacere pervaderlo: tornerà finalmente a dormire, d’improvviso vede
[stessa cosa: vede, sente, osserva ecc..]il buio in fondo al tunnel della sua insonnia.
Corre in camera di suo padre e prende la bic quasi finita con cui aveva provato, invano, a risolvere un cruciverba un paio d’ore prima.
Estrae un vecchio avanzo di giornale da sotto la traballante gamba del tavolo della cucina e vi appunta sopra il numero da contattare per effettuare l’ordine.
Tornato nella stanza del genitore un puzzo fetido di fiato e scoregge lo investe. Bortolo, suo padre, si è di nuovo cagato addosso.
- Girati, Cristo Santo!
Bisbiglia il Giambo a denti stretti mentre cerca di sentire lo stato del pannolone del vec-chio.
- Da me hai proprio preso solo il carattere di merda.
Risponde Bortolo tenendo gli occhi chiusi e cercando, con gran fatica, di premere i lombi contro il materasso, mentre il figlio prova di sollevarlo.
---
Il suono del citofono non si è ancora completamente esaurito che già il Giambo è sulla porta con un sorriso a trentadue denti.
- Lei è il signor Giambattista Locatello?
Chiede il fattorino, stanco.
- Sì!
Risponde il Giambo con prontezza.
[Con prontezza è uguale a prontamente. Inoltre “risponde” è un dialogue tag vuoto, è ovvio che ha risposto, non c’è bisogno di specificarlo]- Mi metta una firma qui...
Aggiunge
[Altra parola vuota] il fattorino passando all’uomo il documento di avvenuta con-segna da firmare.
Il Giambo scrive il suo nome con una grafia più storta dei suoi denti e afferra il pacco con l’entusiasmo di un bambino il giorno di Natale.
---
C'era voluto quasi un mese, ma alla fine eccolo lì.
Tra spedizione aerea, tempi di consegna, ritiro e montaggio, che gli ha dato in realtà molti meno problemi di quanto avesse immaginato, è passato parecchio tempo, ma poco importa.
La scatoletta bianca con su scritto LNYSECURITY2000 campeggia ora vicino alla porta.
- Riprovateci adesso a entrare, bastardi!
Esordisce
[Altro dialogue tag vuoto. Smetto di segnalarteli] il Giambo mentre un ghigno mette in risalto i suoi incisivi asimmetrici.
Prepara la sbobba frullata per suo padre e si dirige in camera, pronto per imboccarlo.
La stanza è spoglia, ci sono giusto un letto e un comodino su cui sono appoggiate La Gaz-zetta dello sport e la solita Settimana Enigmistica piena di errori.
Sul muro dirimpetto al letto, sotto un crocifisso logoro, una fotografia ritrae Bortolo da giovane in mezzo a una decina di altri ragazzi. Sotto ai loro piedi, tre cinghiali di dimensio-ni enormi. Bortolo sorride sgargiante mentre un ragazzo gli appoggia una corona in testa. Sullo sfondo, l'imponente gola di un fiume: il "goi mol", la gola cocciuta, come la chiama-vano in paese, assurta a santuario dei montanari dopo che il Gino Facchinetti, che secon-do alcuni era uscito di testa da quando la Luisa se ne era andata con i bambini, aveva so-stenuto di aver visto la Madonna farci il bagno.
Una scritta un po' sbiadita occupa la fascia più bassa della fotografia:
"AL BORTOLO, OL RE de singiai de SAN GOI MOL, dala tö banda de mascalsù" seguita da una sfilza di firme illeggibili.
[Spiegone. Tutte queste cose lui già le sa, non ha motivo di mettersi a fare queste considerazioni.]Non ha ancora messo un piede nella camera che un suono acuto e periodico lo fa trasali-re.
[Eh? Non ha messo piede nella stanza? L’hai descritta nel dettaglio con tanto di particolari della foto e non è ancora entrato? Cambiala questa parte. La narrazione deve seguire la velocità degli avvenimenti.]Giambattista si dirige verso l’antifurto e lo disattiva. Devo aver sbagliato qualcosa nell'in-stallazione, pensa tra sè e sè. Trascorso solo qualche istante, dopo essersi sincerato che l’allarme non riparta, torna all’attività quotidiana che più detesta: la cura di suo padre.
[prediligi sempre la costruzione ordinata, non esplicitare il trascorrere del tempo né delocalizzare gli avvenimenti con: dopo, prima che, quando…]Bortolo è un uomo corpulento, differentemente dal figlio, e per il Giambo aiutarlo ad an-dare in bagno e lavarlo richiede una fatica che si risparmierebbe volentieri.
[qui il PdV proprio non lo capisco, oscilla tra onnisciente e interno. Un bel casino]L'anziano soffre di un'importante demenza senile e la morte della moglie ha acuito la gravità della malattia.
[tell]- Dove mi porti questa volta, razza di coglione?
Sbotta il vecchio.
- Stai zitto o d'ora in poi ti lascio ad annegare nella tua stessa merda.
Risponde, secco, il Giambo.
- Ahahahaha! Lo dico sempre io: solo il caratteraccio hai preso da me, era meglio che da me prendevi la stazza e che il carattere lo prendevi da tua mamma…
Controbatte il vecchio articolando faticosamente i suoni.
Non sono ancora arrivati al bagno che l'antifurto riprende a suonare con forza cogliendo i due alla sprovvista e spaventandoli al punto da farli rovinare entrambi sul pavimento.
[costruzione impostata sul tell, lo senti che non trasmette nulla? Dovrebbe far spaventare anche il lettore, faccelo sentire che d’improvviso s’innalza questo suono assordante. Sennò sembra davvero tutto una serie di azioni che non contano nulla. Spero di essermi spiegato.]- Bell’acquisto figliolo, soldi veramente ben spesi!
Dice proprio così, quel vecchio bastardo, soffocando un’infame risata.
[Vedi? Qui siamo di nuovo interni al pg. Non c’è coerenza]---
Il Giambo se ne sta, di nuovo, spaparanzato sulla poltrona. Ai suoi piedi la solita boccia di vino rosso come il sangue che inietta i suoi occhi insonni.
[carino questo dettaglio] Fissa, senza guardarla davvero, la televisione che tiene a un volume altissimo, nell’illusione di non sentire più l’allarme che, sicuramente, si rimetterà a suonare all’improvviso e senza motivo.
C’è qualcosa di malefico in quell’aggeggio, tanto che non è riuscito nè a disinstallarlo né a estirparlo dal muro, che ora risulta a tratti spaccato intorno all’antifurto e la batteria sem-bra non esaurirsi mai. Ha chiamato l’assistenza, ma gli hanno detto che, trattandosi di una marca statunitense, ci sono pochi tecnici formati per risolvere il problema sul territorio e che dovrà attendere una decina di giorni.
Ne sono già passati tre.
Tre giorni infiniti.
Eterni.
E poi ci si è messo anche suo padre la cui demenza senile sembra aver preso totalmente il sopravvento già dopo il primo giorno.
- È tempo di cambiare vita, figliolo!
Gli ha detto baldanzoso il secondo giorno di tortura acustica.
- Dobbiamo fargli il culo a strisce a quei bastardi maiali di tedeschi. Hai capito? Io lo so che sono tornati, ma adesso li ricacciamo nella loro stalla, vedrai figliolo!
Così dice al figlio che quasi non lo sente parlare.
[di nuovo onnisciente]---
- Che cazzo fai, sei completamente impazzito?
Giambo guarda incredulo suo padre e gli altri tre anziani, vestiti con le loro vecchie divise da militare, puntare i fucili da caccia verso di lui.
La trincea in cui si sono posizionati deve essere profonda almeno un metro.
- Avete scavato seriamente una buca in giardino? Ma siete matti! Cosa fate con il fucile in mano?
- Levati dalle palle, sporco nazista, o ti riempio di piombo!
- Sporco cosa? Papà, ma non mi riconosci? Sono il Giambattista...
Il Giambo perde colore, il suo respiro si fa sempre più pesante: la situazione è davvero irreale.
Cerca di fare un passo verso il filo spinato con cui il manipolo di matti ha circondato il giardino, ma uno di loro spara un colpo in aria prima di tornare a puntargli il fucile addos-so.
- Non. Fare. Un. Altro. Passo. O ti ammazzo. Mangiakartoffeln di merda! C’è solo una co-sa che mi dà più piacere che far fuori i cinghiali e sai cosa è? Fare fuori gli stupidi nazisti come te!
Aggiunge l'uomo.
- Ma cosa sta dicendo, io non sono…
- Stai zitto! Non pensare di fregarmi… Io lo so che siete tornati. Qui è pieno di gente come te, siete voi e i cinghiali… ma sai, giù al San Goi Mol quanti cinghiali ho seccato? No, non ne hai idea. Eppure è lì che i tuoi amici tedeschi mi hanno lasciato appeso a testa in giù per quasi un giorno intero e hanno ammazzato davanti ai miei occhi il Luigi… Io ci sono cresciuto con il Luigi…
Suo padre parla concitato e furibondo, il suo viso si fa paonazzo mentre scoppia a piange-re di un pianto rabbioso. Giambattista è sempre più spaventato.
Bortolo si asciuga le lacrime e guarda il figlio con sguardo assatanato.
In sottofondo, l’antifurto suona incessante.
- Lo senti? È la sirena del coprifuoco e suona a causa vostra, ma io non mi nascondo più...
E così dicendo carica il fucile.
Il Giambo si nasconde appena in tempo dietro il muretto perimetrante il giardino che il fu-cile esplode un colpo.
Per un solo istante, nessuno sente il suono dell’allarme.
Il Giambo estrae il suo Motorola e digita il 112.
- Pronto, pronto…
Trema.
- Pronto… sì, i carabinieri. Pronto, ecco, chiamo da Garno… sì, sentite, mio padre è im-pazzito… In questo momento? In una buca in giardino, una specie di trincea che si è sca-vato con i suoi amici e hanno dei fucili… come? Sì, trincea. Sì, sì è cacciatore… sì, ha il porto d’armi, sì, sì, ma è totalm… come? No, sì, immagino non senta bene… No, è l’antifurto di casa nostr… cosa dice? No, no, le dico che non ci sono ladri, è mio padre che è impazzito… No, non è da solo, ci sono altri quattro, cioè tre suoi amici… No, non cono-sco la dinamica… Come, prego? No, siamo piuttosto isolati… Via delle fontanelle 18, è pra-ticamente appena fuori il bosco. Non sta bene da tanto, ma non hai mai fatto cose simili prima, no. No, non mi muovo, ma voi fate presto! Ah, certo: Giambattista Locatello… ok, va bene.
[Normalmente sarebbe eccessivo come blocco di dialogo, ma lo hai reso bene e contestualizzato anche senza stacchi]Quando chiude la comunicazione, il Giambo ha il cuore in gola.
---
Dopo quasi un’ora le pattuglie davanti al vecchio cascinale di via delle fontanelle, numero civico 18, Garno, sono due.
- ...Le dico che non ci riusciamo.
L’appuntato parla al suo superiore stando seduto dietro la volante.
- No, non è solo il Locatello, ce ne sono altri tre e sembrano che hanno il diavolo addos-so… Non lo so, il figlio dice che sono amici suoi, ma non sa esattamente cosa è successo, come si sono organizzati… il padre è completamente uscito di testa negli ultimi giorni, di-ce... e hanno portato fuochi d’artificio che usano come bombe… no, intendo dire che ce li sparano addosso! Dicono che lo fanno per vendicare un certo Luigi e che siamo dei man-giakarqualcosa di merda.
Il comandante siede nel suo ufficio esterrefatto.
[non stavano in una macchina? Se è una comunicazione radio lo devi specificare, hai appena cambiato il PdV, ti devi sforzare ancora di più per essere chiara]- Aspetti un momento, lei mi sta dicendo che siete assediati da quattro vecchi rincoglioniti che usano come armi fuochi d’artificio?
Chiede perplesso.
[inutile, sia che chiede sia che è perplesso si evince dalla battuta di dialogo]- Esattamente, e fucili da caccia.
Aggiunge l’appuntato.
[uguale]- … e sono dentro una buca in un giardino, corretto?
Prosegue il comandante.
[same]- Tipo una trincea, sì, corretto!
Risponde l'appuntato.
[e ancora]- E voi non riuscite a gestire la situazione e volete rinforzi, ho capito bene? Ma che cazzo è questa sirena?!
Tuona il comandante.
[non lo senti quanto sono brutti? Non sono dettagli visivi o cose concrete. Meglio non avere nulla in mezzo che questi dialogue tag inutili. Mettici azioni o dettagli… Altrimenti mi arrabbio xD]- L’antifurto di casa Locatello, signore, suona incessantemente da prima che arrivavamo noi e ci sta facendo uscire pazzi, signore. Comunque rispondo affermativamente: ci ser-vono i rinforzi.
Mentre parla, un cartoccio arriva a qualche metro dalla macchina. L’esplosione lo fa trasa-lire. Nel frattempo, un giovane carabiniere sta facendo il giro della casa.
Il suo piano è cogliere gli anziani di sorpresa.
- Ti ho beccato, lurido fascista!
Dice uno dei vecchi sparando contro l’uomo che cade a terra ferito.
Il suono tremendo dell’antifurto cessa per un lunghissimo minuto.
Tutt’intorno regna il silenzio, squarciato dalle urla strazianti del carabiniere. A terra il san-gue si espande lentamente.
Solo quando il suono dell’allarme riprende il Giambo, esausto ed esaurito, si dirige verso l’appuntato che gli dà le spalle e tiene ancora in mano il telefono, lo colpisce sulla testa con un sasso trovato per terra, gli ruba la pistola e, uscendo finalmente dal suo nascondi-glio, la punta contro suo padre.
Appena prima di premere il grilletto direziona l’arma verso la casa da cui proviene quel suono incessante e apre il fuoco.
La finestra, a pochi metri dal quartetto di anziani, va in mille pezzi.
Ma il Giambo è ormai allo scoperto e ha tutti e quattro i fucili puntati addosso.
***
La visione s’interrompe.
Haagenti sta mescolando l’inchiostro e ha tolto la barbula ormai zuppa con una delle sue lunghe unghie rompendo l’incantesimo.
- Ma come? Mi stavo appassionando… Non vorrai davvero interrompere qui! Cosa diavolo succede adesso?
- Ssssssai che non ti è concessssssso vedere tutto.
[Allora, qui capisco cosa hai cercato di fare. Questo però non motiva le inconsistenze di PdV, se tutte le scene del Giambo volevi narrarle come se viste dall’esterno, allora dovevi astenerti dal mostrare l’interiorità del personaggio, come con una macchina da presa che si limita a riprende le scene. Devi essere coerente, non puoi fare “a caso”]- Sì, certo che lo so, ma detesto comunque quando lo fai finire sul più bello.
Lo trovo sleale. Sono i momenti in cui mi rendo conto di non essere altro che un burattino in mano a un demone impazzito.
- ...Beh, allora? Che ne dici?
Mi incalza Haagenti abbozzando un sorrisetto compiaciuto.
- Assurdo! È una storia assurda...
Rispondo ancora sgomento.
- Ogni tanto, nel mondo succedono delle cose che uno non ci crede...
Ormai dovrei essermi abituato alla rivelazione delle profezie: sono sempre storie talmente incredibili da non sembrare vere e invece lo sono, o per meglio dire, lo saranno.
Il demone scoppia in una risata baritonale.
- Proprio quello che volevo sssssentirmi dire… Gli umani hanno quesssta ssssstupida ten-denza a credere che le profezie rivelino arcani impressssscindibili, che dei e demoni si sssssscomodino sssssolo per le “grandi quesssssstioni”...
Mentre lo dice disegna due virgolette immaginarie nell’aria con le sue unghie aguzze.
- Proprio non lo capissssscono che non esssisssste un ssssenssso e che i demoni e gli dei ssssi divertono di più con le loro piccole, insulssse, folli quesssstioni quotidiane. Che il dessstino del mondo sssi compie anche e sssssoprattutto nella pazzia della gente comune, nel vivere di tutti i giorni...
Lo ascolto attentamente.
- È cossssì che li traiamo in inganno: le nosssstre profezie si compiono tutte, non mentia-mo, questo no, ma loro non ssssanno dove cercare e useranno le nosssstre, le tue parole per evitare prima e interpretare poi eventi di portata mondiale che non hanno nulla a che sssspartire con la reale ssssorte del mondo...
Non lo seguo mai fino in fondo quando attacca a filosofeggiare.
- Se posso permettermi un consiglio...
Tento l’approccio con tono gentile.
- Ho il sospetto che gli stiamo dando fin troppi indizi e non vorremo certo che questi nostri successori arrivino a prevedere ed evitare qualcosa, giusto?
- Dimmi cossssa hai in mente...
Mi incalza guardandomi curioso.
- Nulla di che, mio Signore. Pensavo solo che sarebbe meglio togliere informazioni, scrive-re quartine, piuttosto che sestine, così da rendere le profezie ancor più sibilline… usciran-no di testa, vedrà!
Ho sempre paura delle sue reazioni. Mi tormenta con incubi indescrivibili quando faccio o dico qualcosa che non gli va a genio.
- Può esssssere una buona idea… Ma ne abbiamo già sssscritte parecchie…
Aggiunge ancora non del tutto convinto.
- Ci penso io, mio Signore. Ho ancora un po’ d’inchiostro e se non basta me ne farò altro, non sarà un peso.
- Come vuoi, ma non cedere troppo all’essstro.
E così dicendo Haagenti scompare.
Riprendo la penna d’oca, la intingo nell’inchiostro e cancello gli ultimi due versi
Ora mi guardo in giro, come se non sapessi che mi osserva anche senza essere fisica-mente vicino a me e mi abbandono a una licenza poetica che qualche volta mi concedo: anagrammo Re di San Goi Mol e lo trasformo in Re d'Angolmois. Rileggo la quartina:
L’anno millenovecentonovantanove al settimo mese
dal cielo verrà un grande re del Terrore
resusciterà il grande re d’Angolmois
prima e dopo Marte regnerà con fortuna.
[Ok, ecco spiegati i versetti iniziali. Va bene allora]Una risata incontenibile mi scoppia nel petto e si fa strada fino a riempire la stanza.
Ho le lacrime agli occhi tanto rido al solo pensiero di come interpreteranno questa quartina.
È davvero il nostro capolavoro, Haagenti, ripeto tra me e me.
Commento:Eccoci qua. Mooolto meglio del racconto dell'edizione scorsa. Brava. L'idea inoltre è davvero carina e le scene con Nostradamus le hai rese bene. Mi pare di avertelo detto anche per l'altro racconto ma la cosa che ti riesce meglio è il dialogo. Sai seguire le forme caratteristiche del parlato vero e rendere credibile il tutto.
Detto questo, il testo ha comunque diversi problemi. Lo stile è ancora da migliorare e c'è un'incoerenza di PdV piuttosto grossa. Anche a flusso informativo a volte singhiozzi non dando al lettore informazioni chiave per comprendere la scena.
Vedo che ti piace molto cambiare portatore di PdV ma devi essere anche conscia che ogni cambio deve essere fatto a modo e quindi prendendosi il tempo (ed i caratteri purtroppo) per presentare il luogo e le persone che popolano la nuova scena.
In conclusione, un buon miglioramento direi. Son curioso di vedere i progressi che farai con i prossimi racconti, dove magari mi potrò dilungare di più a parlare dei contenuti veri e propri della storia.