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Skannatoio Giugno 2022, Born in blood 2: the retourn

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Mikeluzz
view post Posted on 29/6/2022, 13:21 by: Mikeluzz

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Specifiche

Tema scritto con il sangue (scritta o disegno volontari)

Specifiche facoltative

Venuto al mondo (nascita vera e propria)
Qui non sono sicuro, perché il bimbo è appena nato, ma non vi è narrato l'atto della nascita...

Sennò, dov’è il bello? (il sangue deve essere umano)

Il ritorno (un elemento, luogo, personaggio o frase di inizio storia deve tornare nel finale) L'aria condizionata

Numero caratteri (spazi inclusi): 5432

LACRIMA ROSSA

di Michele Carlo Calci

Il vento di fuori getta calore nella stanza. Mi liscio la fronte col dorso della mano e faccio schizzare il sudore un po' a destra, un po' a sinistra. Che razza di caldo, si starebbe meglio nel deserto!
Il dottore più basso si avvia per chiudere le finestre. «Mi spiace, signori. Un guasto all'aria condizionata non è da tutti i giorni, in ospedale.»
Tra le braccia di mia moglie, i lamenti del pargolo si fanno assordanti. L'impressione è quella che il letto sobbalzi a ogni crisi di pianto. Trema il letto, trema l'ospedale: è mio figlio che soffre.
Dio! Me ne sto seduto ai piedi del suo capezzale e non so come essere d'aiuto.
Il dottore alto (che mi sembra un buono a nulla quasi quanto il più basso) sta esaminando il pargolo centimetro per centimetro.
Allora, cosa pensi di trovarci? Lo Spirito Santo?
Scatto in piedi. «Basta! Che cos'ha mio figlio!? Mi dia una risposta, adesso!»
Si volta e mi squadra da capo a piedi. Un esame anche per me. Che faccia da pirla! Chissà qual emerito superiore ha scelto di darti il posto. Siete tutti uguali, voi medici: quando si tratta di vite umane non vi pronunciate davvero, rigirate la sfera. E noi cosa diamine ce ne facciamo della sfera? È forse magica?!
La rabbia dev'essere evidente sul mio volto.
Carola mi fissa con occhi languidi. Si vede che anche lei non sa più come reagire, ma culla il nostro bambino con quanto amore l'è concesso. «Marco, ti prego—»
Il dottore alto la interrompe subito. «Signor Cavini, stiamo facendo il possibile per salvaguardare la salute del piccolo. Lei si rassereni, stia seduto e faccia degli ampi respiri.»
Sbuffo, quasi a liberare l'alito marcio di un sonno ancora proibito. Sono passate venti ore dall'ultima volta che ho chiuso occhio. Sono stanco, ecco giustificato il tutto.
Siedo e mi dilungo in un respiro da vero guru.
Bisognerebbe diventarlo, guru, per sopravvivere a momenti del genere.
Ma un semplice respiro non è sufficiente.
Chino il capo e ne afferro le estremità con dita tremanti. I suoni dell'ospedale mi rimbombano nelle orecchie, ma sono attutiti dalla quantità di pensieri che stravolge la mia mente.
«Aiuto, dottori, guardate!»
Lo strillo di Carola mi solleva d'un pezzo. I due dottori sono vicino alla finestra (per un consulto?) e Carola, stretta sempre più a nostro figlio, ha lo sguardo impietrito e la bocca spalancata.
Scatto a fianco del letto – l'ansia che mi percorre la gola –, ma vado a schiantarmi con l'imponente dottore che mi supera di posto. Tossisco per via dello scontro.
Ti manderei al diavolo seduta stante!
Il pargolo è rannicchiato sull'avambraccio di Carola, gli occhi socchiusi, come sempre… ma una lacrima di sangue gli cola sulla guancia… Il rosso sfiora le sue labbra, e in una nuova crisi di pianto gli stilla nella boccuccia. Come tanti fiumiciattoli, il sangue riga il suo visino.
«È sangue, è sangue!»
«Signora, non si agiti, la prego.»
Con un colpo d'anca libero lo spazio da quell'incapace. Do una lieve spolverata ai capelli biondi di Carola, cerco di tranquillizzarla, ed esamino il pargolo. Le lacrime rosse non smettono di scendere.
È un disastro, lo sapevo!
Anch'io piango, m'inginocchio per la disperazione, e il tormento di mia moglie mi accompagna. Resto aggrappato alle lenzuola.
Perché a me? Cos'ho fatto per meritarmi un dolore simile?
Una mano mi si poggia sulla spalla. È quella del dottore alto. Volto il capo e annuisco tra il muco e le lacrime. Tiro su la schiena, rimetto i piedi saldi a terra e lascio che sia lui a svolgere il proprio lavoro.
Un rapido esame, l'ennesimo. «È un po' di sangue ingurgitato, ma niente che possa metterlo in pericolo. Più che altro…»
Il dottore fa cenno al collega più basso. Questi trotterella verso il letto, come se nulla di grave stesse accadendo.
Nessun commento, voglio solo che mio figlio stia bene!
Carola asciuga con un fazzoletto il volto del piccolo. Il pianto rosso si è esaurito.
Il dottore scosta il fazzoletto macchiato di sangue e indica gli occhi chiusi. «Ferrari, apriamogli gli occhi. Lentamente, mi raccomando, con cautela.»
Ferrari annuisce. Si apprestano a sollevare le palpebre del pargolo. È silenzioso, sembra sul punto di assopirsi…
Il dottore alto allarga il braccio a bloccare l'iniziativa del collega. «Aspetta, aspetta.» Il dottore mi guarda, poi ruota su Carola. «C'è bisogno di stenderlo sul letto. La prego, signora, scenda e si metta vicino al marito.»
Obbediamo e, trepidanti per l'attesa, affidiamo l'incarico ai medici.
Il clima sembra calare di temperatura.
È la tensione che defluisce lungo il mio corpo? Non so più come reagire…
Mio figlio è lì, sdraiato a pancia in su. Ferrari lo sfiora appena, ma una convulsione del pargolo lo fa ritrarre. Si riaccovaccia e allunga indice e medio.
«Fai piano, mi raccomando…»
Le palpebre si sollevano al rallentatore.
Due pellicole che celano il segreto più atroce, più inverosimile.
Carola sta per accasciarsi a terra, ma in un lampo l'afferro per il braccio e sollevo il suo peso morto. La faccio sedere.
Entrambi i dottori muovono un passo indietro.
Gli occhi di mio figlio sono intrisi di sangue raggrumato, seccati di rosso.
Mi avvicino con lo stomaco in subbuglio.
Oddio… «E quella?»
Il dottore alto si avvicina; Ferrari è rivolto alla finestra, tremante.
«C'è scritto *** nel sangue. Che significa?!»
La porta della stanza si apre con uno scatto. Un'infermiera si affaccia. «Finalmente, dottori, è tornata l'aria condizionata.»
Alla vista dei nostri sguardi atterriti, l'infermiera alza un sopracciglio.

FINE



Edited by Mikeluzz - 1/7/2022, 16:41
 
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