Forum Scrittori e Lettori di Horror Giallo Fantastico

Skannatoio Giugno 2022, Born in blood 2: the retourn

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view post Posted on 1/6/2022, 20:11
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Custode di Ryelh
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E partiamo con questo nuovo, fiammante, Skannatoio. Dato che l'ultimo skannatoio è andato deserto, ho deciso di ripresentare lo stesso tema... con qualche aggiunta.


Come sempre, cominciamo con il link al regolamento: https://latelanera.forumfree.it/?t=77744091.


1) A partire dal momento di pubblicazione di questo post avete tempo fino alle 23:59 del 30 giugno 2022 per preparare un racconto che rispetti le specifiche che fornirò in basso e postarlo in questo thread.

2) a partire dalle ore 00:00 del 01 luglio 2022, avrete due settimane per leggere tutti i racconti, postare un commento di almeno 300 caratteri e una graduatoria dei racconti in gara.

3) Dopo i vostri commenti, la giuria provvederà a dare i suoi commenti, la sua graduatoria e il suo voto per il miglior commento. Fatta la sommatoria dei voti, si farà la graduatoria finale.

Ed ecco le specifiche:

Tema: SCRITTO CON IL SANGUE: nel vostro racconto dovrà avere fondamentale importanza qualcosa che sia stato scritto o disegnato usando del sangue. Dal classico nome dell'assassino dei film gialli, alla mappa disegnata da un prigioniero, l'importante è che il sangue sia usato in un'attività di scrittura/disegno e che ciò venga fatto volontariamente.
ATTENZIONE: non è necessario che il sangue in questione sia umano.

SPECIFICHE FACOLTATIVE
oltre alla specifica obbligatoria, ve ne saranno due facoltative. Se non le rispetterete, non succederà nulla, ma, se riuscirete a inserirle concretamente nel vostro racconto, avrete un bonus di -2.

1) Venuto al mondo: nel racconto, qualcosa dovrà nascere. dovrà essere una nascita effettiva, o comunque comportante "l'ingresso di nuova vita" i questo mondo. Quindi, per fare un esempio, è accettabile un racconto dove un Dio blasfemo viene portato in questo mondo facendolo incarnare nel corpo di un bambino appena nato, perché abbiamo effettivamente una nascita, NON è accettabile quello di un criminale che si redime e "rinasce" a nuova vita, poiché qui la nascita è solo metaforica;

2) Sennò, dov'è il bello?: per questa specifica facoltativa, il sangue della specifica principale dovrà essere obbligatoriamente umano

3) Il ritorno: un elemento, una frase o un luogo o un personaggio comparso in una fase iniziale della storia dovrà tornare nella fase finale.

LUNGHEZZA: minimo 5.000 caratteri, massimo 35.000.


Pronti? Cominciate a scrivere!!
 
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view post Posted on 8/6/2022, 15:42

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Ciao, White Pretorian, vedrò cosa posso fare. Bellissime le specifiche.
 
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view post Posted on 9/6/2022, 09:03
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Ho in mente il racconto che l'ultima volta non sono riuscito a scrivere... vediamo se riesco a sto giro...
 
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view post Posted on 10/6/2022, 07:45

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LA STANZA SIGILLATA

Di Alexandra Fischer

Racc. min 5000 car max 35000

Specifiche
Tema scritto con il sangue (scritta o disegno volontari)


Specifiche facoltative

Venuto al mondo (nascita vera e propria)

Sennò, dov’è il bello? (il sangue deve essere umano)

Il ritorno (un elemento, luogo, personaggio o frase di inizio storia deve tornare nel finale)


La donna portava una tunica grigia con una cintura alla quale era appeso un grimaldello. Si fermò di scatto di fronte alla colonna di legno bianco ornata a motivi di pesci azzurri. «Esci subito di lì.»
Una figuretta esile le obbedì: indossava una tuta piena di tasche ricamate e teneva le mani dietro la schiena.
La donna più anziana si girò verso di lei e annusò nella sua direzione: «Non credere che solo perché sono cieca non sia in grado di trovare gli intrusi.»
La ragazzina dominò la paura di quegli occhi dalle pupille bianche fissi nei suoi; strinse il coltello, fece un respiro e le spiegò: «Io non lo sono. Mi trovo qui per entrare nella Stanza Sigillata.»
La donna rise a gola spiegata, tirando indietro la testa: «Sapessi in quante ci hanno provato prima di te. Io sono una delle fortunate a essermela cavata.»
La ragazzina ribatté: «Non so i motivi delle altre, ma io devo riportare il suo occupante al mio villaggio. Stanno succedendo guai a non finire. Abbiamo perso l’ultimo raccolto e ci restano le sementi per l’anno prossimo. Il bestiame è fuggito e la gente ha cominciato a uccidersi a vicenda. Sono stata costretta a fuggire dopo aver origliato una discussione fra i miei genitori e i miei fratelli. Mi hanno chiamata mostro alato e volevano uccidermi. Così sono passata dall’Oracolo ed eccomi qui.»
La donna sibilò: «Ho vissuto qualcosa del genere prima di te. Si chiama Alito di Follia, ma questo non prova il fatto che potresti mentire».
Nandèra si indignò: «Che motivo avrei?»
La donna usò un tono triste: «Tenere per te il potere racchiuso nella Stanza Sigillata, è una tentazione che ho avuto anch’io.»
Nandèra ricorse all’autocontrollo: «Io voglio servire il villaggio. Passo la maggior parte del tempo con l’Oracolo, anche se ricevo offerte e visite da parenti e amici. No, ricevevo.»
La donna mugugnò soddisfatta: «Questo lo sa solo la Fanciulla dell’Oracolo. Avvicinati.»
La donna le tastò i capelli raccolti in una treccia, la tuta ricamata: «Uhm, è la moda di Vyvernio, da dove vengo pure io.»
La ragazzina le domandò: «E allora perché siete vestita così, Madre Soave? Come mai avete una cuffia che vi aderisce alla testa?»
La donna ritirò le mani e rise ancora più forte scoprendo una fila rada di denti ingialliti: «Addirittura le espressioni di cortesia. Ma chiamami pure Hàzula», si lisciò la veste. «Quanto a questo vestito, beh, fa parte del mio incarico, ma non ho avuto modo di vederlo. Tu come ti chiami?»
La ragazzina esitò: «Non posso dirlo», sentiva il sangue martellarle le tempie al ricordo delle istruzioni dell’Oracolo del villaggio. Un vento gelido si era levato dalla statua di metallo crepata in più punti e uno spirito ne era uscito fuori, identico alla statua.
Nandèra, molti vorranno sapere chi sei, ma tu devi tacerlo, altrimenti l’Alito della Follia ti seguirà.
Hàzula le sussurrò: «Ah, le credenze di Vyvernio. Mai dire il proprio nome a chi ha visto gli spiriti, o gli dèi. D’accordo, allora per me sarai la Piccola. Avanti, ti porto davanti alla Stanza Sigillata e poi dovrai cavartela da te.» Le fece cenno di seguirla lungo una fila di porte chiuse fatte di lastre trasparenti. Nandèra le osservò con la coda dell’occhio: c’era una sfilza di guerrieri dalle armature di metallo rosso congelati in gesti di combattimento, una spada sollevata, una fromboliera rimasta a mezz’aria, una freccia incoccata che non avrebbe mai raggiunto il bersaglio. I volti contratti nello spasmo e coperti di sudore le fecero escludere l’ipotesi di statue e la presenza di serrature nelle porte glielo confermò.
Hazùla si accorse della sua curiosità: «Ebbene sì. Faccio la carceriera di questi guerrieri. Sono finiti così per colpa mia. Tentai di farsi aiutare da loro per forzare la porta. La casta sacerdotale ci fece punire come vedi», il volto si contrasse nell’espressione di chi si ricorda di colpo di una questione urgente. «A proposito, non ti ha fermata alcun sacerdote, vero?»
Nandèra ricordò la propria entrata nella costruzione ad arco, la corsa precipitosa lungo gli scalini di basalto e le molte stanze aperte, dalle porte di legno profumato. C’erano uomini e donne seduti a occhi chiusi su cuscini posti nel mezzo di stanze arredate con tavolini e incensieri. Lei stessa era rimasta stordita da quegli effluvi ma era proseguita tastoni lungo le stanze affrescate con il motivo dell’Oracolo: un bambino dalla testa rasata, la carnagione azzurra e gli occhi bianchi vestito con una tunica dalle maniche larghe decorata con un pesce blu scuro dalle ali di farfalla. Pareva correre lungo le pareti e incoraggiarla a proseguire.
Hàzula la riprese: «Ho capito, vuoi nascondermi qualcosa.»
Nandèra si affrettò a replicare: «No, ho visto il corpo sacerdotale immerso nella meditazione.»
Hàzula si fregò le mani. «Meno male. Vuol dire che il tuo arrivo è servito a qualcosa. Li hai fermati prima che la follia dilagasse presso di loro.»
Nandèra la guardò incuriosita: «Come? Io non ho poteri.»
Hàzula annuì: «L’innocenza lo è. Eccoci arrivate.»
Nandèra si avvicinò alla porta di legno blu rivestita di mattonelle bianche decorate a motivi di farfalle dalle ali cristalline e i corpi squamosi. Notò che solo una mattonella era rimasta bianca e si trovava là dove ci sarebbe dovuta essere la serratura. Un odore di selvatico filtrava dalla porta seguito da una serie di pianti. Esitò.
Hàzula le diede uno spintone. «Avanti. Fai quello che devi. Quella porta non si aprirà da sola.»
Nandèra la sentì allontanarsi con un tintinnio di grimaldelli ma rimase impassibile. La prova riguardava solo lei: tirò fuori il coltello e si tagliò il palmo sinistro, lo appoggiò alla mattonella, che lo assorbì dopo che lei ebbe scritto il proprio nome.
La parete scorse via e Nandèra entrò nella Stanza Sigillata orientandosi grazie alla luce proveniente da una finestra circolare nel soffitto. La trovò simile a quella lasciata nel villaggio: pareti rivestite di legno marrone scuro, una predella, un tavolino sul quale era disteso l’Oracolo bambino, solo che in questo caso si trattava di una creatura in carne e ossa, proprio come l’animale che ornava il petto della statua.
La creatura aveva la bocca sporca di sangue e una luce gelida negli occhi. Volò verso di lei.
Nandèra si girò verso il riquadro della stanza, rimpiangendo di essere sola. Aveva svolto tutto secondo le istruzioni incise sulle lastre del pavimento della Casa dell’Oracolo. Si girò di scatto quando si sentì sfiorare la testa dalle ali gelide di farfalla. Il pesce le si parò di fronte agitando le ali grandi come la mano di un uomo e avevano movimenti ipnotici. Nandèra abbassò lo sguardo e vide comparire sul pavimento le stesse lastre del villaggio con le istruzioni. Sentì un rumore di passi alle sue spalle, ma non osò voltarsi. Lo fece solo quando una mano la indusse a farlo. Si ritrovò a fissare il volto olivastro e gli occhi dorati dell’Oracolo bambino, il quale le sorrise: «Grazie per avermi aiutato a nascere.» Aveva una chioma biondo platino fermata da uno spillone di metallo nero ornato da un minuscolo pesce ad ali spiegate.
Nandèra ripensò alle ultime lastre sulle quali aveva meditato. La illuminarono sull’accaduto: era nato un nuovo Oracolo perché quello vecchio si era indebolito.
Nandèra piegò la schiena per omaggiarlo e vide la creatura pesce volargli in circolo intorno alla testa.
Distolse lo sguardo.
L’Oracolo bambino se ne accorse: «Apprezzo il tuo rispetto. Posso dirti che di qui in avanti ci sarà un’epoca di benessere grazie a te. Torna al villaggio e ti io aspetterò. Certo, non con questo aspetto», le toccò il palmo ferito. Nandèra sentì la ferita rimarginarsi e quando lui ritirò la mano si guardò il palmo, tornato integro.
L’Oracolo bambino le tese la mano: «Il coltello.»
Lei glielo consegnò, lui si sfilò lo spillone dal capo e lasciò ricadere i capelli.
Nandèra lo prese.
L’Oracolo bambino le indicò la porta: «Ora va.»
La ragazzina uscì e udì la parete richiudersi dietro di lei. Si mise lo spillone fra i capelli e corse nel corridoio e sentì la voce di Hàzula, più giovanile. «Ci vedo.»
Corse verso di lei e la vide, sempre in grembiule ma senza più il grimaldello. Hàzula l’abbracciò: «Ce l’hai fatta.»
Nandèra sentì le porte aprirsi e i passi dei guerrieri che si allontanavano ridendo lungo il corridoio dalle pareti ornate con la nuova effigie dell’Oracolo bambino.
Hàzula la prese per mano e la condusse al cospetto dei sacerdoti assiepatisi intorno all’uscita del palazzo. Il più anziano di loro le sorrise e la toccò in fronte.
Nandèra si risvegliò nel tempio di Vyvernio sotto il sorriso della statua intatta dell’Oracolo bambino.
 
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view post Posted on 14/6/2022, 20:09
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Custode di Ryelh
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CITAZIONE (Nazareno Marzetti1 @ 9/6/2022, 10:03) 
Ho in mente il racconto che l'ultima volta non sono riuscito a scrivere... vediamo se riesco a sto giro...

Bentornato, Naz.
Sarà un piacere^^
 
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view post Posted on 29/6/2022, 13:21

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Specifiche

Tema scritto con il sangue (scritta o disegno volontari)

Specifiche facoltative

Venuto al mondo (nascita vera e propria)
Qui non sono sicuro, perché il bimbo è appena nato, ma non vi è narrato l'atto della nascita...

Sennò, dov’è il bello? (il sangue deve essere umano)

Il ritorno (un elemento, luogo, personaggio o frase di inizio storia deve tornare nel finale) L'aria condizionata

Numero caratteri (spazi inclusi): 5432

LACRIMA ROSSA

di Michele Carlo Calci

Il vento di fuori getta calore nella stanza. Mi liscio la fronte col dorso della mano e faccio schizzare il sudore un po' a destra, un po' a sinistra. Che razza di caldo, si starebbe meglio nel deserto!
Il dottore più basso si avvia per chiudere le finestre. «Mi spiace, signori. Un guasto all'aria condizionata non è da tutti i giorni, in ospedale.»
Tra le braccia di mia moglie, i lamenti del pargolo si fanno assordanti. L'impressione è quella che il letto sobbalzi a ogni crisi di pianto. Trema il letto, trema l'ospedale: è mio figlio che soffre.
Dio! Me ne sto seduto ai piedi del suo capezzale e non so come essere d'aiuto.
Il dottore alto (che mi sembra un buono a nulla quasi quanto il più basso) sta esaminando il pargolo centimetro per centimetro.
Allora, cosa pensi di trovarci? Lo Spirito Santo?
Scatto in piedi. «Basta! Che cos'ha mio figlio!? Mi dia una risposta, adesso!»
Si volta e mi squadra da capo a piedi. Un esame anche per me. Che faccia da pirla! Chissà qual emerito superiore ha scelto di darti il posto. Siete tutti uguali, voi medici: quando si tratta di vite umane non vi pronunciate davvero, rigirate la sfera. E noi cosa diamine ce ne facciamo della sfera? È forse magica?!
La rabbia dev'essere evidente sul mio volto.
Carola mi fissa con occhi languidi. Si vede che anche lei non sa più come reagire, ma culla il nostro bambino con quanto amore l'è concesso. «Marco, ti prego—»
Il dottore alto la interrompe subito. «Signor Cavini, stiamo facendo il possibile per salvaguardare la salute del piccolo. Lei si rassereni, stia seduto e faccia degli ampi respiri.»
Sbuffo, quasi a liberare l'alito marcio di un sonno ancora proibito. Sono passate venti ore dall'ultima volta che ho chiuso occhio. Sono stanco, ecco giustificato il tutto.
Siedo e mi dilungo in un respiro da vero guru.
Bisognerebbe diventarlo, guru, per sopravvivere a momenti del genere.
Ma un semplice respiro non è sufficiente.
Chino il capo e ne afferro le estremità con dita tremanti. I suoni dell'ospedale mi rimbombano nelle orecchie, ma sono attutiti dalla quantità di pensieri che stravolge la mia mente.
«Aiuto, dottori, guardate!»
Lo strillo di Carola mi solleva d'un pezzo. I due dottori sono vicino alla finestra (per un consulto?) e Carola, stretta sempre più a nostro figlio, ha lo sguardo impietrito e la bocca spalancata.
Scatto a fianco del letto – l'ansia che mi percorre la gola –, ma vado a schiantarmi con l'imponente dottore che mi supera di posto. Tossisco per via dello scontro.
Ti manderei al diavolo seduta stante!
Il pargolo è rannicchiato sull'avambraccio di Carola, gli occhi socchiusi, come sempre… ma una lacrima di sangue gli cola sulla guancia… Il rosso sfiora le sue labbra, e in una nuova crisi di pianto gli stilla nella boccuccia. Come tanti fiumiciattoli, il sangue riga il suo visino.
«È sangue, è sangue!»
«Signora, non si agiti, la prego.»
Con un colpo d'anca libero lo spazio da quell'incapace. Do una lieve spolverata ai capelli biondi di Carola, cerco di tranquillizzarla, ed esamino il pargolo. Le lacrime rosse non smettono di scendere.
È un disastro, lo sapevo!
Anch'io piango, m'inginocchio per la disperazione, e il tormento di mia moglie mi accompagna. Resto aggrappato alle lenzuola.
Perché a me? Cos'ho fatto per meritarmi un dolore simile?
Una mano mi si poggia sulla spalla. È quella del dottore alto. Volto il capo e annuisco tra il muco e le lacrime. Tiro su la schiena, rimetto i piedi saldi a terra e lascio che sia lui a svolgere il proprio lavoro.
Un rapido esame, l'ennesimo. «È un po' di sangue ingurgitato, ma niente che possa metterlo in pericolo. Più che altro…»
Il dottore fa cenno al collega più basso. Questi trotterella verso il letto, come se nulla di grave stesse accadendo.
Nessun commento, voglio solo che mio figlio stia bene!
Carola asciuga con un fazzoletto il volto del piccolo. Il pianto rosso si è esaurito.
Il dottore scosta il fazzoletto macchiato di sangue e indica gli occhi chiusi. «Ferrari, apriamogli gli occhi. Lentamente, mi raccomando, con cautela.»
Ferrari annuisce. Si apprestano a sollevare le palpebre del pargolo. È silenzioso, sembra sul punto di assopirsi…
Il dottore alto allarga il braccio a bloccare l'iniziativa del collega. «Aspetta, aspetta.» Il dottore mi guarda, poi ruota su Carola. «C'è bisogno di stenderlo sul letto. La prego, signora, scenda e si metta vicino al marito.»
Obbediamo e, trepidanti per l'attesa, affidiamo l'incarico ai medici.
Il clima sembra calare di temperatura.
È la tensione che defluisce lungo il mio corpo? Non so più come reagire…
Mio figlio è lì, sdraiato a pancia in su. Ferrari lo sfiora appena, ma una convulsione del pargolo lo fa ritrarre. Si riaccovaccia e allunga indice e medio.
«Fai piano, mi raccomando…»
Le palpebre si sollevano al rallentatore.
Due pellicole che celano il segreto più atroce, più inverosimile.
Carola sta per accasciarsi a terra, ma in un lampo l'afferro per il braccio e sollevo il suo peso morto. La faccio sedere.
Entrambi i dottori muovono un passo indietro.
Gli occhi di mio figlio sono intrisi di sangue raggrumato, seccati di rosso.
Mi avvicino con lo stomaco in subbuglio.
Oddio… «E quella?»
Il dottore alto si avvicina; Ferrari è rivolto alla finestra, tremante.
«C'è scritto *** nel sangue. Che significa?!»
La porta della stanza si apre con uno scatto. Un'infermiera si affaccia. «Finalmente, dottori, è tornata l'aria condizionata.»
Alla vista dei nostri sguardi atterriti, l'infermiera alza un sopracciglio.

FINE



Edited by Mikeluzz - 1/7/2022, 16:41
 
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view post Posted on 1/7/2022, 12:48
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Mmmmm... Purtroppo, avendo solo due partecipanti l'edizione non potrà tenersi regolarmente, però mi farebbe piacere se voi commentaste comunque i vostri reciproci racconti. Fatto questo, vedrò di commentarvi a mia volta, così potremo almeno garantire un confronto e una crescita, anche senza la parte competitiva.

Cosa ne pensate?
 
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view post Posted on 1/7/2022, 15:16

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Ciao, White Pretorian, per me va bene.
 
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view post Posted on 1/7/2022, 15:17

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Penso sia la cosa giusta. Dopotutto, siamo qui per confrontarci e migliorare nella scrittura. La competizione è un'aggiunta ponderata, perché sprona noi scrittori a dare il meglio del meglio. Ciò detto, da parte mia ho comunque impresso il massimo dello sforzo per raggiungere un risultato il più simile a quello agognato. Spero di essere riuscito nell'intento e che il mio racconto piaccia più di quanto sia lacunoso.

Partiamo da qui: ho trovato il racconto di Alexandra, La stanza sigillata, molto gradevole da leggere. Ha un bello sfondo storico/fantasy che comunque, nel piccolo del racconto, sa far riconoscere ampio respiro. Nello scritto sono riscontrabili tutti gli elementi tematici e quelli extra, nulla da ridire; forse, le scelte fatte per inserirli risultano banali, ma voglio dire questo: qualcosa di banale o di già visto è pur sempre meglio di qualcosa inserito casualmente (come, più per timore mio che altro, si potrebbe vedere nel mio racconto).

Quindi, sullo stile quasi niente da ridire. Sulle altre questioni, invece…
Prendendo in considerazione come punto di vista la donna: essendo cieca, come può vedere certi dettagli delle colonne, o descriverci semplicemente il posto in cui si trova? Capisco che la cecità possa averla raggiunta in età avanzata, e che quindi sappia riconoscere il posto in cui vive/lavora… ma sapere che la bambina è esile senza averla toccata mi pare del tutto inverosimile. Concordato ciò, chi come me non si aspetterebbe una narratore onnisciente come sembra esserci invece presentato, certi passaggi del racconto fanno storcere il naso.

Non ho da ridire su punteggiatura o scelta delle parole. Dico solo che una scrittura più immersiva, incentrata su di un vero punto di vista, gioverebbe molto a questo gradevole racconto. Complimenti!
 
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view post Posted on 1/7/2022, 15:33

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Buon pomeriggio, ecco il mio commento:

LACRIMA ROSSA di Michele Carlo Calci

La storia è molto ben scritta a partire dall’ammirevole precisione nell’elencare le specifiche, tutte rispettate. C’è tutta l’ansia del padre alle prese con la preoccupazione per la salute del figlio appena nato, contrapposta alla gelida efficienza dei medici. Qui la tensione si avverte eccome, proprio come la calura diffusa nella camera per via del guasto all’aria condizionata comunicato dall’infermiera. Anche il personaggio della moglie de protagonista è reso molto bene. Dalla tenerezza materna si passa al terrore. Le lacrime di sangue sono davvero inquietanti.

Attenzione:
con un’ancata libero lo spazio da quell’incapace.
Frase corretta: con un colpo d’anca libero lo spazio da quell’incapace
A carico della trama: perché non specifichi la parola scritta negli occhi del bambino? Il Lettore rimane con un senso di incompiutezza. Il finale non ne avrebbe risentito affatto.
 
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view post Posted on 1/7/2022, 15:37

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CITAZIONE (shanda06 @ 1/7/2022, 16:33) 
Buon pomeriggio, ecco il mio commento:

LACRIMA ROSSA di Michele Carlo Calci

La storia è molto ben scritta a partire dall’ammirevole precisione nell’elencare le specifiche, tutte rispettate. C’è tutta l’ansia del padre alle prese con la preoccupazione per la salute del figlio appena nato, contrapposta alla gelida efficienza dei medici. Qui la tensione si avverte eccome, proprio come la calura diffusa nella camera per via del guasto all’aria condizionata comunicato dall’infermiera. Anche il personaggio della moglie de protagonista è reso molto bene. Dalla tenerezza materna si passa al terrore. Le lacrime di sangue sono davvero inquietanti.

Attenzione:
con un’ancata libero lo spazio da quell’incapace.
Frase corretta: con un colpo d’anca libero lo spazio da quell’incapace
A carico della trama: perché non specifichi la parola scritta negli occhi del bambino? Il Lettore rimane con un senso di incompiutezza. Il finale non ne avrebbe risentito affatto.

Grazie mille, Alexandra, il tuo commento mi riempie di gioia. Lì, dove ho messo ***, è proprio un errore simile a quelli che io ho "imputato al tuo racconto". Non sono stato immersivo, perché il mio punto di vista VEDE cosa c'è scritto, perché dovrei censurarlo? Semplicemente, non sapevo che scritta mettere ahahah

Grazie anche per la correzione sulla frase del colpo d'anca. Suonava male pure a me ahahah
 
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view post Posted on 1/7/2022, 15:42

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Ciao, Mikeluzz,
sei stato generoso nel commento. In effetti avrei dovuto specificare tramite un flashback il ricordo della sala da parte della carceriera cieca e farle toccare prima la ragazzina per poi magari commentarne la magrezza. Il resto delle parti che ballano credo sia proprio per via di un punto di vista onnisciente. Sì, avrei potuto provare a rendere a turno quelli della cieca e della ragazza, con i dovuti stacchi, ma sono molto difficili nello spazio di un racconto, tuttavia, non è detto che non li tenterò in avvenire.
 
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view post Posted on 1/7/2022, 15:43

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CITAZIONE (shanda06 @ 1/7/2022, 16:42) 
Ciao, Mikeluzz,
sei stato generoso nel commento. In effetti avrei dovuto specificare tramite un flashback il ricordo della sala da parte della carceriera cieca e farle toccare prima la ragazzina per poi magari commentarne la magrezza. Il resto delle parti che ballano credo sia proprio per via di un punto di vista onnisciente. Sì, avrei potuto provare a rendere a turno quelli della cieca e della ragazza, con i dovuti stacchi, ma sono molto difficili nello spazio di un racconto, tuttavia, non è detto che non li tenterò in avvenire.

Figurati. Che bello, è stato proprio uno scambio tranquillo e costruttivo. :)
 
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view post Posted on 1/7/2022, 22:59

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Chiedo scusa per il post consecutivo.
Questa che ho scritto è una revisione scremata del racconto (anche qui siamo intorno ai 5.000 caratteri, poco meno).
Sto cercando di rendere il testo il più bello possibile perché settimana prossima ho l'esame d'idoneità al quinto anno di superiori (sono un po' indietro con gli studi) e vorrei portarne una copia stampata per fare bella figura.
Ecco la nuova versione:

LACRIMA ROSSA

di Michele Carlo Calci


Il vento estivo getta calore nella stanza.
Mi liscio la fronte col dorso della mano e faccio schizzare il sudore un po' a destra, un po' a sinistra. Che razza di caldo, si starebbe meglio nel deserto!
Non oso immaginare come la stia vivendo il piccolo – fra le tante – questa situazione...
Il dottore più basso si avvia per chiudere la finestra. «Mi spiace, signori. Un guasto all'aria condizionata non è da tutti i giorni, in ospedale.»
Certo, certo. Proprio oggi doveva succedere!
Tra le braccia di mia moglie, i lamenti del piccolo si fanno assordanti.
Dio! Me ne sto seduto ai piedi del suo capezzale e non so come essere d'aiuto.
Lei perlomeno riesce a cullarlo, a stargli vicino col corpo…
È da più di mezz’ora che siamo dentro. Il dottore alto sta esaminando il piccolo centimetro per centimetro. Traffica con aggeggi sempre più strani, con tecniche mai viste.
Allora, cosa pensi di trovarci?!
Scatto in piedi. «Basta! Che cos'ha mio figlio?! Mi dia una risposta, adesso!»
Si volta e mi squadra da capo a piedi.
Un esame anche per me, ecco quel che ci voleva! «Mi prende per il culo?!»
Sto per fare qualcosa di sbagliato, me lo sento.
Ma slitto sullo sguardo di Carola.
Ha gli occhi stanchi.
È chiaro che anche lei non sa più come reagire. Può solo attendere e tenersi stretta al piccolo con tutto l’amore che possiede. «Marco, ti prego—»
Il dottore alto la interrompe subito. «Signor Cavini, stiamo facendo il possibile per salvaguardare la salute di suo figlio. Si rassereni. Stia seduto e faccia degli ampi respiri.»
Finora hai dimostrato ben poco, caro dottore, per meritarti la mia tranquillità.
Sbuffo, quasi a liberare l'alito ammuffito di un sonno lontano. Sono passate venti ore dall'ultima volta che ho chiuso occhio.
Sono sfinito.
È forse questo a rendermi tanto nervoso?
Siedo e mi dilungo in un ampio respiro, come richiesto.
Non basta, non basterà mai, ora.
Mi curvo e afferro il capo con dita tremanti. I suoni dell'ospedale mi rimbombano nelle orecchie, ma sono affossati dalla quantità di pensieri che stravolge la mia mente.
«Aiuto, dottori, guardate!»
Lo strillo di Carola mi solleva d'un pezzo.
I due dottori sono vicino alla finestra per un consulto.
Carola, stretta sempre più a nostro figlio, ha lo sguardo impietrito e la bocca spalancata.
Scatto, l'ansia che mi percorre la gola, ma il dottore alto ha già occupato il posto.
Ti manderei al diavolo seduta stante!
Il piccolo è rannicchiato sull'avambraccio di Carola, gli occhi socchiusi, come sempre… ma una lacrima di sangue gli riga la guancia. Il rosso sfiora le sue labbra, e in una nuova crisi di pianto gli cola nella bocca.
«È sangue, è sangue!»
«Signora, non si agiti, la prego.»
Le lacrime rosse non smettono di scendere. Una maschera di sangue gli ricopre il viso.
È un disastro, lo sapevo!
Anch'io piango.
M'inginocchio per la disperazione, e il pianto di mia moglie mi accompagna nel tormento.
Perché a noi? Cos'abbiamo fatto per meritarci un dolore simile?
Una mano mi si poggia sulla spalla. È quella del dottore alto. «È un po' di sangue ingurgitato, ma niente che possa metterlo in pericolo. Signora, lo tenga con la schiena diritta, e…»
Il dottore fa cenno al collega più basso.
Questi cammina verso il letto, come se nulla fosse, come se tutto stesse procedendo secondo i piani.
Nessun commento, voglio solo che mio figlio stia bene!
Carola prende un fazzolettino e asciuga il viso del piccolo. Il pianto rosso si è esaurito.
Il dottore scosta il fazzolettino macchiato di sangue e indica gli occhi socchiusi. «Ferrari, apriamogli gli occhi. Lentamente, mi raccomando. Con cautela.»
Ferrari annuisce e si appresta a sollevare le palpebre del piccolo.
È silenzioso, sembra sul punto di assopirsi…
Il dottore alto allarga il braccio a bloccare l'iniziativa del collega. «Aspetta, aspetta.» Sospira. «C'è bisogno di stenderlo sul letto. La prego, signora, scenda e vada dal marito.»
Carola sembra non voler abbandonare il piccolo.
«Non si preoccupi, è questione di un minuto.»
Allora ci mettiamo in piedi, uno fianco all’altra.
Il clima sembra calare di temperatura. È la tensione che defluisce lungo il mio corpo? Non so più che fare...
Mio figlio è lì, sdraiato a pancia in su. Ferrari lo sfiora appena, ma una convulsione del piccolo lo fa ritrarre.
Si ri-accovaccia e allunga indice e medio.
«Fai piano, mi raccomando…»
Le palpebre si riversano al rallentatore. Due pellicole che celano il segreto più atroce, più inverosimile.
Carola ha un mancamento, ma l’afferro per il braccio e sollevo il suo peso morto. La faccio sedere e mi sporgo verso il piccolo.
Entrambi i dottori muovono un passo indietro.
Gli occhi di mio figlio sono intrisi di sangue raggrumato, seccati di rosso.
Ho lo stomaco in subbuglio.
Oddio… «E quella?»
Il dottore alto si avvicina; Ferrari è rivolto alla finestra e trema come un budino.
«Sembra ci sia scritto 6 7 nel sangue. Che significa?!»
La porta della stanza si apre con uno scatto. Un'infermiera si affaccia. «Finalmente, dottori, è tornata l'aria condizionata!»
Alla vista dei nostri sguardi atterriti, l'infermiera alza un sopracciglio.

FINE



Edited by Mikeluzz - 2/7/2022, 13:59
 
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view post Posted on 2/7/2022, 18:34

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E’ un ottimo racconto. Hai migliorato dov’era già valido. La contrapposizione fra l’ansia di Marco e la gelida efficienza dei due medici è resa nei gesti, nelle parole, e nei pensieri. Sì, è una grande prova di narrativa immersiva. L’avvenimento soprannaturale dei numeri sugli occhi del piccolo ora conferisce ulteriore potenza alla narrazione perché è anche unito al gestaccio di lui ed è molto bello il finale con la perplessità dell’infermiera.
Attenzione:
ti riporto la parola corretta:
Si riaccovaccia e allunga indice e medio.
A carico della trama, avrei introdotto da subito il cognome Ferrari di uno dei medici.
Fatte queste modifiche, puoi presentarlo alla prova di idoneità.
 
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